lunedì 16 novembre 2020

Libri a tema - Le "donne di conforto"


Con il post di oggi, oltre a darvi il buongiorno e ad augurarvi un sereno inizio di settimana, desidero porre alla vostra attenzione un argomento delicatissimo e molto, molto triste e doloroso: le "donne di conforto".

La guerra - ogni guerra - porta con sé tante, troppe brutture, e se c'è una cosa che ci ricorda - se mai ce ne fosse bisogno - è quali bassezze è in grado di compiere l'essere umano verso i propri simili.

Chi erano le donne di conforto?
Erano donne e ragazze (parliamo anche di ragazzine di 12-13 anni) ridotte in schiavitù sessuale dall’esercito imperiale del Giappone, prima e durante la Seconda guerra mondiale, e comunque negli anni tra il 1932 e il 1945.

Queste povere vittime erano sottoposte a violenze e torture, umiliate e violentate anche 40 volte al giorno.

Perché siano state chiamate "comfort women" è intuibile, il che rende il tutto (se possibile) ancora più raccapricciante.

Il sistematico sfruttamento sessuale, fatto di stupri, torture e uccisioni, non ha soltanto rovinato la vita a quelle donne in quel periodo, ma anche successivamente: molte di esse si tolsero la vita e le sopravvissute hanno vissuto (e vivono) in povertà, isolate, oggetti di stigma e in pessime condizioni di salute fisica e mentale.

Quante donne furono coinvolte in questo miserabile sfruttamento?
Benché non tutti gli studiosi siano d'accordo, la stima si aggirerebbe dalle 50mila alle 200mila donne,  provenienti principalmente da Corea, Taiwan, Cina, Giappone e, in misura minore, da Filippine, Tailandia, Birmania e Indonesia.


I giapponesi hanno cercato di negare una connessione diretta tra il loro esercito, i rapimenti e gli stupri. 

Lo storico giapponese Ikuhiko Hata ha di recente pubblicato un libro in cui tratta la questione (Comfort women and sex in battle zone), sostenendo che le donne costrette a prostituirsi saranno state al massimo 40mila, perché in realtà la maggior parte delle prostitute era assolutamente consenziente, trattandosi  soprattutto di case gestite da «privati» e dunque non direttamente collegate all’esercito imperiale. 

Ma tali ipotesi sono state smentite da testimonianze, oltre che dall’ammissione stessa del governo giapponese. 
Le donne che hanno vissuto questa atrocità e che ancora sono in vita (parliamo ovviamente di anziane over 80) sono diventate oggetto di battaglia politica, e in Corea si radunano ancora, accanto a una statua (collocata di fronte all'ambasciata giapponese a Seul) che raffigura una ragazza, simbolo delle «donne di conforto».

Negli ultimi 30 anni, le sopravvissute spesse volte si sono rivolte ai tribunali giapponesi per ottenere giustizia ma hanno sempre perso.

Nel 2015, in seguito ad esplicita richiesta da parte di alcune sopravvissute coreane, il Giappone aveva riconosciuto sì la sua responsabilità, con la promessa anche di istituire un fondo da 1 miliardo di yen per assistere le donne, per poi però tirarsi indietro, sostenendo che la controversia era già stata risolta nel 1965, quando i due paesi aveva normalizzato i legami diplomatici e il Giappone aveva dato oltre 800 milioni di dollari alla Corea del Sud come indennizzo per tutti i crimini di guerra, incluse le ferite procurate alle donne di conforto.


Di seguito vi segnalo alcuni libri nel caso foste interessati all'argomento.

LE MALERBE di Keum Suk Gendry-Kim (Bao Publishing, trad. M. L. Emberti Gialloreti): è il dolorosissimo racconto, basato sulla testimonianza diretta di una sopravvissuta, del dramma delle comfort women. Questo libro si sofferma su un passato che spesso si è cercato di dimenticare o negare, ma che è importante conoscere e ricordare. 



Storia della nostra scomparsa di Lee Jing-Jing (Fazi Ed., trad. S. Tummolini).

Wang Di ha soltanto sedici anni quando viene portata via con la forza dal suo villaggio e dalla sua famiglia. Siamo nel 1942 e le truppe giapponesi hanno invaso Singapore: l'unica soluzione per tenere al sicuro le giovani donne è farle sposare il più presto possibile o farle travestire da uomini. 
Ma non sempre basta. Wang Di viene strappata all'abbraccio del padre e condotta insieme ad altre coetanee in una comfort house, dove viene ridotta a schiava sessuale dei militari giapponesi. 
Ha inizio così la sua lenta e radicale scomparsa: la disumanizzazione provocata dalle crudeltà subite da parte dei soldati, l'identificazione con il suo nuovo nome giapponese, il senso di vergogna che non l'abbandonerà mai. 
Sessant'anni più tardi, nella Singapore di oggi, la vita dell'ormai anziana Wang Di s'incrocia con quella di Kevin, un timido tredicenne determinato a scoprire la verità sulla sua famiglia dopo la sconvolgente confessione della nonna sul letto di morte. 
È lui l'unico testimone di quell'estremo, disperato grido d'aiuto, e forse Wang Di lo può aiutare a far luce sulle sue origini. 


La responsabilità legale degli Stati per le azioni passate: La situazione delle 'Donne di conforto' di Naoko Adachi (Ed. Sapienza).

Un certo numero di donne sono state schiavizzate sessualmente dall'esercito giapponese durante la seconda guerra mondiale ed erano conosciute come "donne di conforto". Si tratta di un atto illecito dello Stato giapponese del passato che ancora oggi attira l'attenzione internazionale. Al fine di superare il passato, tali azioni sbagliate dovrebbero essere considerate nel contesto della responsabilità legale dello Stato, processo importante per ottenere una giustizia adeguata nella comunità internazionale.






Figlie del mare di Mary Lynn Bracht (Ed. Nord,  trad. K. Bagnoli, 288 pp).

Corea, 1943. Nata e cresciuta sotto il dominio giapponese, Hana ha un’amatissima sorella minore, Emi, 
con cui presto condividerà il lavoro in mare, a cercare conchiglie e molluschi da vendere al mercato. Ma i suoi sogni si infrangono il giorno in cui, per salvare la sorella da un destino atroce, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove verrà imprigionata in una casa chiusa gestita dall’esercito.
Corea del Sud, 2011. A  ottant’anni, Emi non ha ancora trovato pace: il sacrificio della sorella è un peso sul cuore che l’ha accompagnata tutta la vita. 
In Figlie del mare rivive un episodio che la Storia ha rimosso: una pagina terribile che si è consumata sulla pelle di intere generazioni di giovani donne coreane. E insieme vive la storia di due sorelle, il cui amore resiste e lotta nonostante gli orrori della guerra, la violenza degli uomini, il silenzio di oltre mezzo secolo finalmente rotto dal coraggio femminile.


LE FIGLIE DEL DRAGONE di William Andrews (Neri Pozza, trad. C. Brovelli, 304 pp).

Nata in Corea e adottata da una coppia di americani quando aveva solo cinque mesi, la ventenne Anna Carlson non ha mai avvertito il desiderio di cercare la donna che la ha messa al mondo. Ma dopo la morte di Susan, la sua madre adottiva, Anna sente la necessità di raggiungere la Corea per conoscere le sue origini.
Nell’orfanotrofio di Seoul in cui la giovane si reca per avere notizie del suo passato, tuttavia, la attende un’amara verità: sua madre è deceduta vent’anni prima, nel darla alla luce.
Pronta a ripartire senza le risposte che cercava, Anna viene avvicinata da un’anziana con i capelli grigi legati in una treccia, che le mette in mano un pacchettino. All’interno c’è un foglio con un indirizzo di Seoul, scritto in un corsivo elegante, e un pettine in cui è intagliato un drago con il dorso d’oro massiccio. Qual è il significato di un dono tanto prezioso?
Recandosi all’indirizzo scritto sul foglio, Anna non solo scoprirà che la donna, Hong Jae-hee, è la sua nonna materna, ma verrà a conoscenza della sua drammatica storia.
Una storia che ha inizio nel 1943, quando Hong Jae-hee e la sorella maggiore, Soo-hee, vengono reclutate dall’esercito giapponese per lavorare in una «casa di conforto», dove diventano ianfu, «donne di conforto», ovvero prostitute, schiave sessuali dei soldati giapponesi. Resistere all’orrore diventerà, per le due sorelle, l’unico modo per sopravvivere…
Affrontando un argomento quasi sconosciuto, la tragedia delle donne di conforto coreane al servizio dei soldati giapponesi, William Andrews racconta una struggente storia di dolore, coraggio e speranza.






Fonti consultate:

- https://lepersoneeladignita.corriere.it/2020/08/14/dopo-75-anni-le-donne-di-conforto-chiedono-ancora-giustizia-al-giappone/
- https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2016/02/lee-il-manifesto.pdf

sabato 14 novembre 2020

Recensione: LA CASA SULL'ARGINE di Daniela Raimondi

 


Due secoli di storia sono quelli che ci scorrono davanti leggendo le vicende della famiglia Casadio, in cui il peso delle superstizioni e delle credenze popolari si fa sentire puntualmente ad ogni generazione, portando con sé più amarezze che gioie, più disgrazie che belle notizie, tante nascite sì, ma anche tanti lutti. Ma la vita è fatta così, e poiché le avversità non mancano mai essa va presa come viene, non c'è da essere troppo tristi ("chi è triste nella vita continua a esserlo dopo la morte"): meglio alzare la testa e prenderla di petto perché "nella vita quello che conta è il coraggio!".


LA CASA SULL'ARGINE
di Daniela Raimondi



Editrice Nord
400 pp
I protagonisti di questa saga famigliare ambientata nel borgo di Stellata (Ferrara), situato a ridosso del fiume Po, sono i Casadio, una famiglia che, a partire dal 1800, mescola il proprio sangue con quello degli zingari: Giacomo sposa infatti Viollca, una zingara giunta in paese con una carovana in un giorno di pioggia.

Come conseguenza di questo matrimonio, i discendenti della famiglia si dividono in due ceppi: i sognatori dagli occhi azzurri e dai capelli biondi, che raccolgono l'eredità di Giacomo, e i sensitivi, che hanno gli occhi e i capelli neri di Viollca, la veggente.

Conosciamo Dollaro, che sente le voci dei morti e parla con loro; Achille, assetato di conoscenza e amante della lettura; Edvige, bella e anticonformista, che combatte contro tutti e tutto per vivere il proprio amore romantico e appassionato, andando però incontro a tristi conseguenze.

Tra i Casadio spiccano personaggi femminili dalla tempra forte, come Neve,  miracolata dalla Madonna da piccolina, circondata sempre da api che le ronzano intorno, attirate da un inspiegabile aroma di zucchero, e che metterà al mondo un bel nugolo di bambini insieme al suo Radames; la bella Adele, sorella maggiore di Neve, che sposerà uno sconosciuto brasiliano, lascerà Stellata per raggiungere il marito in Brasile, divenendo una ricca proprietaria terriera; Donata, che aderisce con estrema convinzione alla rivoluzione proletaria, vivendo però un combattimento interiore per via dei propri intensi sentimenti per il giovane Stefano, assistente universitario dalle idee politiche decisamente opposte a quelle della ragazza.
E poi lei, la pittrice, Norma, l'artista che forse più di tutti i Casadio incarna ed esprime l'anima sognatrice della famiglia attraverso i suoi quadri meravigliosamente vividi.
 
Le vicende di questa gente semplice, attaccatissima al proprio paesello, alla terra, alle proprie abitudini, convinzioni e superstizioni, si susseguono di generazione in generazione, attraversando eventi storici importanti, quali l'Unità d'Italia e le avventure garibaldine, la prima e la seconda guerra mondiale, l'alluvione del Polesine nel 1951, passando ancora per gli anni di piombo, fino ad arrivare al 2013.

Che abbiano la testa immersa nei sogni e scrollino le spalle scettici dinanzi alle oscure profezie derivanti dalle carte e dalle leggende gitane trasmesse da nonna Viollca (attenzione a nutrire e a non ammazzare il serpente che c'è in ogni casa, perché dalla sua presenza dipende la fortuna o meno della famiglia che abita tra quelle mura) o che ci credano come se fosse la verità assoluta, i Casadio vivono tutti come sospesi tra il timore di un destino scritto nei tarocchi e raccontato in modo neanche troppo sibillino nei sogni, l'irrefrenabile desiderio di sfidare le carte e la pericolosa abitudine di inseguire passioni e sogni. 

«Noi siamo fatti della stessa materia dei sogni e la nostra breve vita si completa in un sonno», scrive Shakespeare nell'opera teatrale "La tempesta" (citazione riportata dall'Autrice in apertura al prologo), e le vite di queste persone hanno la consistenza dei sogni, collocandosi in quella dimensione dove il reale e l'esperienza dei vivi sono incredibilmente vicini all'aldilà, al regno dei morti, ed infatti se c'è un filo rosso che unisce gli episodi narrati e i diversi Casadio che si avvicendano quali protagonisti, è questa connessione tra la vita e la morte, tra il passato, il presente e il futuro, tra chi c'è stato e non c'è fisicamente più, e chi viene dopo, che però conosce la storia dei genitori, dei nonni, dei prozii..., e riconosce come vitale e infrangibile il legame con essi, e ad onorarlo  e tenerlo vivo c'è la memoria, e attraverso il racconto di quel che è stato, delle "profezie" e dei sogni premonitori, delle scelte fatte - che siano state dettate dall'amore o dalla ribellione, dalla sete di giustizia o dalla volontà di cambiare il mondo, dalla ragione piuttosto che dall'istinto -, delle sconfitte e delle piccole conquiste, ogni membro della famiglia ritrova se stesso, le proprie origini...:

"Molti hanno gli occhi neri, la stessa espressione irrequieta nello sguardo; altri gli occhi chiari e lo sguardo inconfondibile dei sognatori. Ma in ognuno di loro vedo la stessa storia: una storia di terra. Mi sembra di scorgere ombre di terra sulla loro pelle; terra nei loro sguardi, polvere di campo nei capelli, sotto le unghie. E so che (...) me la porto dentro anch’io tutta quella terra, e lo stesso destino di questi sognatori sconfitti.".

Una saga famigliare che si lascia apprezzare - tanto più dagli amanti del genere -, scorrevole e con protagonisti interessanti, che vivono di volta in volta situazioni e dinamiche che personalmente ho seguito con un certo coinvolgimento; certo, ci sono stati personaggi e vicende che ho preferito (ad es. Adele in Brasile, o la storia di Donata) ad altri, ma nel complesso tutti hanno degli intrecci e degli sviluppi piacevoli da leggere.
Mi è piaciuta questa contrapposizione tra il "ramo dei sognatori" inguaribili, costantemente innamorati di qualcosa o qualcuno e con la testa tra le nuvole (caratteristica che porta con sè inevitabilmente qualche guaio)  e quello gitano, dei veggenti che credono nelle verità rivelate da tarocchi e sogni notturni.


"Ricordati che, se non li teniamo a freno, i sogni finiranno per portarci una tragedia peggiore di tutte le disgrazie che ci sono capitate. Lo ha visto nella carte quella nostra antenata, la zingara, e lei non si sbagliava mai".

"I Casadio avevano la follia nel sangue, e prima o poi quell’inseguire sogni impossibili li avrebbe portati alla rovina. Bisognava essere vigili, guardarsi dalle passioni sconsiderate, dagli innamoramenti folli."

Bello anche il borgo di Stellata, che è a tutti gli effetti un personaggio principale, spettatore costante di tutte le traversie di questa sua gente semplice, così profondamente legata alla propria terra, alla propria famiglia e alle proprie radici. 


"la casa non è un luogo, ma un sentimento, Qualcosa che custodiamo dentro di noi, che creiamo giorno dopo giorno con fatica e molta volontà".

Un bel romanzo; leggerlo è stato come sfogliare quei vecchi e impolverati album di famiglia, con numerose foto in bianco e nero, che ritraggono famigliari, molti dei quali magari non abbiamo conosciuto dal vivo, ma di cui abbiamo sentito parlare e con i quali sentiamo un forte e inevitabile legame di appartenenza.
L'epilogo è intriso di malinconia, di un'intensità struggente e poetica; anche se i personaggi che compaiono sono tanti non c'è da spaventarsi, anzitutto perché - come ho già scritto - i morti non se ne vanno per sempre, ma qualche capatina, a modo loro, la fanno sempre, e poi perché l'Autrice ha riportato, a fine libro, l'albero genealogico dei Casadio. Quindi, doveste chiedervi a un certo punto a chi è figlio Tizio, potete andare tranquillamente a controllare ^_-

venerdì 13 novembre 2020

Segnalazioni editoriali || LE VOCI DEL FARO di Laura Ferrari (thriller) - "Bella, fulgente e terribile" di Elizabeth Kingston

Cari lettori, torno qui sul blog - con la speranza di trovare il tempo, nel corso del week end, per scrivere e pubblicare la recensione dell'ultimo romanzo terminato (La casa sull'argine, di Daniela Raimondi) - per condividere con voi un paio di novità editoriali: un thriller e un romance storico.


LE VOCI DEL FARO di Laura Ferrari (Milena Edizioni, 176 pp).

Laura Marshall, fotoreporter del National Geographic di Londra, vola a Malta per fare visita all’amica Emma. 
Durante la cena di benvenuto, Laura viene a conoscenza della leggenda del faro di Gozo: nel 1961 una coppia di amanti si è suicidata gettandosi dalla scogliera. 
Poco dopo l’arrivo di Laura, il marito di Emma scompare nel nulla. 
È Philippe Oman, noto attore teatrale, di cui si perdono le tracce dopo uno spettacolo. 
Iniziano le ricerche capitanate dall’agente di polizia Morgan e Laura si sente in dovere di supportare le indagini. 
Spinta dal desiderio di raggiungere il faro per scattare fotografie, Marshall conoscerà il guardiano Bill e il frate del convento vicino e scoprirà i segreti legati alla leggenda e alla sparizione dell’attore




Bella, fulgente e terribile di Elizabeth Kingston (Quixote Ed., trad. S. L. Benatti, SERIE: Welsh Blades Book 2, PAGINE: 307, €3,99 (e-book), disponibile su Kindle Unlimited. DATA DI USCITA: 20 novembre 2020).

Il Galles è stato conquistato, ed Eluned ha perso tutto: la patria, il marito, le speranze. 
Tutto quello che rimane è la vendetta, e lei non si fermerà davanti a nulla pur di ottenerla. 
Certa che non rimanga alcuna traccia della fanciulla idealista che aveva amato Robert de Lascaux, una vita prima, accetta di sposarlo per migliorare le sorti del figlio, evitare il monastero e, cosa più importante, per avere una facile via d’accesso all’uomo la cui testa vendicherà il Galles.
Quando gli viene chiesto di sposare la donna che ama da diciotto anni, Robert non esita di certo. 
Ma la dama che incontra all’altare ha talmente poco in comune con la ragazza che adorava, che inizia a chiedersi se sia rimasto qualcosa della giovane audace e appassionata. 
Il matrimonio con lei potrebbe procurargli le fortune e lo status che la sua famiglia ha sempre voluto, ma per lui nessun ammontare di ricchezze ha mai avuto l’importanza di Eluned.
Intrappolati in una rete di intrighi, vendetta e desiderio, non possono scordare il passato; ma saranno in grado di condividere un futuro?
L’affascinante mondo del Galles medievale continua in questo avvincente romanzo legato a Uomini del Re.

L'autrice.
Elizabeth Kingston vive a Chicago, dove si diletta a scrivere romanzi storici, passare troppo tempo su Twitter, e mangiare la sua giusta dose di prodotti da forno. Lei spera sinceramente che al pubblico piaccia la sua scrittura, al punto tale da condividere con gli altri le sue storie. Adora leggere, lavorare a maglia e andare in bicicletta. Quella che vedete è lei al naturale, in pigiama, mentre beve qualcosa di caldo.

mercoledì 11 novembre 2020

Segnalazione - raccolta di poesie "Echi di Romanticismo” di Eleonora Zizzi



Cari lettori, questa sera desidero segnalarvi la nuova raccolta poetica della scrittrice Eleonora Zizzi, dal titolo  "Echi di Romanticismo”.


Echi di Romanticismo
di Eleonora Zizzi

Editore: CTL
94 pp
2020
La poetica di Eleonora Zizzi denota un tipo di necessità che diviene logos allorché si manifesta il bisogno di comunicazione scritta. 
Cólta, originale e innovativa, preziosa nei significati e costellata di belle ambientazioni la poesia della nostra svela una diversa maniera di porsi anche in relazione ad un nuovo modo di essere che conduce ad una maggiore coscienza del proprio sé. 
Un dialogo, questo, mirante alla costruzione di mondi veri, mondi capaci di creare e diffondere la meraviglia della Natura quale forma transitoria dell'Uomo e immagine visibile e immanente del divino. I motivi ispiratori, gli aspetti formali, i tratti tematici e le linee strutturali orientano la scelta antologica in direzione della completezza espressiva, sempre animata da quella tensione interiore che induce a soffermarsi sul tessuto letterario per lo più legato alla cultura underground senza, però, perdere di vista le forme codificate di poesia, prosa e teatro. 
Nei motivi cardine si scorge il continuo richiamo alle correnti letterarie e alle fonti di ispirazione spesso ravvisabili nel desiderio di poter realizzare una raccolta ben strutturata e in sintonia con la spontaneità artistica, immediatezza che determina l’orizzonte poetico e concorre a richiamare temi e motivi della cultura classica, del genere gotico e del movimento romantico.


L'autrice.
Eleonora Zizzi è nata a Pinerolo (TO) nel 1996. Inizia la sua attività di scrittrice a quindici anni sia con romanzi brevi, genere in cui si specializza, sia con la poesia, cui diventerà presto elemento nutritivo del suo blog. Pubblica il suo primo romanzo nell'ottobre 2015 dal titolo La morale di Venere. Partecipa al concorso "Mario Luzi"; nel 2016 e viene inserita nell'Enciclopedia della Poesia Italiana contemporanea con la nomina ufficiale di scrittrice. Nel 2018 le viene assegnato il Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea "Laura Capone Editore"; con la poesia L'amore è come un gioco. Dal 2017 rinnova completamente il format del suo blog, arricchendolo di nuove rubriche (storia, letteratura e cronaca) e collaborazioni. Ora si dedica alla stesura di nuovi romanzi, poesie e progetti editoriali. 


DISPONIBILE (al momento) su libreriauniversitaria.it,  Libroco,  Libraccio,  IBS, Librerie Coop, Feltrinelli e Mondadori.

Blog dell’autrice: https://storytellerseyewords.com/


lunedì 9 novembre 2020

Recensione: L'ULTIMA MOGLIE DI J.D. SALINGER di Enrico Deaglio



E se il celebre e, per certi versi, misterioso scrittore Jerome David Salinger - creatore del giovane Holden - divenisse oggetto di interesse di spie russe ed agenti federali, con tanto di coinvolgimento di Trump e Putin?


L'ULTIMA MOGLIE DI J.D. SALINGER
di Enrico Deaglio



Marsilio Ed.
120 pp
Con una penna brillante e ironica, Deaglio introduce il personaggio di John Taliabue, un docente di letteratura comparata alla New York University, che una mattina sente suonare insistentemente alla porta di casa: a dargli noia è Mark Simonetti, agente dell’Fbi, che si sente il tenente Colombo e che, con tanto di tesserino, comincia a fare un sacco di domande a Taliabue su Salinger (scrittore preferito del professore, da questi chiamato confidenzialmente "Jerry") e su una certa Olga Simoneova, presunta spia russa e ultima moglie dello scrittore.

Simonetti è convinto che la russa sia implicata in un crimine letterario su cui l'FBI sta indagando e che ruota attorno all'inspiegabile scomparsa di J.D. Salinger dalla vita pubblica e al fatto che questa donna misteriosa abbia sposato Salinger con l'obiettivo di microfilmare la sua ultratrentennale produzione letteraria.

Taliabue non nutre grandi simpatie per l'FBI ma, spinto da domande insistenti, non può non raccontare quel che sa...

Ne viene fuori una simpatica e vivacissima mini-biografia di Salinger, in cui l'Autore (nei panni del suo Taliabue) si lascia andare a riflessioni e analisi critiche de Il giovane Holden, soffermandosi sul titolo, che in lingua originale è "The catcher in the rye", intraducibile in altre lingue e che mette insieme baseball e campi di segale, rifacendosi a un verso di una poesia del poeta scozzese Robert Burns.

In queste pagine veniamo sollecitati a rivedere l'opera di Salinger e tutto quello che ruotava attorno ad essa: i problemi con la traduzione nelle varie lingue, cosa si potrebbe nascondere dietro la metafora del campo di segale, il "legame" tra il romanzo e l'assassinio di John Lennon, della giovane attrice Rebecca Schaeffer e soprattutto la malinconica figura di Leah.

Leah è un personaggio che compare nel racconto autobiografico"A Girl I knew" (1948, comparso su una rivista per casalinghe e poi ritirato dal mercato per volere di Jerry) e molto probabilmente Salinger ha conosciuto davvero questa ragazza ebrea viennese, morta in un campo di concentramento.

Ripercorriamo, seppur brevemente, la partecipazione di Salinger al secondo conflitto bellico e il suo essere tra i primi ad entrare in un campo di sterminio dopo la guerra, testimoniando così le crudeltà compiute dai nazisti.

Forse fu proprio il trauma psicologico - da cui non si riprese mai completamente - riportato dopo quella terribile esperienza a indurlo ad isolarsi?
Sì perché, in barba al grandissimo successo ottenuto grazie al suo Holden Caulfield (1951), cosa fa? Si ritira a vita privata (e blindata) in una casa di campagna a Cornish...

Questa pubblicazione è davvero molto breve e si legge in un niente; è per lo più finzione, ovviamente, eppure inserisce diversi e interessanti elementi reali dell'esistenza del celebre scrittore, così da catturare l'attenzione del lettore. Ecco, se ci fosse stato un maggiore approfondimento su questi aspetti veri e sul personaggio di Leah, l'avrei apprezzato ancora di più.
Godibile.


sabato 7 novembre 2020

Recensione: UNA NOTA NEL CUORE (prequel) - "Marta e Joseph" - di Ilaria Mossa

 

Joseph e Marta sono due adolescenti sulla soglia dell'età adulta: si conoscono, si frequentano e sentono nascere e crescere, di giorno in giorno, un sentimento puro e forte che regala loro emozioni intense, perchè l'amore che provano è travolgente, dà tanto ma pretende altrettanto, e la sua fiamma è destinata ad ardere nel loro cuore anche in mezzo alle prove e agli ostacoli che il destino porrà sul loro cammino.


UNA NOTA NEL CUORE (prequel) - "Marta e Joseph" - 
di Ilaria Mossa


246 pp
Joseph ha diciassette anni ed è un ragazzo molto timido, imbranato, goffo, insicuro; soprattutto quando si tratta di ragazze, diventa assolutamente incapace di fare il primo passo e di "provarci", come normalmente accade alla sua età. A nulla servono gli incoraggiamenti ironici e scherzosi del suo amico del cuore, Shawn, ed infatti, davanti alla ragazza di cui è segretamente invaghito, Joseph non sa che fare, non ha il coraggio di avvicinarla e dichiararsi perchè teme di fare una figuraccia: Marta è così bella, corteggiatissima, sicura di sé..., come potrebbe mai rivolgere uno sguardo a un tipo invisibile e anonimo come lui?
A complicare le cose contribuisce suo fratello maggiore, Stephan, che è il suo esatto opposto: arrogante, presuntuoso, strafottente, ma anche sexy e sfacciato; insomma, uno di quei ragazzi che ci sa fare con le donne, che sa sedurle e, soprattutto, abbandonarle dopo essersi divertito.

Quando scopre che Stephan - con cui non va assolutamente d'accordo, anzi questi sembra quasi odiarlo e non perde occasione per maltrattarlo e prenderlo in giro, manifestando aperta ostilità e disprezzo verso il fratello minore - e Marta si conoscono e che lui sembra volerci provare per soffiargliela sotto il naso,  Joseph sente di non avere alcuna possibilità di conquistare la ragazza, ma dovrà ricredersi.
Marta è una ragazza sensibile e si rende conto di quanto Stephan sia vuoto, supponente e convinto di essere irresistibile, e si scopre irresistibilmente attratta da Joseph, così dolce, riservato, maldestro e palesemente cotto di lei.
Inoltre, i due sono accomunati dal loro grande talento nella musica, per coltivare il quale frequentano una scuola  di musica, la Moz-Art, con la speranza di poter vivere della loro passione, perchè la musica è  per entrambi qualcosa di fondamentale, grazie alla quale si sentono liberi di essere ed esprimere loro stessi.

Abbattere la corazza di timidezza di Joseph non è semplice, perché lui è così schivo e pauroso da non riuscire, all'inizio, neppure a sostenere lo sguardo incuriosito e divertito di Marta, che si sente inspiegabilmente attratta da quel ragazzo dagli occhi dolci, che sa ascoltarla, farla sentire importante e che saprà aprire una breccia nel suo cuore.

Come accade in ogni storia d'amore, non sempre tutto fila liscio come l'olio e tra i due non mancheranno piccole incomprensioni, gelosie, cose non dette, ma anche tantissimi momenti di felicità e tenerezza, grazie ai quali il loro sentimento ne uscirà rafforzato.

Entrambi hanno situazioni famigliari complicate, che spesso generano malumori, amarezze: Joseph proviene da una famiglia semplice, non ricca; i suoi genitori fanno sacrifici per tirar su i due figli e non far loro mancar nulla, ma i problemi economici non mancano; inoltre, sembra che in casa Joseph sia il "cocco" di mamma e papà, e questa cosa dà enormemente fastidio al primogenito, Stephan, tanto da incrinare il rapporto tra i due fratelli...
Dal canto suo, Marta è figlia di due genitori benestanti, distinti e colti, i quali riversano sulla loro unica figlia ambizioni e aspettative, spesso col rischio di non tener conto dei reali bisogni e sogni della ragazza; in particolar modo, è con la madre - una donna rigida, altera, fredda e determinata a controllare ogni aspetto della vita di Marta e a pianificare il suo futuro - che scoccano le scintille e i litigi.

Quando poi la mamma di Marta apprende che tra lei e Joseph c'è del tenero, non prende affatto bene la notizia: per sua figlia ci vuole un ragazzo all'altezza, non un tipo insicuro e povero, senza arte né parte!

Insomma, i problemi e gli ostacoli ci saranno: riusciranno i due innamorati a trovare, nell'amore che li unisce, la forza per risolverli e superarli? Il loro amore per la musica continuerà ad essere un collante o il desiderio (legittimo) di inseguire ambizioni e sogni potrebbe addirittura dividerli?

La storia di Marta e Joseph è il prequel di quella tra Robert e Rosemary, narrata in "Una nota nel cuore - Rose e Robert", per cui, proseguendo nella lettura, arriveremo a capire quali legami uniscono questi quattro protagonisti e come si sono create determinate dinamiche.

Ho ritrovato la scrittura molto delicata e piacevole di Ilaria Mossa; il romanzo è ben scritto, si legge davvero con molta scorrevolezza, grazie ai tanti dialoghi e al cambio di punto di vista narrativo, infatti le "voci" ora di Marta, ora di Joseph si alternano di capitolo in capitolo, e questo permette al lettore di potersi immedesimare con entrambi.
L'autrice, come del resto anche nel precedente libro, dà molto spazio ai sentimenti, ai pensieri e ai piccoli grandi tormenti dei suoi giovani protagonisti; la storia d'amore, che è il fulcro della narrazione e che si staglia sullo sfondo della passione per la musica, è tenera e romantica; Joseph è un personaggio che suscita simpatia proprio per il suo carattere chiuso, insicuro, dietro il quale si cela una grande dolcezza e una capacità d'amare senza riserve.
Marta a primo impatto potrebbe sembrare più "leggera", ma le scelte razionali (che siano più o meno condivisibili, agli occhi di ciascun lettore) che farà riveleranno una personalità tutt'altro che superficiale.

L'autrice, nel giungere alle ultime battute, ci apre il velo su cosa ne è stato dei protagonisti diciotto anni dopo: l'amore sarà stato il vincitore indiscusso?
Per scoprirlo, non vi resta che leggere questo libro, che consiglio in special modo a quanti hanno voglia di tuffarsi in una lettura molto romantica.



mercoledì 4 novembre 2020

Recensione: EFFETTI COLLATERALI di Rosario Russo



Sei racconti ambientati in una Sicilia dei nostri giorni eppure antica, la quale,  come una zingara misteriosa e dal fascino maliardo, sa incantare con il racconto di leggende e miti atavici, che superando l'oblio polveroso del tempo che passa, riemergono e pretendono attenzione, e lo fanno attraverso storie di sangue, passate e presenti.
Storie che ci trasportano in un paesino pieno di superstizioni e misteri, in cui la realtà si confonde con la magia e il sogno, e soprattutto dove viene fuori l'essere umano, con le sue molteplici contraddizioni e debolezze, con i suoi sogni e le sue meschinità.


EFFETTI COLLATERALI 
di Rosario Russo



Algra Ed.
180 pp
Ottobre 2020
I racconti di questa agile e scorrevole raccolta sono sei e tutti collocati ad Acireale, nel catanese; tre di essi hanno per protagonista un personaggio che chi ha letto il romanzo d'esordio dell'Autore, ha avuto modo di conoscere: l'ispettore Luigi Traversa.
Traversa si trova davanti a tre casi delittuosi da risolvere, di cui uno risalente a ben settant'anni prima.

In "Il Sesto Sigillo" l'ispettore, coadiuvato dall'amico Alberto Bevilacqua e dal commissario Lorefice, è alle prese con uno strambo caso: c'è qualcuno che - ripercorrendo le profezie dell'Apocalisse, tra cavalli del giudizio e funesti sigilli in attesa di essere aperti - sta creando agitazione nella pacifica Acireale. 
Dietro gli avvenimenti strani - scanditi da sibillini versi da interpretare - che stanno spaventando gli acesi, si nasconde "semplicemente" un matto che ha voglia di scherzare o una mente con un piano e uno scopo ben precisi?

In "Gli amanti immortali" il nostro ispettore si imbatte in una storia d'amore, tanto forte quanto tragica, vissuta moltissimi anni prima da due giovani innamorati, il cui legame sentimentale è stato crudelmente ostacolato; un amore sfortunato che ricorda quello leggendario tra Aci e Galatea.
Forse proprio a loro appartengono gli scheletri ritrovati in una grotta a Santa Maria la Scala? In tal caso, chi ha ucciso la coppia e per quale ragione?
A rendere ancora più misterioso il caso si aggiunge una strana e dolce musica di un flauto che Traversa ode quando è nei pressi del luogo del ritrovamento delle ossa, come se quel posto fosse "sacro", circondato da un alone di magia, e lo stesso ispettore - per quanto razionale e tendenzialmente scettico verso tutto ciò che non si può toccare e vedere - dovrà lasciarsi andare alle sensazioni, magari anche a delle vere e proprie allucinazioni, per poter cogliere il vero significato del caso su cui sta indagando.

In "La Truvatura della sarpa" al centro vi è una presunta morte accidentale di un ex-insegnante, che pare sia deceduto per aver seguito, un po' troppo alla lettera, un antico rituale (avente a che fare con il mangiare pesce e bere fiumi di vino), e tutto sotto gli occhi sgomenti di due amici.
Ma è andata davvero così? Siamo in presenza di un'azione stupida da parte di un anziano credulone o la verità è un'altra?

Nel primo racconto, "Il delitto delle cartoline", uno scrittore senza arte né parte, è alla disperata ricerca di una storia per il romanzo della sua vita; in maniera fortuita, incappa in una storia vecchia di cinquant'anni e sulla quale si ritrova a fantasticare dopo aver rinvenuto due cartoline dal messaggio criptico: quale incredibile storia si nasconde dietro queste cartoline ingiallite? Forse un mistero da svelare?
 
"Annalisa" è la storia di un desiderio di vendetta mai sopito, che dopo tanti anni giunge al suo capolinea, non senza la scoperta di una verità diversa da quella immaginata.
Un uomo, dopo essere fuggito venti anni prima da una vita criminale ed essersi rifatto una nuova esistenza in Germania,  ritorna nella città natìa perchè ritiene di avere un conto in sospeso con chi gli ha straziato il cuore togliendo la vita al suo unico vero amore... Questo racconto prende spunto da alcuni episodi di criminalità realmente accaduti verso la fine degli anni '90 ad Acireale, ad opera di clan mafiosi in guerra tra loro.

Il penultimo racconto, che dà il titolo alla raccolta, vede il commissario Stuto impegnato a risolvere il giallo della morte di una ragazza, coinquilina della fidanzata di Luca, suo nipote.
La vittima si chiama Federica ed è morta per avvelenamento; esclusa l'ipotesi del suicidio, c'è da capire chi e perchè abbia potuto ammazzarla, soprattutto se si considera "l'arma del delitto": un veleno per topi fuori commercio, quindi difficile da reperire.
Ovviamente, ad essere sospettate sono di volta in volta le persone più vicine a Federica (Giselle, l'altra coinquilina, e un uomo - appartenente a una famiglia mafiosa - con cui sembra che Federica avesse una relazione), ma Stuto non è soddisfatto dalla piega ufficiale che sta prendendo l'indagine e così, grazie alla lettura del diario della ragazza, arriverà alla verità, che per lui sarà molto amara...

Sei racconti che ci ricordano come spesso a consolare i cuori affranti e addolorati possa bastare la semplice vista del mare, il cui costante e ipnotico movimento di onde porta con sé ricordi e speranze; storie che ci mettono davanti alle tante incoerenze presenti nell'animo umano, che si riversano ad esempio anche sui luoghi in cui egli vive e su cui allunga la mano, per soddisfare le proprie egoistiche necessità e voglie, ignorando e non rispettando l'ambiente attorno a sè; ed è così che Acireale, nel corso del tempo, è stata rovinata dalla costruzione di palazzoni di cemento che nulla hanno a che fare con la bellezza di palazzi antichi e col barocco.

Anche un uomo del Nord, come Traversa, se ne rende conto e tale scempio fa sì che egli associ la calda e vivace regione che l'ha accolto a

"Una bellissima donna, ecco cos’era per lui la Sicilia: una bellissima donna con un orrido neo sul naso e un gran paio di baffi."

Racconti che ci permettono di ammirare il fascino e la malìa che provengono da un territorio meraviglioso qual è la Sicilia, con i suoi luoghi suggestivi e le tante leggende che ne arricchiscono la storia; ci ritroviamo anche a scontrarci, come i protagonisti, con le meschinità e le crudeltà di cui l'uomo è capace, e che sporcano di sangue questa bellissima terra.

Ho ritrovato lo stile scorrevole e scattante del precedente libro di Rosario Russo (il giallo Quattordici spine), personaggi ben caratterizzati e la presenza - al pari di un protagonista a tutti gli effetti - della terra sicula, in particolare di Acireale, che domina in ogni frase dialettale, in ogni luogo menzionato, in ogni mito o leggenda, in ogni usanza; le singole storie sono tutte interessanti, si leggono con piacere, non solo per l'elemento giallo in sè, ma soprattutto per le vicende umane legate ai vari casi da risolvere, narrati con una giusta dose di ironia, che si sposa con inevitabili note amare.

Consigliato  in particolare a quanti amano i racconti e il genere giallo/poliziesco.



lunedì 2 novembre 2020

'A LIVELLA - Antonio De Curtis


'A morte 'o ssaje ched'e".... è una livella.




'A LIVELLA

Ogn'anno, il due novembre, c'è l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fa' chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.

Ogn'anno puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado, e con i fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza


St'anno m'è capitata 'n'avventura...
dopo di aver compiuto il triste omaggio
(Madonna), si ce penzo, che paura!
ma po' facette un'anema 'e curaggio.

'O fatto è chisto, statemi a sentire:
s'avvicinava ll'ora d' 'a chiusura:
io, tomo tomo, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.

"QUI DORME IN PACE IL NOBILE MARCHESE
SIGNORE DI ROVIGO E DI BELLUNO
ARDIMENTOSO EROE DI MILLE IMPRESE
MORTO L'11 MAGGIO DEL '31."

'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto...
... sotto 'na croce fatta 'e lampadine;
tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:
cannele, cannelotte e sei lumine.

Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
nce steva n'ata tomba piccerella
abbandunata, senza manco un fiore;
pe' segno, solamente 'na crucella.

E ncoppa 'a croce appena si liggeva:
"ESPOSITO GENNARO NETTURBINO".
Guardannola, che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!

Questa è la vita! 'Ncapo a me penzavo...
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s'aspettava
ca pure all'atu munno era pezzente?

Mentre fantasticavo stu penziero,
s'era ggià fatta quase mezanotte,
e i' rummanette 'chiuso priggiuniero,
muorto 'e paura... nnanze 'e cannelotte.

Tutto a 'nu tratto, che veco 'a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia...
Penzaje; stu fatto a me mme pare strano...
Stongo scetato ... dormo, o è fantasia?

Ate che' fantasia; era 'o Marchese:
c' 'o tubbo, 'a caramella e c' 'o pastrano;
chill'ato appriesso' a isso un brutto arnese:
tutto fetente e cu 'na scopa mmano.

E chillo certamente è don Gennaro...
'o muorto puveriello... 'o scupatore.
'Int' a stu fatto i' nun ce veco chiaro:
so' muorte e se retireno a chest'ora?

Putevano stà 'a me quase 'nu palmo,
quando 'o Marchese se fermaje 'e botto,
s'avota e, tomo tomo... calmo calmo,
dicette a don Gennaro: "Giovanotto!

Da voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono un blasonato?!

La casta e casta e va, si, rispettata,
ma voi perdeste il senso e la misura;
la vostra salma andava, si, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!

Ancora oltre sopportar non posso
la vostra vicinanza puzzolente.
Fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente".

"Signor Marchese, nun è colpa mia,
i' nun v'avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie b stata a ffa' sta fessaria,
i' che putevo fa' si ero muorto'?

Si fosse vivo ve farrie cuntento,
pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse,
e proprio mo, obbj'... 'nd'a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n'ata fossa."

"E cosa aspetti, oh turpe macreato,
che 1'ira mia raggiunga 1'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei gih dato piglio alla violenza!"

"Famne vedé... piglia sta violenza...
'A verità, Marché', mme so' scucciato
'e te senti; e si perdo 'a pacienza,
mme scordo ca so' muorto e so' mazzate!...

Ma chi te cride d'essere... nu ddio?
Ccà dinto, 'o vvuò capì, ca simmo eguale?...
... Morto si' tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'n'ato è tale e qquale."

"Lurido porco!... Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?"

"Tu qua' Natale ... Pasca e Ppifania!!
 T' 'o vvuo' mettere 'ncapo... 'int' 'a cervella
che staje malato ancora 'e fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched'e".... è una livella.

'Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt' 'o punto
c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme
tu nun t'he fatto ancora chistu cunto?

Perciò, stamme a ssenti... nun fa' 'o restivo,
suppuorteme vicino - che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie... appartenimmo â morte!"

domenica 1 novembre 2020

Le mie letture di ottobre

 


Le mie letture di ottobre!!




  1. FAIRY OAK. LA STORIA PERDUTA di E. Gnone: un mondo pieno di incanto e fascino, in cui possiamo tornare bambini e lasciarci cullare dalle intense emozioni e avventure vissute insieme alle protagoniste e ai loro amici.
  2. LAME DI TENEBRA di V. Barone Lumaga: Cosa accadrebbe se le nostre più oscure paure e i nostri desideri più inconfessabili si materializzassero, prendessero forma, cominciando ad agire e a commettere le azioni più nefande verso coloro che ci sono vicini? I quattro protagonisti si trovano a vivere l'incubo più terribile che avrebbero mai potuto immaginare e per uscirne dovranno accettare una difficile e dolorosa verità.
  3. ALLA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA di R. Riva: il mondo in cui veniamo introdotti, tra le pagine di questo romanzo, è bizzarro e surreale, con personaggi dai nomi importanti ma decisamente buffi, che stanno cercando di ribellarsi alle dure condizioni in cui sono costretti a vivere da una comunità scientifica che giudica reato ogni presunta ricerca o esperimento inutile o dannoso per la società.
  4. ADDIO, MIA AMATA  di S. Rocher: si possono amare allo stesso tempo due persone, con lo stesso slancio e la stessa passione? Ce lo raccontano i tre giovani protagonisti di una forte amicizia, coinvolti in una serie di vicende sentimentali travolgenti.
  5. "IL DELITTO DI VIA POMA. Trent'anni dopo"  di I. Patruno: con estrema accuratezza e un'esposizione chiara e attenta, il giornalista Igor Patruno torna con un nuovo libro sul delitto di via Poma, e partendo dall'agosto del 1990 fino a tempi più recenti, riesamina le tappe di uno dei cold case italiani più misteriosi degli ultimi anni. Un delitto atroce ed irrisolto, la cui vittima ancora deve ottenere giustizia.
  6. LA VITA INVISIBILE DI IVAN ISAENKO di S. Stambach: offre la preziosa opportunità di vedere il mondo con gli occhi di un disabile in mezzo ad altri disabili, di ascoltare una voce che, per quanto torturata e lontana da noi, dal nostro mondo, arriva al cuore del lettore e gli chiede semplicemente di ascoltarla.
  7. PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI  di H. Goodrich: tra queste pagine si consuma una doppia storia d'amore: quella intrattenuta da una ragazza americana con un giovane uomo - attaccato alle proprie radici, alla propria terra - e quella con Napoli, città unica e indimenticabile, capace di risucchiarla totalmente tra i suoi vicoli colorati dai panni stesi che sventolano al sole ed echeggianti di rumori, urla, voci.

Quali letture, tra queste, ho preferito?

Sicuramente il libro-inchiesta sul "Delitto di via Poma", in quanto estremamente interessante, nonché doveroso perché l'attenzione su questo caso irrisolto continui ad essere viva; Lame di tenebra per la suspense e Fairy Oak. La storia perduta per avermi fatta sentire un po' bambina e avermi donato momenti di dolce malinconia.



CITAZIONE DEL MESE

La migliore letteratura ci costringe sempre a interrogarci su ciò che tenderemmo a dare per scontato, e mette in discussione tradizioni e credenze che sembravano incrollabili. 

Azar Nafisi - Leggere Lolita a Teheran


sabato 31 ottobre 2020

Libri in wishlist (ottobre 2020)



Carissimi, vi presento alcuni libri su cui mi è caduto l'occhio e che son finiti in lista d'attesa ^_^

Che ne pensate, leggendo le trame? Li conoscete? 


LA MOGLIE DEL COLONNELLO di Rosa Liksom (Iperborea Ed., trad. D. Sessa, 224 pp).


Una storia d’amore lancinante, un’indagine intima sul potere che risuona come un forte monito contro i pericoli dell’autoritarismo.

E' notte, e in Lapponia una donna ripercorre la propria lunga vita. a partire dalla storia d’amore che ha vissuto, sullo sfondo oscure pagine di una Finlandia schiacciata tra Russia e Germania. 
Per lei che, bambina negli anni Dieci, ha respirato in famiglia il nazionalismo anticomunista dei «Bianchi» e ha imparato ai campi estivi delle volontarie per la patria la lezione sciovinista e maschilista, il passo per infatuarsi del nazismo è breve. 
Ed è facile trovarne poi l’incarnazione erotica e sentimentale nel ricco, potente e autoritario Colonnello, molto più grande di lei e conosciuto dal padre in Germania, quando là ci si addestrava in segreto per combattere i russi. 
Le voci di abusi e stupri che lo accompagnano non la scoraggiano: come una creatura selvaggia delle sue amate paludi lapponi, è felice di abbandonarsi all’ebbrezza d’amore e al proprio naturalistico, vitalistico eros. 
Ma il lungo fidanzamento sarà solo l’apice euforico di una parabola che dopo il matrimonio inevitabilmente precipiterà. 
Riportata con la cruda, accurata, spiazzante sincerità di una donna ormai anziana che nella vita ha trovato la sua libertà tanto nella natura quanto nella scrittura, la traiettoria personale si snoda tra figure e fatti storici delle tre guerre finlandesi collegate alla Seconda guerra mondiale: militari, intellettuali germanofili, Himmler e Hitler in persona, gli orrori dei lager e della Polonia occupata del ’39. Tutto il male sfilò sotto i suoi occhi immaturi di un tempo e tutto il male è riconsegnato intatto da una donna che, con la sua complessità umana, cerca ora di dare un senso alle sue ferite e a quelle di una nazione.

L'autrice.
Rosa Liksom, nata a Ylävaara nel 1958, è una delle più famose scrittrici e artiste finlandesi, tradotta in 17 paesi. Apprezzata fin dagli esordi da critica e pubblico, ha debuttato nel 1985 con una raccolta di racconti ottenendo il premio J.H. Erkko. Dopo gli studi di antropologia a Helsinki e a Copenaghen, si è dedicata alle scienze sociali all’Università di Mosca, e da quel momento il mondo russo è entrato a far parte dei suoi romanzi, come Stazione spaziale Gagarin (1987) e Go Mosca Go (1988). Con Scompartimento n.6 ha vinto il Premio Finlandia 2011
.



IL LIBRO DI KATERINA di Auguste Korteau (Nutrimenti editore, trad. M. Corvino, 160 pp).



Katerina Chorianos nasce a Salonicco nel 1953 in una famiglia benestante, con tanto di casa sul lungomare, scuole private, insegnanti di lingue, gite, vacanze estive.
Unico neo: due genitori dall’indole ruvida e ingombrante.
Se la madre è, insensibile e fredda - per aver “patito stenti e umiliazioni, vissuta e invecchiata senza conoscere la gioia dell’amore”, il padre Minas, severo e irascibile, è un uomo “tutto d’un pezzo a cui non potevi estorcere nessuna tenerezza”. 
Katerina ha due fratelli e una sorella: con Aghis è amore ai limiti della morbosità, con Miron e Kliò è una guerra quotidiana fatta di piccole e grandi crudeltà. 
E poi, come una spada di Damocle, aleggia sull’intera stirpe dei Chorianos uno spettro: la minaccia oscura della malattia mentale.

Auguste Korteau trasforma sua madre in protagonista e voce narrante di un emozionante romanzo familiare, doloroso ma mai cupo, anzi ironico, spesso sfrontato. E ripercorre così, grazie al racconto vivace e inquieto di “Katerina la pazza”, la storia di una famiglia, di un paese, e soprattutto di una donna capace di straordinari slanci e vittima di fragilità estreme, a cui neanche l’amore sviscerato per il figlio riuscirà a risparmiare la sofferenza di un destino inclemente.

L'autore.
Auguste Korteau, pseudonimo di Petros Chatzopoulos, è autore di romanzi, raccolte di racconti, opere teatrali e storie per ragazzi. È anche un esperto traduttore di letteratura americana (ha tradotto, tra gli altri, Faulkner, McCarthy, Oates, Proulx, Salinger e Updike). È impegnato nella lotta alle discriminazioni per l’orientamento sessuale, e insieme al marito, che ha sposato negli Stati Uniti, sono stati tra le prime coppie a contrarre unione civile nel giorno stesso del riconoscimento giuridico in Grecia. In Italia è stata pubblicata la sua raccolta d’esordio, Il libro dei vizi (edizioni e/o, 2002)
.



LA CONGREGAZIONE di Alessandro Perissinotto (Ed. Mondadori, 256 pp).



Frisco, Colorado. Un tranquillo paese delle Rocky Mountains, a tremila metri di quota e a un centinaio di miglia da Denver. È qui, in una vecchia casa appena ereditata, che Elizabeth si trasferisce per scontare la pena che il giudice le ha inflitto per guida in stato di ebbrezza: ventiquattro mesi con la cavigliera elettronica e il divieto di superare i confini del villaggio. Per Elizabeth, spogliarellista a fine carriera, donna ancora molto bella e sempre più disincantata, Frisco è forse l’ultima occasione per cambiare vita.

La piccola comunità del paese è cordiale e accogliente, ma un giorno Elizabeth inizia a ricevere sgradevoli omaggi da un ignoto personaggio che sembra molto informato sul suo passato e soprattutto sembra conoscere molto bene ciò che lei ha impiegato una vita per tentare di dimenticare. Torna così a galla un incubo degli anni ’70, quando lei era solo una bambina, lo spettro di un massacro, a migliaia di chilometri da lì: la più grande strage di cittadini americani prima dell’11 settembre 2001. Sembra passata un’eternità, ma non è così ed Elizabeth se ne renderà conto quando capirà che qualcuno, dal passato, è tornato a cercarla con uno scopo preciso: finire il lavoro che la Storia aveva lasciato a metà.

Pur partendo da realtà dimenticate, da rimozioni collettive, questa volta Perissinotto dà al racconto del vero i ritmi implacabili del thriller, scandendoli con una scrittura fredda e precisa come la lama di un coltello.

L'autore.
Alessandro Perissinotto (Torino, 1964), docente di Teorie e tecniche delle scritture all'Università di Torino e visiting professor presso la Denver University, ha esordito come narratore nel 1997 ed è autore di sedici romanzi, tra cui: Semina il vento (2011), Le colpe dei padri (2013, secondo classificato al premio Strega), Quello che l'acqua nasconde (2017), tutti editi da Piemme. Nel 2019 pubblica con Mondadori Il silenzio della collina, vincitore della nona edizione del premio Lattes Grinzane.
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