domenica 23 maggio 2021

Recensione: IL MONDO DEVE SAPERE. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria, di Michela Murgia



"Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria" di Michela Murgia è il racconto di un'esperienza lavorativa che, pur essendo assolutamente vera, sembra quasi surreale, fantastica. 

Era il 2006 quando Michela Murgia veniva assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, l'azienda famosa per aver prodotto quell'oggetto incredibile che aspira sì, ma non è catalogabile come un semplice aspirapolvere al pari dell'obsoleto e verde-crema Folletto.

In queste pagine il lettore ha modo di entrare in questo mondo del telemarketing, con tutto ciò che lo caratterizza e lo rende davvero un universo alieno.

Leggiamo di come siano scandite le giornate di lavoro delle telefoniste, di queste quattro ore trascorse attaccate al telefono per cercare di convincere schiere di casalinghe ignare, indaffarate, incavolate, ingenue, annoiate... a fissare almeno un appuntamento - "domani o dopodomani, un'oramassimo, un'orettaemezza" - senza alcun impegno da parte loro, se non quello di permettere a un collaboratore kirbyano di mostrare alcune sorprendenti funzioni del mostro brevettato NASA (!!!) ed esprimere soltanto una sincera valutazione in merito.

"Lei non deve acquistare niente, signora, siamo noi che regaliamo a lei un'oramassimo, un'orettaemezza di igienizzazione del suo divano/materasso/altrooggettononidentificato."

E così, mentre per trenta incredibili giorni Michela si specializza nelle tecniche della persuasione occulta, apre un blog, dove riporta in presa diretta l’inferno del telemarketing con le sue tecniche di condizionamento, le riunioni motivazionali, le premiazioni e i raggiri psicologici, i salari e i castighi aziendali. 

Con una scrittura molto ironica, vivace e un piglio divertente con cui fa un po' il verso a quelli che stanno ai piani alti della scala aziendale, entriamo con passo leggero (ma non per questo superficiale) all'interno dei perversi meccanismi e giochini pseudopsicologici messi in atto per convincere le povere telefoniste impaurite e demotivate a lavorare come matte, a metterci tutto il loro pieno coinvolgimento e la fede cieca in questo lavoro bellissimo ed emozionantissimo, che insegnerà loro ad intrecciare migliori relazioni sociali e a lavorare sulle motivazioni e sulle ambizioni personali; non solo, ma leggiamo anche gli spassosi dialoghi-modello attraverso i quali sempre loro - le telefoniste - devono cercare di manipolare le povere desperate housewives dall'altra parte del filo perché accettino la visita dei venditori kirbyani.

Respiriamo il clima di competizione insana ("spinta fino al distorto agonismo") che circola tra le dipendenti, che ricevono un fisso da fame e, per provare a racimolare qualche altro soldino, si devono impegnare a fissare appuntamenti che, se vanno a buon fine, permettono loro di guadagnare 5 euro in più.

Poi, se raggiri più vittime in un mese, scatta addirittura il premio, che può consistere in viaggi in luoghi che mai sceglieresti in vita tua in compagnia del tuo capotelefonista (che figata, eh?).

Insomma, non è che l'aria a lavoro sia delle più salubri, però la regola resta ed è "bisogna sorridere sempre, perché non si vende solo il Kirby. Si vende una filosofia di vita. Think Positive, Little Rose."

E se sorridi anche al telefono, il tuo interlocutore lo percepisce ed è meglio disposto a non chiudere bruscamente la conversazione, magari con l'aggiunta di una bella parolaccia.

La Murgia ci catapulta, con un gran senso dello humor, in una realtà lavorativa che sembra assurda e invece, ripeto, è assolutamente realistica; centocinquanta pagine di Kirby e tutto il mondo che gli gira intorno, con tutte le frasi fatte di telefonisti e venditori, le classiche risposte dei potenziali clienti e i requisiti che devono avere quelli più manipolabili, gli elogi in cui l'azienda si spertica perché i poveri comuni mortali possano arrivare a capire che non stiamo parlando di un elettrodomestico qualsiasi ma di un «... un sistema per la cura e per l’igiene della casa che è specificamente studiato per la prevenzione delle malattie allergiche che si contraggono in ambiente domestico».

Qualcosa di indispensabile, ecco. 
Poi sul prezzo..., vabbè meglio non chiedere, perché lì casca l'asino; del resto, se a una casalinga rispondi che costa tremila euro, non è che puoi aspettarti sorrisi di felicità.

Il mondo deve sapere è di certo un  "romanzo tragicomico" che fa sorridere, e per la penna arguta e intelligente, e per la descrizione in sè di questo genere di impiego, dove tanti giovani vengono assoldati per svolgere un lavoro precario e sul quale è impossibile costruire il benchè minimo progetto di vita futuro (fosse anche a breve termine), e questa consapevolezza non può non indignare, soprattutto se consideriamo che queste pagine (che in origine, come dicevo più su, erano il contenuto del blog di Michela) sono state scritte dieci anni fa e ad oggi...poco o niente è cambiato.


sabato 22 maggio 2021

Recensione: DUE CUORI IN AFFITTO di Felicia Kingsley



Cosa può succedere quando un famoso scrittore di best seller, sexy, sicuro di sé al limite dell'arroganza, amante della bella vita e delle belle donne, è costretto a condividere gli spazi di una stessa casa con una (quasi) sceneggiatrice seria, salutista e pacata?
Battibecchi e battutine caustiche sono all'ordine del giorno, e tra i due non mancheranno le scintille... E le scintille, si sa, sono il preludio di un incendio.


DUE CUORI IN AFFITTO
di Felicia Kingsley


Ed. Newton Compton
352 pp
Blake Avery è uno scrittore di successo, che ogni anno scala le classifiche dei romanzi più venduti con i suoi bestseller che, mescolando sapientemente thriller e storia, tengono milioni di lettori col fiato sospeso fino all'ultima pagina.
Certo, ogni volta è un po' un parto perché Blake comincia a scrivere a pochi giorni dalla data di scadenza per la consegna del manoscritto all'editore, il che fa penare la sua agente Sasha, che tutte le volte sbotta contro il suo autore di punta - narcisista, egoriferito, irresponsabile - con delle crisi isteriche memorabili.

Ma Blake sorride con ironia e divertimento perché sa di vendere milioni di copie ad ogni uscita, per cui nessuna casa editrice potrebbe mai rinunciare a uno come lui, sarebbe folle!, per cui se la prende comoda e scrive sempre e solo sotto ispirazione, fosse anche a due giorni dal termine di consegna.

La sua sicurezza nasce dalla consapevolezza che la gente ama i suoi romanzi e li aspetta con trepidazione; solitamente anche le recensioni sono positive e gratificanti, se non fosse per quel maledetto di George Sullivan, che l'ha definito "l'Anticristo della pagine stampata"; insomma, secondo questo pseudo critico, Avery sarebbe un imbrattacarte che vende solo perché scrive robetta commerciale di scarsa qualità letteraria.

La ventisettenne Summer vive a Los Angeles ed è un'aspirante sceneggiatrice; per ora è solo assistente del direttore di produzione di una serie tv molto famosa, ma sente di essere sulla strada giusta, di aver talento e che, a furia di insistere, fare sacrifici e credendoci, prima o poi sfonderà nel mondo delle serie tv hollywoodiane, firmando una sceneggiatura tutta sua. 
È fidanzata con il critico George Sullivan (sì, quel Sullivan che ogni anno massacra Avery con recensioni impietose), un uomo più grande di lei di diversi anni, col quale ha un rapporto tranquillo e privo di grossi slanci e di quella passione che dovrebbe esserci in una coppia che dopotutto sta insieme da poco tempo.

Quando, sopraggiunta l'estate, Summer e George ricevono la gradita offerta di trascorrere le vacanze estive in una bella villa negli Hamptons - di proprietà di una coppia benestante ma sulla soglia del divorzio - accettano più che volentieri, con l'obiettivo di  unire gli impegni di lavoro con la voglia di rilassarsi. 

Ma il relax è ben lontano da loro perché, giunti a destinazione, aprono la porta e sorprendono una giovane coppia intenta ad avere rapporti intimi...

La scena, imprevista e quasi surreale, sconcerta i quattro, che non capiscono come sia possibile che si ritrovino insieme nella stessa villa, essendo ogni coppia convinta di essere la sola ad avere le chiavi per beneficiare dell'ospitalità dei proprietari.
Ed invece, scoprono che i due quasi ex-coniugi hanno fatto la proposta ognuno ad una coppia di amici.
E adesso, che si fa? Se nessuna delle due coppie ha intenzione di fare dietrofront e lasciare all'altra la casa che, con tutti i comfort, è il luogo ideale per rilassarsi durante i mesi estivi, non c'è altra scelta che dividersi gli spazi, provando a convivere.
Ma... ci sono dei "piccoli" inghippi.
Tra Blake e George non corre buon sangue, per ragioni facilmente intuibili e le stoccate sarcastiche, volte ad offendere e sminuire l'altro, non mancano dal primo secondo in cui i due si incontrano; per solidarietà al fidanzato, anche Summer si pone con un atteggiamento ostile verso Blake, che la punta e la sottopone a continue ironie e battutine sferzanti per punzecchiarla e farla arrabbiare.

Il clima non è dei più rilassanti ma ben presto la situazione assume nuovi contorni perché i rispettivi partner di Summer e Blake lasciano casa (e le rispettive relazioni ne risentono, ovviamente) per motivi di lavoro: George deve correre a New York per improrogabili impegni professionali, e anche la compagna di Blake - la bellissima, prorompente e sexy Cheyenne, attrice emergente - ha accettato un ruolo in un film girato da un regista importante, per cui... bye bye, Blake!

Insomma, Summer ed Avery restano in casa da soli, a dividersi gli spazi, e per evitare che l'una invada quelli dell'altro, Summer pensa bene di stendere una lista di regole da seguire per una convivenza, se non idilliaca, quanto meno pacifica.

Certo, i presupposti perché le baruffe siano il loro pane quotidiano ci sono tutti: Blake è un dongiovanni che vola di fiore in fiore, single per vocazione, nelle sue relazioni il coinvolgimento sentimentale è rigorosamente escluso; lei, invece, è una fidanzata leale, devota, che pende dalle colte labbra del suo maturo compagno, di cui teme i giudizi rigorosi e poco generosi e della cui approvazione ha bisogno per sentirsi valorizzata.
Lì dove Summer è ordinata, precisa e mattiniera, fa yoga, beve tè verde e mangia vegetariano, lui fa colazione con un Bloody Mary e due sigarette, vive nel caos e non si sveglia mai prima delle due del pomeriggio. 

E poi si punzecchiano continuamente sulle loro professioni, anche se, mentre Summer sa di apprezzare Avery scrittore molto più di ciò che vuol dare a vedere, Blake è davvero convinto che gli sceneggiatori siano scrittori mancati e falliti, e non manca di rinfacciarlo poco carinamente a un'interdetta e offesa Summer, che da parte sua cerca in tutti i modi di emergere in quel settore e di farcela con le proprie forze e contro ogni previsione.

I due conviventi non hanno proprio niente in comune eppure sentono, giorno dopo giorno, che al di là delle prese in giro, delle ironie facili e delle stoccatine pungenti, un'inaspettata alchimia si instaura tra loro, attraendoli irresistibilmente.
Riconoscerlo e, ancor più, dirselo è complicato ma una serie di circostanze faranno sì che i due imparino a conoscersi meglio, andando oltre la superficie.

In una scena (che io ho trovato simpaticissima e mi ha fatto sorridere molto) in particolare, Blake capirà delle cose importanti della personalità di Summer, arrivando anche a supportarla: durante un improvvisato pranzo famigliare, Summer si ritrova a discutere per l'ennesima volta con il padre e la sorella maggiore di quanto la propria vita e carriera siano un immenso fallimento ai loro occhi.
Il padre, infatti, è uno stimato avvocato e la primogenita lavora con lui, mietendo successi in campo legale; tutti si sarebbero aspettati che anche la figlia piccola seguisse le loro orme ma lei, cocciuta e controcorrente, si è fissata con il voler diventare sceneggiatrice! Ma non lo vede che non c'è posto per lei ad Hollywood?
Insomma, il pranzo si trasforma ben presto in un atto di accusa verso la povera Summer, che al solito viene umiliata e sminuita dai suoi famigliari, davanti ai quali riesce a difendersi ben poco.
Ma questa volta a salvarla c'è lui, l'arrogante ma anche perspicace Blake Avery, che sa come rispondere ai due avvocati, lasciandoli per di più a bocca aperta nel dichiarare di essere il nuovo fidanzato della "piccola" Summer.
A dare una ventata estrosa e bizzarra ad una situazione già stramba e piena di sorprese, si aggiunge un amico di Blake, tale Dwight, ospite temporaneo dei due, ai quali darà non poche grane da risolvere.

Di capitolo in capitolo - che si susseguono dando voce alternativamente ai due protagonisti - seguiamo le vicissitudini che portano Blake e Summer ad essere sempre più vicini, fisicamente e non solo, finché la passione, che provoca loro più di un brivido, non scoppia, irrefrenabile.
Le barriere vengono abbassate e i due si vivono appieno, scoprendo una complicità fisica ma anche mentale che li fa sentire appagati e felici.

Ma se Blake resta sempre il casanova che non vuole innamorarsi (dice lui) e lei non è proprio il tipo da "una notte e via", come faranno questi due universi opposti a incontrarsi davvero?

Entrambi si sentono due cuori da sempre in affitto, alla ricerca (inconsapevole?) di un luogo da chiamare finalmente "casa", in cui non sentirsi più ospiti o estranei, ma al sicuro, a proprio agio, dove essere se stessi, senza giudizi altrui e senza maschere.

I protagonisti son splendidamente tratteggiati e se, alle prime battute, Blake non mi stava proprio simpatico perché trovavo le sue battute verso Summer fin troppo caustiche, dal pranzo in poi mi ha conquistata, si è rivelato per l'uomo intelligente e, a modo suo, sensibile e profondo che è: in fondo, come Summer, anch'egli sa cosa voglia dire essere giudicato (e non sempre con parole lusinghiere) e sa quanto questo possa essere difficile da affrontare e superare, ma è cosciente anche che la ragazza è brava in quel che fa (e scrive) ed è giusto che insegua il suo sogno.
I dialoghi sono vivaci, briosi, ironici e contribuiscono a rendere il ritmo agile e scorrevolissimo, inseriti, come sono, in una commedia romantica brillante e divertenteche intrattiene il lettore con personaggi accattivanti, regalandogli sorrisi, momenti di passione e la giusta dose di imprevisti ed  equivoci.

Un romanzo che mi ha conquistata, di quelli in cui l'amore ha contorni sì romantici - come lo è Summer - ma anche frizzanti, imprevedibili e scanzonati, come Blake.

Consigliato!! 

lunedì 17 maggio 2021

Recensione: UNA POSIZIONE SCOMODA di Francesco Muzzopappa



Fabio Loiero è un giovanotto i cui sogni di gloria giovanili si sono infranti contro la dura realtà: sin da ragazzo, infatti, sogna di lavorare come sceneggiatore per i migliori registi italiani e non, ma qualcosa dev'essere andato storto se attualmente è sì sceneggiatore,  ma non di film d'autore, bensì di filmetti a luci rosse.
Professione che, manco a dirlo, odia con tutto se stesso.
Riuscirà a riscattarsi da un'esistenza e da un lavoro tutt'altro che gratificanti?


UNA POSIZIONE SCOMODA
di Francesco Muzzopappa


Fazi Ed.
221 pp
Se uno si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, collezionando, agli inizi del proprio percorso di scrittore di piccole sceneggiature, delle critiche positive, ci sta che maturi l'idea di avere talento e di poter ambire a lavorare scrivendo per grandi registi, del calibro di Amelio e Sorrentino.

E in effetti Fabio è una promessa del cinema italiano..., o per meglio dire, lo è stato.
Quando si è molto giovani, si sa, si è convinti di avere il mondo in mano e di poter anche fare gli schizzinosi, rifiutando offerte che, sul momento, non paiono essere chissà quale trampolino per lanciare la propria emergente carriera, ed è ciò che successo al protagonista.

Dopo aver risposto troppe volte no a offerte di lavoro da lui ritenute "niente di che", ecco che si ritrova a fissare un telefono sempre muto... I ripetuti rifiuti gli hanno fatto terra bruciata, per cui il mondo del cinema - sulla cui soglia aveva appena messo piede - sembra essersi completamente dimenticato di Fabio Loiero.

A dare una scossa alle giornate di un ragazzo ormai afflitto, annoiato, demotivato, ci pensa un incontro casuale e, per certi versi fortuito: quello con Romina, una trans che di lavoro fa la produttrice di film e che gli propone di collaborare con la sua casa di produzione.
Disperato ed in cerca di occupazione, il povero Fabio dice sì, per poi scoprire che si tratta di film porno!

Si ritrova, quindi, da un giorno all'altro, a scrivere sceneggiature di film hard, cosa che lo manda in crisi perché per lui non c'è niente di eccitante nel buttar giù trame e dialoghi decisamente poco edificanti e dei quali si vergogna di essere l'autore.

Infatti, nessuno delle sue conoscenze - tranne una vecchia amica, sboccata e bestemmiatrice provetta - sa che scrive film porno, e lui ha tutti gli interessi affinché la cosa resti segreta, soprattutto è terrorizzato che possa arrivare alle orecchie dei genitori.
Sua madre crede che il suo bambino lavori per opere di un certo spessore culturale e che lo faccia con quel candore e quell'innocenza angeliche che da sempre hanno contraddistinto il suo buon Fabio; suo padre gli manda ogni giorno link per sentire la messa e messaggini tratti dai Vangeli per edificare la sua anima ed elevarla verso il cielo.
Se sapessero che il loro unico figlio scrive sconcezze, porcherie che solo a nominarle si diventa rossi di vergogna, potrebbero morire d'infarto.

E allora, meglio lavorare in sordina e soffrire da solo e in silenzio tra le mura di casa.
Il rischio che però la sua faccia venga sbattuta in TV e associata al cinema hard, diventa concreto quando uno dei film da lui firmati, L'importanza di chia*arsi Ernesto, è in lizza al Festival del Porno di Cannes e, secondo Romina, è lui a dover andare alla manifestazione e a ritirare la statuetta (vi lascio immaginare che forma abbia il premio...) nel caso vincesse come miglior sceneggiatore.

Ovviamente Fabio cerca in tutti i modi di sfuggire all'ingombrante ed imbarazzante impegno: lui già vive come un peso il proprio particolarissimo lavoro, figuriamoci cosa accadrebbe se parenti ed amici ne venissero a conoscenza!

Ma Romina è così insistente che Fabio le dice sì... a una condizione, però, e forse sarà proprio questo piccolo "ricatto" a offrirgli l'occasione della vita.

Il nostro sfortunato sceneggiatore, infatti, tiene chiuso in un cassetto il copione di una possibile film che egli ritiene essere brillante e ben fatto: Il cielo di piombo aspetta solo di finire nella mani di produttori e registi giusti, che sappiano valorizzare la sua bravura e lasciarlo finalmente entrare nell'Olimpo dei grandi del cinema.
La sola idea che alcuni suoi amici del Centro Sperimentale, che non hanno mai brillato per talento e creatività, possano collaborare con registi e attori di un certo calibro, e lui, che invece era promettente e apprezzato, sia finito nel dimenticatoio, basta a mandarlo in depressione e a renderlo insofferente ad aprire anche solo uno spiraglio a qualcuno di questi ex-compagni, che ogni tanto sbucano dal passato e lo contattano per vantarsi dei propri successi, cosa che ovviamente lo manda in crisi ancor di più.

Riuscirà il povero Fabio a dare una svolta alla propria carriera che non accenna a decollare, anzi..., rischia di affondare sempre più?

Anche questo romanzo di Muzzopappa mi ha divertito molto: il protagonista è un giovanotto che si sente un po' un genio incompreso, che non è riuscito a sfondare per un'abbondanza incontrollata di sfiga; i personaggi che gli ruotano attorno - ognuno con i propri eccessi, dai pii genitori a Romina e tutti coloro che lavorano nel cinema hard, con le loro stranezze e le loro estrose volgarità - contribuiscono a creare delle situazioni buffe, delle vere e proprie gag che mi hanno strappato più di una risata.

Credo sia il quarto libro che leggo di quest'autore e ogni volta è un'iniezione di buon umore: il suo senso dell'umorismo, l'arguta ironia e la leggerezza che contraddistinguono le sue storie mi conquistano ogni volta.
Ideale per chi ha voglia di una lettura spassosa e spensierata.

sabato 15 maggio 2021

Recensione: LA CONGIURA DELLE PASSIONI di Pietro De Sarlo


Ambientato in Basilicata nel periodo cruciale del Risorgimento, il romanzo storico di Pietro De Sarlo si concentra su fatti ed antefatti che, nel condurre dritti al processo di unificazione del nostro Paese, mostrano un Sud disomogeneo, frammentato, in balìa della confusione, diviso tra chi vorrebbe che il proprio presente restasse tale ma se lo vede, suo malgrado, scivolare tra le mani, e chi, in nome di un presunto progresso, è proiettato al "nuovo" che avanza, il quale sopraggiunge con il subdolo aiuto di chi è pronto a tradire le proprie radici e la propria terra, e la crudele forza delle armi e delle vessazioni da parte dello straniero occupante.


LA CONGIURA DELLE PASSIONI
di Pietro De Sarlo



Altrimedia Ed.
238 pp
"...la Storia va avanti per le sue correnti misteriose e non
dove sia giusto che vada e opporvisi non è una grande idea".

A Monte Saraceno (nome di fantasia), nell'Appennino Lucano, vive il figlio del Notaro di paese, il giovanissimo Pietrino, che si ritrova spettatore (e non solo) di eventi storici molto più grandi di lui.
In casa e in paese, ormai, non si parla d'altro: di questo personaggio che, alla testa dei suoi Mille, vuole conquistare il Regno delle Due Sicile:

"questo Garibaldo chi è e perché viene a invadere il Regno? Nessuno ci ha dichiarato guerra, Dio ci scampi e liberi!» (...) questo Garibaldo chi lo manda? Nessuno? E allora non è generale ma bandito, mi pare, o no?» 

Il fratello della mamma di Pietrino, lo zio Nicola Maria, ha abbracciato la causa dei Piemontisi, che vogliono il Mezzogiorno per formare un Paese unito, e il ragazzo ne è oltremodo affascinato; intanto, in cambio della fedeltà al Re di Sardegna, Vittorio Emanuele II, e di un arruolamento tra le file dei suoi eserciti, ai cafoni sono state promesse le terre, così da incoraggiarli a voltare le spalle a Franceschiello - il re Ferdinando II di Borbone - e ad accogliere il nuovo Re.

Il curioso Pietrino vive le proprie giornate divertendosi con gli amici ma con un orecchio sempre teso "alle cose degli adulti", di cui legge, tanto nei volti tirati quanto nei toni di voce irati, cruccio, timore, rabbia, perplessità, dubbi.
Attorno a lui gravitano altri personaggi, a partire da suo padre (il Notaro), preoccupato dalla piega che stanno prendendo gli eventi a causa di questo Garibaldo e dell'esercito piemontese; il cugino di lui, 'U Barone, uomo di potere, da sempre tenuto in considerazione da tutti in paese, che però pare stia mostrando un atteggiamento favorevole verso "lo straniero", cosa che non viene ben vista dai compaesani.

E poi ci sono la bella e procace Mirna (che provoca in un imbarazzato ed infatuato Pietrino i primi brividi di piacere) e sua madre 'A Masciara, una donna combattiva, dal carattere forte e determinato, che in molti rispettano e temono perché considerano una "strega", una fattucchiera che lancia malocchi e sentenze senza fallire mai un colpo.

Se i personaggi maschili sono perlopiù, e a diverso titolo, coinvolti nelle questioni politiche, militari e sociali inerenti il passaggio dal regno borbonico a quello sabaudo (con tutto ciò che l'ha caratterizzato, tra brigantaggio, massacri di civili, plebisciti farsa, ufficiali borbonici trasformatisi in delatori e spie...), e spesso si impongono per la volubilità, l'arroganza, l'infedeltà - che sia il borioso Barone, convinto di dover avere tutti e tutte ai suoi piedi, o il tenente Corsini, che alterna alle imprese militari amorose avventure con ingenue (o quasi) donzelle (cosa che gli costerà cara) o il Capitano Emilio Sole, la cui irreprensibile e convinta devozione alla causa borbonica verrà messa alla prova -, ad apparirci più coerenti, decise e granitiche sono donne come Giulia, governante del Barone, ormai immune al fascino e alla prepotenza di quest'ultimo, la coraggiosa Mirna o ancora come sua madre, 'A Masciara, un personaggio femminile rilevante che incarna il Meridione, col suo carisma, la sua forza, le sue ancestrali superstizioni e, più di tutto, l'attaccamento viscerale alla propria terra, che lei vorrebbe poter difendere con le unghie e con i denti dal vigliacco usurpatore.

Ogni personaggio di questo libro, che potremmo rassomigliare - come suggerisce nella prefazione Gennaro De Crescenzo - ad un'opera teatrale, concorre, più o meno attivamente, a dare il proprio contributo all'avvicendarsi di fatti, intrighi, tradimenti, drammi individuali, famigliari e collettivi, tutti incastonati in un unico contesto: quello di una terra - lucana, nello specifico; meridionale, in generale - e di un momento storico contrassegnati da venti di cambiamento, da turbolenze e difficoltà di varia natura che marcano e feriscono il Mezzogiorno, calpestato da una parte da nuovi ceti liberali dominanti, bramosi di potere e ricchezza, dall'altra dalla "ottusa e selvaggia repressione dei generali piemontesi".

Come poteva il Sud, e ancor meno un paesotto di contadini, diviso al suo interno tra chi resta fedele a re Francesco - Dio guardi! - e chi pensa che ormai il Regno delle Due Sicilie sia sinonimo di arretratezza e appartenga al passato, resistere?

"Sarebbe bastata una scintilla per far precipitare tutto e con l’estate, più che una scintilla, fu il fuoco delle passioni civili e amorose a determinare la catastrofe."

A creare dinamicità e a tenere incollato il lettore alle vicende narrate, quindi, sono sia le tante piccole storie che vedono alternarsi quali protagonisti alcuni di questi personaggi, sia la Storia - dove quella ufficiale, quella nota perché scritta dai vincitori, riportata sui libri e che abbiamo appreso anche a scuola, si scontra con "l'altra Storia", l'altra faccia della medaglia, con una narrazione dei fatti diversa che vede con un occhio decisamente meno edulcorato il processo di unificazione del nostro bel Paese.

Un'annessione o un'invasione? I piemontesi erano un esercito di occupanti in cerca di una terra da conquistare o lo strumento per liberare il povero e ignorante Mezzogiorno dal giogo arretrato dei Borbone?

«...qui a Monte Saraceno siete tutti contro la modernità e preferite il medioevo del Borbone! I piemontisi porteranno le strade, la via ferrata e il viver civile e… danari»
«Danari dite? L’Unità d’Italia è stata e sarà, ne ho fede invitta, la nostra redenzione morale. Ma è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, solo lo scorso anno, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’Unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato, contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali.».


De Sarlo racconta questo complesso periodo storico in modo superbo, incastrando armonicamente gli elementi fittizi, propri della forma romanzata, con quelli veri appartenenti alla Storia, e in particolare a quella parte di storia meno nota ai più perché, si sa, la "versione" dei vinti viene facilmente sacrificata sull'altare delle "versioni ufficiali".

Ed è ai vinti che, in un certo senso, De Sarlo dà voce, mostrandoci con energia e realismo, con dialoghi incalzanti e un linguaggio vivace e consono al contesto e ai singoli attori, quanto travagliato sia stato il parto da cui ha avuto origine il nostro Paese, nato tra le doglie dolorose dei tradimenti e del sangue versato di innocenti.


"Questa Italia è una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco il Meridione e le isole squartando, fucilando e seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentano di infamare chiamandoli briganti."

Ciò che ne viene fuori è il ritratto affascinante e profondamente complesso di un'Italia purtroppo divisa, di un Mezzogiorno costretto, suo malgrado, ad attraversare il passaggio (tutt'altro che indolore e felice) da un regno ad un altro, passaggio che non necessariamente ha significato un vero miglioramento e che automaticamente è stato un "passo in avanti" dal punto di vista sociale, economico ecc.

Ringrazio di cuore l'Autore per avermi nuovamente omaggiato con la sua ultima fatica letteraria; è il suo terzo romanzo che leggo, e ogni volta resto piacevolmente colpita dalla bravura nella scelta e costruzione della struttura narrativa, nella caratterizzazione di personalità sempre particolari e ben delineate, nella precisa descrizione del contesto, che nel caso di questo romanzo storico ho davvero molto apprezzato, e non solo perché amo la Storia (il periodo risorgimentale è tra quelli che maggiormente mi affascinano) ma anche per la capacità di farmi entrare dentro di essa, di portarmi sui "morenti borghi montani di Basilicata", di farmi sentire coinvolta dalle vicende raccontate.

Conoscere e ricordare chi siamo, da dove veniamo, di "cosa" siamo figli, quali sono le nostre radici, non è solo interessante per accrescere il personale bagaglio culturale, ma anche perché il presente e, ancor più, il futuro necessitano della memoria e del passato per essere costruiti con consapevolezza.

Assolutamente consigliato, tanto più se amate il genere e il periodo storico in oggetto.


Citazioni:

“Fummo traditi egualmente, egualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure; ché mai ha durato lungamente l’opera della iniquità, né sono eterne le usurpazioni. Una guerra ingiusta e contro la ragione delle genti ha invaso la Patria, non ostante che fosse in pace con tutte le potenze straniere d’Italia e d’Europa. Vedete in che stato siamo."

«E questo è quello che lascerete su questa terra. Una terra che fu data all’Origine del Mondo dal Sempiterno per antico patto a streghe e fieri briganti e che voi avete ucciso ma non piegato. Avete vinto con il tradimento e l’inganno e con l’aiuto di serpi con sembianze umane lanciate in mezzo a noi dal Maligno. Senza pudore hanno succhiato il latte della Madre Terra che li ha messi al mondo per poi avvelenarla e darla in pasto allo straniero che tutto ha depredato, stuprato e vilmente ucciso.»


giovedì 13 maggio 2021

RECENSIONE: UN UOMO COSÌ di Agnese Moro



Tra queste pagine la figlia dell'onorevole Aldo Moro condivide con i lettori frammenti di ricordi di aneddoti, episodi, abitudini e gesti che ci donano il ritratto intimo, genuino e commovente di un uomo, che è stato un padre, un marito, un nonno, sempre amorevole e attento al benessere dei propri cari, oltre che un politico integro e dedito con passione e convinzione al proprio lavoro.,


UN UOMO COSÌ 
di Agnese Moro


Rizzoli
109 pp
A scrivere è una figlia che ci parla di suo padre, di com'era nel privato, tra le mura di casa e grazie al suo racconto ci facciamo un'idea di chi fosse l'onorevole Moro, personaggio politico che ha segnato la storia italiana; una delle radici, buone, della democrazia. 

È come se Agnese Moro aprisse l'album dei ricordi di famiglia e ci rendesse partecipi di alcune preziose istantanee che ci mostrano Aldo Moro padre, sempre premuroso, pieno di cure verso i propri cari, nonostante i tantissimi impegni di lavoro che lo tenevano spesso lontano da casa.

La memoria si sofferma su odori, parole, voci, gesti, sorrisi, abitudini che ci parlano della serena quotidianità di un uomo di fede, colto, discreto e riservato ma tutt'altro che privo di senso dell'umorismo; e attraverso le parole della figlia, ci sembra quasi di vederlo compiere azioni comuni, semplici, che sia sbucciare con calma un'arancia, cantare una canzoncina alla figlia, o impegnato a farsi la barba o nel suo stare attento all'alimentazione; l'Aldo Moro che piange per la morte del padre o ancora che si incupisce dopo aver appreso la notizia dell'attentato di Piazza Fontana, su cui commenterà, proprio con la figlia: 

"...nelle stragi si verifica una coincidenza di interessi tra servizi segreti diversi, con una sorta di tacito accordo tra chi fa e chi lascia fare".

L'aspetto "domestico" però non può essere disgiunto da quello politico, e inevitabilmente l'autrice ci porta brevemente nei viaggi di lavoro, ci racconta come gli impegni di governo e le preoccupazioni del partito entrassero anche tra le mura di casa, benchè egli mai sfogasse frustrazioni e negatività sui propri famigliari.

È quindi il ritratto commovente, lieve e vero, di una persona a modo, sempre educata e gentile con tutti, pronto all'ascolto, al dialogo, alla comprensione e al rispetto reciproco.

«Aldo Moro non appartiene solo a noi, ma anche al suo Paese.», ed è questa verità una delle ragioni che spinge Agnese Moro a presentare la figura di suo padre, impegnato per un trentennio nell’attuazione di quella Costituzione di cui era stato tra gli ideatori ed estensori, e che ha dato il suo grande contributo alla democrazia e alla società italiana.

Credo di non sbagliare nel dire che quando pensiamo ad Aldo Moro le prime cose che ci vengono in mente sono le Brigate Rosse o la foto del cadavere dell'onorevole posto nel bagagliaio di un'auto; in questo libro, però è una figlia che scrive e che seleziona ricordi di vita semplici e commoventi così che per un attimo gli occhi si distolgano dalla tragica fine cui è andato incontro l'amato padre, per far sì che li si apra per guardarlo per quello che, in primis, è stato: un uomo affettuoso, "libero e scomodo", molto amato e, di certo, a distanza di 43 anni, mai dimenticato.

Mi hanno commossa molto le tre lettere che Agnese riporta e che il papà scrisse mentre era sequestrato: una per il nipotino Luca, una per la stessa Agnese e quella per la moglie; parole dolci, piene di amore ma anche di dolorosa rassegnazione perché il timore di non rivedere mai più i volti amati era fin troppo concreto.
Un libro piccolo ma profondo, che ci avvicina a quest'uomo che, nei ricordi di una figlia privata dell'adorato padre troppo presto e crudelmente, ci viene restituito non semplicemente come il politico democristiano vittima della BR, ma ancor prima come un padre di famiglia.

martedì 11 maggio 2021

Novità Frilli Editori: TI VERRO' A TROVARE IN SOGNO di Roberta Spadotto || IL BANCHIERE DI MILANO di Ippolito Edmondo Ferrario



Buongiorno, lettori!
Torno a segnalarvi un paio di romanzi che, spero, possano incuriosire soprattutto coloro che amano gialli e noir; entrambi sono pubblicati da Fratelli Frilli Editori.

Partiamo dal promettente esordio della talentuosa scrittrice milanese Roberta Spadotto, autrice di un giallo psicologico che si svolge interamente a Milano in un'atmosfera apparentemente normale. Il romanzo è da intendersi come una specie di prequel con protagonista nelle indagini la PM Maddalena Fiorito.


TI VERRO' A TROVARE IN SOGNO 
di Roberta Spadotto 



Fratelli Frilli Editori
220 pp
12.90 euro
Un segreto sepolto nella memoria per decenni può affiorare all’improvviso, in una mattina qualunque, a Milano. 
Fulvio che non si era vendicato da ragazzo per difendere la donna che amava solo ora, a cinquant’anni, trova la rabbia per farlo. 
Una rabbia cieca che prende di mira un uomo sconosciuto, Giacomo, responsabile di aver inciso nello sguardo quell’identica colpa. 
Uno sparo e la vita dei due uomini cambia per sempre. E così quella di altre persone a loro vicine. 
La pm Maddalena Fiorito che indaga su un caso apparentemente privo di movente, si imbatterà nella più difficile risoluzione delle esistenze di quattro donne, ognuna legata per vie diverse alla vittima e al carnefice. 
Scoprendo che esiste un sottile, e a volte fatale, legame con le persone che non conosciamo e in cui ci imbattiamo “per caso”; che ci sono amori di un’estate mai giunti a compimento che rimangono intatti per sempre e che la solidarietà femminile è in grado di riscrivere qualsiasi storia, anche le più negative, anche quelle che la sorte o la vigliaccheria umana hanno voluto interrompere. 

L'autrice.
Roberta Spadotto vive a Milano. È giornalista a tempo pieno e mamma di due figli maschi e di due gatti, maschio e femmina. Lettrice onnivora, coltiva la scrittura “come può, quando può e dove può”, come diceva Céline. Ha pubblicato due racconti: Un varco tra i sensi (nella raccolta Chiama quando vuoi. Racconti di passione e d’amore, Mondadori 1992); e A Viola, finalista del premio “Elsa Morante” e pubblicato nella raccolta Sirene. I racconti del mare (Terre di Mezzo, 2004). Ti verrò a trovare in sogno è il suo primo romanzo.


Il secondo libro è il nuovo appassionate romanzo di Ippolito Edmondo Ferrario, che si presenta nelle librerie con un nuovo personaggio decisamente cinico, sprezzante, disincantato.


IL BANCHIERE DI MILANO
di Ippolito Edmondo Ferrario


Fratelli Frilli Editori
220 pp
12.90 euro
Sullo sfondo di una Milano innevata da un inverno freddo e cupo, si alternano diversi personaggi egocentrici, narcisisti e tutti assetati di fama e di potere. In questo avvincente romanzo noir ricco di suspence, si intrecciano storie e interessi di uomini e di donne legati dalla bramosia di ricchezza a qualunque costo. Anche della vita stessa!

A comporre il puzzle del noir un giovane politico, l’Onorevole Enrico Villa (detto “il bomber”), di idee molto vicine all’estrema destra, la “famiglia” Surace, con a capo Don Pasquale (e i suoi due figli), convinto che gli errori si paghino solo con il sangue, ma con una visione rivolta al futuro e al cambiamento al quale ci si deve inevitabilmente preparare. 
E ancora due amici e soci in affari decisamente poco leciti, il costruttore Matteo Pirovano e il commercialista Paolo Fumagalli, ai quali si aggiunge la moglie di quest’ultimo, Elisabetta, disposta a tutto per mantenere il suo status sociale e non solo…

In tutto questo mix di personalità così diverse tra loro, si affaccia un nuovo personaggio: Raoul Sforza, l'ultimo discendente di una nota famiglia di banchieri meneghini, maestro di alta finanza, mecenate e appassionato di musica rock al punto che è l’unica vera passione che riesce davvero a placare il suo animo inquieto.
A dare una svolta ai personaggi è l’arrivo nella vita del banchiere della giovane Viola, figlia di Paolo Fumagalli. Il padre è stato ritrovato morto assassinato dopo un breve rapimento finito in tragedia e, nelle sue ultime volontà, affida il destino della figlia e del suo patrimonio all’astuzia e al fiuto del noto banchiere meneghino. 
Nelle carte fatte ritrovare alla figlia, vi sono importanti documenti lasciati proprio a Sforza, che rivelano una verità che vale ben oltre la ricchezza posseduta…

L'autore.
Nato a Milano nel 1976, Ippolito Edmondo Ferrario è autore di numerosi saggi e romanzi. Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo le edizioni 2018, 2015 e 2013 di “Alla scoperta di Milano sotterranea” (con Gianluca Padovan, Newton Compton Editori). Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato “Il pietrificatore di Triora” (2006); “Triora, il paese delle streghe”; “Storia, itinerari, curiosità, gastronomia” (con Elisabetta Colombo, 2007); “Il collezionista di Apricale” (2007); “Le notti gotiche di Triora” (2009); “L’Antiquario di Brera” (2015); “Il demone di Brera” (2016) e “Ultimo Tango a Milano” (2018); La Gorgone di Milano (con Gianluca Padovan - 2019).


domenica 9 maggio 2021

Il 9 maggio 1860 nasceva Sir James Matthew Barrie, il creatore di Peter Pan


Il 9 maggio 1860, a Kirriemuir, Angus, Scozia, nasceva Sir James Matthew Barrie, 1 ° Baronetto, drammaturgo e romanziere scozzese, meglio conosciuto come il creatore di Peter Pan, il ragazzino che non voleva crescere, protagonista di una storia fantastica dove questo ragazzo senza età e una ragazza normale di nome Wendy vivono incredibili avventure nell'Isola che non c'è.

Figlio di un tessitore, ultimo di dieci figli, Barrie ha vissuto, a soli sei anni, un grave lutto, da cui non s'è mai totalmente ripreso: la morte del fratello maggiore, annegato mentre pattinava sul ghiaccio. Per consolare la madre addolorata, il bambino prese a vestirsi come lui e lo imitava nei comportamenti e nei gesti.
Questa tragedia famigliare ha avuto di certo il suo peso sulla formazione della sua personalità e per tutta la vita Barrie ha voluto riconquistare, nelle sue opere come nella vita reale, gli anni felici di prima della perdita del fratello (e, in un certo senso, della madre) mantenendo una forte componente infantile anche da adulto.

Barrie studiò all'Università di Edimburgo per poi trasferirsi a Londra come scrittore freelance nel 1885. Il suo primo libro di successo, Auld Licht Idylls (1888), conteneva frammenti di vita a Kirriemuir; Il piccolo ministro (1891), è un romanzo molto sentimentale che divenne un best seller e, dopo la sua drammatizzazione nel 1897, Barrie cominciò a scrivere principalmente per il teatro. 

Si sposa nel 1894 con l'attrice Mary Ansell, da cui non ebbe figli, anche perché pare che il matrimonio non sia stato proprio consumato!

A un cenone di Capodanno del 1897, incontrò Sylvia Llewellyn Davies, la figlia dello scrittore e caricaturista George du Maurier, uno dei suoi autori preferiti; in quell'occasione, nel chiacchierare, la donna scopre che lo scrittore scozzese era già amico di tre dei suoi figli, conosciuti durante le sue visite regolari ai giardini di Kensington, dove lo scrittore era solito recarsi per portare a spasso il suo cane San Bernardo.
Sylvia Llewelyn Davies,
fotografata da J.M. Barrie 
nel 1898
Proprio la conoscenza e la frequentazione dei fratelli Davies ispirò James nella creazione dei personaggi di fantasia che gli diedero tanta celebrità.

Trascorse diverso tempo in loro compagnia, tanto da diventare un famigliare per loro, arrivando ad ospitarli nel proprio cottage e inventare giochi e storie per divertirli. 

Purtroppo, l'autore fu accusato di pedofilia, mai provata, e anzi le voci furono completamente smentite in seguito dal più piccolo dei Davies, ormai adulto, Nicholas.

È il 1904 quando Peter Pan debutta nei teatri londinesi, nello spettacolo Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere e ad interpretare il protagonista è un'attrice; il successo fu immediato.
Nel 1906 esce la prima versione del romanzo, ovvero Peter Pan nei giardini di Kensington, e nel 1911 la seconda versione Peter e Wendy.

James non smise mai di ritoccare il testo, che vide la versione definitiva nel 1928. 

Intanto Sylvia Davies si ammalò e morì nel 1910,  lasciando come disposizione che fosse Barrie ad avere la custodia, con la madre di lei, dei suoi figli. 

Purtroppo, dei quattro ragazzi, due morirono giovani: uno di essi (George) morì in guerra, mentre Michael annegò, forse suicida, a 20 anni; Peter si tolse la vita nel 1960, un anno dopo la morte del fratello Jack. Ad avere una vita più longeva è stato Nicholas, morto nel 1980.

James Matthew Barrie muore il 19 giugno 1937, a Londra, cedendo i diritti delle opere di Peter Pan al Great Ormond Street Hospital for Children di Londra.


Pillole di curiosità:

Barrie ha avuto il privilegio di raccontare le sue storie alle giovani figlie del duca di York, alla futura regina Elisabetta II e alla principessa Margaret.

Anticipando Conan Doyle, Barrie "uccise" il famoso investigatore Sherlock Holmes nel racconto parodia "The Final Problem" (1893).

Il Nostro era senz'altro un tipo eccentrico: ad es., ordinava cavoletti di Bruxelles ogni giorno a pranzo solo perché gli piaceva pronunciare quelle parole.

Creò una squadra di cricket composta da celebrità, come G.K. Chesterton, Arthur Conan Doyle, Jerome K. Jerome, A.A. Milne e H.G. Wells. si facevano chiamare gli Allahakbarry nell'errata convinzione che la frase araba "Allah akbar" significasse "il cielo ci aiuti", quando in realtà significa "Dio è grande".

Oltre al classico Disney del 1953, tra le altre versioni cinematografiche di Peter Pan c'è quella di Spielberg, Hook (1991), con Robin Williams nei panni del protagonista, Dustin Hoffman in quelli di Capitan Uncino e Julia Roberts, Campanellino; la versione del 2003, Peter Pan, in occasione del centenario dell'esordio della stessa sulle scene teatrali.

Pan - Viaggio sull'isola che non c'è è del 2015 e vede nel cast Hugh Jackman e Rooney Mara.

Neverland - Un sogno per la vita (Finding Neverland) è del 2004 diretto da Marc Forster ed interpretato da Johnny Depp, Kate Winslet e Dustin Hoffman, e narra in maniera sufficientemente fedele un periodo della vita dello scrittore.



Fonti consultate:

https://www.britannica.com/
https://www.famigliacristiana.it/
https://interestingliterature.com/
Wikipedia 

sabato 8 maggio 2021

Ultimi arrivi nella mia libreria (maggio 2021)



Ultimamente ho acquistato un paio di romanzi a un prezzo vantaggioso.

Uno è un thriller psicologico di Donato Carrisi, autore che amo molto e di cui ho letto diversi libri: LA CASA DELLE VOCI (400 pp).

Trama

Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà. Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l'ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l'addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. Hanna è un'adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l'assassina è proprio lei.



*****


L'altro è di Ilaria Tuti, di cui di recente ho letto FIORE DI ROCCIA; sugli scaffali della mia libreria c'è già Fiori sopra l'inferno, primo libro della serie avente come protagonista Teresa Battaglia, e pochi giorni fa ho comprato Ninfa dormiente (secondo libro della serie, il terzo è  LUCE DELLA NOTTE).


Trama

Li chiamano «cold case», e sono gli unici di cui posso occuparmi, ormai. Violenze sepolte dal tempo e che d’improvviso riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma. 
Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo e più complicato di quanto mi aspettavo. Il male ha tracciato un disegno e a me non resta che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce, nelle valli più profonde, nel folto del bosco che rinasce a primavera. 
Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno. E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno.
Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Ogni giorno cammino sopra l’inferno, ogni giorno l’inferno mi abita e mi divora. Perché c’è qualcosa che, poco a poco, mi sta consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra, sono tutto per me. Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il cuore dal petto. 
Eppure, questa potrebbe essere l’ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella mia vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa.


Ho letto che il 3 giugno uscirà il quarto libro, FIGLIA DELLA CENERE (368 pp).

«La mia è una storia antica, scritta nelle ossa. Sono antiche le ceneri di cui sono figlia,ceneri da cui, troppe volte, sono rinata. E a tratti è un sollievo sapere che prima o poi la mia mente mi tradirà, che i ricordi sembreranno illusioni, racconti appartenenti a qualcun altro e non a me. È quasi un sollievo sapere che è giunto il momento di darmi una risposta, e darla soprattutto a chi ne ha più bisogno. Perché i miei giorni da commissario stanno per terminare. Eppure, nessun sollievo mi è concesso. Oggi il presente torna a scivolare verso il passato, come un piano inclinato che mi costringe a rotolare dentro un buco nero. Oggi capirò di dovere a me stessa, alla mia squadra, un ultimo atto, un ultimo scontro con la ferocia della verità. Perché oggi ascolterò un assassino, e l'assassino parlerà di me.»

giovedì 6 maggio 2021

Recensione: ELBRUS di Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa



A fronte del grave problema del surriscaldamento globale - che sta producendo ormai effetti devastanti, tanto da compromettere seriamente la sopravvivenza dell’umanità e di tutte le specie animali e vegetali del pianeta Terra -, un gruppo di scienziati è disposto a sfidare le leggi della scienza, della genetica e dell'etica pur di garantire al genere umano di continuare ad esistere. 


ELBRUS 
di Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa


Armando Curcio Editore
313 pp
La storia è ambientata in un futuro non troppo vicino al nostro presente e, più precisamente, ci si muove tra due differenti periodi: il periodo tra il 2113 e il 2118, e il 2155.

La vita sulla Terra è diventata un problema: i cambiamenti climatici prodotti dal riscaldamento globale hanno determinato nuovi equilibri geopolitici, per cui i paesi prima poco popolati perché più freddi, adesso vivono una situazione di sovrappopolamento e migrazioni di massa; questo porta con sé una problematica non irrilevante in quanto le risorse, che permettono il sostentamento del genere umano nel prossimo futuro, scarseggiano. 

Che fare?
Si è cercato di provare a vedere se fosse possibile la colonizzazione di altri pianeti ma l’esplorazione spaziale ha fallito, finora.

I limiti non risiedono in un insufficiente progresso tecnologico, bensì nelle caratteristiche della natura stessa della specie umana.

Ma, del tutto inaspettatamente, l'aiuto arriva dallo spazio...

Negli anni Settanta del XX secolo gli Stati Uniti avevano sviluppato un programma per la ricerca di vita intelligente extraterrestre: venivano inviati nel cosmo segnali della presenza umana con la speranza che potessero essere captati da altre civiltà.

Ed è quello che succede, ma in modalità che innescheranno una serie di decisioni ed iniziative dalle quali scaturiranno conseguenze dal peso etico e morale non indifferente.

Ad un certo punto, infatti, una nave extra-terrestre, durante uno dei suoi viaggi nel sistema solare, va in avaria; a bordo ci sono degli alieni, che inviano segnali di aiuto, ma i soccorsi giungeranno troppo tardi; moriranno quasi tutti i membri dell'equipaggio, tranne cinque sopravvissuti, che vengono fatti approdare in superficie nella base mineraria dell’EASA (agenzia spaziale).
Col tempo ne sopravvive soltanto uno, chiamato il Viaggiatore, e nonostante egli resti in coma per molti anni, una parte di lui resterà sempre vigile, tanto da riuscire incredibilmente a comunicare con i suoi simili, lontani nel tempo e nello spazio.

Intanto, uomini di scienza molto determinati ed ambiziosi cercano di capire se la presenza di questo essere alieno in coma possa tornare loro utile, in qualche modo; studiando la fisiologia della specie aliena, arrivano ad individuare le caratteristiche genetiche che differenziano gli umani da loro. Le ricerche mostrano da subito una sorprendente somiglianza fra le due specie, in quanto anche le cellule degli extra-terrestri contengono DNA! Attraverso una successiva mappatura genetica, gli scienziati possono compararla col genoma umano e individuare le eventuali mancanze presenti negli esseri umani e capire come conferire loro maggiore adattabilità fisiologica, in vista di future colonizzazioni su altri pianeti del sistema solare.

Per arrivare a questo scopo si renderà necessario prendere delle decisioni eticamente discutibili per dare il via ad un programma speciale di studio e manipolazione genetica.
L'approccio della scienza, in questo caso, è quello di raggiungere un obiettivo ad ogni costo, anche chiedendo a tutti i collaboratori di mettere a tacere la propria coscienza e di partecipare ad un programma scientifico straordinario nel suo genere ma che pone molti interrogativi di carattere etico e morale.

Non tutti gli uomini di scienza chiamati a dare il proprio importante contributo lo faranno a cuor leggero e con l'entusiasmo di chi sta partecipando a un tipo di studi mai affrontato prima di allora e che potrebbe dare una svolta alla propria carriera; tra essi, il genetista David Dunn, ad es., vivrà questa adesione al progetto con un peso sul cuore, metterà a rischio anche il proprio matrimonio e, negli anni, maturerà non pochi rimorsi e tormenti...

Passano gli anni e arriviamo nel 2155, anno in cui conosciamo vari personaggi, come un certo Lubomìr, programmatore ed esperto di realtà virtuale e intelligenza artificiale; cos'ha in comune quest'uomo con un certo Sokolov, stilista impazzito che ha tentato il suicidio in seguito a deliri spaventosi, caratterizzati da allucinazioni vivide che lo portano sull'orlo della follia?

E poi c'è Mark, un individuo particolare, che vive in una base posta sotto il Monte Elbrus (Russia), là dove è collocata la base dell'EASA. Anche lui è ossessionato da fitte alla testa, incubi ad occhi aperti e allucinazioni molto forti, che lo confondono e lo spaventano.

Mark non è come gli altri umani, però: quando si guarda intorno, nella base dove vive, e vede gli altri ospiti con cui condivide l'esistenza, è come se si guardasse nello specchio e vedesse tante copie di sé stesso: sotto l'EASA, infatti, vive una colonia di persone tutte uguali tra loro, dei cloni, concepiti in laboratorio e che costituiscono l’ultima possibilità per garantire all’uomo la continuità della specie, mettendolo in condizione di andare lontano dalla Terra, ormai contaminata dalle radiazioni di una guerra passata e devastante.

"La base sotterranea è un ambiente simulativo, concepito per prepararli alla colonizzazione di nuovi mondi. I coloni della base sono il futuro dell’Umanità e a questo sono addestrati fin dalla nascita."

Ma è davvero così? Qual è l'origine di queste creature, che da decenni hanno  contatti solo tra loro e senza poter mai recarsi fuori dalla base?

Le grigie esistenze di questi cloni vengono scosse da una serie di segnali e messaggi che vengono da qualcuno ad essi strettamente collegato, che si sta mettendo in comunicazione con loro, in una sorta di telepatia empatica.

Le allucinazioni di Lubomìr e Sokolov sono collegate con ciò che sta accadendo ai cloni?
Il giornalista Nigul Leppik è intenzionato a scoprirlo e, partendo da un dato di fatto - i due uomini condividono il medesimo passato: sono stati ospiti di una Fondazione (su cui non girano molte informazioni), poi affidati a delle famiglie.
Forse il punto nevralgico è la Fondazione: cosa accadeva tra quelle mura, che è rimasto segreto finora? 

Insomma, ci sono dei quesiti importanti cui dare risposta, ogni nodo verrà al pettine e, proseguendo nella lettura, aggiungeremo gradualmente ogni tessera al puzzle finale, che diverrà via via chiaro e completo.

È un romanzo di fantascienza/distopico davvero bello, scritto benissimo; all'inizio ammetto di aver avuto qualche piccola difficoltà perché vengono introdotti diversi personaggi in differenti contesti, e quindi può sembrare che ci sia un po' di confusione, ma stando attenti ai due differenti periodi temporali e alle storie dei diversi personaggi principali, pian piano si trova il filo che collega tutto e tutti.

Ho trovato oltremodo interessante tutta la parte relativa alla manipolazione genetica e a come queste modifiche non possano prescindere da interrogativi morali e che, a mio avviso, si racchiudono in questa frase, presente nel libro: 

"Abbiamo giocato a fare Dio e ci deve essere sfuggito qualcosa di mano."

Ecco, tra queste pagine, mirabilmente narrate, emerge tutta la follia e l'intelligenza del genere umano: l'intelligenza di scienziati che riescono a mettere a punto programmi e studi ambiziosi, e la follia per due ragioni: perché questi studi si son resi necessari dopo che la Terra è stata vergognosamente maltrattata, al punto da portare a conseguenze climatiche disastrose per la natura e per l'uomo; e ancora folle perché l'Uomo, nel voler risolvere problemi da lui stesso creati, pretende di voler giocare a fare Dio, non tenendo in alcun conto il rispetto per i propri simili né - nel nostro caso - per specie aliene, che manifestano una capacità di amare, una sensibilità ed un'empatia che l'essere umano, con tutta la sua boria e il suo delirio di onnipotenza, non possiede.

Credo che il fatto di non essere amante del genere me l'abbia fatto apprezzare ancora di più, paradossalmente; lo consiglio, ovviamente in  particolare a chi ricerca questo tipo di letture: non delude le aspettative da nessun punto di vista, a cominciare dalla scrittura precisa, chiara, lucidissima e dalla trama ben articolata, per continuare con l'esaustiva caratterizzazione dei personaggi principali e finendo con le tematiche affrontate.


martedì 4 maggio 2021

Recensione: DA ME A TE di Loredana Falcone



DA ME A TE è un libro di ricette ma lo è in un senso tutto particolare: contiene, certamente, le ricette di piatti della tradizione italiana ma, lungi dall'essere una mera lista di ingredienti e procedimenti culinari, la presenza di aneddoti autobiografici e lo stile colloquiale ed ironico conferiscono al testo  una grande fluidità narrativa che intrattiene amabilmente il lettore.


DA ME A TE
di Loredana Falcone


Ed. Il Vento Antico
101 pp
"Le donne della nostra famiglia, in un’epoca in cui si spendono
migliaia di euro per andare in analisi, hanno curato ansie e depressioni col cibo".

Scrivere un ricettario per la propria figlia come una sorta di messaggio  da inviarle affinché le prelibatezze cucinate dalle donne di casa nel corso delle generazioni non vadano perdute, ma siano tramandate, insieme al racconto di certi simpatici episodi di famiglia legati al cibo: questo è ciò che fa la scrittrice Loredana Falcone in questo bel "ricettario narrativo".

Le ricette di famiglia, che hanno riempito non solo la pancia ma anche il cuore di madri, padri, sorelle, fratelli, nipoti, figli e figlie, diventano l'occasione per raccontarsi e raccontare le proprie radici: sono "storie della nostra famiglia, del nostro modo di percepire il cibo, della nostra capacità di sublimarlo da alimento che nutre il corpo a sostanza che accarezza il cuore".


L'Autrice si rivolge direttamente alla destinataria - la figlia Jessica - spiegandole come cucinare tante buone pietanze, ma - come dicevo - non si limita a fare un elenco di ingredienti e a descrivere il procedimento perché il piatto riesca bene, ma arricchisce ogni ricetta con commenti umoristici, prevenendo simpaticamente eventuali obiezioni della figlia, dandole consigli utili per fare una bella figura ai fornelli, intervallando aneddoti familiari divertenti, molti dei quali fanno riferimento ad errori fatti in cucina che poi sono diventati un modo per ricordare certe marachelle e riderci su assieme.

A dare sapore al tutto ci pensa l'ingrediente fondamentale: l'amore, perché la cucina è amore, e questo elemento è capace di rendere prelibato qualsiasi piatto, magari anche uno non perfetto.

Prendere in mano un ricettario così è un piacere perché a legare ogni ricetta è l'affetto, la voglia di trovarsi insieme a “pasticciare” tra i fornelli, a sentire il ragù "pippiare" in pentola e lasciarsi coccolare dai profumi di pranzetti che "sanno di casa", che ci ricordano le tavolate, piccole o grandi, attorno a cui la famiglia si è sempre riunita negli anni.

Un manuale culinario diverso dal solito, godibilissimo per il tono leggero e simpatico, che ci ricorda piatti tipici della nostra meravigliosa penisola (che quanto a cucina ha di che vantarsi), risultando interessante e molto utile per chi vuol cimentarsi ai fornelli; si spazia dal nord al sud Italia, con un'occhiata anche a qualche leccornia straniera.



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