sabato 29 ottobre 2022

* 29 ottobre 1956 * IL MASSACRO DI KAFR QASIM



Il 29 ottobre 1956, 66 anni fa, avvenne il massacro del villaggio di Kafr Qasim un villaggio palestinese passato a Israele dopo l’armistizio con la Giordania.

Quarantanove furono i palestinesi indifesi ammazzati dalla Magav, la polizia di frontiera israeliana; fu un massacro  pianificato ai massimi livelli, che mirava a terrorizzare la popolazione e rientrava tra le fasi di un’operazione volta alla pulizia etnica dalla regione.

Il 29 ottobre 1956, Israele decise di anticipare il coprifuoco notturno dalle 21:00 alle 17:00 con effetto immediato nelle città arabe israeliane situate nell'area del Triangolo, vicino all'allora confine con la Giordania, un'area triangolare nel centro di Israele abitata da molti palestinesi, appena a nord-est di Petach Tikva.

Nonostante fossero state avvertite che centinaia di residenti, che lavoravano come agricoltori, non sarebbero stati a conoscenza del nuovo coprifuoco (in quanto erano uscite di casa al mattino), le truppe israeliane avevano ricevuto l'ordine di sparare per uccidere qualsiasi persona avvistata fuori dalla propria casa dopo le 17:00, senza fare alcun distinguo tra uomini, donne, bambini e coloro che tornavano da fuori. 
Quando gli abitanti del villaggio tornarono alle loro case dopo le 17:00, la polizia di frontiera li fermò, li fece scendere dai loro veicoli e iniziò a sparare a distanza ravvicinata, uccidendo a sangue freddo 49 persone, tra cui sei donne e 13 bambini sotto i 15 anni. 

Quando il governo israeliano e il comando militare appresero dell'uccisione di questi abitanti del villaggio, dapprima cercarono di nascondere l'orribile massacro, ma inutilmente, in quanto la notizia di diffuse; questo costrinse il governo israeliano a portare i responsabili in tribunale, ma in realtà non furono processati coloro che diedero ordine di sparare sui civili, bensì solo i soldati sul campo, i quali ricevettero tra l'altro condanne troppo lievi (e comunque vennero rilasciati entro un anno); cosa ancor più assurda (se possibile), il comandante della brigata, Issachar Shadmi, fu condannato a pagare solamente una multa simbolica di 10 centesimi per eccesso di autorità.

Centesimi. Tanto valeva la vita di decine di innocenti.


«Il massacro di Kafr Qasim non ha un giorno commemorativo. Non è un episodio su cui l’oblio avrà la meglio. È una storia d’odio che si dipana da quando Herzl ha sguainato la spada dalla Torah e l’ha puntata in faccia all’Oriente. (...)
 Per che cosa sono morti? Sicuramente non per noi. Sono vittime, non martiri. Quello è il loro duplice  dramma, perciò siamo doppiamente addolorati per loro. Possiamo dire che sono morti per accrescere il nostro odio contro l’oppressione e l’usurpazione, per accrescere la nostra devozione alla terra. Ma non abbiamo bisogno di questa prova feroce. Noi siamo capaci di sviluppare il nostro senso di amore e di odio senza questa morte inutile. Per cosa sono morti dunque? Non per noi, ma per gli assassini. Per far sentire i sionisti capaci d’interpretare nella storia un ruolo diverso da quello di vittima. Per dimostrare loro che possono provare piacere a uccidere. “O sei l’assassino o sei la vittima.” Questa è la scelta obbligata che  si sono trovati davanti.»  *         



Vittima n. 18 
(poesia di Mahmud Darwish, trad. A. Cafagno) **

Una volta, l’uliveto era verde
Lo era! E il cielo era
una foresta azzurra. Lo era, mio amore.
E quella notte, cosa è cambiato?

Hanno fermato il camion all’angolo della strada.
Erano così calmi.
E svoltato ad est. Erano così calmi.

Una volta, il mio cuore era un canarino blu… Il nido del mio amore!
Lo era! E i fazzoletti che mi hai dato erano tutti bianchi. Lo erano, mio amore.
Cosa li avrà mai macchiati quella sera?
Non capisco proprio, mio amore.

Hanno fermato il camion all’angolo della strada. Erano così calmi.
E svoltato ad est. Erano così calmi.

Per te, io ho tutto:
Per te ho ombra e luce,
Una fede nuziale o quel che vuoi
Un campo di ulivi o di fichi.
E, come ogni notte, verrò da te
Entrerò dalla tua finestra, mentre dormi, e getterò un gelsomino.
Non incolparmi se tarderò un po’
Loro, mi hanno fermato

L’uliveto è sempre stato verde
Lo era, mio amore.
Ma, al tramonto,
Cinquanta corpi sono divenuti
Una pozza rossa. Cinquanta corpi.
Non incolparmi, mio amore.
Mi hanno ucciso. Mi hanno ucciso.
Mi hanno ucciso.




*  Mahmud Darwish, UNA TRILOGIA PALESTINESE
articolo consultato >> QUI
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giovedì 27 ottobre 2022

** SEGNALAZIONE NARRATIVA/SAGGISTICA ** "Putin. L'Angelo di Dio" || "Le rose di Orwell"

 

Buon pomeriggio, cari lettori!

Oggi vi presento un paio di libri dalle tematiche differenti ma ciascuna, a modo suo, interessante e attuale.

Parto da un saggio breve che costituirà una mia prossima lettura: verte su un personaggio che è, per ovvie ragioni, sulla nostra bocca tutti i giorni: Putin.


PUTIN. L'ANGELO DI DIO
di Giovanni Boschetti

Brè Edizioni
134 pp
11 euro
Giugno 2022
I protagonisti del romanzo sono due figure angeliche: Salathiel e Kranithel. 
Dibattono sulla guerra in atto, risultato della globalizzazione, con le sue false libertà e le sue false conquiste, e soprattutto del tentativo dell'est di arrestare l'avanzata di questo processo, responsabile della cancellazione delle identità culturali e religiose. 

L'autore, tramite i suoi Angeli, che riportano il pensiero di terzi, fra cui anche esimi artisti e uomini politici, esprime opinioni diverse e contrastanti sulla controversa figura di Putin e sottolinea come l'Ucraina sia considerata dalla Russia la sua patria spirituale, una parte inseparabile di sé. 

Una disamina spietata che enuncia gli errori dell'Est e dell'Ovest, senza distinzioni e senza pregiudizi. Conoscere l'altrui è indispensabile per comprendere i motivi degli avvenimenti, il che non significa giustificarli. 
Una condanna a una guerra inutile, come tutti i conflitti. Ostilità che non porteranno né vincitori né vinti, ma solo vittime.


L'autore.
Giovanni Boschetti nasce a Montichiari, in provincia di Brescia, nel primo dopoguerra, durante la rinascita economica. Da sempre appassionato di oggetti antichi, ha avuto la fortuna di incontrare, ancor giovane, l’Arte delle Antiche Icone Russe, diventandone, in seguito, un appassionato e un esperto.
È stato uno fra i primi studiosi italiani di questa importante Arte Sacra, interessandosi, parallelamente, anche all’arte delle Avanguardie Russe.
Ha scritto diversi libri su queste due forme artistiche e, con orgoglio personale, ha composto, una storia per bambini, per far conoscere le Icone anche ai più piccoli, in Russia.
In più, alla fine del 2021, in Italia, ha dato alle stampe, con Bastogi Libri, un romanzo, dal taglio autobiografico e spirituale, Le sette porte. Il sogno di un Amore, che ha ampiamente provveduto a pubblicizzare.
Ha curato decine di mostre d’arte russa, collaborando, a livello internazionale, con alcuni esperti russi sulla divulgazione di quest’arte.

❤☆❤☆❤☆❤☆


A fine ottobre la C.E. Ponte alle Grazie pubblica LE ROSE DI ORWELL, un saggio di Rebecca Solnit, scrittrice e intellettuale americana che ha voce e peso nel dibattito culturale d’Oltreoceano, e non solo. 
Il saggio della Solnit, tratta – in qualche modo e con moli spunti, divagazioni, illuminazioni - di botanica e politica, fiori e totalitarismo, attraverso una biografia singolare e nuova di George Orwell, appassionato coltivatore di rose.
Si tratta di uno dei più importanti e originali libri di non fiction dell’anno scorso in Usa.

REBECCA SOLNIT RITRAE UN ORWELL PIÙ SPERANZOSO E OFFRE UNA MEDITAZIONE SUL PIACERE, SULLA BELLEZZA E SULLA GIOIA COME ATTI DI RESISTENZA

“Non avevo pensato con sufficiente impegno a quelle rose di cui avevo letto la prima volta più di un terzo di secolo fa. Erano rose, ed erano a un tempo le sabotatrici dell'atteggiamento con cui a lungo avevo accettato una versione convenzionale di Orwell e un invito ad andare più a fondo nella questione. Erano domande su chi fosse veramente lui e chi fossimo veramente noi, e su come il piacere e la  bellezza e il tempo trascorso senza un tornaconto pratico quantificabile occupino un posto nella vita di qualcuno, forse di chiunque, abbia a cuore la giustizia, la verità, i diritti umani, e voglia cambiare il mondo” (dal libro).


Sinossi
Ponte alle Grazie
352 pp
20 euro
USCITA
31 OTTOBRE 2022


“Nella primavera del 1936 uno scrittore piantò delle rose”. 

Così inizia il nuovo libro di Rebecca Solnit, una riflessione sulla passione di George Orwell per il giardinaggio e sul modo in cui il suo coinvolgimento con le piante, in particolare i fiori, illumina il suo impegno di scrittore e antifascista. 
Il racconto di Solnit si sviluppa tra la scrittura e l’agire di Orwell: andare a visitare le miniere di carbone dell’Inghilterra, combattere nella guerra civile spagnola, criticare Stalin quando gran parte della sinistra internazionale lo sosteneva ancora. 
Il libro offre una lussureggiante esplorazione di politica, rose e piacere, e una nuova interpretazione di George Orwell come un appassionato giardiniere la cui scrittura politica era fondata sulla sua passione per il mondo naturale. 
Il ritratto si conclude con una rilettura di 1984 che offre l’immagine di un Orwell più speranzoso.

L’AUTRICE
Rebecca Solnit californiana, è scrittrice, giornalista, storica, ambientalista, femminista e critica d’arte. Per Ponte alle Grazie sono usciti: Gli uomini mi spiegano le cose (2017), Storia del camminare (2018) e Ricordi della mia inesistenza (2021). I suoi scritti sono apparsi su Harper’s Magazine e The Guardian. Vincitrice di numerosi premi, è una delle intellettuali americane più rispettate e autorevoli.



HANNO DETTO DEL LIBRO

«Se “orwelliano” è diventato sinonimo di oscurità e oppressione, Solnit ci presenta un Orwell innamorato del giardinaggio, della natura e con un piacere fisico nei confronti della vita: il suo antidoto al cupo puritanesimo degli ideologi.» The Guardian

«Una lettura coinvolgente che riflette su argomenti diversi come la crisi climatica, le ideologie  estremiste». The Telegraph

«Rebecca Solnit usa il giardino di Orwell come mezzo per esplorare la vita personale, la scrittura e il pensiero politico dello scrittore». Washington Post

«Ho amato questo libro: Orwell è raccontato come un padre gioioso, speranzoso, amante della vita ma soprattutto come un appassionato ed energico giardiniere». MARGARET ATWOOD


mercoledì 26 ottobre 2022

Frammenti di... IL CASO ALASKA SANDERS

 

Dopo la recensione, eccomi con qualche citazione tratta da IL CASO ALASKA SANDERS.


"...si chiama 'nostalgia'. La nostalgia è la nostra capacità di persuaderci che il passato è stato fondamentalmente felice, e che di conseguenza abbiamo fatto le scelte giuste. Ogni volta che rievochiamo un ricordo e ci diciamo 'È stato bello', in realtà è il nostro cervello malato che secerne nostalgia per convincerci che è quello che abbiamo vissuto non è stato vano, che non abbiamo sprecato il nostro tempo. Perché sprecare il proprio tempo significa sprecare la vita."


"Gli amici non si incontrano, ti si rivelano".


"Le vere ferite sono segrete. Bisogna tacerle: cicatrizzano solo tenendole per sé".





"La trappola del denaro, Marcus, è che può comprare qualsiasi sensazione, ma mai un sentimento autentico. Può dare l'illusione di essere felici senza esserlo veramente, di essere amati senza esserlo realmente. Il denaro può comprare un tetto sulla testa, ma non la serenità di una casa"


"In tutti noi c'è un gabbiano, la tentazione di cedere a una facile poltroneria. 
Ricordati di combatterla sempre".


"Il problema di certi segreti è che finisci tu stesso per dimenticarli, finché un bel giorno non risalgono in superficie come fogne che traboccano".

lunedì 24 ottobre 2022

** RECENSIONE ** IL CASO ALASKA SANDERS di Joël Dicker



Lo scrittore Marcus Goldman, dopo aver contribuito, in passato, alla soluzione del caso di Nola Kellergan e aver fatto scagionare l'amico scrittore Harry Quebert, si vede nuovamente coinvolto in un' altra drammatica vicenda, vecchia di undici anni e apparentemente risolta: l'omicidio della ventiduenne Alaska Sanders. 
Assieme al poliziotto e amico Perry Gahalowood, Marcus non si darà pace fino a quando non avrà chiarito ogni aspetto di quel complicato omicidio in cui, in realtà, di risolto non c'è un bel nulla.


IL CASO ALASKA SANDERS
di Joël Dicker





Ed. La nave di Teseo
trad. Milena Zemira Ciccimarra
624 pp

Mount Pleasant (nel New Hampshire) è una tranquilla cittadina dove tutti si conoscono, dove puoi dormire con la "porta aperta" e  in cui non succede mai nulla di sconvolgente.
Il luogo ideale per un omicidio, in pratica.

Era il 3 aprile 1999 quando il corpo senza vita di una giovane donna, Alaska Sanders, veniva rinvenuto in riva a un lago; la vittima era morta strangolata, dopo essere stata colpita in testa con un oggetto contundente.
In carcere era finito un giovanotto di nome Eric Donovan, cui fu  dato l'ergastolo e risparmiata la pena di morte in quanto reo confesso; a dire il vero, Donovan pare fosse stato il complice del vero assassino: Walter Carrey, a quel tempo fidanzato con Alaska. 
Essendosi suicidato dopo la confessione e dopo aver coinvolto l'amico Eric quale complice, l'unico a pagare è stato (ed è) quest'ultimo.
Insomma, indagine risolta, caso chiuso. 
No?

NO, ovvio.

Le indagini partono immediatamente, nel '99, e a guidarle sono Perry Gahalowood con i colleghi Vance e Kazinsky; i sospetti della polizia cadono da subito sul fidanzato della vittima, Walter Carrey, per poi estendersi appunto ad Eric, amico non solo di Walter ma della stessa Alaska.

I particolari dell'indagine vengono forniti al lettore goccia a goccia in quanto le vicende del 1999 costituiscono "il passato" ed esse si alternano al racconto del presente, quando il Marcus del 2010 rivede l'amico Perry e questi gli racconta il caso Alaska Sanders, che ha stravolto la sua vita.

Benché ufficialmente risolta, la triste e complicatissima storia di chi (e come-quando-dove e perché) ha tolto la vita a una povera ragazza, giudicata un angelo bellissimo e gentile da chiunque l'abbia conosciuta, si riaffaccia prepotentemente nella vita di Perry, sconvolgendogliela, oggi più di ieri.

A spingere Perry a riaprire il caso è un inquietante messaggio anonimo a lui destinato, in cui vien detto che Eric e Walter sono innocenti; la lettera viene intercettata da Helen (l'amorevole e meravigliosa moglie di Perry, alla quale Marcus è molto affezionato) e questo episodio innescherà una serie di eventi drammatici per la famiglia Gahalowood.

Fortunatamente, il burbero ma onesto e retto poliziotto ha accanto a sé un vero amico, qual è Marcus Goldman (la cui amicizia sincera sarà fonte di consolazione e forza per Perry, che attraverserà un brutto periodo) e i due, insieme, riformeranno una squadra incredibile e tenace, pronta a non trascurare alcuna ipotesi pur di dare un senso e una spiegazione a quel messaggio anonimo.

E se undici anni prima Gahalowood e colleghi avessero seguito una falsa pista che li ha portati a commettere un madornale errore di valutazione, facendo sì che tra le sbarre venisse messo l'uomo sbagliato? 

Le indagini ripartono, prima di nascosto e in veste privata, poi in via ufficiale, anche perché gli elementi che vengono raccolti via via diventano innumerevoli e, di volta in volta, aprono a sempre nuovi e scottanti scenari.

Tante sono le domande e i dubbi cui nel 1999 non fu data risposta:

- sul cadavere fu ritrovato un biglietto con su scritto: SO COSA HAI FATTO.
Lo scrisse e lo lasciò l'assassino? E a cosa si riferiva, cosa poteva aver commesso di grave Alaska, tanto da essere minacciata da qualcuno? L'omicidio è stato frutto di una vendetta? Forse è da attribuire a un movente passionale?
- Alaska era di Salem (Massachussets): perché lasciò la famiglia e il proprio paese per andare in una località fin troppo anonima e tranquilla come Mount Pleasant?
Nell'assistere alle tante domande di Perry e Marcus ai genitori della giovane, veniamo a sapere che Alaska era bellissima e si stava facendo strada nel mondo dello spettacolo, avendo il desiderio di sfondare come attrice; aveva anche vinto un importante concorso di bellezza, eppure subito dopo, invece di volare a New York per tentare la scalata al successo, si era ritirata a Mount Pleasant, andando a vivere col fidanzato Walter.
Come mai questa scelta così poco logica? 
Tanto più che con Walter non sembrava che fosse tutto "rose e fiori"... e infatti, la sera dell'omicidio, Alaska aveva rotto con il ragazzo ed era pronta per recarsi ad un appuntamento galante...
Con chi? Forse Alaska aveva un amante, Walter l'aveva scoperto e l'aveva uccisa spinto dalla gelosia e dalla rabbia?

A indirizzare l'attenzione degli investigatori su Walter ci sono tanti dettagli che, in un modo o nell'altro, lo inchiodano o, quanto meno, gettano più di un'ombra sulla sua innocenza: un maglione sporco del sangue della vittima (di chi è? perché è lì?) nella propria auto, frammenti di vernice appartenente a una macchina (la sua?), stampanti mal funzionanti, testimonianze parziali ma da non sottovalutare..., insomma tante sono le criticità che nel '99 si cercò di spiegare con tesi scontate che, per quanto logiche,  non erano supportate da investigazioni approfondite.

La narrazione procede attraverso numerosi e costanti flashback, che dal 2010 ci portano al 1999, con piccoli e veloci salti a mesi e settimane prima e dopo il 3 aprile, indispensabili per chiarire cosa sia accaduto nel passato, quali persone (e sono tante) siano coinvolte e in che modo,  e poiché "In un'indagine ciò che non si spiega è sospetto", la soluzione arriverà solo chiarendo ogni minimo particolare e districando ogni nodo.

Il susseguirsi delle vicende segue un ritmo vivace, in un crescendo di progressive scoperte e informazioni che creano tanti piccoli colpi di scena, in grado di aumentare la tensione emotiva e la curiosità del lettore.

CHANDLER HOVEY PARK (source)
località citata nel romanzo
Si resta affascinati dalle capacità investigative, logiche e dialettiche di Perry, che sa condurre indagini e interrogatori facendo le domande giuste al momento giusto, così da portare l'interlocutore dove vuole e a dargli le informazioni desiderate, che arrivano con ben undici anni di ritardo e non possono non rivoluzionare tutto, compresi gli stati d'animo di Gahalowood, che si rende conto di aver fatto (e i suoi colleghi di allora ancor di più) un sacco di errori stupidi.

I sospetti passano da Eric a Walter e viceversa; non si fa in tempo a credere che l'uno sia colpevole che qualche nuovo indizio sbuca per rimettere tutto in discussione; nel corso dell'evolversi della trama, altri personaggi (noti e nuovi) desteranno molti legittimi dubbi e indizi di colpevolezza.
Anzi, è possibile sostenere che non c'è personaggio coinvolto nella storia di Alaska che non abbia qualcosa da nascondere e su cui lo scrittore non getti l'ombra del dubbio.
Fino alla fine, individuare il colpevole oltre ogni ragionevole dubbio sarà tutt'altro che semplice e scontato.

Non ho letto La verità sul caso Harry Quebert (ho solo guardato la serie tv, che tra l'altro mi è piaciuta davvero tanto) né Il libro dei Baltimore, ed entrambi sono menzionati molte volte perché tanto Harry (con cui Marcus aveva un forte legame d'amicizia) quanto i famigliari di Baltimore (cui il ragazzo è stato legatissimo durante l'infanzia e che sono stati protagonisti di un evento tragico, che ha segnato lo stesso Marcus) hanno esercitato una notevole influenza su di lui, sul suo carattere, su certe decisioni prese o meno, sulla sua (in)felicità. 

Nel caso di Harry, poi, il suo ricordo è un fantasma sempre vivo, la cui presenza nella vita di Marcus si fa sentire prima in maniera vaga poi più concreta.
Marcus è fondamentalmente un insicuro con scarsa autostima e questa sua fragilità si manifesta in vari ambiti esistenziali, dal lavoro all'amore, all'amicizia.
Il successo (ottenuto con un primo romanzo e, in special modo, con "La verità sul caso Harry Quebert") gli ha fatto smarrire sé stesso e la propria identità, che egli tende a sovrapporre a quella di Harry, per lui amico straordinario e scrittore idealizzato, un modello al quale tendere e da imitare.

Lo vedremo maturare e crescere sotto questo aspetto ed arrivare ad una più adeguata ed equilibrata consapevolezza di sé.

Concludendo, Il caso Alaska Sanders è stata una lettura per me entusiasmante.

Tradimenti, bugie, invidie, amori segreti e proibiti, piani architettati per far del male, zittire testimoni scomodi ed evitare problemi per sé stessi: Dicker ci mostra quanto complicata sia la mente umana, ma anche quanto possa essere ingegnosa, scaltra, e come ci sia bisogno di altrettanta sagacia per unire tra loro e con efficacia eventi concatenati le cui relazioni non sono visibili a un occhio superficiale e frettoloso.

Per il lettore occuparsi del caso di questa ragazza ammazzata è come porsi davanti ad una lavagna pulita su cui man mano vengono scritti nomi, luoghi, date, legami, connessioni e tutto ciò che ha a che fare con l'omicidio e, anche se ogni volta che si aggiunge un elemento, esso sembra portare confusione, in realtà va solo inserito nel posto giusto e questo richiede tutta l'intelligenza, la pazienza e la tenacia da parte dei due amici, ricercatori instancabili della verità.

Una delle caratteristiche che più mi hanno convinta di questo thriller è che - come dicevo più su - nessuno dei sospettati è mai completamente scagionato e innocente fino alla piena risoluzione del caso, per arrivare alla quale bisogna ovviamente aspettare che scorrano molte pagine!

Il mio parere è assolutamente positivo; è un romanzo che, una volta cominciato, non ho più  mollato, così che mi ritrovavo, ogni volta che lo riprendevo, a leggere un sacco di pagine senza alcuna fatica, anzi, con il vivo piacere ed interesse di proseguire per arrivare alla fine.

Sarei curiosa di leggere "Il libro dei Baltimore" o altri romanzi di Dicker. Se avete consigli, fatevi sotto ^_-

sabato 22 ottobre 2022

[[ RECENSIONE ]] QUELLO CHE RIMANE di Paula Fox



Paula Fox orienta lo sguardo del lettore sulla quotidianità di una coppia che, schiacciata dal peso della noia, dell'abitudinarietà e dello stress di ogni giorno, non sa più comunicare, comprendersi, accogliersi.
Un evento apparentemente insignificante incresperà le acque chete e noiose della loro vita a due.


QUELLO CHE RIMANE
di Paula Fox



Fazi Editore
trad. A. Cogolo
202 pp
Sophie e Otto Bentwood sono una coppia di mezz'età senza figli; lui è avvocato, lei lavora (saltuariamente) come traduttrice.

La sensazione che si ha da subito, nell'entrare nella loro casa, è di una vita famigliare monotona, piatta, priva di grosse emozioni e sorprese; quello tra i due coniugi dà l'idea di un rapporto annoiato, se non logorato quanto meno "stanco", scialbo, in cui a regnare è l'incomunicabilità.
Otto e Sophie non sanno parlarsi né tanto meno ascoltarsi; i loro dialoghi mi son parsi non dico surreali ma sicuramente irritanti e frustranti: l'uno sembra tapparsi le orecchie e non sentire ciò che dice l'altra, soprattutto se l'argomento è "scomodo" o fonte di tensione o divergenze d'opinione.
Spesso si parlano alzando la voce, manifestando nervosismo, fatica a sopportarsi; quasi sempre uno dei due - di fronte al menefreghismo e all'atteggiamento supponente del coniuge - deve arrendersi e non insistere, cambiando argomento o fingendo a sua volta indifferenza, ma in realtà accumulando risentimenti.

Lo so, mi rendo conto di non essere stata molto generosa con questa mia presentazione, ma è l'aria che si respira tra le loro mura.

Siamo a New York, verso la fine degli anni Sessanta; a ben guardare, Otto e Sophie Bentwood sono una coppia come tante e, a loro merito (ammesso che lo sia), va detto che nulla sembra scalfire la loro serenità di gente borghese.

Eppure, un pomeriggio, qualcosa di imprevisto accade. Benedetti imprevisti! Certe volte ciò che non ci aspettavamo e che va a creare frizioni e agitazione, potrebbe rivelarsi un evento positivo che dà un necessario scossone a una placidità che è sintomo di apatia!

Ebbene, a creare problemi è un gatto randagio, insistente visitatore alla ricerca di cibo.

Sophie, nonostante il marito sia di parere contrario, dà da mangiare alla bestiola, che però - che ingrato! - l'aggredisce, mordendola a una mano e procurandole una leggera ferita. 

Questo incidente, apparentemente sciocco e di scarsa importanza, innesca una strana reazione a catena: nell’arco di un weekend, la ferita di Sophie si fa sempre più preoccupante, la mano si gonfia e diventa rossa e dolorante; la donna cerca di restare razionale e lucida, di ostentare disinteresse e tranquillità ma in realtà dentro di sé è preoccupata e turbata.
E se la ferita dovesse peggiorare?

Otto, dopo una prima reazione di calma, si rende conto che quel morso è da far vedere a un medico: e se il gatto fosse affetto da rabbia e fosse necessaria un'antitetanica?

Mentre i due cercano di mascherare (ma perché, poi? Perché restare lì ad arrovellarsi il cervello sulla gravità della cosa invece che togliersi ogni dubbio andando in ospedale? Cosa spinge due adulti a comportarsi così? La paura di affrontare un problema serio e imprevisto?) le personali preoccupazioni - e di tranquillizzarsi l'un l'altra sminuendo la ferita -, altri piccoli episodi turbano la vita della coppia, come ad esempio i cattivi rapporti di Otto con il proprio collega Charlie.

Le pagine ci scorrono davanti e osserviamo marito e moglie mentre si urlano, si fraintendono, si innervosiscono, si chiudono nei propri silenzi ed elucubrazioni mentali, che non fanno che rendere il muro tra loro sempre più alto.
Li guardiamo, proviamo a capirne le motivazioni, i sentimenti, i desideri, le paure, i blocchi emotivi, ma non è facilissimo perché sono impenetrabili e hanno modi di ragionare ristretti e, forse, un tantino bizzarri; ingigantiscono e fanno drammi su bazzecole, non sanno gestire le contrarietà e quel vago senso di insoddisfazione, scontentezza, saltano su per un nonnulla, quando invece basterebbe fermarsi uno di fronte all'altra, guardarsi e parlarsi con sincerità, ritrovandosi.

Otto e Sophie vivono l'uno accanto all'altra da anni, si conoscono (o credono di conoscersi) a menadito, sanno prevedere reazioni, parole, silenzi, sospiri, rispostacce..., ma al lettore non sfugge come ciascuno sia ben murato nella propria roccaforte e non sappia chiedere aiuto e comprensione, né darne, di conseguenza.

Il grigio è il colore dominante di questa coppia di borghesi vicini ma lontani, perso ognuno nei propri pensieri, rimpianti e crucci; non c'è nulla di nuovo a rinvigorire il rapporto, sono esasperati ed esasperanti, pronti a sputarsi accuse reciproche; ci sembrano infelici, inappagati, scostanti, indolenti, sopportano a malapena la presenza del coniuge, pur non potendo immaginare la vita senza l'altro.

Questa insipidità si riversa su ogni altro aspetto della vita della coppia: lo sono i loro amici (banali, sgradevoli, superficiali, enigmatici, demotivati, tra il depresso e l'euforia sospetta), i luoghi e le case (descritti con una minuziosità esasperante che, alla fin fine, nulla aggiunge alla storia), i dialoghi e le interazioni con gli sconosciuti (passanti, medici...): l'autrice ci trasmette tutta la passività e la languida indolenza che scorre in queste persone e nella loro quotidianità.

A me Otto e Sophie hanno fatto pensare a due persone che stanno affogando pian piano e che sono incapaci di chiedere aiuto, pur urlandosi addosso e arrabbiandosi tantissimo (le emozioni le hanno pure loro, come tutti, ma scarseggiano in intelligenza emotiva); mi hanno comunicato sostanzialmente due tipi di  sentimenti: ora irritazione per la loro apatia, ora pietà per la loro infelicità.

La questione del morso accompagna i Bentwood per tutto il tempo, condizionandoli e costringendoli a rimettere in discussione non solo il loro matrimonio, ma anche la loro stessa esistenza, e forse quel maledetto morso potrebbe, seguendo percorsi inspiegabili, costituire un motivo per riavvicinarsi davvero e salvarsi reciprocamente dai dubbi, dal piattume, da una pericolosa abitudinarietà che finirebbe per soffocarli e allontanarli.

Il mio parere su questo romanzo, ahimè, non è positivo perché ho faticato ad avanzare nella lettura in quanto la trovavo poco stimolante in ogni aspetto:
- nell'argomento in sé: la cosa più interessante è proprio il morso... e non lo dico per fare dell'ironia, ma davvero... Leggevo ed aspettavo sostanzialmente di capire come si evolvesse la ferita, quasi aspettandomi un dramma che portasse un po' di movimento nella storia;
- per come è trattato e per la psicologia dei personaggi: io amo i romanzi incentrati sulle relazioni di coppia/famigliari, sulle loro dinamiche complesse in cui emergono fragilità, paure, insicurezze..., ma non sono riuscita ad entrare in sintonia con i protagonisti, con le loro vicende; non hanno personalità affascinanti e mi hanno per lo più seccata, quasi infastidita, per i loro atteggiamenti privi di energia, carattere e volontà; ripeto, il massimo dell'empatia l'ho provata attraverso il sentimento della pietà... (per la loro tristezza e infelicità, individuale e di coppia);
- le battute tra i protagonisti, e tra loro e i personaggi secondari, non hanno contribuito a creare dinamicità, a sostenere il ritmo narrativo, anzi... 

Ecco, per onestà intellettuale va detto, però, che - a prescindere dal mio personalissimo impatto emotivo e su come questo condizioni il mio ritenere il libro godibile o meno - se la Fox ha voluto sottolineare la mancanza di comunicazione nella coppia, il loro essersi persi nel labirinto di un legame e di un'esistenza sempre uguale, priva di stimoli e vigore, annoiata e annoiante, beh allora ci è riuscita in pieno, perché questo mi è arrivato, effettivamente!

Concludendo: sarà stato lo stile, quest'atmosfera un po' borghese-vintage e, passatemi il termine, "ammuffita", o forse sarà stata colpa mia e di una cattiva predisposizione..., non lo so..., ma non posso dire sia stata una lettura che mi ha coinvolta, incuriosita e appassionata. Ahimé.

venerdì 21 ottobre 2022

📚 Anteprima NN Editore - SLEEPWALK di Dan Chaon

 

Vi segnalo un'anteprima NN Editore che, personalmente, mi incuriosisce non poco.

È il nuovo romanzo di Dan Chaon, Sleepwalk,  in arrivo in tutte le librerie il 31 ottobre!


È la storia di Will Bear e del suo viaggio

Ed NN Editore
Trad. S. Castoldi
320 pp
USCITA
31 OTTOBRE 2022

attraverso un'America tanto devastata da essere quasi irriconoscibile.

Will Bear ha cinquant'anni e vive fuori dal mondo, viaggiando con il camper "Stella Polare" attraverso un'America distopica controllata da droni e uomini potenti.

Non ha mai avuto un vero lavoro, non ha mai pagato le tasse, non ha mai avuto una relazione seria.
Bonario scagnozzo con un passato complicato e solitario e una passione per  l'LSD, Will trascorre il suo tempo facendo commissioni, a volte losche e spesso pericolose, per un'organizzazione potente e spietata su cui si fa poche domande.

Quando riceve la telefonata di una certa Cammie, che gli dice di essere sua figlia e di essere in pericolo, comincia a dubitare di tutto quello in cui ha creduto fino a quel momento, diradando sempre di più la foschia che avvolge il suo passato.

In un viaggio senza sosta, Dan Chaon ci racconta un paese che ha perso ogni traccia di morale e senso del futuro, si interroga su dove siamo stati, dove stiamo andando e sui legami che ci portiamo dietro, a prescindere da quanto lontano viaggiamo per evitarli o quanto abilmente proviamo a nasconderli.

mercoledì 19 ottobre 2022

Paula Jean Welden, la vera Cappuccetto Rosso || un mistero irrisolto ||



In questo giorno, nell'anno 1928, nasceva Paula Jean Welden, figlia del noto ingegnere, architetto e designer William Walden.
Era una ragazza come tante, cresciuta  a Stamford, nel Connecticut, assieme ai genitori e tre sorelle; le piaceva dipingere a olio e acquerelli, disegnare a matita e carboncino, suonare la chitarra ed era un'esperta escursionista e campeggiatrice.

Il 1° dicembre del 1946, verso le 14.30, la diciottenne Paula Jean lasciava il dormitorio del Bennington College per incamminarsi lungo il sentiero di Long Trail e sparire per sempre, senza lasciare alcuna traccia.

Bennington College oggi



Si sa che indossava un parka rosso con pelliccia (soprannominata per questo Cappuccetto Rosso), jeans e scarpe da ginnastica.

La ragazza ha fatto l'autostop fino all'inizio del sentiero a Woodford; all'automobilista disse che avrebbe fatto un'escursione sul Long Trail fuori dalla Route 9, vicino al monte Glastenbury, ed è sulla Route 9 che è stata lasciata.
Si è intrattenuta a parlare con un gruppo di escursionisti ed è stata avvistata in quella che oggi è conosciuta come Harbour Road.
L'ultimo avvistamento confermato della Welden risale alle 16:00, quando ha parlato con un uomo sul sentiero e gli ha chiesto per quanto si estendesse.
 
Il sole è tramontato intorno alle 17:00 e ha iniziato a nevicare poche ore dopo; da tener presente che Paula indossava abiti troppo leggeri e poco adatti al rigido clima dicembrino.

Non vedendola tornare e attendendo fino al mattino successivo, la coinquilina si allarmò e cominciò ad avvertire le autorità scolastiche, le quali avvisarono la famiglia.


Seguirono settimane di ricerche; il college chiuse per diversi giorni e tutti, compresi studenti e docenti, parteciparono alle ricerche, assieme a volontari, familiari, truppe della Guardia Nazionale e vigili del fuoco. 

Che fine ha fatto Paula Jean?

La maggioranza delle persone si convinse che la Welden si fosse persa nei boschi. 

Ma poiché non emersero tracce del suo passaggio, pian piano iniziarono a essere prese in considerazione altre teorie.

Pare che fosse di umore insolitamente allegro quel giorno: e se avesse deciso di scappare per iniziare una nuova vita? Magari aveva un amante segreto e voleva fuggire con lui!

O forse si era ferita o colta da un'improvvisa amnesia!
Altri ancora hanno pensato che potesse essere depressa..., forse si era tolta la vita.
E se l'avessero rapita e poi uccisa?

Ad aggiungere un tocco di inquietudine in più ci pensa una "leggenda" legata proprio a quella zona del 
immagine 1
Vermont - denominata Triangolo di Bennington: si dice che essa fosse teatro di un numero non irrisorio di sparizioni misteriose tra gli anni '20 e gli anni '50.
Si racconta anche che i nativi americani fossero convinti dell'esistenza, nei boschi del Vermont, di creature mostruose e di uomini selvaggi che avrebbero abitato la zona da tempi antichi. 
Glastenbury, in particolare, è tradizionalmente considerata come "area maledetta" dagli indiani d'America.

Ispirandosi a questo misterioso ed irrisolto fatto di cronaca, Erin Kate Ryan ha scritto QUANTUM GIRL, un romanzo prismatico a metà tra il giallo e la storia di fantasmi, tra la cronaca e la finzione pura, in cui tutti i personaggi si specchiano inesorabilmente nei destini degli altri, in un vortice cangiante di possibilità e mistero.

Anche Shirley Jackson ha trattato questo caso davvero inquietante e senza soluzione in HANGSAMAN, ambientato in un college, che racconta la storia della diciassettenne Natalie Waite, una ragazza desiderosa di andare a scuola e lasciare la propria casa. Una volta arrivata al campus, Natalie si rende conto che la vita al college non le porta la felicità che desiderava, ma piuttosto altre ansie. A poco a poco, il mondo di Natalie inizia a diventare più complicato, finché non sarà più sicura di ciò che è reale e di ciò che è frutto della sua immaginazione.

L'interesse della Jackson per il caso Welden è da attribuire, molto probabilmente, al fatto che lei stessa vivesse a Bennington in quegli anni, mentre il marito, Stanley Edgar, lavorava nel college cui non fece più ritorno Paula.




Fonti consultate:

https://obscurevermont.com/ (immagine 1) 

domenica 16 ottobre 2022

❤ RECENSIONE ❤ LA SORELLA PERDUTA di Lucinda Riley (vol. #7)



Dopo aver percorso, insieme alle prime sei sorelle D'Aplièse (Maia, Ally, Star, CeCe, Tiggy ed Electra), l'incredibile viaggio di ciascuna alla scoperta delle proprie origini e famiglie biologiche, con il settimo volume della bella saga "Le Sette Sorelle", la compianta Lucinda Riley ci presenta la più misteriosa tra loro: la famosa "sorella perduta".
Il cammino per giungere a lei, scoprirne l'identità e appurare che non ci siano errori di identificazione, è lungo e molto avventuroso, porterà a sciogliere diversi nodi, a rispondere a tante domande e, giunti alla fine, si avrà la consapevolezza che, a fronte di alcuni misteri svelati, ne resta uno - il principale - da conoscere e risolvere: quello di Pa' Salt, il padre delle sette sorelle. 


8. Atlas: la storia di Pa' Salt (sul sito dell'autrice è riportato che il romanzo sarà pubblicato in tutto il mondo a maggio del 2023, e che Harry Whittaker, figlio di Lucinda, ne è il co-autore).


LA SORELLA PERDUTA
di Lucinda Riley



Ed. Giunti
trad. F. Zaniboni
G. Taddeo
864 pp
Mary-Kate McDougal ha ventidue anni, vive a Gibbston Valley (Nuova Zelanda) ed ha da poco perso suo padre, Jock.
La sua famiglia è proprietaria di The Vinery, un'azienda vinicola che sta rendendo bene e che negli ultimi tempi è passata (anche) nelle mani del fratello Jack (maggiore di dieci anni); adesso che il papà non c'è più, tocca al giovane e alla mamma Merry (nomignolo datole sin dall'infanzia, ma il suo vero nome è Mary) portare avanti l'attività, mentre Mary-Kate cerca di sfondare come cantante nel mondo della musica.
Ma la sua vita e ogni certezza stanno per subire un colpo non indifferente, che travolgerà come un fiume in piena non solo lei ma anche la madre e il fratello.

E sì, sono coinvolte le sorelle d'Aplièse.

Maia ed Ally hanno appena scoperto, grazie all'avvocato di Pa', Georg, che la sorella perduta vive in Nuova Zelanda, si chiama Mary, che il loro defunto padre non ha fatto in tempo ad adottarla, avendone perduto le tracce (?), e che come segno di riconoscimento questa figlia mancata e mancante (corrispondente a Merope) ha un anello speciale a sette punte (tante quante sono le sorelle delle Pleiadi), impreziosito da smeraldi e diamanti.

Le due sorelle sono entusiaste all'idea di essere vicine al ritrovamento dell'ultima sorella, tanto più che s'avvicina il giorno del primo anniversario della morte di Pa' ed esse hanno in programma una crociera da fare tutte insieme per commemorare il genitore deponendo una corona di fiori in Grecia.
Sarebbe davvero meraviglioso se la trovassero in tempo per questa importantissima occasione, così da essere finalmente tutte unite a ricordare il defunto padre adottivo.

Ma le cose si riveleranno meno semplici del previsto e richiederanno, da parte delle sorelle D'Aplièse, tutta la loro caparbietà e il loro impegno per cercare Merope.
Si scatena, quindi, una vera e propria "caccia alla sorella", che vedrà coinvolte tutte loro in diverse parti del mondo: CeCe e la compagna Chrissie volano in Nuova Zelanda a parlare con Mary-Kate, la quale sembra avere tutti i requisti per essere la sorella perduta, per età perché è stata adottata dai McDougal; inoltre possiede un anello che - stando alla descrizione - pare essere proprio quello indicato da Georg; purtroppo non ce l'ha in quel momento disponibile in quanto sua madre Merry l'ha portato con sé  in viaggio: dopo la morte del devoto e amato marito, la donna ((una bella 58enne in formissima e di origini irlandesi) si è presa un periodo di svago per allontanarsi un po' da casa e andare in giro per Stati Uniti, Canada ed Europa, magari cogliendo l'occasione di visitare famigliari e vecchi amici.

Le sorelle D'Aplièse capiscono che il perno di tutto è questa Merry: ha l'anello (fondamentale per capire se la figlia sia o no la loro sorella perduta) ed è l'unica a poter chiarire le origini biologiche della stessa Mary-Kate, informazioni indispensabili per identificarla come Merope o meno.

Insomma, questa Merry McDougal va rintracciata, ovunque sia e a qualunque costo!

Il lettore assiste, da questo momento, a una situazione che forse lo farà anche sorridere: le sei sorelle sono sparse ovunque nel mondo - Star in Inghilterra, Electra a Toronto, CeCe nell'isola di Norfolk (dove Merry è andata all'inizio del suo tour, a trovare una cara amica d'infanzia), Ally si reca in Provenza ad incontrare il figlio Jack per carpirgli informazioni utili, Tiggy potrebbe raggiungere Dublino, Maia resta ad Atlantis a coordinare le operazioni... - e si aggiornano costantemente per poter volare là dove si ferma Merry, così da avvicinarla e farle le domande che stanno loro più a cuore.

Ma Merry, in realtà, non le vuole incontrare, è terrorizzata all'idea (perché?) e ogni volta che capisce che una di queste strambe sorelle D'Aplièse - tutte con i nomi delle stelle della costellazioni delle Pleiadi, tutte adottate da questo fantomatico padre di cui non sanno né nome né professione né origini, chiamato solo Pa'Salt - le sta dando la caccia, la donna scappa via impaurita.

Cosa vogliono da lei queste sorelle sconosciute? E cosa vogliono da sua figlia Mary-Kate? È vero, la ragazza è stata adottata, ma in base a quale criterio esse pensano che sia la loro "sorella perduta"? 
In virtù dell'anello?? Ma quello è un regalo fatto a Merry stessa dal suo padrino Ambrose tanti anni prima, non ha nulla a che fare con Mary-Kate in maniera diretta!

Fatto sta e come sia sia, Maia&Sisters sono all'affannata ricerca di Merry, l'unica che può fugare ogni dubbio e il prima possibile, perché a breve ci sarà la crociera per commemorare Pa' e loro vorrebbero essere in sette e non solo in sei.

Ok, cari lettori, questa è la situazione di partenza: ogni risposta può darla solo Merry, ma Merry non vuole.
Perché? In realtà Merry fugge da qualcuno che per lei, da ormai più di trent'anni, è il suo incubo, la sua minaccia più terribile, colui per colpa del quale ha dovuto cambiare identità, Paese, continente addirittura, trovando rifugio in Nuova Zelanda e rifacendosi una vita in una zona sperduta, dove nessuno la conosce.
Dove nessuno sa chi sia lei davvero, quale sia il suo passato e da cosa e da chi sia scappata, piena di terrore.

Merry McDougal non è il suo vero nome; lei è Mary O'Reilly ed è nata e cresciuta nella contea rurale del West Cork, nel sud dell'Irlanda, da cui è andata via quando aveva ventuno anni per non tornarci più.
La spasmodica caccia che le stanno dando le sei donne e il suo tour per ritrovare un po' di serenità, diventano, suo malgrado, l'occasione propizia per ritornare a quel passato e a quelle origini che le appartengono, alle quali è legata nell'intimo e questo legame non è stato reciso neppure in trentasette anni di lontananza.

Merry torna a Dublino, dove ha studiato, e incontra Ambrose, il suo padrino, un uomo ormai anziano e provato che non ha mai smesso di pensarla, volerle bene e chiedersi che fine avesse fatto.
Perché Merry lasciò l'Irlanda in fretta e furia, come se avesse il diavolo alle calcagna e non vi ha fatto più ritorno neanche per una visita ai suoi cari? Cosa o chi l'hanno tenuta lontana?

È arrivato il momento di rispondere a ogni dubbio e interrogativo e, nel dare risposte e spiegazioni, altre domande sorgeranno per Merry, che si ritrova - ripercorrendo la propria storia personale e  famigliare - a scoprire particolari di sé e delle proprie radici che non conosceva... e che gettano una luce nuova e diversa sulla sua stessa identità: chi è davvero Mary O'Reilly/Merry McDougal?

Come sempre accade nei romanzi della Riley, la narrazione degli avvenimenti del presente (2008) viene interrotta per dare spazio alle vicende del passato; un passato chiaramente collegato a quello che è l'argomento principale: l'identità della sorella perduta.

In questo libro il passato è diviso in due filoni: il 1920 e gli anni Sessanta; l'ambientazione è però comune ed è il West Cork, Irlanda.

Il nostro viaggio nel 1920 ha luogo grazie alla lettura di un diario; a scriverlo è stata una giovane donna, Nuala, appartenente a una famiglia di convinti feniani *, che combattevano per la libertà dell'Irlanda dal giogo inglese.
La vita di Nuala è ricca di avventura e non priva di pericoli, in quanto non solo i membri della sua famiglia sono dei ribelli pronti a lottare con le unghie e con i denti per il loro amato Paese, sacrificando anche la loro stessa vita, ma pure lei è parte delle "Cumann na mBan" (pronuncia: cu-mann na mahn), il consiglio delle donne irlandesi,  una forza paramilitare che diede il suo rilevante contributo alla rivoluzione irlandese; erano donne che lavoravano per aiutare i propri uomini in questa guerra, preparando loro i pasti, lavando indumenti, portando messaggi di nascosto, facendo le spie e raccogliendo notizie importanti per colpire il nemico britannico.

Nuala è un bel personaggio: è una donna forte, saggia, sensibile ma anche tanto tenace, combattiva, disposta al sacrificio, devota al proprio marito, Finn, anch'egli ribelle e repubblicano convinto, fedelissimo alla causa irlandese.
La Riley racconta il periodo della rivoluzione irlandese in modo vivido, immersivo, permettendo al lettore di sentirsi uno spettatore coinvolto nelle vicende narrate, drammatiche e in cui viene versato inevitabilmente molto sangue, intrise di dolore, perdite, lutti, nonché divisioni in famiglia se qualcuno cominciava a pensarla diversamente e si tirava indietro dal far parte dei ribelli.

L'altro filone del passato, come dicevo, si aggira attorno agli anni Sessanta e riguarda l'infanzia di Merry, vissuta nella stessa contea di Nuala (non è un caso, certo, e scopriremo nel corso della lettura cosa le lega); intelligente e acuta, la piccola Merry cresce in una famiglia numerosa: il papà John (gran lavoratore, marito amorevole e padre premuroso ma, ahilui, con la debolezza di alzare il gomito ai primi problemi), la dolce e cara mamma Maggie (che muore giovane, di parto) e molti fratelli e sorelle, tra cui Kate, di poco più grande e con cui è sempre stata legatissima nell'infanzia e nell'adolescenza.

A vegliare su questa bella famiglia ci sono due figure maschili importanti: padre James O'Brien (un parroco che ama davvero e di cuore i suoi parrocchiani, visitandoli, aiutandoli e spendendosi per loro in ogni modo) e Ambrose, amico del prete, uomo di cultura e padrino di Merry, della cui istruzione si occuperà con determinazione fino a quando potrà (fino al college, poi Merry sparirà, come abbiamo detto).

Il motivo per cui O'Brien e Ambrose sono legati in modo speciale alla piccola Merry ci viene spiegato nel corso della lettura.

Il romanzo sulla settima sorella è forse il più denso e complesso dei sette: è pieno di dettagli, piccoli colpi di scena che aprono la porta  nuovi scenari, a nuove letture e nuove chiavi per aprire altre porte e fare le necessarie connessioni, capire parentele, svelare identità e porre ogni tessera al posto giusto in questo mega puzzle che Lucinda compone passo dopo passo.

È quindi una narrazione intrecciata, intricata, con molta carne al fuoco; se è vero che, giunti alla fine, ci vien detto esplicitamente chi sia la sorella perduta, è altrettanto vero che i dubbi vengono tranquillamente abbastanza presto, per cui c'è solo da riceverne conferma e mettere i puntini su ogni i.

Se, come dicevo più su, la caccia alla donna da parte di Maia&Sisters mi ha quasi divertita, ad avermi colpito e coinvolto molto a livello empatico è stata quella relativa a Nuala e alla rivoluzione per rendere l'Irlanda una Repubblica, separata dagli inglesi; essendo piuttosto appassionata di Storia, il contesto di questa terra meravigliosa il cui suolo s'è sporcato di tanto sangue prima di conquistare la libertà tanto agognata - sommosse e attacchi terroristici, guerra di religione cattolici-protestanti, "Cumann na mBan"... - mi è piaciuto davvero molto e conto di fare ricerche per conto mio; questo è l'aspetto, dei libri dell'autrice, che amo di più: il fatto che mi invogli a "studiare", a fare ricerche per colmare eventuali lacune culturali.

Il volume consta di 840 pagine, non proprio un libriccino, dunque, ma vi dico che l'ho terminato in poco tempo; in particolare, le ultime 450/500 pagine le ho letteralmente divorate, passando da un capitolo all'altro senza riuscire a fermarmi.
In conclusione, è un romanzo intricato, pregno di dettagli e informazioni che chiariscono il mistero delle Sette Sorelle e che, al contempo, convergono sempre verso la figura più sfuggente ed enigmatica: Pa'Salt.

Ogni risposta su di lui è rimandata all'ottavo ed ultimo libro di questa saga famigliare che, non smetto di ripeterlo, trovo appassionante, avvincente e scritta magistralmente dalla cara Lucinda..., che mi mancherà sempre perché avrebbe avuto senza dubbio ancora tante storie emozionanti da regalarci.


"Penso sia nella natura umana credere che le persone che ami vivranno per sempre, quindi spesso si evita di porre le domande fondamentali finché non è troppo tardi".



Se avete voglia di un'infarinatura circa l'ambientazione, fate un salto sul sito della scrittrice >> QUI <<

*  membri di organizzazioni segrete irlandesi il cui scopo era l'instaurazione, attraverso la rivolta armata, di una Repubblica irlandese indipendente dal governo inglese

giovedì 13 ottobre 2022

PROSSIMAMENTE IN LIBRERIA ♥ Joyce Carol Oates // Donato Carrisi ♥

 

Due anteprime per me degne di attenzione, e magari lo sono anche per voi ☺

Torna in libreria Joyce Carol Oates con RESPIRA: in parte romanzo psicologico, in parte ghost story, è un’esplorazione dell’ossessione – radicata nella domesticità coniugale – di essere fedeli all’amato e allo stesso tempo di sopravvivere al trauma della perdita.


Ed. La Nave di Teseo
Trad. C. Prosperi
432 pp
USCITA
18 OTTOBRE 2022

Michaela e Gerard, originari di Cambridge (Massachusetts), si stabiliscono a Santa Tierra, nel New Mexico, in mezzo a paesaggi bellissimi e inquietanti.
Gerard ha ottenuto un’importante borsa di studio per le sue ricerche e Michaela l’ha seguito senza esitare.
Quando Gerard viene colpito da una misteriosa malattia (inizialmente viene mal diagnosticata), le loro vite vengono sconvolte.
A trentasette anni, Michaela rischia di perdere il marito, che nel tempo è diventato un pilastro fondamentalea nella sua formazione e per la sua identità.
Michaela si prende disperatamente cura di Gerard nei suoi ultimi giorni, ma le sue amorevoli cure non bastano a salvarlo.
Il lutto provoca un vero e proprio sdoppiamento in Michaela, con il suo alter ego disposto a tutto pur di ricongiungersi al marito, desideroso di seguirlo fino alla fine.

Con un racconto vivido, doloroso e sentito, che mescola sogno e realtà, Joyce Carol Oates descrive la traiettoria di sofferenza di chi resta ed è costretto a resistere alla perdita e a combattere per ritrovare il proprio posto nel mondo.


📚♥📚♥📚♥


Altro attesissimo ritorno: Carrisi, non Al Bano ma Donato 😅


LA CASA DELLE LUCI



Ed. Longanesi
432 pp
USCITA
8 NOVEMBRE 2022
Eva, dieci anni,  vive con una governante e una ragazza finlandese, Maja Salo.

Dei genitori nessuna traccia.
È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini.
Da qualche tempo Eva ha un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo.
Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva e col suo amico immaginario.
È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui: la voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipno­si, non gli è sconosciuta e, soprattutto, quella voce conosce Pietro, il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. Perché a undici anni Pietro Gerber è morto. E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.

lunedì 10 ottobre 2022

Buon compleanno, Nora Roberts!!



Oggi è il compleanno di Nora Roberts, che compie 72 anni!

Eleanor Marie Robertson (all'anagrafe) è nata a Silver Spring il 10 ottobre 1950.

Entrambi i suoi genitori sono di origine irlandese e lei spesso si descrive come una "donna irlandese in tutto e per tutto".

Nel corso della sua carriera, ha scritto molte opere con gli pseudonimi di J.D. Robb, Sarah Hardesty e Jill March.
A tal proposito, pare che sia stato il suo editore (negli anni '90) a proporle di pubblicare sotto pseudonimo in quanto egli non riusciva a tenere il passo con l'elevata produzione di romanzi di Nora.

La scelta del nome J.D. Robb - i libri sotto questo nome erano del genere romantic suspense - "nasce" dalle iniziali dei suoi due figli - Jason e Dan -, mentre Robb è una forma abbreviata di Roberts.

È stata la prima autrice ad essere inserita nella Romance Writers of America Hall of Fame.

Molti dei suoi libri sono stati adattati in film per la TV, come Luci d'inverno, La palude della morte, Montana Sky.
I suoi romanzi (ne ha scritti più di 150) scalano sempre le classifiche e tanti di essi sono stati classificati tra i bestseller dal New York Times.

Ha scritto la sua prima storia nel 1979, a quasi 30 anni, mentre era bloccata in casa a causa di una bufera di neve. Il suo primo romanzo è stato "Irish Thoroughbred".

Quando la Roberts scrive trilogie, preferisce terminare tutti e tre i libri di fila.

La maggior parte dei suoi romanzi è ambientata ad Ardmore, contea di Waterford.  
I suoi romanzi sono stati pubblicati in 35 paesi.

Durante il secondo anno di liceo, alla Montgomery Blair High School, ha incontrato il suo primo marito, Ronald Aufdem-Brinke; hanno divorziato nel 1983.

È una fan sfegatata del baseball.

Nel 1997 ha intentato una causa di plagio alla collega Janet Dailey, che ha ammesso di aver scopiazzato.

È proprietaria di una libreria chiamata "Turn the Page Books" a Boonsboro, nel Maryland.


pagina FB



Nora e il suo secondo marito possiedono l'Inn BoonsBoro, un b&b le cui suite si ispirano alle coppie letterarie dei romanzi rosa (di Nora e non solo).


b&b




Fonti consultate:

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