mercoledì 26 aprile 2023

[[ LIBRI A TEMA ]] I DESAPARECIDOS


I libri che vi propongo oggi convergono tutti attorno a una parola: desaparecidos.

Era il 1976 quando a Buenos Aires un consiglio di militari, composto dal generale Jorge Rafael Videla, dall’ammiraglio Emilio Eduardo Massera e dal brigadiere Orlando Ramón Agosti, (ri)prendeva in mano il potere, deponendo Isabel Perón, moglie dell’ex dittatore Juan Perón, il quale - pur avendo trionfato alle elezioni nel '73 -  fallì nel riportare l’ordine nel Paese nonché sul versante economico, lasciando l'Argentina in una profonda crisi.

Così, il 24 marzo 1976 un colpo di stato militare portò alla conquista del potere in Argentina, da parte di Videla che sospese la Costituzione e instaurò un regime di terrore.

Da quel momento iniziarono ad alternarsi al vertice diversi generali, che intrapresero il “Processo di Riorganizzazione Nazionale”, commettendo molti efferati delitti politici e portando il Paese all’isolamento internazionale.
Una  vera e propria “guerra sporca” portata avanti con metodi violenti nei confronti di chiunque si opponesse alle politiche governative e quindi fosse da considerare nemico del Paese; questa gente andò incontro a sequestri, violenze, torture: la maggior parte di loro veniva prelevata dalle proprie case di notte, sottoposte a torture, sevizie.
Si trattava di studenti, sindacalisti, lavoratori, uomini e donne e  furono più di 30mila a perdere la vita in circostanze "misteriose" e mai chiarite: i desaparecidos, oppositori, o presunti tali, arrestati o  fatti sparire nel nulla.

Il dittatore Videla restò al potere dal marzo 1976 al 1981, fu lui il principale responsabile del dramma dei desaparecidos, e del conseguente destino dei figli di queste persone, che spesso venivano loro sottratti per poi essere affidati a famiglie vicine alla giunta militare. 
A lui si devono anche i “voli della morte”, durante i quali i prigionieri venivano sedati e gettati in mare dagli aerei.
Non ci sono mai state esecuzioni ufficiali in quei terribili anni, erano tutte "operazioni" clandestine: niente morti, quindi ma soltanto persone scomparse. Desaparecidos, appunto.


Ecco alcuni libri per chi volesse leggere qualcosa sul tema.

 

Nessun amore più grande

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di Domenico Del Coco 
(Cavinato, 2016)

Buenos Aires, oggi. La vita tranquilla di una famiglia come tante viene stravolta dall'argomento della tesi scelto dal figlio Esteban: i desaparecidos.
Il ragazzo comincia a notare atteggiamenti e silenzi fino a quel momento trascurati e il lettore scoprirà  i segreti di questa famiglia e, soprattutto, i drammatici eventi che coinvolsero gli argentini ma anche il resto del mondo. Chi erano i desaparecidos? Cosa sono i voli della morte?






I vent'anni di Luz
di Elsa Osorio
(TEA, 2007)

L'Argentina degli anni Settanta è quella del periodo buio della dittatura militare. In un campo di prigionia vicino a Buenos Aires, Liliana, una studentessa comunista, dà alla luce una bambina, che - in seguito alla morte della madre, viene affidata a diverse persone. Una volta adulta e sposata, Luz ripercorre a ritroso la propria esistenza in un'intensa e frenetica indagine che la porterà a scoprire la sua vera identità. 



L' isola del silenzio. 
Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina
(Fandango, 2021)

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Il giornalista ricostruisce la storia del campo di concentramento in una delle isole del Río Tigre, chiamata El Silencio, in cui i detenuti sono vittime di un misterioso programma di "disintossicazione e rieducazione". 
Attraverso le agghiaccianti testimonianze dei sopravvissuti e dei parenti dei desaparecidos, Verbitsky ricostruisce la storia di questo terribile campo di prigionia, svelando retroscena inediti del rapporto che legò, negli anni della "guerra sporca", il regime militare e le gerarchie ecclesiastiche. L'inchiesta incrocia alcune delle figure più importanti del Vaticano di ieri e di oggi, dal nunzio apostolico Pio Laghi fino a papa Paolo VI, analizzando anche le azioni di Jorge Bergoglio.



 Piccoli combattenti
(Guanda, 2016)


Nell'Argentina degli anni Settanta, all'inizio della dittatura, i genitori - militanti montoneros - di due ragazzini (sorella e fratellino) sparirono all'improvviso. Rimasti a vivere con gli zii e le due nonne, i bambini imparano a vivere, aggrappandosi all'affetto che li lega e agli ideali in cui sono stati cresciuti, e scoprono insieme che tutte le storie hanno diritto a un lieto fine. 
Un romanzo che racconta la quotidianità ai tempi tragici della dittatura militare con la voce meravigliosa di una bambina, ingenua ma saggia, a volte perfino ironica, che sa trovare parole vere per restituire l'incredulità, l'amore, la paura e la compassione.



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Sotto il cielo di Buenos Aires
di Daniela Palumbo
(Mondadori, 2016)


Nel 1952 Ines lascia l'Italia per andare con la famiglia a Buenos Aires, ma insieme a nuove amicizie ed esperienze, conoscerà una dittatura sanguinaria, e impara una parola che la segnerà nel profondo: desaparecidos. Si può davvero sparire per sempre? La ricerca della verità fa il giro del mondo e arriva ai nostri giorni, toccando le vite di tante persone che condividono tutte un grande segreto e un unico destino da ricostruire. Un romanzo che affronta con forza, intensità e speranza una delle pagine più crudeli della Storia. Età di lettura: da 11 anni.





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lunedì 24 aprile 2023

♣️ RECENSIONE ♣️ LO DICIAMO A LIDDY? di Anne Fine


Quattro sorelle unite da un legame fortissimo, quasi simbiotico; ma basta l'ombra di un pettegolezzo (che potrebbe essere vero, chissà) ed ecco che l'euforia per l'imminente matrimonio di una di loro viene intaccata, creando una spaccatura dalla quale verranno fuori risentimenti, vendette, spietate indifferenze e un segreto atroce.


 LO DICIAMO A LIDDY? 
di Anne Fine



Adelphi
trad. O. Crosio
185 pp
Bridie, Heather, Liddy e Stella Palmer sono quattro sorelle legatissime tra loro; stanno sempre insieme, cucinano prelibati pranzetti l'una per l'altra, si tengono i figli reciprocamente, si prestano a vicenda libri, stufe e vestiti per occasioni speciali. 
Non fanno che trascorrere ore al telefono, ciarlando di cose serie e meno serie, confidandosi pettegolezzi, ansie e trionfi, accorrono se una di esse ha bisogno, venendo incontro ai bisogni e ai desideri di tutte e delle loro famiglie.
Una famiglia molto molto unita, che ha superato anche l'allontanamento che, non di rado, capita tra fratelli e sorelle dal momento in cui muoiono entrambi i genitori.

Fatta eccezione per Heather, le altre tre sono sposate e con figli; Liddy, però, ha un matrimonio naufragato alle spalle ma s'è ripresa benissimo grazie al suo nuovo amore, George.
George è l'uomo ideale, il patrigno comprensivo e amichevole, il nuovo cognato simpatico e alla mano.

Ma... su di lui c'è un'ombra, che sbuca direttamente dal passato: Stella confida, imbarazzata ed esitante (davvero o per finta?) a una sbigottita Bridie che su George girano delle voci sgradevoli; per carità, non è detto sia vero eh, ma la signora Moffat le ha detto che il fidanzato della loro amata Liddy in passato è stato accusato di qualcosa di molto grave, accuse che però non hanno portato a nulla "per insufficienza di prove".
E, a voler essere pignoli, prove insufficienti non è automaticamente sinonimo di innocenza, no?

Bridie non ha dubbi: lo diciamo a Liddy, no? Ovvio, non possiamo nasconderglielo!! È nostra sorella, è innamorata ed euforica, sta per sposare quest'uomo che, a quanto pare, dietro quella facciata di irreprensibilità, nasconde degli scheletri che non possono essere ignorati, tanto più che Liddy ha due ragazzini in casa, che trascorrono non poco tempo con George...!

Ma la determinazione di Bridie si scontra con i dubbi di Stella: lei non vuol dirglielo. Non ha intenzione di prendersi la responsabilità di portare scompiglio in famiglia, di mandare all'aria il matrimonio della sorella per una informazione che, in fondo, potrebbe essere un pettegolezzo!

"...se la felicità di Liddy è appesa a un pettegolezzo forse non vale un granché?"

Ma Bridie ne parla con Heather e, dopo aver mal digerito la notizia che Heather e Stella ne avevano parlato già da un paio di mesi, tenendola all'oscuro, convince le altre due a superare l'impasse e a vestirsi di sincerità e lealtà: se fossero al posto di Liddy, e stessero per legarsi in matrimonio a un uomo, non vorrebbero sapere tutto di lui, peccatucci compresi?

Stella e Heather sembrano accettare la posizione di Bridie: dopotutto chi più di lei è adeguata ad analizzare situazioni famigliari complesse e problematiche, essendo un'assistente sociale, abituata ad avere a che fare con casi umani belli pesanti?

Ed è così che, tramite una telefonata, Liddy viene informata del pettegolezzo che si bisbiglia sul suo George.

Liddy non la prende bene, manco un po'.
Si arrabbia con le sorelle guastafeste ed impiccione ma, in particolare, ce l'ha a morte con Bridie, indicandola quale la mente di tutto quel piano diabolico, frutto solo di una grande invidia da parte della sorella - da sempre abituata a ricoprire il ruolo della maestrina, della comandante, di quella più saggia tra loro - che vuol solo rovinarle la vita.

Insomma, tra Bridie e Liddy si crea una voragine, una lontananza che sembra incolmabile.
Da un giorno all'altro, tutto cambia tra le sorelle Palmer: Heather e Stella sono in imbarazzo, non sanno come comportarsi con le due sorelle ai ferri corti.
Se danno ragione a Liddy, Bridie si arrabbia; se sostengono Bridie, Liddy dà in escandescenza.

Ma non si può sempre pensare di essere la Svizzera della situazione e uscirne indenni: non con Bridie, almeno, che essendo una persona dalla personalità forte, dal carattere deciso, dai principi solidi, non sopporta l'atteggiamento omertoso delle sorelle, che ritiene delle grandissime vigliacche.

Non riesce a capire come sia possibile che Liddy se la sia presa solo con lei, e invece abbia con facilità "perdonato" Heather e Stella.
Perché questa disparità di trattamento? 
Liddy ha qualcosa contro Bridie, di cui quest'ultima non è a conoscenza?
Sembrerebbe di sì, visto il muro di crudele indifferenza e di silenzio alzato da Liddy, che continua bellamente la sua vita come prima, invitando le sorelle alleate e passando del tempo con loro, parlando delle solite cose e, in più, dell'organizzazione dell'imminente matrimonio.

Matrimonio al quale, ovviamente, Bridie non è intenzionata ad andare: perché dovrebbe, se lei e la futura sposa neppure si parlano??

Quella che è sempre stata una certezza nella sua vita - la famiglia -, adesso sta crollando e Bridie si sente emarginata ingiustamente e privata di tutto ciò che dava gioia alla sua vita e colore alle sue giornate.

"Ma a volte si sentiva improvvisamente mutilata. Non c’era un’altra parola per descrivere quello che provava. Il senso di privazione era fortissimo, quasi fisicamente insopportabile."

In tutta questa complicata situazione, ci sono i mariti, che guardano perplessi le scaramucce delle mogli; in particolare, il marito di Bridie - Dennis - lo vediamo barcamenarsi tra il cercare di dare supporto alla moglie e il suo non capire il perché di tutto questo teatrino, quando sarebbe bastato farsi i fatti propri e tutti sarebbero stati felici e contenti.

Ma Bridie non poteva far finta di nulla e, al pettegolezzo su George, si è aggiunta il punto morto in cui adesso è finito il rapporto tra le quattro sorelle Palmer.

Che n'è stato del loro legame? È bastato un nonnulla, una cosa sussurrata da un orecchio all'altro, un fraintendimento..., uno scivolone, se vogliamo, per allontanarle?

Certo, Liddy, la "creatura effervescente, quell’affascinante miscela di piccole debolezze e grandi entusiasmi" che era la sua sorellina prossima al matrimonio col perfettino George, non può sopportare l'idea che qualcuno le rompa le uova nel paniere! E quindi che fa? Invece di ringraziare Bridie per la sua scomoda onestà, le dà addosso e, perfidamente, fa anche in modo da allontanarla da Stella e Heather?

Non parliamo di queste due poi: passi Heather, che è sempre stata superficiale, una donna pratica, scarsamente sentimentale ed affettuosa, ma Stella? Stella che fa tanto l'amica, la sensibile..., si è rivelata invece una strega, una serpe in seno, un'ipocrita! E chissà come gode della rottura tra tutte loro e Bridie!

Ma perché? Bridie si sta scervellando per capire cosa le sta sfuggendo e, grazie ai momenti di sfogo con i colleghi, riuscirà a mettere a fuoco ciò che le era sempre stato davanti ma che non aveva mai visto (o voluto vedere?).

E così, i segreti aumentano, coinvolgono anche lei e, soprattutto, mettono sempre più in luce una lunga serie di falsità, tradimenti, rancori, vendette, malignità, che fino a quel momento era stata debitamente nascosta sotto il tappeto, e che alla prima occasione è emersa, lasciando dietro rabbia, rivalsa, un sentimento molto simile all'odio, un desiderio di vendicarsi pauroso.

 «Non c’è niente di peggio delle famiglie unite (...) Quando scoppia una lite, non c’è nessun esterno che possa ridimensionare le cose. Il problema diventa abnorme e non si riesce a pensare ad altro».

Sarà possibile ricucire la lacerazione creatasi tra le quattro sorelle, tanto più dopo un susseguirsi di verità atroci svelate che, inevitabilmente, faranno precipitare un legame che pareva inossidabile?

Anna Fine è abilissima nel presentarci questa famiglia, nel raccontarci di relazioni famigliari fin troppo strette, al limite del soffocamento (tant'è che inizialmente, quando si allontana dalle tre sorelle, Bridie sembra quasi godere del tempo che adesso ha a disposizione per sé stessa), per poi aprire gradualmente il velo e mostrarci come, dietro la facciata di solidarietà, accoglienza, aiuto, comprensione, dietro i cumuli di chiacchiere, oltre il fumo del barbecue, tra una tartina e un bicchiere di vino, c'è molto marcio: da tempo covavano ipocrisie, bugie, segreti, scorrettezze, insomma non era la famigliola unita e felice che sembrava, dall'esterno ma anche dall'interno.

C'è una sottilissima perfidia che serpeggia lungo tutta la narrazione, che a tratti sembra quasi divertente ma che, in realtà, fa riflettere sulla complessità dei rapporti interpersonali, su come l'essere umano sia capace di fingere per mesi e anni, elargendo sorrisi quando invece si pensano "le peggio cose", passare tanto tempo insieme fingendo che a regnare siano pace e armonia ma dentro,in fondo al cuore, si sono annidati semi di discordia.

La famiglia è un microcosmo che solitamente associamo a sensazioni belle, di sicurezza, rifugio, solidarietà..., ma - proprio in quanto capace di custodire tanto amore - è altresì capace di fare altrettanto posto all'odio.   

Lo spettatore segue lo svolgersi degli eventi attraverso una narrazione essenzialmente dialogica, vivacissima, trascinante, che lo fa sentire spettatore di questa commedia famigliare che, per quanto sia leggera vivace nei toni e nel ritmo, lascia un sapore amaro, dovuto all'alta dose di veleno presente nel legame tra sorelle.

I personaggi sono tratteggiati psicologicamente con grande maestria, anche se su tutti spicca Bridie, perché il punto di vista narrativo è affidato a lei.

La vediamo ragionare, arrovellarsi il cervello nel cercare un senso logico alle ripicche delle sorelle, divisa tra il cuore (che le suggerisce di mettere da parte l'orgoglio) e la ragione (che le suggerisce di non cedere perché è lei ad essere dalla parte della verità); Bridie sente che qualcosa dentro si è spezzato, che ha perso una parte importante della sua vita ed è stupita da quanto poco c'è voluto.

La vediamo anche cambiare, prendere consapevolezza che nessun affetto, alla fine, è indispensabile, che può star bene anche da sola, con marito e figli. Eppure..., un malessere dentro continua a serpeggiarle, a tormentarla, insinuando dubbi e timori, fino a foraggiare le sue emozioni negative, alimentando rancori e odio, col rischio di esserne surclassata e schiacciata.

Questo romanzo è stata una bella scoperta, l'ho divorato, ha tutti i requisiti per tenere avvinto il lettore che desidera lasciarsi coinvolgere da beghe famigliari, dalla spietata tensione emotiva che ne segue e che attraversa in modo vivido e forte tutta la narrazione, crescendo man mano, dal fiume di sentimenti negativi che mettono sotto assedio quattro donne, che ne diventano vittime.

È un libro di fine anni '90 ma tanto attuale e mi è piaciuto molto, anche per lo stile molto contemporaneo dell'autrice e per il suo scavare nell'intimo dei suoi personaggi con sconcertante schiettezza.

Curiosità sulla scrittrice: Anne Fine è autrice di numerosi libri per bambini/ragazzi (compreso, ad es., "Madame Doubtfire", da cui è stato tratto il celebre film).


ALCUNE CITAZIONI 

"Famiglia piccola o numerosa, chiusa o allargata, questo non aveva importanza, ma la forza degli affetti sì, moltissima. E gli affetti non erano ragnatele, ma funi robuste e durevoli, a cui potevi aggrapparti per andare avanti."

"Quanta parte della sua vita, della sua personalità, era stata assorbita dagli altri? La sua famiglia era stata come un gigantesco albero dai rami che arrivavano raso terra, alla cui ombra non poteva germogliare nient’altro. Ma ora, al sole, era tutto diverso."

"...per spegnere la sete di vendetta possiamo arrivare a qualunque cosa. Sapeva che per ottenere soddisfazione possiamo buttare al vento tutto – verità, coscienza, gentilezza d’animo... tutto. Accecati dal livore, tessiamo le rivincite più machiavelliche. Ma dovremmo sentirci in colpa per questo?"




domenica 23 aprile 2023

[ 23 APRILE 2023 ]] 📚 GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO E DEL DIRITTO D'AUTORE 📚

  





Con questo mio post desidero celebrare la GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO E DEL DIRITTO D'AUTORE.

La Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore nata nel 1996 per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la tutela del copyright, si celebra il 23 aprile, giorno in cui sono morti nel 1616 tre scrittori considerati i pilastri della cultura universale: Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Garciloso de la Vega. (Maremosso, Feltrinelli)


Se vi va di condividere qualcosa in merito - un pensiero, una riflessione, una citazione, un'esperienza ecc... - siete assolutamente liberi di farlo, e anzi mi farà molto piacere.

A

A come AMORE

L'amore per i libri e la lettura è sicuramente il motore, la causa prima che guida noi lettori in questa passione.

B come BIBLIOTECA

Nota dolente, per me: io non ho l'abitudine di frequentare la biblioteca, non ho manco la tessera... Lo so, è gravissimo per una lettrice accanita come credo di essere, ma... è così. Gli unici libri presi in prestito, in vita mia, risalgono ai tempi della scuola.

Ammiro chi, invece, a differenza di me, la frequenta e ne usufruisce. Fate bene 


C

C come CARTA

Ma c'è qualche lettore nel globo terracqueo che non ami il libro in quanto oggetto fatto di carta, inchiostro..., da toccare, sfogliare, odorare...? 

Io leggo molto in digitale e, per carità, riconosco la comodità e i vantaggi (su vari fronti) degli ebook, ma quando ho un libro CARTACEO tra le mani... è come se si instaurasse una sorta di legame con il volume stesso e la lettura assume una connotazione..., non so come spiegarvi, quasi sentimentale, romantica, "affettiva".

D

D come DORMIRE

Sì sì, proprio dormire, nel senso: 

- leggere prima di andare a dormire: abitudine irrinunciabile (anche se io raramente leggo quando sono a letto);

- leggere di sera, invece di guardare la tv o di stare al pc, mi rilassa e mi prepara a dormire con più tranquillità.

E

E come EMPATIA, EMOZIONI

Oltre a provare tante e diverse emozioni, leggere aiuta a comprendere il proprio mondo interiore,

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  favorisce lo sviluppo delle capacità empatiche in quanto il lettore si riconosce emotivamente con i personaggi, impara a dare un nome al proprio vissuto emotivo, a distinguere stati d'animo propri ed altrui (stimola l'Intelligenza Emotiva, in pratica). 


F

F come FELICITÀ

Semplice semplice: leggere mi rende felice. Che devo fà?


G

G come GELOSIA

Ma voi siete gelosi dei vostri libri? Li prestate volentieri? E se lo fate, state in ansia al pensiero che il libro potrebbe tornarvi sciupato o, non sia mai!!, non tornarvi affatto, nonostante abbiate precisato che si chiama PIETRO, COLUI CHE TORNA INDIETRO?

Io li presto e volentieri, dico la verità, anche se su alcuni (quelli del cuore) ho un po' d'ansia, al pensiero che la persona cui li presto potrebbe non trattarli coi dovuti riguardi.
Ed è in virtù di questi timori, che ci sono libri che presto più a cuor leggero ed altri che invece presto solo a lettori che so essere rispettosi come me.

Special letter  (al posto dell'H): K

K come KINDLE 


Amo la carta, l'ho detto, ma non sono una fondamentalista in merito. Ho abbracciato con entusiasmo l'evoluzione e l'approdo al digitale perché la trovo comodissima; il kindle è il mio fedele compagno, me lo porto ovunque, è innegabilmente più comodo del libro cartaceo, e non lo dico soltanto in riferimento all'eventuale numero di pagine (e quindi alla voluminosità) ma anche perché non vorrei rischiare di sciuparlo.

I

I come IMPARARE

Non so voi, ma io non leggo solo per il puro (e sacrosanto, legittimo e sufficiente) piacere di leggere,  per svagarmi, per viaggiare con la fantasia ecc..., ma anche per imparare cose nuove e non necessariamente mi riferisco a testi volutamente divulgativi, tipo saggi o testi di approfondimento di un determinato argomento (nel mio caso, psicologia, educazione, storia..., tematiche da me privilegiate), ma anche a romanzi ispirati a fatti/personaggi reali. 

Esempi: leggendo FIGLIE DEL MARE ho conosciuto le tristi storie delle Donne di conforto, con OGNI MATTINA A JENIN o COME IL VENTO TRA I MANDORLI ho approfondito il tema Palestina (Nakba, occupazione, apartheid...), grazie ai libri di Lucinda Riley e alla saga delle Sette Sorelle, ho avuto modo di cercare informazioni su personaggi interessanti esistiti (Beatrix Potter, Edvard Grieg...), immergendomi in LA STRANIERA (saga di Outlander) mi sono appassionata alla storia della Scozia e ai suoi tentativi di indipendenza dagli Inglesi.


L

L come LIBRERIA


Salvaguardiamo questi luoghi meravigliosi, compriamo in libreria, lasciamoci avvolgere da quella sensazione quasi magica che si prova nel varcare la soglia di una libreria: non so se capita pure a voi, ma quando giro tra gli scaffali pieni di libri, io mi dimentico di tutto il resto, mi sembra di essere approdata su un altro pianeta!

"Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare" (C.R. Zafòn, fonte)


M come MATITA


Eh sì, matita.
Non succede, ma SE succede che proprio ho necessità e voglia di segnarmi una citazione o altro nel libro che sto leggendo, uso la matita.
Evidenziatori e colori solo ai tempi scolastici e universitari, per questioni di "metodo di studio".


N

N come NIENTE NOIA

Se leggi, non ti annoi perché sei in compagnia di tanti personaggi, li accompagni nelle loro vicende, problematiche, avventure ecc... e non c'è spazio per la noia. Se scappa lo sbadiglio (e non è perché state facendo le ore piccole per finire il vostro libro), forse in realtà vi sta piacendo poco 


O

O come OCCHI

Se è vero che leggere tanto (di sera soprattutto, e poi al pc, sul kindle, sulla carta...) mi sta fregando la vista, è ancor più vero che mi ha aperto, mi apre e mi aprirà altri tipi di occhi: quelli della mente, del cuore.

P

P come PROMUOVERE

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La sanissima e benefica pratica della lettura va promossa, stimolata, resa oggetto di interventi anche didattico-educativi ben organizzati, ad es. a scuola: gli adulti hanno il dovere e il compito irrinunciabile di incentivare la lettura, di educare i bambini, sin da piccolini, ad amare i libri.
Questo permette di stimolare l'immaginazione, l'intelligenza, l'empatia, arricchisce il vocabolario, le conoscenze, rendendo i bambini curiosi verso il mondo (i benefici della lettura sin dall'infanzia sono davvero tanti!).


Q

Q come QUANDO

Quando leggete? C'è un momento della giornata che preferite o che, al netto degli impegni quotidiani, riuscite a dedicare (e a strappare, magari) alla lettura?

Io leggo soprattutto nel primo pomeriggio (dopo aver pranzato e sistemato in cucina) e la sera, prima di andare a nanna, E poi in qualsiasi ritaglio di tempo, of course.


R

R come RELAX

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Inutile dire che una delle motivazioni per cui leggo sia anche il desiderio di rilassarmi, liberare la mente da problemi e pensieri del vivere di tutti i giorni, e anche un po' per farmi i fatti altrui senza cattive conseguenze 


S

S come SEGNALIBRO

Ho dei segnalibri di vario tipo, da quelli regalatimi in libreria a quelli scambiati con altri lettori, ma non vi nascondo che all'occorrenza (e in stato di necessità) qualsiasi cosa può diventare un segnalibro.


T

T come TEMPO

Troppo poco, ragà.
Il tempo per leggere è sempre troppo poco e - c'avete fatto caso???? - corre velocemente, più di quello passato, che sò, a lavorare o a casa a far servizi o a scuola.
Sono certa che vi siate accorti anche voi di questa sciagura


U

U come UMORE

Altro effetto benefico della lettura: mette il buon umore. Non mi riferisco (non solo, eventualmente) al fatto che ci si diverta a leggere (anche perché dipende dal libro, dall'argomento, dal "tenore" della lettura: ce ne sono di drammatici, di "tosti", che proprio non suscitano risate) ma al fatto che solo l'idea di sapere che si sta avvicinando il momento in cui potremo leggere, ci fa sorridere di gioia.


V

V come VIVERE

E qui non posso non citare Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito… perché la lettura è un'immortalità all'indietro”.


Z

Z come ZERO STRESS

Non leggo per competizione (con chi, poi?), per accumulare libri e poter dire "Questo mese ne ho letti venti", "Quest'anno ho superato i 100" (per quanto mi piaccia tener nota di ciò che leggo, e il blog ne è l'espressione principale), per sentirmi più dotta o migliore di chi non legge o legge poco; non voglio leggere neppure (più...) con la fissa di doverne parlare sul blog e di dover scrivere la recensione (cosa alla quale comunque tengo, ovvio): voglio leggere perché semplicemente mi piace, mi fa star bene

Leggere funge, semmai, da antistress e non vorrei mai che, al contrario, questa mia passione mi desse motivi di nervosismo, ansia e cose simili.

La lettura, i libri, sono dei compagni di viaggio, per me; non potrei più farne a meno. 


BUONE LETTURE, LETTORI!


venerdì 21 aprile 2023

[[ BOOKDEALER ]] LA RIVINCITA DELLE PICCOLE LIBRERIE




In Italia, una delle novità più interessanti nel mondo dell’editoria è senza dubbio Bookdealer, la piattaforma di e-commerce che da due anni sostiene con successo le librerie indipendenti.
 
Fondata a Firenze nel 2020 da quattro amici (tra i quali non a caso un libraio – Mattia – e un editore – Leonardo), Bookdealer è in continua crescita.


Dalla nascita ad oggi sono più di 700 le librerie che hanno scelto di vendere anche online con Bookdealer, quasi un quarto di quelle complessivamente presenti sul territorio nazionale.

Il fatturato globale per le librerie iscritte sfiora 1.500.000 € (sul sito c’è un counter aggiornato in tempo reale), con una crescita del 300% dal 2020, gli utenti iscritti alla piattaforma sono quasi 60.000, 1.300 gli accessi medi giornalieri al sito.

È il potere della lettura, l’amore per le piccole librerie a spingere i clienti a scegliere di acquistare un libro on line su Bookdealer, preferendolo ai colossi dell’e-commerce.
Bookdealer è l’alternativa etica ad Amazon e la mission della piattaforma è ricreare sul web la magia unica che unisce libraio e lettore – quel rapporto fatto di fiducia e di consigli che profumano di carta – e di sostenere attraverso i propri acquisti le librerie indipendenti.


Bookdealer è la piattaforma per tutti quelli che amano leggere e, conoscendo l’importanza delle librerie di quartiere, vogliono aiutarle. È il piacere di acquistare un libro con la soddisfazione di sostenere concretamente un mondo importantissimo, fatto di presidi culturali essenziali per il nostro Paese.

A consigliare libri non è un algoritmo ma i librai; a consegnare (gratuitamente) è sempre il libraio, che porta i volumi a domicilio, spesso in bicicletta, rendendo ogni consegna unica, sostenibile e assolutamente umana. L’occasione per scambiare due parole e darsi appuntamento alla prossima lettura.

La piattaforma Bookdealer è gratuita per le librerie che possono iscriversi e creare il proprio account, con tanto di consigli e profili dei librai, avendo a disposizione un’interfaccia semplice, veloce ed efficace per raggiungere i clienti anche sul web. E di guadagnare su ogni singola vendita.

Bookdealer è gratuita per i lettori che, collegandosi, possono navigare tra i suggerimenti di lettura dei librai. 
Acquistare un libro su Bookdealer è una scelta etica che non ha un sovrapprezzo. I prezzi dei volumi sono quelli di copertina, la consegna è gratuita se effettuata a domicilio dal libraio ma c’è anche la possibilità di farsi recapitare a casa i libri con il corriere o di recarsi personalmente in libreria per il ritiro. 
E, in più, il 2% di ogni acquisto viene restituito sotto forma di cashback, che il lettore può utilizzare per gli ordini successivi.

Su Bookdealer ci sono librerie nascoste sulle montagne o in paesini di poche migliaia di abitanti, quelle che abbinano la vendita dei libri alla caffetteria, quelle specializzate in generi particolari, dal fantasy ai fumetti, quelle per bambini.

Da nord a sud, quello tra le librerie d’Italia è un viaggio virtuale emozionante che permette di scoprire piccoli angoli di paradiso, fatti di carta e di cuore.

Insomma, lettori, ricordatevi che, se avete intenzione di scegliere un regalo per una persona lontana..., perché non optare per un libro? E se poi non vi arrendete all’idea di inviare un anonimo corriere che lasci il pacchetto nella buca delle lettere, potreste scegliere il vostro regalo libroso su Bookdealer: i librai di Bookdealer lo consegneranno direttamente a casa della persona cui volete fare il dono!!

giovedì 20 aprile 2023

Segnalazioni e nuove uscite editoriali

 

Cari lettori,  buon giovedì!

Le segnalazioni editoriali di oggi sono in particolare per gli amanti dei gialli... ma non solo!

Il primo romanzo che vi presento è un “fantasy thriller", l'esordio letterario di Attilio De Pascalis, incentrato sui misteri della genetica e i prodigi della tecnologia. 



LONGEVITÀ FATALE
di Attilio De Pascalis



,
Cosa pensereste se un uomo d’affari vi confidasse di aver scoperto l'elisir di lunga vita, che vi darebbe la possibilità di arrivare fino a 150 anni? E non arrivarci arrancando e vegetando, bensì in perfetta forma fisica e mentale e tutto questo grazie a una pianta rarissima. 

Intanto, la morte continua a mietere quotidianamente le sue vittime e cinque personaggi, all’apice del successo, muoiono in modo inspiegabile in diverse parti del mondo nell'arco di alcuni mesi: un imprenditore tedesco, una stilista belga, un avvocato inglese, un impresario italiano e una ricercatrice francese. 
Gli episodi si succedono da Portofino a Singapore, da Santorini a Capri, fino ai Caraibi. 
Queste morti viene archiviate come “decessi per cause naturali”, ma qualcuno non è d'accordo.
Un brillante analista dei servizi segreti, David, e una intraprendente giornalista televisiva, Liz, sospettano qualcosa e cominceranno a seguire un’ambigua pista fatta di singolari coincidenze, che li condurrà verso scoperte sempre più sconvolgenti.
Del resto, la longevità è un traguardo ambizioso, che affascina il ristretto club dei miliardari planetari, ma può risvegliare istinti.

"Longevità fatale" di Attilio De Pascalis, in tutte le librerie e sui portali online a € 18,50 e in ebook a € 9,99, Mind Edizioni, 240 pagine. Il libro sarà presentato al Salone del Libro di Torino, dal 18 al 22 maggio 2023.

L'autore.
Attilio De Pascalis abita a Milano. È un consulente di marketing e comunicazione.
Laureato in Scienze Politiche, ha iniziato la carriera come giornalista economico per "Il Sole 24 Ore". È stato direttore comunicazione in prestigiose imprese, a livello italiano e internazionale.
Autore di libri di management, è docente in seminari aziendali e in corsi di scrittura creativa. “Longevità fatale” è il suo primo romanzo giallo. Presto ne seguiranno altri.
"Scrivere è da sempre la base della mia attività professionale, presentando fatti e dati in maniera interessante", spiega Attilio De Pascalis, "Poi ho intuito che potevo creare intriganti trame per thriller. "Longevità fatale" è il primo di una serie di storie alle quali sto lavorando. In tutte c'è un cocktail di eventi reali o verosimili, con un pizzico di fantasia".

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Seconda uscita: una raccolta del maestro Camilleri (pubblicata per la prima volta nel 2002 ), abilissimo nel condurre l’intreccio, nello sviarci dalla strada principale per poi farci arrivare da un viottolo secondario alla soluzione che qui, a volte, ha un finale dolce-amaro.


LA PAURA DI MONTALBANO
di Andrea Camilleri

Sellerio Ed.
336 pp
15 euro
Fa da preludio Giorno di febbre. Un Montalbano febbricitante assiste a uno scippo e al ferimento di una bambina; un barbone corre a dare soccorso: nasconde un segreto ed è lì che risiede l’inabissamento di un giallo. 
La ricerca investigativa irrompe nel romanzo breve Ferito a morte: Montalbano  indaga sull'assassinio di uno spurcissimo strozzino, che tiene in casa come serva una nipote diciottenne e ha come esattore un pregiudicato. 
Si insinua veloce, nella trama del libro, Un cappello pieno di pioggia: è proprio un cappello a consentire allo sbigottito Montalbano, in trasferta a Roma, di favorire la cattura di uno spacciatore. 
Il quarto segreto vede in azione un Montalbano che segretamente collabora con i carabinieri; e, senza la sua squadra, ma con l’aiuto esclusivo di un Catarella «affelicitato», porta a termine l’indagine sulla morte di un misterioso muratore e sulle attività di un costruttore mafioso. 
Segue, con La paura di Montalbano:  il commissario salva una donna sospesa su uno «sbalanco». 
Davanti alle provocazione di Livia, che lo accusa di non spingersi oltre le «prove» nelle sue investigazioni, proibendosi di scendere negli «abissi dell’animo»,  
Montalbano confessa di avere «scanto». Sapeva che, «raggiunto il fondo di uno qualsiasi di questi strapiombi, ci avrebbe immancabilmente trovato uno specchio». 
Conclude il libro Meglio lo scuro. Sulle prime un iluttante Montalbano non vuole affrontare il caso: è un caso del 1950, c’è una confessione in punto di morte, un veleno che non è veleno; un omicidio che non è omicidio. La verità che scopre, dopo tanti anni dai fatti, è diventata superflua. Anzi, la sua «luce» può risultare inutilmente ustionante.


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L'ultimo libro di cui vi faccio la segnalazione non appartiene al genere giallo-thriller, ma è un libro che parla di donne:


MONICA E LE AL...3
di Ernesto Gallarato 



TraccePerLaMeta edizioni
 Anna Maria Folchini Stabile
(p
refazione e curatore)
260 pp
€ 20
 Un libro intrigante, con due titoli, due impaginazioni uguali e contrapposte: "Monica e le al...3", ma anche "Altre donne", in cui l’autore, basandosi su storie vere, confidenze ricevute ed esperienze personali, raccoglie racconti sul tempo che viviamo, senza sconti, indagando sul mondo femminile composto da donne moderne in bilico tra il demone e l'angelo e per ogni racconto il limite di demarcazione è sottile. 

Afferma l’autore: “è un po’ il report incuriosito e divertito di ciò che ho osservato, un po’ il diario di un viaggiatore (non di un turista!) che sta esplorando un territorio per lui sconosciuto, un po’, anzi soprattutto, la mia dichiarazione d’amore al “femminile “, di cui le donne sono le principali, ma non le uniche, portatrici. Secondo me, è l’unica cosa che potrà salvarci dall’autodistruzione.”


martedì 18 aprile 2023

RECENSIONE ** PAULINE (o Il conte assassino) di Alexandre Dumas **



Questo breve romanzo di Alexandre Dumas padre, dalle tinte un po' gotiche, è del 1838; in esso tre differenti voci narrative si susseguono nella narrazione di vicende turbolenti e cupe che vedono protagonista una dolce e angelica fanciulla, finita tra le grinfie di un uomo senza pietà.


PAULINE
(o Il conte assassino)
di Alexandre Dumas 


Editore: Aracne
trad. R. Cavallo
204 pp
"Volgeva la fine dell’anno 1834. Noi stavamo novellando, un
sabato sera, in una camera attigua alla sala d’armi di Grisier,
allorchè la porta si aprì, e vedemmo entrare Alfredo Nerval."

Sono tre i narratori che prendono la parola in questo romanzo: lo stesso Alexandre, che incontrando l'amico di vecchia data Alfredo de Nerval (secondo narratore), lo ascolta raccontare il suo amore per la bella Pauline de Meulien (terza voce narrante): un amore struggente e triste, sul cui corso ha influito la nefasta presenza di un uomo senza pietà e senza cuore: il conte Orazio de Beuzeval.

Alfredo racconta all'amico di come egli abbia soccorso la povera Pauline dopo che questa aveva toccato con mano tutta la crudeltà e il cinismo di colui che l'aveva sposata e che avrebbe dovuto proteggerla e amarla.

Pauline è solo un'ingenua ragazza quando conosce il conte Orazio e sin dai primi sguardi sente che quell'uomo, la cui presenza basta ad incuterle soggezione, ha qualcosa di inquietante, quasi di spaventoso.
Eppure, ha modi cortesi, toni galanti e col suo fascino enigmatico fa breccia in chi lo incontra, uomini e donne.
E anche nella pura e semplice Pauline, che lo sposa, pur non essendone perdutamente innamorata ma provando, piuttosto, una sorta di attrazione mista a un inspiegabile timore.

Orazio non è proprio il marito affettuoso e premuroso che una novella sposa si aspetterebbe: ama andare a caccia con i suoi amici (due compari, in particolare, gli sono sempre dietro, Enrico e Massimiliano,e non suscitano una grande fiducia) e non esita a lasciare la moglie a casa con la di lei mamma.
Finché un giorno, la ragazza non si decide a raggiungere il coniuge nel castello di Burcy (in Normandia), dove lui si è ritirato per partecipare ad una delle sue irrinunciabili battute di caccia.
Orazio non è affatto contento di vedersela arrivare all'improvviso, ma fa buon viso a cattivo gioco, per cui la moglie viene invitata a starsene sola soletta nel castello, con la sola compagnia di un fedele servitore del conte (con cui, tra l'altro, ha difficoltà a comunicare).

In sua assenza, Pauline non sa che fare ma la sua curiosità le costerà cara: spinta un po' dalla noia e un po' da un sinistro sesto senso che la induce a perlustrare il castello dentro e fuori, scoprirà qualcosa che proprio non avrebbe dovuto conoscere e che riguarda il suo misterioso consorte e ciò in cui si diletta, e che non è propriamente edificante, visto che la sua passione per la caccia non riguarda solo gli animali...

La storia di ciò che accade tra Pauline e il conte di Beuzeval è narrata dalle labbra stesse della donna e raccolta da Alfredo (che, quindi, la racconterà a sua volta ad Alexandre), innamorato di lei e disposto a tutto pur di proteggerla, aiutarla, renderla felice.

Ma il destino - attraverso le cattive azioni di Beuzeval - ha già mescolato e giocato le sue carte e, per quanto l'amore - quello vero, genuino, rispettoso e fedele - del buon Alfredo, possa costituire per un po' di tempo un balsamo per il cuore ferito e per il corpo provato della dolce Pauline, il doloroso e triste epilogo non potrà essere aggirato né evitato per sempre.

Pauline (o Il conte assassino) è un romanzo che, pur nella sua brevità, risulta avvincente per la trama ben costruita, con diversi colpi di scena, con pochi ma efficaci e convincenti personaggi; io ho letto un'edizione che ha un linguaggio molto classicheggiante ("antiquato"), che sulle prime mi aveva un po' fatto temere che non sarei riuscita a godermi la lettura e che lo stile me l'avrebbe resa pesante, invece devo dire che, di pagina in pagina, non solo la storia mi ha presa e incuriosita, ma ho trovato che lo stile ben si confacesse al tenore del libro, al periodo di riferimento e ai personaggi stessi.

Pauline è la tipica donzella dall'animo candido, pura di corpo e di spirito, ingenua al punto da farsi raggirare dallo scaltro e ambiguo conte Orazio, il cui cinismo risalta ancor di più se accostato alle virtù tanto della protagonista femminile quanto del devoto amico (innamorato) Alfredo, anch'egli nobile d'animo ma non pavido, anzi, sarà capace di gesti pieni di coraggio e ardore, volti a preservare l'onore e la vita di chi ama.
C'è del romanticismo classico ma anche, come dicevo nell'introduzione, una tinta di gotico, e il tutto rende questo libro d'altri tempi una bella lettura, adatta per apprezzare il caro Dumas, tra i miei autori classici preferiti, grazie soprattutto a IL CONTE DI MONTECRISTO.

domenica 16 aprile 2023

💚 RECENSIONE 🌱 "Mimì l’ortista incontra gli animali del suolo" di Mirtis Conci & Michela Luise



Cari lettori, in questa domenica desidero presentarvi un libro per bambini (4-7 anni) arricchito da illustrazioni coloratissime e molto belle, scritto in forma di filastrocca e che affronta, in modo giocoso e divertente, il tema del rispetto dell'ambiente, in questo caso del terreno.
La protagonista è la simpatica Mimì e questa è la sua prima avventura, nella quale conosce "il mondo sotto i suoi piedi".

Ma entriamo nel vivo della storia!


Mimì l’ortista incontra gli animali del suolo
di Mirtis Conci
in collaborazione con Michela Luise
(ill. Linda Tambosi)


Autopubblicazione
37 pp
9.87 euro
(LINK)
Chi è Mimì?

Lei si definisce un'ortista,  perché vuol creare un orto ma sa di aver tanto da imparare prima di essere esperta, per cui per adesso è... una semplice ortista-apprendista!
Ma anche se manca di esperienza, Mimì ha un'ottima qualità, che tutti - a ogni età - dobbiamo applicare se vogliamo crescere, imparare, migliorare: la curiosità!!

Mentre cammina con la sua carriola, e i suoi piedi calcano il suolo da preparare per seminare, incontra vari personaggi che l'aiuteranno a comprendere tante cose da ricordare se vuol piantare verdure.

Incontra un'arvicola, una lumachina, un ragno lupo, un lombrico e tanti altri esserini chiacchieroni, e ciascun animaletto le spiega qual è il suo rapporto con la terra e quanto importante essa sia per il  nutrimento e, di conseguenza, per la stessa esistenza di ognuno.

Non solo, ma queste creature le danno anche degli utili consigli, che si basano su un principio fondamentale che ogni persona non deve dimenticare né sottovalutare: il rispetto delle risorse naturali e la necessità di preservarle, di non inquinarle, cosa che invece, purtroppo, accade, vista la grande quantità di rifiuti che viene gettata a terra e che fa del male non solo alla fauna e alla flora, ma anche a noi esseri umani, che ci ritroviamo sulla tavola un cibo che è cresciuto su un suolo contaminato.

"C'è un mostro di nome inquinamento
che continua a darmi il tormento".

Oltre ad essere curiosa, Mimì ha un atteggiamento di meraviglia e stupore davanti alla conoscenza dei diversi animaletti; di alcuni di essi neppure sapeva l'esistenza, come il collembolo o il porcellino di terra: questi nuovi amichetti la portano a riflettere su come ciascuno di essi sia indispensabile per la natura, per il terreno, in quanto hanno ognuno le proprie funzioni irrinunciabili e fondamentali per l'equilibrio ambientale.

"La natura è equilibrio, che significa armonia... Ogni essere vivente ha il suo ruolo".

I piccoli animali incontrati da Mimì la riconoscono come una loro amica, di cui possono fidarsi perché li rispetta: e di ciascuno di noi potrebbero fidarsi? Abbiamo cura dell'ambiente, dell'acqua, del suolo....?

Durante il suo meraviglioso e istruttivo viaggio, Mimì l'ortista è rispettosa e attenta, prende appunti per non dimenticare nulla di ciò che ha imparato, così da metterlo in pratica, ricordando che il suolo è un tesoro da custodire e amare!

La prima avventura di Mimì l’ortista, narrata in questo albo illustrato, scritto come una divertente filastrocca, dal ritmo musicale e che si presta ad una lettura ad alta voce adatta a coinvolgere anche i più piccoli (età prescolare), ha un'ulteriore qualità: i caratteri sono in stampato maiuscolo per consentire la lettura autonoma ai bambini dei primi anni della scuola primaria.

Come dicevo, è un testo oltremodo piacevole, non solo esteticamente - i disegni sono davvero belli, colorati (tutte caratteristiche che attirano i bambini) - ma anche per lo stile (la filastrocca è uno strumento utile, dal punto di vista educativo, per insegnare cose nuove ai bambini ma in modo divertente e "leggero"); i bambini, attraverso gli occhi della simpatica Mimì, apprendono cose nuove sulla natura, l'importanza di rispettarla, acquisiscono consapevolezze, responsabilità e un modo di pensare e di approcciarsi all'ambiente circostante di profondo rispetto, che si manifesta attraverso piccoli e quotidiani gesti.

Non mi resta che consigliarvi i libri di Mirtis Conci, che si distinguono e si apprezzano per la creatività, la scelta delle tematiche (attuali, urgenti e che offrono spunti in campo educativo), la qualità e la competenza del lavoro che c'è dietro (sua e delle collaboratrici). 


Il bislacco personaggio di Mimì l’ortista nasce dall’incontro di tre trentine appassionate di Terra/terra.
Mirtis Conci, blogger e scrittrice di libri per bambini e ragazzi sui temi ambientali.
Michela Luise, geologa di formazione, educatrice ambientale per scelta, esperta dell’orto per passione
Linda Tambosi, illustratrice, guida ambientale escursionistica e appassionata di natura e viaggi

Per ogni incontro esiste sempre un luogo. In questo caso si tratta di Orto San Marco – Setàp, uno spazio agricolo urbano che nasce e cresce nella città di Rovereto, in provincia di Trento.

Di quest'autrice - che ringrazio per la gentile e gradita proposta di leggere, e condividere con voi, i suoi scritti - ho letto e recensito non soltanto il presente libro, ma anche altri due precedenti, adatti ai bambini/ragazzini più grandicelli e che vi consiglio in quanto anch'essi offrono spunti interessanti e ben strutturati per affrontare con i giovanissimi queste tematiche ambientali, che sia a scuola o in altri contesti educativi.


LE CICOGNE DI TAUCHWALD (recensione)
IL PARCO DEI TESORI (recensione)

sabato 15 aprile 2023

[[ RECENSIONE ]] LA MOGLIE IMPERFETTA di B.A. Paris


Tutti abbiamo il nostro "tallone d'Achille", dei punti deboli; a volte essi restano celati e "dormono" fino a quando non accade qualcosa che manda in tilt il nostro equilibrio mentale e allora ecco che queste tanto temute fragilità esplodono, emergono, e può accadere che ci si senta spiazzati, confusi, impotenti.
E' ciò che capita alla protagonista, Cass: brava insegnante, moglie innamorata, vita regolare e tranquilla, fino al giorno in cui un omicidio scombussola tutta la sua esistenza e, prima ancora, la sua mente, facendole vedere cose che, quasi sicuramente!, non esistono.
Sta forse impazzendo? Fortuna che ha accanto una buona amica e un marito adorabile...


LA MOGLIE IMPERFETTA
di B.A. Paris


Edizioni Nord
trad. M.O. Crosio
400 pp
Cass Anderson è un'insegnante che cerca di godersi l'estate; la scuola inizierà a settembre, c'è tempo per pensare alla programmazione, per cui adesso la donna vuol rilassarsi col marito, Matthew.

Ma non è così semplice. La vita è capace di riservare sorprese assolutamente non prevedibili.

Una sera (tardi), da ritorno da una festicciola, per arrivare a casa prima (dove l'aspetta Matthew, a letto con una forte emicrania), Cass decide di prendere una scorciatoia che passa per il bosco; non è proprio una strada sicurissima e inoltre è in corso un bel temporale, ma lei la prende ugualmente.
Quella sera sarà una sorta di spartiacque per lei: da quel momento la sua vita cambierà. 
In peggio.

Quella sera maledetta, mentre la pioggia scende giù a secchiate, nota, ferma sul ciglio della strada, un'auto, con dentro una donna; Cass non scende per sapere se ha bisogno d'aiuto, né l'altra le fa alcun cenno, perciò Cass se ne va.

La mattina seguente scopre dai telegiornali che quella donna è stata assassinata. Esattamente dove lei l’aveva incrociata. 
Partono ovviamente i sensi di colpa e le mille domande: perché non mi sono fermata per chiederle se avesse bisogno di aiuto? Forse a quest'ora sarebbe ancora viva!

Cosa ancor più angosciante, scopre anche che lei la vittima la conosceva: si chiamava Janet e avevano pranzato insieme, una volta; la povera donna era sposata ed era madre di due gemelline piccole, che purtroppo cresceranno senza la loro mamma.

Come se non bastasse, subito dopo questo misterioso omicidio, Cass comincia a ricevere telefonate mute, dal vago sapore minatorio...

E se fosse l'assassino? E se questi fosse convinto che lei, Cass, abbia visto qualcosa che non doveva vedere quella sera? Magari s'è segnato la targa della sua auto e adesso la tiene sott'occhio; forse sta anche pensando di ucciderla!
E poi, quando è in casa da sola, ha spesso la sensazione di essere osservata.
Cass è terrorizzata perché non ricorda nessun dettaglio significativo riguardo quella sera ma questo l'assassino non può saperlo.

I pensieri paranoici si affacciano alla sua mente sempre più spesso e sempre di più, e ad essi si aggiunge la consapevolezza di non star bene dal punto di vista emotivo.

Gli ultimi anni della sua vita non sono stati bellissimi né semplici, soprattutto a motivo della malattia che ha colpito sua madre, morta pochi anni prima: era affetta da demenza precoce, diagnosticatale poco dopo i quarant'anni.
Cass sa cosa voglia dire avere un genitore che pian piano non è più quello di prima, che dimentica, confonde, non riconosce...: è un dolore lento e lacerante e mai vorrebbe riaffrontare un inferno simile, né farlo vivere al suo amato marito, che nulla sa della patologia della suocera.

Il problema è che Cass si sta rendendo conto di come la sua mente, negli ultimi tempi, le faccia troppi scherzetti: ora dimentica le chiavi, ora un appuntamento..., insomma cosa le succede? Non sarà demenza precoce anche a lei, come alla defunta madre?

Per convincersi di non essere sull'orlo della pazzia, Cass cerca di minimizzare, di non dare troppa importanza a delle semplici dimenticanze; capitano a tutti, no?, tanto più nei periodi di stress!

È ciò che le ripetono suo marito e la sua migliore amica, Rachel (che è anche un'amica di lunga data, quasi una sorella): Tranquilla, Cass, vedrai che sei solo stanca. Un po' di riposo, rallenta i ritmi e pian piano questi piccoli problemi spariranno.

Purtroppo, però, le sviste aumentano e diventano più preoccupanti, accompagnate da altri episodi che allarmano sia lei che Matthew: non ricorda cose semplicissime, come l'accensione della lavatrice o della macchina del caffè, vede coltellacci in cucina, dimentica dove ha parcheggiato l'auto..., e poi perde la voglia di vivere, non sente neppure il desiderio di tornare a lavorare, ha paura a restare in casa da sola perché sente che qualcuno la sta perseguitando, con le telefonate e non solo...
E intanto la polizia non ha ancora trovato l'assassino della povera Janet, il che vuol dire, secondo Cass, che lei stessa è in pericolo!

Insomma, due sono le cose: o le sue paure hanno un fondamento e davvero c'è qualcuno che vuol farla impazzire, o è la demenza precoce a infierire, impietosa e crudele, sulla sua povera mente, annebbiandola.

Matthew le sta vicino, dice di amarla e vuole che lei cerchi di prendersi cura di sé stessa, anche ad es. prendendo delle pilloline prescritte da un medico; lei però sente che lui si sta allontanando, forse provato da questa situazione, dalle ossessioni e dalle paranoie di questa moglie che, a soli trentaquattro anni, già dà segni di pazzia...

Menomale che c'è Rachel, sempre disponibile a raggiungerla, a stare con lei, ad accoglierne gli sfoghi.
E, in un certo senso, sarà proprio tramite Rachel che Cass comincerà a mettere insieme i pezzi di un puzzle che è sempre stato davanti a lei ma la cui chiave di lettura finora l'è sfuggita, confusa com'era da pillole, paura e amnesie.
Rachel riuscirà il filo che porta al bandolo della matassa e ciò che scoprirà sarà doloroso ma, inevitabilmente, anche liberatorio.

Mi è piaciuto questo thriller psicologico di B.A. Paris (di cui ho letto LA PSICOLOGA) perché gioca molto sul discorso delle dimenticanze della protagonista, servendosene per mescolare le carte, confondere le idee tanto di Cass quanto del lettore, rendendo di proposito labile il confine tra allucinazioni e realtà.
L'omicidio di Janet attraversa praticamente tutto il libro anche se, a un certo punto, fa da sfondo, nel senso che non ci si concentra su di esso e sulla ricerca del killer, quanto sul fatto che i pensieri di Cass siano completamente soggiogati dal terrore che le incute l'autore del delitto, che - lei è convinta - la tiene sotto scacco con le telefonate mute.

Devo dire che non ho impiegato molto a dirigere i miei dubbi su un persona in particolare e, nel corso della lettura, mi sembrava di veder confermate le mie sensazioni; questo però non ha reso il prosieguo meno interessante, anzi, ero curiosa di continuare per verificare le mie ipotesi; a un certo punto, nella parte centrale del romanzo, il ritmo sembra rilassarsi anche troppo e il lettore si trova davanti ad una situazione ferma sempre sullo stesso punto: le ossessioni di Cass, i suoi vuoti di memoria, il suo continuo terrore verso un nemico invisibile, le premure di Matthew...
I giorni e le settimane vanno avanti così fino al momento in cui le acque cominciano a muoversi e il velo viene sollevato, per Cass e per il lettore, così da mettere al suo posto ogni tessera e svelare il volto di chi sta realmente perseguitando la povera Cass.

Un buon thriller, coinvolgente, dallo stile fluido e piacevole. Consigliato!!



giovedì 13 aprile 2023

>> RECENSIONE << LA LUCE NATURALE di Marco Archetti

 

Tre figli riuniti attorno alla madre morente, ma non è su di lei che convergono i loro frenetici pensieri, bensì su loro stessi, sulle mancanze, le illusioni, le frustrazioni.
Tre esistenze sospese, ferme, tre fratelli che, non riuscendo a stringersi e a ritrovarsi davanti allo spettro della morte che si sta avvicinando, sembrano sempre più lontani l'un dall'altro, ognuno rintanato nel proprio angolo buio, a collezionare insoddisfazioni, rancori, fallimenti, speranze disattese, barricati dietro muri di incomunicabilità e infelicità.
Ciascuno in attesa di una luce vera, naturale e più grande, che possa finalmente aprire i loro occhi e rischiarare le loro vite.


LA LUCE NATURALE
di Marco Archetti



Ed. Mondadori
168 pp
18.50 euro
2023

Non c'è mai un momento giusto per ricevere una brutta notizia, questo è ovvio.
Ma se la vita sta già "girando male" e i problemi e le preoccupazioni abbondano, sapere che tua madre sta morendo non può che far precipitare drasticamente l'umore.
Flavio Calore - attore quarantacinquenne - è su un Frecciarossa, direzione Torino, quando riceve la telefonata della sorella, Tiziana, che gli comunica che la loro mamma, Elvira, sta male, ma non è in ospedale, bensì sul letto di una camera d'albergo di Eraclea (dov'erano in vacanza), di proprietà di un certo Giani Albiero. È assistita, ci mancherebbe: viene a visitarla un medico e c'è pure un'infermiera, ma le sue condizioni sono gravi.

La notizia, giunta tra capo e collo, fa sbroccare Flavio.
A farlo urlare di nervosismo non è tanto la notizia che Elvira sia lì lì per lasciare questo mondo, quanto il dover cambiare i propri piani per incontrare il fratello Gabriele e la poco amata Tiziana, con cui proprio non ha voglia di interagire.
Flavio ha un grumo di rabbia e frustrazione che lo opprime, lo rende scontento, vendicativo; è un attore noto, sì, ha qualche lavoro interessante da vantare nel curriculum, ma ad essere onesti la sua carriera è in stallo, e con essa tutta la sua esistenza.
Eppure lui nel cassetto ha un'idea niente male, che attende solo di trovare qualcuno che creda nel suo progetto che lo produca e gli permetta di realizzarlo: sarebbe l'occasione giusta (irripetibile!!) per dare una scossa alla sua carriera, fatta di illusioni, chiamate attese che non arrivano, opportunità mancate.
Insomma, Flavio Calore ha altro per la testa ma... gli tocca, non può infischiarsene: deve andare ad Eraclea.

Come tocca anche anche a Gabriele Calore, il numero uno nel collezionare fallimenti e sconfitte, tanto in campo sentimentale che lavorativo.
Lasciato da quella che è ormai la sua ex (Ileana) - che oltre a dargli un bel paio di corna, lo ha anche spolpato economicamente -, Gabriele ha un figlio malato ricoverato in istituto, un nuovo amore da coltivare e preservare, e un mare di debiti, nel quale rischia di annegare.

Certo, lui non è il tipo da scoraggiarsi, eh: "Se affronta la vita senza consapevolezza tragica è soltanto perché vede più in là, cioè sé stesso dal punto di vista del trionfo futuro."

Gabriele vede rosa anche quando c'è solo nero, vede una piccola luce e per lui è un raggio di sole; non si dà per vinto nemmeno in caso di sconfitta e, nonostante la vita non gli sorrida da tempo, "passa attraverso ogni disastro come se non lo riguardasse".

E poi, ci sarà pure un modo per uscire da questo continuo viavai di fiaschi, no?
Il suo (unico) amico, Ubaldo, gli propone un lavoretto, una cosuccia non proprio legale però semplice, fattibile, che potrebbe levargli un sacco di problemi. 
Per il buon Gabriele, candido e solare come un eterno bambino ed esageratamente spensierato, quella potrebbe davvero essere la sua "grande occasione"; deve solo essere un po' "egoista", spregiudicato: una volta sola..., che male potrà venirne? "Vivere per sé stessi e basta. Senza sbriciolarsi, senza sgretolare il destino nei sensi di colpa".

E poi c'è lei, la loro sorella, Tiziana.
Tiziana Calore è l'emblema del vittimismo, del melodramma, dell'insoddisfazione.
È accanto a sua madre ma non è lei a tenerle la mano; certo, ha pietà di quella donna anziana stesa sul letto di una squallida camera dì un hotel e che non è neanche libera di stare male ed essere assistita in santa pace; mamma e figlia sono quasi prigioniere tra quelle mura dalle quali non deve trapelare la presenza di una moribonda; Giani s'è tanto raccomandato: per favore, è tempo di vacanze, i clienti devono rilassarsi, divertirsi, e sapere che c'è una donna che sta per esalare l'ultimo respiro proprio vicino a loro, non è una gran bella pubblicità per lui e il suo albergo.
Discrezione, Tiziana, ti prego; che non si sappia che mamma Elvira sta per passare all'altra riva, non è il caso.

Ed Elvira obbedisce. Del resto, che altro può fare?
Obbedisce e intanto si concede voli di fantasia, dove lei è una Tiziana diversa, più coraggiosa e intraprendente, più attraente, che sa sedurre gli uomini e che non ha una vita grama, infelice, piatta, priva di emozioni forti.
Tiziana è da quando è nata che vive in bilico, eternamente spaesata, personaggio secondario della sua stessa esistenza, trascorsa accanto ad un uomo (Dario) che non riesce ad amare con passione, anzi, il più delle volte la sua sola presenza la irrita, tanto da indurla a trattarlo male, a dare per scontato quel compagno di vita silenzioso, accomodante, che c'è, c'è sempre, a dispetto dei capricci, dei frequenti malumori, dei continui andirivieni di questa moglie nervosa, volubile, fragile.

Se Gabriele è il fratello bonaccione, il paciere di famiglia, colui che non grida mai, non insulta ma cerca sempre di trovare una conciliazione (un carattere, il suo, che mal viene tollerato dagli altri due, che lo disprezzano, lo vedono come un debole, uno senza spina dorsale, oltre che un fallito), i Calore più focosi, che s'incendiano per nulla, sono proprio Flavio e Tiziana.
Non si sono mai sopportati, sin da bambini: dispettoso e cinico lui, piagnucolosa e pesante lei; non fanno che scontrarsi, urlarsi frasi che - sperano - feriranno l'altro, darsi addosso senza pietà, elencandosi reciprocamente mancanze e difetti e miserie personali.

Flavio vede Tiziana come "un groppo su una sedia con sfondo piastrellato, già arresa, del tutto svuotata e squadernata dal dolore, gli zigomi lucidi e una palude di sconforto negli occhi."

E Tiziana trova che Flavio sia superficiale, egoista, un attore dentro e fuori dal palcoscenico, un insensibile che le ha sempre creato problemi, che s'è sempre divertito a umiliarla e a farla sentire una povera stupida.

Mentre Elvira giace immobile nel limbo della sua stanza d'hotel, i tre fratelli si ritrovano a sopportarsi malvolentieri e a discutere di soldi (tasto dolente in quasi tutti i nuclei famigliari).
La madre aveva da parte un bel gruzzolo: che fine ha fatto?
Tutti e tre hanno bisogno di metterci le mani su perché ciascuno sa di camminare "su un filo teso, in equilibrio sopra una voragine"; quell'eredità potrebbe essere un tentativo per tappare qualche buco e sfuggire alla propria miserabile esistenza.
 
Quella triste e anonima stanza d'albergo diventa il loro teatro, e i loro litigi, le discussioni, i pianti e le grida servono solo a montare il più triste e desolante degli spettacoli. 

Attorno a quella madre che non si decide a rendere lo spirito, che è grave ma comunque resta in vita, i  fratelli ci appaiono come tre commedianti infelici: "Tutti e tre portano scritta in faccia la stessa storia, che dice: la vita non ha pietà."
E questa consapevolezza li induce a sbranarsi, ad abbattere ogni ipocrisia, a deporre ogni inutile maschera e a vomitarsi addosso malignità e odio.
Attorno al corpo immobile della genitrice sono sparsi i cocci rotti di un rapporto fraterno che si sta lanciando verso l'autodistruzione.

"Nessuno dei Calore si regge in piedi. Ognuno è squarciato. Se la sono presa l’uno con l’altra con l’odio peggiore, l’odio degli ingannati che hanno a loro volta ingannato. Prigionieri dell’essere carnefici, spietati come coloro che sentono nelle vene lo stesso sangue e le stesse cause, ognuno ha conosciuto la sola verità possibile: vince chi fa dell’altro, definitivamente, un colpevole."

Si dice che quando si tocca il fondo non si può che risalire e che dopo il buio della notte arriva per forza la luce di un nuovo giorno.
Come ne usciranno i fratelli Calore da questo "abominevole fratricidio"

"La luce naturale" scava nei rapporti tra famigliari, lasciando emergere con nitidezza ed efficacia i caratteri, i temperamenti, le personalità di ognuno dei tre personaggi principali.
Ci sembra di vederli e con gran chiarezza: Flavio con la sua fame di riscatto, la rabbia che lo divora, la voglia di veder realizzato il proprio sogno, la durezza nel giudicare il fratello e la sorella per la loro "mollezza" caratteriale e la loro esistenza scialba; Tiziana, fragile, lunatica, insicura, bisognosa di amore e, forse, timorosa di non esserne degna; Gabriele, ottimista a tal punto da sembrare fuori dal mondo come se vivesse in un'altra dimensione e non si rendesse conto di quanto la realtà (la sua realtà) sia problematica.
Altri personaggi secondari satellitano attorno a loro e tra essi, senza dubbio, spicca Elvira: Elvira che non si decide ad andare e che, benché muta e immobile, è poi, in realtà, la causa di tutto, colei dal quale ha origine il "melodramma" firmato Calore e ciò che da esso verrà fuori.

È un romanzo che ho apprezzato tanto per i personaggi, delineati molto bene, con onestà e forza, così vivi e profondamente imperfetti, con le loro debolezze, i loro pensieri più cattivi e le parole più velenose; Archetti ce li ritrae senza fare sconti a nessuno di essi ma, allo stesso tempo, senza giudizi, semplicemente per ciò che sono (ed essi sono i primi a pagare il prezzo del loro modo di essere e di agire); mi è piaciuta molto la scrittura dell'autore, così densa, pungente e con la magistrale capacità, propria di un bravo narratore, di mettere a nudo e di scavare nel profondo dei suoi personaggi, dei loro legami, e di restituirci tutta la complessità di quel microcosmo che è la famiglia, da cui non si fugge mai, ma - chissà - forse si può rientrare.
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