martedì 9 maggio 2017

Recensione film: AGNUS DEI (Anne Fontaine) // LION. LA STRADA VERSO CASA (Garth Davis)



Due film tratti da fatti realmente accaduti che mi hanno colpito positivamente.


AGNUS DEI


GENERE: Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: Anne Fontaine
ATTORI: Lou de Laâge, Agata Buzek, Agata Kulesza, Vincent Macaigne, Joanna Kulig

Siamo in Polonia, nell'inverno nevoso del 1945.
La bella Mathilde è un giovane medico francese della Croce Rossa, che esercita la propria professione assistendo i sopravvissuti della Seconda Guerra Mondiale. 
Un giorno una suora arriva a chiederle aiuto: vuole che la segua perchè c'è qualcuno che ha bisogno di assistenza, altrimenti morirà; inizialmente, Mathilde la manda via suggerendole di rivolgersi all'ospedale per polacchi, ma quando vede che, dopo diverso tempo, la suora è rimasta fuori al freddo, in ginocchio, forse sperando nell'aiuto della Provvidenza, la giovane dottoressa decide di andare con lei.

Viene quindi portata in un convento, dove trova che alcune suore sono incinte...!
Scopre così che le povere monache sono state vittime di atti barbari e inumani da parte di soldati sovietici, che hanno abusato di loro ripetutamente, mettendole incinte.

Nel convento c'è quindi molta tensione, preoccupazione e tristezza diffusa a causa di questi fatti incresciosi: anche se le suore non hanno colpa, comunque vivono lo stato di gravidanza con un profondo senso di vergogna, in quanto il voto di castità è stato violato e tale consapevolezza le fa soffrire.

Come conciliare la fede in Dio con la tragedia che si è abbattuta sul convento?
La fede delle religiose cattoliche è messa a dura prova e non è facile accettare di avere dentro di sè un bimbo che cresce, che nascerà e che è frutto di un'atroce violenza!

La madre superiora, per evitare che le sue consorelle vengano esposte al ludibrio e rinnegate dalla famiglia, le tiene ben nascoste nel convento, in gran segreto, e sa già cosa farà quando i bimbi cominceranno a nascere: li affiderà a quei familiari (delle suore sventurate) che accetteranno di adottarli.

Mathilde si ritrova ad intervenire e a dare il proprio importante contributo in questo tipo di contesto: è giovane, llibera, bella, corteggiata da un collega, ed è atea e comunista; per lei non è semplice comprendere il punto di vista delle suore, non comprende la loro vergogna (di cosa si dovrebbero vergognare, visto che non hanno commesso un peccato, ma hanno subito una violenza?), il loro pudore estremo quando si tratta di farsi visitare, la loro cieca ubbidienza alla madre superiora anche quando questa si intestardisce con decisioni poco condivisibili.

L'unica suora con cui trova affinità è suor Maria, e tra le due si instaura, col tempo, un rapporto di stima e fiducia che permetterà di trovare soluzioni meno drastiche e più idonee al benessere e delle suore e dei nascituri.

E' una storia drammatica che ci trasporta negli orribili e devastanti anni della guerra, in cui si sono consumati tanti abusi su povere anime innocenti; il film ben racconta la sofferenza dovuta non solo allo stupro ma anche alle conseguenze da esso derivanti: la gravidanza e il senso di colpa per aver (seppur involontariamente) offeso Dio; ad essi si aggiunge anche il dolore per un figlio che ciascuna suora non sa se riuscirà ad amare (in virtù della brutta esperienza che egli rappresenta) e, dopotutto, non è neppure chiamata a farlo perchè tanto non lo crescerà mai...
Mathilde rappresenta l'approccio pratico e scientifico al "problema", e la donna mostra molta pazienza davanti ai comportamenti eccessivamente riservati e testardi delle suore nonché tanta determinazione nel volerle aiutare nonostante le (iniziali) reticenze delle religiose, che a un certo punto non mancheranno di apprezzare il prezioso aiuto di Mathilde.

Mi è piaciuto molto: per l'ambientazione, che resta sempre un po' tetra, sia perchè fuori c'è la neve tutto intorno sia perchè dentro al convento è buio e cupo; per la storia in sè, che è dolorosa ma c'è anche un messaggio di speranza, di solidarietà femminile, di forza, di vita che sboccia malgrado la malvagità, la morte; per il personaggio di Mathilde, cui l'attrice riesce a trasmetterci l'idea di una donna forte e sensibile al contempo.


LION. LA STRADA VERSO CASA


GENERE: Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: Garth Davis
ATTORI: Nicole Kidman, Dev Patel, Rooney Mara, David Wenham, Nawazuddin Siddiqui.


Saroo è solo un bimbo di quattro anni quando si perde e, trovandosi sul treno sbagliato, finisce a Calcutta, non sapendo più come fare per tornare a casa.

I suoi occhi scuri, profondi, dolci e smarriti mi bucano il cuore e provo subito un'immediata tenerezza per questo piccoletto solo in una grande città, che cerca di farsi strada tra l'indifferenza di tanti adulti, mentre il suo unico pensiero è tornare dalla sua mamma, ritrovare suo fratello Guddu e tornare a casa insieme a lui.

Quando viene ritrovato dalle autorità (dopo aver vagato per le strade della metropoli e aver incontrato anche gente poco raccomandabile), il piccolo Saroo non riesce a spiegare il suo luogo di provenienza e ha in mente soltanto l'immagine della stazione dalla quale era partito. 
Viene inserito in un orfanotrofio e fortunatamente subito adottato da una coppia australiana molto gentile e affettuosa, che lo riempie d'amore e attenzioni.

Passano diversi anni, Saroo è ormai un giovanotto che studia all'università, ha tanti buoni amici, tra cui anche alcuni indiani; proprio durante una cena con essi, un particolare risveglia la memoria di Saroo che, da quel momento in poi, comincerà a ricordare sempre più particolari della sua infanzia, anche solo parole, cibi... e il pensiero di ritrovare la sua casa, la mamma - sicuramente disperata per quel figlioletto scomparso -, comincia ad ossessionarlo.
Così, utilizzando Google Earth, Saroo decide di analizzare una per una tutte le stazioni ferroviarie dell'India sperando di trovare quella giusta...

Le notti insonni, i momenti di scoraggiamento e solitudine - che rischiano anche di allontanarlo dalla sua ragazza - verranno ripagati? Saroo troverà il villaggio poverissimo in cui è nato e soprattutto la sua mamma?

"Lion" mi ha commossa, e non poteva essere diversamente: un bambino così piccolo che per una disattenzione non riesce a tornare a casa, e sulla bocca ha solo il nomignolo con cui chiama la mamma e il suo unico pensiero è tornare da lei, che lo sta aspettando.
Dolcissima Nicole Kidman nel ruolo della madre adottiva: amorevole e comprensiva (anche il marito) verso questo piccolo (e verso l'altro figlio adottivo, un tipetto decisamente probematico..), tanto da accettare senza fare storie la decisione di Saroo di cercare la sua vera famiglia.
Mi ha intenerito e suscitato anche una certa ammirazione la determinazione, la pazienza, la tenacia con cui Saroo cerca di ricordare ogni minimo particolare, i tentativi disperati, attraverso internet, di cercare tra le immagini  quelle dei luoghi che l'hanno visto nascere, con la speranza che alcune di esse gli risultino familiari e gli forniscano anche un minimo indizio...

Sarà che è ispirato a una storia vera, sarà che è fatto bene, sarà che quando si tratta di bambini scomparsi non si può restare indifferenti..., fatto sta che, per quanto mi riguarda, Lion. La strada verso casa è un film molto bello, che emoziona tantissimo.

2 commenti:

  1. Il primo mi manca.
    Il secondo, per quanto furbetto, mi ha commosso davvero molto: una storia così miracolosa che non ci si crede.

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    Risposte
    1. Si, ha dell'incredibile... ma pare sia vera e se è così, valeva la pena raccontarla :-)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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