Siamo nel sud Italia, nel Cilento.
È il 1943, c'è la guerra e un ragazzo appena adolescente, dopo aver assistito impotente a un episodio drammatico e violento ai danni della sua famiglia, si incammina per una via che lo condurrà dritto verso un abisso di furia cieca e desiderio di vendetta verso coloro che, dopo aver distrutto ciò che aveva di più caro, continuano a lasciarsi dietro una scia di sangue e violenza.
IL TEMPO DELL'ODIO di Antonio Lanzetta
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La Corte Ed. 282 pp |
"La morte venne a cercarmi nell’estate del 1943. Avevo quattordici anni quando sparai per la prima volta in faccia a un uomo. È passato molto tempo da allora e le cose che ho fatto, le cose brutte che sono stato costretto a fare, mi hanno cambiato per sempre."
Nell'estate del 1943 Michele ha solo quattordici anni quando la sua vita viene sconvolta e cambiata per sempre da eventi tragici e dolorosi che inevitabilmente segneranno il suo futuro.
In un pomeriggio apparentemente come gli altri, Michele sta tornando da una giornata di lavoro nei campi quando vede una camionetta di fascisti sulla strada che lo porta a casa.
Con un nodo a serrargli la gola e la paura che qualcosa di terribile stia per accadere, il ragazzo corre a perdifiato e si nasconde in mezzo ai cespugli per vedere cosa sta succedendo a casa sua.
Paralizzato da un senso di impotenza e terrore, assiste alla tragedia che si consuma ad opera dei fascisti guidati da un certo Balzano (un brutto soggetto già tristemente noto a Michele e famiglia), a discapito della madre e delle sorelle, Gloria di diciassette anni ed Anna di dodici; queste ultime vengono rapite.
Le urla disperate delle tre donne che più ama al mondo straziano il cuore di Michele, che però non accorre a difenderle, consapevole di essere un ragazzino contro un gruppo di camicie nere senza scrupoli e senza pietà.
Balzano e compagni si accorgono di lui, Michele scappa e riesce a sfuggire alle loro grinfie nascondendosi nel bosco.
È la fine, per Michele, dell’adolescenza e l'inizio precoce, brutale e feroce, dell'età adulta, che sarà contrassegnata da ricordi dolorosi di quel maledetto pomeriggio, da quelli più nostalgici di un'infanzia serena con i suoi cari che non sono più accanto a lui, e dagli inevitabili sentimenti distruttivi che lo accompagneranno nelle settimane e nei mesi a venire: vendetta, odio e il desiderio di trovare le sorelle.
Ammesso che siano ancora vive.
Ferito e sconvolto, viene accolto da Lucia, un'anziana vicina vedova e senza figli (morti in guerra), che si prende cura di lui e gli offre rifugio, vitto e alloggio in cambio di una mano nel lavorare la terra.
Anche se i giorni sembrano riprendere un attimo di respiro e un minimo di pace, la testa e il cuore di Michele sono un groviglio di pensieri ed emozioni che gli si affastellano dentro rendendolo inquieto, turbato, agitato: il pensiero che le sue sorelle siano nelle mani di criminali bruti e spietati non gli permette di essere sereno: come potrebbe?
"Ormai avevo intrapreso una strada che mi portava via da tutto ciò che conoscevo, dal giovane che ero e dall’uomo che sarei potuto diventare."
Il pensiero di ciò che ha subito la sua povera e coraggiosa madre sotto i suoi stessi occhi e il timore costante che Anna e Gloria stiano soffrendo lo attanaglia mozzandogli il respiro, rendendo il passato felice un ricordo doloroso e il presente un amaro scorrere di minuti e ore privi di valore.
Nei momenti di maggiore disperazione e sconforto, un'immagine gli si affaccia davanti, nitida e inquietante insieme: quella di suo padre Arturo che, senza parlare ma solo con il suo sguardo sicuro e penetrante, gli indica la via da seguire.
Una via che conduce verso l'abisso più nero e infernale.
E purtroppo la realtà, spesso, può rivelarsi più oscura e tenebrosa dell'inferno stesso.
Grazie all'aiuto di un uomo misterioso che si fa chiamare Teschio, Michele viene a sapere che anche altre ragazze del paese stanno sparendo.
Sono giovani donne strappate alle loro famiglie e portate... dove?
Chi si cela dietro tutto questo e che fine fanno le vittime?
Per scoprirlo Michele dovrà armarsi di tutto il coraggio di cui non credeva neppure di disporre, e lasciarsi guidare dalla furia e dalla disperazione più cieche per mettersi sulle tracce delle sorelle.
Entrare nel bosco - così noto a Michele eppure allo stesso tempo spaventoso perché cupo, opprimente nei suoi silenzi e, ancor più, nei suoi rumori sinistri e improvvisi, un abisso avvolto da un'oscurità impalpabile, dove le fronde degli alberi somigliano a dita scheletriche e l'aria è densa di umidità dell'odore forte di resina e foglie morte - significa addentrarsi in un buco nero e pericoloso, teatro di terribili verità.
Verità che Michele è intenzionato a scoprire, anche se questo significherà stare al fianco di un gruppo di briganti, di cui fa parte l'impenetrabile Teschio, il cui sguardo selvatico, penetrante e implacabile mette i brividi anche a chi, come lui, sa di potersi fidare del suo aiuto.
Grazie al loro coraggio, il ragazzo capirà cosa significano le parole che un giorno il padre gli aveva rivolto:
"Una volta papà mi aveva detto che se prendevi la strada della violenza poi non tornavi più indietro, e adesso ne comprendevo il senso. Adesso comprendevo parecchie cose."
Le verità con cui dovrà confrontarsi hanno a che vedere con il peggio che giace nel cuore dell'uomo quando questi abbandona ogni forma di umana pietà, di compassione, per essere una creatura malvagia che si nutre di terrore e che gode del dolore inflitto alle proprie vittime.
Ma anche una creatura così, per quanto diabolica e perversa, resta un uomo.
E Michele sa che è a quest'uomo maledetto che deve dare la caccia per scoprire dove siano le sue sorelle.
"Il tempo dell'odio" è un romanzo di formazione con elementi storici e thriller che ho trovato davvero appassionante in ogni suo aspetto: la collocazione storica, il tratteggio dei personaggi, l'evoluzione psicologica e umana del protagonista (le cui esperienze non possono che modellarlo e segnarlo, nel bene e nel male), l'atmosfera ricca di pathos e suspense, l'ambientazione del bosco, descritto con accuratezza in quanto luogo imprevedibile, selvaggio, cupo, pericoloso, misterioso, in cui si acquattano "mostri", che sono sia gli esseri umani crudeli che hanno perso ormai ogni frammento di umanità, sia i demoni e le paure che bloccano e terrorizzano il protagonista.
«E se tu scruterai a lungo nell’abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te…»
L'abisso in cui è costretto a guardare il giovane Michele è fatto di violenza, ferocia, brutalità e rischia di fagocitarlo, inghiottirlo, distruggerlo, così come il bosco può diventare un luogo irto di minacce nascoste nel buio e che da un momento all'altro possono assalirlo alle spalle e farlo fuori.
Il passaggio dall'età adolescenziale a quella adulta è fin troppo brusco, spietato; lo sviluppo e la maturazione del protagonista sono evidenti e passano purtroppo per esperienze atroci e di sofferenza, delle quali non si libererà mai perché la memoria, anche negli anni a venire, quando ormai la guerra sarà un lontano ricordo, andrà sempre ai fatti di quel 1943, in cui la sua vita è cambiata e ha dovuto combattere contro un nemico oscuro e terrificante.
Mi è piaciuto il periodo storico: sono i giorni che precedono lo sbarco degli Alleati a Salerno, i nazisti sono fuori controllo e vi è un clima di grande incertezza e paura, uno sfondo, quindi, drammaticamente ideale per gli avvenimenti turpi ed efferati che vengono narrati.
L'autore cattura l'attenzione del lettore sin dalle prime pagine proprio attraverso il racconto dell'episodio iniziale che darà il via al desiderio di vendetta del protagonista e al suo odio verso i "mostri" che hanno distrutto la sua famiglia; un incipit duro e feroce che crea da subito un clima di tensione che permarrà lungo tutta la narrazione in quanto Michele è continuamente immerso nel suo vortice di malessere e tristezza, e questo fa sì che egli sia preda di incubi ad occhi aperti, di visioni vivide e inquietanti che lo spingono verso il bosco, lì dove deve recarsi per trovare tutte le risposte che vuole, nonché per cercare giustizia e placare la sete di vendetta.
Il libro è attraversato da una costante atmosfera intrisa di suspense e di ansiosa attesa, grazie a descrizioni (di luoghi fisici ma, ancor più, del mondo emotivo del protagonista, con le sue paure e le sue angosce) mai dispersive, ma sempre dinamiche e funzionali alla narrazione, e quindi efficaci nel conferire un'anima nera alla storia.
Il finale - collocato in un tempo in cui ormai ci siamo decisamente lasciati la guerra alle spalle - è aperto, nel senso che suggerisce che per Michele i demoni di quel passato, che sembrava dimenticato, sono invece ancora in agguato...
Il mio giudizio su questo romanzo di Antonio Lanzetta è assolutamente positivo.
Ciao Angela, non conosco il romanzo ma ne apprezzo la mescolanza di generi che hai evidenziato nella tua bella recensione :-)
RispondiEliminaCiao Ariel. È un romanzo meritevole di attenzione, scritto molto bene. ◉‿◉
EliminaCiao Angela, di Antonio Lanzetta ho letto "Il buio dentro" e "Delitto in riva al mare" entrambi romanzi coinvolgenti. L'incipit che hai trascritto è sicuramente da brivido e apre una storia che pare un abisso dell'orrore. Il periodo storico mi sembra perfetto per far da cornice ad eventi crudeli che spazzano via anche il più piccolo gesto di umanità. Devo assolutamente recuperare questo romanzo che hai così ben recensito. Un abbraccio :)
RispondiEliminaIl buio dentro lo lessi anche io e ne ho un buon ricordo.
EliminaCredo che apprezzeresti anche questo (✷‿✷)
Un abbraccio
Ciao Angela, non conoscevo questo libro. Il periodo storico scelto dall'autore sembra un'ottima cornice per una storia cruda e triste.
RispondiEliminaUn abbraccio 😘
Vero, è proprio così.
EliminaTi consiglio Lanzetta, è un bravo scrittore.
Ciao 😘