Ed eccoci alla recensione de La ragazza di Bube, di Carlo Cassola.
Rizzoli |
La vicenda, che vede protagonista la sedicenne Mara Castellucci, si svolge negli anni immediatamente successivi il secondo conflitto mondiale, in Toscana.
Mara è nata e cresciuta a Monteguidi, un paesino in Val d'Elsa, e vive con la famiglia: il padre, un uomo con un passato anche turbolento, con il vizio delle bottiglia, fiero e convinto membro del Partito comunista, in cui confida e dal quale prende “ordini”; poi c’è la mamma, una donna riservata e amareggiata per la perdita del figlio maggiore, Sante, partigiano morto durante la lotta per la Resistenza; infine, il fratellino Vinicio.
Mara è un’adolescente allegra, molto vivace, intelligente, sensibile (un po’ soffre, senza lamentarsi, della evidente preferenza che i genitori, soprattutto la madre, nutrivano e nutrono per la memoria del primogenito), e molto consapevole della propria (acerba) femminilità, del proprio modo di atteggiarsi malizioso e un po’ ruffiano col “sesso forte”.
Mara è bella e simpatica, ironica e scherzosa, non si fa problemi a rispondere a tono a chiunque, è sicura di sè, baldanzosa, sa come farsi rispettare sia dalle amiche, che dalla cugina Liliana (boriosa, invidiosa, decisamente antipatica), che da qualche pretendente focoso e dalle mani lunghe, tipo Mauro, un giovanotto che le va dietro, aspettando che la ragazza sia con lui “generosa” di attenzioni .
Sono anni in cui la donna è chiamata – più e diversamente da oggi – ad assumere determinati comportamenti per evitare di dare scandalo, di essere additata come una ragazza facile e, se le va di “fare all’amore” con un giovanotto, le conviene farlo di nascosto.
Mara non è certo insensibile all’attrazione che il sesso maschile esercita su di lei, ma allo stesso tempo sa di essere davvero troppo giovane per pensare seriamente all’amore.
Vero è che tra amiche non si parla d’altro che di ragazzi e di probabili fidanzati da accalappiare con cui accasarsi, ma Mara non ne ha ancora l’intenzione, per cui, quando un giorno si vede arrivare in casa un giovanotto bruno e magro, dall’aria un po’ smarrita ma che allo stesso tempo fa mostra di sicurezza…, mai potrebbe immaginare di legarsi a lui per sempre….!
Quel ragazzo è Arturo Cappellini, detto Bube e soprannominato il Vendicatore dagli amici partigiani (per la "facilità" con cui mette mano alla rivoltella, fedele compagna sempre riposta nella tasca dei pantaloni); è stato un grande amico del defunto e compianto Sante, fratellastro di Mara, e adesso che sta ritornando a casa a Volterra, decide di fare un salto a Monteguidi per conoscere e salutare la famiglia dell’amico.
Mara è bella e simpatica, ironica e scherzosa, non si fa problemi a rispondere a tono a chiunque, è sicura di sè, baldanzosa, sa come farsi rispettare sia dalle amiche, che dalla cugina Liliana (boriosa, invidiosa, decisamente antipatica), che da qualche pretendente focoso e dalle mani lunghe, tipo Mauro, un giovanotto che le va dietro, aspettando che la ragazza sia con lui “generosa” di attenzioni .
Sono anni in cui la donna è chiamata – più e diversamente da oggi – ad assumere determinati comportamenti per evitare di dare scandalo, di essere additata come una ragazza facile e, se le va di “fare all’amore” con un giovanotto, le conviene farlo di nascosto.
Mara non è certo insensibile all’attrazione che il sesso maschile esercita su di lei, ma allo stesso tempo sa di essere davvero troppo giovane per pensare seriamente all’amore.
Vero è che tra amiche non si parla d’altro che di ragazzi e di probabili fidanzati da accalappiare con cui accasarsi, ma Mara non ne ha ancora l’intenzione, per cui, quando un giorno si vede arrivare in casa un giovanotto bruno e magro, dall’aria un po’ smarrita ma che allo stesso tempo fa mostra di sicurezza…, mai potrebbe immaginare di legarsi a lui per sempre….!
Claudia Cardinale (Mara) |
Quel ragazzo è Arturo Cappellini, detto Bube e soprannominato il Vendicatore dagli amici partigiani (per la "facilità" con cui mette mano alla rivoltella, fedele compagna sempre riposta nella tasca dei pantaloni); è stato un grande amico del defunto e compianto Sante, fratellastro di Mara, e adesso che sta ritornando a casa a Volterra, decide di fare un salto a Monteguidi per conoscere e salutare la famiglia dell’amico.
E così che si conoscono Bube e Mara, e tra i due scatta un certo interesse, fatto di sguardi e occhiate timide e impacciate e di silenzi da parte di un ritroso e taciturno Bube, e di sorrisi sfacciati e canzonature da parte di Mara, che ben comprende come quello che diventerà il suo “Bubino” non sia l’uomo duro e sicuro di sè che tenta di essere e mostrare, ma che in realtà nasconda più insicurezze di quante ne voglia ammettere.
Tra loro inizia una corrispondenza epistolare che in qualche modo sancirà il loro rapporto e che porterà a un fidanzamento.
Da una parte Mara è fiera di poter dire alle amiche e alla cugina invidiosa che ha un fidanzato lontano (ce le regala scarpe col tacco e borsette), ma dall’altra non è poi così convinta di volersi legare a questo giovanotto un po’ chiuso, brusco spesso nei modi, e che non fa che ricordarle: “Io sono l’uomo e tu mi devi ubbidire!”
Mara ride di questo atteggiamento duro e da maschio (alfa, aggiungeremmo noi oggi) e non si lascia minimamente intimidire, anzi, non fa che canzonare e ironizzare sugli atteggiamenti da macho superduro del suo ragazzo.
E se il padre è ben felice che la sua figliola si sia fidanzata con un ex partigiano amico del figliastro prediletto, non lo è affatto la mamma, per le medesime ragioni: per lei questo Bube è un mezzo delinquente che non potrà che portare guai e dispiaceri all’incosciente Mara.
Inizia così questa relazione, fatta di lettere e brevi incontri, di dialoghi in cui emergono i caratteri e la personalità di ambedue, e non possiamo non sorridere davanti alla simpatia e alla sfacciataggine di Mara che prende in giro il suo burbero fidanzato, il quale vorrebbe imporsi sull’esuberante ragazza ma proprio non ce la fa, visto che la personalità decisa e forte è sicuramente lei.
I problemi, come previsto dalla mamma, non mancheranno, e in seguito ad un’azione avventata di Bube che, spinto da circostanze e persone mosse da odio e risentimento verso “i fascisti”, si ritroverà seriamente nei guai con la giustizia, così da essere costretto scappare per evitare la galera.
Mara segue il suo Bubino fino a casa di lui e fintanto che il Partito decide cosa consigliare al giovane nei pasticci; quei pochi giorni vissuti quasi nella macchia, saranno decisivi perché legheranno Mara al suo fidanzato, rendendo entrambi consapevoli dei sentimenti che li uniscono e della fedeltà che si devono l’uno all’altra.
Per sfuggire al carcere, Bube dovrà fuggire e nascondersi, mentre Mara cercherà di andare avanti e di ingannare l’attesa di buone notizie circa il destino di Bube, andando a lavorare come domestica presso una famiglia a Poggibonsi.
Questo periodo sarà importante per Mara, che è molto cambiata a causa di Bube e del suo rapporto con lui (oltre che per la condivisione dei suoi guai), e che avrà ancor più modo di crescere e prendere delle decisioni da donna matura.
Mara è una ragazza sveglia e carina, lo abbiamo detto, e gli uomini che la conoscono ne sono attratti: forse conviene aspettare un ragazzo combinaguai che non si sa se e quando tornerà, lasciandosi scappare la possibilità di frequentare un altro uomo, magari buono, acculturato, passionale e soprattutto senza problemi con la legge?
Bube, Bube, dove sei e quanto ancora dovrò aspettarti?
Quando la situazione penale del ragazzo peggiora, Mara dovrà decidere se aspettarlo o meno.
. |
Proprio l'evoluzione caratteriale e psicologica della nostra giovanissima protagonista credo sia l'aspetto fondamentale del romanzo, prima e ancor più del suo legame sentimentale con Bube e dello stesso sfondo post-bellico (con i suoi riferimenti alla lotta partigiana, al pensiero comunista...), con un'Italia ancora in costruzione, con un residuo neanche troppo piccolo delle ideologie contrapposte che hanno contraddistinto il difficile periodo della guerra.
Mara è una ragazza come tante, desiderosa e affamata di felicità, di gioia di vivere, ma che si ritroverà accerchiata da aspettative e pretese che sono gli altri a ritenere importanti per lei, di quanto le ritenga ella stessa.
Cosa farà: le rispetterà con fedeltà e ubbidienza o reclamerà la sua legittima fetta di felicità, anche se questa non dovesse prevedere Bube ma qualcun altro, giunto nel momento in cui è più sola e fragile e pronto a corteggiarla e farla sentire una donna desiderata?
Accetterà di continuare ad essere la ragazza di Bube nonostante le difficoltà oggettive che gravano sul fidanzamento col ragazzo lontano?
Mara è davvero un personaggio femminile letterario forte, definito, che Cassola ci presenta a tutto tondo con una gran finezza e sensibilità; ci sembra di essere lì con lei, di vederne le espressioni facciali, di sentirne l'allegra ed improvvisa risata un po' infantile che sempre la caratterizzerà (anche nei periodi difficili), di soffrire insieme a lei pensando alle scelte che è chiamata a fare e dalle quali dipenderà la sua felicità.
La ragazza di Bube è un romanzo bello perchè così... vero, realistico, scritto con un linguaggio semplice (ci sembra quasi di sentirlo, l'accento toscano), ricco di dialoghi vivaci dai quali comprendiamo la natura dei personaggi, con il loro personale carico di dolore, di aspettative, speranze, responsabilità.
Non posso che consigliare questo romanzo che vinse il Premio Strega nel 1960.