giovedì 13 novembre 2025

[ Recensione ] IL VELO STRAPPATO. Tormenti di una monaca napoletana di Brunella Schisa

 

La lotta personale, tormentata, lunga e sfiancante, di una donna costretta a monacarsi per volere materno e non per vocazione, si intreccia con i moti risorgimentali degli anni che precedettero l'Unità d'Italia e la liberazione del Meridione dal dominio borbonico.



IL VELO STRAPPATO
Tormenti di una monaca napoletana
di Brunella Schisa




HarperCollinsIt
352 pp
Enrichetta Caracciolo, quinta di sette figlie, ha diciannove anni nel 1840 e vive a Reggio Calabria con la madre Teresa e le sorelle minori; il padre, don Fabio Caracciolo, maresciallo del Regno delle Due Sicilie, è da poco deceduto e la vedova, che ha già maritato le figlie maggiori e ha altre due più piccole da accudire, prende una  dura decisione: non potendo offrire ad Enrichetta una dote dignitosa da presentare per un eventuale matrimonio, è costretta a chiuderla in monastero.

La notizia ovviamente sconvolge Enrichetta: giovane, nobile, colta, vivace e, soprattutto, innamorata di Domenico. 
Come potrebbe una persona indipendente di spirito e bramosa di vivere appieno, qual è lei, lasciarsi ingabbiare e ingrigire in un convento?

Teresa cerca di far ragionare la figlia testarda: ok, vanta ascendenze illustri ma è priva di solidità economica e il matrimonio (che sia con Domenico o con chiunque altro) non è un'opzione.
E così la genitrice, stanca del carattere ribelle della figlia e della sua propensione a scegliere uomini sbagliati, decide per lei, e sa di poterlo fare in quanto sua tutrice legale: Enrichetta entrerà nel convento di San Gregorio Armeno, a Napoli, e vi resterà per lo meno fino a quando la situazione finanziaria della famiglia non sarà risolta. 

Magari nel frattempo, la ragazza stessa potrebbe maturare una vocazione per la vita di clausura, apprezzarne le virtù e i vantaggi, e accettare con pacata rassegnazione quel tipo di esistenza...

Ma Teresa evidentemente o conosce poco la figlia o si ostina a fingere di non conoscerla; Enrichetta comincia da subito a protestare, a supplicare, a inveire, a lacrimare...
Proteste su proteste ma niente: chiusa a San Gregorio Armeno, i mesi lì dentro diventano anni e, dopo essere stata illusa e poi ingannata, la stessa Enrichetta si arrende al proprio infausto destino e, apparentemente piegata e rassegnata, pronuncia i voti che la rendono Sposa di Cristo e monaca di clausura.
Una condanna a vita, per lei che, se potesse, scapperebbe di notte da quel posto lugubre e privo di felicità. 

Benché la sua mente cerchi di lottare contro la repulsione che genera in lei quel tipo di esistenza, benché ella provi a farsi piacere quella strada intrapresa su costrizione, il suo corpo si rifiuta di collaborare e la giovane si ammala di un malessere che oggi definiremmo psicosomatico.

I medici ammessi in convento capiscono che il suo male - che si riversa fisicamente attraverso diversi sintomi, tra cui convulsioni violente, febbre... - parte dalla testa, nel senso che esso è l'esternazione di una condizione di forte sofferenza interiore e psicologica.

La clausura forzata è la vera causa di ogni malessere di Enrichetta, che da un certo momento in poi comincia a scrivere addirittura al papa pur di ottenere delle dispense che le permettano di uscire da San San Gregorio Armeno e di vivere la propria condizione di monaca in casa della madre o delle sorelle sposate.
Enrichetta, infatti, oltre a detestare la condizione monacale (le pesa indossare quel velo pesante che mortifica la sua bellezza femminile, quegli stivaletti terribili...), perché vorrebbe avere una famiglia, detesta proprio vivere in quello specifico convento napoletano, in quanto avverte di non essere amata tra quelle mura, a cominciare dalla badessa per arrivare all'ultima delle monachelle.
E poi in quel contesto religioso, in cui dovrebbero regnare amicizia, solidarietà, misericordia, perdono, empatia..., abbondano invece invidie, gelosie, cattivi pensieri, peccatucci segreti, insomma non è proprio l'ambiente spirituale ed edificante che ci si potrebbe immaginare.

Per non parlare del suo acerrimo persecutore: il cardinale Sisto Riario Sforza.
Quest'uomo - che ha la responsabilità delle monache del San Gregorio - per anni sarà la spina nel fianco di Enrichetta, come ella lo sarà per lui.
Il loro sarà un rapporto sfibrante e irritante che porterà l'uno a detestare l'altra e viceversa: ogni volta che Enrichetta scrive una supplica a qualcuno "in alto", il cardinale si intromette per danneggiarla, imponendo e abusando della propria autorità, causandole problemi, facendole dispettucci volti a privare la monaca testarda e ribelle di ogni minimo privilegio, pur di piegarla e farla desistere dal lasciare il convento di Napoli.

In un continuo giocare al gatto e al topo, i due si incontreranno spesso, discuteranno aspramente, e tante saranno le lacrime versate da Enrichetta che, nonostante provi una fede sincera verso il Signore, non la prova verso la Chiesa Cattolica, che per lei si sta rivelando una tiranna che si ostina a non accettare l'idea che la Caracciolo è soltanto una delle tantissime donne costrette a prendere il velo senza vocazione.
Che gusto c'è nel vedere gli altri soffrire? Perché non dare, a chi rifiuta il velo, un'alternativa per angustiarsi di meno?

Tra concessioni e divieti, tra abbandoni e ritorni, passando da una struttura all'altra, passano gli anni e intanto nella nostra penisola soffiano i venti delle insurrezioni contro i Borbone e si fa sempre più concreto il sogno di costruire una nuova patria: l’Italia.
E chissà se la fine del Regno Borbonico non possa portare con sé nuove e più moderne norme anche per i conventi e, in special modo, per la clausura?

Riuscirà la nostra monaca napoletana a uscire definitivamente dal convento, a strapparsi quel velo che non è mai riuscita ad amare e accettare, e a vivere un'esistenza libera, in cui è lei la sola a decidere per sé stessa, senza obblighi e costrizioni esterne?
Chi l'ha detto che per essere gradite a Dio bisogna condurre una vita da reclusa?


"Il velo strappato" è un romanzo storico-biografico incentrato sulla figura, realmente esistita, della monaca Enrichetta Caracciolo, scrittrice e patriota italiana, la cui vita fu spesa nella lotta: la lotta individuale per essere finalmente libera da una monacazione non scelta e mai accettata, e quella sociale e politica di chi aderisce alla causa liberale, agognando il crollo della monarchia borbonica per lasciare il posto a una nuova Italia.

Il personaggio di Enrichetta emerge in tutta la sua forza: è stata una donna decisa, di carattere, ferma nelle proprie posizioni; anche quando ha avuto momenti di fragilità, non ha mai abbandonato davvero la speranza di uscire dalla clausura; colta, amante della lettura, affamata di conoscenza, dotata di grande spirito critico, pronta a spiegare le proprie ragioni e a chiedere conto all'interlocutore di turno (che fosse uomo o donna, cardinale o badessa, poliziotto o confessore) delle sue, schietta e mai ipocrita, era pronta a denunciare le turpitudini che avvenivano all'interno di quei luoghi sacri, in cui non tutte le religiose spiccavano per umiltà e devozione, anzi.

Una donna coraggiosa, battagliera, un'eroina dell'Ottocento autrice di diversi scritti, tra cui  Misteri del chiostro napoletano, in cui appunto racconta la propria tormentata esperienza di monaca e a cui Schisa si è ispirata per il proprio romanzo.

È una lettura che consiglio a chi vuol conoscere una donna eccezionale, di cui, tra queste appassionanti pagine, conosciamo i turbolenti moti del cuore e la sua lotta per la libertà. 

4 commenti:

  1. Ciao Angela, la lotta per la libertà di scelta è sicuramente un tema interessante così come la condizione della donna e l'ambiente ecclesiastico. Una lettura sicuramente emozionante sulle libertà negate. Un caro saluto :)

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    Risposte
    1. Sì,una storia vera che non conoscevo, è stato interessante leggerla, anche se fa rabbia pensare a tutte quelle ragazze costrette a monacarsi contro la propria volontà.
      Ciao, buona domenica Aquila 🙂

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  2. Ciao Angela, questa volta hai proposto una storia davvero triste e ingiusta... Mi è venuto il nervoso al solo leggere la tua recensione.
    Un abbraccio 😘

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    1. Ti capisco, il nervoso è salito anche a me!
      Buona domenica 😘

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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