Ahimè non sto vedendo molti film, ultimamente, il che non va assolutamente bene. In streaming non sempre mi metto a cercare perchè la connesione ballerina e capricciosa mi fa passare la voglia, e in tv.... non ne parliamo! Certe sere non c'è un'emerita cippa lippa...!
Comunque, ecco tre filmetti che mi hanno colpito, positivamente... o meno!
Cominciamo dal primo, che ho visto in tv un paio di settimane fa, credo:
LITTLE BOY
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2015 |
USA, Messico
Genere: Commedia
Regia di Alejandro Monteverde
Cast: Jakob Salvati, Emily Watson, Cary-Hiroyuki Tagawa, Michael Rapaport, David Henrie, Ben Chaplin, Kevin James, Ted Levine, Eduardo Verástegui.
Pepper Flynt Busbee, protagonista del film, è un simpatico ragazzo di 8 anni, chiamato
Little Boy per la sua statura (è piccolino, cresce mooolto lentamente!), che vive serenamente con i genitori e il fratello maggiore in una piccola cittadina di mare della California, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un giorno il padre, con cui ha un rapporto speciale e molto affettuoso, deve partire per la guerra (il fratello maggiore viene esonerato a causa dei piedi piatti, cosa che egli vive con umiliazione, vergogna e tanta rabbia) e dopo qualche tempo purtroppo giunge a casa la notizia che è disperso.
In casa nessuno vuol rassegnarsi al terribile pensiero che l'uomo sia morto, soprattutto il dolce Little Boy, che proprio non sa darsi pace.
Cosa potrebbe riportare suo padre a casa? E cosa può fare lui perchè questo avvenga?
In suo aiuto viene il parroco di paese, che gli ricorda le parole di Gesù:
basta una fede piccola quanto un granello di senape per spostare una montagna!!
Quindi se Pepper vuole che suo padre ritorni, deve dimostrare la propria piccola ma sincera fede..., come? Beh, compiendo atti di devozione, di misericordia, che lo aiutino ad aumentare questa fede; stilano così una lista di cose da fare, tra cui visitare i prigionieri, curare gli infermi e - cosa forse più difficile - diventare amico di un giapponese che abita nella loro cittadina e che tutti odiano, disprezzano ed emarginano: Hashimoto.
Il giapponese, prima diffidente, si dimostra poi gentile e dolce con il piccolo e tenace Pepper e tra i due si instaura un'amicizia molto bella, fatta di aiuto reciproco e comprensione.
E' un film molto bello, che non risulta stucchevole e melenso pur riuscendo a trasmettere tanta dolcezza verso questo piccoletto che farà di tutto per dare il suo contributo affinchè la guerra finisca e suo padre torni a casa; convintosi di avere poteri magici, Pepper cerca di dimostrare a chi gli è attorno che basta volerlo e concentrarsi perchè accada quello che speriamo e che sembra impossibile, e la cosa simpatica - che fa sorridere lo spettatore - è che la natura o il caso sembrano attivarsi per aiutarlo in questa sua "missione".
Pepper ci piace perchè pur essendo oggetto di dispetti da parte dei bulli e di rimproveri da parte del fratello maggiore (che è una testa calda...), ha un caratterino determinato e un cuore molto grande.
Bel cast e l'attore protagonista è sensazionale e bravissimo, fa tanta simpatia e tenerezza; una storia ricca di sentimenti, cui fa da sfondo il dramma della guerra, che stravolge, separa gli affetti, a volte per sempre; una storia che ci ricorda l'importanza dell'aver fede/fiducia (l'aspetto della fede non è frutto, nel film, di una religiosità invasiva, bigotta, e neanche di un tentativo di "fare catechismo"), di continuare a nutrire speranza anche quando le circostanze non sono favorevoli... perchè forse solo così, essendo positivi, possiamo ottenere ciò che desideriamo (quanto meno ci avremo provato).
Mi sono commossa pure, alla fine.
Come non consigliarvelo?
SANGUE DEL MIO SANGUE
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2015 |
GENERE: Drammatico
REGIA: Marco Bellocchio
ATTORI: Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher, Lidiya Liberman, Federica Fracassi, Alberto Cracco, Bruno Cariello, Toni Bertorelli, Filippo Timi, Elena Bellocchio, Alberto Bellocchio.
Il film di snoda in due parti, entrambe collocate a Bobbio, nelle (o nei pressi delle) prigioni: la prima ambientata nel 1600, l'altra ai giorni nostri.
Qualche secolo fa c'è stata una suora carina e agitata dal desiderio, che s'è invaghita, ricambiata, di un prete.
Lei si chiamava suor Benedetta, lui era don Fabrizio, sant'uomo che però ha avuto la debolezza di cadere nelle grinfie malefiche della lussuriosa Benedetta.
Non reggendo la vergogna di aver detto sì alle tentazioni della carne, Fabrizio si è suicidato e al suo corpo e alla sua anima peccatrice santa madre chiesa non può offrire nè degna sepoltura nè altri servizi di carità cristiana.
Essendo
la povera sua madre disperata, il fratello gemello del defunto, il focoso Federico, decide di vendicare la memoria del povero prete affinchè venga sepolto in terra consacrata.
Ma pure lui viene sedotto e irretito dagli sguardi carichi di cose proibite di Benedetta, che viene sottoposta intanto, dal padre inquisitore, a delle "prove" dolorose e pericolose che dovrebbero indurre la donna a confessare e di essere stata l'amante del prete e di essere una serva di satana.
In pratica, siamo in presenza di un caso di stregoneria, che viene risolto col murare viva la colpevole...
Da questo momento le cose si confondono e il passato si mescola col presente.
Anni e anni dopo, ai nostri giorni, un uomo - che dice di essere un ispettore ministeriale - identico a Federico (ma non è un parente) si reca alle vecchie prigioni, ormai apparentemente abbandonate, accompagnato da un miliardario russo che le vuole acquistare per realizzare progetti non meglio specificati.
Ma le ex-prigioni sono in realtà divenute da qualche anno la dimora segreta di un conte molto anziano, enigmatico, sfuggente, strampalato, che vive come un vampiro, uscendo di notte per sapere se e come e quanto le cose cambiano in paese.
Il conte non ha alcuna intenzione di permettere che le prigioni vengano vendute e vuol piuttosto smascherare il sedicente ispettore...
Che dire...?
La prima parte, relativa al convento-prigione, ai metodi inquisitori, alla figura ambigua di Federico, ai silenzi conturbanti di una per nulla pentita Benedetta, è la più interessante; fanno sorridere le due sorelle zitelle Marta e Maria (A. Rohrwacher), che non hanno mai conosciuto uomo -, la cosa più allegra ed eccitante che fanno è andare a vedere quante uova hanno fatto le galline al mattino - ma che finalmente cominciano a sentire il proprio corpo sussultare al cospetto di Federico, che ai loro occhi è un bel pezzo di manzo.
Per il resto, la seconda parte, ambientata nella moderna Bobbio, mi ha annoiata perchè stentavo a coglierne il senso, nei dialoghi, nei personaggi...; abbondano i matti e gli strani, che però non fanno nè sorridere nè niente; Herlitzka per me è sempre meraviglioso e ok, ma il suo personaggio qui non mi ha convinta..., anzi la piega che prende la (non)storia l'ho trovata poco interessante e poco chiara...
Quindi in mio parere non è molto positivo, ahimè.
COLLATERAL BEAUTY
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2016 |
GENERE: Drammatico
REGIA: David Frankel
ATTORI: Will Smith (Howard Inlet), Edward Norton (Whit Yardsham), Keira Knightley (Aimee Moore), Kate Winslet (Claire), Helen Mirren (Brigitte), Naomie Harris, Michael Peña.
"La cosa importante è cogliere la bellezza collaterale".
A seguito di una tragedia personale, Howard, importante dirigente di New York, decide di vivere la sua vita senza più l'entusiasmo di una volta.
Questo però sta avendo ripercussioni sull'andamento dell'azienda che dirige insieme a tre soci-colleghi ed amici, che si sentono costretti ad escogitare un piano drastico per evitare che perda interesse in ogni cosa.
Infatti, ad Howard, dopo aver perso la figlia, non importa di perdere il resto.
I tre amici - Whit, Claire e Sam - ingaggiano allora una piccola compagnia di tre attori per aiutare il passivo Howard attraverso una sorta di "rappresentazione teatrale" che gli serva a rielaborare il proprio dolore (anche se poi la motivazione vera e di fondo è un po' meno nobile di questa e più "egosistica", legata al non far collassare l'azienda...).
Per attuare il piano, si serviranno dei "destinatari" cui Howard, colto da rabbia e disperazione, ha scritto tre lettere per sfogare il proprio dolore: l'Amore, il Tempo, la Morte.
I tre attori gli si presentano separatamente per cercare di scuoterlo dal suo torpore e riescono,
grazie alla complicità dei soci di lui, a parlare con Howard facendogli credere di essere invisibili al resto del mondo, tanto da far venire all'uomo il dubbio di essere preda di allucinazioni.
Intanto Howard conosce Madeleine in un gruppo di auto-aiuto al quale assiste di nascosto senza riuscire a partecipare: è un gruppo in cui persone che hanno perso un congiunto cercano consolazione e forza condividendo il proprio dolore.
E' un bel film, sul dolore della perdita e sulla necessità di rielaborare il lutto per poter continuare a vivere, imparando a cogliere "il collegamento che c'è in ogni cosa", la "bellezza collaterale" presente nelle cose e in ciò che ci succede, che in certi momenti difficili della nostra vita non riusciamo a cogliere.
Per fare il primo fondamentale passo ed affrontare la perdita della sua amata bimba, Howard dovrà avere il coraggio di provare a parlarne, smettendo di vivere la propria atroce sofferenza nella solitudine.
Il piano per aiutare il povero Howard porterà i suoi vantaggi anche ai tre amici e colleghi, aiutandoli a rivedere determinati aspetti e problemi irrisolti all'interno della propria esistenza.
Belle le musiche in sottofondo; empatica e dolce la Winslet; fa strano vedere Will Smith con indosso una maschera ora quasi catatonica ed immobile, ora attraversata da un dolore rabbioso, ma è come sempre bravissimo.
Da vedere!