mercoledì 8 giugno 2011

Pet Therapy: il cane "educatore"

 Un famoso detto popolare recita: "il cane è il miglior amico dell'uomo!".
Beh, a quanto pare, il cane non è solo un amico, ma è anche un terapeuta o un insegnante, a seconda dei contesti!
Esso, infatti, è l'animale privilegiato nelle pet therapy, per la sua propensione alla collaborazione e alla abnegazione; frequente è il suo impiego come co-terapeuta nella cura di bambini, adulti e anziani.

Facciamo un breve accenno alla pet therapy.
Con questo termine ci si riferisce a una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale per scopi terapeutici, in campo medico e psicologico.

Nei bambini con particolari problemi, negli anziani e  in alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste persone possono aver perduto. 
Infatti, il contatto con un animale è particolarmente adatto a favorire i contatti inter-personali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco, creando le occasioni di interagire con gli altri per mezzo suo.
Le attività di Pet Therapy sono caratterizzate da una grande eterogeneità, sia per quanto riguarda il percorso formativo degli operatori, sia per la tipologia degli utenti e le metodologie adottate.
Alcuni “esperimenti hanno dimostrato che la presenza di un animale, in particolare il cane, ha fatto sì che, in molti casi a scuola, diminuissero gli episodi di bullismo, anche del 40%!

L'animale può fungere da 'catalizzatore' dell'attenzione dei ragazzi, entrando in contatto con loro e aiutando a controllare il proprio comportamento. Per esempio, i bambini per non spaventare il cane tengono sotto controllo la loro voce e i loro gesti. Ed evitano atteggiamenti troppo “vivaci”.

Ovviamente, proprio come si richiede ad un insegnate umano, anche l'insegnante a quattro zampe” deve avere delle qualità:  essere un buon cane da pet therapy­, mostrando pacatezza, curiosita', desiderio di stare con le persone e un saldo temperamento. E non è semplice arrivare ad avere un perfetto 'maestro' per la classe di piccoli bulli; è richiesto infatti un periodo di preparazione di almeno un anno perché non deve trattarsi di un cucciolo, bensì un cane adulto.

Quando la memoria fa gli scherzetti: il deja vù





A quanti di noi è capitato di trovarsi in un luogo, davanti ad una persona o di vivere un'esperienza per la prima volta ma di fermarsi poi, di colpo, stupiti esclamando: "Ma io questa cosa l'ho già vista/fatta!"...?

Ebbene, questo strano ma frequente fenomeno ha un nome: dèjà vu, che letteralmente significa proprio "già visto".
E' uno "scherzo" della nostra memoria che ha sempre colpito e affascinato l'uomo, sin dall'antichità; pensiamo ai filosofi Pitagora, Aristotele, Sant'Agostino...
Non solo, ma ne hanno preso spunto artisti, letterati e anche cinematografi per dar vita poi a opere e film di fantascienza (cito solo di passaggio, un noto film, abbastanza recente, con Denzel Washington, "Dèjà vu - corsa contro il tempo").

Da sempre oggetto di ricerche, a questo fenomeno vengono attribuite molteplici cause.
Esso interessa persone adulte, indipendentemente dal sesso, dalla condizione psicofisica ed è sempre accompagnata dalla duplice sensazione di provare sì una sensazione familiare ma al contempo con la consapevolezza di non aver realmente già vissuto quella determinata situazione.

Secondo alcuni studiosi, quando rievochiamo un evento, si attiva il cosiddetto "senso di familiarità" dell'evento stesso; ma si può verificare a livello cerebrale, che si attivi il senso di familiarità in assenza del ricordo: così abbiamo l'impressione di aver vissuto in passato quella data situazione ( teoria del processamento duale).

Secondo altri ricercatori, la familiarità deriverebbe dal fatto che una metà dell'encefalo ha già percepito l'evento, che perciò verrebbe rivissuto dall'altra porzione del cervello (teoria mnestica).

Ancora, secondo la teoria della doppia elaborazione, se elaboriamo alcune informazioni di un determinato evento in modo inconsapevole o con un livello ridotto di attenzione, in un secondo momento gli stessi dati verrebbero processati consapevolmente dandoci la sensazione di essere di fronte ad una "scena già vista".

Anche se è un fenomeno che può sopraggiungere in qualsiasi momento, ne sono maggiormente soggetti le persone che vivono momenti di stress; può durare dei secondi in soggetti normali ma anche ore o giorni in soggetti con disturbi di tipo psichiatrico o neurologico.

Di certo, è qualcosa che ci "turba" ma ci incuriosisce e affascina allo stesso tempo, forse anche perché non si è ancora in grado di dare un'univoca spiegazione scientifica, il che rende tutto "misterioso".

UN PRIMO INVITANTE...: CONCHIGLIE ALLA CREMA

È un primo davvero delicato e gustoso, da accompagnare con un buon Sylvaner del Trentino!
La nostra cucina, così ricca di profumi, non può fare a meno in certi piatti della presenza importante di erbette aromatiche, quale la maggiorana, che è ottima sia fresca che essiccata.
Gli ingredienti per 4 persone sono:
-         400 gr di conchiglie;
-         150 gr di mascarpone;
-         12 gherigli di noce;
-         30 gr di burro;
-         4 cucchiai di panna;
-         Qualche foglia di maggiorana o di timo;
-         Sale;
-         Pepe;
-         Noce moscata q.b.

In una terrina, usando una forchetta, lavorate il mascarpone con la panna fino ad ottenere una crema morbida; mescolatevi i gherigli di noce tritati grossolanamente, un bel pizzico di maggiorana e una grattata di noce moscata.
Fate lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente e versatela subito nella terrina con la crema, mescolando velocemente con cura.
Unite anche un pezzetto di burro e un mestolo dell’acqua calda di cottura della pasta, solo se risultasse troppo asciutta.
Servire immediatamente perché va consumata caldissima, anzi un suggerimento: lavorate la crema tenendo la terrina sopra la pentola con l’acqua in ebollizione: avrete così al momento un contenitore caldo e una crema tiepida che non raffredderà subito la pasta.

La ludoteca per lavorare con i bambini

Per chi ama stare con in bambini e vuole avviare al contempo un’attività lavorativa, può essere utile informarsi su come aprire una ludoteca!

La ludoteca consiste in uno spazio che promuove e diffonde la cultura del gioco per favorire la crescita psico-fisica e l’acquisizione di abilità sia sul piano individuale che di gruppo nei soggetti durante l’età evolutiva; infatti, attraverso le esperienze ludiche, i bambini ed i ragazzi sviluppano le capacità cognitive, affettive, relazionali, comunicative, creativo-espressive.
Necessita di progetti educativi adeguati alle diverse fasce di età dei minori.

Si può scegliere di aprire una ludoteca da privato o con altre persone (cooperativa, srl, associazione culturale). 
Ovviamente la scelta sarà fatta in base ad una serie di elementi.
Ci sono leggi nazionali (il prestito d’onore o quella sull’imprenditoria femminile) che finanziano il singolo imprenditore, ma ce ne sono anche altre che prevedono facilitazioni fiscali per chi si organizza in cooperative sociali o di servizi.
È possibile anche aprire una ludoteca in franchising; in questo caso è fondamentale informarsi bene sulle condizioni contrattuali.

Per poter avere l’autorizzazione ad aprire una ludoteca è indispensabile comunicarlo all’Ufficio delle Attività produttive e Commercio del proprio Comune, il quale richiederà di inviare la documentazione necessaria.
Basta partire da un locale anche piccolo, possibilmente situato in una zona centrale. I locali devono essere conformi ai regolamenti urbanistici ed edilizi,  rispettando le norme previste dal punto di vista igienico sanitario e della sicurezza.
E’ consigliabile che la ludoteca sia situata a piano terra, dotata di uno spazio circostante da utilizzare per attività ludiche esterne (attrezzate di scivoli, altalene…).
Sono necessari spazi interni riservati al gioco, laboratori espressivo-manipolativi, spazi per le attività di animazione e drammatizzazione, aree per incontri con i genitori e i bambini,  spazi per attività didattiche, un ufficio amministrativo, due bagni di cui uno destinato per ragazzi con handicap (nel rispetto delle legge n. 104/92  relativa alle barriere architettoniche).  

Il ludotecario dev’essere in possesso di un titolo di studio attinente all’infanzia (dalla maturità magistrale ad indirizzo pedagogico alle lauree riguardanti la Pedagogia e le Scienze dell’Infanzia). 

martedì 7 giugno 2011

COME AVERE UN FIGLIO .. DELINQUENTE!

Essere genitori non è affatto semplice, non per nulla è chiamato "il mestiere più difficile del mondo".


E' facile fare discorsi sull'educazione dei figli, provare a dar consigli quando si tratta dei figli degli altri .. ma nel momento in cui ci si ritrova a dover allevare, educare i propri figli, tutte le conoscenze in materia pedagogica, psicologica ecc.... vengono in aiuto fino ad un certo punto, dopodichè.. ci vorrà tanta pazienza ed esperienza...
E, ahimè, i risultati - neanche con tutto l'impegno di questo mondo - sono garantiti al 100%, visto che - alla fin fine - ognuno è e resta "artefice del proprio destino"...


Ed ecco che - tra le tante cose che si trovano "in giro" e che danno consigli ed avvertimenti su cosa fare o non fare - ho trovato questo "singolare" decalogo (anche se non ci sono 10 regole, bensì 12...!), stilata dalla Polizia del Texas...!



  1.  Date al bambino sin da piccolo tutto cio' che desidera. Cosi' crescerà convinto che il mondo gli sia debitore di tutto il necessario per vivere.
  2.  Sorridete, divertiti, quando ripete le parolacce imparate. Così si convincera' di essere molto spiritoso e aumenterà la dose.
  3.  Non dategli alcuna educazione spirituale e religiosa, almeno finchè non sia grande e possa decidere da se. Con la stessa logica, non si dovrebbe insegnargli l'italiano: da grande preferirà parlare bantù.
  4. Lodarlo in presenza di amici e conoscenti, così si convincerà di essere il più intelligente tra i suoi coetanei.
  5.  Evitare l'uso del termine "MALE" potrebbe sviluppare nel bambino un "complesso di colpa". Così da grande quando sarà giustamente punito per le sue colpe, crederà che la società è contro di lui e che lo perseguita
  6. Raccogliere tutto ciò che lascia in disordine: scarpe, libri, vestiti. Fare per lui ogni cosa in modo da abituarlo a scaricare sugli altri tutti i propri pesi.
  7. Lasciargli leggere, vedere, pensare tutto ciò che desidera. Dargli tazze dorate senza preoccuparsi.
  8. Litigare spesso in sua presenza. Così farà anch'egli nella sua futura famiglia.
  9. Dargli tutto il denaro che desidera
  10. Soddisfare sempre ogni suo capriccio.
  11. Difenderlo sempe di fronte ai maestri, vicini, poliziotti... dicendo che tutti hanno dei pregiudizi contro di lui.
  12. Quando poi da grande il bambino si comporterà male veramente, vi difenderete dicendo : "Con lui non siamo mai riusciti a ottenere nulla".
FATE COSì... E AVRETE SICURAMENTE MOLTI PROBLEMI!!!

Yara Gambirasio: l'ipotesi del branco

Non cessano le ricerche per il caso di Yara Gambirasio, la 15enne di Brembate di Sopra uccisa il 26 novembre e ritrovata tre mesi dopo a 10 km da casa, a Chignola d'Isola, in aperta campagna.
A distanza di 7 mesi, però, non si può dire di aver trovato una soluzione al caso, anzi, più si va avanti e più sembra di ritrovarsi sempre allo stesso punto o quanto meno non si sono prospettate, fino a questo momento, delle ipotesi concrete che portino all'individuazione dell'assassino.
Anzi, forse è il caso di parlare al plurale: degli assassini.
Eh sì, perchè gli esami della Scientifica hanno rilevato ben 4 profili diversi di DNA, appartenenti a persone di sesso maschile; sono stati rinvenuti sullo slippino, sui guanti e sulla maglietta della ragazzina; su un guanto invece si conferma la presenza del DNA di una donna.
Quindi si profila l'ipotesi di un delitto a sfondo sessuale perpetrato da un gruppo, da un branco; ma purtroppo l'ipotesi investigativa non trova grossi riscontri, per ora, anche perché non s'è trovata traccia di abusi sessuali sul cadavere della ragazza.
Non solo, ma i profili genetici dei DNA non combaciano con nessuno dei 2000 DNA prelevati dalla popolazione di Brembate, il che rende tutto ancora più oscuro.

Insomma, nonostante l'impegno delle autorità investigative, ad oggi non si profilano risultati soddisfacenti che portino alla risoluzione del "giallo di Brembate"; per di più, il 27 giugno, se non dovessero esservi ulteriori elementi e di indagini, la Procura sarà costretta a chiudere il caso.

Considerazioni su il "Padre nostro"...

Non dire Padre,
se ogni giorno non ti comporti da figlio.

Non dire nostro,
se vivi isolato nel tuo egoismo.
Non dire che sei nei cieli,
se pensi solo alle cose terrene.
Non dire sia santificato il tuo nome,
se non lo onori.
Non dire venga il tuo regno,
se lo confondi con il successo materiale.
Non dire sia fatta le tua volontà,
se non l’accetti quando è dolorosa.
Non dire donaci oggi il nostro pane,
se non ti preoccupi della gente che ha fame,
che è senza cultura e senza mezzi per vivere.
Non dire perdona i nostri debiti,
se conservi un rancore verso tuo fratello.
Non dire non lasciarci cadere nella tentazione,
se hai intenzione di continuare a peccare.
Non dire liberaci dal male,
se non prendi posizione contro il male.
Non dire Amen,
se non prendi sul serio le parole del Padre Nostro.
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