mercoledì 29 novembre 2017

Recensione: Misteri e manicaretti dell’appennino bolognese, C. Caputo, L. Lusetti (a cura di)



Diciannove racconti ambientati sull'Appennino Bolognese, diciannove storie tinte di giallo, ricche di colpi di scena in cui il mistero si mescola con i sapori della tradizionale cucina del territorio. 



Misteri e manicaretti dell’appennino bolognese
C. Caputo, L. Lusetti (a cura di)



Ed. del Loggione
9 euro
Marescialli impegnati col furto di un quadro prestigioso o a risolvere misteriosi delitti; storie di lotta partigiana e di eroi, piccoli e grandi, che hanno combattuto per la libertà; dame che compaiono e scompaiono per le strade di un borgo medievale; storie di mostri che sbucano dalle acque del lago di Suviana; una donna sola e stanca in cerca di riposo e risposte nei luoghi della propria infanzia; un’altra troppo presa dalla bramosia del grande amore per dar retta ai propri incubi; donne chiamate fattucchiere per la loro capacità di guarire attraverso le piante; sorelle gelose capaci di tutto…: insomma tante storie, tanti personaggi che, come gli attori di svariati atti di una commedia, si intervallano, muovendosi in luoghi in cui si respira spesso un’aria di leggenda,  di tradizione, dove i paesaggi ameni e meravigliosi si mescolano con la bontà e la genuinità dei piatti tipici della zona.


È una lettura che solletica il palato e l’immaginazione, coinvolgendo tutti i sensi di chi legge attraverso storie brevi ma efficaci, ben narrate, che ognuna a modo proprio conquista il lettore, ora per quel tocco di leggera ironia che non guasta mai, ora per la suspense dovuta all’elemento giallo presente in ciascuna di esse.
Solitamente, io con i racconti non ho un gran bel rapporto perché li leggo con il “timore” che mi donino poco, che mi lascino una sensazione di insoddisfazione, come se avessi dovuto lasciare storia e personaggi troppo presto e non abbia avuto il tempo di conoscerli davvero; ma devo dire che, grazie alla bravura degli autori, anche quei racconti che sembrano interrompersi bruscamente, in realtà non lasciano alcuna sensazione di incompiutezza e ogni storia e ogni finale hanno il loro "perchè".
Le descrizioni dei piccoli borghi e dei paesaggi naturali, che siano aspri o dolci, sono vivide, sembra di sentire  l’odore dei boschi e dei suoi frutti,  di ammirare i colori e le sfumature calde dell’autunno, i profumi freschi e intensi  della primavera.
A fronte di un paesaggio ameno, come dicevo, la maggior parte di queste narrazioni  hanno in sé elementi sinistri, presenze oscure e misteriose, pericolose e indefinite, incubi che mettono ansia, la morte stessa, e l’epilogo non può che essere amaro; in altre, invece, ritroviamo un’atmosfera più leggera, fiabesca, da sogno, e anzi una delle peculiarità di questa  raccolta è proprio il confine molto labile tra realtà e fantasia, tra terreno e ultraterreno; non solo, ma altra caratteristica fondamentale è il cibo, il buon cibo dell’Appennino bolognese: in ogni racconto ci sono riferimenti gastronomici e alla fine della storia c’è una ricetta tipica della cultura raffinata del territorio.
Vicende appassionanti spesso legate ad antiche leggende, piccoli colpi di scena, indagini dai risvolti imprevedibili…. e piatti che mettono l’acquolina in bocca!

Una piacevole scoperta questa pubblicazione di Edizioni del Loggione: la consiglio perché si è rivelata una piacevolissima compagnia, in grado di stuzzicare anche le nostre papille gustative!


Il giardino di Elizabeth - cover



"Il giardino di Elizabeth" è un romanzo di ispirazione autobiografica della scrittrice britannica più nota come Elizabeth von Arnim, pubblicato nella prima edizione in lingua inglese nel 1898 con lo pseudonimo di Elizabeth, senza cognome.
Vi presento alcune edizioni.
Quale copertina vi piace di più?


Bollati Boringhieri
1989


Bollati Boringhieri
2017
Bollati Boringhieri

Fazi ed.
2017
Elliott ed.
2017









lunedì 27 novembre 2017

Recensione: NON CHIEDERMI DI PIU’ di Valentina Doati



Un amore giovanile, tormentato, di quelli che ti stringono il cuore fino a fartelo sanguinare: è sano un amore così? Forse no, eppure quando ci ritroviamo ad amare tanto intensamente, esso diventa l'ossigeno delle nostre giornate.


NON CHIEDERMI DI PIU’
di Valentina Doati

Com’è dura amare qualcuno e non essere ricambiati!
Forse è capitato a tanti di noi, di innamorarci della persona sbagliata e di soffrire a causa sua, consapevoli di non essere guardati con quegli stessi occhi pieni di amore con cui noi guardiamo l’oggetto di un sentimento tanto forte e travolgente.

Emma ha 20 anni e sta vivendo proprio un’esperienza simile: è innamorata follemente di Oscar, che conosce da diversi anni; già da adolescente – sette anni prima – ha provato questo sentimento per lui, ricevendo in cambio per lo più indifferenza o mortificazioni da Oscar stesso, poi col tempo era riuscita a non pensare più tanto a lui ma da un po’ l’ossessione è ritornata, più impetuosa di prima.

Oscar è per lei un incubo e al contempo un dolce sogno; è la sua malattia e la medicina che la fa sorridere…, per poi farla ripiombare in un pianto irrefrenabile quando lui non c’è.

I due si vedono spesso, in settimana, perché frequentano la stessa piscina: il nuoto li accomuna ed è anche, per Emma, l’occasione per vedere lui, per sperare di strappargli uno sguardo (anche solo sfuggente!), un sorriso (anche tirato, non fa niente!), meglio ancora una chiacchierata (fosse anche su cose sciocche e frivole!).

Emma è consapevole di come questo suo amore per Oscar abbia i tratti dell’ossessione, di come sia “malato” perché la fa stare più male che bene: non fa che piangere e disperarsi per l’indifferenza di lui (che a volte la tratta con palese scortesia), non fa che ascoltare musica struggente che ben rispecchia i suoi stati d’animo negativi e depressivi; si chiude nel proprio dolore, decidendo di crogiolarsi in esso, di bere goccia per goccia tutta la frustrazione e la sofferenza che le procura il non poter stare con lui.

Ma essere consci di qualcosa non significa automaticamente guarire, e anzi Emma vive stati d’animo contraddittori: da una parte sa che morire dietro a un ragazzo che non ti calcola proprio è inutile, dall’altra non riesce neppure ad immaginare le sue giornate senza Oscar, senza il pensiero di lui; l’idea di non poterlo vedere la fa impazzire, le toglie il respiro, il sonno, la rende apatica
È decisamente un sentimento negativo e lei lo sa: se lo ripete da sola e glielo ripete ogni giorno anche la sua migliore amica, Caterina, che le vuol bene e soffre nel vederla piangere e disperarsi per uno che non la vuole.

Ad acuire le pene d’amore di Emma ci pensano altre preoccupazioni: Oscar dà a tutti quelli che gli sono attorno durante il giorno l’immagine del bravo ragazzo, sportivo e atletico, solare e col sorriso aperto, ma Emma in realtà sa – da fonti sicure – che lui spesso la sera si va a sballare con gli amici: droga e alcool, nottate fatte di bagordi…, insomma, nulla di sano; il pensiero che possa accadergli qualcosa ossessiona le notti di Emma, che spera con tutto il cuore che non gli accada nulla. Per assurdo, preferisce saperlo accanto alla sua fidanzata, che – amara coincidenza! – si chiama anch’ella Emma.

Le sofferenze emotive e psicologiche di questa giovane Werther dei giorni nostri si associano anche a malesseri di tipo fisico, e così leggendo le pagine di quello che è strutturato come un diario personale (con tanto di annotazione di giorni e orari) in cui Emma scrive i propri sfoghi, com’è andata la giornata, i sentimenti, le paure…, ci rendiamo conto della complessità che caratterizza la vita interiore di questa protagonista/narratrice, che sembra rivolgersi direttamente al lettore rivelandogli ogni cosa di sé, ogni turbamento, ogni speranza, ogni illusione…, e lo travolge con il racconto appassionato e molto emotivo di sé e di ciò che la riguarda.

Pur essendo “tecnicamente” fuori dall’adolescenza, Emma mi ha dato l’impressione di esserlo ancora, per l’impeto e la tendenza ad enfatizzare sentimenti e paure; per carità, è ovvio che quando si è innamorati persi, tutto è sempre esagerato, e quando l’altro non ricambia si vive il rifiuto come una tragedia, un incubo dal quale sicuramente non usciremo mai più: l’amore che proviamo (o pensiamo di provare) per lui (o lei) ci fa sentire come in trappola, come se fossimo prigionieri di un sentimento che ha vita propria, che non riusciamo a controllare, al quale non possiamo porre fine…, o in realtà non vogliamo perché quel dolore ci fa sentire vivi nonostante le lacrime versate.
Ed è così per Emma, davanti ai cui occhi c’è sempre e solo il “suo Oscar”, che però suo non è.
E lui? Si è accorto dei sentimenti di Emma nei suoi confronti?
L’atteggiamento del ragazzo è ballerino, perché a volte è gentile con lei, altre volte quasi ostile, o peggio ancora freddo e distaccato, e questo destabilizza la povera Emma ancora di più.

In questa sorta di diario personale veniamo immersi nella mente, nelle giornate, negli impegni di una comune ventenne, che ha i medesimi dubbi, timori, attese, aspirazioni che tutti abbiamo/abbiamo avuto a quest’età: il rapporto spesso conflittuale con i genitori, l’importanza del le relazioni che si instaurano all’interno del gruppo della piscina; i problemi con l’alimentazione (anoressia) e la percezione alterata del proprio corpo, difetti fisici importanti, la dipendenza, che sia da sostanze (droga, alcool) o addirittura da persone, o meglio dalla fissazione nei loro riguardi.

C’è molta musica in questo romanzo, e ogni canzone ha il suo perché e riflette ciò che sta vivendo interiormente la protagonista.

Non nascondo che inizialmente ho avuto la sensazione che Emma fosse un tantino esagerata: la sua fissa per Oscar, le paranoie che si creava attorno a lui, la testardaggine nel confermare questo sentimento a senso unico e nel volersi quasi far male a tutti i costi, mi avevano un po’ fatto storcere il naso.

Però man mano ho cercato di non guardare le cose per l’età e la maturità che ho adesso, ma provando a empatizzare con lei come avrei fatto alla sua età, e ho sentito che tutte queste fisime e questi pensieri negativi, questo piangere chiusa in camera ascoltando musica…, questo riempire pagine parlando di un lui per il quale sei invisibile o giù di lì…, è qualcosa che a venti anni si vive così, perché c’è un tale bisogno, una tale fame di amare ed essere amati, di sentirsi protetti, coccolati, compresi, considerati…., che inevitabilmente si sta male quando queste necessità non vengono realizzate.

“Non chiedermi di più” è un romanzo breve, si legge con molta fluidità perché il modo di scrivere dell’Autrice arriva immediatamente, è un fiume in piena in cui il mondo interiore di una ragazza viene messo a nudo senza filtri, e ne conosciamo le fragilità, i momenti no, ma anche quel pizzico di determinazione che da qualche parte c’è e che aspetta solo di essere chiamato in causa per uscire finalmente fuori dal tunnel di angoscia in cui la protagonista stessa si è infilata.

Ho trovato la penna di Valentina Doati intensa e molto sensibile, che scava a fondo e cerca le parole giuste per mettere su carta sentimenti, emozioni e stati d’animo complessi, spesso contrastanti e contraddittori, ma che pure rendono ogni persona “se stessa” e meritevole di essere accolta ed ascoltata. Emma può essere ciascuno di noi, perchè tutti abbiamo vissuto qualcosa che c’ha fatto star male, che c’ha tenuti svegli la notte, creandoci qualche attacco d’ansia magari, e la capacità dell’autrice di raccontare tutto questo facilità l’immedesimazione con la giovane protagonista e i suoi piccoli grandi problemi.

Consigliato, soprattutto se vi piacciono le narrazioni introspettive.

venerdì 24 novembre 2017

Segnalazioni editoriali (romance e non)



Carissimi, eccomi in questo venerdì pomeriggio (finalmente è venerdì!!! Non so se per voi è lo stesso, ma il weekend per me inizia oggi *_* ) a condividere con voi alcune novità editoriali, romance e non.


Parto con un paio di romance:

Devon Drake - Cornerback
di Jean Joachim


AMBIENTAZIONE: U.S.A.
trad. E.Turi
Quixote Translations
SERIE: #4 First&Ten
PAGINE: 289
GENERE: Sport Romance
FORMATO: E-book
PREZZO: € 3,49 su Amazon
USCITA: 14 Novembre 2017

Devon Drake, conerback famoso, ha tutto. Una super modella per ragazza e una carriera come giocatore professionista, ma quando un’amica d’infanzia torna nella sua vita, la sua esistenza viene messa sotto sopra. È davvero arrivato il momento di spiegare alla sua amica quello che è successo quindici anni prima?

Stormy Gregory sta fuggendo da un uomo violento. La sua migliore amica le offre un posto sicuro al rifugio per donne che hanno subito violenza. 
Felice di essere sfuggita a quella vita di violenza, Stormy dà una mano a organizzare un evento di beneficenza e l’ultima cosa che si aspetta è di imbattersi in Devon Drake, l’amico di suo fratello. 
Scapperà di nuovo piuttosto che dover sopportare un rifiuto?

Le crepe alla sua vita perfetta minacciano la sua carriera appena decollata di cornerback, mentre una sorpresa inaspettata interrompe il cammino di Stormy di crearsi una nuova vita. 
Riusciranno a stare insieme o il segreto che ha tenuto separati gli ex amici li trascinerà in una spirale in discesa?

L'autrice.
Jean Joachim è un’autrice di romance di successo e i suoi libri sono in cima alla classifica Amazon Top 100 fin dal 2012. The Renovated Heart ha vinto il premio Miglior Romanzo dell’Anno del Love Romances Café, Lovers & Liars è arrivato tra i finalisti del RomCon del 2013, e The Marriage List ha conquistato il terzo posto nella classifica Miglior Romance Contemporaneo del Gulf Cost RWA a pari merito con un altro romanzo. Jean è stata nominata Miglior Autore dell’Anno nel 2012 dalla sezione di New York dell’associazione Romance Writers of America. Moglie e madre di due figli, Jean vive a New York City. Solitamente, di mattina presto la si può trovare al computer a scrivere mentre beve una tazza di tè, con al suo fianco Homer, il carlino che ha salvato, e la sua scorta segreta di liquirizia nera.



Siete pronti per immergervi nella storia di Chrissy e del suo Natale?

di Adele Ross



Chrissy è soddisfatta della sua vita a maggior ragione ora che sta per sposarsi con l'uomo dei suoi sogni; Bruce.
Bruce Lee Wilson è bello, ricco, potente e innamorato ma prima di poter convolare a giuste nozze ci sono due ostacoli da superare:
la snob, storica e aristocratica famiglia di lui e il Natale alle porte.
E Chrissy si vedrà costretta ad affrontare entrambi per poter raggiungere il suo traguardo.
Così quando Bruce le propone di trascorrere le festività natalizie insieme a lui e alla sua famiglia nella loro dimora di campagna, la ragazza, seppur di malavoglia, accetta e parte per Sunflowers' Hill dove i Lee Wilson possiedono Wilson Court.
Il viaggio in treno da Londra a Sunflowers' Hill, però, riserva a Chrissy una sorpresa nonché un incontro inaspettato, quello con il misterioso Joseph, affascinante e provocante fotografo che, complice un guasto che costringe il treno a una sosta imprevista e prolungata, sembra seriamente intenzionato a farla capitolare, impedendole di arrivare al sospirato altare insieme a Bruce.
Una volta giunti a destinazione Joseph scompare nel nulla lasciando in Chrissy la convinzione di non vederlo mai più.
Il cuore, però, fa scherzi imprevedibili e le cose spesso non sono come appaiono, soprattutto quando si parla di sentimenti e di magia natalizia.
E frequentemente un cuore irrequieto ha bisogno di trovarsi al centro di una tempesta improvvisa perché possa capire esattamente ciò che desidera e ciò che è giusto per essere felice.
Tra equivoci, colpi di scena, baci, battibecchi e batticuori Chrissy si ritroverà a dover fare una scelta
tra il posato, sicuro e prevedibile Bruce e il determinato e istintivo Joseph, entrambi intenzionati a occupare il suo cuore strapazzato dalla confusione.

SMALL TOWN BOYS
di Runny Magma




Genere: narrativa contemporanea
224 pp
Prezzo: 2,99 euro (ebook)
 9,90 euro (cartaceo)
Data di uscita: 10 novembre 2017

Un vecchio diario. Un ragazzo cocciuto. E un mistero da risolvere...
Niccolò sta vivendo l’estate fra la maturità e l’università. Ha una cotta per l’ex Professore di Filosofia, una zia single un po’ sfigata e le idee poco chiare sul suo futuro. 
Questa monotonia viene interrotta dalla scoperta di una tragedia avvenuta trent’anni addietro a un coetaneo dell’epoca, gettatosi sotto un treno per sfuggire al bullismo e all’omofobia. 
Niccolò si convince che non si sia trattato di suicidio ed è intenzionato a fare giustizia. 
Correrà il rischio di mettersi nei guai o quello di trovare la sua strada?

L'autrice.
RUNNY MAGMA – Fra il 2015 e il 2016 ha pubblicato i titoli “Mascarado”, “Perfect Strangers”, “Porcahontas & (S)mascarado” e “A qualcuno piace tiepido”, e ha curato la rubrica “Drag Stories - Storie di strascichi” sul blog “Refusi Etc.”, dove ha dato voce alle drag queen italiane. Il suo sito: www.runnymagma.blogspot.it


Recensione: VIVA PIU' CHE MAI di Andrea Vitali



Un giovanotto dall’aria sempre spaesata e dalla risposta costantemente dubbiosa si ritrova faccia a faccia col cadavere di una donna, che galleggia nel lago di Como. Scomode verità si nascondono tra quelle gelide acque ed emergeranno, tra coincidenze impensabili e piccoli misteri svelati.


VIVA PIU' CHE MAI
di Andrea Vitali


Ed. Garzanti
Ernesto Livera vive con la madre in un paesino sul lago di Como ed è un ragazzo che nella sua vita ha poche certezze e tante indecisioni; ma tante da meritarsi il soprannome di Dubbio, proprio per la sua indole sempre un po’ tentennante e per quei “Boh” e “Non so” costantemente sulle labbra.

Da ragazzino ha dato qualche preoccupazione alla sua povera mamma Canterina: dopo la morte improvvisa del padre (trovato morto proprio dal figlio), il piccolo Ernesto aveva sofferto di allucinazioni per un po’ di tempo e l’unica fonte di rassicurazione proveniva dal dottore di famiglia, Lonati, che con i suoi modi di fare sobri e tranquilli ha sempre incoraggiato la signora a sperare che col tempo queste bizzarrie del figliolo passassero da sole.

E in fondo è stato così, ed Ernesto è ormai cresciuto ed è un giovanotto che per raggranellare qualche soldo traghetta turisti con la barca di famiglia e, su suggerimento dell’amico Biagio Riffa, comincia a vendere sigarette dalla Svizzera. Di contrabbando, ovviamente.

Una notte che è con la sua Canterina (non la mamma, ma la barchetta a motore) sul lago, scorge il cadavere di una donna; dopo averlo trascinato a riva, va a confidarsi col medico di famiglia, Lonati, ma quando questi convince il maresciallo Pezzati a dare un occhio al lago…, a giorno fatto, del cadavere non c’è ombra.

Ma non sarà che al povero Livera son tornate le allucinazioni?
Lui, poi, eternamente indeciso com’è, dubita di se stesso e chissà…, magari s’è sbagliato, e il cadavere se l’è sognato! Eppure lui l’ha visto e in fondo Lonati è tentato di credergli, nonostante le argomentazioni contrarie e  le analisi lucide della moglie.

Intanto le vicende si intrecciano perché Dubbio conosce due ragazze: Valeria e Tina, ed è Biagio a presentargliele, con l’intenzione di passare una serata piacevole…; ma Valeria manda in bianco Riffa e tra Tina e Dubbio non scatta alcunché.
Ma l’incontro con queste ragazze, per varie ragioni, sarà collegato al famoso cadavere del lago, che non si trova ma c’è.

Valeria e Tina sono molto amiche da anni: la prima è un tipo solare e con un forte spirito indipendente, che aspira a lasciare il paesino in cui è cresciuta per farsi una vita in Inghilterra, lontano dall’albergo di famiglia (in cui il padre vorrebbe che lavorasse); l’altra è una brava ragazza, umile, senza padre, con una mamma dai modi spicci e non proprio affettuosi; lavora per il commendatore Dalamonti, un uomo anziano, di cui si prende cura e che gli sta dando qualche pensiero perché negli ultimi tempi sembra molto abbattuto e ha smesso di avere appetito.

Cosa hanno da spartire le due amiche, Tina e Valeria, col Dubbio e il “suo cadavere” che pare essere svanito nel nulla?

A rivelarlo saranno varie coincidenze: una lettera giunta al destinatario sbagliato; una vicina di casa impicciona ma in fondo generosa e con un cognome simpatico, che ha dato la sua vita per il proprio lavoro (l’infermiera Maria Teresa Supposta); un maresciallo impegnato a risolvere i tanti piccoli casi che gli vengono sottoposti; un medico pieno di domande e dubbi (pure lui!), date che ricorrono troppo di frequente destando sospetti...

Insomma, questo romanzo di Vitali – che costituisce il mio battesimo con l’Autore – si caratterizza per la presenza di numerosi personaggi, tra cui sicuramente riconosciamo i principali e i secondari, ma in realtà chiunque compaia nella storia dà il suo contributo nel creare un’atmosfera vivace e che si ingarbuglia, anche se tutti i nodi vengono districati alla fine.

I capitoli sono brevi/brevissimi, si susseguono intervallando e poi incrociando le vicende che riguardano ora Dubbio, ora Riffa, ora Tina, ora gli altri personaggi; sono come tante istantanee che immortalano piccoli momenti ed episodi che, di volta in volta, vanno a rendere chiaro tutto il puzzle, così che i pezzi si incastrano progressivamente alla perfezione.

La brevità dei capitoli da una parte dà una notevole fluidità alla narrazione, che ha un ritmo tutto sommato sostenuto, dall’altra un po’ le da un effetto “spezzettato”, perché si salta fin troppo velocemente da un fatto a un altro, e questo un po’ mi ha seccato perché non facevo in tempo a seguire un filone che dovevo temporaneamente interromperlo per seguire/riprendere l’altro.

La storia di per sé è carina e godibile, lo stile di Vitali è spigliato, leggero, i suoi personaggi hanno modi di fare e parlare che strappano sorrisi; l’elemento giallo è presentato con la stessa ventata di leggerezza in linea con tutto il "clima" della storia, non posso dire che si crei chissà quale suspense e prima che si arrivi al finale è probabile che il lettore abbia tranquillamente capito come si risolverà il mistero.

Nonostante queste buone qualità, durante la lettura m’è mancato quel quid che rendesse la trama… “succosa” (passatemi il termine), intrigante…, e in certi momenti ho proceduto.. non dico annoiata, ma quasi.

Il genere narrativo di Vitali mi piace, ma mi aspettavo una verve maggiore, un tocco ancora più ironico, umoristico, divertente, da “commedia all’italiana”.
Però la valutazione finale non vuol essere del tutto negativa, anzi, penso si tratti davvero di un romanzo piacevole, che intrattiene il lettore attraverso piccole storie di paese, di quelle che si sussurrano nell’orecchio, che volano di bocca in bocca; il bello comunque di Vitali è che si sofferma – almeno in questo libro – su micro-realtà, su uomini e donne dai caratteri comuni, che possono essere il nostro vicino di casa, il tal carabiniere che conosciamo, una zia o una mamma un po’ apprensive, il commerciante ambulante che ti vuol rifilare la propria merce a qualsiasi costo…, insomma gente normale, familiare, “della porta accanto”.

Sicuramente proverò a leggere altro di Andrea Vitali.

E voi? Avete letto qualcosa di questo scrittore?

giovedì 23 novembre 2017

Recensione: L’IBISCO VIOLA di Chimamanda Ngozi Adichie



Una ragazzina cresciuta all'ombra della religiosità cupa e rigida di un padre bigotto, seppur sincero nella sua fede, che scopre come la vita possa essere ricca di cose belle, per le quali valga la pena sorridere.



L’IBISCO VIOLA
di Chimamanda Ngozi Adichie




L'IBISCO VIOLA
Ed. Einaudi
Trad. M. G. Cavallo
Kambili è una quindicenne che vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja.
Suo padre Eugene è il proprietario dell’unico giornale indipendente in un Paese sull’orlo della guerra civile, ed è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico: l’uomo, infatti, conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia.
Ma spesso dietro una bella facciata si nasconde qualcosa di poco limpido, e nel chiuso delle mura domestiche Eugene ha comportamenti discutibili verso moglie e figli; il suo fanatismo religioso – è profondamente cattolico, convertitosi in seguito alle predicazioni di missionari bianchi – lo trasforma in un padre padrone che non disdegna la violenza, anzi la impiega per tenere alta l’ubbidienza alla fede da parte dei suoi famigliari.

Eugene è infatti convinto della giustezza di determinate punizioni corporali all’indirizzo dei suoi figlioli che si macchiano di peccati agli occhi di Dio (o è più opportuno e giusto dire agli occhi suoi?) che avrebbero potuto tranquillamente evitare se fossero stati più attenti, e anche verso la povera moglie si lascia andare ad azioni cariche di aggressività.
La donna spesso e volentieri ha lividi e occhi gonfi proprio perché prende botte dal marito devoto; eppure mai una volta ella si lamenta con i figli di questo coniuge e padre così praticante e autoritario, che ama la propria famiglia, le permette di vivere nella ricchezza e negli agi, ma al contempo scambia la fede con il fanatismo, creando quindi in casa un clima strano e incoerente. 

Cosí Kambili e Jaja crescono in balia di una serie di dolorose contraddizioni: da una parte essi sono consapevoli dell’amore sincero che il padre ha per loro (e per la famiglia in generale), dall’altra si sentono soffocati da questo stesso amore perché l’uomo ha momenti di rabbia pericolosi.

Il lettore segue il racconto in prima persona di Kambili e questo lo porta a conoscere da vicino i suoi pensieri, i timori, il significato dei suoi silenzi, le speranze e i sogni non confessati, e attraverso i suoi occhi innocenti e impauriti sentiamo tutta la perplessità e i sentimenti contrastanti che la ragazza prova verso il padre: egli è oggetto di ammirazione, è la persona la cui approvazione conta più di ogni altro, un esempio di fede e pietas, un uomo magnanimo verso la gente povera del paese, stimato da tutti…, ma allo stesso tempo è il padre cui basta una disattenzione da parte dei famigliari perché la sua ira si scateni su di loro, e lì son botte, punizioni e oggetti lanciati per colpire e far male.

La cosa che mi ha lasciata sgomento è che questo Eugene, pur non dandomi l’idea di un uomo malvagio (egli per primo piange di dolore quando punisce i ragazzi), ha inevitabilmente comportamenti “cattivi”, profondamente sbagliati, che lui attribuisce alla sua forte fede in Dio e nei precetti cattolici, ma in realtà sono frutto di una visione deviata di questa stessa fede, il che personalmente mi ha fatto anche molta rabbia perché si può essere credenti ed impostare un’educazione dei figli cristiana, senza che ciò significhi pretendere la perfezione dai propri cari e “torturarli” con castighi esagerati e violenti, che nulla hanno da spartire con un sano ed equilibrato atteggiamento di devozione.

E se la giovane Kambili vive, dunque, questi stati d’animo contrastanti, di amore/timore verso il papà troppo rigido e severo, suo fratello Jaja, che non di rado si chiude nei propri silenzi sofferti, matura pian piano una certa ribellione verso questo genitore che ha davvero un modo ben strano e ipocrita di vere la propria religione e di manifestarla, dentro e fuori casa.

La gente di fuori che lo stima tanto, quasi lo venera e gli è grata per la generosità (materiale, in primis) dimostrata, cosa penserebbe di lui se sapesse come tratta moglie e figli anche per una inezia?

Kambili, in virtù del clima rigido che si respira in casa, è una ragazzina piena di paure, con una bassissima autostima, eccessivamente riservata e timida, e questo la porta a chiudersi, a non fare amicizia, perché teme di dire e fare la cosa sbagliata, di essere oggetto di scherno da parte delle compagne, che infatti la giudicano male, confondendo la sua timidezza per un atteggiamento snob, da figlia di papà.

Le cose cominciano a cambiare quando, dopo un colpo di Stato, Kambili e suo fratello vanno a passare del tempo dalla zia Ifeoma, sorella di Eugene. Anch’ella si è convertita al cattolicesimo ma, a differenza del fratello, non ha sviluppato alcun atteggiamento fanatico e intollerante per chi la pensa diversamente; è lei a prendersi cura del vecchio padre, che ha mantenuto le proprie tradizioni africane, rifiutandosi di credere nel Dio dei bianchi, e che per questa ragione è tenuto a debita distanza da Eugene, che lo giudica un eretico, un pagano in grado di contaminare se stesso e la propria famiglia solo con la sua presenza!

Stando in casa della zia e in compagnia dei cugini, tra musica e allegria, i due ragazzi scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà; scoprono che si può avere fede senza per questo essere sempre corrucciati, seriosi, ossessionati dal peccato e dalla sua espiazione; scoprono che si può scherzare a tavola, anche davanti a un cibo povero e poco raffinato, che si possono elevare canti a Dio anche nella propria lingua (l’igbo) e che questo non è sbagliato o sacrilego, non c'è da sentirsi in colpa; scoprono che si può ridere e che questo non è una cosa malvagia, diabolica…, anzi!

“Quella notte sognai che stavo ridendo, ma non sembrava il suono della mia risata, anche se non sapevo troppo bene come suonasse la mia risata. Era chiocciante, rauca ed entusiastica, come quella di zia Ifeoma.”

A casa della saggia e intelligente zia Ifeoma, interagendo con gli svegli cuginetti (China, Amaka e Obiora), Jaja e Kambili comprendono che c’è un altro modo di vivere decisamente più sereno; è come se delle squame fossero cascate improvvisamente dai loro occhi e questi si fossero aperti, così da permettere loro di vedere bene, finalmente, quanto di bello e spontaneo la vita può offrire.
L’incontro e l’amicizia con un giovane sacerdote nigeriano, inoltre, farà provare alla bella Kambili i primi palpiti di un sentimento cui lei non sa ancora dare un nome ma che di sicuro la rendono felice e piacevolmente confusa.

Il soggiorno a Nsukka, da zia Ifeoma e figli, termina… e i due fratelli ritorneranno alla “vecchia vita”, quella in cui devono misurare parole e sguardi davanti al padre inflessibile, in cui c’è da stare attenti e non “sgarrare” – pena castighi tutt’altro che leggeri… -, in cui non la gioia ma la paura di sbagliare fa da padrone…

Ma qualcosa in loro è cambiato e una serie di eventi interverranno a dare all’esistenza di Kambili e famiglia una direzione che difficilmente avrebbero immaginato.

L’ibisco viola è l’opera d’esordio di Chimamanda Ngozi Adichie, una sorta di romanzo di formazione che, sullo sfondo delle trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo in Africa, racconta la linea sottile che divide l’adolescenza dall’età adulta, l’amore dall’odio, la fede sincera dal fanatismo religioso.

Lo stile di scrittura è acerbo e quindi semplice, sufficientemente scorrevole nonostante le tante parole in igbo inserite (soprattutto nei dialoghi), che però a me non hanno dato particolarmente fastidio; la narrazione si sofferma su diversi dettagli e gesti di vita quotidiana e in certo momenti ho “sentito poco” la protagonista dal punto di vista emotivo, nonostante le sue esperienze negative, a motivo del padre, non lascino indifferenti. 

Durante la lettura, andando verso la fine, mi chiedevo spesso che ne sarebbe stato di lei e di Jaja…, ed effettivamente ammetto che forse l’epilogo scelto dall’Autrice mi ha un po’ spiazzata, non dico che è stato un vero e proprio colpo di scena… ma quasi! 
Una lettura interessante, che fa riflettere su diversi temi, a cominciare dal modo di vivere la propria fede.

mercoledì 22 novembre 2017

Cosa c'è di nuovo in libreria?




Ultime entrate in libreria che hanno solleticato il mio interesse ^_-

Si spazia dal romanzo storico ispirato a personaggi ed episodi realmente esistiti/accaduti alle atmosfere surreali e visionarie della Atwood; storie in cui passato e presente si intrecciano in una trama ricca e piena di suspense e misteriosi delitti nell'Inghilterra dei primi decenni del Novecento.



Si scioglie è un libro fortissimo, oscuro e commovente, che ha vinto nel 2016 i premi Hebban Debuutprijs e De Bronzen Uil per il miglior debutto in lingua nederlandese.


SI SCIOGLIE
di Lize Spit



Ed. E/O
Ottobre 2017
Nella minuscola cittadina di Bovenmeer, nelle Fiandre, è successo molti anni fa qualcosa di brutto. 
È nell’anniversario di una terribile perdita che Eva, ormai giovane insegnante a Bruxelles, carica nel portabagagli dell’auto un grande blocco di ghiaccio e decide di ritornare nel luogo della sua difficile infanzia per risolvere le cose, una volta per tutte.
In questo romanzo al centro ci sono le vicissitudini di Eva con la sua complicata famiglia – due genitori alcolisti, una sorellina molto sofferente – e con i suoi amici del cuore, Laurens, il figlio del macellaio, e Pim, il figlio del contadino.
È proprio con questi ultimi, “i tre moschettieri”, che Eva cerca un’evasione dalle difficoltà della vita familiare, attraversando gli ultimi anni dell’infanzia per entrare nell’adolescenza con bravate, corse in bici, esplorazioni del mondo e, progressivamente, della sessualità. 
Ma Pim e Laurens forse non possono salvare Eva dalla solitudine, e l’amicizia comincia infatti a incrinarsi quando a scuola arriva la bellissima e spietata Elisa.
Cosa spinge Eva a tornare a Bovenmeer? Qual è il tragico segreto di questa cittadina, in apparenza normale, e del cuore di Eva?


Margaret Atwood, scrittrice visionaria e di impareggiabile acume, reinterpreta La tempesta di Shakespeare e costruisce un romanzo brillante.



SEME DI STREGA
di Margaret Atwood




Ed. Rizzoli
trad. L. Pignatti
novembre 2017
Felix è un regista teatrale di successo. 
Da parecchie stagioni, le punte di diamante del cartellone del Makeshiweg Theatre Festival sono proprio i suoi allestimenti ingegnosi, provocanti per natura. 
Epure, nulla di ciò che ha portato in scena finora potrà reggere il confronto con la brillante, spiazzante rilettura della shakespeariana Tempesta che, all'indomani della morte dell'amata figlia Miranda, Felix si è messo in testa di produrre. 
Purtroppo, vittima di un volgare tradimento da parte del suo socio in affari, Felix si ritrova d'improvviso a vivere in totale solitudine, estromesso con un colpo di mano dal mondo del teatro, in una catapecchia in mezzo al niente: uno sconfortante luogo pieno di assenze che però si rivela ben presto ideale per rimasticare le sue mire di vendetta contro chi pensava di averlo ormai escluso, giocando d'astuzia, dal palcoscenico della vita.



Attraverso una prosa elegante e agile, Brunella Schisa fa rivivere nelle sue pagine la più grande truffa del XVIII secolo, a opera di uno dei personaggi femminili più affascinanti della storia: Jeanne Valois, contessa de la Motte, che nei suoi memoir si firmava «la nemica mortale» di Maria Antonietta.


LA NEMICA
di Brunella Schisa



Ed. Neri Pozza
Novembre 2017
Parigi, giugno 1786. Il giovane Marcel de la Tache, giornalista alle prime armi, si trova dinnanzi a uno spettacolo senza precedenti: migliaia di persone circondano il patibolo sopra cui si dibatte una donna con le vesti stracciate. 
Da sola tiene testa a quattro uomini. Soltanto il boia di Parigi, Henri Sanson, se ne sta tranquillo accanto a un braciere fumante, pronto a infliggere alla prigioniera il marchio del disonore. 
Chi è quella tigre inferocita? E quale delitto orrendo ha commesso per essere condannata alla pubblica fustigazione e marchiata a fuoco come una ladra? 
Marcel de la Tache, affascinato dalla bellezza di quella belva selvaggia, si interessa al caso. Scopre che la condannata è Jeanne de la Motte, un'avventuriera con il sangue dei re Valois nelle vene. 
Si è macchiata di tre gravi reati: furto, falso e lesa maestà. 
La donna, fingendo di agire per conto di Maria Antonietta, ha convinto il grande elemosiniere di Francia, il cardinale Rohan, a comprare e consegnarle un favoloso collier di diamanti con oltre seicento pietre tra le più belle d'Europa. 
Ammaliato dalla donna che ha infangato il nome della regina, frodato il cardinale Rohan e l'intera Francia, Marcel decide di farle visita in carcere. Una scelta destinata a condurlo su strade pericolose quando Jeanne gli chiederà di aiutarla a evadere. 



Basato sul vero omicidio, rimasto irrisolto, di Florence Nightingale Shore, questo è il primo romanzo di una serie di avvincenti gialli ambientati nell’Inghilterra degli anni Venti e Trenta, con protagoniste le sei «leggendarie» sorelle Mitford.


L'assassinio di Florence Nightingale Shore. 
I delitti Mitford #1
di Jessica Fellows


Ed. Neri Pozza
trad. M. Togliani
Il 12 gennaio 1920 l’infermiera Florence Nightingale Shore - alle soglie della pensione - arriva a Victoria Station; dopo aver acquistato un biglietto di terza classe per Warrior Square, Florence Nightingale Shore si accomoda nell’ultimo vagone, dove attende che il treno si metta in movimento. 
Poco prima della partenza nel suo scompartimento entra un uomo con un completo di tweed marrone chiaro e un cappello. È l’ultima volta che qualcuno la vedrà viva.
Il giorno stesso, sulla medesima tratta, la diciottenne Louisa Cannon salta giù da un treno in corsa per sfuggire all’opprimente e pericoloso zio, che vorrebbe sanare i propri debiti «offrendo» la nipote a uomini di dubbia reputazione. 
A soccorrerla è un agente della polizia ferroviaria, Guy Sullivan, un ragazzo alto e allampanato, gli incisivi distanti e gli occhiali spessi e tondi che gli scivolano sempre sul naso. 
 Affascinato dalla determinazione della giovane, Guy si offre di aiutarla a raggiungere Asthall Manor, nella campagna dell’Oxfordshire, dove la ragazza deve sostenere un colloquio di lavoro come cameriera addetta alla nursery presso la prestigiosa famiglia Mitford. 
Louisa riesce a farsi assumere, divenendo istitutrice, chaperon e confidente delle sei sorelle Mitford, specialmente della sedicenne Nancy, una donna intelligente e curiosa con un talento particolare per le storie, talento che le permetterà poi di essere una delle più sofisticate e brillanti scrittrici britanniche del Novecento.
Sarà proprio la curiosità di Nancy a spingerla a indagare, con l’aiuto di Guy, sul caso che sta facendo discutere tutta Londra: quell'infermiera assalita brutalmente sulla linea ferroviaria di Brighton.

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