giovedì 7 febbraio 2019

Recensione: BUIO E LUCE. Alzate gli occhi al cielo di Fabio Salvatore



La testimonianza serena, consapevole e toccante di un uomo che ha trovato nella fede la via per affrontare il cancro che da anni ha colpito il suo corpo ma non è riuscito ad abbattere il suo spirito.



BUIO E LUCE. Alzate gli occhi al cielo
di Fabio Salvatore



Ed. Paoline
176 pp
2018
"“Caro” Scarafaggio, sono vent’anni che ci conosciamo; di più: vent’anni che conviviamo."

Con queste parole inizia la testimonianza personale dell'Autore, Fabio Salvatore, che si rivolge direttamente al "suo" cancro denominandolo con l'appellativo "scarafaggio": sì perchè il cancro è una "brutta bestia", il solo pronunciare la parola basta a farci venire brividi di paura, di angoscia, perchè ad essa associamo, inevitabilmente, il dolore, la disperazione, la morte..., insomma cose negative.

E' il 2008 quando Fabio pubblica il suo primo libro, "Cancro, non mi fai paura", e da allora ha ricevuto migliaia di lettere da parte di tantissimi suoi lettori che hanno condiviso con lui le proprie esperienze, i propri dolori, i propri inferni intimi e personali.

Tra queste pagine Fabio condivide, a sua volta, con noi alcune di queste lettere, e da esse prende spunto per parlarci di sè, per rivelarci i suoi pensieri, le paure, le piccole conquiste, i momenti di sconforto e quelli in cui ha raggiunto la consapevolezza di sè, della propria esperienza dolorosa - dovuta alla malattia e poi alla improvvisa e tragica perdita del padre - e di come essa l'abbia cambiato, dandogli modo di diventare una persona nuova, un credente convinto che la propria vita, i propri giorni, siano custoditi in mani sicure: quelle divine.

"Ognuno ha il suo inferno qui sulla terra. Peccato che il paradiso scegliamo di non viverlo. Ogni giorno, ogni istante è paradiso, ma noi ci perdiamo nell’odio, nel rancore, nei giudizi, invece di apprezzare l’angolo di cielo sulla terra che ciascuno di noi potrebbe trovare."

Non c'è persona al mondo che non abbia le proprie personali battaglie quotidiane da portare avanti, piccole o grandi che siano: può essere una malattia incurabile, invalidante e dalle conseguenze drammatiche (la difficoltà ad avere un figlio, a continuare la propria vita com'era prima della malattia, che sia nel lavoro, negli studi...), un trauma subito nell'infanzia, arduo da superare, il senso di impotenza e il dolore di fronte alla malattia dei propri cari, la depressione...: l'elenco delle afflizioni cui l'essere umano si imbatte nel corso dell'esistenza è, purtroppo, infinito.

Ma in ogni lettera riletta in una notte in cui Fabio si ritrova a guardare ancora una volta dentro di sè, nel proprio cuore, ci sono non solo tanta sofferenza, timore, angoscia, dubbi... ma anche tanto coraggio, desiderio di rinascita, di non lasciarsi risucchiare dal vortice del dolore, di non fare del proprio "problema" l'etichetta che identifica colui che soffre.
Noi non siamo i nostri problemi, non siamo la nostra malattia; i nostri limiti fanno sì parte di noi, del nostro vivere quotidiano, ma siamo più di questo: siamo persone aventi ciascuna una propria storia, un vissuto, una personalità, dei sogni, delle paure, e ciò che siamo non è soltanto frutto di quel che viviamo ma ancor più di come decidiamo di viverlo, affrontarlo.

"A volte le paure ci mangiano, ci divorano, ci risputano a pezzi. Io ho imparato a conviverci, a esorcizzarle; mi sono convinto che la paura non esiste: è un limite della nostra mente, ma serve l’aiuto di una Forza superiore a quella umana per superarlo. Di tante paure ho fatto i miei punti forza, uno stimolo al coraggio, un incentivo all’amore."

Fabio è consapevole di quanto male, di quale profondo inferno, di quale acuto tormento, di quali e quanti angoscianti demoni si agitino nell'animo umano, perchè ha imparato - e ogni giorno continua ad impararlo - sulla propria pelle cosa significa sentirsi fragile e inutile al cospetto di cose più grandi di sé (quale, appunto, un cancro); sa cosa voglia dire attraversare il buio dello sconforto, della disperazione, dello scoraggiamento; sa cosa voglia dire avere la forza di non domandarsi "Perché proprio a me?"; sa cosa voglia dire intravedere una flebile luce proprio mentre sei nella parte più interna e buia del tunnel... e aggrapparsi ad essa, correre verso quella luce e lasciarsi abbagliare dalla speranza, dall'amore, dalla fede.


"Non voglio più essere vittima delle mie fragilità, voglio fare leva su tutte le mie debolezze, farne una nuova partenza. Le fragilità sono la nostra bellezza. Non permettiamo alla vita di scorrere senza che ce ne accorgiamo, non lasciamo che le difficoltà gettino ombre su tutto ciò che di bello c’è in noie nella vita, nei volti che incrociamo, nelle persone che sfioriamo. Guardiamo questo mondo e tutto ciò che di meraviglioso contiene, ogni piccolo miracolo (...). Ma soprattutto guardiamo noi stessi e godiamo dell’opportunità di essere vivi, ringraziamo Dio per il prodigio della vita".

Le riflessioni di Fabio sono intrise di una fede sincera e questa fede egli desidera condividerla, perchè sa per esperienza personale che solo in Dio è riuscito a trovare riposo, pace, forza, ritrovando la voglia di vivere e di essere uno strumento per portare l'Amore di Gesù a chi vive momenti ed esperienze di profonda afflizione e di comprensibile scoramento.

E di fronte alla malattia e alle diverse traversie che tutti gli esseri umani - seppure in modi e tempi differenti - vivono, ci si sente tutti uguali, nessuno è migliore di un altro, nessuno è più forte, più o meno fortunato...; le fragilità e i timori davanti all'ignoto sono gli stessi, come anche la speranza, quella scintilla presente in ciascuno che ci ricorda come in noi esistano risorse incredibili che si attivano in mezzo alle tempeste e che fanno di noi dei guerrieri; e nelle nostre battaglie non siamo soli, perchè tante persone combattono ogni giorno, e Dio stesso non ci abbandona nelle difficoltà.

"la malattia ha questo, di positivo: ci avvicina come persone, uomini e donne che si raccontano per darsi coraggio.".


Un libro che si legge tutto d'un fiato, tocca davvero le corde più profonde dell'anima perchè parla al cuore, alla nostra sensibilità, a quella parte di noi più intima, quella spirituale, empatica, che si pone in contatto con l'anima dei nostri simili, che cerca di comprenderne e accoglierne le emozioni, i vissuti personali, con se stessi (la conoscenza di sè, la consapevolezza di chi siamo e vogliamo diventare è un requisito imprescindibile per accogliere l'altro) e con Dio.

Un viaggio nell'animo umano, parole che fanno bene al cuore e alla mente, che fanno riflettere, che possono dare coraggio, conforto, speranza, Amore.

mercoledì 6 febbraio 2019

Una citazione, una canzone (Il conforto)



Un breve ma intenso passaggio tratto da BUIO E LUCE di Fabio Salvatore, un libro-testimonianza molto bello di cui presto vi parlerò meglio.


"A prendere il cuore tra le mani ci vuole tanto, troppo coraggio. Pesarlo. Conoscerlo: il proprio e l'altrui. Sarà colpa di tutto il buio di mesi di rabbia, crolli, vite spezzate, dolore, ma sento la fatica di molti, di troppi ad amare. E non capiscono che ci vuole conforto, che molte volte tarda ad arrivare, ma che è un balsamo per il cuore. Non meritiamo frasi fatte, parole di circostanza. Molte volte nella malattia si resta soli, anche per scelta. Si fugge dal caos attorno, si desidera la quiete, il silenzio. 
Ma bisogna almeno essere in due, avere la carezza che dà conforto e calore."

Leggendolo, mi è venuta spontanea l'associazione con la canzone IL CONFORTO, cantata da Tiziano Ferro e Carmen Consoli.




martedì 5 febbraio 2019

Aspettando Sanremo '19



C'è qualcuno che non sa che stasera inizia Sanremo? 🙂
Checché se ne dica, per me è un appuntamento fisso ed ogni anno mi riscopro sempre curiosa di guardarlo; poi quest'anno lo (ri)presenta Baglioni e la motivazione a sintonizzarmi su Rai Uno è doppia, ma in generale è una kermesse musicale che mi attira.

Ovviamente, per me al centro di tutto dev'esserci la musica!
Stavo dando un'occhiata ai testi delle canzoni in gara, e quello di Cristicchi mi ha molto colpito.

Lo trovo profondo e significativo.


ABBI CURA DI ME

Adesso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Più che perle di saggezza sono sassi di miniera
Che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera
Non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso
Anche in un chicco di grano si nasconde l’universo
Perché la natura è un libro di parole misteriose
Dove niente è più grande delle piccole cose
È il fiore tra l’asfalto lo spettacolo del firmamento
È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento
È la legna che brucia che scalda e torna cenere
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
Perché tutto è un miracolo tutto quello che vedi
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrò paura di cadere
Che siamo in equilibrio
Sulla parola insieme
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore
Tu non cercare la felicità semmai proteggila
È solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima
È una manciata di semi che lasci alle spalle
Come crisalidi che diventeranno farfalle
Ognuno combatte la propria battaglia
Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso
Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarà pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
Abbi cura di me qualunque strada sceglierai, amore
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Che tutto è così fragile
Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino
Perché mi trema la voce come se fossi un bambino
Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andare.
Abbi cura di me.

lunedì 4 febbraio 2019

Recensione: ELLIE ALL'IMPROVVISO di Lisa Jewell (RC2019)



Un'adolescente scomparsa in circostanze misteriose; una madre distrutta che, da quella tragica sparizione, non s'è mai ripresa davvero. Un passato che torna prepotentemente a bussare e, finalmente, tante domande troveranno, dopo dieci anni, risposta.


ELLIE ALL'IMPROVVISO
di Lisa Jewell



Ed. Neri Pozza
trad. V. Guani, A. Biavasco
300 pp
18 euro
Laurel Mack è una mamma che ha passato i 50 e, da dieci anni ormai, ha perso ogni gioia di vivere, ogni buon motivo per stare al mondo.
Com'è stata la sua vita fino a dieci anni prima, fino a quel giorno di maggio 2005, quando la sua bellissima figlia Ellie è uscita di casa per non farvi più ritorno?

"Com’era la vita di Laurel dieci anni prima, quando aveva tre figli e non due? Si svegliava la mattina pervasa da una profonda gioia esistenziale? No. (...)Poi una mattina sua figlia, la figlia prediletta, la più piccola, la sua bambina, quella con cui andava maggiormente d’accordo, di cui era orgogliosa, che le dava più soddisfazioni, era uscita di casa e non era più tornata. Come si era sentita Laurel durante quelle prime ore di angoscia? Che cosa aveva riempito la sua testa e il suo cuore, scacciando i crucci quotidiani? Panico. Disperazione. Dolore. Orrore. Paura. Sconvolgimento assoluto. Una pena infinita. Terrore. Parole melodrammatiche e tuttavia insufficienti a descrivere le emozioni che provava."

Non c'è una parola che indichi lo stato di un genitore che perde un figlio; la cosa tragica di un caro che scompare senza che di lui si sappia più nulla, è l'incertezza, quell'eterna sospensione su di un filo sottilissimo, fragile, pronto a spezzarsi per un nonnulla, il non sapere se lo scomparso è vivo o morto, se sta bene o se vaga per il mondo smarrito e infelice: il pensiero di non sapere è straziante, doloroso.

Cosa può essere mai accaduto alla bella e intelligente Ellie Mack in quell'infausto giorno in cui, uscita di casa per andare in biblioteca, non è più tornata e di lei si son perse le tracce?

Nessuno lo sa; si è indagato nei mesi immediatamente successivi al dramma dei Mack, ma non è emerso nulla e Laurel sa che, in fondo, la polizia era convinta si trattasse di un allontanamento volontario.

Ma lei sa che non può essere così. Semplicemente perchè non c'erano i presupposti perchè Ellie potesse desiderare di andar via di casa, di scappare. Da cosa, poi?
Ellie era un'adolescente felice, serena, coccolata e amata dai genitori (dalla mamma, in particolare, che stravedeva per la terzogenita), un tipo dalla mente brillante, ottima studentessa e da poco fidanzata con Theo, un suo coetaneo carino e bravo.

Insomma, i Mack conducevano una vita assolutamente perfetta e la scomparsa di Ellie arriva come una doccia fredda; nel corso degli anni, c'è stato qualche piccolo "aggiornamento" (un furto singolare: qualcuno si è intrufolato, senza forzare le serrature, in casa Mack per rubare alcuni oggetti di Ellie), ma sostanzialmente nessuno sviluppo rilevante...

Felpa nera con il cappuccio, jeans sbiaditi e scarpe da ginnastica bianche, Ellie era una qualsiasi adolescente con uno zainetto in spalla quando è stata avvistata l'ultima volta in Stroud Green Road, alle dieci e quarantatré del mattino; un'occhiata allo specchietto di una macchina, dopo di chè... il nulla.

Dieci anni dopo, Laurel sta ancora facendo i conti con questa incomprensibile verità, e intanto la sua famiglia si è disgregata.
Paul, il suo ex marito, ha una nuova compagna e i suoi due figli, Hanna e Jake, sono andati a vivere altrove; Jake ha una compagna un po' bizzarra con cui Laurel non va d'accordo e dalla quale il figlio sembra dipendere; Hanna è quella con cui ha il rapporto peggiore, perchè la figlia non fa che mostrarle un atteggiamento ostile, come se non le avesse perdonato qualcosa di grave...
Forse ce l'ha con lei per aver trascurato il resto della famiglia dopo la tragedia di Ellie?

Ma come avrebbe potuto Laurel continuare a vivere come prima, come se nulla fosse successo?
E' stato inevitabile, purtroppo, perdere la voglia di vivere, sentirsi distrutta, impotente..., morta dentro..., e questa "morte sociale" si è estesa a chi le era intorno, togliendo calore ad ogni rapporto.

Dieci anni dopo, Laurel si rende conto che ormai tutti sembrano essersi fatti una ragione della scomparsa di Ellie, andando avanti con la propria vita...; tutti tranne lei.

Finché un giorno, in un bar, la sua attenzione viene catturata da un affascinante sconosciuto: occhi grigi, capelli brizzolati e scarpe eleganti, l'uomo ordina una fetta di torta, prende posto nel tavolo accanto al suo e le rivolge un ammaliante sorriso.
E lei, l'elegante e distante Laurel, sente che qualcosa dentro le si scioglie: forse è il primo vero barlume di speranza per riaprirsi alla vita?
Che questo incontro rappresenti una seconda occasione di felicità?

L'uomo si chiama Floyd Dunn, è affascinante, sicuro di sè, spiritoso e non ci pensa due volte a chiederle appuntamenti fino ad invitarla a cena e a presentarle le sue due figlie, avute da due diverse relazioni.
E se la maggiore, Sara-Jade, è un'adolescente cupa, insicura e problematica, è Poppy, la minore di nove anni, a colpirla in modo incredibile; nel trovarsela di fronte, Laurel resta senza fiato: la bambina è infatti il ritratto spiccicato di Ellie; certo, ci sono piccole differenze, ma la fronte spaziosa, le palpebre pesanti, la fossetta sulla guancia sinistra quando sorride..., sono le stesse.

Poppy è l'opposto di Sara-Jade: è carina, vispa, chiacchierona, acuta, intelligentissima, veste e parla come se fosse più grande dell'età che ha, insomma è una bambina speciale, e suo padre visibilmente l'adora, ne è fiero e cerca di essere premuroso e attento.

Laurel, per la prima volta dopo tanto tempo, sente che le cose stanno prendendo una piega giusta... Floyd è un uomo meraviglioso, Poppy le si affeziona velocemente, insomma va tutto alla grande.
Certo, lo spettro di quella figlia scomparsa continua ad affacciarsi nel suo cuore, e il ritrovamento di alcuni oggetti appartenenti alla figlia sembreranno portare le indagini verso la loro risoluzione, ma in realtà c'è tanto da capire ancora e tutte le domande rimaste senza risposta che per anni hanno tormentato Laurel tornano a galla.

Perché Poppy le ricorda in maniera impressionante la sua adorata Ellie? Cosa è successo veramente alla sua bellissima bambina? È davvero scappata di casa, oppure c'è una ragione più sinistra e terribile per la sua scomparsa? Ma soprattutto, chi è Floyd davvero? 

Con suo grande stupore, Laurel comincerà a scoprire gradualmente che c'è un filo che lega Floyd e Poppy con Ellie, e questo filo è costituito da una persona che ha frequentato casa Mack dieci anni fa, nel periodo che ha preceduto la scomparsa misteriosa della povera ragazzina....

Il racconto procede su due piani temporali - passato e presente - e vede come narratori i personaggi principali, che narrano quindi i fatti secondo il loro punto di vista, rivelando di volta in volta tanti dettagli che andranno poi a comporre tutto il puzzle.
La voce principale è quella di Laurel, ma "ascolteremo" anche quella della stessa Ellie, di Floyd e di quel personaggio che fa da collante tra l'uomo ed Ellie.

La storia è intrisa di mistero, è ricca di suspense, benchè abbastanza presto il lettore possa  farsi una prima (vaga?) idea di ciò che può essere successo ad Ellie, provando a fare una "ricostruzione" dei fatti, anche se la verità dettagliata emergerà solo verso la fine; l'enigma che avvolge questa sedicenne felice e dall'esistenza dorata è molto ben strutturato, l'Autrice è bravissima nel tener desta la curiosità del lettore.

«La cosa peggiore è non sapere, non poter chiudere con il passato una volta per tutte. Non riesco ad andare avanti, se non so che fine ha fatto mia figlia. È come camminare nelle sabbie mobili. Il futuro c’è, lo intravedo all’orizzonte, ma resta fuori dalla mia portata. Sono viva, ma è come se fossi morta».

Empatizziamo con la povera mamma, che comprensibilmente è morta dentro dopo aver perso la figlia, e allo stesso tempo non possiamo non sperare che la soluzione del mistero le conceda un briciolo di legittima serenità e che riesca a ritrovare la forza di tornare a vivere nonostante il dolore, che comunque l'accompagnerà per sempre ma che è giusto non rovini ulteriormente i legami con chi è ancora vivo.

Questo thriller mi è piaciuto molto, l'ho letteralmente divorato, a un certo punto non sono riuscita a smettere e ho continuato a leggerlo tutto d'un fiato, avida di sapere i particolari e di arrivare a chiudere il cerchio.
Lo consiglio, storia accattivante, ben congegnata, in grado di tenere il lettore incollato alle pagine.

domenica 3 febbraio 2019

Recensione: UNA NOTA NEL CUORE di Ilaria Mossa



Una storia d'amore dolce e romantica nata tra le note della musica e all'ombra del "magico" suo potere di risvegliare emozioni e sentimenti.


UNA NOTA NEL CUORE
di Ilaria Mossa




autopubblicazione
282 pp
“Quando si ama col cuore, anche la mente può dimenticare?”

Rosemary vive a Somerville ed è una ragazza introversa, sincera, un'amica leale, una figlia ubbidiente e una buona studentessa; studia in una scuola di musica (la Moz-Art) e sogna di vivere di questa magnifica passione (suona pianoforte), nella quale riesce ad essere davvero se stessa, a sentirsi libera senza alcuna costrizione e condizionamento.
Anche suo padre è stato un musicista ma, per ragioni che lei non ha mai saputo, a un certo punto ha lasciato questa strada per intraprendere ben altro.
Ultimamente il clima in casa non è dei più sereni: la ragazza sente che l'atmosfera tra i genitori è elettrica, che le cose tra loro non sono più quelle di prima: sua madre è cupa, triste, distante, per quanto resti sempre una mamma apprensiva; suo padre, invece, sembra sempre più freddo e indifferente verso moglie e figlia, passa il tempo lavorando fuori casa, e quando c'è è come se fosse da un'altra parte con la testa (e col cuore).

A rallegrare le giornate della giovane non c'è solo l'amato pianoforte, ma anche le due amiche più care, l'esuberante e frizzante Georgie e la più saggia e pacata Sam, che la incoraggiano a non chiudersi ulteriormente in se stessa ma ad aprirsi alla possibilità di incontrare qualcuno di cui innamorarsi.

Per Rosemary, infatti, l’amore è solo un’utopia, un sentimento destinato a finire, e questa pessimista convinzione è maturata in seguito all'ultima delusione sentimentale, che ha portato la ragazza a stare alla larga dalle relazioni e a concentrarsi soltanto sulla musica.
Perchè la musica non tradisce, è rassicurante, dà conforto, gioia, e non chiede null'altro in cambio se non dedizione, impegno.

Ma nel giro di poco tempo la vita di Rosemary viene rivoluzionata.
Quando incontra Robert, un bel ragazzo che lavora nel bar della Moz-Art, le sue convinzioni cominciano a vacillare. 

Robert non è soltanto bello e sexy, con un sorriso affascinante e un fisico da urlo, ma è anche spiritoso, gentile, e intuisce sin dal primo istante che Rosemary (che per lui è semplicemente Mary) è una ragazza speciale: timida e ingenua, è una di quelle ragazze - rare, oggi come oggi - che ancora arrossiscono per un complimento e che quasi sono inconsapevoli della propria bellezza; e infine - aspetto da non trascurare - lo stesso Robert ha studiato musica e ha ottime potenzialità in questo senso, anche se per ragioni personali ha dovuto momentaneamente abbandonare la propria passione artistica.

Tra i due il colpo di fulmine è immediato, e se Robert mostra immediatamente di voler approfondire la conoscenza di Mary, frequentandola e proponendole appuntamenti, lei è più titubante: il ricordo della cocente delusione amorosa di qualche tempo fa brucia ancora e la rende diffidente e cauta.
Mary non è come la sua sfacciata amica Georgie, che si butta a capofitto in storie anche di una sera con il primo che le piace; per Mary l'amore è una cosa seria e lasciarsi andare non è semplice per una come lei, che tende ad essere chiusa, poco espansiva e timorosa di soffrire ancora.

Ma Robert, per quanto corteggiatissimo dal genere femminile, è intenzionato a dimostrarle le proprie serissime intenzioni e a farle capire che il sentimento che pian piano si sta facendo spazio in lui è sincero.

Il racconto è narrato alternativamente da Rosemary e da Robert, quindi abbiamo modo di vedere le cose da entrambi i punti di vista, di conoscere i pensieri intimi e i sentimenti dei due protagonisti, le proprie vicende personali ed anche famigliari.

E se Rosemary ha i propri grattacapi con i genitori e con lo zio (fratello del padre), apparso all'improvviso e pronto a raccontare alcuni particolari relativi al papà della ragazza (che lei ignora), Robert ha una situazione ancor più complessa da gestire.

In seguito alla tragica ed improvvisa morte dei genitori, il giovanotto è dovuto crescere in fretta e assumersi responsabilità troppo grandi per le sue giovani spalle, come quella di prendersi cura del fratellino minore, Alex, che attualmente ha 14 anni ed è un adolescente inquieto, che dà non poche grane al fratello maggiore, il quale sta cercando di non fargli mancar nulla dedicandosi al lavoro notte e giorno, scelta che però ha il suo rovescio della medaglia, in quanto lo porta a star sempre fuori casa e a non controllare come dovrebbe Alex, che infatti si mette nei guai...
Quando se ne rende conto, Robert si vede costretto a chiedere aiuto ai nonni e a mandare il fratellino combinaguai a Seattle affinchè possa "riabilitarsi" lontano dalle cattive compagnie; questa decisione, però, gli costerà molto perchè la nonna lo ritiene inaffidabile e farà di tutto per tenere Alex definitivamente lontano dall'incosciente fratello maggiore...

Robert, quindi, ha i suoi problemi famigliari ad appesantirgli il cuore, ma l'incontro con la bella e dolce Mary darà luce e nuovo vigore alla sua quotidianità.

Tra piccoli battibecchi e ostacoli posti da chi dovrebbe invece sostenerti, il sentimento tra i due sboccia e cresce gradualmente, fino a diventare un amore grande, fonte di gioia e sicurezza per entrambi.
I due si aiutano reciprocamente ad avere fiducia nell'amore, a credere nel loro legame speciale, a non avere paura di lasciarsi trasportare dalle emozioni travolgenti che li fanno star bene, a rischiare per la propria felicità, perchè se la vita ti regala una cosa tanto bella, tu non puoi lasciartela sfuggire!

Però si sa, il destino a volte è beffardo e ama mischiare le carte proprio quando tutto pareva andare bene, troppo bene.
Accadranno degli "incidenti" che rischieranno di allontanare i due innamorati, proprio quando sono al culmine della loro felicità, e il loro amore verrà messo alla prova.
Saprà resistere alle tempeste che, improvvise e violente, si stanno abbattendo sui due ragazzi, rischiando di oscurare quella felicità conquistata a piccoli passi?

"Una nota nel cuore" racconta la storia d'amore tra Robert e Rosemary, due ragazzi con alcune ferite sul cuore che finora solo la musica ha saputo alleviare; ma l'amore si affaccia nelle loro esistenze, travolgendoli con forza e divenendo qualcosa di necessario più dell'aria, qualcosa che li fa star bene e alla quale non possono e non vogliono rinunciare.

Vi dico cosa ho apprezzato: lo stile di scrittura, che ho trovato molto scorrevole, piacevole, semplice; la ricchezza di dialoghi per me è positiva perchè contribuisce a creare movimento e a dare vivacità alla narrazione, anche se l'Autrice non lesina le sequenze riflessive, dandoci modo (come ho scritto in precedenza) di conoscere bene ciò che passa nella mente e nel cuore dei due protagonisti; la storia, in generale, è carina, si legge con sufficiente attenzione, anche se in alcuni passaggi (in particolare nella prima parte del romanzo) il ritmo che regola lo sviluppo delle vicende è più lento.

La domanda forse, a questo punto, vi sorgerà spontanea: cosa non ti è piaciuto?

Ecco, nel corso della lettura ho trovato che certe situazioni, la scelta di far prendere alla storia una determinata piega, difettasse di originalità e che fosse, anzi, un po' troppo prevedibile, con qualche clichè di troppo; non mi sento di elencarveli perchè rischierei lo spoiler, e non voglio assolutamente fare questo errore, ma ad es., accadono un paio di eventi importantissimi, cruciali, a Rose e Robert, che però, a mio avviso, vengono descritti e "risolti" con poca attenzione, con troppa "velocità".
Inoltre, ok l'amore ostacolato, ma anche le difficoltà che la giovane autrice immagina per i suoi amanti per me sono qualcosa di già visto e letto, e spesso gli stessi dialoghi li ho trovati molto semplici, scontati...

Detto questo (odio dire cose negative, ma l'onestà lo impone), credo sia giusto tener conto di alcune cose per valutare complessivamente questo romanzo; anzitutto, è l'esordio di una giovane autrice che desidera seguire la propria passione per la scrittura; inoltre, a mio modesto avviso, trovo che Ilaria abbia ottime potenzialità; la sua narrazione, come dicevo più su, è chiara, semplice, fluida, delicata, introspettiva; lo sfondo della musica è bello perchè è un campo di esperienza che riguarda tutti noi, ci accomuna, ci emoziona, dà colore alle nostre giornate, seppur in modi e in misura differenti; la caratterizzazione dei personaggi è sufficientemente adeguata, anche se, ripeto, segue stereotipi tipici della narrativa sentimentale (tipo: lei bella man non consapevole di esserlo, molto insicura, ingenua, delusa dall'amore, vergine, lui figo da paura, con esperienza alle spalle, circondato da donne che lo desiderano tra le quali sceglie proprio la ragazza semplice e schiva), ma vabbè, questo può essere un mio gusto personale.
Altro punto a favore: il finale, chiaramente aperto e che lascia il lettore curioso di sapere cosa accadrà nel secondo volume.

Adatto a chi ricerca una storia d'amore romantica in senso classico, dolce, godibile, scritta sufficientemente bene e con un linguaggio semplice e immediato.

sabato 2 febbraio 2019

Anteprima: LE FREAK di Runny Magma || Segnalazione: IL VIAGGIO di Francesca Riscaio



Cari lettori, vi auguro un sereno sabato pomeriggio, accompagnato da un paio di segnalazioni ^_-



L'ultimo libro di Runny Magma, come in “Small Town Boys” (MIA RECENSIONE), va a ritroso nel tempo ma, invece che attraverso il pop anni ’80, con la discomusic dei ’70. Riguardo il genere, in "Le Freak" ci sarà un pizzico di sentimento, tuttavia con il fil rouge nella trama mystery.


LE FREAK
di Runny Magma


self-publishing
221 pp
2,99 euro (ebook)
 9,90 euro (cartaceo)
USCITA
8 FEBBRAIO 2019
Una ragazza scomparsa. Un baracchino da radioamatore. E la disco che li faceva ballare...

Sergio sta per arrendersi a un futuro da operaio, mentre gli amici fricchettoni andranno all’università. 
Gli anni ’70 sono alla fine, la discomusic incalza, forse i tempi sono maturi per una rivalsa, e lui è intenzionato a trovare il ragazzo dei suoi sogni. 
Attraverso una trasmissione radioamatoriale, scopre che alla sorella potrebbe essere successo qualcosa di brutto, così comincia a frequentare la comunità di sbandati dove potrebbe essersi consumato il fatto; la bizzarra dimora è persa in un bosco dove i sogni si materializzano come un’allucinazione, e dove la verità può svelarsi come un indovinello senza senso...


L'autore.
RUNNY MAGMA – Fra il 2015 e il 2016 ha pubblicato i titoli “Mascarado”, “Perfect Strangers”, “Porcahontas & (S)mascarado” e “A qualcuno piace tiepido”, e ha curato la rubrica “Drag Stories - Storie di strascichi” sul blog “Refusi Etc.”, dove ha dato voce alle drag queen italiane. Nel 2017 è uscito “Small Town Boys.”



La seconda è una ri-segnalazione, nel senso che di questo romanzo parlai in passato qui sul blog; ve lo ripropongo perchè è stato ripubblicato con un'altra C.E.



IL VIAGGIO. Vol. 1
di  Francesca Riscaio


 Antonio Tombolini Editore
461 pp ca.
4.99 euro (ebook)
21.49 euro (cart.)
Luglio 2018



Alla fine della Quarta Era di Nael, un gruppo di cavalieri di Sar, ultimi discendenti del popolo degli Astani, si imbatte in un antico manufatto dal sorprendente potere, fuso con il braccio di una donna senza memoria. 
L’evento origina una serie di avvenimenti che sconvolgeranno le esistenze di tutti, minando la stabilità dei popoli e dei regni delle Terre Continentali. 
Il destino dei mortali sarà ancora influenzato dal fato, dal volere di esseri e razze le cui tracce sono perse nella notte dei tempi.
Così inizia il viaggio degli ignari protagonisti di un disegno generatosi dal più improbabile degli incontri: un Aran Gan Har che sfugge le sue stesse genti, un condottiero traditore di Sar e un Selnita reietto dell’Esercito della Notte Perenne si muoveranno alla ricerca della Portatrice, nel tentativo di salvarla dal potere della reliquia di cui è prigioniera e di sottrarla alle trame dell’Imperatore della Luce.
Tutto mentre il Dio dimenticato della Tenebra e del Fuoco compie la sua vendetta.


venerdì 1 febbraio 2019

Bilancio di letture del mese di gennaio 2019



Il primo mese dell'anno è passato ed io mi appropinquo a tirare le somme delle mie letture di gennaio.




  1. A TOR BELLA MONACA NON PIOVE MAI di Marco Bocci. I personaggi di questo romanzo, ambientato nella frazione della capitale Tor bella Monaca, custodiscono in se stessi il desiderio di riscattarsi da una vita fatta di sfruttamenti, delusioni, penuria di quattrini, ambizioni non ancora realizzate (e che probabilmente resteranno solo sogni), e per uscire dal triste buco dell'anonimato sono pronti (alcuni di essi) anche a lanciarsi in "imprese" improbabili e non proprio lecite. Ma si sa..., cattivo ci devi nascere, e se uno è buono dentro, è difficile che si trasformi in ciò che non è.
  2. UN GIORNO DI FESTA (G. Swift). Una vecchia e famosa scrittrice si guarda indietro, tornando con la memoria ad un giorno specifico - il 30 maggio 1924, giorno della Festa della Mamma - per raccontare "una storia d'amore" sensuale, breve, proibita, che le resterà impressa negli anni in ogni particolare, come un dolce segreto da custodire gelosamente.
  3. BAMBINO N.30529 di Felix Weinberg. La testimonianza onesta e commovente di un uomo finito nell'incubo dei lager nazisti all'età di dodici anni. Ricordare ciò che è stato è e sarà sempre un'urgenza imprescindibile, perchè solo non dimenticando di quali atrocità il genere umano si è macchiato in passato (ahimè, continua a macchiarsene anche nel presente) c'è la possibilità di evitare gli stessi tragici errori...
  4. SCARPE SCARLATTE di Antonio Grassi. Un'indagine complessa vede coinvolto il poliziotto della Dia Daniele Segretari, impegnato a risolvere strani casi di morti accidentali "in odor di omicidio" e legate allo sporco mondo dei rifiuti tossici, della violenza sulle donne e in quello intricato e affascinante degli hacker.
  5. EPPURE CADIAMO FELICI di Enrico Galiano. Romanzo che mi ha regalato molte emozioni e, tra le altre cose, molta positività ed ottimismo grazie alla sua indimenticabile protagonista e alla sua passione per ciò che non può essere tradotto, per quelle parole intraducibili che custodiscono significati insolitamente ricchi ed esprimono sentimenti veri e profondi.
  6. BELLA MIA di Donatella Di Pietrantonio. Quando la notte del 6 aprile 2009 l'Aquila e le località vicine furono scosse dal violento terremoto, entrato ormai a far parte della memoria collettiva di noi italiani, non andarono giù solo gli edifici, ma anche le esistenze delle persone coinvolte, di quelle che persero la vita ma pure delle sopravvissute alla tragedia e alla perdita dei propri cari. La protagonista si ritrova a fare i conti con il trauma del lutto e la difficile ricostruzione della propria vita a partire dalle macerie, fisiche ed emotive.
  7. IN EQUILIBRIO SUI BORDI DELL'ANIMA di Silvia De Lorenzis. Una raccolta di pensieri e riflessioni in cui l'Autrice dona ai suoi lettori frammenti di sè, del proprio cuore, della propria vita, raccontandoci, attraverso parole sentite e con un tratto delicato, il proprio mondo interiore, le speranze, i timori, gli affetti che arricchiscono la sua vita.
  8. LA BANDA DEGLI SFIGATI di Antonio Tufano. Tra queste pagine, scritte con semplicità ma anche con molto cuore, ritroviamo un principale grande filone: il bisogno di giustizia. L'essere umano deve recuperare il concetto di giustizia e applicarlo nei rapporti con i propri simili, abbattendo pregiudizi e non reputando le diversità come qualcosa che allontanano, quanto piuttosto delle ricchezze da conoscere a apprezzare.
  9. IL RACCONTO DELL'ANCELLA di M. Atwood. Margaret Atwood ha immaginato un tipo di società che definire inquietante è dire poco: cosa resta alla Persona quando le vengono sottratti i diritti e le libertà fondamentali, quando è considerata e trattata come un mero contenitore e non ha alcun potere sulla propria vita?



Tra le letture più belle del mese, c'è sicuramente EPPURE CADIAMO FELICI di Galiano: la storia di Gioia sa dare belle emozioni al lettore; notevole anche l'intreccio complesso e ben strutturato del cyberthriller SCARPE SCARLATTE.




Attualmente sto leggendo:

- LA PIETRA DI LUNA di Wilkie Collins, padre del poliziesco.
- UNA NOTA NEL CUORE (I. Mossa), una storia d'amore.
- ELLIE ALL'IMPROVVISO (L. Jewell), thriller psicologico.


Tra i film, segnalo:

THE PLACE di Genovese, che ho trovato originale e significativo;
MOSCHETTIERI DEL RE. LA PENULTIMA MISSIONE di Veronesi, che mi ha molto divertita.



E ORA TOCCA A VOI!
QUALI LETTURE DI GENNAIO VI HANNO COLPITO MAGGIORMENTE?
QUALI VI HANNO DELUSO?

giovedì 31 gennaio 2019

Dal 14 febbraio - NUCLEUS di Rory Clements



E se al segreto della bomba atomica fossero arrivati per primi i nazisti?
È il 1939 e l’Inghilterra si troverà molto presto a fronteggiare Hitler per mantenere la propria libertà e quella del mondo intero. La corsa alla bomba nucleare è già iniziata e la Germania sembra poter arrivare per prima.

Tra spionaggio e omicidi, il nuovo thriller di Rory Clements, uno scrittore bestseller apprezzato a livello internazionale, che nel 2018 con Nucleus ha conquistato l’Ellis Peters Historical Award, il più importante premio assegnato ai gialli di ambientazione storica.


NUCLEUS
di Rory Clements



La Corte Editore
trad. M. Vradini Scusa
416 pp
18.90 euro
9,99 euro (ebook)
USCITA
14 FEBBRAIO 2019
1939. La seconda guerra mondiale sta per esplodere e Tom Wilde sta rientrando dall’America dove ha incontrato il presidente Roosevelt, che gli ha affidato un compito del tutto inaspettato. 
Il professore deve infatti sfruttare la sua amicizia con il fisico Geoff Lancing, per tenere d’occhio gli scienziati del Cavendish, il laboratorio dove menti geniali stanno lavorando alla scoperta che potrebbe cambiare le sorti del mondo intero e da cui sembrano dipendere gli esiti dell’imminente guerra: la fissione nucleare.
Appena tornato a Cambridge, si ritroverà anche a dover ospitare un famoso fisico fuggito dal campo di concentramento di Dachau e scoprirà che Lydia, la sua fidanzata, si è recata a Berlino per una pericolosa missione: la ricerca di un ragazzino scomparso durante uno dei Kindertransport organizzati per permettere a bambini ebrei di fuggire dalla Germania in Gran Bretagna e riuscire così a salvarsi.
Quando uno dei migliori cervelli del Cavendish viene assassinato, il professor Tom Wilde viene coinvolto in un intrigo da cui non sembra esserci scampo.
Mentre anche l’IRA mette sotto assedio l’Inghilterra, Tom Wilde dovrà scoprire di chi potersi fidare in una cospirazione che va da Cambridge a Berlino e dagli Stati Uniti all’Irlanda.
Riuscirà a scoprire la verità prima che sia troppo tardi?

L'autore.
RORY CLEMENTS, autore inglese, dopo una carriera da giornalista che lo ha visto collaborare con testate nazionali come il Daily Mail e l’Evening Standard, si è dedicato a tempo pieno alla scrittura. Fin da subito, i suoi romanzi sono diventati dei bestseller in Gran Bretagna, dove sono stati selezionati tra i migliori thriller dalle principali catene di librerie. Un successo di pubblico e critica che si è ripetuto anche all’estero: i suoi libri infatti sono pubblicati in dieci Paesi.
Accostato a grandi autori come Robert Harris e John Le Carré, in Italia ha già pubblicato con Piemme il thriller Il persecutore e con La Corte Editore Corpus, il primo romanzo della serie che vede protagonista Tom Wilde
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mercoledì 30 gennaio 2019

Nuove entrate nella mia libreria (fine gennaio 2019)



Piccolo bottino libresco di domenica (libri usati).

Ho preso la Chevalier perchè di lei ho letto solo "La ragazza con l'orecchino di perla" ma so che merita di essere maggiormente conosciuta; la Higgins Clark scrive thriller interessanti, molti dei quali son divenuti film per la tv; l'ultimo l'ho preso un po' ad occhi chiusi, mi sono più che altro affidata al nome dell'autrice, Nora Roberts, molto letta dagli amanti del romance.


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LA VERGINE AZZURRA di Tracy Chevalier: XVI secolo, Francia: Isabelle du Moulin è una splendida ragazza dai capelli color rame, chiamata da tutti nel villaggio con lo stesso nome della statuetta della Vergine che il duca de l'Aigle ha portato un giorno in paese: la Rossa. Dall'arrivo di Monsieur Marcel, coi suoi sermoni contro la Vergine, quel nome è diventato un tormento. Non è più un affettuoso nomignolo ma il nome di una strega, il sinonimo stesso di una malvagia creatura in un villaggio accecato dal fanatismo della Riforma. Quando resta incinta del giovane Tournier, a Isabelle non resta altro che abbracciare, dopo le persecuzioni seguite al Massacro di San Bartolomeo, fino in fondo la sorte dei Tournier: l'emigrazione nel villaggio svizzero di Moutier e un destino sconvolgente e inaspettato...

LA FIGLIA PREDILETTA di Mary Higgins Clark: Ellie Cavanaugh ha sette anni quando sua sorella Andrea viene brutalmente uccisa. La polizia ferma tre sospettati: Rob Westerfield, rampollo di ottima famiglia, di cui la vittima era segretamente innamorata; Paul Stroebel, un suo compagno di scuola, e Will Nebels, un quarantenne le cui attenzioni non sono gradite alle ragazze. La testimonianza di Ellie fa condannare la persona da lei ritenuta responsabile. Ventidue anni dopo il detenuto viene rilasciato sulla parola, ed è deciso a provare la propria estraneità al delitto. Ellie, ora affermata giornalista investigativa, torna a ripensare alla tragedia che ha distrutto i genitori, annientati dalla morte della figlia prediletta, e inaridito la sua stessa vita, schiacciata dalla colpa di non aver rivelato tutto ciò che sapeva sugli strani appuntamenti di Andrea. Vorrebbe provare in modo definitivo la colpevolezza del condannato, ma nel corso delle ricerche nuovi fatti vengono alla luce, facendola dubitare di aver puntato il dito sull'uomo giusto, e soprattutto avvicinandola pericolosamente a un assassino ormai disperato.

I DONOVAN di Nora Roberts. Volume antologico che contiene i quattro romanzi della scrittrice, "Morgana", "Sebastian", "Anastasia" e "Liam", che formano l'omonima quadrilogia.
Una maga, un veggente, una guaritrice, uno stregone.
Esistono luoghi in cui si pratica ancora la magia bianca, tra le verdi valli d'Irlanda, sulle ventose brughiere della Cornovaglia, lungo le coste scoscese della Bretagna, ed in California, lungo il tratto di costa tra Carmel e Monterey in cui le montagne si buttano nel mare. Un tempo le fate danzavano nei boschi e si mescolavano con i mortali, a volte per amore, altre per capriccio.
Adesso chi ha ricevuto in dono questo potere antico e prezioso non ha vita facile in un mondo arido, che non conosce più la fantasia e l'incanto di una notte stellata.
Morgana, Sebastian, Anastasia e Liam Donovan sfruttano le loro straordinarie doti per aiutare gli altri, ognuno seguendo le proprie personali inclinazioni...


LI CONOSCETE?
LI AVETE LETTI?


martedì 29 gennaio 2019

Recensione film: THE PLACE (P. Genovese) || MOSCHETTIERI DEL RE. La penultima missione (G. Veronesi)



Cosa sei disposto a fare pur di ottenere ciò che più desideri?
I quattro moschettieri sono in fase di decadenza: ce la faranno a portare a compimento l'ultima missione affidata loro dall'amata regina?


THE PLACE


Il film ha ottenuto 4 candidature ai Nastri d'Argento, 8 candidature a David di Donatello.

REGIA: Paolo Genovese
ATTORI: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D'amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Giulia Lazzarini
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The Place - ispirato alla serie tv americana "The Booth at the End" - è un film particolare che, credo, può non piacere a tutti, anci forse non piace alla maggioranza.
Le persone cui l'ho consigliato, e che ho quasi costretto a vederlo con me, l'hanno cortesemente detestato e trovato noioso...; a me è piaciuto, ovviamente (non l'avrei consigliato, altrimenti) ^_^

La storia è presto detta: un uomo in giacca e cravatta (V. Mastandrea) è perennemente seduto al tavolo di un locale, giorno e notte, con un'enorme agenda accanto, impegnato a mangiare e ad accogliere le persone che spontaneamente si rivolgono a lui.

Di chi si tratta? Chi è questo misterioso personaggio, di cui non sappiamo il nome, la professione, l'età..., nulla? Queste informazioni, sappiatelo, non vi verranno mai date perchè, semplicemente, non è importante saperle.

L'uomo, dall'aria triste che più triste non si può, solo e di pochissime parole, riceve ogni giorno e per tutto il giorno visite da svariate persone: uomini, donne, persone anziane e ragazzi.

Chi sono queste persone?
Di loro, qualcosa veniamo a saperla.
C'è la giovane suora (A. Rohrwacher) che non riesce più a sentire Dio e questo la manda in crisi; c'è il padre disperato (V. Marchioni) con un figlio ammalato di cancro che vorrebbe poter salvare; c'è la ragazza caruccia che però vorrebbe essere bellissima (S. D'Amico); c'è la signora in là con gli anni col marito malato d'Alzheimer che vorrebbe le fosse restituito (G. Lazzarini); il meccanico innamorato della pornoattrice che ogni giorno lo guarda dal calendario (R. Papaleo) e con cui lui vorrebbe passare una notre; c'è il ragazzo cieco che sogna di recuperare la vista (A. Borghi); il poliziotto non proprio incorruttibile che desidera il perdono del figlio (M. Giallini); c'è il giovanotto sballato che odia suo padre e vorrebbe non doverlo più vedere (S. Muccino); c'è la moglie bella ma insoddisfatta del marito indifferente (V. Puccini), di cui vorrebbe risentire l'amore.

Insomma, un gruppetto di persone che si alternano in questo locale, il The Place appunto, e che si dirigono spedite al tavolo in fondo al locale, dove è seduto l'uomo del mistero, e a lui raccontano delle cose.
Cosa?
Ciascuna delle persone che vi ho menzionato sopra, come leggete, ha un desiderio profondo, difficile da realizzare, se non impossibile. 
L'uomo misterioso è lì per loro, pronto a esaudire ogni drammatica o superficiale richiesta, senza dare giudizi di sorta: egli ascolta con attenzione, prende appunti, fa poche ma incisive domande, insomma sembra mostrare disponibilità ed empatia ma non lasciatevi ingannare: quest'uomo non mostra mai vera pietà o comprensione.
Il suo ruolo è quello di affidare dei compiti a chi si rivolge a lui affinchè possa ottenere ciò che vuole.
Non c'è desiderio che possa essere realizzato senza soddisfare prima le terribili condizioni poste dall'uomo.
Vuoi diventare più bella? Ok, ma perchè questo avvenga devi fare una rapina.
Vuoi sentire nuovamente la voce di Dio? Ok, non devi fare altro che restare incinta.
Vuoi salvare tuo figlio dal cancro? Ammazza una bambina qualsiasi.
Vuoi riavere tuo marito guarito dall'Alzheimer? Benissimo, però prima metti una bomba da qualche parte e la fai scoppiare.

E via di questo passo.

A questi disperati, che sfilano ora arrabbiati ora angosciati ora eccitati davanti agli occhi attenti ma mesti dell'uomo con l'agenda, quest'ultimo dice che il loro sogno si può realizzare, solo che c'è un prezzo da pagare, uno specifico compito da portare a termine. E quanto più il loro desiderio è importante, tanto più il compito affidato è di un certo "tenore".

Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri? Chi di loro accetterà la sfida lanciata dall'enigmatico individuo, per il quale tutto sembra possibile?

Tutti gli chiedono chi egli sia veramente: il diavolo? un truffatore? 

Una cosa è certa: l'uomo è un pezzo di ghiaccio privo di sentimenti, che chiede cose mostruose ai suoi clienti.

"Perchè chiedi cose così orrende  tu?""Perchè c'è chi è disposto a farle".

E' vero, è portato a riflettere lo spettatore: Mastandrea pone condizioni tremende ai clienti, non ne considera la disperazione (ad es. quella del padre col figlio morente o del ragazzo cieco che vorrebbe vedere), ma pure essi...: una volta aver sentito la richiesta assurda, in molti casi crudele e disumana, perchè non se ne vanno via indignati? Perchè tornano da lui e sottostanno alle sue condizioni? Possibile che il loro desiderio è così grande e irrinunciabile che essi sarebbero disposti a commettere azioni immonde per ottenerlo?

Chi è il mostro?
L'uomo seduto al tavolo o chi va da lui?

"Sei un mostro.""Diciamo che dò da mangiare ai mostri".

Tutto questo via vai di gente si svolge sotto gli occhi della bella cameriera del The Place, Angela (S. Ferilli), che prova ad aprirsi un varco verso Mastandrea, cercando di farci amicizia, di farlo parlare di sè (visto che trascorre la giornata ad ascoltare i fatti altrui)..., pur rendendosi conto di come negli occhi di quell'uomo solo - che sembra non avere mai bisogno di dormire - sembri annidarsi tutta la sofferenza possibile, quella che proviene dai mali del mondo, dell'umanità.

Mastandrea dà al suo personaggio quell'aria seria, sofferente, di chi ogni giorno viene a contatto col Male che è negli uomini e questo è oltremodo stancante per lui.
Il personaggio della Ferilli è il suo esatto contrario: ingenua, solare, affabile, empatica, cerca di vedere il buono negli altri, compreso il suo abitudinario cliente che staziona nel locale, e la sua purezza alla fine sfiderà l'inquietante imperturbabilità di lui...

E' un film che inevitabilmente fa sorgere un sacco di domande nello spettatore.
Ad es. sul protagonista: chi è quest'uomo? Un essere sovrumano? Non ha un'identità, una casa, o mangia o sfoglia l'agenda e parla con i clienti, non dorme mai, non si alza dalla sedia neppure pur un attimo. Di lui non sappiamo nulla, se non che fa questo "mestiere" bislacco.
Chiaramente questo alone di mistero ha un che di paranormale, "fantascientifico", e può far storcere il naso perchè le perplessità su di lui non vengono mai risolte.
Del resto, tutto il film segue un filone "assurdo", nel senso di "non realistico", come lo è il legame - che ha un che di magico in quanto inspiegabile - tra sogno realizzato e condizioni da ottemperare.

Mi rendo conto che un film ambientato in una location statica, fissa, con la telecamera per lo più puntata sull'uomo e, alternativamente, sui clienti che si susseguono, possa non risultare particolarmente avvincente, ma il punto è che per me è uno degli aspetti più geniali di Genovese, il cui film si gioca tutto sui dialoghi, sulle espressioni facciali.

Il cast è eccezionale e ciascuno fa la sua parte in modo credibile, Mastandrea compreso, con la sua faccia stravolta per 90 minuti.
A me questo film piace perchè punta i riflettori sull'animo umano, su cosa si è disposti a fare quando si vuole a tutti i costi ottenere qualcosa di importanza vitale, anche se ciò significa andare contro dei principi che solitamente si giudicano imprescindibili.

"C'è qualcosa di terribile in ognuno di noi, e chi non è costretto a scoprirlo è molto fortunato".


MOSCHETTIERI DEL RE. La penultima missione



Regia: Giovanni Veronesi.
Cast: Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, Margherita Buy, Alessandro Haber, Matilde Gioli, Giulia Bevilacqua, Lele Vannoli, Valeria Solarino.


I Moschettieri sono cambiati.
Non sono più i quattro eroi che sbaragliavano decine e decine di nemici con l'abilità nell'uso della spada e del moschetto, impavidi e agili: sono quattro uomini di mezza età, invecchiati, ingrigiti, tristi, patetici, ognuno chiuso nel proprio orticello e nella propria piccola esistenza priva di grossi stimoli.

D'Artagnan (P. Favino) fa il "maialaro" e il suo fetore si sente da lontano; l'unica ragione per la quale attualmente prende in mano la spada è per battersi con i mariti gelosi delle proprie moglie, che guarda caso sono le sue amanti.

Athos (R. Papaleo) ha un alluce valgo che lo tormenta e trova momenti di piacere solo nel sesso con chiunque respiri.

Aramis (S. Rubini) è un frate indebitato che non ricorda neanche come si prende un'arma in mano e Porthos (V. Mastandrea) è forse il peggio conciato: un locandiere ubriacone, dipendente dall'oppio, che ha perso la gioia di vivere e con le emorroidi ad affliggerlo.

La regina Anna (M. Buy) - ignara di che brutta fine abbiano fatto i suoi moschettieri - si rivolge al fido e coraggioso amico D'Artagnan affinchè raduni gli altri tre e portino a compimento la più importante delle missioni: salvare la Francia dalle trame ordite a corte dal perfido Cardinale Mazzarino (A. Haber) con la sua cospiratrice, l'affascinante e astuta Milady (G. Bevilacqua).

Sono passati più di venti anni dall'ultima volta che i quattro amici si sono dati da fare per il trionfo della giustizia e del bene, e guardarli ora - demotivati, indolenziti, apatici, cinici e disillusi - non t'aspetteresti chissà che impresa, ma i Moschettieri non possono deludere, sono gli eroi un po' di tutti noi, della nostra infanzia, e anche  in questa versione dissacrante e comica i quattro eroici compagni di ventura, nati dalla penna di Dumas, sapranno come trovare la spinta e la motivazione per dare il loro contributo alla Francia, al grido di "Tutti per uno, uno per tutti!".

Ad accompagnarli nelle incredibili gesta ci sono Servo (Lele Vannoli), un gigante buono, muto e con un'alta sopportazione del dolore, e l'esuberante Ancella della regina (M. Gioli), tanto carina e maliziosa quanto furbetta e coraggiosa.

I quattro - in sella a destrieri più matti di loro - combatteranno per la libertà dei perseguitati Ugonotti e per la salvezza del giovanissimo, parruccato e dissoluto Luigi XIV. 

La commedia di Veronesi è davvero molto molto godibile, adatta per tutta la famiglia; mi ha divertita tanto, i quattro protagonisti sono esilaranti, perfettamente a loro agio nei panni di eroi pasticcioni e sgangherati ma in fondo sempre eroi nell'animo; i dialoghi sono pieni di umorismo, Favino fa ridere con il suo modo di parlare sgrammaticato, che mescola italiano, francese e mezzo spagnolo; gli altri tre conservano il loro accento e ugualmente risultano simpaticissimi; ironica e divertente anche Margherita Buy.

Promossa a pieni voti questa commedia avventurosa, una rivisitazione originale e piacevolissima di un classico senza tempo.
Unica pecca: il finale, che non c'entra granchè con tutto il resto della storia ed è quindi un po' forzato, a mio avviso.
Ma gli ultimi 5 minuti non inficiano assolutamente il mio giudizio complessivo del film, che è positivo e per questo ve lo consiglio!!!

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