lunedì 25 gennaio 2021

Annarella Asuncion Morejon || Recensione di "L'ochetta Giuliana" - "Avventura in libreria" - "Fortunella e l'ultimo giorno dell'anno"



Tre favole per bambini (dai 4/5 anni in su) corredate dalle bellissime e coloratissime illustrazioni di Nada Salari, le quali arricchiscono splendidamente i racconti di Annarella Asuncion Morejon, che catturano il lettore per il loro essere musicali, simpatici, vivaci, ideali per far divertire e riflettere i piccoli, ma anche i grandi che leggono con e per loro, sull'importanza dello studio, sulla bellezza della lettura e su quanto sia fondamentale saper reagire con ottimismo ai piccoli problemi quotidiani.



L’OCHETTA GIULIANA


Alpes Ed.
ill. Nada Salari
32 pp
La protagonista di questo simpatico racconto in versi è l'oca Giuliana, che vive insieme alle altre ochette nella fattoria di nonna Lucia.
Ma mentre le amiche si recano ogni mattina a scuola, tutte felici, Giuliana non ci pensa proprio ad unirsi a loro: la scuola per lei è noiosa e le dà l'orticaria.
Preferisce di gran lunga farsi bella, indossare vestitini carini, truccarsi, andarsene in giro e stendersi pigramente al sole, senza curarsi del fatto che, al contrario suo, le sue compagne imparano tante cose ogni giorno, non solo a leggere, scrivere e far di conto, ma anche ad essere più avvedute e a riconoscere i pericoli.

E invece l'oca giuliva Giuliana, amante solo delle sciocchezze e dell'ozio, rischia di restare vanesia e impreparata davanti alla vita.
Imparerà che lo studio e la scuola sono importanti per vivere?



AVVENTURA IN LIBRERIA


Alpes Ed.
ill. Nada Salari
24 pp
Rosy è una bambina che ama la lettura e preferisce di gran lunga andare in una libreria che in un negozio di giochi. 

Un giorno vede fra gli scaffali un libro sulla cui copertina c'è un portone spalancato e una manina che la invita ad entrare... 
La piccola, un po' come l'Alice di Lewis Carroll, non ci pensa due volte ad accettare l'invito e, attraverso la lettura, si immerge in un mondo fantastico, immaginario, popolato da tante creature fantastiche e buffe, dal fiume Smemorato al Granchitorinco, dal Puzzle-gatto all'uccello Sorvolando.

Vive un'avventura incredibile... ma a un certo punto si sveglia e si ritrova in libreria: è stato sogno o realtà? 
Poco importa, perché ciò che conta è che attraverso i libri la sua fantasia sì è messa in moto e le ha regalato un pizzico di magia e libertà!

Entrambe le storie, corredate da vivacissime illustrazioni, comprendono versi in rima (baciata, incrociata...), il che conferisce una bella musicalità alla narrazione, stimola l'interesse dei bambini che la leggono (o l'ascoltano dalla voce espressiva di un adulto), favoriscono la memorizzazione e si prestano ad essere anche recitate.



FORTUNELLA E L'ULTIMO GIORNO DELL'ANNO


Alpes Ed.
ill. Nada Salari
24 pp
È arrivato l'ultimo giorno dell'anno a Boscociliegia!
Ci si prepara per festeggiare e anche la coccinella Fortunella è tutta eccitata all'idea di farsi fare una bella acconciatura dalla parrucchiera Svolazzina e di ritirare il suo bel vestito in stireria.

Esce di casa di buon mattino e tutta gioiosa, ma purtroppo durante il giorno le accadono inconvenienti antipatici che potrebbero renderla di cattivo umore e mandarle decisamente di traverso la giornata.

Ma la coccinella è un tipetto ottimista, è laboriosa, curiosa e creativa, ama la propria famiglia e fa sempre di tutto per rendere felici i suoi figlioli. 

Non c'è nulla che possa farle perdere il sorriso e il buon umore, infatti essa riesce a vedere sempre gli aspetti positivi di ogni esperienza che vive e si impegna per trasformare e volgere al meglio gli eventi negativi.

Fortunella - protagonista di una raccolta di brevi racconti, sette come i suoi puntini neri - ci insegna, con la sua innata solarità e positività, a non abbatterci davanti agli imprevisti spiacevoli, a non arrabbiarci davanti agli errori degli altri e a considerare come buone opportunità anche quei piccoli incidenti e problemi che poi, a ben guardare, non sono così tragici e, con un pizzico di fantasia e allegria, magari sono anche risolvibili!


Sono tre libri per bambini la cui lettura induce alla riflessione su argomenti di interesse quotidiano e pratico per grandi e piccini, e questo sia attraverso una protagonista bambina che attraverso personaggi del mondo animale, dai cui comportamenti giusti o sbagliati si può trarre una lezione, un insegnamento; lo stile e il linguaggio sono assolutamente consoni alla giovanissima età dei destinatari e possono costituire uno strumento utilissimo dal punto di vista educativo per genitori ed educatori, mettendoli in condizione di relazionarsi, attraverso la lettura, con i bambini in modo divertente, fantasioso e offrendo loro degli spunti stimolanti di conversazione.
Ringrazio di cuore l'Autrice, che gentilmente mi ha inviato le tre copie: le ho davvero apprezzate moltissimo e le consiglio a quanti hanno voglia di fare un regalo bello ed istruttivo a dei piccoli lettori.



domenica 24 gennaio 2021

Segnalazione e recensione: LORO TORNERANNO di Luca Tescione.

 

Buongiorno, cari lettori.

Oggi torno qui sul blog per presentarvi un racconto che, pur nel suo essere breve, si lascia leggere ed apprezzare per la penna struggente ed intensa dello scrittore.

LORO TORNERANNO di Luca Tescione


Siamo in un anno non precisato ma presumibilmente futuro in cui sulla terra è accaduto qualcosa che ha stravolto la vita degli esseri viventi, umani e non.

Il protagonista è un cane, rimasto solo all'interno di uno scenario dai tratti apocalittici, dove la natura rigogliosa è ormai un lontano e sconfortante ricordo.

La prima informazione che ci viene data è che "gli umani erano partiti anni prima" e a testimonianza della loro assenza c'è una navicella, triste reperto di un'umanità fuggita e che s'è lasciata alle spalle un teatro di desolazione e solitudine.

E il cane è lì, tra macerie e silenzio, ad aspettare che loro ritornino.

Adesso che è solo può permettersi di pensare e valutare questi umani, capaci di creare, dar corpo a fantasia ed immaginazione, intelligenti e "tecnologici", sì, ma anche tanto strani...: poco comprensivi ed empatici, violenti, nevrotici, irrispettosi verso la vita.

Cosa resta a questo esserino con la coda se non sognare? Forse proprio la sua inclinazione a vagare con la mente tra mondi diversi e possibili ha segnato il suo destino, facendo sì che ci si dimenticasse di lui.

Ma c'è qualcuno, anzi qualcosa, che non l'ha abbandonato: la Speranza.

Quella stessa speranza che ha guidato gli uomini ad essere curiosi, desiderosi di conoscere, progredire, di non mollare.

"Se fosse venuta meno la speranza, l'esistenza di ciascuno avrebbe perso ogni senso, nessuno avrebbe più desiderato fare alcunché, chiunque avrebbe rinunciato a prodigarsi per qualsivoglia scopo".

E adesso che gli è rimasta solo la speranza - insieme ai ricordi di un mondo che sembra perduto per sempre -, al nostro intelligente protagonista non resta che cercare di assecondare la propria voglia di migliorare, di continuare a prepararsi così che, se loro dovessero tornare, lo troverebbero pronto.

Un incipit distopico, uno sfondo da "fine del mondo", in cui l'assenza del genere umano - alla ricerca di una nuova esistenza su un'altra terra (forse perché questa l'ha rovinata egli stesso con la violenza, la mancanza di rispetto per natura e per i propri simili?) - si contrappone alla solitudine dell'unico superstite su questa nostra terra: un animale che, col suo fiuto infallibile, la sua commovente sensibilità, la sua capacità di osservare con saggezza questi umani pieni di creatività ma anche tanto capricciosi, spera contro ogni speranza che la vita ricominci, con nuovi profumi, colori, rumori. E quando questa rinascita succederà, egli sarà lì e sarà pronto ad accoglierla.

Come dicevo all'inizio, è un racconto intenso, che colpisce per lo stile delicato, poetico, che fa emergere la bellezza toccante di questo protagonista con la coda, che ci sembra di vedere mentre vaga da solo per luoghi che, se pur deserti e abbandonati, non gli impediscono di alzare gli occhi verso le stelle e di continuare a sperare e sognare.

E se c'è un sentimento che dobbiamo continuare a coltivare sempre, in ogni luogo e momento, è proprio la Speranza.


"Loro torneranno" è leggibile a questo link:

sabato 23 gennaio 2021

Novità Noir/giallo Fratelli Frilli Editori (gennaio 2021)

 

Amanti del noir e del giallo, ecco alcune novità editoriali per voi, tutte appartenenti a Fratelli Frilli Editori!


QUALCOSA DA TACERE di Massimo Ansaldo 

Genova, la famiglia Sperlinghi viene sconvolta dallo stupro della figlia minore Michelle. 
Il padre erede di una delle dinastie più influenti e facoltose della città scatena la caccia ai colpevoli. Sospetta che i mandanti siano da ricercare tra gli imprenditori rivali nei traffici internazionali. 
Michelle non è in grado di riconoscere i suoi aggressori. 
Viene infatti accertato che la ragazza è stata drogata con la “pillola dello stupro”, capace di cancellare la memoria dei fatti più recenti. 
Nel frattempo, due giovani balordi, si rendono conto di essere diventati inconsapevoli pedine di un gioco più grande di loro. 
I carabinieri conducono le indagini ufficiali, rallentati da esasperati protagonismi e sospetti reciproci con la Procura. 
Finalmente la verità emergerà a poco a poco, in una alternanza di colpi di scena, rimescolando le certezze che tutti i protagonisti credevano di aver acquisito. 
Sarà per loro l’occasione di afferrare l’ultimo barlume di speranza, alla condizione, però, che rimanga qualcosa da tacere di sé e del proprio passato.


QUELLA INVISIBILE FRAGILITA'  di Silvana Canevelli

Genova. Una ragazza viene trovata morta in un bosco nelle alture genovesi vicino a un bar. 
La polizia dopo una breve indagine, archivia il caso come morte accidentale. 
La madre, non convinta, continua le indagini affidandosi a un ex poliziotto, suo grande amico, ma l’assassino a sua volta trama per eliminare tutti coloro che hanno avuto storie con la povera ragazza. 
Attraverso amori, passioni, gelosie si dipana la storia dei personaggi in un crescendo di sospetti reciproci. 
Ma una testimonianza inattesa porterà alla fine alla scoperta del vero colpevole.




L'UOMO DEI SOGNI di Carlo Pompili

In una stanza di hotel Claudio Torre muore in circostanze a di poco sospette. 
Un incendio nella suite Julia dove i vigili del fuoco giungono troppo tardi. 
Le indagini sul corpo e nell'intera stanza in cui la vittima aveva alloggiato dicono che l'incendio, in verità, non sia mai scoppiato: Claudio Torre infatti non riporta alcuna lesione sul corpo. 
Iniziano così le indagini del maggiore Valeri che proverà a scoprire chi si nasconda dietro questo mistero.

martedì 19 gennaio 2021

Recensione: LA MIA PREDILETTA di Romy Hausmann

 

Una donna e una bambina, presumibilmente mamma e figlia, sono riuscite a fuggire da una capanna nel bosco, triste teatro di un'esistenza in gabbia, nelle mani di un uomo che le ha letteralmente segregate in casa. Una vicenda incredibile ed inquietante, in cui tutto ruota attorno a un castello di bugie e segreti.


LA MIA PREDILETTA
di Romy Hausmann


Giunti Ed.
trad. A. Daniele
384 pp

È notte quando un’ambulanza porta in ospedale una donna investita da un’auto sul ciglio del bosco; è priva di conoscenza e di documenti; con lei c'è Hannah, una ragazzina di tredici anni che dice di essere la figlia della sventurata, che si chiama Lena. 

Hannah viene affidata alle premurose cure di un'infermiera, Ruth, che cerca in tutti i modi di guadagnarsi la sua fiducia, con la speranza che possa aprirsi e parlare, fornendo più dettagli di sé, della madre e di cosa ci facessero nel bosco da sole e a tarda ora.

La ragazzina si rivela subito un osso duro: è sveglia, intelligente, ostenta una conoscenza superiore alla media dei suoi coetanei, conosce a memoria le definizioni da vocabolario di parole anche difficili,  se viene subissata di domande, inoltre, tende a chiudersi e ad ammutolirsi ma se decide di rispondere non esita ad assumere atteggiamenti di superiorità e saccenza quando percepisce nell'interlocutore anche la più lieve incertezza.
Per quanto questo atteggiamento possa far sorridere un adulto comprensivo, in realtà esso, a un occhio attento, appare altresì "anomalo" perché le dà un'aria da adulta, quando invece è sempre e comunque poco più che una bambina. 

A destare sospetti è il fatto, stranissimo, che la ragazzina non conosca il proprio cognome, né il nome di suo padre, né l’indirizzo di casa: vivono chiusi in una capanna perché «nessuno li deve trovare».

Sgomenta, Ruth riesce a carpire qualche informazione in più e apprende che Hannah ha un fratellino, Jonathan, che è rimasto a casa a ripulire il tappeto dopo il disastro compiuto dalla mamma, Lena.
Ripulirlo da cosa? Dalle macchie di sangue del papà, sulla cui testa Lena ha sbattuto un oggetto contundente... 

Intanto Lena pian piano si risveglia e ovviamente viene messa sotto torchio dalla polizia, che vuol vederci chiaro.

Dai suoi racconti viene fuori che la sua vita e quella dei suoi due figli ha seguito fino a quel momento le regole stabilite dal marito: pasti, visite al bagno, tempo di studio dei bambini..., ogni azione ed ogni momento della giornata sono rigorosamente programmati e meticolosamente rispettati. 
L'uomo diceva di voler proteggere la sua famiglia dai pericoli del mondo esterno e, per creare un ambiente famigliare apparentemente sereno e felice, si assicurava che i suoi figli avessero sempre una madre che si prendesse cura di loro. 

Lena è stata scelta come madre di Hannah e Jonathan, rapita dall'uomo con questo preciso scopo: fare da moglie fedele e devota a lui, e da madre sollecita e attenta per i ragazzi.

Ma Lena non si chiama affatto Lena e troppe cose non tornano, soprattutto quando a gettare ulteriori dubbi si aggiunge il collegamento con un'altra brutta storia, accaduta quattordici anni prima.
Nel 2004 a Monaco scomparve una studentessa di ventitré anni, Lena Beck; di lei semplicemente, da un momento all'altro, non s'è saputo più nulla.

Appena viene avvisato, il commissario capo Gerd Brühling ha subito un’intuizione: quella donna non può essere che proprio quella Lena, la figlia del suo migliore amico, Matthias Beck, che, insieme alla moglie Karin, vive nel dolore da allora, entrambi divisi tra il terrore di sapere che la loro bambina non tornerà mai più a casa, e la flebile speranza che sia ancora viva...

Quando quella notte - la notte dell'incidente nel bosco - Matthias viene informato che una certa Lena è in ospedale e che potrebbe trattarsi della figlia scomparsa, corre dalla donna per vederla e appurare se si tratti o meno di lei.
La delusione è enorme: quella donna nel letto non è sua figlia! Eppure... la figlia della sconosciuta, quella ragazzetta con i capelli biondi, la pelle diafana e gli occhi azzurro ghiaccio, è identica alla sua Lena da bambina.
Matthias lo sente: quella Hannah è sua nipote, è la figlia di Lena, lui ne è certo!!

Col passare dei giorni, una realtà sempre più sconcertante verrà alla luce e sarà difficile districarsi in questa rete di mezze verità, fantasie infantili, indizi contrastanti.

La narrazione procede in modo corale, attraverso i POV dei personaggi principali.

C'è Hannah, che con la sua giovanissima voce racconta la propria verità, vista con gli occhi di una ragazzina che è nata e cresciuta in modo molto particolare, "anomalo": non è mai uscita dalla capanna prima della sera dell'incidente; le finestre della capanna in cui ha vissuto da sempre con papà, mamma e fratellino, erano sigillate, così che fosse impossibile guardare fuori. Ma per quanto quella situazione fosse bislacca, per lei era la normalità, in quanto ha conosciuto solo quella.

C'è la prospettiva di Lena, che non si chiama così, ma il suo nome è Jasmin. Chi è davvero questa povera donna che racconta alla polizia e a noi lettori gli ultimi quattro mesi della sua vita angosciante e costellata di abusi fisici e psicologici nella capanna nel bosco, costretta a impersonare il ruolo di madre/moglie felice, a fingere di essere una persona che non è..., pena botte, sevizie e, chissà, la morte?

E poi c'è il padre della giovane scomparsa: Matthias è un uomo il cui cuore è affaticato, oppresso dal dolore di una figlia amatissima sparita nel nulla; un padre che adesso sembra intravedere uno spiraglio di speranza in Hannah: ci sarà una ragione se questa è identica alla sua Lena, e lui è intenzionato a non abbandonare la ragazzina perché prendersi cura di lei è come farlo a Lena...

Ma Lena - quella vera - che fine ha fatto? È davvero lei la madre di Hannah e Jonathan? Perché questa Jasmin ha detto inizialmente di chiamarsi Lena?
E soprattutto, chi è il mostro che ha tenuto rinchiuso le sue tre vittime in una capanna ai margini di un bosco? 

È un thriller davvero appassionante perché ogni pezzettino di verità viene svelato progressivamente e, se getta luce su alcuni aspetti, ne introduce altri che aspettano poi di essere rivelati anch'essi.
È una storia drammatica, di vite spezzate, di donne trattate come oggetti, costrette ad essere sottomesse al loro sequestratore e padrone, che vuol costringere gli attori di questo dramma a fare quello che vuole lui.

A un certo punto della narrazione, sembra che l'incubo sia comunque finito (i tre sequestrati sono liberi, anche se con innumerevoli problemi emotivi, frutto della brutta esperienza vissuta; il rapitore... è morto, no?, ucciso durante la notte dell'incidente...), ma c'è ancora qualcuno che si diverte a terrorizzare Jasmin... e l'autrice ci conduce, con un ritmo che non smette di essere sempre più incalzante e attraverso particolari e situazioni che fanno salire la tensione, verso un epilogo che risponde a ogni domanda, tenendo con il fiato sospeso fino alla fine.

Una bella scoperta, è un romanzo che consiglio, l'ho trovato ben costruito, con una bella trama, con personaggi ben tratteggiati sotto il profilo emotivo e la scrittura dal taglio cinematografico fa sì che ci si immagini bene ogni scena, proprio come se fossimo in un film.

domenica 17 gennaio 2021

Recensione: IL TRIBUNALE DELLE ANIME di Donato Carrisi


Marcus è un uomo senza passato, i cui ricordi sono stati spazzati via da qualcosa di drammatico che ha vissuto e che gli ha portato via la sua identità. Ma, con o senza memoria, l'uomo sa di avere un compito da assolvere: inoltrarsi negli antri più bui del Male, dove l'animo umano si abbrutisce e diventa capace di qualsiasi malvagità. E trovarvi le anomalie che possono condurre alla verità.


IL TRIBUNALE DELLE ANIME
di Donato Carrisi


Tea Ed.
462 pp

"C'è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. E' lì che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Noi siamo i guardiani posti a difesa di quel confine. Ma ogni tanto qualcosa riesce a passare."

Roma. Sotto una pioggia battente, un'ambulanza giunge in un'abitazione di periferia per soccorrere un uomo colto da infarto; la dottoressa di turno, Monica, si accorge però che in quella cupa casa c'è un particolare inquietante che le ricorda con dolore un evento tragico che ha stravolto la sua vita: un pattino a rotelle appartenuto alla sua gemella, sgozzata da un serial killer ancora in circolazione. 

E adesso, davanti a lei, c'è quest'uomo, Jeremiah Smith, che sul petto nudo si è scritto una sola parola: UCCIDIMI. È lui l'assassino di sua sorella? Cosa farà Monica: si comporterà in modo professionale e salverà comunque il mostro che le ha portato via la sua Teresa o si vendicherà?

Intanto, un'altra ragazza è stata presa di mira da un criminale: Lara, una studentessa dalla vita regolare e tranquilla, è scomparsa nel nulla. A indagare in modo sommerso e nell'ombra c'è Clemente, il quale si sta facendo affiancare nelle indagini da Marcus, un cacciatore del buio, addestrato a riconoscere le anomalie, a scovare il male e a svelarne il volto nascosto. 

 

"Anomalie, in fondo era questo che cercavano. Minuscoli strappi nella trama della normalità. Piccoli inciampi nella sequenza logica di una comune indagine di polizia. In quelle insignificanti imperfezioni si nascondeva spesso qualcos'altro. Un passaggio verso una verità differenze, inimmaginabile. Il loro compito iniziava da lì".


Marcus ha perso la memoria dopo aver quasi perso la vita in un agguato di cui conserva pochissimi e confusi frammenti, che lo vedono a Praga insieme ad un uomo, in quale evidentemente era un suo amico (Devok).

Anche se l'uomo non ne è ancora pienamente cosciente, lui è uno dei cacciatori migliori in circolazione, ha un talento formidabile nel guardare negli abissi della malvagità, nell'ipotizzare mosse, pensieri, motivazioni, personalità e passi falsi dei criminali: chi meglio di lui potrebbe aver successo nel trovare la povera Lara prima che sia troppo tardi?

Se è vero che ogni caso è a sé ed ha i suoi particolari unici e differenti dagli altri, anche in questo ci dev'essere un dettaglio che rende la sparizione della ragazza diverso da ogni altro: è su quei dettagli che deve giocarsi la partita e solo lui può averla vita contro l'astuto serial killer. 

Sandra Vega vive a Milano, è una fotorilevatrice della Scientifica e il suo lavoro è fotografare i luoghi in cui è avvenuto un fatto di sangue; è addestrata a riconoscere gli indizi e i dettagli fuori posto, perché sa che in essi si annida la morte ed è da lì che bisogna cercare il colpevole.

Pur essendo una donna di soli ventinove anni, Sandra è già vedova; suo marito David era un fotoreporter ed è morto sei mesi prima accidentalmente, cadendo da un palazzo in costruzione a Roma.
Eppure, basta una telefonata da parte di uno sconosciuto - un certo Shalber, che dice di lavorare nll'Interpol - a insinuarle seri dubbi su come siano andate effettivamente le cose: in che pericoloso intrigo era coinvolto suo marito? Sulle tracce di chi era, chi stava cercando? Cosa ci faceva in quel palazzo abbandonato in cui non c'era nulla da fotografare?

Su suggerimento del misterioso interlocutore telefonico, Sandra decide di esaminare i contenuti del bagaglio da viaggio di David, rinvenendo, tra le altre cose, delle foto: in una di queste è ritratto un uomo con una cicatrice su una tempia, che altri non è che Marcus.

Ovviamente Sandra si reca a Roma per cercare di capire la verità sulla morte del coniuge, apprendendo da subito che essa non è stata un incidente, bensì un omicidio. Perché? Chi poteva volere la sua morte?

Nel frattempo, a Roma, indagando sempre sul caso della studentessa, Marcus si imbatte in un duplice omicidio avvenuto diciassette anni prima, quello di una coppia di amanti barbaramente assassinati; il figlio della donna, ormai adulto, ne è ossessionato ed è alla ricerca della vendetta e della verità, e sarà proprio Marcus a condurlo ad essa. Quest'ultimo comprende di essere stato manipolato da una mente scaltra e diabolica che ha voluto intenzionalmente coinvolgerlo in questo cold case per fargli capire che l'identità di Marcus non è un segreto.

Sì, perché Marcus è un penitenziere, un prete che ha ricevuto il potere dalla Chiesa di Roma di giudicare peccati gravissimi, mortali (da qui "tribunale delle anime"); l'attività svolta dalla cosiddetta Penitenzieria Apostolica, il più vasto archivio criminale del mondo, consiste nello studiare gli eventi criminosi e le personalità dei criminali e catalogarli, ma allo stesso tempo questi religiosi agiscono nell'ombra, di nascosto e parallelamente alle indagini di polizia ufficiali, dando il loro contributo (spesso prezioso) per scovare i killer e ricacciare indietro le tenebre, l'oscurità.

Le strade di Marcus e di Sandra presto si incrociano, portando allo scoperto un mondo segreto e spaventoso, un disegno terribile nascosto nelle pieghe oscure di Roma, in una sorta di sinistro tour tra basiliche e musei dove i due dovranno stare molto attenti ai particolari sfuggenti e apparentemente insignificanti, ma che in realtà sono la strada per far luce e giungere a sbrogliare la matassa.

Sia Marcus che Sandra vengono messi di volta in volta davanti ad enigmi da risolvere per accedere a piccole ma essenziali verità; ogni enigma è fatto di tanti piccoli misteri che, se svelati, permettono loro di procedere verso il traguardo; è un po' come il "gioco delle scatole cinesi": per arrivare alla fine - alla verità - intervengono sempre nuovi elementi.

Tante sono le bugie e innumerevoli i depistaggi che cercheranno di occultare le orme da seguire per risolvere il caso; sarà difficile per i due protagonisti avere piena coscienza di chi fidarsi e di chi no; lo stesso Marcus è un personaggio molto sfaccettato, sulla cui amnesia e sul cui ruolo di penitenziere vengono gettati piccoli ma inquietanti dubbi e interrogativi.

Al centro di questo complicato thriller, ricco di intricate dinamiche ed avvenimenti intrecciatissimi tra loro che accadono in un arco temporale limitato (cinque giorni), vi è il male, con il suo potere di infettare la vita di colui che ne viene intaccato, annidandosi come un parassita silenzioso che cresce nelle "metastasi dell'odio e del rancore".

A catturare l'attenzione del lettore è la consapevolezza - che è anche quella acquisita progressivamente da Sandra - che il male non si nasconde nel buio, ma è nell'ombra, dove il confine tra luce e oscurità si fa vago, indefinibile, in quello spazio in cui si annidano non dei mostri dalle fattezze orribili ma palesi e identificabili, bensì delle persone apparentemente normali, che a un certo punto diventano capaci di compiere azioni mostruose.

 

"Il bene e il male sono innati in ognuno di noi, oppure dipendono dal percorso che ognuno compie nella propria vita? "


La narrazione del presente, molto dinamica, piena di colpi di scena, disseminata di indizi che man mano conducono allo svelamento di un pezzetto di verità, è interrotta da flashback (ambientati ora in Argentina, ora a Parigi o in Ucraina) risalenti ad un anno prima, in cui incontriamo un uomo alla ricerca di un pericoloso e scaltro serial killer trasformista.

Ho trovato molto interessante l'accenno alla "sindrome del camaleonte", una patologia che vede chi ne è affetto nel ruolo di trasformista, che imita i gesti del suo interlocutore,  fungendo quasi da specchio per le altre persone; egli è portato, dunque, a imitare l'altro praticamente in tutto: nelle emozioni come nelle posture, nelle espressioni facciali, nel linguaggio ecc...

Come sa chi mi legge, amo Carrisi e quando mi accosto ad un suo romanzo sono sempre galvanizzata perché so già che mi andrò a infilare in un mega labirinto tortuoso, in cui i protagonisti devono affrontare prove e misteri che li metteranno non solo a confronto con la malvagità presente in generale nel mondo e, in particolare, in singole persone - alcune insospettabili -, ma con i lati oscuri di se stessi e con le proprie paure e debolezze.

Una trama ingarbugliata, ricca di imprevisti, verità svelate un po' alla volta, e capace ogni volta di farmi dubitare di aver capito bene tutto; confesso la mia culpa gravis: annoto un sacco di cose quando leggo i romanzi di quest'autore, perchè rischio davvero di perdere il filo, ma alla fine i dubbi restano lo stesso :-D

Se vi piace l'idea di confrontarvi con gli abissi oscuri della mente umana e di incamminarvi lungo percorsi aggrovigliati, prego, accomodatevi ^_-

giovedì 14 gennaio 2021

Recensione: QUESTA SCUOLA NON È UN ALBERGO di Pino Imperatore

 

Il protagonista di questo romanzo spensierato e simpatico è il diciottenne Angelo, la cui vita si snoda tra scuola e famiglia, ed è resa unica e bella dalla presenza dei propri cari, del pappagallo Cico e dei compagni di classe, con cui si appresta ad affrontare la maturità. Ma anche in un'esistenza apparentemente perfetta può nascondersi un dolore sottile e costante che getta un po' di malinconia nei suoi pensieri di adolescente.


QUESTA SCUOLA NON È UN ALBERGO 
di Pino Imperatore


Giunti Ed.
288 pp

Ci sono nomi che sono tutto un programma già dalla nascita, e se ti chiami Angelo D'Amore non puoi che tener fede a questa bell'accoppiata ed essere un ragazzo d'oro, di quelli che tutti vorrebbero come figlio, fratello, amico, alunno, fidanzato, ecc...

Ed è proprio così! Angelo è realmente un bravissimo ragazzo: intelligente, diligente a scuola, educato, sensibile, un amico leale, sincero, un figlio premuroso, responsabile, un fratello affettuoso e presente, un nipote dolce e attento.

Vive insieme al papà e alla sorellina Gioia in una casa che si affaccia sull'incantevole Golfo di Napoli e frequenta l'ultimo anno dell'istituto alberghiero "Lucullo". 

Le sue giornate scorrono serene assieme ai suoi simpatici compagni di classe, che Angelo - narratore preciso -  ci presenta con un pizzico di ironia e vivacità, da cui traspare tutto l'affetto che nutre per loro:  Pinuccio detto 'o Scienziato per la sua ossessione verso gli extraterrestri, Alfonso detto 'o Muscio per la sua lentezza esasperante o Maria Peppa Pig, che ama il cibo più di ogni cosa, Bombolone, che fa un po' il bulletto...
E poi ci sono i professori, come quello di matematica, Zumbano, le cui peculiarità sono il fiato puzzolente e la pioggia di sputi quando parla; oppure Navarro, che insegna lingue ed è capace di inserire spagnolo, inglese e napoletano in una stessa frase.
E soprattutto c'è colei che incarna e rappresenta l'espressione corpo docente: la bella insegnante di Letteratura, Fiorella Romano, di cui il nostro Angelo è segretamente innamorato.

Angelo ci racconta qualcosa di sè (vuol diventare un grande chef e a casa fa a gara col suo papà, che pure si diletta tra i fornelli), del padre Lorenzo - bello, dolce, comprensivo -, della sorella Gioia, una bimba di otto anni molto arguta, chiacchierone, buffa, accanita lettrice e attenta osservatrice; conosciamo anche i nonni paterni, sempre disponibili, e il pennuto di casa, il pappagallino Cico, anche lui super intelligente e con una favella spettacolare.

Insomma, potrebbe essere il ragazzo più spensierato e felice del pianeta Terra, se non fosse per la mancanza della persona più importante della sua vita: la madre, morta durante un naufragio mentre era in barca col marito, in circostanze mai del tutto chiarite. Il padre, infatti, preferisce tacere sulla sciagura, sulla dinamica dei fatti che hanno causato la perdita della vita dell'amata moglie.

Il dolore per questa mamma che non c'è più fa male: è sempre lì, da qualche parte nel cuore e nella mente, a pulsare, spesso silenziosamente e altre volte in modo forte.
Certe assenze bruciano, fanno male e non si possono colmare mai completamente.
Però bisogna andare avanti, vivere ogni giorno  cercando di trarre il meglio dalla vita, e Angelo è un ragazzo che non si risparmia e si impegna in tutto ciò che fa, negli studi come nei rapporti con gli altri.

Leggere le piccole avventure di Angelo insieme a famigliari ed amici è stato simpatico, e lo stesso contesto scolastico non mi è dispiaciuto affatto, anzi mi ha riportata un po' indietro ai tempi delle superiori, che io ricordo con piacere, perché è stato un bel periodo.
In particolare, però, mi hanno coinvolta maggiormente i momenti in cui il protagonista ha cercato di capire il malessere e il peso sul cuore che si porta dietro suo padre dal giorno dell'incidente in barca, e che rischia di schiacciarlo se non lo condivide con chi ama.

L'autore si è immedesimato bene nei panni - nel linguaggio come negli interessi, nei sentimenti e nelle emozioni - di un diciottenne, lo stile è molto fluido, il linguaggio giovanile (adeguato al protagonista e al contesto), le pagine scorrono veloci e piacevoli nell'immergersi nel clima allegro e "casinista" della scuola diretta dalla preside De Cecco, donna severa ma giusta.

Ma..., ci sono dei ma, che si racchiudono tutte in un'unica ragione: perfetto.
Sì, cari miei, se c'è una cosa che non ho potuto non pensare mentre leggevo il libro è che qui è tutto troppo perfetto, idilliaco. Fiabesco e quindi... poco realistico.
Son tutti (troppo) buoni e bravi, a cominciare dal protagonista: sempre impeccabile, fa bene pure quando sbaglia, lo amano tutti perché non c'è in lui un accenno di egoismo, di grilli per la testa, anzi!, è responsabile e maturo nonostante sia un pischello.
Stesso discorso per gli amici: simpatici, burloni, vivaci ma senza essere maleducati; l'unico aspirante bullo ha un soprannome tutt'altro che pericoloso (Bombolone) e passa comunque presto sulla sponda della bontà, dopo aver dato ad Angelo qualche motivo di preoccupazione.
I professori sono i docenti che avremmo voluto avere tutti, malgrado i difetti di ciascuno (o forse proprio per quelli) e il discorsetto di fine anno - per incoraggiare la classe prima della maturità - li ha fatti apparire a dir poco esemplari come insegnanti. Confesso di aver provato molta simpatia per il prof. Navarro, col suo modo di parlare bislacco, che mescola dialetto, italiano e altre lingue in un'unica frase, risultando davvero buffo.
Cico, poi, l'ho trovato più umano che animale; io non sono esperta di pappagalli, ma questo non si limita a ripetere qualche parola buffa, bensì fa proprio discorsi articolati!
Fortunatamente c'è un personaggio che mostra le proprie insicurezze e fragilità, ed è il padre di Angelo, protagonista verso la fine di un momento carico di apprensione.

Concludendo: mi aspettavo sinceramente un piglio più comico, buffo, che mi strappasse qualche breve risata, e invece ho trovato questo libro sì piacevole, per l'atmosfera simpatica - la "napoletanità" ha il suo peso, a tal proposito - e godibile, grazie anche alla giovane età del protagonista e dei suoi compagni, ma sostanzialmente molto semplice, "scaccia-pensieri" certo, senza troppe pretese. E poi, ripeto, si sente odor di perfezione attorno ad Angelo.

Non mi ha rapita, ecco, e non rientrerà probabilmente tra le letture indimenticabili del mese :(


domenica 10 gennaio 2021

Nuovi libri in lettura

 

Vi presento due libri che ho iniziato a leggere da pochissimo ^_^




QUESTA SCUOLA NON È UN ALBERGO
di Pino Imperatore


Giunti Ed.
288 pp
Angelo D'Amore è un ragazzo che renderebbe orgogliosa ogni mamma: ha diciotto anni, è bello, simpatico, intelligente e non ha grilli per la testa. 
Vive in una casa che si affaccia sull'incantevole Golfo di Napoli e frequenta l'ultimo anno dell'istituto alberghiero "Lucullo". Circondato da una banda di bislacchi compagni di classe, come Pinuccio detto 'o Scienziato per la sua ossessione verso gli extraterrestri, Alfonso detto 'o Muscio per la sua lentezza esasperante o Maria Peppa Pig, che ama il cibo più di ogni cosa, Angelo è segretamente innamorato della sua prof. di Lettere e sogna di diventare un grande chef. 
Insomma, potrebbe essere il ragazzo più spensierato del pianeta Terra, se non fosse per la mancanza della persona più importante della sua vita: la madre, morta durante un naufragio mentre era in barca col marito, in circostanze mai del tutto chiarite. Il padre, infatti, preferisce tacere sulla sciagura. 
Un'ombra che Angelo, con tutta la comicità, la leggerezza e la ferocia dei diciott'anni, è determinato a chiarire.




IL CERCHIO DI PIETRE
di Enrico Graglia


goWare Ed.
390 pp

Vincenzo, ragazzo di provincia, fa una strana scoperta al fiume. 
Ne derivano sogni oscuri e vivide allucinazioni, che ostacolano la sua relazione con l'intraprendente e affascinante Lavinia e lo spingono a credere che in gioco ci sia più della propria sanità mentale. 
È possibile che qualcuno - o qualcosa - stia cercando di mettersi in contatto con lui? E cosa ci fa un antico e misterioso cerchio di pietre nella campagna piemontese? 
Ad aiutare Vincenzo, lo scrittore-guru Saverio, in cerca di riscatto da un'esistenza mediocre. 
I tre protagonisti di questa storia dark, che affonda le sue radici nella provincia italiana, si confronteranno con l'ignoto, causa delle nostre più grandi paure, in cui a decidere l'esito dell'eterno scontro fra Bene e Male è la fragilità stessa dell'animo umano

sabato 9 gennaio 2021

Film in uscita nel 2021 (si spera)

 

Dando un'occhiata in web, ho visto che ci sono diversi libri che son pronti a diventare film in questo 2021.

Ne condivido alcuni, quelli che a me personalmente interessano maggiormente; di essi, un paio li avevo già menzionati nel post dei "Film tratti dai libri 2020", ma ovviamente tante pellicole che sarebbero dovute uscire nell'anno scorso, sono state rimandate a... tempi migliori.


Il romanzo di Donatella Di Pietrantonio, L'Arminuta, diventa un film, con la regia di Giuseppe Bonito e sceneggiatura di Monica Zapelli; nel cast: Sofia Fiore, Vanessa Scalera, Fabrizio Ferracane, Elena Lietti, Andrea Fuorto, Carlotta De Leonardis.

Il romanzo, ambientato negli anni settanta in un Abruzzo luminoso, ruvido e dolente, racconta la storia di una ragazzina di tredici anni che tutti chiamano l’Arminuta (in dialetto abruzzese significa la ritornata) che da un giorno all’altro scopre di non essere la figlia delle persone con cui è cresciuta e si trova restituita alla sua vera famiglia.


La tigra bianca, diretto da Ramin Bahrani, si basa sull’omonimo romanzo di Aravind Adiga (Einaudi)e ha come protagonista un ambizioso ragazzo indiano,  Balram, che riesce a diventare l’autista dei facoltosi Ashok e Pinky. Cresciuto con convinzione di dover adottare un comportamento da leale servitore, scopre che i nuovi datori di lavoro sarebbero disposti a rovinare il suo futuro per mantenere la loro vita così come’è. Da questa rivelazione Balram troverà la forza di ribellarsi al sistema corrotto e ingiusto di cui ha sempre fatto parte.

Cast: Adarsh Gourav, Rajkummar Rao, Priyanka Chopra Jonas.



LEI MI PARLA ANCORA è un film che vede alla regia Pupi Avati e che è tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Sgarbi.
"Ho voluto raccontare la storia di un grande amore, quello tra Nino e Caterina, un amore lungo 65 anni, un amore che dura oltre la morte", ha dichiarato Pupi Avati.
Nel cast Renato Pozzetto (Nino), Stefania Sandrelli (Caterina), Isabella Ragonese (Caterina giovane), Lino Musella (Nino giovane), Fabrizio Gifuni, Chiara Caselli, Alessandro Haber, Serena Grandi, Gioele Dix, Nicola Nocella.
Nino e Caterina sono sposati da sessantacinque anni e si amano profondamente dal primo momento che si sono visti.
Alla morte di Caterina, la figlia Elisabetta, nella speranza di aiutare il padre a superare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita, gli affianca Amicangelo, un editor con velleità da romanziere, per scrivere attraverso i ricordi del padre un libro sulla loro storia d’amore. Amicangelo accetta il lavoro solo per ragioni economiche e si scontra subito con la personalità di un uomo che sembra opposta a lui.
Ma il rapporto tra i due diventerà ogni giorno più profondo fino a trasformarsi in un’amicizia sincera.


.
La fuga. Chaos di Patrick Ness diventa un film, Chaos Walking, diretto da Doug Liman: è un distopico ambientata sul pianeta Mondo Nuovo, dove gli uomini convivono con il Rumore, cioè la capacità di sentire i pensieri altrui, e le donne sembrano estinte, almeno fino a quando Todd, giovane protagonista, non scopre Viola.

Nel cast Tom Holland, Daisy Ridley, Mads Mikkelsen, Cynthia Erivo, Nick Jonas, David Oyelowo.



Security, diretto da Peter Chelsom, è ispirato all'omonimo romanzo di Stephen Amidon (Mondadori) e sceneggiato dallo stesso regista insieme a Tinker Lindsay; il film è interpretato da Marco D'Amore, Maya Sansa, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bilello, Silvio Muccino, Tommaso Ragno, Ludovica Martino, Giulio Pranno e Beatrice Grannò.

In un piccola cittadina dove tutti si conoscono, la figlia dell’ubriacone del paese, arrestato per sospette molestie pedofile, accusa di tentato stupro il ricco newyorkese che possiede la tenuta più grande di tutta la zona. Mentre la polizia ritiene che si tratti di una strategia per coprire il padre, il responsabile dei sistemi di sicurezza installati nelle case della città scoprirà una verità che cambierà la vita a molte persone.


LA SCUOLA CATTOLICA, tratto dall'omonimo libro di Edoardo Albinati, vincitore dello Strega 2016, è diretto da Stefano Mordini; nel cast ci sono: Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Benedetta Porcaroli, Ludovico Tersigni, Valentina Cervi.

Trama: nella Roma degli anni ’70, in un quartiere residenziale si trova una scuola cattolica maschile frequentata da figli di famiglie borghesi. Nello stesso periodo la città è scossa da tumulti politici, da cui le famiglie pensano di poter allontanare i giovani tramite una rigida educazione. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975 però il delitto del Circeo sconvolge Roma: i responsabili del crimine sono ex studenti proprio della scuola cattolica. Edoardo, che la frequenta, cerca di raccontare il clima che ha portato a quegli eventi.



fonti: Il Libraio; Coming Soon

venerdì 8 gennaio 2021

Recensione: UN DUCA DA SCEGLIERE di Jess Michaels - Review Party

 

“Un duca da scegliere”è il secondo libro della serie di romance regency “Il Club del 1797” e si focalizza sulla storia d'amore, tanto intensa quanto ostacolata, tra il bel Simon e la dolce ma combattiva Meg.

Pubblico la recensione oggi e con essa partecipo al Review Party organizzato in occasione della recente uscita del libro.






UN DUCA DA SCEGLIERE
di Jess Michaels



trad. Isabella Nanni
258 pp
Margaret Rylon, la sorellina di James, duca di Abernathe, è da sempre invaghita di Simon Greene, duca di Crestwood, grande amico del fratello.
Lei e Simon hanno sempre avuto un rapporto speciale, fatto di scherzi, confidenze, balli: sono amici da sempre, tra loro scorre un affetto sincero che però nasconde un sentimento diverso dall'amicizia.

C'è una forte attrazione che li unisce, ma è fatta solo di sguardi rubati, di sospiri segreti, di emozioni e pensieri tenuti per sé e mai espressi per paura di un rifiuto.

Anche Simon, infatti, vuol bene alla "piccola" Meg, e quanto sono grandi il suo stupore e la sua amarezza quando James gli rivela di aver scelto come marito per la sua sorellina il loro comune e fraterno amico Graham, duca di Northfield!

Tutti e tre i giovanotti appartengono al Club del 1797 e tra i membri di questo club tutto al maschile c'è assoluta lealtà, amicizia, sostegno.
Ma scoprire che la ragazza di cui è innamorato sta per fidanzarsi (e sposerà) l'amico, fa star male il povero Simon che, non avendo il coraggio di farsi avanti né con James né con Meg, preferisce ingoiare il rospo e rassegnarsi all'idea che lei non sarà mai sua.

Dal canto suo, la povera Meg spera in cuor suo che Simon si dichiari, ma questo non avviene e lei, a sedici anni, finisce per essere la fidanzata di Graham, un uomo che non ama...

Questi è certamente un bel ragazzo, è gentile, premuroso, cortese... ma glaciale. Mai un bacio affettuoso, mai un gesto che faccia capire che è innamorato della fidanzata. Niente, Graham tratta Meg come fa da quando si conoscono, con la distante affabilità che ha sempre avuto con la sorella del migliore amico.

Simon cerca disperatamente di non distruggere l'amicizia con i due duchi e con la stessa Meg, cercando quindi di celare i suoi desideri, ma il destino ci mette lo zampino e la situazione, sei danni dopo dal fidanzamento, precipiterà.

Un giorno Meg e Simon rimangono intrappolati da soli nel cottage della famiglia di James, a causa di un improvviso e violento temporale; sono costretti a trascorrere la notte insieme, svestiti - per permettere agli abiti di asciugarsi -, e nonostante i due riescano a resistere alla tentazione e si limitino a un bacio senza andare oltre, il mattino dopo Graham e James li trovano al cottage e il primo è furibondo perché immagina cosa possa essere successo tra la fidanzata e l'amico.

Lo scandalo che ne risulta non solo porta alla rottura del fidanzamento di Meg, ma costringe Simon a chiederne la mano al posto del suo amico.

I due sono mortificati e sanno di meritare la delusione di James, la rabbia di Graham e il disprezzo di amici e parenti - è indubbio che si siano infilati in una situazione compromettente e "sconcia" -, ma almeno una cosa positiva, in tutta questa triste storia, c'è: Meg può fidanzarsi con l'amore della sua vita!

La ragazza, pur essendo sinceramente dispiaciuta di aver ferito la sua famiglia e il suo (ormai ex) fidanzato, non riesce a non essere felice all'idea di poter realizzare il suo sogno d'amore con Simon, l'unico che abbia mai amato e desiderato. 

E di giorno in giorno ella è sempre più determinata ad avere una vita felice insieme a lui, tanto più che si rende conto di come siano in sintonia quando si abbandonano alla passione.

Ma Meg deve fare i conti con qualcosa di più complicato dell'amarezza di Graham, del dolore per aver deluso il fratello e la sua dolce moglie (Emma), dei sordidi pettegolezzi che girano su lei e Simon: ad impedire alla neocoppia una piena felicità è lo stesso Simon, il quale non riesce a non sentirsi in colpa per aver tradito l'amicizia di Graham e James e per aver esposto Meg a uno scandalo, che potrebbe costarle gli inviti e le amicizie in società.

L'atteggiamento di Simon è fonte di sofferenza per Meg, agli occhi della quale la loro condotta disdicevole ha sì peso, ma è pur vero che, non potendo più tornare indietro per cambiare il passato, non ha senso costringersi all'infelicità e rovinarsi il futuro: stanno insieme, era quello che volevano, no? Perché autoaffliggersi pensando a ciò che non può essere mutato? Ormai il danno c'è stato, attraverso il fidanzamento (e il prossimo matrimonio) il loro onore verrà in qualche modo recuperato, chi ha sofferto e soffre se ne farà una ragione..., quindi a un certo punto bisogna andare avanti per afferrare con convinzione la felicità e fare la propria vita! I maldicenti e le malelingue facessero pure la loro parte, pazienza!

Ma Simon ha un modo di ragionare decisamente più contorto...

A destabilizzare emotivamente la ragazza, poi, è in particolare il fatto che lui le dimostri tutto il suo desiderio, il suo ardore, attraverso il corpo, abbandonandosi insieme a lei a ore di amore e passione 
sotto le lenzuola.
A termine dell'amore, però, lui ritorna cupo, ombroso, comincia a prendere le distanze dalla fidanzata, schiacciato dal senso di colpa per aver tradito il suo amico e, in generale, i valori del Club, che per lui è come una famiglia.

Perché purtroppo Simon non ha mai vissuto la propria famiglia come quel nido d'amore che dovrebbe essere per tutti. 

Se Simon non impara in fretta a far pace con se stesso, con i propri sensi di colpa, di inferiorità, con le insicurezze maturate in famiglia, potrebbe rischiare seriamente di perdere la sua Meg e di negare ad entrambi la possibilità di essere felici.

Questo romance storico, ambientato nel 1810 in Inghilterra, racconta una storia d'amore bella, dolce e sensuale, ma anche molto tormentata ma, a differenza di come accade di solito - dove gli ostacoli sono esterni -, qui l'impedimento è "interno" ed interiore: è un membro della coppia ad ostacolare l'amore con l'altro, e lo fa per ragioni intime, che provengono da dentro, dal suo cuore e dalla sua mente, da problemi e insicurezze irrisolti.

Simon è un giovanotto sensibile, nonostante abbia sempre fatto di tutto per apparire solo un tipo allegro, burlone, solare, simpatico e senza problemi; in realtà, se c'è una cosa che lo fa soffrire è il pensiero di deludere le persone che ama e di dover convivere con la vergogna dei propri errori e la solitudine e il disprezzo che ne deriverebbero.

E questo aspetto della personalità - rendersi conto dei propri sbagli e starci male - è sicuramente qualcosa che fa onore a Simon, ma il problema è che... c'è un limite anche ai sensi di colpa!

Quest'uomo è schiacciato ed ossessionato dalla convinzione di dover soffrire per espiare i propri peccati, e questo atteggiamento è davvero eccessivo, anche perché rischia di fargli perdere di vista il bello che ha accanto e che lo aspetta nel futuro, oltre che risultare "pesante".

La sua fidanzata deve combattere per tenere accanto a sé il suo uomo, che tra l'altro non è molto galante - parere mio - a sbarazzarsi dei sensi di colpa e della vergogna solo quando si abbandona alla passione con la fidanzata, per poi scappare da lei e trattarla con distanza dopo la fine dell'amplesso!

Questo per dire che in certi momenti il personaggio di Simon mi ha suscitato un po' di irritazione, in quanto ho trovato esagerata questa sua propensione a castigarsi; per contro, mi sono piaciuti gli altri personaggi, dal pacato, premuroso e leale James, alla saggia e comprensiva Emma, e soprattutto la protagonista femminile, Meg, che è giovane ma molto determinata, pronta a lottare per il suo amore e paziente nei confronti delle mille paranoie di lui.

I momenti di intimità hanno un alto tasso di sensualità, senza essere volgari; anche su questo fronte viene fuori la personalità di Meg che, per quanto inesperta e ingenua, non esita a seguire i desideri del proprio corpo (oltre a quelli del cuore) e a donarsi a colui che ama interamente.

Se siete alla ricerca di una storia d'amore ricca di sentimento ed eros, dove vengono esaltati anche valori come l'amicizia, non posso che consigliarvi questo romanzo.


giovedì 7 gennaio 2021

Recensione: BORGO SUD di Donatella Di Pietrantonio



Ho lasciato l'Arminuta ragazza per ritrovarmela ormai donna, con una soddisfacente carriera da insegnante universitaria a Grenoble ma con il cuore eternamente gonfio e pesante di tristezza, abbandoni, perdite. 
E solitudine.


BORGO SUD
di Donatella Di Pietrantonio


Einaudi
168 pp

"Il ricordo è una forma di recriminazione. È il perdono che non trovo."

Non ci si separa mai del tutto dal proprio passato, dalle proprie radici e dalla propria famiglia; puoi andar lontano quanto ti pare, ma poi basta una telefonata a riportarti "a casa", nel nostro caso a Pescara, e precisamente a Borgo Sud, la zona marinara della città. 

Ed è così che "essa", l'Arminuta, intraprende un viaggio nei ricordi, col quale ripercorre il rapporto con le due donne della sua famiglia - la madre e la sorella Adriana -, con l'ex-marito Piero e, in generale, la propria vita fino a quel momento, fatta più di silenzi che di parole, più di abbandoni che di presenze, di addii più che di ritorni.

«C’era qualcosa in me che chiamava gli abbandoni». 

Tornare a Borgo Sud insieme alla protagonista significa ritrovare quel vulcano di Adriana, che ha sempre vissuto come un violento uragano, capace di travolgere la sorella, comparendo di punto in bianco e senza lasciar spazio e tempo per risponderle, per rimproverarla, farla ragionare.

Come quando, una notte di molti anni prima, si è presentata alla porta dell'appartamento che la sorella condivideva con l'allora marito - il placido Piero - ed è entrata pretendendo ospitalità per sè e per il bimbo di pochi mesi che si portava dietro.

Adriana, sempre così riottosa, inquieta, di una vivacità indisciplinata e irritante, di chi non ti chiede per ottenere qualcosa ma semplicemente se la prende, soprattutto se pensa di averne diritto.
S'infila così in casa della sorella per un po' di tempo e, pur nel suo essere così egoista e infantile (se vuole un abito costoso, poco importa che non possa pagarselo: lo mette sul conto della sorella e del cognato, ci penseranno loro a saldare il debito), nei gesti frettolosi e poco gentili, nei modi, spesso sgarbati, di rivolgersi alla sorella maggiore, Adriana ha un occhio pratico, allenato a capire le persone, più realista e disincantato verso il mondo.
Col suo essere schietta e senza filtri, coglie le crepe nel matrimonio della sorella, che invece incassa la testa fra le spalle e chiude gli occhi per non vedere e non capire, facendosi bastare il proprio indiscusso amore per il marito.

Ma possibile che "essa" non si faccia mai alcuna domanda sulle sempre più frequenti assenze del suo Piero, sul suo tornare troppo spesso tardi la notte...? Lavoro e solo lavoro... o c'è altro? O c'è un'altra?

Lei si fida di Piero, sempre così gentile, affettuoso...; beh, sull'affettuosità ci sarebbe qualcosa da ridire, visto che effettivamente col tempo s'è fatto un po' distante, e questo potrebbe voler dire qualcosa?

L'Arminuta non vuol vedere, non vuole indagare per non soffrire, per non vedere realizzata la secca profezia materna: "ti farà soffrire".

Eppure il loro amore è nato così spontaneamente, lei e Piero si son sentiti legati da subito, tanto da organizzare velocemente il matrimonio, che è stato un giorno felice.

Cosa è andato storto?

Forse è il loro amore ad essere così: storto, strano, incompleto, irreparabile, come lo è quello di Adriana per il padre del piccolo Vincenzo:

"...amori sacri e un po’ storti che ci siamo trovate da giovani. Cosí diversi, e nessuno dei due destinato a durare. Siamo state noi a tenerli in vita oltremisura."

Adriana e Rafael, il pescatore dagli occhi neri lucenti e i capelli ricci, colui che l'ha messa nei guai più di una volta a causa dei debiti.

Le due sorelle sono all'opposto per temperamento e carattere, eppure accomunate da una medesima  radice avara e velenosa, e da un destino simile, fatto di errori difficili da sistemare.

L'Arminuta non s'è mai sentita granché parte di quella famiglia con la quale s'è ricongiunta a tredici anni: solo con Adriana ha sviluppato un rapporto forte e contraddittorio, fatto di alti e bassi, di silenzi stizziti o parole urlate.

"Genitori e fratelli, il paese sulle colline, erano lontani, nella durezza del dialetto. Occupavano ricordi non proprio felici, e solo un poco il presente. Lei, al contrario, era sempre così viva e pericolosa. Provavo forte il disagio di essere sua sorella."

Sono sorelle e c'è dell'affetto tra loro; sanno di poter contare l'una sull'altra e nei momenti complicati questo verrà sempre fuori, ma quanto è difficile esprimersi affetto quando non si è abituati a farlo!

Del resto, con una mamma come la loro, incapace di una carezza, di una parola gentile, sempre brusca nei modi, nei toni, nelle movenze, è difficile imparare ad esternare amore.

"Con mia sorella ho spartito un’eredità di parole non dette, gesti omessi, cure negate. E rare, improvvise attenzioni. Siamo state figlie di nessuna madre. Siamo ancora, come sempre, due scappate di casa."

Ritorna tra queste pagine il controverso e complicato rapporto con la madre, con questa genitrice che prima ha dato via la figlia e poi se l'è ripresa, introducendola in un contesto familiare sconosciuto, semplice nel suo essere rude e poco accogliente, dove a un certo punto è entrato il lutto a rendere l'aria ancora più tesa, i rapporti ancora più chiusi e i silenzi più sofferti. 

Una madre e un padre che restano sempre gli stessi nella loro modesta esistenza, nella quotidianità di gesti fatti per abitudine, con i loro modi spicci, i volti accigliati, i giudizi facili, i rimproveri sempre pronti, e con la porta di casa comunque aperta a queste figlie strane, una con la coccia sempre sui libri e l'altra scapestrata e combinaguai.

Genitori su cui passano gli anni, i cui corpi invecchiano e perdono vigore, andando incontro a malattie e a nuove esigenze. Genitori di cui prendersi cura, e l'Arminuta - proprio lei, per ironia della sorte!, che era stata mandata via da piccina - è quella sulle cui spalle grava questo fardello.

"...era mia madre. Era lei mia madre. Mi aveva data da crescere a un’altra donna, eppure ero rimasta sua figlia. Lo sarò per sempre. (...) Mia madre mi occupava dentro, vera e feroce. Restava in gran parte sconosciuta, non sono mai penetrata nel mistero del suo affetto nascosto. Chiuderò i conti con lei nella mia ultima ora."


Il ritorno a Borgo Sud, dopo la brutta telefonata che l'ha raggiunta in Francia e costretta a prendere il treno, è l'occasione per la protagonista di guardarsi in profondità, di pregare e sperare che un po' di pace arrivi da qualche parte per lei e per la sua sfrontata e indomabile sorellina, unica presenza certa della sua vita.

Ho apprezzato lo stile senza dubbio molto fluido dell'Autrice, la sua capacità di farti entrare nella storia e di avvicinarti ai personaggi attraverso una penna che, pur nel suo essere asciutta ed essenziale, non perde d'intensità, ma anzi ti spinge a soffermarti sulle parole, su quelle frasi più significative, che gettano luce sull'interiore della protagonista.
Mi ha nuovamente colpito il dovermi riscontrare con la chiusura emotiva della famiglia, della madre in particolare, così naturalmente (e forse incolpevolmente?) incapace di mostrare amore al sangue del suo sangue, tema già presente nel libro precedente.

Ho trovato questo libro intriso di (troppa) tristezza, e la forza di carattere che avevo ravvisato nella protagonista ne L'Arminuta, non l'ho trovata tra queste pagine, anzi: "essa" (ancora senza nome) mi ha dato l'idea di una donna ferita, sola, appesantita da rimpianti, sensi di colpa, dal matrimonio fallito e da un amore (quello per Piero) che non le reca alcuna gioia, e che si aggrappa all'unico affetto che la fa sentire parte di qualcosa, cioè quello con la sorella, che sarà pure spesso insopportabile - con le sue rispostacce ingrate, le frasi perfide sibilate o urlate alla sorella maggiore, le sue pretese - ma resta comunque un legame importante e inscindibile.
Non ho potuto non paragonare il rapporto tra Piero e la protagonista con quello tra Adriana e Rafael, e in entrambi i casi vale il detto "chi si somiglia, si piglia": là dove i secondi sono due teste calde, che non se le mandano a dire e litigano con foga, i primi due sono deboli di carattere, si raccontano bugie, chiudono occhi e orecchie pur di non affrontare la realtà con la scusa di proteggere l'altro, quando poi, inevitabilmente, la verità emerge comunque a lungo andare, e si finisce per provocare sofferenza.

Credo che questa costante e un po' angosciante tristezza che accompagna passo passo la protagonista (la ricordavo più decisa, qui è come se avesse subito un'involuzione), mi abbia impedito di entrare in empatia con lei con lo stesso trasporto del libro precedente, che avevo apprezzato molto di più.

Resta comunque una scrittrice di cui volentieri leggerei altro.

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