domenica 17 gennaio 2021

Recensione: IL TRIBUNALE DELLE ANIME di Donato Carrisi


Marcus è un uomo senza passato, i cui ricordi sono stati spazzati via da qualcosa di drammatico che ha vissuto e che gli ha portato via la sua identità. Ma, con o senza memoria, l'uomo sa di avere un compito da assolvere: inoltrarsi negli antri più bui del Male, dove l'animo umano si abbrutisce e diventa capace di qualsiasi malvagità. E trovarvi le anomalie che possono condurre alla verità.


IL TRIBUNALE DELLE ANIME
di Donato Carrisi


Tea Ed.
462 pp

"C'è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. E' lì che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Noi siamo i guardiani posti a difesa di quel confine. Ma ogni tanto qualcosa riesce a passare."

Roma. Sotto una pioggia battente, un'ambulanza giunge in un'abitazione di periferia per soccorrere un uomo colto da infarto; la dottoressa di turno, Monica, si accorge però che in quella cupa casa c'è un particolare inquietante che le ricorda con dolore un evento tragico che ha stravolto la sua vita: un pattino a rotelle appartenuto alla sua gemella, sgozzata da un serial killer ancora in circolazione. 

E adesso, davanti a lei, c'è quest'uomo, Jeremiah Smith, che sul petto nudo si è scritto una sola parola: UCCIDIMI. È lui l'assassino di sua sorella? Cosa farà Monica: si comporterà in modo professionale e salverà comunque il mostro che le ha portato via la sua Teresa o si vendicherà?

Intanto, un'altra ragazza è stata presa di mira da un criminale: Lara, una studentessa dalla vita regolare e tranquilla, è scomparsa nel nulla. A indagare in modo sommerso e nell'ombra c'è Clemente, il quale si sta facendo affiancare nelle indagini da Marcus, un cacciatore del buio, addestrato a riconoscere le anomalie, a scovare il male e a svelarne il volto nascosto. 

 

"Anomalie, in fondo era questo che cercavano. Minuscoli strappi nella trama della normalità. Piccoli inciampi nella sequenza logica di una comune indagine di polizia. In quelle insignificanti imperfezioni si nascondeva spesso qualcos'altro. Un passaggio verso una verità differenze, inimmaginabile. Il loro compito iniziava da lì".


Marcus ha perso la memoria dopo aver quasi perso la vita in un agguato di cui conserva pochissimi e confusi frammenti, che lo vedono a Praga insieme ad un uomo, in quale evidentemente era un suo amico (Devok).

Anche se l'uomo non ne è ancora pienamente cosciente, lui è uno dei cacciatori migliori in circolazione, ha un talento formidabile nel guardare negli abissi della malvagità, nell'ipotizzare mosse, pensieri, motivazioni, personalità e passi falsi dei criminali: chi meglio di lui potrebbe aver successo nel trovare la povera Lara prima che sia troppo tardi?

Se è vero che ogni caso è a sé ed ha i suoi particolari unici e differenti dagli altri, anche in questo ci dev'essere un dettaglio che rende la sparizione della ragazza diverso da ogni altro: è su quei dettagli che deve giocarsi la partita e solo lui può averla vita contro l'astuto serial killer. 

Sandra Vega vive a Milano, è una fotorilevatrice della Scientifica e il suo lavoro è fotografare i luoghi in cui è avvenuto un fatto di sangue; è addestrata a riconoscere gli indizi e i dettagli fuori posto, perché sa che in essi si annida la morte ed è da lì che bisogna cercare il colpevole.

Pur essendo una donna di soli ventinove anni, Sandra è già vedova; suo marito David era un fotoreporter ed è morto sei mesi prima accidentalmente, cadendo da un palazzo in costruzione a Roma.
Eppure, basta una telefonata da parte di uno sconosciuto - un certo Shalber, che dice di lavorare nll'Interpol - a insinuarle seri dubbi su come siano andate effettivamente le cose: in che pericoloso intrigo era coinvolto suo marito? Sulle tracce di chi era, chi stava cercando? Cosa ci faceva in quel palazzo abbandonato in cui non c'era nulla da fotografare?

Su suggerimento del misterioso interlocutore telefonico, Sandra decide di esaminare i contenuti del bagaglio da viaggio di David, rinvenendo, tra le altre cose, delle foto: in una di queste è ritratto un uomo con una cicatrice su una tempia, che altri non è che Marcus.

Ovviamente Sandra si reca a Roma per cercare di capire la verità sulla morte del coniuge, apprendendo da subito che essa non è stata un incidente, bensì un omicidio. Perché? Chi poteva volere la sua morte?

Nel frattempo, a Roma, indagando sempre sul caso della studentessa, Marcus si imbatte in un duplice omicidio avvenuto diciassette anni prima, quello di una coppia di amanti barbaramente assassinati; il figlio della donna, ormai adulto, ne è ossessionato ed è alla ricerca della vendetta e della verità, e sarà proprio Marcus a condurlo ad essa. Quest'ultimo comprende di essere stato manipolato da una mente scaltra e diabolica che ha voluto intenzionalmente coinvolgerlo in questo cold case per fargli capire che l'identità di Marcus non è un segreto.

Sì, perché Marcus è un penitenziere, un prete che ha ricevuto il potere dalla Chiesa di Roma di giudicare peccati gravissimi, mortali (da qui "tribunale delle anime"); l'attività svolta dalla cosiddetta Penitenzieria Apostolica, il più vasto archivio criminale del mondo, consiste nello studiare gli eventi criminosi e le personalità dei criminali e catalogarli, ma allo stesso tempo questi religiosi agiscono nell'ombra, di nascosto e parallelamente alle indagini di polizia ufficiali, dando il loro contributo (spesso prezioso) per scovare i killer e ricacciare indietro le tenebre, l'oscurità.

Le strade di Marcus e di Sandra presto si incrociano, portando allo scoperto un mondo segreto e spaventoso, un disegno terribile nascosto nelle pieghe oscure di Roma, in una sorta di sinistro tour tra basiliche e musei dove i due dovranno stare molto attenti ai particolari sfuggenti e apparentemente insignificanti, ma che in realtà sono la strada per far luce e giungere a sbrogliare la matassa.

Sia Marcus che Sandra vengono messi di volta in volta davanti ad enigmi da risolvere per accedere a piccole ma essenziali verità; ogni enigma è fatto di tanti piccoli misteri che, se svelati, permettono loro di procedere verso il traguardo; è un po' come il "gioco delle scatole cinesi": per arrivare alla fine - alla verità - intervengono sempre nuovi elementi.

Tante sono le bugie e innumerevoli i depistaggi che cercheranno di occultare le orme da seguire per risolvere il caso; sarà difficile per i due protagonisti avere piena coscienza di chi fidarsi e di chi no; lo stesso Marcus è un personaggio molto sfaccettato, sulla cui amnesia e sul cui ruolo di penitenziere vengono gettati piccoli ma inquietanti dubbi e interrogativi.

Al centro di questo complicato thriller, ricco di intricate dinamiche ed avvenimenti intrecciatissimi tra loro che accadono in un arco temporale limitato (cinque giorni), vi è il male, con il suo potere di infettare la vita di colui che ne viene intaccato, annidandosi come un parassita silenzioso che cresce nelle "metastasi dell'odio e del rancore".

A catturare l'attenzione del lettore è la consapevolezza - che è anche quella acquisita progressivamente da Sandra - che il male non si nasconde nel buio, ma è nell'ombra, dove il confine tra luce e oscurità si fa vago, indefinibile, in quello spazio in cui si annidano non dei mostri dalle fattezze orribili ma palesi e identificabili, bensì delle persone apparentemente normali, che a un certo punto diventano capaci di compiere azioni mostruose.

 

"Il bene e il male sono innati in ognuno di noi, oppure dipendono dal percorso che ognuno compie nella propria vita? "


La narrazione del presente, molto dinamica, piena di colpi di scena, disseminata di indizi che man mano conducono allo svelamento di un pezzetto di verità, è interrotta da flashback (ambientati ora in Argentina, ora a Parigi o in Ucraina) risalenti ad un anno prima, in cui incontriamo un uomo alla ricerca di un pericoloso e scaltro serial killer trasformista.

Ho trovato molto interessante l'accenno alla "sindrome del camaleonte", una patologia che vede chi ne è affetto nel ruolo di trasformista, che imita i gesti del suo interlocutore,  fungendo quasi da specchio per le altre persone; egli è portato, dunque, a imitare l'altro praticamente in tutto: nelle emozioni come nelle posture, nelle espressioni facciali, nel linguaggio ecc...

Come sa chi mi legge, amo Carrisi e quando mi accosto ad un suo romanzo sono sempre galvanizzata perché so già che mi andrò a infilare in un mega labirinto tortuoso, in cui i protagonisti devono affrontare prove e misteri che li metteranno non solo a confronto con la malvagità presente in generale nel mondo e, in particolare, in singole persone - alcune insospettabili -, ma con i lati oscuri di se stessi e con le proprie paure e debolezze.

Una trama ingarbugliata, ricca di imprevisti, verità svelate un po' alla volta, e capace ogni volta di farmi dubitare di aver capito bene tutto; confesso la mia culpa gravis: annoto un sacco di cose quando leggo i romanzi di quest'autore, perchè rischio davvero di perdere il filo, ma alla fine i dubbi restano lo stesso :-D

Se vi piace l'idea di confrontarvi con gli abissi oscuri della mente umana e di incamminarvi lungo percorsi aggrovigliati, prego, accomodatevi ^_-

8 commenti:

  1. L'ho letto un paio d'anni fa. Mi era sembrato un po' ingarbugliato, all'inizio, poi mi ha preso e l'ho finito in poco tempo. Molto bello. In seguito ne ho letto un altro di Carrisi, ma non ricordo più il titolo.

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    1. sì, è vero, è bello intricato :-D
      mmm. forse non ti era piaciuto troppo l'altro libro, se non ti è rimasto impresso il titolo... ^_-

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  2. Ho letto questo libro di Carrisi anni fa ma il Penitenziere mi è rimasto nel cuore. Adoro le trame ingarbugliate, le storie nelle storie, ciò che appare reale e non lo è. Carrisi ti spiazza a ogni pagina, ribalta le tue certezze e ti conduce in un labirinto bendandoti gli occhi. Come si può non godere di una lettura così riccamente complicata? Io non resisto sicuramente quindi consiglio a tutti i romanzi del talentuoso Carrisi :)

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  3. È anche uno straordinario regista capace di rendere cinematograficamente al meglio i suoi libri. Davvero un grande artista a tutto tondo.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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