ROMANZO CRIMINALE
di Giancarlo De Cataldo
Ed. Einaudi 602 pp 19 euro 2002 |
Sinossi
Un'organizzazione nascente, spietata e sanguinaria, dalle periferie cerca la conquista del cielo.
Un'organizzazione nascente, spietata e sanguinaria, dalle periferie cerca la conquista del cielo.
Tre giovani eroi maledetti, che hanno un sogno ingenuo e terribile.
Un poliziotto molto deciso, un coro di malavitosi, giocatori d'azzardo, criminologi, giornalisti, giudici, cantanti, mafiosi, insieme a pezzi deviati del potere e terroristi neri.
E il piú esclusivo bordello in città.
Da subito il lettore è immerso nella quotidianità della vita di questa banda e, se anche i personaggi, con i loro nomi pittoreschi ma significativi, sono davvero tantissimi e ricordarseli tutti non è proprio semplice, è pur vero che pian piano si inizia a districarsi tra le fitte maglie di questa grande famiglia, le cui giornate ruotano appunto attorno all’organizzazione delle loro attività malavitose.
Una cosa la si comprende subito e con chiarezza, ed in qualche modo resterà così – seppur con le dovute variazioni e le uscite di scena di qualcuno – praticamente sempre: coloro che hanno in mano le redini di tutti i traffici, che decidono come e con chi collaborare, che sanno mettere a tacere una ribellione interna ecc…, sono i tre uomini, amici da tempo, protagonisti di questa storia : il Libanese – che poi è il capo riconosciuto –, il Freddo e il Dandi.
Er Libano e il Dandi spiccano maggiormente per la loro mania di volersi prendere tutta Roma, di comandare in modo esclusivo; ma mentre il Dandi desidera farlo più che altro per la bella vita e i lussi che ne derivano, per il Libanese è davvero una questione di potere, di primato. E mentre questi è più prudente, riflessivo, calcolatore, l'altro è impulsivo, vuol fare come gli va, anche andando contro le regole interne; a fargli perdere la bussola, poi, ci pensa lei, Patrizia, una squillo di lusso, bella e sensuale, che sa il fatto suo, uno spirito libero che non prende ordini da nessuno.
E il Freddo?
Come dice il soprannome, lui è quello più distante, riservato, di un’intelligenza non spavalda, ma cauta, e tra i tre è quello che va più con i piedi di piombo quando si tratta di prendere decisioni importanti.
Da una parte ci sono loro, i criminali, dall’altra lo Stato e la polizia che cercano di prenderli, con l’obiettivo di stanarli e metterli in galera per tutta la vita.
Ma i soldi, il potere, i ricatti… fanno sì che i delinquenti riescano con facilità a pagare i migliori avvocati, che sanno a quali cavilli appendersi per far uscire i loro clienti, non solo il prima possibile, ma anche riportando condanne leggere.
Se non fosse che a dar loro la caccia, c’è il commissario Nicola Scialoja: uno tosto, che non si arrende perchè crede nella sua missione di fermare la banda romana. Missione che diventa man mano una questione personale, soprattutto quando nella sua vita si infila Patrizia, che in qualche modo lo tiene legato a sè, cosicchè Scialoja si ritrova diviso a metà, tra la sua proverbiale onestà e la voglia di prendere i criminali anche con mezzi illeciti.
Le vicende all’interno e all’esterno della banda subiranno una svolta soprattutto con l’assassinio del Libanese, che getterà scompiglio nel gruppo, e allo stesso tempo porterà inevitabilmente alla presenza di un nuovo capo, pronto a guidare e a gestire ogni cosa, nuove alleanze, nuovi giri di “affari”…
Attorno a Libano, Freddo e Dandi ruotano, come dicevo, un sacco di personaggi dai nomi più disparati – Scrocchiazzeppi, Bufalo, Trentadenari, il Vecchio… -, ognuno dei quali avrà la sua piccola parte nel determinare la storia della banda, che al suo interno, nel corso degli anni, vedrà spaccature, ribellioni, tradimenti…, e la voglia di difendere i propri interessi sarà spesso più grande di qualsiasi forma di lealtà tra membri, anche tra quelli più “anziani”.
Spicca, in mezzo a questa gente raccogliticcia meschina e che ispira davvero poca simpatia, la figura de il Nero, un giovane che in un certo senso è un po’ dentro e un po’ fuori dalla banda; ha contatti con i tre gangster ma al contempo non vuole esserne soggetto.
Il Nero si differenzia da loro anche per la sua personalità e il suo modo di pensare, che non sono gretti e da ignorante, in quanto non è neanche ossessionato dalla brama di potere e denaro (tant’è che inizialmente il Nero sembra fare quello che fa perché guidato da una vera e propria filosofia - l'Idea - per quanto sia e resti sempre un assassino); questo modo di essere lo avvicina molto a Freddo, tanto che i due si considerano amici, e forse quella tra loro due è la sola vera amicizia presente nel romanzo, che si rivelerà tale quando uno dei due avrà davvero e seriamente bisogno di aiuto.
Il lettore è totalmente dentro la vita di questi antieroi, ne segue i ragionamenti, i dubbi, le paure, le ossessioni, le meschinità e i vizi, ed è difficile affezionarsi a qualcuno di essi e schierarsi dalla sua parte…, almeno fino a quando uno dei protagonisti, Freddo, si innamora sinceramente di una brava ragazza, Roberta, e comincia a sentire la stanchezza di una vita sempre a rischio (di morte, di arresto…., per non parlare delle ritorsioni sui propri cari) e il conseguente desiderio di uscirne fuori.
Ma queste grosse e complesse organizzazioni criminali, si sa, sono come la fitta tela di un ragno e, una volta che ti ritrovi dentro, liberartene è davvero complicato.
Il Freddo riuscirà a liberarsi della morsa letale della banda in cui è praticamente cresciuto e a vivere la sua vita lontano da essa, con la sua amata Roberta?
Romanzo criminale è scritto con un linguaggio realistico, immediato, e tale immediatezza si respira ad ogni pagina, a cominciare dall’uso abbondante del dialetto (romano,in particolare), dal tratteggio di personaggi definiti, forti, "coloriti" in un certo senso, dal racconto di scene e momenti speso crudi, in cui la violenza e il puro interesse per i fatti propri fanno da padrone.
Ne viene fuori un quadro della malavita romana non solo vicino alla realtà e spaventosamente colluso di frequente con i poteri forti (all’interno dello stesso Stato, della Polizia…), ma soprattutto incredibilmente organizzato al suo interno, anche se le falle non mancano, e i momenti, in cui sembra che qualche crepa nel sistema della banda si stia pericolosamente allargando, non mancano affatto; del resto, come diceva il giudice Falcone: “La Mafia (e credo che quindi possiamo estendere questo concetto ad ogni tipo di organizzazione criminale) è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”.
Dove andrà a finire il sogno di Libanese, Freddo, Dandi e di quanto girano loro intorno? Quel sogno “di costruire qualcosa che fosse destinato a durare”?
“Ma non si costruisce sul nulla. La partita non la vincono gli eroi giovani e belli. La partita la vince chi resta sul campo quando gli altri ne hanno avuto abbastanza.”
Chi resterà in piedi e chi, invece, si perderà per via o prenderà altre strade?
Rispetto al film di Placido – che di per sé mi è piaciuto molto -, il libro mi ha preso e soddisfatta un po' di più, non fosse altro perché la complessità dei rapporti tra i membri, la stessa contraddittoria personalità di Scialoja, o anche il personaggio del Nero (che nel film è quasi secondario), sono praticamente accennati nel film, il cui finale è poi nettamente diverso dal romanzo, che anche per questo mi è piaciuto di più.
Adesso son curiosa di vedere la serie, e intanto consiglio la lettura di Romanzo criminale, in particolare a quanti siano interessati al genere.
Chi di voi ha letto il libro e/o visto il film e/o la serie tv?
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