giovedì 20 luglio 2023

[[ SERIE TV & PODCAST - Parliamone ]]



Salve, cari lettori!

Il post di oggi non ha a che vedere col mondo dei libri, bensì con serie tv e podcast.

Parto da quest'ultima categoria per consigliarvene un paio ascoltati di recente.
Entrambi hanno a che fare con casi di cronaca molto noti: l'omicidio, tutt'oggi irrisolto, di Simonetta Cesaroni negli uffici di via Carlo Poma 2, a Roma, e il caso del Forteto.

  • LE OMBRE DI VIA POMA 

E' un podcast di HuffPost Italia che comprende 8 episodi; ricostruisce e ripercorre le fasi fondamentali
del "giallo di via Poma", che in oltre trent'anni ha visto susseguirsi una sfilza infinita di bugie, errori e depistaggi, che non hanno fatto altro che allontanare sempre più dalla verità.
Gli episodi partono dal racconto di quella fatidica notte del 7 agosto 1990, quando nell’ufficio del comitato regionale per il Lazio degli Ostelli della gioventù in via Poma a Roma, viene trovato il cadavere di Simonetta Cesaroni, colpito da 29 coltellate.
Ci si sofferma, nei successivi episodi, sulle diverse persone che via via sono state indagate e imputate (poi prosciolte), dal portiere Pietrino Vanacore (morto suicida nel 2010 in circostanze quanto meno dubbie; tre giorni dopo avrebbe dovuto deporre al processo contro Busco) a Federico Valle, nipote di Cesare Valle, l’architetto presso cui Vanacore aveva trascorso la notte tra il 7 e l’8 agosto. 
Federico venne indagato in seguito alle assurde dichiarazioni fatte agli inquirenti nel 1992 da un certo Roland Voller, un truffatore austriaco; vent'anni dopo l'omicidio, è toccato a Raniero Busco (il fidanzato di Simonetta), che viene prima condannato a 24 anni ma poi definitivamente assolto.

Ad oggi, non è stato mai individuato l'assassino (o gli assassini) della povera Simonetta, ma una cosa è certa: le indagini sono state condotte malissimo da subito, gli indizi trascurati sono stati troppi, come ad esempio una traccia di sangue, vicina a quello della vittima, ignorata che avrebbe potuto "dire" molto sulla mano assassina.

Un podcast scorrevole, chiaro e interessante, da ascoltare se si vuol ripercorrere le tappe salienti di questo cold case italiano.

  • L'ISOLA CHE NON C'ERA. La favola nera del Forteto

Questo podcast consta anch'esso di otto episodi e racconta ciò che accadde per decenni nella comunità denominata Il Forteto.

Era il 1977 quanto un certo Rodolfo Fiesoli fondava sulle colline del Mugello, alle porte di Firenze, la cooperativa agricola "Il Forteto": un posto bellissimo, immerso nella natura che attrae da subito moltissimi giovani per il modo di vivere comunitario, lontano dalla società moderna.

Ma cos'è esattamente il Forteto? 
Nata come una cooperativa agricola che vive dei prodotti della terra grazie alle vendite porta a porta, col tempo il suo fondatore, dall'innegabile capacità persuasiva (o meglio, manipolatoria), ne fa una comunità sociale, che arriverà ad accogliere bambini in affidamento, provenienti da realtà famigliari disfunzionali, problematiche. Ma ed essere disfunzionale, in realtà, è il tipo di "famiglia" concepita dal Fiesoli, che poi famiglia non è perché egli "predicava" lo scioglimento dei legami famigliari, ritenuti inutili, se non dannosi, per l'individuo e la comunità, e condannava la famiglia tradizionale composta da mamma-papà-figlio.

Se comincerete ad ascoltare questo podcast, verrete immediatamente risucchiati dalla storia narrata dalla voce di Marco Maisano che, in modo intenso, coinvolgente e pulito, illustra, di capitolo in capitolo, le losche caratteristiche del Forteto, al cui interno si verificavano abusi (psicologici, fisici sessuali) tanto nei confronti degli adulti che vi erano entrati volontariamente (e che hanno faticato ad allontanarsene, plagiati com'erano dal loro falso profeta) quanto verso i minori che, purtroppo, il Tribunale per i Minorenni di Firenze affidava alle cure di Fiesoli e collaboratori.

La cosa che vi stupirà apprendere, e che fa sorgere tanta rabbia, è che fino al 2011 la politica, la magistratura, gli assistenti sociali e molti altri, hanno elogiato l'operato del Forteto e del suo fondatore, e questo nonostante questi e il suo braccio destro (Luigi Goffredi) fossero già stati condannati nel 1985 per atti di libidine, corruzione ecc.

Non si capisce come sia stato possibile che il Tribunale e i servizi sociali abbiano continuato a mandare  nella cooperativa dei poveri ragazzini che purtroppo hanno subito in prima persona gli abusi del “Profeta“, le sue bugie e le sue manipolazioni. 
Fiesoli agisce impunito, con la tranquilla certezza che nessuno gli va a chiedere conto di come gestisce il Forteto, di cosa accade al suo interno: è convinto di non poter essere fermato da nessuno ed è ciò che effettivamente accade, visto che per anni nessuno andrà mai a bussare alla porta della sua cooperativa.

La storia del Forteto è definibile come un vero e proprio cortocircuito sociale che per quasi quarant'anni ha permesso all'inferno di sembrare il paradiso; si dà voce ad alcuni degli adulti che vi sono entrati perché lo volevano, che si sono sottomessi alla volontà e ai capricci del profeta, e anche a ragazzi che, in quanto minorenni, anni prima erano stati inviati lì per essere aiutati.
La storia del Forteto ci ricorda che in tanti - in politica, a livello istituzionale - sapevano ma non hanno fatto assolutamente niente.

Da ascoltare, sono fatti drammatici che, davvero, fanno indignare non poco!!


SERIE TV

La serie su cui desidero soffermarmi è TREDICI (13 reasons why), tratta dal romanzo di Jay Asher e con Dylan Minnette, Katherine Langford, Brandon Flynn, Christian Navarro, Alisha Boe, Justin Prentice, Miles Heizer, Ross Butler, Devin Druid, Amy Hargreaves.

La serie è un teen drama che ruota attorno ai problemi di un gruppo di adolescente, tutti studenti della Liberty High School; il numero 13 fa riferimento alle 13 ragioni che hanno spinto la giovanissima Hannah Baker al suicidio.

Il protagonista assoluto della serie è il suo compagno di scuola Clay Jensen, che - dopo poco tempo la tragica morte della ragazza - si vede recapitare un pacchetto con dentro delle cassette.
Comincia ad ascoltarle e la voce narrante appartiene proprio ad Hannah: in esse sono elencate le motivazioni che l'hanno spinta a compiere il terribile gesto.

Nella prima stagione tutto gira attorno alle
.

cassette; ogni cassetta è dedicata a un/a compagno/a che, in qualche modo, ha a che fare con il malessere emotivo e psicologico provato da Hannah; nell'ascoltarle, Clay - che aveva una cotta per lei ma, per timidezza, non è mai stato in grado di dichiararsi apertamente  e quando sembrava stesse per avvicinarsi, tutto è scoppiato in una bolla di sapone - apprende cose di cui era all'oscuro e che riguardano alcuni dei ragazzi della Liberty: Justin Foley, il primo ragazzo che Hannah ha baciato e che purtroppo le ha mancato di rispetto lasciando che girasse una foto "fraintendibile" su Hannah, da cui sono partite una serie di insulti e maldicenze, che hanno dipinto la ragazza come una facile.
La suicida parla anche di Jessica Davis, sua grande amica, dalla quale però si è sentita tradita, e poi Alex, Courtney, Tyler, Bryce, Zack, Ryan...: tanti sono gli studenti citati da Hannah e da lei "portati in giudizio" per aver dato un contributo - chi più, chi meno - affinchè lei si sentisse sola, presa ingiustamente di mira, umiliata, bullizzata, tanto da star male e da decidere di tagliarsi le vene.

Clay anche è nelle cassette, seppur con un ruolo e un peso differenti, e anche se non le ha fatto del male, non ha fatto nulla per "salvarla", per farla sentire amata e supportata. 

Andando avanti nell'ascolto di ogni cassetta, Clay riesce a riordinare cronologicamente tutta la storia di Hannah e, nell'individuare le persone coinvolte nella tragedia e le loro colpe - singole e di gruppo -, comincia a infilarsi sempre più in una storia che diventa un'ossessione, un pensiero fisso che lo martella, gli dà incubi, allucinazioni..., insomma ne è dentro, troppo dentro, e più ascolta la straziante confessione di Hannah, più ne è dilaniato emotivamente e psicologicamente, provando più sensi di colpa di quelli che gli spetterebbe provare.

A supportarlo c'è, però, Tony Padilla, amico di Hannah, che da lei ha ricevuto l'incarico di assicurarsi che tutti i destinatari ricevano le cassette.

Come vi dicevo, nella prima stagione si va di cassetta in cassetta, per cui i flashback si mescolano col presente e noi conosciamo Hannah, la sua vita, la sua personalità, le insicurezze, la voglia di essere apprezzata, corteggiata, di confidarsi, e iniziamo a renderci conto di come la Liberty High sia una scuola sì all'avanguardia e con numerose attività e iniziative per i gli studenti, ma come allo stesso tempo non li tuteli davvero.

Il preside Bowen è di un superficiale all'inverosimile, a lui interessa che tutto proceda con ordine, disciplina e che non si creino disordini che minino la sua persona; il counselor dell'istituto, Porter, è un brav'uomo e ci prova ad essere empatico con i ragazzi, ma purtroppo non fa del suo meglio e anch'egli figura tra coloro che avrebbero potuto aiutare concretamente Hannah Baker... ma non l'hanno fatto.

Dalle cassette verranno fuori situazioni incresciose, che vanno dal bullismo (prese in giro, insulti terribili scritti ovunque, foto private - potenzialmente inappropriate - fatte circolare per tutta la scuola, percosse...) alle violenze sessuali, il che vuol dire che ci sono ragazzi che hanno commesso dei reati e non certo delle semplici bravate.

La famiglia di Hannah, intanto, denuncia la scuola perché si prenda le proprie responsabilità circa ciò che è successo alla loro figliola.

La seconda stagione, infatti, comprende il processo alla Liberty, per cui l'accusa e la difesa chiamano a testimoniare adulti e studenti, cercando ciascuno di dimostrare la propria tesi, che verte in pratica attorno alla domanda: a scuola, professori, preside, psicologo e anche i compagni, avrebbero potuto accorgersi delle difficoltà e sofferenze di Hannah così da ascoltarne il muto grido d'aiuto, fermare il bullismo e quindi prevenire il gesto suicida?

Ovviamente, più si va avanti nello scavare nei comportamenti di tutti e più emergono i segreti torbidi di ciascuno, la stessa Hannah non aveva detto tante cose di sé neanche ai genitori o a Clay, con cui comunque erano molto amici.

Fino alla seconda stagione, devo dire che mi sono sentita altamente coinvolta dalle drammatiche vicende dei ragazzi, provando una gamma di stati d'animo ed emozioni, dalla rabbia alla commozione al dispiacere; la trama si fa più complicata quando emerge che non è solo Hanna, ovviamente, ad essere stata vittima della condotta deprecabile sempre dello stesso gruppetto di ragazzi, che - guarda caso - appartengono alla squadra di football, per cui si spalleggiano e si difendono come se fossero una organizzazione criminale fondata su legami inossidabili.

In pratica, ci sono state diverse ragazze stuprate - alcune in stato di ubriachezza, per cui non ricordano nulla - e, per quanto ad essere coinvolti sono diversi studenti - l'unico colpevole è uno di essi, che poi è tra i ragazzi più in vista ed influenti, figlio di papà, ricco, con una grande disponibilità di soldi e di droga.

Andando avanti con la terza stagione - dove ormai il processo è finito - ci si concentra man mano su ciascuno dei ragazzi nominati nelle cassette che, col tempo, hanno legato, formando un gruppetto di amici sempre pronti a difendersi, a guardarsi le spalle, ad aiutarsi nel momento del bisogno: Clay, Tony, Justin (che si avvicina molto a Jensen e famiglia, non avendone una sua, purtroppo), Jessica, Tyler (pure lui povera vittima di una violenza assurda, ad opera di uno studente noto per i suoi comportamenti aggressivi, da bullo), Alex, Zack..., a volte litigheranno, se le daranno e diranno di ogni ma ci sarà sempre un doppio filo a legarli.

Un filo fatto di menzogne, complicità in reati, occultamenti di prove..., insomma da teen drama Tredici si trasforma, nella terza stagione, in una sorta di thriller psicologico in quanto ci sarà un omicidio e i sospettati saranno praticamente tutti i componenti del gruppo di amici di Clay (dalla terza si aggiunge Ani, una ragazza bella e sveglia che, almeno inizialmente, mi starà un po' sulle scatole perché  è un'impicciona di prima categoria!! Sta sempre a origliare e a farsi i fatti altrui, ma si guarda bene dal dire i propri, e infatti pure lei ha i suoi scheletri nell'armadio), Clay compreso.

Ecco, parliamo di Clay.
All'inizio, lo si ama perché è il classico bravo ragazzo che non potrebbe far del male a nessuno; certo, ha qualche "problemino" a livello emotivo, e quando comincia ad occuparsi del "caso Hannah" per svelarne ogni aspetto, l'equilibrio psichico traballa; ma di stagione in stagione, esce proprio fuori di capoccia!! Allucinazioni, paranoie e tanto altro che non sto a dire per non spoilerare, roba che me l'ha reso onestamente un po' stancante come personaggio, patetico e pesante.

Però alla fine gli si vuol bene e mi è dispiaciuto vederlo sbroccare una puntata sì e l'altra pure; fortunatamente, ha una famiglia che lo sostiene e anche i suoi amici - Justin e Tony in particolare - gli daranno una grande mano quando sarà in serie difficoltà.

La serie termina con la quarta stagione, che forse è quella che ci poteva essere risparmiata.
A dire il vero, già dalla metà della terza ho pensato: la stanno tirando con le pinze, sforzandosi di mettere troppa carne sul fuoco, di creare intrallazzi che però hanno finito per rendere le vicende surreali e poco appassionanti.

Tanto per capirci: la scuola è dipinta come un covo di delinquenti, bulli e stupratori che gli adulti non puniscono più di tanto; spesso mi sono ritrovata a chiedermi se non fosse decisamente esagerato il ritratto che ne viene fuori di 'sti ragazzi, che sono un concentrato di problemi: li hanno tutti loro, santa pace.

Io ho continuato a guardarla perchè ormai volevo sapere come sarebbe finita e anche perché mi ero affezionata ai ragazzi; devo dire anche, comunque, che verso la fine della quarta gli sceneggiatori mi hanno dato la mazzata finale rifilandomi un lutto straziante, che mi ha commossa fino alle lacrime, per cui li perdono per aver allungato il brodo.

Concludo.
È una serie che tratta tematiche serie e importanti: bullismo, violenze domestiche, stupri, tossicodipendenza, omosessualità e discriminazione, la responsabilità degli adulti - spesso assenti, distratti - e il loro essere o meno dei validi punti di riferimento per i giovani, ma mette al centro anche l'amicizia quale valore fondamentale nella vita degli adolescenti (e di tutti, certo, a ogni età).
Nel complesso a me è piaciuta, nonostante parte della terza e della quarta siano un po' forzate, e dopo averla terminata mi sono accorta che i ragazzi della Liberty (che confermo essere una scuola orrenda, un vero inferno) mi mancavano.

Per compensare il vuoto emotivo lasciatomi da Mr Paranoia Clay e dalla sua...ehm... vivace cricca di amici, ho iniziato una serie norvegese su Raiplay (Rumors), sempre con degli adolescenti come protagonisti, ma la sto trovando moscetta. Però proseguo un altro po', magari migliora.

martedì 18 luglio 2023

RECENSIONE ♣️ LA MUSA DEGLI INCUBI di Laini Taylor


Il mondo, così come l'aveva immaginato il Sognatore, il romantico e puro Lazlo Strange, si sta sfaldando sotto i piedi suoi, della sua amata e bellissima ragazza dai capelli color cannella e dalla pelle blu, e della loro gente.
Tutti - umani, figli degli dèi e fantasmi -, divisi tra chi vuole solo vendetta e chi vorrebbe seppellire per sempre odio e rancori, sembrano aspettare la fine dell'uno che, inevitabilmente, coincide con l'inizio per l'altro.
Chi riuscirà a sopravvivere? E quale forza, tra l'amore e l'odio, sarà più forte?

>>  Se non avete ancora letto il precedente romanzo (Il Sognatore) ma avete intenzione di farlo, tenete presente che, essendo questa la recensione del sequel, è altamente improbabile che io non incorra in qualche spoiler, per quanto possa provarci per evitarli. <<




LA MUSA DEGLI INCUBI
di Laini Taylor


Fazi Ed.
trad. D. Rizzati
526 pp
Ci siamo.
Proprio quando Lazlo e la sua dolce dea blu, Sarai, sono a un passo dal vivere il loro amore, ecco che l'idillio svanisce; abbiamo, infatti, lasciato i nostri protagonisti dal cospetto di una drammatica realtà: la piccola (solo d'aspetto, in realtà è la più grande tra i figli degli dèi) Minya è pronta a sferrare il proprio attacco contro gli umani (che hanno ammazzato la sua gente anni prima) e Sarai è... morta.

Il suo corpo senza vita giace tra le braccia di Lazlo e davanti ai volti sgomenti e addolorati dei ragazzi della fortezza, Ruby, Sparrow e Feral.
Come fare per salvarla, per averla ancora con sé? A Lazlo interessa solo questo ed è disposto a tutto perché Sarai resti con lui, e poiché il fantasma della ragazza è, in effetti, cosciente ed è ancora in mezzo a loro, il giovanotto spera che non svanisca.
Colei che regge i fili dell'evanescente esistenza di Sarai è Minya: lei ha il potere di trattenere gli spiriti dei morti e, come da anni sta trattenendo decide e decine di fantasmi di umani - rendendoli suoi "schiavi" e formandone un esercito ai suoi ordini -, così può fare con Sarai: trattenerla, lasciare che la sua parte immateriale continui ad esserci, a vivere - seppure in diverse condizioni e possibilità - in mezzo ai suoi amici e accanto al suo innamorato.

Ma Minya è diabolica e non fa nulla per nulla; trattiene sì lo spirito di Sarai - pur avendo nei suoi confronti una grande rabbia, in quanto la ritiene una traditrice - ma ad una condizione: Lazlo dovrà fare ciò che vuole lei, altrimenti Minya farà volar via per sempre la sua dolce metà.

E cosa vuole Minya se non vendicarsi di chi ha distrutto il suo mondo e ammazzato dèi, grandi e piccini?
In particolare, è Eril-Fane (il "Massacratore degli dèi") il suo principale obiettivo, perché fu la sua spada ad abbattersi su tanti piccoli innocenti all'interno della nursery: tanti bambini, figli degli dèi, pagarono con la vita il prezzo della crudeltà dei propri genitori.
Ne sopravvissero in pochi: Sarai, Feral, Ruby, Sparrow... e naturalmente Minya, che a quel tempo (quindici anni prima) aveva solo sei anni ed era riuscita a salvare solo quattro bimbi.

Adesso che gli abitanti di Pianto hanno scoperto che nella minacciosa fortezza di mesarzio ci sono ancora alcuni figli degli dèi, e avendo appreso come lo stesso Sognatore sia uno di loro - un dio dalla pelle blu -, l’oscura e infuriatissima Minya è decisa ad effettuare la propria implacabile vendetta, tanto più che dispone del proprio esercito di fantasmi e dei poteri dello stesso Lazlo, costretto, per amore, ad obbedirle suo malgrado.

Ma Sarai e Lazlo non hanno alcuna intenzione di assecondare quella finta bambina capricciosa e piena di rancore e, insieme agli altri ragazzi blu, mettono su un piano per rendere inoffensiva, almeno temporaneamente, Minya.
Ci riescono e questo dà modo a umani e "feccia degli dèi" di conoscersi, di imparare a relazionarsi al di là delle cose brutte accadute in passato; Eril-Fane è pentito, si vergogna del male fatto ai bambini degli dèi, anche se non aveva avuto scelta - visto che erano stati proprio gli dèi ad attaccarli, rapirli, umiliarli, stuprarli, a mettere incinta le donne per avere, intenzionalmente, tanti piccoli semidèi a disposizione.

"Perché gli dèi avevano violentato degli umani e li avevano costretti o a fare da padre o a partorire la loro “prole”? Lazlo era sicuro che gli stupri in sé non fossero lo scopo, ma il mezzo. Che lo scopo fossero i bambini. Era troppo organizzato perché non fosse così. C’era persino una nursery. Quindi la domanda era: perché? E che cosa avevano fatto di loro? Che cosa avevano fatto con tutti quei bambini?"


Le risposte alle tante domande passano necessariamente attraverso altre questioni, che hanno a che fare con l'origine stessa dei Mesarthim e di tutti i bambini nati nella fortezza durante il dominio di Skathis: che ne è stato di essi?

Se Minya e il suo piano di vendetta sono, per adesso, "congelati", è un'altra la minaccia che sopraggiunge con virulenza e che rischia di porre fine a tutto e tutti, umani e dèi, Pianto e fortezza: si tratta di una creatura che sta viaggiando da decenni, attraverso dimensioni e portali, alla ricerca dell'unica persona che abbia mai amato in vita sua e che è in pericolo; per salvarla, anch'essa è disposta veramente a tutto.

Costei è Nova e le sue origini sono precedenti a Lazlo e allo stesso Eril-Fane; Nova è cresciuta con sua sorella Kora, erano tutto l'una per l'altra ma a un certo punto i Mesarthim - e il terribile Skathis principalmente - le hanno separate, rapendo Kora e sfruttando il suo dono, ma abbandonando al proprio triste e solitario destino la povera Nova, anch'essa portatrice di un dono potentissimo ma decisamente sgradito e ritenuto pericoloso, per cui da tener lontana dagli dèi.

Ma non c'è uomo o essere divino che possa indurre una sorella a smettere di amare la propria gemella, e la prima è capace di viaggiare per mari e monti, superare barriere spazio-temporali, pur di riavere con sè la propria amatissima sorellina.

Insomma, le minacce sono due: Minya e Nova e chi tra esse sia la più spaventosa, è tutto da vedere.
Una cosa è certa: quando i portali dimenticati si aprono di nuovo, mondi lontani diventano pericolosamente vicini e tanto il mondo degli uomini quanto quello degli dèi rischiano di crollare miseramente, sotto un cumulo di macerie, figlie dell'odio più selvaggio, del rancore più vendicativo, della voglia irrefrenabile di distruggere tutto perché quel tutto ha portato solo dolore.

Entrambe le minacce - Minya e Nova - sono in realtà due creature estremamente sofferenti, ferite, che hanno assaporato la solitudine, il tradimento, il senso di impotenza nel non riuscire a salvare le persone amate; sono due donne cui è stato tolto tanto, tutto, e a dar loro l'unica ragione di vita è sempre stata la vendetta, che forse non ripristinerà il loro mondo, ma potrebbe dar loro la pace.

Ma è così? Dare sfogo all'odio dona realmente la pace?

«Non è fragilità scegliere la pace invece della guerra».

L'unica "arma" che resta ai ragazzi della fortezza e agli abitanti di Pianto è Sarai, la Musa degli Incubi, colei che entra nei sogni di tutti, ne conosce le paure più recondite e può, quindi, scandagliare nei ricordi più dolorosi delle due nemiche, per andare all'origine dei loro traumi.

"Lei era la Musa degli Incubi. I sogni le obbedivano. Non potevano nasconderle le cose.
(...) Ma lei non voleva più essere la Musa degli Incubi. Chi voleva essere davvero? Ricordò Lazlo che, prima che entrasse per la seconda volta nei sogni di Minya, le diceva: «Tu non stai tentando di sconfiggerla. Ricordalo. Stai tentando di aiutarla a sconfiggere il suo incubo»."

Ce la farà Sarai a trovare un modo per comunicare con quella parte buona di Minya e Nova, soffocata dalle brutture vissute?
Il destino di tutti è appeso a questa flebile speranza.

Anche il secondo romanzo della dilogia del Sognatore mi ha davvero rapita e incantata perché è scritta divinamente, per quanto mi riguarda.

La narrazione si concentra su tre filoni: le vicende drammatiche e avventurose che coinvolgono Lazlo, Sarai, gli umani e i figli degli dèi quando si ritrovano nella fortezza; la parte relativa a Thyon Nero, che è in compagnia della delegazione di Eril-Fane e che deve trovare un modo per interagire con i ragazzi che ne fanno parte, scendendo dal piedistallo e imparando finalmente a vivere, a relazionarsi, a lasciarsi guidare dalle emozioni e a sentirsi parte di un gruppo. A tal proposito, mi è piaciuta molto la sua crescita psicologica.
Il terzo filone è collocato nel passato e ha a che fare, come anticipato, con vicende accadute duecento anni prima, quando gli dèi hanno cominciato a prendere con sé coloro che possedevano poteri per dominare sugli uomini; è in questa sezione che conosciamo le sorelle Kora e Nova.

"Tanto tempo fa, c’era un silenzio che sognava di diventare una canzone, poi ho trovato te e adesso ogni cosa è musica."


Dolci sono i momenti relativi all'amore tra Lazlo e Sarai, pieno di ostacoli ma da questi addirittura rafforzato.
I due innamorati sono interiormente divisi perché da una parte vogliono essere fedeli alla propria gente e dall'altra non possono non riconoscere che ambo gli schieramenti - umani e divini - sono vittime e che qualcuno dovrà pure fare il primo passo per la pace.

Lazlo finalmente ha scoperto chi è: "non un orfano di guerra proveniente da Zosma, ma un mezzosangue, figlio di un dio, benedetto dal potere che era stato la maledizione di Pianto, appena in tempo per salvarla."


Come dicevo, trovo la Taylor brava brava, ha una straordinaria capacità di farti entrare nei suoi mondi magici, di descriverteli con una tale vividezza di particolari da permetterti di immaginarli, di sentirti inserito e parte di quella dimensione fantastica.
Io che solitamente non amo le "battaglie fantasy", ho seguito con molto coinvolgimento gli avventurosi scontri tra i personaggi, viaggiando assieme a loro tra magici portali, sentendomi spettatrice in prima linea di tutte le vicende narrate che, per quanto siano fantasiose, sono anche tanto umane, dal punto di vista delle emozioni, dei desideri (buoni e cattivi), delle speranze e delle paure.
È questo che amo, in special modo, del modo di scrivere di questa scrittrice: mi piace il suo stile - poetico e, allo stesso tempo, concreto - di mostrarci sentimenti e realtà interiore dei personaggi; la sua penna è profonda, delicata ma anche intensa, le sue storie sono complesse ma ben descritte e senza buchi o cose irrisolte, ricche e appassionanti nelle diverse dinamiche ed evoluzioni.

Vabbè è chiaro che adoro Laini Taylor; come mi fa amare il fantasy lei, non ci riesce nessun altro.

Consigliato, è un romanzo che appassiona, emoziona, fa sognare e anche riflettere su quanto difficile e tortuoso sia il percorso che conduce al perdono e alla riconciliazione, ma come valga sempre la pena percorrerlo.

Il finale è risolutivo e soddisfa il lettore, eppure l'autrice dà una piccola speranza circa un eventuale seguito (magari!!).


CITAZIONI


"Se qualcosa era semplicemente intollerabile, la mente vi costruiva intorno un muro, oppure lo seppelliva in una tomba. Aveva visto orrori nascosti in una scatola di biscotti e piantati sotto un germoglio in modo che le radici vi sarebbero cresciute intorno e lo avrebbero tenuto stretto. La mente è brava a nascondere le cose, ma c’è una cosa che non può fare: non può cancellare. Può soltanto dissimulare, e le cose dissimulate non sono scomparse. Marciscono. Vanno a male, rilasciano veleni. Fanno male e puzzano. Sibilano come serpenti nell’erba alta."

"Arriva un punto, con i sogni e le speranze, in cui o li lasciamo perdere, oppure lasciamo perdere tutto il resto. E se scegliamo il sogno, se continuiamo a seguirlo, allora non lo lasceremo mai perché non avremo nient’altro."

"Possiamo essere in conflitto, odiarci e desiderare la reciproca distruzione, ma nella disperazione siamo tutti smarriti nelle stesse tenebre, respiriamo la stessa aria mentre soffochiamo nel nostro dolore."

"...la verità aveva un suo modo di filtrare. La mente non può cancellarla. Può soltanto nasconderla, e le cose nascoste non sono scomparse."

"«I desideri non si avverano. Sono soltanto il bersaglio che dipingi intorno a quello che vuoi. Il centro devi sempre colpirlo da sola»."

venerdì 14 luglio 2023

RECENSIONE 🕵️‍♂️ UNO STUDIO IN ROSSO di Arthur Conan Doyle 🔍



Un doppio omicidio tocca Londra, Scotland Yard si mette in azione e, tra funzionari che brancolano nel buio delle proprie imperfette ipotesi, un investigatore dal potere intuitivo formidabile e dalle capacità logiche ammirevoli, in compagnia di un amico dottore, riuscirà a sbrogliare l'ingarbugliata matassa.


UNO STUDIO IN ROSSO
di Arthur Conan Doyle


Ed. Feltrinelli
trad. G. Carlotto
175 pp
"Nella matassa incolore della vita, corre il filo rosso del delitto, 
e il nostro compito consiste nel dipanarlo, nell’isolarlo, 
nell’esporne ogni pollice."

John Watson è un medico congedato dall'esercito per una ferita e sta cercando casa in quel di Londra; un amico gli presenta una persona che, a sua volta, avrebbe piacere a condividere l'appartamento con qualcuno: questi è Sherlock Holmes, l'investigatore inglese famoso per le straordinarie competenze in chimica e anatomia pur non essendo né scienziato né medico.

Sin dai primi momenti in cui fa la sua conoscenza, il buon Watson intuisce di trovarsi al cospetto di un uomo stravagante, dall'umore ballerino (passa dall'essere un gran chiacchierone al mutismo), sicuro di sé, ignorante di politica ed economia ma colto in tutti quei campi del sapere per lui interessanti, compresa la conoscenza dei veleni.

Ma soprattutto, le sue qualità più spiccate convergono in una direzione ben precisa: Sherlock ha un'intelligenza acutissima, una incredibile capacità deduttiva e di ragionamento analitico che gli permettono di partire da pochi particolari fisici o da dettagli relativi all'abbigliamento di una o più persone, per trarre su di esse conclusioni chiare e azzeccate. 

Al centro di "Uno studio in rosso" vi è il misterioso omicidio di un uomo, trovato morto in una casa con accanto un anello nuziale da donna e la scritta "Rache" (che vuol dire vendetta in tedesco) sul muro; c'è del sangue per terra ma non è del morto, che non presenta ferite sanguinanti. 

"Il delitto più banale è spesso il più misterioso perché non presenta caratteristiche nuove o particolari da cui si possano trarre delle deduzioni..."

Da subito, il caso sembra ostico in quanto privo di elementi che palesemente potrebbero spingere verso una pista piuttosto che verso un'altra e i due principali funzionari di Scotland Yard - Lestrade e Gregson - non sanno che pesci pigliare, azzardando ipotesi più fantasiose che realistiche; essendone consapevoli, cercano aiuto - senza darvi però troppa importanza, l'orgoglio non glielo consente - presso il loro amico Sherlock Holmes, di cui conoscono l'arguzia, lo spirito d'osservazione e il formidabile intuito. 

L'investigatore più celebre di Londra, figura iconica e affascinante delle detective stories, attira le simpatie del lettore con gran facilità, per la sua "mentalità troppo scientifica… che rasenta il cinismo" (come rileva il dottor Watson), la naturalezza con la quale applica alla vita normale alcuni precetti dell’arte dell’osservazione e della deduzione, i suoi ragionamenti, l'attenzione posta a minuzie e particolari cui nessun altro fa caso, il suo far su e giù nei pressi del luogo del delitto perché esso "gli parli", gli indichi che via prendere, su cosa concentrarsi; fa meraviglia come Holmes sappia dedurre, senza tema di smentita, caratteristiche fisiche delle persone coinvolte nel delitto pur non conoscendole, ma solo basandosi su dettagli contestuali.

"Nella scienza dell’investigazione, non c’è nessun ramo tanto importante e tanto negletto quanto l’arte di individuare le orme."

Capire chi sia la prima vittima (un certo Drebber, e dopo di lui, il suo segretario) e chi poteva aver ragione di volerli morti, è fondamentale e l'autore, dopo averci narrato il presente - i delitti, le deduzioni e le investigazioni di Holmes e il suo risolvere il caso sotto al naso dei colleghi contrariati e sbigottiti -, ci introduce, attraverso un lungo flashbask, in un altro luogo e in un altro tempo per esporci gli antefatti, così da mettere insieme tutti i pezzi e vederne la stessa logica che vi ha scorto l'investigatore.

Qualcosa è accaduto una ventina di anni prima a Salt Lake City che ha gettato le basi per i delitti di Londra; conosciamo così la storia di un uomo e della bimbetta a lui affidata, di come egli l'amasse come una figlia e di come, in un momento di forte difficoltà, i due abbiano ricevuto l'aiuto di un gruppo di mormoni (fondamentalisti) e si siano uniti ad essi.
Ne segue una storia che racchiude amore, fanatismo religioso, desiderio di tiranneggiare di alcuni (in nome di Dio!!) e la sottomissione passiva di altri (per evitare conseguenze terribili), disperazione e voglia di fuggire per avere un futuro, rancore, odio, vendetta.

"Uno studio in rosso" è il primo romanzo (pubblicato nel 1887) con protagonista Sherlock Holmes ed è appassionante, si divora in poco tempo perché fluido nel ritmo, interessante e anche divertente nel presentarci, sullo sfondo di una Londra avvolta in una nebbia fitta e impenetrabile, il bizzarro e intelligente personaggio, affiancato dal tranquillo Watson, persona comune che - come noi lettori - ne subisce il fascino, seguendo passo passo il suo modo di giungere alla soluzione del caso ragionando all’indietro, per poi appurare come tutta la faccenda non fosse altro che "una catena di fatti logicamente collegati senza un difetto né una soluzione di continuità."

Piacevolissimo, adatto a tutti, anche a chi solitamente non è un fan di gialli/polizieschi, e ideale per chi cerca letture leggere da portare in vacanza.


martedì 11 luglio 2023

§ RECENSIONE § LUGH (The Crimson Thrones #2) di Francesca Trentini


Lui è il dio della luce, adorato per secoli dagli umani ed oggi dimenticato; lei è una ballerina di lap dance costretta a vendere il proprio corpo per pagarsi le medicine, con le quali tenere a bada un'oscura e dolorosa malattia. Un'antica profezia vuole che i due, insieme, debbano contribuire a salvare la terra, preda dell'attacco di mostruose creature.


Il presente romanzo è uscito il 1° luglio 2023; lo trovate su Amazon (in eBook, Cartaceo e KindleUnlimited).
È il secondo volume della serie “The Crimson Thrones”, così composta:


1. SETH di Laura Fiamenghi
2. LUGH di Francesca Trentini (USCITA: 1° LUGLIO 2023)
3. NERGAL di M.D. Ferres (USCITA: 1° AGOSTO 2023)
4. KÀRI di Monica B.


LUGH
(The Crimson Thrones #2)
di Francesca Trentini



Self publishing
348 pp
LINK AMAZON

Lugh (chiamato anche Logan) è il dio celtico della luce, ma a guardarlo non giureresti di trovarti di fronte ad una divinità potente e rispettabile, visto che passa il tempo a bere birra, esponendosi anche a prese in giro e sberleffi da parte degli amici.

Eppure c'è stato un tempo in cui ha vissuto in modo degno della propria posizione divina, grazie in particolare alla propria invincibile lancia.
In virtù delle sue innegabili capacità di combattente, Logan è riuscito ad aggiudicarsi la vittoria al torneo organizzato per scegliere i quattro guerrieri destinati a fronteggiare l’imminente fine del mondo. 
Purtroppo, però, durante il combattimenti, l’arma del dio si è spezzata, privandolo di fatto dei suoi poteri. 

E senza la sua lancia, Lugh è un Logan qualsiasi.
Si sente mutilato, imperfetto, incapace.
Come farà a combattere e a sconfiggere i Distruttori che stanno invadendo la terra?

Logan si vede recapitare due oggetti che saranno fondamentali nella sua missione: il frammento di uno scudo datogli direttamente dalla dea Atena e una pergamena su cui è scritta la parte della profezia che lo riguarda.
O meglio, che riguarda anche lui, ma non solo: il frammento gli mostra, in una visione, una donna che è collegata alla sua missione e che vive a Lione; in groppa al suo destriero, Enbarr, che per l'occasione si trasforma in una moto, Logan si reca in Francia, a Lione, e lì conosce Melanie.

Melanie è una bella ragazza che però conduce una vita orribile: devastata quotidianamente da fitte lancinanti alla testa - e che cerca di curare con costosi farmaci -, per campare fa la ballerina di lap dance per clienti che chiedono ben più di un ballo privato.
La ragazza non vorrebbe fare questo tipo di vita ma è praticamente sola al mondo (i genitori l'hanno rinnegata e lasciata sola) e si è rassegnata a un'esistenza di questo tipo; l'unica cosa che le dà un po' di conforto è pregare il dio celtico Lugh, sperando che egli l'ascolti e "la salvi".

Ed è ciò che accade.
Un giorno, mentre è a lavoro, si presenta un uomo che dice di essere un agente segreto di nome Logan McDanae e da quel momento la sua vita cambierà radicalmente.
In seguito ad un improvviso attacco da parte di creature viscide e filiformi, in cui Melanie dà prova, del tutto inconsapevolmente, di possedere dei doni speciali adatti a fronteggiare la minaccia aliena, Logan la prende con sè e la "costringe" a seguirlo nella sua missione salvatrice.

Ovviamente, la ragazza è perplessa, non comprende come sia possibile che una come lei, malata e che che conduce uno stile di vita discutibile, possa addirittura essere arruolata per combattere i nemici mostruosi e salvare l'umanità, ma così è e sarà compito di Logan aiutarla a convincersi che il suo ruolo nella sconfitta dei Distruttori è assolutamente fondamentale e imprescindibile.

C'è qualcosa in lei che è in grado di richiamare a sé il potere della lancia spezzata del dio Lugh: insieme, il dio del sole, della luce, della fertilità e del raccolto estivo, e questa fragile e testarda umana, possono e devono diventare i protagonisti di un'impresa tanto avventurosa quanto piena di pericoli.

Le famigerate e squallide creature tentacolari, con bocche bavose e denti aguzzi, stanno attaccando l'Europa e i loro assalti si verificano ogni giorno con più frequenza e in modo inaspettato e violento, seminando morte e distruzione.

Logan, intanto, per preparare al meglio Melanie al compito affidato loro dagli dèi, le dà modo di addestrarsi, di prendere consapevolezza della propria natura e delle capacità sovrannaturali di cui è dotata e che, in qualche modo, sono collegate alla sua malattia.

Stare insieme 24 ore su 24 da sì che i due imparino a conoscersi sempre meglio, a rendersi conto di quanto tra loro ci sia una chimica molto forte, una forza che attrae tanto i corpi quanto le anime; la passione fa capolino molto presto e sembra volerli divorare, ma Logan sa che presto giungerà il momento di svelare alla bella compagna di avventura la propria identità divina.

Come prenderà Melanie la notizia che quell'uomo alto e imponente, dal fisico meraviglioso, forte e pieno di coraggio, che dice di essere un agente segreto... è in realtà il "suo" Lugh, il suo amato e adorato dio da lei pregato con fervore per anni?

Entrambi hanno un bel caratterino e, in particolare, Melanie, che è dolce e buona ma anche molto caparbia e indipendente.
Ma ad accomunarli e ad avvicinarli molti è un aspetto per nulla trascurabile: tutti e due vengono da un passato costellato da delusioni, rabbia, frustrazioni, che ha generato insicurezze e il timore di non essere all'altezza del grandioso compito assegnato.

Come già Seth, pure Lugh è un dio sì potente ma altresì pieno di fragilità, insuccessi, che si vede perso e meno forte a causa della lancia spezzata, il che lo fa sentire indegno di adempiere ai propri doveri; lo stesso vale per Melanie, che non si stima in quanto sa di essere solo una poco di buono, che balla mezza nuda per uomini bavosi e lascivi, che altro non aspettano se non prenderla e soddisfare le proprie voglie. Una come lei, per di più con il corpo afflitto da un male senza nome ma doloroso, cosa e chi vorrebbe mai salvare?

Ambedue, insomma, prima di imbarcarsi nell'impresa di salvare il mondo, devono salvare sé stessi.
E quale forza più efficace dell'amore è in grado di eliminare ogni traccia di buio e a far rispendere la luce che c'è in loro?

Anche Lugh è un paranormal romance avventuroso, denso di dialoghi, con una narrazione agile e dal ritmo vivace, che punta molto sulla caratterizzazione dei protagonisti, anche grazie all'uso della doppia prospettiva (la "voce" di Logan si alterna a quella di Melanie); la temperatura tra i due, che si piacciono sin dal primo istante, sale fino a sfociare in momenti "bollenti".
Una lettura che consiglio in special modo agli amanti del genere.

lunedì 10 luglio 2023

[[ Novità Romance ]] UN AFFASCINANTE MASCALZONE di Federica Leva



Buon lunedì, lettori!
Oggi, qui sul blog, vi presento un historical romance uscito su Amazon il 20 giugno, primo volume di una trilogia.

Se vi piacciono le storie d’amore nella Scozia del 1832, THE MACBRIDE SERIES vi farà vivere tre avvincenti storie d'amore fra le sfide, gli intrighi e le passioni di una famiglia nobiliare scozzese.


- THE MACBRIDE SERIES 1 -
UN AFFASCINANTE MASCALZONE
(Brigitte e Jamie)
di Federica Leva


Disponibile in ebook, 
in KU e in cartaceo (a breve)
Prezzo ebook: 2,99 €
Dopo la morte del padre, Lady Brigitte si ritrova senza casa e senza dote. Il solo che può aiutarla è suo cugino Cole, il nuovo e cinico conte di Blackthorn. 
Ma Brigitte non è una damigella in difficoltà: è bella, intelligente e coraggiosa, e non ha paura di sfidare le convenzioni sociali per inseguire i propri sogni. 
Il suo temperamento vivace attira l’attenzione di molti gentiluomini, tra cui l’infame Asheton, che decide di aggiudicarsela in una partita a carte con altri pretendenti.

Jamie MacBride, il fratello minore di Cole, è un comandante della marina che ha vissuto per anni in India, dove ha sognato di comprarsi una piantagione. 
Ora vuole ricominciare una nuova vita nelle colonie, ma ha bisogno di soldi da investire nel suo progetto. Il tavolo verde è un’ottima occasione per arricchirsi, perché nessuno sa giocare a carte e a dadi come lui. 
E nessuno sa barare con altrettanta scaltrezza. A lui non serve una moglie e nemmeno la vuole; ma, dopo aver rubato un bacio a Brigitte, decide che la posta in gioco è troppo allettante per lasciarsela sfuggire...

La partita tra Asheton e Jamie sarà decisiva per stabilire il destino di Brigitte. Ma lo sarà anche per l'amore?





Seguirà: "Il Barone e la fiamma" di Julia Lee


Blog di presentazione libri self ed editi da CE: http://iromanzisiraccontano.altervista.org/

Blog personale: L'Arcipelago dei Pensieri: http://federicaleva.altervista.org

giovedì 6 luglio 2023

I LIBRI PIU' BELLI LETTI NELLA PRIMA META' DEL 2023

 

La prima metà del 2023 è passata da pochi giorni ed io mi accingo, come di consueto, a tirare le somme delle mie letture nel periodo da gennaio a giugno.



NARRATIVA CONTEMPORANEA


Tra i diversi libri di narrativa interessanti letti nei primi sei, i seguenti son quelli che sicuramente meritano il podio per le emozioni che mi hanno accompagnata nella lettura.

RECENSIONE
Mai come in questi giorni - che hanno visto Jenin presa d'assedio dall'esercito israeliano - Ogni mattina a Jenin potrebbe essere più attuale: è un romanzo che dà voce a chi è stato silenziato a favore di una narrativa "ufficiale" che inevitabilmente distorce la verità, la rende opaca, la nasconde, finendo per ribaltare i ruoli di "aggressore" e "aggredito", di occupante e occupato, di vittima e carnefice.

Eravamo profughi, tutti quanti. Quelli che erano scappati, erano diventati profughi ancora una volta (...) E quelli di noi che erano rimasti diventarono prigionieri a Jenin."


Una storia di speranza e di rinascita, perché dal dolore, dalla sofferenza, possono ancora sbocciare una gioia di vivere nuova, pura e irrefrenabile, e la voglia di guardare gli altri esseri umani e la natura con uno sguardo rinnovato, che ci permetta di vederne davvero tutta la bellezza e di goderne appieno, senza filtri e senza fretta. Intenso, poetico, ricco di pensieri profondi.


TOTALE: 20.


GIALLO/THRILLER/NOIR


RECENSIONE
Ho finalmente iniziato la serie su Teresa Battaglia, personaggio al quale ci si affeziona; romanzo coinvolgente, una scrittura che sa come catturare l'attenzione del lettore, guidandolo affinché faccia caso ai dettagli, a quelli più inquietanti - capaci di aumentare il livello di tensione -, e a quelli che lo spingono ad andare oltre le apparenze e che puntano la luce sul mondo emotivo dei personaggi, compresi quelli "cattivi". 

RECENSIONE

Un giallo ricco di suspense ma anche di ironia; ruota attorno ai libri e rende omaggio ai classici del mystery.

TOTALE: 10.




ROMANCE:  7.

DISTOPICO/FANTASY: 3.


Menzione speciale per IL SOGNATORE di Laini Taylor, narratrice abilissima che riesce a farmi innamorare dei suoi personaggi e di ambientazioni magiche e  fantastiche che, solitamente, non amo.

NARRATIVA PER INFANZIA/RAGAZZI: 4.

STORIA/DOCUMENTARI: 4.

CLASSICO: 3.

BIOGRAFIA: 1.

Non posso non consigliare la lettura di DALL'INFERNO SI RITORNA, la storia della piccola Bibi,

sopravvissuta al massacro della sua famiglia e della sua gente in Ruanda, negli anni '90.

MISTERY/HORROR: 1.



TOTALE LIBRI LETTI DA GENNAIO A GIUGNO: 53.

CARTACEI: 9
E-BOOK: 34.
AUDIOLIBRI: 10.

martedì 4 luglio 2023

♢ RECENSIONE ♦ UN GIORNO DI FESTA di Joyce Maynard



Possono cinque giorni, nell'arco di una vita, sconvolgere tanto tre persone da diventare, per loro, indimenticabili?
Sì, se la vita che stavi conducendo, prima del fatidico incontro, era scialba, triste, priva di gioie.
È ciò che succede al 13enne Henry e a sua madre Adele quando, nelle loro monotone e solitarie giornate, entra Frank, evaso dal carcere e ricercato.



UN GIORNO DI FESTA
di Joyce Maynard



NN Editore
trad. F. Merani
240 pp
Henry ha tredici anni e sente che la sua vita non è un granché.

Vive nella città di Holton Mills, nel New Hampshire, con sua madre Adele, ex ballerina dal corpo ancora in forma, una donna ancora molto bella ma anche tanto triste che, dopo un divorzio difficile, si è chiusa in se stessa; e conduce una vita da reclusa: non esce di casa quasi mai e manda il figlio a fare i servizi necessari; non ha amici (fatta eccezione per una sola, Evelyn, madre di un ragazzo disabile) e non ha hobby; non sa e non le piace cucinare (mangiano sempre cibi surgelati) e si è trovata un lavoro che le permette di continuare ad essere asociale (vende vitamine per telefono).

E così il ragazzino trascorre la maggior parte del suo tempo in casa,  guardando la televisione, leggendo e sognando ad occhi aperti come sarebbe scoprire le gioie di "contatti proibiti" con le sue compagne di classe (che non lo degnano di uno sguardo). 

Questa assenza di svaghi e relazioni sociali si ripercuote sul figlio, che infatti si sente un emarginato, separato dal resto del mondo e diverso dai suoi coetanei; a parte le persone che incontra a scuola, gli unici esseri umani che frequenta sono il padre e la sua nuova famiglia.
L'uomo, infatti, si è risposato con Marjorie e hanno avuto una bimba, Chloe, che Henry fatica a sentire come una vera sorellina; la matrigna, a sua volta, ha un figlio dal precedente matrimonio e anche con il fratellastro (coetaneo) Henry non sente di aver nulla in comune.

Stare col padre non è per Henry necessariamente la migliore ed esaltante delle avventure: se da una parte ha bisogno delle sue attenzioni, dall'altra percepisce di essere un intruso all'interno della sua nuova famiglia, e addirittura è convinto che il genitore si trovi meglio con il figliastro che con lui, che tra l'altro è una vera schiappa in qualsiasi sport, con gran disappunto paterno.

Insomma, Henry e Adele sono profondamente infelici, annoiati e privi di interesse per la vita.
Eppure, Henry prova con tutte le energie a scuotere la madre, a farla uscire: lei è il suo punto di riferimento, il suo centro, sono tutto l'uno per l'altra. 
Ma per quanto ci provi, egli sa che non potrà mai rendere felice la sua fragile ed emotiva madre, il cui cuore è profondamente spezzato da esperienze e traumi passati.

Ma tutto cambia il giovedì prima del Labor Day, quando mamma e figlio si recano al centro commerciale: un uomo con i vestiti sporchi di sangue avvicina Henry al supermercato, chiedendogli aiuto. Si chiama Frank e rivela di essere evaso dall’infermeria del penitenziario (è stato operato per un'appendicite); nonostante il rischio, Henry e Adele non esitano ad accoglierlo in casa con loro. 

Nei pochi giorni che seguono, Frank soggiorna in casa di Adele e questo porta tra quelle mura un cambiamento di prospettiva e la speranza che anche per lei ed Henry ci sia ancora la possibilità di essere felici e di essere una famiglia.

Anche se i tg dicono che il ricercato è un criminale pericoloso, Frank in realtà si comporta con Adele e il figlio con estrema dolcezza, comprensione, voglia di occuparsi e preoccuparsi di loro: in poco tempo, questo sconosciuto veste efficacemente i panni di marito e padre, colmando lacune emotive che sembrava fossero destinate a restare tali per sempre.

Frank è affascinato da quest'uomo calmo e simpatico, che gli insegna a lanciare una palla da baseball, come fare una torta alle pesche perfetta e che soprattutto è capace di far spuntare di nuovo il sorriso sul bel viso di Adele, la quale sembra rinascere a contatto con quest'uomo forte, efficiente, premuroso, che la guarda dritto negli occhi e le parla con rispetto e dolcezza.

Adele cambia ed il figlio non può non accorgersene: non la vedeva così bella, sensuale, serena da tanto tempo, forse neanche se lo ricordava come poteva essere sua madre quando era felice.
Perché finalmente Adele è felice ed è merito di Frank.

Henry ha solo tredici anni, è un quasi adolescente in piena crescita (e nel mezzo della fatidica "tempesta ormonale") e finora ha vissuto il legame con la madre in maniera assoluta e totalizzante.
Con Frank dentro casa - e nel letto di Adele -, Henry si scopre geloso e si ritrova diviso tra due differenti desideri: la possibilità di essere una famiglia e la paura che Frank voglia portargli via sua madre, escludendolo dalla loro vita.

Intanto, le ricerche proseguono e la polizia ha promesso una bella sommetta a chi ha notizie utili per acciuffare l'evaso; nessuno immagina che nella solitaria casa di una donna, che non mette mai il naso fuori, si nasconda un criminale, dalla cui bocca ascolteremo la sua versione della storia che lo ha visto colpevole del delitto che l'ha portato in carcere.

Nella casa di Adele e Henry, il tempo sembra scorrere lento, racchiuso nell’intimità di una strana famiglia, formatasi in circostanze decisamente singolari.
Quest'idillio è destinato a durare o verrà interrotto dalla triste e implacabile realtà?

"Un giorno di festa" (pubblicato in precedenza col titolo "Un giorno come tanti", da cui è stato tratto l'omonimo film, con Josh Brolin e Kate Winslet) è un romanzo di formazione scritto con molta delicatezza, con un linguaggio pulito e una trama di per sé semplice e lineare, forse anche poco originale; non ha di certo un ritmo concitato, tutt'altro, esso è piuttosto lento e non induce il lettore a una lettura avida e frenetica, per cui se siete alla ricerca di una lettura avventurosa, questo libro non è per voi.

Questo romanzo ci mostra, con voluta placidezza e con un che di sonnacchioso, come un ragazzino che sta crescendo e che sta imparando ad affrontare le tante difficoltà tipiche dell'età (il cambiamento del proprio corpo, l'interesse per le ragazze e l'imbarazzo di non saperlo gestire, il rapporto con una madre amata e che lo ama, ma anche molto fragile, il legame con un padre presente eppure distante emotivamente, quello con la sua nuova famiglia, che si fatica ad amare davvero...) si ritrovi di colpo e inaspettatamente a chiedersi come sia essere felici e quanto salvifica possa essere la speranza della felicità quando viene donata a chi - come lui e Adele - si stavano abituando all'apatia, a giorni sempre uguali, alla solitudine, al dolore del passato (lei) e alla paura di un futuro grigio e noioso (lui).

Durante la lettura, ammetto di aver pensato, più di una volta, che mi mancava qualcosa, soprattutto a livello emozionale: la narrazione mi sembrava piatta, troppo prevedibile e, quindi, poco coinvolgente.
Devo dire che però le pagine finali mi son piaciute e mi hanno spinta a riconsiderare più positivamente tutto il romanzo: credo sia merito della dolce malinconia e della genuinità presenti nell'Henry ormai adulto (che ci aggiorna sul dopo), la cui mente non ha mai dimenticato quei cinque giorni incredibili vissuti con un ricercato dentro casa.
Cinque giorni in compagnia di un uomo che aveva infuso un'insperata vitalità nella madre e aveva donato tenerezza e amicizia all'Henry tredicenne, solo e apatico.

Mi è piaciuta la nota positiva finale, che mi ha lasciata con un sorriso soddisfatto e intenerito.

La Maynard è una scrittrice che vorrei approfondire.
Voi avete letto qualcosa di suo?



domenica 2 luglio 2023

[[ GIUGNO 2023 ]] Tra pagine e popcorn

 

Luglio è da poco entrato e io riepilogo qui con voi le mie letture del mese di giugno!


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1. PERFECT DAY di R. Hausmann: se tuo padre fosse accusato di essere un mostro, lo difenderesti senza se e senza ma? (4/5) IDEALE PER CHI CERCA UN THRILLER PSICOLOGICO DA LEGGERE IN SPIAGGIA.
2. LA PIAZZA DI NESSUNO di M. Rosato: una piazza immobile ed eterna, spettatrice del mutare degli eventi che coinvolgono gli esseri umani (3.5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA DIVERSA DAL SOLITO, CON PERSONAGGI STRAVAGANTI.
3. PER AMORE DI BENEDICT di T. Thompson: una giovane e solare ragazza cerca di portare amore e speranza a un uomo sfiduciato (4/5). ADATTO AGLI AMANTI DEL ROMANCE.
4. OMICIDIO FUORI STAGIONE   di A. J. Seaman: su un'isoletta in cui non accade mai nulla cominciano a morire degli adolescenti (3,5/5). GIALLO NORDICO SOFT, SCRITTO DA UN ITALIANO
5. COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI di D. Pitea: un serial killer semina morte in quel di Roma mandando messaggi criptati e indovinelli alla polizia prima di colpire (4,5/5). THRILLER AD ALTA TENSIONE.
6. ZANNUTA  di A. Di Cesare: la vita travagliata di una donna sola ed emarginata ma dallo spirito forte e indipendente (5/5). SE SEI ALLA RICERCA DI UNA STORIA AL FEMMINILE COINVOLGENTE.

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7. PANE COSE E CAPPUCCINO DAL FORNAIO DI ELMWOOD SPRINGS  di F. Flagg: non c'è modo migliore per prendersi cura di sé che tornare a casa, alle proprie radici (4/5). PER CHI HA VOGLIA DI UNA COCCOLA LETTERARIA.


I libri maggiormente apprezzati a giugno sono stati Zannuta, per la protagonista indimenticabile, che ne ha vissute tante e la cui schiena ne ha prese non poche, ma niente è riuscita a spezzarla; il thriller di Pitea per la sua trama complessa e accattivante.






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 FILM

 Per quanto concerne i film che mi sento di segnalarvi, ci sono:

- C'MON C'MON di Mike Mills, con Joaquin Phoenix  e Woody Norman.

 È un film che ha al centro il rapporto tra un uomo e il suo nipotino; i due impareranno a conoscersi e ad instaurare un legame molto bello e sincero, che farà bene a entrambi.

Joaquin è Johnny, un giornalista impegnato a girare documentari e a fare interviste radiofoniche; il suo ultimo progetto lo vede viaggiare per l'America per incontrare diversi bambini e intervistarli riguardo al futuro non proprio idilliaco del nostro pianeta.

Quando riceve la telefonata della sorella, Viv, con cui non intrattiene grosse frequentazioni (in particolare dopo la morte della loro mamma), non ha idea di ciò che sta per chiedergli: dovendo lei occuparsi del marito (che soffre di disturbi mentali), ha necessità di lasciare il figlioletto, Jesse, con una persona di fiducia per qualche giorno.

Quelli che all'inizio dovevano essere pochi giorni, ne diventano decisamente di più, tanto che Johnny -
non potendo restare a casa per troppo tempo perché deve lavorare - sarà costretto a portare con sé il nipote in uno dei suoi viaggi, che li porterà da Los Angeles a New York e poi New Orleans. 

La trama del film è di per sé semplice ed essenziale e si concentra, come dicevo, sul rapporto che zio e nipote - che sono praticamente due estranei l'uno all'altro - instaurano via via che stanno insieme; Jesse è un bambino di 9 anni  particolare, con un'intelligenza superiore alla media e con comportamenti iperattivi; Johnny, che è un uomo solitario, silenzioso e tranquillo, si rende conto sin da subito che non è affatto semplice, per un tipo come lui, interagire in modo soddisfacente con un ragazzino chiacchierone, curioso, pronto a fare sempre mille domande su tutto, schietto e senza peli sulla lingua, restio ad obbedire agli adulti senza fiatare o argomentare.
È faticoso, per l'uomo, rapportarsi a questo nipote semi sconosciuto, cui è complicato star dietro, essendo Jesse un vulcano di parole, domande, immaginazione, e prendersi cura di lui, facendo attenzione a restituirlo alla madre tutto intero, non è proprio un'impresa scontata, anche perché il ragazzino tende a volte a sfuggire alle attenzioni dell'adulto.

I dissidi e le incomprensioni non mancano, anche perché i giorni per stare insieme si allungheranno e questo metterà alla prova emotivamente entrambi, facendo emergere insospettabilmente un mondo interiore - fatto di sentimenti contraddittori, solitudine, paure... - complesso, fino a quel momento tenuto a chiave e che il loro legame, appunto, tirerà fuori.

La pellicola è in bianco e nero e, privata dei colori, assume un carattere maggiormente intimo, dando allo spettatore il modo di concentrarsi sugli stati emotivi dei personaggi, sulle loro evoluzioni psicologiche e comportamentali, su come l'amicizia inaspettata e speciale nata tra zio e nipote abbia donato ad ambedue nuove prospettive, fiducia, voglia di spensieratezza, di parlare per capirsi ed entrare in sintonia, di aiutarsi.
I due protagonisti sono bravissimi, tanto il giovanissimo Woody Norman quanto il mio amato Joaq, sempre eccellente in queste parti intimiste e malinconiche, e ciò che ne viene fuori è un film molto bello, delicato, dolce, che emoziona, fa riflettere e si lascia apprezzare per l'attenzione posta sui sentimenti e la complessità dei legami umani.
Consigliato!!


L'altro film è meno recente ma io l'ho visto soltanto poche settimane fa: AMABILI RESTI, diretto da Peter Jackson e con Saoirse Ronan, Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Susan Sarandon, Stanley Tucci, Michael Imperioli.
Come in tanti sicuramente saprete, esso si ispira all'omonimo romanzo di Alice Seibold e racconta la storia di una ragazzina uccisa da un serial killer ma il cui "spirito" non riesce a passare all'aldilà, schiacciato com'è dal dolore per una morte violenta e ingiusta e dal desiderio di giustizia (vendetta?).

Siamo a Norristown, in Pennsylvania, in una cittadina carina e tranquilla, tra villette a schiera e campi di pannocchie; qui vive la 14enne Susie Salmon, un'adolescente solare e socievole, appassionata di fotografia e innamorata del compagno di scuola Ray Singh. 

Purtroppo, il 6 dicembre 1973 Susie viene fermata sulla strada di casa dal vicino, il signor Harvey, che si è sempre dimostrato affabile e cortese; con un diabolico escamotage, l'uomo adesca la ragazzina, invitandola e convincendola ad entrare in un piccolo rifugio sotterraneo da lui stesso costruito, dove nasconde delle cose belle da mostrare ai ragazzi.
E' una trappola: Harvey fa violenza alla piccola Susie e la uccide brutalmente. 

Da quel momento, lo spirito di Susie si trova sospeso fra la terra e il cielo, in una sorta di limbo fatto di ricordi e di fantasie, da dove può vedere quello che ancora succede ai suoi cari e al suo omicida nel mondo mortale.
Susie è sgomenta e soffre per il proprio ingiusto destino: perchè proprio a lei doveva accadere una cosa talmente brutta - essere vittima di un mostro senza cuore -? 
Era una ragazzina qualunque, serena, con dei sogni da adolescente, che desiderava innamorarsi, fare fotografie, divertirsi.., vivere! 
Non si può tornare indietro: lei è morta e tale resterà, però... se solo potesse fare in modo che i suoi famigliari continuino a tener d'occhio quel maledetto vicino di casa, così da denunciarlo!
Ma come potrebbe mai lei influenzare le vite dei viventi essendo solo una sorta di "fantasma"?
Per Susie è atroce vedere come i suoi genitori soffrano indicibilmente per questa tragedia, per la quale tra  l'altro non c'è giustizia, visto che non è stato arrestato nessuno per la scomparsa e la morte della loro figlioletta.
Il corpo di Susie non è ancora stato ritrovato, ma solo oggetti e tracce di sangue a lei appartenenti; nessun indizio che permetta di rintracciare chi le ha fatto del male.
Attraverso gli occhi disperati e addolorati della giovane sfortunata protagonista, assistiamo impotenti all'inevitabile dolore che si consuma nella famiglia Salmon, finendo per spaccarla.
Intanto, comunque, la povera Susie "vive" in una specie di pre-paradiso (al quale accederà quando sarà pronta a lasciare definitivamente la dimensione terrena, alla quale non appartiene più), dai colori sgargianti e meravigliosi (tipici della raffigurazione del paradiso, per capirci, dove è pieno di fiori, cielo azzurro, luce ecc...), ai quali si alternano immagini più cupe quando il pensiero della defunta va alla propria morte e a ciò che essa significhi.

“Questi erano gli amabili resti, cresciuti intorno alla mia assenza. I legami, a volte esili, a volte stretti a caro prezzo, ma spesso meravigliosi. Nati dopo che me n’ero andata…”

Quando sarà pronta Susie a lasciare definitamente questo mondo? Forse quando vedrà i suoi famigliari rassegnarsi e cercare di tornare a vivere? Quando essi si saranno battuti per "risolvere il caso" e trovare l'assassino (la cui identità è ovviamente nota da subito allo spettatore)?
La piccola vittima cova un mix di vendetta e giustizia ed è ciò che ancora la lega ai mortali (oltre all'amore per la propria famiglia e il rimpianto di ciò che le ' stato tolto).
Come spezzare questo filo?

Il film nel complesso mi è piaciuto, nel senso che l'ho guardato con coinvolgimento, visto il drammatico tema affrontato; ho apprezzato anche la vena thriller, soprattutto relativamente ai tentativi di un famigliare di Susie di sgamare il colpevole; è la prospettiva fantasy-paranormal che mi ha forse convinta meno, ma in generale lo promuovo, perché trasmette tanto l'angoscia legata alla violenza e all'assassinio della ragazzina, quanto la sua legittima voglia (ingiustamente spezzata) di vivere, di essere felice e spensierata. Bravissima Saoirse.

venerdì 30 giugno 2023

♣ RECENSIONE ♣ PERFECT DAY di Romy Hausmann



Nove bambine sono scomparse in poco più di un decennio; di loro si sono trovati solo i cadaveri, abbandonati nei boschi e "segnalati" da dei nastri rossi legati agli alberi.
Ma finalmente pare abbiano trovato il killer: è lui, un antropologo e filosofo famoso e stimato, ribattezzato "Professor Morte".
È davvero l'assassino?
La sua unica figlia conosce l'amato padre che l'ha cresciuta al meglio delle proprie possibilità, non facendole mai mancare il proprio sostegno nemmeno nei momenti più difficili, e sa che mai egli sarebbe capace di macchiarsi degli atroci delitti dei quali è accusato.
Ed è disposta a tutto per dimostrarne l'innocenza.


PERFECT DAY 
di Romy Hausmann



Ed. Giunti
trad. A. Daniele
384 pp


Ann Lesniak ha ventiquattro anni quando la sua vita viene sconvolta da un evento tanto improvviso quanto tragico: in una sera come le altre, mentre si apprestano a cenare, la polizia irrompe dentro casa - dove lei abita col padre, Walter - e arresta quest'ultimo, per poi perquisire a fondo l'abitazione.
Il motivo dell'arresto è assurdo, oltre che drammatico e grave: il professore Walter Lesniak, filosofo di fama mondiale, è accusato di essere nientemeno che il "serial killer dei nastri rossi", vale a dire il feroce assassino che da anni sta angosciando Berlino con i suoi crimini: a partire dal 2004 fino al 2017, dieci bambine sono state prima rapite e poi trovate morte nei boschi attorno alla capitale - in vecchie rimesse, in cantieri abbandonati... -, senza che si fosse mai riusciti ad arrivare a individuare la mano assassina.

Fino a quel momento: è lui, il “Professor Morte” - docente universitario berlinese e noto antropologo, il papà della scioccata Ann - il criminale.
Jana, Kati, Olivia, Laetitia, Hayet, Jenny, Saskia, Alina e Sophie: è lui che ha ammazzato queste povere bambine (tra i sei e i dieci anni), lasciandole morire dissanguate e appendendo una serie di fiocchi rossi ai rami degli alberi come "guida" fino al luogo in cui giacevano i cadaveri.
Alle nove piccole vittime si aggiunge il sospetto di una decima, presumibilmente la prima di tutte, Larissa, scomparsa (e ritrovata morta) nel 2003.
 
Finalmente, dopo quattordici lunghi anni dal primo omicidio, la polizia stringe il cerchio intorno al presunto colpevole: Walter Lesniak, il quale, però, né smentisce le accuse né si dichiara colpevole.

Il suo amico e avvocato, Ludwig, non sa che pesci prendere e chiede aiuto addirittura ad Ann, affinché convinca il padre a parlare e a provare a scagionarsi, se è innocente.

Perché è innocente, vero?
Ann ne è straconvinta: suo padre, un uomo colto, gentile, studioso, appassionato di temi esistenziali e psicologici, una persona sensibile e comprensiva, un padre sempre presente... come fa ad essere un killer e per di più di bambine? Ma è assurdo, è fuori da ogni logica e Ludwig non può davvero credere alle accuse, perché anch'egli sa chi e com'è Walter!

E proprio perché nessuno le crede, decide di cominciare a indagare per conto proprio per dimostrare l'innocenza del padre; là fuori c'è il vero colpevole e va consegnato alla giustizia, affinché smetta di far del male e per dare un po' di sollievo alle famiglie cui sono state brutalmente strappate delle figlie.

Ad aiutarla nelle sue personalissime ricerche si succedono due amici di Ann: la prima è un'amica di vecchia data (nonché vicina di casa), Eva, la quale si presta ad aiutare Ann nella sua folle impresa, ma purtroppo il suo contributo avrà vita breve a causa di un tragico imprevisto; il secondo collaboratore sarà Jacob, un amico simpatico e disponibile che però si rivela essere anch'egli interessato al caso del "serial killer dei nastri rossi" per ragioni personali, ed infatti la sua amicizia con Ann ha sempre avuto un fine ben preciso, per lui.

Il primo tassello da posizionare le viene offerto da una collega di lavoro, Michelle, una donna dolce e materna che, Ann scopre, è la mamma proprio della piccola Larissa, la prima vittima del killer!

A partire da questo indizio Ann - prima con Eva e poi con Jacob - comincerà a seguire qualsiasi traccia possa condurre a un possibile indiziato, ed in effetti un nome sospetto sbuca dal passato della povera Larissa e su di lui Ann convergerà ogni pensiero e risorsa.

La sua ossessione per la verità la porta a Schergel, nella Foresta Bavarese, perché pare che lì ci sia un nuovo caso di scomparsa, il che - ovviamente! - accende le speranze di Ann: se suo padre è in prigione e il killer dei nastri rossi è ancora attivo e colpisce, ciò significa solo una cosa: il professor Lesniak è innocente, in carcere c'è l'uomo sbagliato!!

Finalmente si sta avvicinando l'occasione che Ann cercava: far vedere a tutti chi è l'uomo che l'ha tirata su egregiamente e senza la figura materna (la mamma di Ann è morta quando lei era piccola), mostrarlo per ciò che è - un'anima affabile, serena, istruita - e togliergli l'onta terribile che gli è stata gettata addosso.
Che ne sanno le persone di com'è stato il professor Lesniak nel suo privato? Nessuna di esse sa quanto lui sia sempre stato vicino alla sua complicata figliola, che soprattutto da adolescente ha avuto un temperamento molto ribelle; Ann ricorda alla perfezione le conversazioni a tema filosofico con il padre, i loro discorsi profondi infarciti di citazioni di illustri pensatori (Kant, Cartesio, Pascal...), la disponibilità del genitore di trascorrere del tempo con lei senza mai trascurarla ma mettendo la "sua Coccinella" sempre al centro della propria vita.

Ann è una giovane donna che - dal giorno dell'arresto - ha sentito che qualcosa dentro le si è spezzato per sempre e il marchio infamante sulla reputazione del padre ha colpito anche lei, come un pugno in pieno viso, facendola barcollare.
E, soprattutto, facendola sentire terribilmente sola.
Senza Walter, Ann è sola al mondo.
Un tempo c'è stata la sua Zoe e il loro amore, ma poi lei se n'è andata.
Pure l'amica del cuore, Eva, l'ha lasciata, anche se adesso è ritornata.

Non le resta che combattere perché la verità trionfi.
Certo, per quanto il suo cuore rifiuti di contemplare anche soltanto la minima possibilità che il padre possa essere il vero colpevole, la ragione le dice di stare all'erta.

"Chi vorrei – cosa rimarrebbe di me – se tutto quello che sono stata finora si rivelasse una menzogna?"

"Comprendere è doloroso, Ann. Forse la cosa più dolorosa in assoluto."

Seguiamo Ann mentre cerca, frenetica e determinata, di scagionare suo padre; il suo è un viaggio complicato, che non è solo costellato di piste da seguire, dettagli cui far caso, sospettati da tener d'occhio, ma è ancor prima un viaggio psicologico, che conduce Ann dentro sé stessa e anche dentro la mente di altre persone, in qualche modo coinvolte.

È un percorso difficile, da affrontare con coraggio, consapevolezza, che imbocca le strade buie del dubbio e degli interrogativi scomodi e dolorosi, ed Ann deve stare attenta perché rischia di prendere troppi abbagli e di perdersi tra cumuli di false verità che, in fondo, lei stessa si sta costruendo:


"mi ero composta il mio puzzle, avevo distorto i pezzi e incastrato a forza gli angoli che non combaciavano. Avevo creato collegamenti dove non ce n'erano, trasformate le coincidenze in prove, semplicemente riscritto la storia."


"Perfect day" è un thriller psicologico ben costruito, coinvolgente, che dà al lettore il modo di addentrarsi in quell'intricato dedalo che è la mente umana, con i suoi lati oscuri, le sue ossessioni, le paure, le fragilità, i meccanismi di difesa, i traumi che mandano il cervello "in tilt", gli impulsi non sempre controllabili; la narrazione è, in larga parte, affidata ad Ann, ma alla sua prospettiva si alternano le registrazioni delle conversazioni tra il colpevole e il suo interlocutore - psicologo? poliziotto? giornalista? (entrambe le identità vengono, ovviamente, rivelate verso la fine) - e il racconto di un "noi" in cui una "voce" racconta del rapporto con una bambina, chiamata principessa, e che va amata e protetta.

Mi è piaciuta l'attenzione posta alla parte psicologica ed emotiva, e anzi le emozioni sono fondamentali in questa storia e la stessa Ann è stata educata ad essere introspettiva, a guardarsi dentro, individuando le proprie emozioni e cercando di spiegarle e comprenderle al meglio.
Il finale ci sta e lo trovo coerente con tutto.

Consigliato, dategli una possibilità, è un buon libro; è il secondo che leggo di quest'autrice tedesca e la sto apprezzando.

Vi lascio con la canzone preferita di Ann e che dà il titolo al romanzo.


(Lou Reed)

Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was someone else
someone good

Oh, it’s such a perfect day
I’m glad I spent it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
you just keep me hanging on

You’re going to reap just what you sow



CITAZIONI

«Comunque è importante avere una speranza, anche solo per combattere la paura. Qualcosa a cui aggrapparsi finché non arriva l'oscurità del nulla.»
«I ricordi sono belli solo se c'è speranza» continua. «Altrimenti ti distruggono.»

"tutto può diventare un incentivo per agire, anche l'odio."

"La vita va avanti per la sua strada. Si insinua nelle crepe più piccole per sbucare di nuovo in superficie, persino nelle condizioni più sfavorevoli, come una piantina in mezzo all'asfalto. Una risata che all'inizio quasi pizzica, perché da tempo non muovi più i muscoli necessari, che suona lieve e trattenuta e forse anche po' artefatta. E poi un bel giorno ridi di nuovo, a voce alta e scrosciante e così forte che ti fa male lo stomaco. Allora la felicità si impone, senza chiedersi cosa sia giusto o sbagliato. La felicità è cieca e sorda, e va bene così."

"L'amore non ci lascia scegliere. Non siamo noi a deciderlo – è lui a cercarci e a trovarci. Si annida nel profondo del nostro animo diventando il nucleo del nostro essere. Tutto ciò che proviamo germoglia dall'amore. Speranza e fede, fiducia e determinazione. Ma anche odio e paura e rabbia e tutte le emozioni negative che ci rendono creature viventi. In fondo derivano anch'esse dall'amore deluso e ferito. L'amore è la cosa più fragile ma anche la più forte in noi esseri umani. Ed è sempre presente. A volte è grande e variopinto e chiassoso e splendente come i colori dell'estate. Altre appena percettibile, solo un alito o un sussurro. Solo una lucina rossa, che però è visibile anche nella notte più nera e profonda. E anche quando non rimane più nulla di noi, l'amore è la nostra ultima preghiera. Il nostro ultimo respiro.
"

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