Il ritratto lucido e pacato, ma allo stesso tempo intenso e struggente, di una famiglia in balìa di un marito/padre padrone, che tiene sotto scacco la moglie - completamente succuba - e tenta di tenere terrorizzati e annichiliti i figli.
E per salvarsi e spezzare certi ingranaggi soffocanti, a volte non resta che allontanarsi da legami famigliari poco sani.
L'ANNIVERSARIOdi Andrea Bajani
La famiglia in cui nasciamo, buona o cattiva che sia, è parte di noi e noi siamo parte di essa, e il tipo di legami che instauriamo al suo interno, in qualche modo ci segnano, probabilmente per sempre e irrimediabilmente.
In questo romanzo l'autore racconta, attraverso la voce del protagonista e voce narrante (il figlio), com'è nascere e crescere all'interno di una famiglia in cui il perno e il motore di tutto è sempre stato il padre: un uomo che incarna il patriarcato nel suo significato più puro (sistema famigliare, sociale e culturale in cui l’autorità detenuta dal maschio, mentre le donne e altre identità di genere restano subordinate).
Il figlio, scopriamo da subito, ha scelto di allontanarsi dai genitori, anzi, a voler essere precisi, dieci anni prima ha deciso proprio di abbandonarli, di chiudersi definitivamente alle spalle la porta della loro casa e di non andare più a trovarli.
Le ragioni di una decisione tanto drastica che, a primo impatto, forse si potrebbe essere tentati di giudicare esagerata e poco compassionevole, ci scorrono davanti agli occhi di capitolo in capitolo, nel corso della narrazione.
Con una disarmante consapevolezza e onestà, il figlio ci racconta del rapporto con suo padre, con sua madre e, solo accennando, con la sorella maggiore, anche se questa rimarrà comunque marginale rispetto al cuore della narrazione, non perché sia poco importante ma perché ella - ben prima del fratello, e con maggiore presa di coscienza e caparbietà - aveva fatto la propria scelta in merito al proseguimento o meno dei rapporti col padre in età adulta.
Il figlio ci racconta com'era vivere con un padre che si aspettava dai figli ubbidienza assoluta, che aveva da ridire su tutto e che non lasciava molto margine di libertà ai ragazzi.
Ma è sulla madre che si sofferma, in particolare: completamente sottomessa al marito, questa donna - che pure aveva frequentato le superiori ed era una persona che poteva legittimamente avere e perseguire sogni e aspirazioni - ha rinunciato a tutto pur di restare al fianco dell'uomo che s'è scelta, e ha continuato a farlo nonostante le umiliazioni, la violenza psicologica, emotiva e - seppur non di frequente - fisica.
La violenza del marito verso la moglie (inevitabilmente si estendeva anche ai figli) era sottile, poteva non palesarsi in lividi evidenti sul volto o sul corpo, ma era comunque una realtà costante all'interno delle mura di casa, qualcosa di palpabile, che creava una continua cappa di ansia, di paura al pensiero delle reazioni brusche ed aggressive o sarcastiche e taglienti del padre/marito, il cui comportamento autoritario e duro faceva trattenere il fiato e lasciava sempre tutti in uno stato di tensione.
Dall'esterno forse gli altri non si accorgevano di nulla.
Ma quali altri?
La madre di lui era l'unica parente a frequentare un po' la loro casa ed era mal tollerata addirittura dal figlio stesso.
Amici dei figli? Non pervenuti.
Amiche della madre? Quelle poche figure femminili con cui la moglie/madre ha provato, nel tempo, a rapportarsi - con la speranza di creare un legame amicale su cui contare e da cui trarre conforto, confidenze, consigli - erano ovviamente mal viste da lui, che riteneva avessero influenze negative sulla moglie (non sia mai che le attaccassero una bizzarra e folle voglia di indipendenza ed emancipazione!).
Durante l'ascolto dell'audiolibro, ho provato diverse emozioni: indignazione e rabbia verso il marito/padre, verso la sua prepotenza, la sua arrogante sicurezza di poter tenere moglie e figli dentro un regime in cui egli era il capo assoluto e indiscusso, che mai lo vedeva mettersi in discussione, chiedere mai scusa, fare un passo indietro.
Ho provato tristezza - e un filino anche di irritazione - per la moglie/madre, per il suo essere ai piedi di questo marito che la considerava una nullità e che voleva che lei fosse (e continuasse ad essere) niente per sentirsi qualcosa, e lei accettava di essere niente per essere qualcosa agli occhi di lui.
Nei raccontare di sua madre, il figlio tenta di ricordarla come individuo singolo, dotato di una propria personalità, slegata dal rapporto col marito e dal ruolo di subordinata in cui era risucchiata ma, in realtà, si rende conto che fa fatica a "scorporarla" da suo padre, come se ella fosse sempre esistita ed esistesse solo e unicamente in funzione di lui, come moglie prima ancora che come donna, come persona.
Il figlio, nel riaprire il bagaglio dei propri ricordi famigliari, prova a cercare dei frangenti di quotidianità, delle situazioni in cui sua madre possa essere stata altro dal capofamiglia, in cui abbia dimostrato di non essere totalmente in balìa della sua tirannia, del suo dominio... ma è una ricerca drammaticamente difficile e frustrante perché era il padre, in casa, a stabilire i ruoli e alla madre/moglie era stato dato quello dell'ombra, dell'invisibilità.
Il marito/padre aveva bisogno di tenere la famiglia sottomessa (e lo faceva con una logorante violenza sottile e pervasiva che generava timore) per sentirsi amato.
In un contesto famigliare così, è strano immaginare che un figlio, una volta cresciuto, desideri liberarsi di questa eredità patriarcale brutale, di legami così opprimenti e disgraziati, da un tipo di amore malato, in cui possesso e richiesta d’amore erano i lacci di un unico nodo?
Malinconia, risentimento, rabbia, dolore, ansia...: sono alcune degli stati emotivi che connotano il racconto di questo microcosmo, di questo "sistema" in cui ogni componente rischia di essere complice, se non ne esce, se non si ribella.
Ma vi è anche un desiderio insopprimibile di rinascita, di affermazione di sé stessi e del diritto vivere la propria vita, di aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni e dei ricatti morali.
Qual è l'anniversario, se non da festeggiare, almeno da ricordare, con parenti del genere?
Forse una liberazione da un retaggio famigliare totalitarista che, a ben guardare, riguarda tante persone e tante famiglie ancora oggi?Il romanzo ha un ritmo fluido e naturale e l'ascolto (letto da Luigi Lo Cascio) è stato gradevole; non avevo mai letto (ascoltato) nulla di Bajani ma conto di leggerlo ancora perché ho apprezzato il modo in cui ha raccontato questi rapporti famigliari all'interno di un contesto non sano (e neanche così insolito o inverosimile, purtroppo) in modo appassionante ed emotivamente coinvolgente, pur mantenendo una scrittura asciutta, semplice e chiara.
Ciao Angela, l'autore narra una storia terribile e purtroppo ancora attuale. Ci credo quando scrivi che, durante l'ascolto, hai provato rabbia, indignazione, tristezza e irritazione perché è ciò che suscitano anche in me queste vicende.
RispondiEliminaCome sempre, bella recensione.
Un abbraccio 😘
Vero,attuale e ancora frequente.
EliminaPenso sia anche questa consapevolezza a farci "sentire" in modo forte diverse emozioni.
un abbraccio <3
Ciao Angela, ho letto che "L'anniversario" fa parte della dozzina finalista al Premio Strega. Potrebbe far parte della cinquina e vincere! Io ho letto il romanzo trovandolo doloroso e purtroppo attualissimo. Il protagonista recide ogni contatto con la famiglia d'origine non accettando il patriarcato e provando a essere un uomo diverso dal padre. Anche gli uomini possono essere vittima del patriarcato così come le donne. Cambiare si può, non è facile ma nemmeno impossibile. Leggerti è sempre un piacere, un abbraccio :)
RispondiEliminaCome non condividere la tua riflessione,Aquila.
EliminaGrazie.
un abbraccio :))