giovedì 24 maggio 2018

Frammenti di letture




Attualmente ho in lettura due romanzi, IL MORSO di Simona Lo Iacono, e LA TERRA DEI DRAGHI. L'antica stirpe, di Nicola Cantalupi.
Vi riporto due passaggi di entrambi, augurandovi buona giornata :-)


IL MORSO

"Che equivoco è mai, si chiede stravolto il Conte figlio, questo essere divorati dal fuoco di un abbraccio? E perché questa sensazione costante di un oltre sempre vietato? Che imminenza cela, questo disperato bisogno? Quale terrore di finire e di perdersi e di dichiararsi falliti di fronte alla morte?"
"L'enigma infatti è uno solo, ha presto scoperto: amare o essere amati. Subire l'amore o comandarlo."


LA TERRA DEI DRAGHI

"L'animo degli uomini è fragile e facilmente corruttibile; la maggior parte di loro non si preoccupa d'altro che inseguire ferocemente gloria e ricchezze per l'intero arco della loro breve esistenza, finendo inevitabilmente per ritrovarsi infelici e mai appagati per quello che hanno raggiunto, temendo ogni giorno sempre più l'arrivo della loro morte. (...) se si rendessero conto che la morte non è l'assoluta fine e tentassero di vivere con amore reciproco e semplicità questo loro passaggio su questa terra, sarebbero senza ombra di dubbio esseri migliori. (...) gli uomini sarebbero più felici se smettessero di cercare costantemente ciò che non possono avere."

mercoledì 23 maggio 2018

Novità Kimerik edizioni (maggio 2018)



Cari lettori, oggi vi presento alcune novità editoriali firmate Kimerik edizioni.


I cipressi di Bajkal.
Oltre l'insana follia della razza umana
di Fabrizio Ducceschi

622 pp
Una storia incalzante, un mistero che si percepisce già dal sottotitolo e che permea il romanzo sino all’ultima pagina. 


Dietro le quinte di un intreccio ben architettato, Fabrizio Ducceschi dà vita a un romanzo-denuncia, un’opera che non si tira indietro nel descrivere nel dettaglio un sostrato tanto presente quanto orribile della nostra società. 
Ogni pagina lancia una sfida, e chi legge non avrà respiro fino a quando non riuscirà a sciogliere l’intricato nodo attorno al quale ruota l'intera vicenda.

L'autore.
Fabrizio Ducceschi nasce nel 1967 a Pietrasanta, da oltre trent’anni lavora autonomamente nel settore elettrico/elettronico, la passione per il cinema e la grande esperienza per i viaggi hanno generato, complice la sua fantasia, la sua prima opera letteraria, identificando nel suo romanzo il forte concetto di amore tra padre e figli tramandato dai suoi genitori. Non vuole definirsi uno scrittore e non ha la presunzione di esserlo, perché le sue parole in merito sono state chiare: “Per essere scrittore devi vedere bene dentro una stanza colma di vapore, ma io purtroppo porto gli occhiali”.


UN PICCOLO INCIDENTE A BUENOS AIRES
di Paolo Audino

354 pp
19 €

Si svegliò di soprassalto, sudato, forse solo per le lattine di birra che nel frattempo erano salite a cinque. Ancora la musica in sottofondo. L’alcool gli fece dimenticare il mantra e le ossessioni tornarono ad affollargli la mente. Decise che avrebbe mollato tutto e tutti. Voleva fuggire il più velocemente e il più distante possibile. 
Aveva voglia di ballare un tango. Sarebbe andato in Argentina. Prese il cellulare, andò sulla funzione messaggi e nei contatti cercò David, cliccò sul suo nome, poi fece lo stesso con quello di Lynette. 
Al doppio destinatario scrisse poche battute: Di voi non ne voglio più sapere, io parto per l'Argentina. Non cercatemi più. Dopo pochi secondi arrivò la risposta di David: Buona serata anche a te e buon viaggio. Lynette non rispose mai.

L'autore.
Paolo Audino nasce a Torino nel 1956. È giornalista professionista dal 1990 e manager d’impresa dal 1998. Appassionato di viaggi e di geografia, decide di trasformare i suoi hobby in lavoro. Reportage fotografici e racconti di viaggio segnano così il suo esordio alla professione giornalistica. Oggi, come dirigente di un primario gruppo fieristico nazionale, organizza eventi di promozione e in qualità di direttore responsabile coordina la realizzazione di riviste e siti web di informazione tecnica sull’industria turistica. Dopo decenni di interviste, articoli e inchieste, approda per la prima volta alla struttura più complessa e affascinante del romanzo.


14 GRADI ROSSO
di Fabio Console

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Il ritratto intimo di Salvatore Galati, giovane musicista Calabrese, che si ritrova sospeso tra due mondi: quello di Stella, piccolo paese calabrese che ancora, nei primi anni 80, non si rassegna a rinunciare alla sua identità ed alla sua tradizione, contro quello odierno, in continuo e rapido cambiamento; da un lato il mondo lento ed autentico del piccolo mondo di Calabria, che lascia un segno profondo nella coscienza e nello spirito del giovane, e dall’altro quello più dinamico e fluido fondato su un terreno franoso dove non c’è spazio per alcuna certezza. Nella coscienza di Salvatore si rincorrono e sovrappongono ostinatamente lo stato di Stella fondato sulle regole non scritte, e quello fondato sulla rigida osservanza di norme non sempre coincidenti con il sentimento di giustizia del popolo; ancora il cerchio magico di Don Paolo contro il disordine incontrollato di politici e burocrati statali. Totò sarà costretto a riconsiderare il suo passato ancora vivo e incompiuto e con esso dovrà risolvere i suoi conti per rispondere finalmente alla domanda che, da quando è arrivato a Roma, lo assilla senza tregua: chi sono io? 

L'autore.
Fabio Console è un musicista, autore e compositore. Nel 1998 ha pubblicato il suo primo album dal titolo Liberi e fuori (ed. SOS). Nel 2000 pubblica l’ album Donna Calabria (ed. SOS). Nell’ambito del progetto artistico Ventunovu realizza gli album Dalla Terra dei briganti 2002 (ed. V.t.v) e Anima Kalabra nel 2008 ( Ed. Ambasciata calabrese). Nel 2006 fonda a Roma “L’ambasciata Calabrese”, attività centrata sulla promozione della cultura calabrese, di cui attualmente è direttore generale. Nel 2010 pubblica l’album È tempo (ed. ambasciata calabrese). Esordisce come scrittore con il suo romanzo Quattordici gradi rosso.

martedì 22 maggio 2018

Prossime uscite Fazi Editore: DANIEL DERONDA // IL GIORNO DEI LORD



Due prossime uscite Fazi Editore che hano solleticato il mio "palato letterario" ^_^


Pubblicato nel 1876, Daniel Deronda è l’ultimo, brillante romanzo di George Eliot, e forse il più controverso, in cui al lettore viene dato uno dei più lucidi e feroci ritratti della politica e dell’imperialismo di età vittoriana, della discriminazione sessuale e razziale, della tolleranza religiosa e del pregiudizio.


DANIEL DERONDA
di George Eliot


353 pp
20 euro
USCITA
31 MAGGIO 2018
Era bella o no? E quale segreta forma o espressione conferiva al suo sguardo quella qualità dinamica? Nel brillare dei suoi occhi dominava il genio del bene o quello del male? Forse il secondo, altrimenti l’effetto non sarebbe stato di irrequietudine, bensì di tranquillo sortilegio. E perché la brama di tornare a guardarla sapeva di costrizione e non di spontaneo assenso al desiderio da parte di tutto l’essere? La donna che evocava tali domande nella mente di Daniel Deronda era tutta presa dal gioco.


Daniel Deronda è un giovane benestante di bell’aspetto, la cui natura sensibile e altruista lo spinge ad aiutare chiunque intorno a lui si trovi in difficoltà: da una sala da gioco alla riva del Tamigi, fino a un piccolo negozio di antiquariato, Daniel incontra così l’altezzosa Gwendolen, la giovane Mirah e l’erudito Mordecai.
Tra coincidenze ed eventi mondani, le loro vite si intrecciano a quella di Deronda, che cercherà di risollevare le loro sorti e che ne verrà a sua volta inaspettatamente trasformato. 
Affidato fin da piccolo a Sir Hugo Mallinger, Daniel non ha mai saputo chi fossero i suoi genitori, ma un incontro accidentale getterà nuova luce sulle sue origini. 
Le contraddizioni della bella e viziata Gwendolen, i difficili trascorsi della delicata Mirah e i sogni religiosi di Mordecai accompagnano Daniel Deronda verso la consapevolezza di sé e verso un’insperata felicità, sullo sfondo dei costumi dell’aristocrazia inglese. 

Attraverso una variegata galleria di personaggi umani, Eliot affronta in maniera esplicita il tema del sionismo e dell’antisemitismo, con tinte vivide a metà tra l’indagine morale e il tono satirico.
Con una storia avvincente, dalle situazioni dirompenti e dai personaggi indimenticabili, viene qui riproposta una delle più importanti scrittrici britanniche che, al pari di Jane Austen e Virginia Woolf, rientra a pieno titolo tra i classici della letteratura.



L’autore della serie di culto House of Cards torna in grande stile con una nuova serie di thriller politici. «Racconto la sola cosa che conosco bene, la politica per com’è e per come deve essere: spietata e crudele. Lì sta la sua grandezza»


IL GIORNO DEI LORD
di Michael Dobbs


16 euro
USCITA
7 GIUGNO 2018
Una volta all’anno, le persone più importanti d’Inghilterra si riuniscono tutte insieme in una stanza. L
a regina Elisabetta e il principe ereditario Carlo, il primo ministro, giudici, vescovi, leader spirituali e temporali. Non mancano le nuove generazioni: sono presenti il figlio del primo ministro britannico e il figlio della presidente USA. 
L’occasione è quella della cerimonia d’apertura del Parlamento, la cerimonia di Stato più importante dell’anno, un evento «strappato alle fornaci della storia britannica». 

Quattrocento anni prima, nella stessa occasione, Guy Fawkes aveva cercato di far saltare in aria tutti quanti. Ora tocca a un nuovo gruppo di congiurati, stavolta stranieri, prendere d’assalto la Camera dei Lord. 
Per un giorno, ventiquattr’ore di pura tensione in cui le crisi politico-diplomatiche si mischiano a quelle personali, verranno tutti presi in ostaggio: i terroristi terranno sotto scacco una nazione e il mondo intero, il tutto in diretta tv. 
Ma dovranno vedersela con Harry Jones, parlamentare ed ex militare pluridecorato in piena crisi matrimoniale, noto sia per il suo coraggio che per la sua capacità di indisporre i superiori per eccesso di intraprendenza. 
La parabola angosciante di uno scenario spaventosamente verosimile, che si conclude con uno sbalorditivo colpo di scena.

lunedì 21 maggio 2018

"RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI" - "PUOI BACIARE LO SPOSO" (recensione)



Ultimamente sto guardando meno film di quanto vorrei; eccone un paio visti di recente.

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI



REGIA: Antonio Morabito
ATTORI: Claudio Santamaria, Marco Giallini, Jerzy Stuhr, Flonja Kodheli, Leonardo Nigro, Liliana Massari, Peppino Mazzotta.

Guido (Claudio Santamaria) vive tirando avanti come può, tra il lavoro saltuario come magazziniere, qualche bicchiere al bar con Rina, la nuova barista, e le chiacchierate con il vicino di casa, un vecchio e bizzarro professore (Jerzy Stuhr).
Sulle sue spalle curve ed abbattute gravano un bel po' di debiti, che proprio non riesce ad assolvere (del resto, ha pure mesi di affitto arretrato che non sa come pagare).
Quando perde il lavoro e subisce un'aggressione commissionata dai suoi creditori, capisce che l'unico modo per risollevarsi è paradossalmente lavorare per loro, divenendo lui stesso un esattore; lavorerà gratis fino a quando il debito sarà estinto.
Per imparare il mestiere, viene affiancato a Franco (Marco Giallini), che come esattore delle tasse è un vero "asso".
Cinico, presuntuoso, supponente, Franco è un demonio sul lavoro, non mostra pietà per nessuno, neanche per quei debitori che sono in effetti brave persone cui purtroppo è sfuggita la situazione di mano; anzi, sembra quasi prendere il lavoro come un gioco, dimostrando un certo sadico piacere che la sensazione di potere esercitata sui debitori gli dà.

Quando gli viene messo accanto il nuovo recuperatore di crediti, Franco si accorge subito che il collega è un "mollaccione", non è tagliato per questo lavoro, anche perchè essendo lui stesso un debitore insolvente, sa come ci si sente quando non si hanno i soldi per pagare i propri debiti; ragion per cui Guido non riesce a prendere con leggerezza le giuste distanze dai casi umani che gli sono affidati, perchè come se gli dispiacesse o si vergognasse di esigere il credito, cosa che gli impedisce di essere deciso, incisivo ed efficace.

Franco invece si è messo addosso una maschera di insensibilità per poter lavorare e ricorda all'altro di non avere pietà perchè i creditori... "Non sono persone. Si chiamano debitori", e come tali vanno visti.

Avrà quindi un bel daffare Franco per insegnargli come tenere da parte i propri sentimenti e tirar fuori tutta la sfrontatezza necessaria per inseguire i debitori ed obbligarli ad estinguere il debito, facendo fare loro delle esemplari figuracce in luoghi pubblici, davanti a tanta gente.

Col passare dei giorni, Guido però impara a imitare Franco e anzi fa anche dei passi in avanti...
Eppure le cose non possono andare avanti per molto, perchè se è vero che in questo "lavoro" si incontrano persone che hanno soldi ma non vogliono pagare, è altresì vero che se ne incontrano altre fondamentalmente oneste, che la vita sta già pensando ad offendere e umiliare, che hanno perso tutto. e che veramente non sanno come ripagare i debiti...

Questa coppia, Guido-Franco, è singolare e mal assortita: uno è solitario, taciturno, brusco, l'altro estroso e sicuro di sè.
Il primo sembra "imbastardirsi" e farsi contaminare dalla sicurezza e dalla sfacciataggine dell'esperto collega, e quest'ultimo rivela di sè degli aspetti insospettabili: è un angelo tra le mura della sua bella casa, con la sua famiglia, e non si esime dall'andare regolarmente in chiesa a recitare il "Padrenostro" e a confessarsi, evidentemente per sciacquarsi un po' la coscienza...

Il solitario ma non insensibile Guido riuscirà a non dare ascolto alla propria coscienza? Franco resterà l'impassibile esattore che è?


E' un film che si guarda con piacere, personalmente soprattutto per Giallini, le cui facce burbere, il sarcasmo impertinente, danno ai suoi personaggi quella ruvidezza irriverente e simpatica al contempo che me lo fa piacere molto.

Buffe le scene in cui Franco, vestito di una toga da avvocato, insegue i creditori per metterli sotto pressione, andando ad acchiapparli ovunque siano e qualunque cosa stiano facendo, insceneggiando un'imbarazzante gogna pubblica, volta a persuaderli a fare il proprio dovere.

Devo ammettere che, pur riconoscendo come Santamaria sia un validissimo attore, un po' mi ha stufato vederlo troppo spesso (non dico sempre, pure perchè non conosco tutti i "suoi" film) in questi ruoli tristi, da ragazzo di borgata romana povero, solo, passivo nei confronti della vita..., però per carità, la faccia depressa gli sta bene, quindi rende questo personaggio credibile, come l'aria da "carogna" sta bene a Giallini :-D

E' un film che ci mostra, con toni ora leggeri ora un po' meno, come sia difficile mettere a tacere la propria coscienza quando si mettono in atto comportamenti cinici, insensibili verso il prossimo che vive periodi complicati e decisamente poco "fortunati", anche quando ci si convince che si stia facendo semplicemente il proprio lavoro e che in fondo, queste persone si sono messe nei guai volontariamente...
Azzeccato ed efficace il titolo (che, come è intuibile, riprende una frase del "Padre nostro"), e anzi ho scelto di vedere questo film incuriosita da esso (vabbè oltre che per Giallini).
Consigliato ^_^



PUOI BACIARE LO SPOSO



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REGIA: Alessandro Genovesi,.
CAST: Diego Abatantuono, Monica Guerritore, Salvatore Esposito, Beatrice Arnera, Dino Abbrescia, Diana Del Bufalo, Cristiano Caccamo.


Antonio (Cristiano Caccamo) e Paolo stanno insieme già da un po', si amano (anche se Paolo si lamenta perchè l'altro non gli dice mai Ti amo) e  convivono felicemente a Berlino.
Dopo avergli chiesto romanticamente al fidanzato di sposarlo, Antonio deve ora fronteggiare le due famiglie e dichiarare pubblicamente la propria omosessualità, di cui i suoi genitori sono all'oscuro.

Decidono quindi di partire insieme per l'Italia, insieme all'eccentrica amica del cuore Benedetta (Diana Del Bufalo) e al nuovo coinquilino Donato (Dino Abbrescia), che in effetti non c'entra nulla con la coppia ma li prega di portarlo con loro perchè lui da solo a Berlino non ci vuole stare.

Giunti a Civita di Bagnoregio, dove vivono i genitori di Antonio, cominciano a crearsi situazioni imbarazzanti ed equivocabili, finchè arriva il fatidico momento di dire a mamma e papà che Paolo è l'amore della sua vita e che i due hanno intenzione di sposarsi.

La madre Anna (Monica Guerritore) accetta senza problemi l'intenzione del figlio di unirsi civilmente a Paolo, a patto che vengano rispettate alcune condizioni: alle nozze dovrà partecipare la futura suocera, bisognerà invitare tutto il paese, dell’organizzazione se ne dovrà occupare Enzo Miccio in qualità di wedding planner, e i ragazzi dovranno essere uniti in matrimonio proprio dal marito, con tanto di fascia tricolore.
Infatti il padre di Antonio, Roberto (Diego Abatantuono), è il sindaco del paese ed ha fatto dell’accoglienza e dell'integrazione i punti di forza della sua politica.

E adesso che si ritrova un figlio gay in casa, che farà? Continuerà ad avere l'atteggiamento progressista per il quale è noto e stimato?

L'uomo, pur non facendo sceneggiate davanti alla dichiarazione dei figlio, si intestardisce sulle proprie posizioni e si rifiuta di sposare i due promessi..., cosa che gli costerà la cacciata da casa da parte dell'agguerrita consorte.
E poi c'è da convincere la madre di Paolo, Vincenza, che non rivolge la parola al figlio da quando lui le ha detto di essere gay...

E' una commedia carina, piacevole, con diverse gag che fanno sorridere; io amo Salvatore Esposito, è un attore bravissimo e, apprezzandolo tantissimo nel suo personaggio di Gomorra - il duro e spietato Genny Savastano -, ero curiosa di  vederlo in altre vesti, e l'ho trovato davvero simpatico in questo ruolo di ragazzo gay innamorato e romantico.
Molto graziosa l'amica del cuore, col suo fare un po' imbranato, pasticcione ma spontaneo; Dino Abbrescia è sempre forte, mi mette allegria.
L'accoppiata Guerritore/Abatantuono: lei una "carabiniera", quella che  comanda in casa, si fa come dice lei e guai a sgarrare di un passo;  lui grande e grosso, fa il vocione ma alla fine mette la coda tra le gambe al cospetto della determinazione della moglie.

Nel complesso, il film è caruccio, leggero, ha il suo messaggio contro l'omofobia e i pregiudizi, ci sono diversi momenti spassosi, ma verso il finale non mi è piaciuto come avrei pensato, non so... mi è sembrato un po' banale, in particolare per la presenza di una ex psicopatica che rischia di mandare all'aria le nozze... 
Comunque, ripeto, nulla di impegnativo ma tutto sommato piacevole.

domenica 20 maggio 2018

Libri a poco prezzo ^_-




Non so se capita anche a voi, di essere invitati a un matrimonio e di ridurvi agli ultimi giorni per cercare "qualcosa da mettere" per l'occasione... e immancabilmente di non trovare subito ciò che vi piace o stavate cercando!
Beh a me è capitato ieri e per smaltire un po' il senso di frustrazione, ho ben pensato di risollevarmi il morale...come? Facendo un giro in libreria, ovviamente!!!  I libri, a differenza di vestiti, giacche e scarpe, non ti deludono mai e qualcosa da leggere la trovi di sicuro! ^_^

Con mio grande piacere ho trovato "Il miniaturista" di Jesse Burton, scontato al 70%!!!

In un giorno d'autunno del 1686, la diciottenne Petronella Oortman - Nella-fra-le-nuvole è il soprannome datole da sua mamma - bussa alla porta di una casa nel quartiere più benestante di Amsterdam. E' arrivata dalla campagna con il suo pappagallo Peebo per iniziare una nuova vita come moglie dell'illustre mercante Johannes Brandt.
Ma l'accoglienza non è delle più calorose e ad attenderla invece del marito c'è la sorella di lui, Marin Brandt; al ritorno, gli atteggiamenti del marito, Johannes, sono gelidi: evita di dormire con Nella e anche solo di sfiorarla. 
L'unica attenzione che le riserva è uno strano dono, la miniatura della loro casa e l'invito ad arredarla. Nella non perde tempo e si rivolge all'unico miniaturista di Amsterdam, con cui nasce un dialogo sempre più fitto, fatto non tanto di parole quanto di piccoli, straordinari manufatti che raccontano i misteri di casa Brandt. 
Amore e tradimento, rancori e ossessioni, sesso e sete di ricchezza s'incontrano tra i canali di Amsterdam.

E poi tra alcuni Garzanti a 5 euro, io ho approfittato di "Finché le stelle saranno in cielo", di Kristen Harmel, che era da un po' in wishlist.



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Ogni sera Rose guarda il cielo e pensa al passato, a quando aveva diciassette anni.
Il suo passato nessuno lo conosce. 
Ma adesso, prima che sia troppo tardi, è venuto il tempo di ritrovare la sua vera famiglia, a Parigi. 
E mantenere una lontana promessa. 
Affida il compito alla giovane Hope, la sua unica nipote, che ha in mano solo un elenco di nomi e una ricetta passatale dalla nonna, quella dei dolci dal sapore unico e inconfondibile che da anni prepara nella pasticceria che ha ereditato da Rose a Cape Cod. 
Non solo questo però: Hope riceve dalla nonna anche una rivelazione: Rose non è cattolica, come credeva la nipote, ma ebrea. Ed è sopravvissuta all'Olocausto. 
Hope è sconvolta ma determinata: l'Olocausto lo conosceva solo attraverso i libri, e mai avrebbe pensato che sua nonna fosse una delle vittime scampate all'eccidio. 
A Parigi, tra Places de Vosges, la sinagoga e la moschea, la nonna si era scambiata una promessa e una speranza.

mercoledì 16 maggio 2018

THE CLOCKMAKER'S DAUGHTER: il prossimo romanzo di Kate Morton



Sta per tornare una delle scrittrici contemporanee che amo di più: Kate Morton!!

Il suo ultimo libro è previsto per ottobre in lingua originale. Spero che veda ben presto la luce in Italia!

THE CLOCKMAKER'S DAUGHTER



Il mio vero nome, nessuno lo ricorda. La verità su quell'estate, nessun altro la conosce.


Nell'estate del 1862, un gruppo di giovani artisti guidati dall'appassionato e talentuoso Edward Radcliffe arriva a Birchwood Manor sulle rive del Tamigi. 
Il loro piano è passare un mese estivo isolati in un'atmosfera di ispirazione e creatività. 
Ma quando la loro permanenza volge al termine, una donna viene trovata morta mentre un'altra è scomparsa; manca un cimelio di inestimabile valore e la vita di Edward Radcliffe è sull'orlo della rovina...

Più di centocinquanta anni dopo, Elodie Winslow, una giovane archivista di Londra, scopre una cartella di pelle contenente due oggetti apparentemente non correlati tra loro: una foto color seppia di una donna dall'aspetto accattivante in abiti vittoriani, e un album da disegno contenente lo schizzo di una casa vicina a un fiume. 

Perché Birchwood Manor è così familiare a Elodie? E chi è la bella donna nella fotografia? 

The Clockmaker's Daughter è una storia di omicidi, misteri e furti, di arte, amore e perdite. 
Scorre come un fiume, attraverso la voce di una donna il cui nome è stato dimenticato dalla storia: Birdie Bell, la figlia dell'orologiaio.

NON SO VOI, MA ATTENDO CON ANSIA DI LEGGERE QUEST'ALTRO ROMANZO DELLA MORTON!!

Trama presa fa Goodreads
Immagine presa dal profilo fb dell'autrice.

martedì 15 maggio 2018

I libri che vorrei...




Dal giallo dal sapore tradizionale, passando per un romanzo storico e avventuroso, terminando con un capolavoro della narrativa contemporanea: alcuni degli ultimi libri finiti in wishlist ^_^


DELITTO IN CORNOVAGLIA
di Anthony Weymouth


Polillo Editore
trad. F. Adami
15.90 euro
Aprile 2018
Mrs Bennet, una ricca vedova con uno squisito senso dell'ospitalità, ha invitato alcuni amici nella villa che ha affittato per i mesi estivi in Cornovaglia.
Tra gli ospiti ci sono Joyce, la figlioccia, Geoffrey, il nipote, Mr Frere, un colonnello in pensione, Sir John Manners, rientrato dal servizio civile in India, e l'avvocato Sylvanus Ward. 
Al termine di una cena, Geoffrey, che per tutta la giornata ha mostrato grande nervosismo, chiede privatamente all'avvocato un consiglio: deve assolutamente versare 30 sterline come acconto di un grosso debito che ha contratto e non vorrebbe rivolgersi alla zia. 
L'avvocato lo esorta a farlo, ma il mattino seguente si scopre che dal portafoglio di Sir John mancano proprio 30 sterline.
Un semplice furto? 
Niente affatto, perché la situazione precipita quando uno degli ospiti viene trovato pugnalato a morte nel suo letto e un altro scompare misteriosamente con indosso solo il pigiama e la vestaglia. 
L'ispettore Meredith della polizia locale si trova ben presto in difficoltà e allora non rimane che chiedere aiuto a Scotland Yard. 
Sarà così l'ingegnoso ispettore Treadgold a risolvere il complicato caso, partendo da pochi e bizzarri indizi: una macchia di ruggine su un lenzuolo, un'etichetta strappata sulla quale è impressa una strana impronta e un pezzo di corda sporco di catrame.



LA PRIMULA ROSSA
di Emma Orczy



Ed. Fazi
trad. D. Paladini
13 euro
Aprile 2018
Siamo a Parigi, nel 1792. Il Regime del Terrore semina il caos.
Gli sventurati discendenti delle famiglie aristocratiche francesi vengono mandati a morte dall'implacabile tribunale del popolo: ogni giorno le teste di uomini, donne e bambini cadono sotto la lama della ghigliottina.
Ma in loro aiuto interviene un personaggio inafferrabile e misterioso, il quale, attraverso rocambolesche e ingegnose fughe, riesce a portare oltremanica i perseguitati del regime, nella libera Inghilterra.
Dietro di sé non lascia tracce, se non il proprio marchio: un piccolo fiore scarlatto, che gli varrà il soprannome di Primula Rossa.
Ma chi si cela dietro questo pseudonimo? Chi è l'audace salvatore, disposto a rischiare la propria vita in nome della nobile causa?
Ad essere ossessionato da queste domande è soprattutto il funzionario del governo francese Chauvelin...

Ibrido tra spy story, romance e romanzo d'avventura, "La primula rossa"è il primo di un ciclo di romanzi scritto da Emma Orczy, pubblicato nel 1905.



FIORI PER ALGERNON
di Daniel Keyes


Tea Ed.
trad. B. Oddera
Algernon è un topo, ma non un topo qualunque.
Con un'audace operazione, uno scienziato ha triplicato il suo QI, rendendolo forse più intelligente di alcuni esseri umani.
Di certo più di Charlie Gordon, che fino all'età di trentadue anni, ha vissuto nella dolorosa consapevolezza di non essere molto... sveglio.
Ma cosa succederà quando la stessa operazione verrà effettuata su Charlie? Quale sorte accomunerà la sua esistenza e quella del fedele amico Algernon?

Fiori per Algernon è ormai considerato uno dei grandi romanzi del XX secolo, un capolavoro della narrativa di anticipazione: il diario di un uomo che «voleva soltanto essere come gli altri», un romanzo definito dal New York Times «magistrale e profondamente toccante», un'opera che ha ispirato film, serie televisive, musical, che ha vinto il Premio Hugo e il Premio Nebula e ha venduto oltre cinque milioni di copie nel mondo.

domenica 13 maggio 2018

Recensione: UNA NOTTE SOLTANTO, MARKOVITCH di Ayelet Gundar-Goshen



Una favola del 21° secolo, capace di incantare il lettore con la sua prosa ricca di ironia e tenerezza e che, sullo sfondo di un Israele vicino a significativi cambiamenti socio-politici, ruota attorno alla sincera amicizia tra due uomini e alle dinamiche personali e famigliari che li vedono coinvolti.



UNA NOTTE SOLTANTO, MARKOVITCH
di Ayelet Gundar-Goshen





Ed. Giuntina
trad. R. Scardi e Ofra Bannet
326 pp
16.50 euro
2015
Siamo in Israele, negli anni vicini alla seconda guerra mondiale e alla nascita dello Stato d'Israele (avvenuta nel maggio del 1948); gli eventi narrati sono suddivisi in tre parti: prima-durante-dopo (rispetto alla guerra, che chiaramente porterà molti sconvolgimenti nelle vite dei personaggi del romanzo).

Il protagonista è un giovanotto, Yaakov Markovitch, un tipo dal volto talmente anonimo da non suscitare alcun interesse nè tanto meno alcuna emozione o ricordo in chi lo guarda; è così insulso anche nei modi di fare e di parlare che l'unico lavoro adatto a lui sembra essere quello di trafugare armi per l'Irgun (gruppo paramilitare sionista che operò nel corso del Mandato britannico sulla Palestina dal 1931 al 1948), proprio perchè tanto... chi vuoi che faccia caso a lui?
Quando non trafuga armi, Yaakov si dà all'agricoltura e ama dar da mangiare ai piccioni.

Insomma, una vita priva di grossi stimoli e sorprese; l'unica persona che gli vuol bene e lo stima per quello che è, è l'amico Zeev Feinberg, un tipo vivace, chiacchierone, intraprendente, compagnone e, soprattutto,  seduttore impenitente, i cui occhi (e possibilmente pure le mani...) vagano da un corpo di donna all'altro alla continua e godereccia ricerca del piacere e della sensualità.
Ed infatti, quando una notte l'appassionato ma imprudente Zeev viene beccato in atteggiamenti discutibili in compagnia della bella e seducente Rachel, e proprio dal marito di lei, il macellaio Abraham Mandelbaum (omaccione di cui è nota l'irruenza e la facilità a riempire di botte chi lo fa arrabbiare), Feinberg capisce che è arrivato il momento di svignarsela, almeno per un po', fino a quando la cieca e furente gelosia del macellaio non sia scemata.
Così, insieme al fedele Yaakov, va a chiedere aiuto ad un vecchio amico, Efraim, l'aitante e impavido vicecapo dell'Irgun, che gli propone qualcosa di inaspettato: salpare su una nave diretta dal territorio palestinese verso l'Europa, dove ad attendere lui, Yaakov ed altri uomini, ci saranno venti giovani donne, che gli uomini non hanno mai incontrato; si tratta di accettare dei matrimoni combinati per consentire alle donne ebree di fuggire dalla Germania nazista e di entrare in Palestina senza essere respinte dagli inglesi.

Zeev vuole scappare, ma non così...; di certo non sposandosi con una sconosciuta (anche se Efraim garantisce che in capo a pochi giorni i rabbini provvederanno ad annullare il matrimonio) e poi... c'è Sonia, la fiera e procace Sonia, alla quale si sente molto legato; anzi, diciamocela tutta: se proprio si dovesse sposare, solo la sua incantevole Sonia, la cui pelle emana una fragranza inebriante e sensuale d'arancia, potrebbe stargli accanto quale moglie e compagna di vita.

Però intanto Zeev e Yaakov partono, si sposano "per finta" e tornano in Palestina; ma mentre Feinberg divorzia immediatamente e torna dall'amata, sposandola, Yaakov comprende di non voler lasciare andare la ragazza che ha sposato,  perchè Bella Zeigerman è la donna più bella che lui abbia mai visto: il cielo (il caso? il destino?) gliel'hanno messa accanto, l'hanno resa sua moglie..., come potrebbe lui rifiutare un tale dono inaspettato e celestiale senza neppure provare a farsi amare da lei, a corteggiarla, a farla sua?

Gli altri sono sgomenti: proprio Markovitch, un essere invisibile, insignificante, che non ha mai mostrato alcuna determinazione o carattere, adesso tira fuori i denti per perpetrare una tale ingiustizia verso una povera ragazza dalla quale dovrebbe - come tutti si aspettano - prontamente divorziare e lasciarla andare, libera.

Allo stupito e contrariato amico Zeev, che gli chiede come mai si ostini a voler tenere accanto a sè una donna che lo detesta e che mai lo amerà, egli risponde:

«Il mio sangue era già secco, Feinberg. È questo che tu non capisci. Quello che tu, Sonia, il vicecapo dell’Irgun e tutti gli energumeni che vengono a farmi visita non riuscite a capire. Il mio sangue era già secco. Nelle mie vene scorreva solo l’attesa che qualcosa accadesse una buona volta. Ti è mai capitato di dover aspettare che accadesse qualcosa? No. Le persone come te non devono aspettare. Le persone come me devono aspettare che gli capiti qualcosa. E quando finalmente succede qualcosa, finisce subito. Hop! Ecco la donna più bella che hai mai visto. Hop! Ecco che è tua moglie. Hop! Ecco che non lo è più. Ho bisogno di questa bellezza vicino a me, Feinberg. Ho bisogno di questa bellezza vicino a me perché il cielo non ti manda una cosa simile due volte. Se non la tieni forte forte, se la lasci andare perché ti hanno rotto un dente, o una mano, evidentemente non la meritavi. E lei mi amerà. Ne sono sicuro: alla fine mi amerà. Aspetterò con calma, con pazienza, lavorerò sodo, le dimostrerò che sono degno di lei. Alla fine mi amerà».

Sarà davvero così, come auspicato dal povero e incompreso Yaakov? Egli desidera essere da lei amato, fosse anche per una notte soltanto...: a Markovitch basterebbe una notte per vivere un'esistenza intera come se avesse realizzato tutti i desideri del mondo.
Bella arriverà mai a volergli bene e ad accettare la propria condizione di signora Markovitch? 

Da questo momento in poi, le cose si complicano, il gelo e il disprezzo fanno il loro terribile ingresso in casa Markovitch e ogni giorno sarà un'eterna lotta tra i due, tra l'amore non corrisposto di Yaakov verso la sua bellissima gelida moglie, e la repulsione della stessa verso quest'uomo, che per lei è solo un carceriere, insipido ed egoista.

Di capitolo in capitolo, entriamo tra le fredde e tristi mura di casa Markovitch, assistiamo allo svolgersi degli eventi che caratterizzeranno il rapporto tra marito e moglie, avvertiamo come questa testardaggine di Yaakov sia un'ossessione che lo accompagnerà per tutta la vita; ma veniamo coinvolti anche nelle vicende degli amici dei due, di Zeev e Sonia, il cui amore è oggetto di invidia da parte di chiunque si soffermi a guardarli, eppure questo loro grande amore, pieno di passione e ardore, viene messo alla prova da segreti ed episodi drammatici...
A stordire tutti ci si mette poi la guerra, cui i due amici parteciperanno (esperienza che inevitabilmente avrà un impatto su di loro, in particolare su Zeev, che non sarà più lo stesso), e gli avvenimenti che portano alla formazione dello Stato d'Israele.

I PERSONAGGI

Fa tenerezza il personaggio di Rachel Mandelbaum, la moglie del burbero macellaio, che ripensa al suo passato in Europa e intanto scrive struggenti e malinconiche poesie, in cui riversa tutta la sua infelicità.

Zeev ci viene descritto come un uomo esuberante, sicuro di sè, il cui tratto fisico distintivo è dato dai rigogliosi baffi, che gli danno un'aria simpatica che di certo difficilmente passa inosservata.
E quei baffi piacciono alle donne, a quanto pare, che da essi si lasciano solleticare...; la sua passione per le avventure amorose però lo rende facile bersaglio di eventuali mariti gelosi.

Zeev e Yaakov sono due protagonisti che colpiscono il lettore per i loro caratteri totalmente agli antipodi: tanto è bontempone e goliardico il primo, quanto è inutile e grigio il secondo, che pure, a modo suo, sa evolversi negli anni, maturando insospettabili briciole di determinazione.
Non solo, ma viene naturale chiedersi da dove sbuchi fuori tutto quell'amore, quell'ardore per Bella: è testardaggine o disperazione? O semplicemente è la consapevolezza di aver trovato qualcosa di così bello e prezioso da voler combattere contro tutto e tutti pur di tenerselo?

A sua volta, Bella è tale di nome e di fatto; ha fascino, eleganza, sembra un angelo che cammina a due metri da terra: desiderata dagli uomini e odiata dalle donne, basta uno straccio di carta a renderla schiava e infelice.

Interessante il personaggio di Sonia: uno spirito libero dal carattere fumantino, passionale e voluttuosa, carismatica e battagliera, è l'unica che sa tenere a bada un tipetto come Zeev Feinberg col persistente profumo d'arancia emanato dalla propria pelle, che pare uscire dalle pagine e solleticare il naso del lettore, oltre ai baffi del suo innamorato... e i sensi di un altro uomo, segretamente e inutilmente invaghito di lei... 

CONSIDERAZIONI

In questo romanzo vengono narrate le miserie umane, il dolore vissuto al chiuso della propria solitudine, lontano da occhi indiscreti e da sguardi indifferenti, che tanto lo giudicherebbero come una "colpevole follia": si narra di amore, quello viscerale e carnale, quello tenero, quello ossessivo e capriccioso; l'amore ricambiato, quello non corrisposto, quello nascosto; la nostalgia per il proprio paese; e poi la felicità e l'illusione, la gioia di chi ha tutto e il dramma di perdere questo tutto...

C'è qualcosa di tormentato e commovente nei personaggi e nelle vicende che li coinvolgono, e di essi ci colpisce come alla fin fine, ognuno per ragioni proprie, fatichino a trovare la felicità.

Uomini e donne che amano, desiderano, soffrono, espiano peccati, sospirano angosciati e portano su di loro una sorta di interminabile inquietudine, una "malattia della perpetua attesa".



"Hanno compiuto imprese impossibili così tante volte da trasformare lo straordinario in normalità".

Donne e uomini straordinariamente comuni, che si trasformano e provano a crearsi il proprio futuro mentre intanto il mondo è in balia di stravolgimenti dall'immane portata:


Un romanzo sorprendente e profondo, che pur narrando di fatti possibili su uno sfondo storico preciso, ci affascina per quel realismo magico, per quell'atmosfera surreale nella quale le vicende intime si legano ai grandi eventi storici; l'Autrice è bravissima nel raccontare con sensualità e umorismo storie guidate dall'amore, dal desiderio, da un destino spesso beffardo, che sembra prendere in giro i vari protagonisti.
Sfumature malinconiche e struggenti che si alternano ad altre vivaci e bizzarre, come del resto sono i personaggi.
Divertente e tenero, con un finale che lascia addosso un'ineluttabile mestizia, Il romanzo della scrittrice israeliana è una storia indimenticabile, per intreccio, personaggi e per lo stile, inebriante, sensuale ma anche ironico e leggero quando serve; una penna matura e consapevole, che sa risvegliare emozioni, sensazioni, immagini e profumi nella mente del lettore, che si lascia volentieri accarezzare o trascinare dalla forza dei sentimenti narrati e da una scrittura ricca di profondità, che denota una notevole sensibilità per la conoscenza dell'animo umano da parte dell'Autrice.

Come posso non consigliarvi la lettura di questo romanzo? Io ne sono rimasta ammaliata, sono felice di aver conosciuto quest'autrice.


Citazioni:

"Solo chi è pieno di qualcosa al di fuori di se stesso soffre per averlo perduto."

"..ci sono persone che si aggirano per il mondo come se ci fossero capitate per sbaglio, come se in qualunque momento potesse arrivare qualcuno, posare una mano sulla loro spalla e gridargli nell’orecchio: «Cosa ci fai qui? Chi ti ha dato il permesso d’entrare? Prego, sloggiare al più presto». Altre invece non camminano affatto nel mondo. Ci navigano, fendendo l’acqua come una nave sicura."

P.S.: PERDONATE LA LUNGHEZZA DELLA RECENSIONE...!!!! L'ho scritta di getto e mi son lasciata prendere dalle emozioni che il libro mi ha suscitato; magari tra qualche giorno mi vien voglia di accorciarla... o forse no..? ^_^ 


L'autrice.
Ayelet Gundar-Goshen è nata in Israele nel 1982. Si è laureata in Psicologia clinica all’Università di Tel Aviv. Redattrice per uno dei principali quotidiani israeliani, è attivista del movimento per i diritti civili del suo paese. È anche autrice di sceneggiature che hanno riscosso un grande successo di critica e vari premi, tra cui il Berlin Today Award e il New York City Short Film Festival Award. Il suo primo libro, Una notte soltanto, Markovitch (Giuntina) ha vinto in Israele il premio Sapir e in Italia il premio Adei- Wizo «Adelina Della Pergola». Da Svegliare i leoni sarà prodotta una serie tv dalla NBC.

sabato 12 maggio 2018

Epigrafe - "Una notte soltanto, Markovitch"



Un romanzo molto bello e ricco di un fascino speciale, tra il fiabesco e il realistico, che rapisce il lettore a ogni pagina: "Una notte soltanto, Markovitch", di Ayelet Gundar-Goshen; prestissimo la recensione sul blog.

Intanto ecco l'epigrafe:


Anche il pugno una volta era una mano aperta, 
e cinque dita. 

Yehuda Amichai


"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire





venerdì 11 maggio 2018

Dietro le pagine di ... "La ragazza delle perle"



Cari lettori, come spesso mi accade con i romanzi ben contestualizzati nel tempo e nello spazio, anche stavolta il libro di Lucinda Riley, "La ragazza delle perle", ha stimolato la mia curiosità circa alcuni personaggi e fatti, presenti nella narrazione, che hanno un fondamento storico, reale.

In particolare, in questi momenti, mi soffermerò - seppur brevemente - sul pittore aborigeno Albert Namatjira, sulla missione di Hermannsburg e sulla tragedia del Koombana, una nave che affondò in mare mentre tornava in Australia, nel 1912 (stesso anno in cui affondò il Titanic); questi personaggi ed eventi sono tutti menzionati dall'Autrice.


Ciò che leggiamo spesso è ed della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo
trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books"
 e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerche che riuscirò a fare)
 a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?".


Albert Namatjira


Albert (Elea) Namatjira (1902-1959) è nato il 28 luglio 1902 a Hermannsburg (Ntaria), nel Territorio del Nord; Elea apparteneva alla tribù aborigena degli Arrernte. Nel 1905 la famiglia fu accolta nella chiesa luterana, ad Elea fu dato il nome Albert (anche ai genitori venne dato un nome "cristiano" dopo il battesimo).
Albert frequentò la scuola missionaria di Hermannsburg, le cui regole prevedevano che lui vivesse separato dai genitori, alloggiando in un dormitorio con altri ragazzi. A 13 anni trascorse sei mesi nella boscaglia e subì l'iniziazione. Lasciò la missione all'età di 18 anni e sposò Ilkalita, da cui ebbe diversi figli.
La famiglia si trasferì a Hermannsburg nel 1923 e Ilkalita fu battezzata (col nome di Rubina). 

Sin dalla fanciullezza Albert ha abbozzato le scene di vita che si svolgevano attorno a sè: il cortile del bestiame, gli allevatori con i loro cavalli e i cacciatori dopo la partita. 
Incoraggiato dalle autorità della missione, iniziò a produrre placche in legno di mulga; lavorò come fabbro, falegname, operaio.

Gli Arrernte avevano familiarità con le illustrazioni delle scene bibliche, ma nessuno di essi aveva visto paesaggi raffiguranti il ​​proprio ambiente. Motivato da un profondo attaccamento al suo paese e con la speranza di poter campare col proprio talento, Namatjira manifestò interesse verso la pittura.

Nel 1936 accompagnò l'artista Rex Battarbee come cammelliere in escursioni di due mesi presso la catena montuosa Macdonnell Ranges e Battarbee restò colpito dal suo evidente talento. 
Successivamente il pastore Friedrich Albrecht, sovrintendente di Hermannsburg, espose dieci acquerelli di Namatjira ad una conferenza luterana tenutasi a Nuriootpa, nell'Australia meridionale. 
Anche Battarbee aiutò l'amico a far conoscere le proprie opere e gli insegnò l'arte della fotografia.

Anche se Namatjira è conosciuto in particolare per i suoi paesaggi acquerellati delle Macdonnell Ranges e delle zone limitrofe, nei primi anni i suoi disegni includevano disegni di tjuringa (oggetti sacri di legno o pietra, simboli dei grandi eroi dei tempi mitici, utilizzati durante i rituali dell'iniziazione.), temi biblici e soggetti figurativi. Ha anche prodotto manufatti intagliati e dipinti, e per qualche tempo ha dipinto su pannelli di legno di fagioli. 
E' considerato  il primo eminente artista aborigeno a lavorare in un linguaggio moderno.


Palm Valley (1940)
fonte

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La missione di Hermannsburg
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chiesa


La missione fu fondata sulle rive del fiume Finke (a 125 km da Alice Springs) da missionari luterani della Società missionaria di Hermannsburg e dalla Chiesa evangelica luterana d'Australia nel 1877 e fu uno dei primi insediamenti dell'Australia centrale; il nome tedesco fu scelto dai pastori, che organizzarono tale missione per raggiungere gli aborigeni Arrernte ed evangelizzarli.
In questa comunità  è nato l'antropologo Ted Strehlow, che si è dedicato allo studio proprio della tribù degli Arrernte.
Nel 1896 fu costruita una Missione scolastica e creati dormitori separati per ragazzi e ragazze, costruiti nei corso di una decina d'anni (1894-1904). 
I missionari impararono la lingua Arrernte e tradussero gran parte del loro materiale spirituale ed educativo in questo idioma affinchè i propri insegnamenti fossero compresi dalla popolazione. 
La Missione di Hermannsburg operò sotto il controllo luterano fino al 1982, quando la terra fu finalmente restituita al popolo locale di Arrernte.


La tragedia del Koombana

Nel marzo 1912 la nave SS Koombana si mise in viaggio da Port Hedland a Broome (Australia).
Costruita da Alexander Stephen&Sons, fu la prima nave ad essere destinata per trasportare passeggeri e merci lungo la costa occidentale australiana.
L'imbarcazione prende il nome da una delle proprietà pionieristiche della famiglia Forrest vicino a Bunbury; la parola "Koombana" appartiene alla lingua della tribù aborigena Noongar e pare significhi "calma e pace".

Ma ahimè non ci sono state nè l'una nè l'altra per il Koombana, che dopo soli tre anni di navigazione e 37 viaggi, andò incontro al suo ultimo viaggio il 20 marzo 1912, infausto giorno in cui scomparve per sempre nelle acque del mare.
A causa di un ciclone tropicale, morirono 156 persone, cioè tutto l'equipaggio (74 membri) e i passeggeri (80 più due turisti), e la stessa nave non fu mai ritrovata, se si fa eccezione di una piccola quantità di relitti trovati in mare vicino a Bedout Island.

Gli archivi di stato di quel periodo mostrano come questa immane tragedia abbia colpito dolorosamente tutta la comunità.
Generalmente la maggior parte delle persone che viaggiavano sul Koombana aveva interessi commerciali nel settore delle perle, della lana e nell'estrazione mineraria; quella volta, a bordo c'erano anche 22 tosatori, un importante compratore di perle, un certo Abraham Davis; c'erano solo sette donne sulla nave, tra cui due assistenti di volo. Una delle passeggere era Louise Sack, appartenente ad una famiglia in vista e la sua morte ha avuto un grande impatto sulla comunità locale.
E poi c'era Harry Briden, un negoziante con quattro bambini piccoli, che stava vivendo un periodo difficile: sua moglie era in ospedale a Perth e la sua attività stava fallendo. Ha lasciato i figli dicendo che sarebbe andato a Broome per trovare lavoro, ma perse la vita nella tragedia in mare.




Siti consultati per il post:

http://www.sro.wa.gov.au
http://www.thestarfish.com.au (anche foto del Koombana)
http://koombanadays.com
http://adb.anu.edu.au (anche foto Namatjira)
https://northernterritory.com


N.B.: immagini e info prese dal web, per lo più tenendo conto dei diritti di licenza. Per eventuali violazioni, basta segnalare e l'immagine sarà prontamente rimossa.
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