lunedì 8 aprile 2019

Recensione: LE DISAVVENTURE DI MARGARET di Cathleen Schine




Una commedia al femminile dal taglio sofisticato che, in tono leggero, si sofferma su come la lettura di certi libri "particolari" possa influenzare la mente e i comportamenti di una giovane donna colta e un tantino... suggestionabile!


LE DISAVVENTURE DI MARGARET
di Cathleen Schine



Adelphi Ed.
trad. V. Guani, A. Biavasco
310 pp
Margaret Nathan è una giovane trentenne che vive a New York con suo marito Edward, docente universitario.
La donna è un tipetto svampito, dagli atteggiamenti un tantino  superficiali, è molto egocentrica e un po' snob, mal sopporta le varie cene, popolate da personaggi raffinati, appartenenti all'intelligencija newyorchese, alle quali partecipa malvolentieri, ben sapendo di sentirsi costantemente a disagio, non riuscendo a ricordarsi i nome dei tanti interlocutori e non essendo brava ad iniziare o proseguire una conversazione, tanto più quando si ritrova seduta accanto a perfetti sconosciuti.
Fortunatamente a levarla da ogni impaccio ci pensa il maritino, sempre presente, attento, consapevole del carisma che da lui emana, della cultura che sfoggia e che cattura l'attenzione di chiunque lo ascolti.
Beh, del resto la stessa Margaret s'è fatta irretire, al tempo, dal fascino solenne dell'erudito Edward, che quando apre bocca non può fare a meno di citare i suoi letterati preferiti, Walt Whitman in primis (cosa che irrita non poco la moglie).

La bella e frivola Margaret non è certo una sciocchina che ha bisogno del coniuge (più saggio ed esperto in tutto rispetto a lei) per stare in società, anzi: anch'ella è un'intellettuale nota e apprezzata, avendo scritto un saggio storico, anche se, ahilei!, in verità non saprebbe dire con esattezza cosa ha sostenuto in questo libro che l’ha resa quasi famosa! Non c'è nulla nella propria esistenza che non vada: scrive libri che vendono, ha una bella casa, un circolo di amicizie grossomodo simpatico, un marito intelligente e spiritoso che l'ama... eppure..., basta una miccia, apparentemente senza importanza, ad accendere in lei un fuoco che non sapeva neppure esistesse e a mettere in dubbio ogni certezza della sua vita matrimoniale.

La scoperta, in biblioteca, di un manoscritto del Settecento mai pubblicato,è destinato a far vacillare ogni suo equilibrio; sfogliandolo, riconosce che interi passaggi sono tratti da opere di filosofi come Diderot, Kant, Rousseau, Locke..., ma la cosa più eccitante è che quello che sembra essere un'opera filosofica, incentrata sull'importanza di accrescere il proprio sapere attraverso metodi empirici, è in realtà un'opera di ben altro tenore!

Il libro anonimo si intitola "La nipote di Rameau" ed è un'opera di seduzione!
Scritta sotto forma di dialoghi, narra del legame tra un uomo e una giovinetta, un legame che sembra quello tra un maestro e la sua allieva ma che cela tra le righe quella che è semplicemente una tresca amorosa, in cui a guidare tutto è la ricerca del piacere, di tutto ciò che può accendere i sensi, l'eros.

La lettura un po' troppo appassionata di queste pagine voluttuose e sensuali fa scattare un pericoloso campanellino in Margaret, che comincia a vedere suo marito con occhi diversi.
La donna comincia a farsi domande che finora aveva evitato di porsi e che la spingono a riconsiderare il proprio ruolo rispetto al coniuge.
Ad es., si rende conto di aver sempre guardato Edward come "da lontano", con lo stesso sguardo adorante e sciocco delle sue giovanissime studentesse che gli sbavano dietro (a proposito: ma non saranno sue amanti, tutte queste ragazze che accorrono numerose nel suo studio con la scusa di parlare di poesia??), di essere sempre dipesa da lui, dal suo amore, mentre egli è indipendente da lei, sicuro di sè e dei sentimenti della sua cara mogliettina devota.

E se Margaret a un certo punto si stancasse di lui e spiccasse il volo come una farfalla alla ricerca di altri fiori su cui posarsi? In fondo, è suo dovere conoscere il mondo, fare altre esperienze che la rendano consapevole di se stessa, di ciò di cui ha veramente bisogno..!
Non solo il libro, ma anche un viaggio a Praga (per una conferenza) diventa per lei una sorta di spartiacque che la cambierà, facendole maturare la bislacca convinzione che ha il diritto di ricercare il piacere, di ascoltare gli impulsi del proprio corpo giovane e voglioso di sensualità, anche se questo significa diventare un'adultera, tradendo il caro maritino, che dorme sugli allori convinto della fedeltà cieca della consorte.

Attraverso tutta una serie di bizzarre circostanze, Margaret cercherà disperatamente di seguire le orme della languida nipote di Rameau e di farsi un amante: uno sconosciuto incontrato per caso su un aereo e poi rivisto a New York; un affascinante e sexy dentista, l'amica del cuore - così naturalmente provocante... Qualunque corpo ben fatto le suscita pensieri spinti e voglie proibite..., il desiderio di sfogare la propria lussuria diviene una vera ossessione che la spingono ad avere comportamenti davvero sciocchi, che danno vita ad equivoci che fanno sorridere il lettore, anche perchè in fin dei conti la protagonista non riesce a fare di se stessa una fedifraga con molta facilità!
Sedurre qualcuno e farsi portare a letto è più complicato di quanto le sarebbe mai sembrato!

Suo marito non è uno sprovveduto o un cieco e si accorge che sua moglie sta cambiando sotto i suoi occhi, che lo tratta con ostentata indifferenza e scortesia: "Cosa ti ho fatto?" le chiede sconcertato, e lei si guarda bene dall'esporgli le sue colpe..., forse perchè non saprebbe dire con chiarezza quale esse siano.
Sa solo che è arrabbiata e delusa, arrivando a convincersi che se mai lo tradirà, sarà stata colpa di Edward, che non ha vigilato su di lei come avrebbe dovuto!

Cosa sta succedendo nella mente un po' troppo aperta ed "esposta" di Margaret? Non le basta più la sua vita borghese tranquilla e ordinaria?
Cosa finora le ha dato l'illusione di essere felice, di avere un'esistenza stabile? E' stato il matrimonio? L'amore rassicurante di Edward? Potrebbe farne a meno ed essere comunque una donna appagata?

Mai dare per scontato ciò che hai, cara Margaret, perchè potresti rischiare di perderlo.

"L'anima è come un occhio: quando si posa sopra qualcosa su cui splendono la verità e l'essere, l'anima percepisce e comprende e brilla d'intelligenza (...) Quando non si posa sulla verità ma su una sua mera copia, l'anima brancola, incerta fra un'opinione e l'altra, e sembra priva di qualsiasi intelligenza".

Margaret deve far chiarezza dentro di sè, sbattere il naso, come si suol dire, e farsi male, provare concretamente il terrore di veder vacillare quelle certezze che stava disprezzando, per arrivare a comprendere cosa davvero è importante per lei.

In linea generale questo libro l'ho trovato abbastanza piacevole in quanto sostenuto da una penna arguta, divertente, a tratti comica, che critica con leziosità la società borghese benpensante e snob, ma è altresì vero che questa protagonista così "stramba" un po' mi ha fatto simpatia e un po' mi ha irritata con la sua ossessiva ricerca di un sesso che non arriva e che la vede solo fare la stupidina con chiunque respiri.



domenica 7 aprile 2019

Recensione: CANTO DELLA PIANURA di Kent Haruf



In una piccola realtà rurale vicino Denver si intrecciano le vite di alcune persone comuni, alcune oneste e buone, altre meno; ne viene fuori il ritratto genuino e realistico di un'umanità varia e indimenticabile proprio per la sua "normalità".



CANTO DELLA PIANURA
di Kent Haruf

NN Edizioni
Fabio Cremonesi
Numero Pagine : 304
Prezzo : 18 €
Questo primo libro della Trilogia della pianura (gli altri due sono Crepuscolo e Benedizione) è un romanzo corale, a più voci; è scritto sempre in terza persona ma le vicende narrate hanno di volta in volta come protagonisti specifici personaggi.

Siamo a Holt, città immaginaria vicina a Denver, in Colorado, in cui vive Tom Guthrie, insegnante di storia al liceo, che da solo si occupa dei due figli piccoli, mentre la moglie passa le sue giornate al buio, chiusa in una stanza.
Tom è un brav'uomo, deluso e amareggiato da questo matrimonio naufragato che ha lasciato in lui sensi di colpa e rimpianti; ha un debole in particolare per la collega Maggie Jones ma è insicuro se sia un bene impelagarsi in una vera e propria relazione...

Una sua alunna, la sedicenne Victoria Roubideaux, ha una situazione famigliare piuttosto precaria e, quando scopre di aspettare un bambino, sua madre la caccia di casa.
Sola e impaurita, lasciata anche dal ragazzo che l'ha messa incinta, Victoria chiede aiuto all'unica persona che pensa possa accoglierla: la sua comprensiva insegnante Maggie, che dopo averle offerto un'iniziale ospitalità, si trova costretta a trovarle un'altra sistemazione.

E qui entrano in campo i vecchi fratelli Raymond e Harold McPheron, che da sempre vivono in solitudine nella loro fattoria, dedicandosi all’allevamento di mucche e giumente.
A loro, Maggie propone di prendere in casa Victoria, dandole un tetto e un luogo sicuro e tranquillo in cui trascorrere i mesi della gravidanza.
Inizialmente i due uomini sono perplessi e manifestano tutta la loro incertezza al pensiero di prendersi cura di una ragazza...: proprio loro, che le uniche femmine che conoscono sono le vacche in loro possesso, che allevano, mungono e aiutano a figliare?
Però, sotto la scorza ruvida e l'aria impolverata e scorbutica, si nascondono due cuori buoni e generosi, che decidono di provare questa singolare esperienza, accogliendo la ragazza in casa.

I capitoli in cui si racconta del rapporto tra Victoria e i McPheron sono simpatici e teneri al contempo, perchè si percepisce tutto l'imbarazzo che passa tra questi tre individui: la ragazza è timida, impaurita, a disagio, non sa come comportarsi con questi due estranei taciturni, per quanto apprezzi il gesto di averla accolta pur non conoscendola.
Dal canto loro, i due fratelli cercano in tutti i modi di far sentire l'ospite a proprio agio e, col passare dei giorni e delle settimane, si impegnano davvero come meglio possono per far capire a Victoria che loro sono davvero felici di averle dato una casa in cui stare.

Ma a un certo punto, il ragazzo con cui stava Victoria, torna e pretende di portarla con sè a Denver...
La giovane seguirà il suo giovane amore o preferirà rimanere nella placida campagna con i due anziani fattori?

Seguiamo inoltre anche le vicende dei figli di Tom, due bimbi di nove e dieci anni, che si ritrovano ad accettare l'assenza della mamma, a fare i conti con il bello e il brutto della vita e con la cattiveria e il desiderio di vendetta di alcune persone prepotenti, una in particolare, che proprio non ha gradito i rimproveri che il suo professore (Guthrie) gli ha rivolto e col quale nasceranno aspri malintesi.

In queste pagine, che ci passano davanti con un ritmo pacato, che mi ha ricordato un placido fiume che scorre sonnacchioso in una valle rassicurante, conosciamo dunque varie persone di diversa età, ognuna con un proprio vissuto: c'è l'uomo di mezza età che si sente ancora forte, desideroso di vivere nonostante le batoste della vita; c'è l'adolescente con una realtà famigliare desolante, che deve affrontare una prova più grande di lei, e necessita di aiuto; c'è il ragazzo strafottente, viziato, prepotente, vigliacco, che non sa cosa voglia dire il rispetto per il prossimo; ci sono due fratelli avanti negli anni che il duro lavoro pare aver reso ruvidi e solitari ma che, alla prima occasione, non mancano di mostrare una grande generosità; ci sono altri due fratelli, molto più giovani, che stanno crescendo e vanno protetti dalle insidie di un mondo non sempre giusto e buono.

Un'umanità ricca, variegata, contraddistinta da problemi comuni a tanti uomini, di ogni generazione e luogo, da rimpianti, paure, desideri, speranze, rabbia, impotenza, senso d'abbandono..., e tutto questo arriva a noi con un linguaggio semplice, delicato, rispettoso, che sa come farci sentire tutta la gamma dei sentimenti provati dai protagonisti, e all'interno di una location "rustica", di per sè fin troppo semplice, comune, fatta di animali al pascolo, storie di esistenze come ce ne sono tante, ma che l'autore ha saputo rendere speciali.

"Canto della pianura" l'ho ascoltato dalla voce di Marco Baliani e devo dire di aver apprezzato moltissimo la sua narrazione: intensa, coinvolgente, assolutamente adeguata ai personaggi cui dà voce e colore e ai vari momenti narrati; la scrittura onesta e precisa di Haruf, con le sue descrizioni dirette e prive di fronzoli, è stata valorizzata da una lettura ben interpretata e scorrevole che dà la giusta enfasi alle singole "scene", tanto più a quelle ad alto contenuto emotivo, dove mi sembrava di vivere tutto in prima persona, di immaginare con precisione quello che stavo ascoltando.

Si tratta di un romanzo tranquillo, che trasporta il lettore in una località rurale, campagnola, dove la vita sembra scorrere monotona, ma non è così se puntiamo i riflettori sulle singole persone e sulle loro vicissitudini.
E' stato come soggiornare in un posticino che, nella sua straordinaria ordinarietà, ti ha fatto sentire a casa.
E ovviamente al più presto tornerò a Holt!


Il termine inglese Plainsong, che dà il titolo a questo romanzo significa “canto piano” (forma di canto a cappella monodico – ossia privo di accompagnamento musicale ed eseguito all’unisono – diffuso nel Medioevo in ambito ecclesiastico; il canto gregoriano per esempio è un tipo di canto piano)…

sabato 6 aprile 2019

Recensione: UN PALLIDO ORIZZONTE DI COLLINE di Kazuo Ishiguro



Quando il proprio passato è costellato di esperienze negative e dolorose, voltarsi indietro per ripercorrerlo con la memoria non fa che aggiungere ulteriori sofferenze, eppure è proprio il racconto di sè, di quei giorni che sono stati e ora non sono più e che, a modo loro, ci hanno formato, a offrirci una via per far pace con noi stessi e con quei demoni che ci portiamo dietro.



UN PALLIDO ORIZZONTE DI COLLINE
di Kazuo Ishiguro



Ed. Einuadi
trad. G. Bona
178 pp

Credo sia patetico e nello stesso tempo nobile guardarsi dentro e vedere la vita che si è vissuta. Ci vuole un grande coraggio.

Etsuko è una vedova giapponese che vive in Inghilterra, sola in una casa di campagna; ha una figlia, Niki, la sua secondogenita, che vive a Londra e ogni tanto va a trovare sua madre.
Niki è figlia del secondo marito di Etsuko; la primogenita, Keiko, era figlia del primo, Jiro, l'uomo con cui ha vissuto quand'era in Giappone, a Nagasaki.

Era perchè adesso Keiko non c'è più: si è suicidata, senza un apparente e specifico motivo...
Da quel tragico momento la vita di Etsuko e di Niki non è più stata la stessa, e anche se le due donne sembrano proseguire con le proprie abitudini come se niente fosse, in realtà è come se la presenza della figlia/sorella suicida aleggiasse nelle stanze della casa materna, a mo' di spettro che turba sogni e pace.

Etsuko ripercorre il proprio passato e questi flashback sono interrotti dalla presenza di Niki nel presente: Niki è una ragazza emancipata, indipendente, riservata circa la propria vita privata, che non condivide neppure con l'unica parente rimastale - sua madre appunto - con la quale anzi parla pochissimo, non avendo mai avuto stretti e confidenziali rapporti; leggendo lo scambio di battute tra le due, i loro atteggiamenti nell'interagire, i tanti silenzi e gli sguardi più o meno inconsapevoli che si lanciano, capiamo che è soprattutto la morte di Keiko ad aver contribuito a rompere qualcosa che, nel tempo, non si è più risanato.
Inoltre, la visita di Niki alla madre risulta poco piacevole, non solo perchè la giovane è spesso cupa, scortese, sbrigativa e poco paziente verso la donna più anziana, ma anche perchè dichiara di non riuscire dormire quando è in quella casa, di sentirsi a disagio: è il pensiero della sorella morta a tenerla sveglia, ad inquietarla.
Etsuko, con la sua aria pacata e imperturbabile, con le poche parole che riesce ad esternare, cerca di tranquillizzarla e intanto leva lo sguardo dal presente doloroso e solitario per cercare in un altrove lontano un senso e una ragione a tutto ciò che ha vissuto.

I suoi vividi ricordi giungono dunque fino a Nagasaki, nel periodo immediatamente successivo al secondo conflitto mondiale, quando la città, in seguito al lancio della bomba atomica, ha dovuto affrontare un processo di ricostruzione su tutti i fronti - materiale e, soprattutto, culturale, umano.

Tra queste pagine, l'Autore accenna al dramma immane causato da quel terribile evento, e lo fa senza entrare nei particolari ma sempre restando su un filo vago eppure chiaro al contempo: la guerra ha innescato tutta una serie di capovolgimenti in Giappone, e in particolare l'ingerenza della potenza americana ha portato mutamenti in tanti ambiti, da quello politico a quello culturale, modificando pian piano il modo di pensare delle persone e, in special modo, della nuova generazione rispetto alla precedente, ritenuta "vecchia", antiquata, ormai superata nei valori, nei riti, nelle convinzioni.

Il racconto della protagonista comprende tanto la sua vita in famiglia, accanto al primo marito Jiro e in compagnia del suocero, quanto la sua amicizia con una donna singolare e la sua bambina tormentata.

Etsuko è stata una giovane moglie sottomessa, silenziosa, discreta, servizievole, accettando con remissività il proprio ruolo di donna, moglie, nuora all'interno della rigida e patriarcale società giapponese; il coniuge ci viene ritratto con un uomo duro, poco affabile, dedito totalmente alla carriera professionale; un marito che si aspetta che la moglie lo serva e lo accudisca senza che dalla sua bocca esca mai un grazie o una parola gentile; e anche nei confronti del padre, Ogata, è lo stesso: è superficiale, distratto, impaziente di terminare una conversazione quanto prima per non sentirsi dire sempre le solite paternali noiose e ormai note, che lo irritano e lo spingono a scappare al lavoro come se avesse il fuoco sotto i piedi.
La figura di questo suocero, Ogata, emerge in termini molto positivi, essendo un anziano dolce, comprensivo, sempre carino e premuroso verso la nuora, che - negli anni ricordati da lei stessa - era incinta della prima figlia (Keiko), tanto da guadagnarsi spontaneamente il suo affetto e la sua sincera stima.

Ma ho menzionato anche a un'amicizia: quella con una giovane donna vedova, Sachiko, e la sua figlioletta Mariko.
Sachiko vive in una casetta abbandonata tra le macerie e ha una relazione con un americano (solo citato, non ci viene presentato) che promette sempre di portarla negli Stati Uniti, ma non lo fa mai. La guerra le ha tolto il marito ma le è rimasta questa figlia di dieci anni, che però è un tipetto scontroso, con atteggiamenti ostili verso gli estranei; la bimba è solitaria, se ne sta sempre per i fatti suoi, mostra interesse solo per i gatti ed Etsuko scopre, con suo grande stupore, che Mariko spesso viene lasciata sola da sua madre, la quale non mostra alcuna preoccupazione in tal senso.

Sachiko ci appare, dai ricordi di Etsuko, come una donna leggera, frivola, poco attenta verso l'unica figlia, nonostante ella dichiari che Mariko è la sua priorità e ogni decisione che prende è per il suo bene; la donna aspetta il grande amore, che la porti via dalla tristezza di una vita senza stimoli e aspettative trascorsa a Nagasaki; ma questa partenza potrebbe non giungere mai e intanto sua figlia affonda nell’angoscia di ricordi troppo crudi, che rischiano di minare il suo precario equilibrio emotivo. 

L'amicizia tra le due è singolare perchè esse sono diversissime come caratteri: tanto apprensiva e tranquilla è Etsuko, quanto l'altra è vivace, ironica, divertita dall'ingenuità e semplicità dell'altra.

Eppure, intuiamo, mentre passato e presente si intersecano nonostante siano apparentemente slegati (come se la Etsuko giapponese e quella inglese fossero due persone differenti e lontane), che c'è qualcosa di profondo che lega le due amiche: entrambe nascondono, sotto diversi atteggiamenti, sensi di colpa verso la propria figlia problematica, tant'è che, similmente a Sachiko rispetto alla piccola Mariko,  rispetto a Keiko la stessa Etsuko, nel cui cuore resistono rimpianti, domande, dubbi, rimorsi..., sente di dover giustificare le proprie decisioni (l'andar via dal Giappone, anzitutto, per garantire un futuro migliore alla propria figlia), come a convincersi di non essere stata una cattiva madre e che ciò che è accaduto non è sua diretta responsabilità.

Etsuko proietta se stessa, i timori, le angosce, il dolore, su Sachiko, "servendosi" della storia di quest'ultima per parlare di sè e per affrontare i propri tormenti.

Questo breve romanzo del Premio Nobel Ishiguro mantiene, capitolo dopo capitolo, un'atmosfera enigmatica, misteriosa, di cose dette e non dette, di domande accennate alle quali non si darà mai una risposta; gli stessi personaggi hanno una parte che ci viene svelata e un'altra che resta celata e tanti particolari - che durante la narrazione creano suspense e accendono la curiosità del lettore - non ci vengono chiariti esplicitamente, ma piuttosto lasciati alla libera interpretazione del fruitore.

Ne viene fuori un racconto che riesce ad essere tanto poetico quanto disadorno, che suggerisce più di quanto sveli; tutto resta sospeso e irrisolto; lo stile di Ishiguro è preciso, lento, "silenzioso"; vi è un fascino quasi magico nella sua penna così lieve e profonda insieme che mi ha coinvolta e suscitato domande, trasmettendomi quell'inevitabile malinconia che quasi sempre provo quando leggo libri di autori dell'Est: ma non è mai una malinconia opprimente, bensì dolce, che colora le vicende di sfumature delicate, tenui, mai aggressive, malgrado si parli di morte, tragedie umani, collettive e personali.

Non posso non ammettere che il finale mi ha lasciata un po' disorientata; c'è in questo romanzo un che di volutamente imperfetto, incompleto, e la tensione che l'attraversa potrebbe non trovare, agli occhi del lettore, l'adeguata e agognata soluzione.

Per una come me amante di thriller, polizieschi, noir, in cui ogni tassello deve andare al suo posto e rivelare una logica razionale finale, un libro di tal genere un po' spiazza; ma forse il bello è anche questo.


Del resto, chi l'ha detto che un autore debba necessariamente risolvere ogni mistero, svelare ogni segreto, fugare ogni dubbio? 

Ishiguro dà di che riflettere anche dopo che si è giunti all'ultimo rigo, semplicemente raccontando di donne irrisolte, tormentate da fantasmi che altro non sono che malesseri interiori, intimi, in cui ognuno di noi può ritrovarsi.

Leggere libri come questi è come prendere una boccata d'aria fresca in un'alba che sta nascendo o in un tramonto pregno di nostalgia; è uno di quei romanzi somiglianti a un "rifugio" in cui non di rado sentiamo il bisogno di fermarci per restare accanto ad un vecchio amico, a volte chiacchierando e ascoltando placidamente le sue confidenze, altre restando anche solo così..., in silenzio.

venerdì 5 aprile 2019

Il fiore di loto, tra simbolismo e leggende




Buondì!! Il week end si avvicina... finalmente!!!
In attesa di pubblicare le recensioni degli ultimi due libri letti, oggi volevo parlarvi di un fiore dal bellissimo significato:

IL FIORE DI LOTO


Il Fiore di Loto è per gli orientali simbolo di bellezza, purezza e perfezione, simbolo del sole, del cielo, della terra, della creazione, del passato, del presente e del futuro; dunque rappresenta la vita stessa.
La particolarità di questo fiore è dovuta al fatto che cresce nel fango e nelle acque paludose, ma nonostante ciò si conserva puro  e profumato e non si lascia contaminare dall’ambiente che lo circonda, e per questo esso rappresenta anche la lotta della vita.
Nella mitologia egizia il fior di loto è un simbolo di sole, di creazione e di rinascita​.

L'alternativa cristiana al loto è il giglio bianco, che assume un significato di fertilità e purezza perchè è il simbolo di Maria. Tradizionalmente l'Arcangelo Gabriele porta il giglio dell'Annunciazione alla Vergine Maria. "Beati i puri di cuore", disse Gesù, "perchè vedranno Dio."

Quando si vuole esprimere ammirazione profonda nei confronti di qualcuno, il fiore da regalare è proprio il Loto.
Il Fiore di Loto, molto simile ad una Ninfea, fiorisce verso la metà dell’estate: i suoi grandi fiori, che hanno più di 20 petali, si aprono la mattina presto e si chiudono di sera. Il Loto emerge dall’acqua ed è un fiore profumatissimo.

C’è una leggenda tutta italiana che riguarda il Fiore di Loto.
Tantissimo tempo fa, alla foce del Po, in una grande e bellissima palude c’era una zona ricoperta di Fiori di Loto bianchi e rosa. Questi fiori proteggevano il regno delle Fate dell’acqua, ma nessun essere umano poteva vederlo.
Si narrava che era molto pericoloso cercare di vedere le Fate e il loro regno. Gli abitanti dei villaggi vicini avevano un grande rispetto per la palude.
C’era un ragazzo che però non temeva le Fate, anzi cercava di scorgerle tuffandosi proprio dove si pensava ci fosse la porta per il loro regno.
Un giorno riuscì a trovare il regno delle Fate e queste gli offrirono un dono: poteva scegliere tra un forziere colmo di monete d’oro o una splendida Fata, la creatura più belle che lui avesse mai visto.
Il ragazzo scelse il forziere, pensando di aiutare sua sorella, rimasta vedova con un bambino piccolo.
Le monete d’oro non finivano mai e finalmente la famiglia del giovane poteva vivere agiatamente, ma lui era ossessionato dal ricordo della bellissima Fata che avrebbe potuto scegliere.
Passava così le sue giornate in barca nella palude alla ricerca del regno delle Fate, senza mangiare, nè bere, nè dormire. Alla fine morì.
Le Fate decisero di punirlo per aver fatto la scelta sbagliata, per non aver voluto scegliere l’amore: tutti i primogeniti discendenti dalla sua famiglia erano condannati a non conoscere mai l’amore.


SIMBOLOGIA FEMMINILE

Come accade per altri fiori, anche il Loto viene associato a simbolismi femminili. Essendo un fiore legato all’immortalità, alla creazione ed alla rigenerazione, il loto viene inevitabilmente associato a un principio femminile, indicando grazia, fertilità e fecondità, tutte virtù tipiche del mondo femminile.
Questo simbolismo prende spunto dalla forma del fiore di loto, un calice che sembra raffigurare il ventre femminile da cui nasce la vita. Per questo simbolismo dai tratti molto potenti e suggestivi, il loto è stato utilizzato nelle leggende e nei racconti sulla nascita degli dei. Mte da un fiore che si è aperto al mattino.
IL LOTO E I SUOI COLORI
Anche il colore dei diversi fiori di loro viene associato a un particolare simbolismo.
Quelli bianchi indicano la purezza, intesa come stato dell’anima e della mente, ma anche la perfezione spirituale.
Il loto rosa è simbolo della divinità ed è quello maggiormente usato nelle cerimonie delle religioni orientali.
Il loto viola è considerato il fiore degli asceti e di tutti coloro che si dedicano alla meditazione ed al
Il loto blu simboleggia la vittoria dello spirito sulle passioni, ma ha anche il significato di saggezza ed intelligenza.
Il loto con fiori dorati rappresenta il raggiungimento dell’illuminazione.
raggiungimento della perfezione spirituale.

In tutti i diversi fiori di loto primeggia un significato comune, ovvero il predominio dello spirito e della coscienza su tutto ciò che è materiale e meschino.
Saggezza, perfezione, intelligenza, purezza e conoscenza di sé sono i principi su cui si fondano molte religioni e che il loto, con la sua rara bellezza, è in grado di interpretare al meglio.


(Post già pubblicato tempo fa sul mio blog L'ANGOLO DI ANGY)



martedì 2 aprile 2019

Bilancio di letture di marzo 2019



Siamo giunti al quarto mese dell'anno ed io tiro le somme insieme a voi delle mie letture del mese precedente  ^_^

  • VOLO DI PAGLIA di L. Fusconi (RECENSIONE). Sullo sfondo di una campagna nei pressi di Piacenza, tra balle di fieno e vecchi casolari dalle molte stanze, tra boschi fitti e scuri che mettono paura, Laura Fusconi ci racconta una storia di dolore e tragedie personali, che vedono coinvolti in prima linea bambini innocenti che, a causa delle scelleratezze di certi adulti, devono dire addio troppo presto alla propria infanzia.
  • SEI COME SEI di M. Mazzucco (RECENSIONE). Una ragazzina in fuga da una vita che non sta andando come dovrebbe; in fuga dai propri gesti avventati, dalle proprie paure, da tutta la rabbia che ha dentro; un'undicenne alla disperata ricerca di quell'unica persona accanto alla quale vorrebbe vivere per sentirsi finalmente a casa.
  • EDUCAZIONE EUROPEA di R. Gary (RECENSIONE). Un libro in cui regnano la morte, il tradimento, la miseria, lo sfruttamento... e accanto ad essi la speranza, la libertà, il desiderio di combattere per un mondo meno ingiusto in cui "ci sarà musica, ci saranno libri, ci sarà pane per tutti e calore fraterno. Non più guerre, nè odio".
  • DEVORA di F. Buso (RECENSIONE). Fantasia e realtà sono il mix alla base di questo romanzo storico che, partendo dalla "maledizione dei Templari" pronunciata (secondo quanto narra la leggenda) dal Gran Maestro dell'Ordine Jacques de Molay, narra le esistenze avventurose di due donne eccezionali (madre e figlia), protette dai Cavalieri Templari e con il dono della chiaroveggenza; due donne libere, generose e determinate che saranno spettatrici (in prima linea) di eventi storici particolari.
  • LE PAROLE DI SARA di M. De Giovanni (RECENSIONE). La donna invisibile, dai capelli grigi e dall'aspetto insignificante, è tornata, impegnata in un nuovo caso che vede coinvolta una sua vecchia conoscenza e che la mette di fronte alla scelta se seguire il cuore o la ragione.
  • FINCHE' LE STELLE SARANNO IN CIELO di K. Harmel (RECENSIONE). Una storia struggente e commovente che, partendo dai nostri giorni, torna indietro di settant'anni, al periodo terribile della seconda guerra mondiale, alla tragedia dell'Olocausto e al dramma di tante famiglie separate irreparabilmente dagli orrori di un mondo impazzito.
  • IL POSTO di A. Ernaux (RECENSIONE). La scrittrice francese Annie Ernaux tratteggia, in questo libro breve e autobiografico, la figura del padre, di quest'uomo prima contadino, poi operaio, infine gestore di un bar-drogheria in una città della provincia normanna, e lo fa con scrupolosità e senza cedere a inutili compatimenti e patetiche nostalgie.
  • LA CASA DI VETRO di S. Mawer (RECENSIONE). Un edificio all'avanguardia, moderno e innovatore, simbolo di razionalità e perfezione, diviene specchio dell'imperfezione e delle fragilità presenti nelle persone che lo abitano, travolte non solo dalle proprie passioni, dai propri segreti, ma ancor più da eventi esterni più grandi di loro e non difficilmente gestibili.
  • WOLVES COAST di O. Calcagnile (RECENSIONE). In una location mozzafiato, in un paesaggio naturale incontaminato, i due protagonisti si innamorano, e per difendere il loro amore devono combattere: contro le proprie paure, le proprie diversità, ma soprattutto contro chi è intenzionato a far prevalere, a scapito di tanta gente, interessi personali ed egoistici.
  • CLAUDIO BAGLIONI. UN CANTAUTORE DEI GIORNI NOSTRI 1967-2018 di P. Jachia (RECENSIONE). Questo breve ma interessante saggio di Paolo Jachia ripercorre in maniera cronologia la carriera di Claudio Baglioni, a partire dalla prima canzone scritta nel 1967 sino ad arrivare a tempi più recenti, con Capitani Coraggiosi in compagnia di Morandi e la sua (prima) designazione come direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo 2018. L'autore non si limita ad analizzare l'aspetto musicale ma ancor più la capacità comunicativa, lo spessore artistico e l'evoluzione che negli anni hanno caratterizzato la musica di Baglioni.
  • NICO E IL FANTASTICO MONDO DEL MARE di Imma Pontecorvo (RECENSIONE). Tutti abbiamo delle paure e per affrontarle a volte serve la motivazione giusta! Il giovanissimo protagonista di questa favola affronterà la sua paura più grande grazie all'amicizia con un esserino speciale, che lo porterà a riflettere sull'importanza del rispetto di ciò che ci circonda.




Tra le mie letture marzoline, è difficile scegliere la vincitrice assoluta, nel senso che è stato un mese soddisfacente, però tra tutte devo dire di essere rimasta molto colpita dall'esordio letterario di Laura Fusconi, Volo di paglia.

Attualmente ho in lettura:

  1. SC E LA MALEDIZIONE DEL TERZO OCCHIO di E. Molaschi: fantasy in stile potteriano.
  2. CANTO DELLA PIANURA di K. Haruf (audiolibro).
  3. LE DISAVVENTURE DI MARGARET di C. Schine.


Il mese scorso ho visto il bellissimo e commovente A STAR IS BORN, con Bradley Cooper e Lady Gaga e mi è piaciuto moltissimo! 
Ho iniziato a guardami anche la serie tv LA VERITA' DI HARRY QUEBERT , con Patrick Dempsey, che mi sta intrigando e poi è iniziata la quarta stagione di GOMORRA, che adoro.


domenica 31 marzo 2019

Recensione: VOLO DI PAGLIA di Laura Fusconi



Sullo sfondo di una campagna nei pressi di Piacenza, tra balle di fieno e vecchi casolari dalle molte stanze, tra boschi fitti e scuri che mettono paura, Laura Fusconi ci racconta una storia di dolore che vede coinvolti in prima linea bambini innocenti che, a causa delle scelleratezze di certi adulti, devono dire addio troppo presto alla propria infanzia.



VOLO DI PAGLIA
di Laura Fusconi



Fazi Editore
240 pp
15.50 euro
Le vicende narrate in questo romanzo si svolgono lungo due linee temporali distanti tra loro più di cinquant'anni, collocate in un'unica ambientazione, e tra esse intimamente collegate.

Negli anni 1942-'44, in pieno conflitto mondiale, Tommaso, Camillo e Lia sono tre bambini di dieci anni che amano giocare all'aria aperta, nella campagna piacentina, al limitare del bosco, anzi dei boschi, visto che i bambini sono soliti parlare di Bosco delle Fate e Bosco delle Streghe, consapevoli di dover stare attenti ad attraversarli, soprattutto quando cala la sera, perchè se le Fate o le Streghe si svegliano... sono guai!

Ad essere precisi, Tommaso è amico soltanto di Camillo, i due stanno sempre insieme, giocano e si divertono, e al primo non sta bene che l'altro, invece, voglia sempre coinvolgere nelle loro avventure  quella rompiscatole di Lia Draghi.
Tommaso l'ha capito che l'amico è innamorato di quella ragazzina con la treccia, che conosce a menadito tutti gli animali e sa fare disegni bellissimi sul suo quadernetto rosso; ma lui Lia non la può soffrire, perchè la bambina è figlia di quel mostro malvagio di Gerardo Draghi.
L'uomo non è benvisto da tutti ad Agazzano, molti lo temono e in cuor loro lo disprezzano, perchè è un gerarca fascista che, a capo della sua squadriglia di camicie nere, spadroneggia nella zona ed esercita il suo fare prepotente anche tra le mura della Valle, la casa padronale della famiglia Draghi.

Draghi è un uomo rude, cinico, arrogante, freddo, incapace di manifestare affetto, tanto alla moglie - la povera Ada, maestra gentile, madre affettuosa e... moglie rassegnata e infelice - quanto ai figli, in particolare nei confronti di Lia, che soffre per gli atteggiamenti di indifferenza del padre, che non la degna di uno sguardo o di una carezza.

Per fortuna c'è il suo Camillo, con cui trascorre le giornate tuffandosi tra le balle di fieno, giocando a "volo di paglia" e rincorrendosi per i campi.

Ma questi giorni felici stanno per terminare e nella maniera più brutale, portando con sè tanto dolore, lacrime, solitudine, disperazione.

Dall'agosto '42 fino al giugno '44 si susseguono una serie di fatti drammatici: il figlio di un antifascista scompare misteriosamente dopo essersi perso nel bosco; il prete del paese, il buon don Antonio, viene minacciato, con metodi tutt'altro che pacifici, perchè non appoggia il fascismo.

Questi luoghi tranquilli, soleggiati, dalle tinte delicate e dai contorni arcaici, nascondono un'ambivalenza: ora sono rallegrati dalle risate e dai giochi dei bambini, ora diventano teatro di violenze, soprusi, trascinandosi dietro conseguenze nefaste, che dopo cinquant’anni non hanno smesso di abitare, come intrusi indesiderati, testardi e insistenti, tra le mura della Valle, nei giochi dei bambini tra le balle di fieno.

Sì, perchè dopo tanti anni, altri due bambini, Luca e Lidia, giocheranno tra le stanze ormai in rovina, confrontandosi con i mostri della loro fantasia e che in qualche modo verranno alimentati proprio da quei fantasmi che aleggiano in questi posti che nascondono misteri e verità dolorose, di cui la gente della zona ancora è restia a parlare, divisa tra il rispetto per chi è morto e un indefinito timore a riportare a galla fatti che hanno seminato sofferenze e morte.

Luca e Lidia hanno la stessa età di Lia, Tommaso e Camillo e vivono nel 1998; Luca vive lì con la famiglia, mentre Lidia ci va in vacanza in estate con la propria; i due - proprio come Camillo e Lia - si piacciono, giocano sempre insieme e sono gelosi l'uno dell'altra, non volendo che altri si intrufolino nella loro amicizia.

Eppure, proprio dal passato, un "fantasma" riuscirà a frapporsi tra loro, come a pretendere di non essere dimenticato.
Non prima che tutto torni al suo posto, che il cerchio si chiuda e ciò che era motivo di tormento trovi finalmente requie.
Sempre nel 1998 conosciamo anche un'altra persona: Mara, una giovane donna che torna in questa campagna perchè è lì che ha lasciato il suo cuore e anch'ella è stata ferita da un fatto drammatico; adesso che si trova ad un bivio e costretta a prendere decisioni importanti, sente di dover fare pace proprio con quel passato pesante, che le grava sul cuore e non le permette di vivere pienamente il presente nè di immaginare il proprio futuro.

Paesaggi solo apparentemente bucolici che in realtà celano le oscure ombre con cui gli adulti, con i loro segreti e le loro scelleratezze, li hanno "sporcati", coinvolgendo malauguratamente dei bambini; l'autrice mostra padronanza dello strumento scrittura, ha collocato gli avvenimenti in uno scenario campestre ben descritto, ora con toni lirici, poetici, ora giocosi - come quando i bambini protagonisti giocano immersi nella paglia -, ora drammatici, cupi, come quando lo sguardo si sofferma sui boschi che, innocui alla luce del sole, si trasformano in spettri minacciosi nel buio della notte, o ancora sulle stanze segrete e abbandonate del casolare dei Draghi.

E la narrazione è così precisa, realistica e intensa da far sì che il lettore provi di volta in volta la tensione, il desiderio di scavare in quei fatti tragici seppelliti sotto i cumuli del tempo trascorso, e le varie sensazioni che scaturiscono dal racconto delle vicende, delle azioni - buone o cattive - dei personaggi, dalla descrizione dei luoghi e, non ultimo, dal mondo dell'infanzia e del suo ricco immaginario.

Davvero un esordio convincente e scritto abilmente, carico di suggestione e sensibilità, che sa catturare il lettore dalla prima all'ultima pagina. 



sabato 30 marzo 2019

Recensione. SEI COME SEI di Melania Mazzucco



Una ragazzina in fuga da una vita che non sta andando come dovrebbe; in fuga dai propri gesti avventati, dalle proprie paure, da tutta la rabbia che ha dentro; un'undicenne alla disperata ricerca di quell'unica persona accanto alla quale vorrebbe vivere per sentirsi finalmente a casa.



SEI COME SEI
di Melania Mazzucco



Ed. Einaudi
253 pp
12 euro
"Eva è sempre in guerra, scudo al fianco e lancia in resta, contro i mulini a vento. Bisognerebbe convincerla ad appendere le armi al chiodo. Ma non desisterà, finché non avrà vinto la sua battaglia."


Eva ha 11 anni, è spaventata e in fuga, sola su un treno diretto a Roma.
Eva sta scappando da una cosa brutta che ha commesso proprio quel giorno, e che potrebbe causarle non pochi guai: ha spinto un compagno di scuola sui binari della metro, arrabbiata e disperata dopo un violento litigio con alcuni compagni di classe, gli stessi che ogni giorno non fanno che prenderla in giro e farle male con le loro parole volgari e cattive.
Ed Eva, che avrà pure soltanto 11 anni ma ha un caratterino forte, orgoglioso, fiero, compie istintivamente quel gesto brutto ma frutto della frustrazione e della rabbia per i continui insulti cui è sottoposta da mesi ad opera dei compagni della II B. A pagare per tutti è uno di loro (quello da cui Eva meno si sarebbe aspettata che partecipasse alle prese in giro maligne degli altri), Loris Forte, che rischia di morire sulle rotaie, schiacciato dalla metro in corsa...
Eva sfrutta i pochi secondi di paura e smarrimento che si diffondono tra i presenti, nel rendersi conto della tragedia che potrebbe accadere sotto gli occhi di tutti, e scappa, zainetto rosa in spalle, per prendere il treno per Roma, nella speranza che nessuno si sia accorta della spinta data a Loris...

Eva non è una ragazzina qualsiasi: dall'intelligenza acuta e perspicace, Eva legge tanti libri e ha il dono di saper raccontare storie, merito del suo adorato papà Christian, professore di letteratura latina cristiana ed esperto di storia antica, che non di è mai tirato indietro dal spiegarle, con parole semplici, anche le cose più difficili.

Ma Christian non c'è più, è morto in un incidente d'auto pochi anni prima e lei, Eva, ha dovuto affrontare non solo il lutto per la perdita del papà, ma anche l'abbandono da parte... dell'altro papà.

Sì perchè Eva "non ha una mamma", bensì ha due papà, Christian e il suo compagno, Giose.

I due uomini non avrebbero potuto essere più diversi, per aspetto fisico, educazione, carattere, stile di vita, eppure quando si sono innamorati hanno capito che l'uno era il giusto completamento dell'altro; il loro amore li ha spinti ad andare contro tutto e tutti (in special modo per Christian, che era sposato con Aurelia) e, col tempo, ha fatto maturare in loro il desiderio di rendere la loro unione completa attraverso un figlio, Eva appunto, chiaramente avuta con la pratica della maternità surrogata (non in Italia, chiaramente).

Eva è cresciuta felice e coccolata in questa singolare famiglia, che per lei costituisce la normalità, non conoscendo cosa significhi avere una madre, certo, non è una sciocchina e sa che i suoi coetanei la ritengono strana proprio perchè ha due padri e non una mamma e un papà come tutti, ma a lei sta bene così, perchè Giose e Christian non le hanno mai fatto mancare nulla e lei si è sempre sentita amata.

Ma da quando Christian è morto, tutto è cambiato... Papà Giose - così esuberante e affettuoso, che aveva rinunciato a cantare per starle accanto (è stato un cantante punk rock negli anni Ottanta, anche di discreto successo, per poi eclissarsi definitivamente dopo alcuni anni) - si è chiuso in se stesso dopo la morte improvvisa di Christian, mandando in frantumi la loro famiglia; essendosi rivelato un tutore inadeguato, si è rintanato in un casale sugli Appennini, a piangere per la perdita dell'amato compagno e anche di quella della figlia, che è stata immediatamente affidata a un'altra famiglia (lo zio Michele, fratello di Christian, sposato e con una buona posizione sociale) in grado di prendersi cura di questa bambina orfana.
E così, dopo aver combinato il guaio in stazione, Eva scappa da Milano a roma, dove un tempo viveva con i papà, alla ricerca del genitore rimastole, Giose, sperando di convincerlo a riprenderla con sè.
I due non si vedono da tempo ma non hanno mai smesso di cercarsi. 
Con Giose, Eva ripercorre non solo centinaia di chilometri ma soprattutto la propria storia; in macchina con il padre, un po' invecchiato, lasciato a se stesso ma sempre amorevole, la ragazzina intraprende un viaggio nel quale scoprirà molte cose su se stessa, sui suoi due amatissimi padri, sui sentimenti che uniscono le persone al di là dei ruoli e delle leggi, e sulla storia meravigliosa che sta dietro la sua nascita.

L'Autrice porta il suo lettore in viaggio con Giose ed Eva e ci racconta una storia d'amore: quella tra questi due padri - Christian, intellettuale, colto, pacato e razionale, e Giose, vivace, impulsivo, "grezzo" -, quella degli stessi verso una figlia tanto desiderata e l'amore di Eva verso i propri genitori, che per lei sono stati i migliori del mondo.
Ci racconta anche di come spesso le proprie aspettative di vita falliscano miseramente e all'improvviso, apparentemente senza un motivo (come è accaduto alla carriera musicale di Giose), di come le proprie scelte non vengano comprese a accettate da tutti, di quanto facciano male i giudizi, le parole cattive, dette ad una bambina, che non ha ancora gli strumenti per difendersi, pur essendo dotata precocemente di un carattere fermo e risoluto. Una bambina che non chiede altro che di poter trovare e vivere il suo "anno zero", quello che non esiste e di cui gli storici si sono dimenticati, ma che a lei piace perchè è proprio là che vivono coloro che non invecchiano, non muoiono... semplicemente perchè non sono mai esistiti davvero.

Diretto, drammatico, tenero, "Sei come sei", col suo ritmo veloce, il suo stile spigliato, narra con schiettezza e grazia l'amore indissolubile tra un padre e una figlia a modo loro speciali benchè "comuni", un uomo sconfitto dal dolore che deve ritrovare la voglia di vivere e combattere per ciò che ama, e una ragazzina che ha già dovuto fare esperienza del lutto, del dolore dovuto all'abbandono.

Due protagonisti diversi da tutti ma allo stesso tempo uguali a tanti, che chiedono soltanto di poter avere accanto la persona più importante per entrambi e di tornare ad essere la famiglia che ancora costituiscono, al di là di ciò che dice la legge. 

Bello, la Mazzucco ha un modo di scrivere limpido, onesto, che ti lascia entrare nei sentimenti dei suoi personaggi lasciandoti provare le loro emozioni; affronta una questione spinosa su cui tanto si dibatte con naturalezza e senza ipocrisie. 


giovedì 28 marzo 2019

Recensione: WOLVES COAST di Ornella Calcagnile



In una location mozzafiato, in un paesaggio naturale incontaminato, i due protagonisti si innamorano, e per difendere il loro amore devono combattere: contro le proprie paure, le proprie diversità, ma soprattutto contro chi è intenzionato a far prevalere, a scapito di tanta gente, interessi personali ed egoistici.


WOLVES COAST
di Ornella Calcagnile


Dunwich Ed.
216 pp
14.99 euro (cart.)
Emily Owen è una ragazza di Seattle che è giunta a un punto della propria vita in cui desidera cambiare rotta, prendersi una pausa dal caos della vita di città, allontanarsi da due genitori che, a suo avviso, si occupano e preoccupano decisamente poco di lei, e dal ricordo di un ex-fidanzato, Maxwell, eccessivamente ambizioso, amante del lusso..., insomma, il suo opposto.

Così, zaino in spalla e macchina fotografica al collo, Emily sale a bordo della propria auto e si dirige verso Wolves Coast, una ridente località nello stato di Washington che ai turisti appare come un semplice luogo di vacanza.

Emily viene subito affascinata dalla natura spettacolare, dai tramonti meravigliosi, dal mare limpido e cristallino, e sente che, finalmente lontana dalla società frenetica e consumistica,  in questo posto, in cui il tempo sembra essersi fermato e la vita scorre in maniera semplice, può ritrovare se stessa e dare sfogo al proprio desiderio di libertà.

Appena arrivata in questo luogo affascinante, in seguito ad un piccolo "incidente" sulla spiaggia, conosce un ragazzo della zona, che la soccorre, offrendole un posto in cui soggiornare per il periodo di vacanze, vale a dire la vecchia casa sulla spiaggia, di proprietà della famiglia del giovanotto.
Questi è poco più giovane di lei e i suoi tratti somatici sono tipici di Wolves Coast, in cui vive una comunità indiana: pelle più scura, occhi neri e profondi, fisico asciutto... Emily ne è attratta all'istante.

Lui è Howi Brant, vive a South Wolves con il padre (la madre è un'archeologa che il lavoro tiene sempre in giro per il mondo) e da tempo si è chiuso in un guscio di solitudine, lontano dagli amici, a motivo di una delusione d'amore.
Dopo essere stato lasciato all'improvviso dalla sua ex (una nativa del posto che ha preferito abbandonare South per vivere un'esistenza lontana dalle antiche. e per lei noiose, tradizioni degli indiani d'America), Howi si è ritrovato solo, amareggiato, con il cuore ferito, tanto da allontanare da sè anche gli amici di sempre, con i quali è cresciuto, come Kangee, che non smette di spronarlo a riprendere in mano la sua giovane vita.

Eppure, l'incontro inaspettato con questa "cittadina" fa scattare qualcosa in lui: tra loro si instaura una subitanea simpatia, un approccio confidenziale e amichevole, come se a legarli da subito sia un'alchimia speciale e inspiegabile.
Emily e Howi sanno di appartenere a due mondi differenti, e non solo perchè lei viene da una grande città come Seattle e lui è invece un ragazzo di un piccolo villaggio; a dividerli è tanto altro, a cominciare dalla comunità alla quale appartiene lui, che è un nativo americano, vive in seno alla propria amata comunità, contrassegnata da tradizioni, riti, usanze, modi di vivere molto distanti da ciò cui è abitata Emily, che infatti, inizialmente, dovrà fare i conti con atteggiamenti di diffidenza e di ostentata ostilità che gli abitanti di South hanno nei suoi confronti.

Pian piano e giorno dopo giorno, tra i due ragazzi nasce un'amicizia che ben presto sfocia in qualcosa di più... Emily e Howi si sentono irresistibilmente attratti l'una dall'altro, anche se sentono di dover riflettere di più e non buttarsi a capofitto in una relazione che potrebbe durare poco.

Emily, infatti, è consapevole di essere lì per un periodo di tempo limitato e affezionarsi a questo ragazzo, tanto sexy quanto dolce, che ha già sofferto per amore, non le sembra giusto; lui a sua volta, sa di nascondere un enorme segreto..., che solo chi è di South Wolves può comprendere e accettare, perchè a chi è estraneo a quel mondo esso può sembrare una vera e propria maledizione.

Intanto, proprio quando il sentimento tra i due si va rafforzando e il padre e gli amici di Howi cominciano ad accoglierla tra loro..., ecco che spunta un ragazzo presuntuoso e aggressivo, che comincia a corteggiare Emily con impeto e arroganza, convinto di poterla conquistare e mostrando un aperto disprezzo verso Howi e la sua "gente".

Emily intuisce che tra North e South Wolves non corre buon sangue e ben presto ne scoprirà il motivo, ma non sarà affatto semplice conoscere la verità che circonda questi posti e queste persone, e che vede il suo adorato Howi coinvolto in prima persona.

Quella tra la gente di South e di North è una battaglia lunga, che si protrae da troppo tempo; conflitti che hanno visto affrontarsi coloni e amerindi, fino a esplodere in una battaglia tra popolazioni vicine, eppure per certi versi distanti.

Emily e Howi si amano e sentono che il loro legame è qualcosa di prezioso, non è frutto di un'infatuazione giovanile e passeggera, ma affonda le sue radici nella loro anima; ciò che li unisce è così profondo e atavico da indurre la "ragazza di città" a restare accanto al proprio fidanzato e a dargli il proprio sostegno in uno scontro pericoloso ma necessario per quel lembo di costa tanto desiderato dalla fazione di North (capeggiata da Juri) e tanto protetto dall'altra, di South, che vede schierati non solo Howi ma anche tutti i membri della sua comunità, la quale ha un grande senso dell'unità e di rispetto per la propria storia, le proprie radici.

Amore e guerra sono vicini più che mai, ma il primo sopravvivrà alla seconda?

Emily deve capire se accettare o meno  la vera natura di Howi, il quale non è soltanto il suo innamorato, dolce e bello, ma anche una creatura che, all'occorrenza, quando si tratta di difendere la propria terra, la propria gente e coloro che ama, è capace di trasformarsi in un essere bestiale,
in un lupo feroce dalle sembianze tutt'altro che rassicuranti.

Emily si lascerà spaventare dalla verità? Lei che desiderava un'esistenza tranquilla, ed invece si vede coinvolta in una faida tra gruppi di persone solo apparentemente "normali", scapperà a gambe levate o resterà accanto al suo Howi?
E come mai Juri insiste nel volerla sedurre a tutti i costi?

"Wolves Coast" è un paranormal fantasy/romance che vede due opposte fazioni di comunità di esseri umani aventi però una seconda natura (licantropi) e decisi a combattere ognuno per difendere i propri interessi; la storia d'amore che è al centro del romanzo è romantica, dolce; mi è piaciuto lo sfondo della comunità dei nativi americani, che hanno sempre il loro fascino, con le loro tradizioni e credenze.
L'Autrice ha uno stile di scrittura piacevole, vivace, fluido; ci sono elementi paranormal  che ho trovato interessanti e originali.
Benchè il genere non rientri tra i miei preferiti, ho trovato questo romanzo di Ornella Calcagnile una lettura gradevole, che consiglio in particolare a quanti amano questo tipo di storie.

mercoledì 27 marzo 2019

Libri a basso costo




Cari lettori, vi presento i miei ultimi tre acquisti libreschi!


Il primo è un romanzo di Paullina Simons, di cui ho letto Il Cavaliere d'inverno e La casa delle foglie rosse.


Harper Collins Italia
trad. R. Zuppet
713 pp
9.90 euro
UNA VALIGIA PIENA DI SOGNI

Un giorno dovrai scegliere tra ciò che credi di desiderare e ciò che desideri sul serio. Allora capirai cos’è l’amore.

Chloe e Mason, Hannah e Blake. Due coppie, due fratelli, due migliori amiche. 
Il viaggio dopo il diploma è l'occasione a lungo sognata per vivere una nuova avventura insieme prima che le loro vite prendano strade diverse. 
La meta è Barcellona, ma prima devono fare tappa in alcune città dell'Europa dell'Est per onorare una promessa di famiglia. 
E qui, tra i tesori di una terra che muove i primi timidi passi dopo il crollo dei regimi comunisti, Chloe incontra Johnny Rainbow, un misterioso ragazzo americano che gira il mondo con la chitarra sulle spalle, un sorriso sulle labbra e un oceano di segreti negli occhi.
Con lui i quattro amici attraversano in treno il vecchio mondo, da Carnikava a Treblinka, da Cracovia a Trieste, in un viaggio indimenticabile che li porta nel cuore dell'Europa e nell'oscuro passato di Johnny... 
Un viaggio che rischia di far saltare i progetti di Chloe per il futuro, che la costringe a mettere in discussione tutto ciò che era convinta di volere, che spoglia di ogni falsità il suo legame con gli amici di una vita finché non le rimane che un'unica certezza: comunque vada a finire, dopo questo viaggio le loro vite non saranno più le stesse.
Una storia incantevole e struggente, e un finale indimenticabile che rimarrà a lungo nel cuore dei lettori.



Il secondo libro è di Faletti e l'ho trovato al mercatino dei libri usati a 2 euro; avendo amato Io uccido, mi ero ripromessa di leggere qualcos'altro di lui.


FUORI DA UN EVIDENTE DESTINO 

Dalai Editore
495 pp
Il passato è il posto più difficile a cui tornare. Jim Mackenzie, pilota di elicotteri per metà indiano, lo impara a sue spese quando si ritrova dopo parecchi anni nell'immobile città ai margini della riserva Navajo in cui ha trascorso l'adolescenza e da cui ha sempre desiderato fuggire con tutte le sue forze. 
Jim è costretto a districarsi tra conti in sospeso e parole mai dette, fra uomini e donne che credeva di aver dimenticato e presenze che sperava cancellate dal tempo. 
E soprattutto è costretto a confrontarsi con la persona che più ha sfuggito per tutta la vita: se stesso. Ma il coraggio antico degli avi è ancora vivo ed è un'eredità che non si può ignorare quando si percorre la stessa terra. 
Nel momento in cui una catena di innaturali omicidi sconvolgerà la sua esistenza e quella della tranquilla cittadella dell'Arizona, Jim si renderà conto che è impossibile negare la propria natura quando un passato scomodo e oscuro torna per esigere il suo tributo di sangue.



Anche il terzo acquisto proviene dalle bancarelle:


KAFKA SULLA SPIAGGIA di Haruki Murakami

Einaudi Ed.
514 pp
Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l'ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. 
Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. 
Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud. 
Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. 
Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell'incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino. 
Diversi personaggi affiancano i due protagonisti: Hoshino, un giovane camionista di irresistibile simpatia; l'affascinante signora Saeki, ferma nel ricordo di un passato lontano; Òshima, l'androgino custode di una biblioteca; una splendida prostituta che fa sesso citando Hegel; e poi i gatti, che sovente rubano la scena agli umani. E infine Kafka. "Uno spirito solitario che vaga lungo la riva dell'assurdo".


ANCHE VOI AVETE ACQUISTATO LIBRI
 ULTIMAMENTE? ^_^

martedì 26 marzo 2019

Libri in WL: LA TUA VITA E LA MIA di Majgull Axelsson (Iperborea Ed.) - LA BAMBINA SULLA BANCHISA di Adélaïde Bon (E/O Edizioni) - IL CATECHISMO DELLA PECORA di G. Nemus (Elliot Ed.)




Libri di recente pubblicazione finiti dritti dritti in wishlist!


Dall’autrice di Io non mi chiamo Miriam (sul blog trovate la recensione), un romanzo duro, appassionante, necessario che affronta un altro capitolo scuro nella storia della Svezia moderna.



LA TUA VITA E LA MIA
di Majgull Axelsson 



Ed. Iperborea
trad. L. Cangemi
404 pp
18.50 euro
Marzo 2019
Ex giornalista di successo e vedova solitaria nella sua amata Stoccolma, Märit si trova costretta a tornare a Norrköping, nella casa d’infanzia di cui non sente nostalgia, per festeggiare insieme al suo gemello Jonas il settantesimo compleanno. 
Un impulso irresistibile durante il viaggio in treno la spinge a scendere a Lund, dove non mette piede da cinquant’anni, e a cercare la tomba dei «malati» di Vipeholm, il grande manicomio in cui finì suo fratello maggiore Lars. Lars-lo-Svitato, lo Sgorbio, come lo chiamavano tutti: di colpo Märit non può più trattenere i ricordi e le domande rimaste senza risposta fin da quel tragico giorno in cui sua madre morì, quando lei era appena quattordicenne, e il fratellone che era sempre stato con loro venne fatto sparire. 
Perché Märit non riesce ancora a dimenticare, o addirittura a fingere che niente sia successo come tutti a casa hanno sempre fatto? Cosa accadde veramente in quel lontano 1962, quando lei entrò a Vipeholm e scoprì ciò che vi avveniva, domandandosi chi ne portava davvero la colpa, senza poter opporre altro che rabbia e vendetta al muro di solitudine che separava ogni membro della sua famiglia? 

Con il suo occhio clinico e ipersensibile alle sottili crepe nell’edificio della società svedese, e con la capacità di calarci nei percorsi ad alta tensione emotiva dei suoi personaggi, Majgull Axelsson indaga la fragilità dei legami famigliari in un Paese rigorosamente improntato all’emancipazione dell’individuo. E attraverso la ricerca di verità della sua protagonista affronta un tabù della socialdemocrazia scandinava, risalendo all’epoca della sua fioritura come modello di uguaglianza e solidarietà sociale per dare voce a coloro che ne furono tagliati fuori, privati perfino dei diritti umani.



LA BAMBINA SULLA BANCHISA
di Adélaïde Bon



Ed. E/O
trad. S. Turato
208 pp
16 euro
Marzo 2019
Questo libro è molto più di una testimonianza, è una lettura sconvolgente che vi stupirà per la qualità della scrittura oltre che per la drammaticità del racconto.
«Non sente le meduse insinuarsi dentro di lei quel giorno, non sente i loro lunghi tentacoli trasparenti penetrarla, non sa che i loro filamenti la trascineranno pian piano in una storia che non è la sua, che non la riguarda. Non sa che la porteranno fuori strada, l’attireranno verso abissi deserti e inospitali, che ostacoleranno anche il più piccolo dei suoi passi, che la faranno dubitare del suo stesso corpo, che anno dopo anno faranno restringere il mondo che la circonda a una piccola bolla d’aria senza via d’uscita. Non sa che ormai è in guerra e che l’esercito nemico vive dentro di lei.
Nessuno la avverte, nessuno le spiega, il mondo si è zittito».

Quando la trovano muta e in preda a un pianto inspiegabile, i genitori portano Adélaïde in commissariato e sporgono denuncia contro ignoti per molestie sessuali.
Passano gli anni e lei cresce senza lasciar trasparire nulla, con il sorriso stampato in volto. Trascorre così infiniti giorni di sofferenza e solitudine, a combattere contro le meduse.
Ventitré anni dopo squilla il telefono: è la Squadra protezione minori, hanno arrestato un sospetto. E improvvisamente tutto si mette in moto.




IL CATECHISMO DELLA PECORA
di Gesuino Nèmus


Elliot d.
189 pp
17.50 euro
Febbraio 2019
Il primo ottobre del 1964, Mariàca Tidòngia sale sul davanzale della scuola di Telévras e scappa. Mariàca è figlia di un pastore e il suo futuro sembra già segnato; ciononostante Marcellino Nonies, maestro unico al suo primo incarico, fa di tutto perché quella bambina straordinariamente intelligente riesca a prendere almeno la licenza elementare.
Un giorno però Mariàca, appena quattordicenne, annuncia di essere incinta e si rifiuta di dire chi è il padre del bambino.
Poco dopo scompare nel nulla.
Sono passati cinquant'anni e in paese nessuno sembra più ricordare questa storia finché non si torna a parlare di Mariàca e la sua presenza aleggia come un'ombra, insieme a due morti sospette, sulla piccola comunità di Telévras.
Ettore Tigàssu, "brigadiere per l'eternità", ce la metterà tutta per scoprire il mistero che circonda da decenni la donna e saranno i ricordi del maestro unico, vergati a mano in "bella e ornata grafia" ad aiutarlo a comprendere - almeno in parte - la verità.

Mezzo secolo di storia narrato attraverso i miti culturali e politici degli anni Sessanta e Settanta (come il terrorismo, latitanti e pentiti inclusi), miti che ritornano prepotenti in questa nuova avventura narrata da Gesuino Némus, autore/protagonista de La teologia del cinghiale (trovate la recensione sul blog).
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