lunedì 20 giugno 2022

[[ RECENSIONE ]] LA BEFANA VIEN DAL NORD di Emanuela Molaschi



C'è sempre il tempo per cambiare vita; c'è sempre un modo per esercitare la speranza, il perdono, l'empatia, e per dare a se stessi e a chi ci circonda la possibilità di dare una svolta alla propria esistenza.
Anche quando si fanno degli errori o quando ci si sente soli, incompresi, o quando è una malattia invalidante a bloccarci.
"Nulla è impossibile se credi e credi in te."


LA BEFANA VIEN DAL NORD
di Emanuela Molaschi


86 pp
Quando sei affetto da una patologia invalidante, uno dei tuoi desideri più grandi è che ci sia una cura, e se non una cura definitiva, per lo meno qualcosa che ti permetta di vivere in modo dignitoso e di soffrire il meno possibile.
Una delle protagonisti di questo breve romanzo di Emanuela Molaschi è Laura, una giovane ragazza ipovedente e affetta da fibromialgia che attende la propria medicina e spera di poterne usufruire a breve. 

Il farmaco è stato creato da turchi e irlandesi ma un giorno accade qualcosa di inaspettato, che getta Laura nella preoccupazione: la medicina, che è conservata nel laboratorio turco Kaya, viene fatta sparire.

Chi l'ha rubata e perché?
Si scopre che è stato Hakan, che l’ha sottratta per indispettire uno degli scienziati del laboratorio e avere la meglio sul suo ex compagno di classe, ora erede dell'azienda.

Laura decide di non starsene con le mani in mano ma di mettersi alla ricerca della Fibronormal contattando Chris, un hacker, e lo stesso erede dei Kaya (il derubato Ferit), per provare a recuperare la necessaria medicina.
Alla loro avventura partecipano anche Bella, ragazza italo-turca, e le due conosceranno anche Osman, un ragazzo molto gentile.

Sin da subito gli ostacoli non mancheranno, a partire dalla famiglia di Laura, che non vuole che la ragazza si infili in una "missione" del genere, che potrebbe rivelarsi pericolosa; lo stesso Ferit è perplesso, ma poi si lascia convincere perché scopre l'utilità degli studi di Laura, la quale è appassionata di Enneagramma, uno strumento che individua  e descrive la personalità secondo nove modelli principali, e permette, a chi lo conosce, di sapere come rapportarsi con esse, in base ad affinità e a modi di interagire tra i diversi tipi di carattere.

Lo scienziato vuole che Laura utilizzi delle tecniche specifiche e l'enneagramma per capire Hakan e i suoi complici per poi farli confessare, anche se la ragazza è sulle prime un po' restia ad utilizzare l'Enneagramma per questo scopo, soprattutto perchè la sua applicazione non è qualcosa di matematico.

Dopo non poche traversie, Laura e Bella riusciranno a incontrarsi e attuare un piano per recuperare la medicina.

Il racconto punta molto su un sentimento importante, che poi è alla base di ciò che motiva e dà senso alle nostre azioni: la speranza, in grado di operare miracoli, se solo la sai usare.

"...dove c’è il coraggio c’è la forza, dove c’è la forza c’è la sicurezza, dove c’è la sicurezza si crede e dove si crede, l’impossibile passato, diventa il possibile presente e quindi il possibile futuro."

Il modo di raccontare dell'autrice è particolare, il libro va letto con calma e senza fretta, anche perché lo scopo non è semplicemente quello di intrattenere il lettore raccontandogli una storiella simpatica e avventurosa, ma quello di condurre sempre a riflessioni importanti; tra queste pagine si parla di malattie, delle difficoltà quotidiane da esse derivanti, di come ci si approccia agli altri, dello sforzo di capire le personalità altrui e come possiamo rapportarci ad esse al meglio, di come ogni legame umano debba fondarsi sull'ascolto empatico, sulla capacità di perdonare chi sbaglia affinché possa avere la possibilità di redimersi, sull'importanza dell'amicizia e della famiglia.

Ringrazio Emanuela Molaschi per avermi fatto conoscere Laura e i suoi amici, e ho apprezzato i link e i suggerimenti per l'approfondimento personale sulla fibromialgia e l'Enneagramma.


giovedì 16 giugno 2022

RECENSIONE ** TRIESTE, 1974 di Massimiliano Stefani **



Quattro giovani esistenze, quattro personalità ancora in formazione e alla ricerca della propria identità, si incrociano per le vie e le piazze di una città "aspra, stupenda e tormentata", crocevia di culture, di storia e di popoli, e in un periodo storico attraversato da profonde tensioni sociali e politiche.


TRIESTE, 1974
di Massimiliano Stefani


Infinito Ed.
256 pp
In una sera d'aprile, a primavera inoltrata, una bomba scoppia nella scuola slovena di via Caravaggio, rione di San Giovanni, a Trieste.
Non ci sono feriti né morti, ma l'attentato fa sanguinare nuovamente una ferita già aperta; solo cinque anni prima, un'altra bomba, collocata sempre nella scuola, solo per un errore di ingranaggi non esplose, evitando una vera e propria carneficina tra gli alunni e il personale scolastico.

Sono gli anni Settanta, "gli anni di piombo", e l'Italia è percorsa da sanguinosi attentati e azioni violente volti a spargere il terrore e a scuotere le istituzioni statali.
Trieste, tanto affascinante quanto variegata e multietnica, non fa eccezioni, anzi: la convivenza tra le due comunità - italiana e slovena - non è semplice e c'è qualche politico che ci tiene a ricordare che è arrivato il momento di eliminare dal tessuto sociale della città il "bacillo slavo".

E in un contesto così conosciamo l'adolescente Maja e il suo fratellino Saša, appartenenti alla comunità slovena e che frequentano la scuola in cui è stata messa la bomba; la ragazzina non ha ancora sedici anni e il suo giovane cuore comincia a fare le capriole per un bel giovanotto - un po' più grande di lei - che ha preso a corteggiarla.
Si chiama Ruggero e sarebbe perfetto se non fosse per un particolare che turba Maja: il ragazzo porta con sé dei simboli tipici del fascismo e la signorina sa che i fascisti non sono brave persone; suo padre, sindacalista, non fa che ripeterlo.
E se Ruggero fosse un fascista, la famiglia non le permetterebbe di vederlo né di uscirci insieme.
Ma una serie di circostanza interviene ad allontanare i due prima che la loro diventi una relazione e la stessa Maja, che di politica non s'è mai interessata, di lì a poco si ritrova coinvolta in riunioni tenute da giovani comunisti, dove conosce Mauro, leader del collettivo, che lei trova oltremodo affascinante perché colto, preparato e convinto delle proprie ideologie.

Dal canto suo, Saša - che ha poco più di undici anni - è alle prese con i piccoli problemi tipici dell'età, relativi in particolare al rapporto con i compagni, con i quali vive ora situazioni di conflitto, ora di complicità; a scuola non mancano episodi di bullismo e lo stesso Saša si farà coinvolgere dagli amici, mettendo in atto comportamenti aggressivi e irrispettosi verso un compagnetto più debole e fragile...

Intanto, Ruggero vive la propria affiliazione al gruppo neofascista cui appartiene con un tormento nell'anima che non lo lascia in pace: ben presto, le idee in cui pensava di credere cominciano a creargli non pochi problemi di coscienza, soprattutto quando si rende conto che i suoi "amici" trovano nella violenza gratuita la loro arma privilegiata, cosa che invece lui vive malissimo.
In seguito ad alcuni episodi importanti, Ruggero dovrà fare i conti con questa realtà e decidere cosa vuol essere e da che parte stare, anche se questa scelta sarà tutt'altro che semplice e non è detto che coincida con il mettere a tacere rimorsi e tormenti interiori.

La strada di Ruggero si incrocia con quella di Lorenzo, un ragazzo che sta vivendo anch'egli il proprio periodo di malesseri, dubbi, interrogativi su sé stesso e la propria identità... sessuale.
Sì, perché Lorenzo è arrivato ad un punto della propria giovanissima vita in cui deve imparare ad accettare la propria natura, a smettere di negare a sé stesso una realtà innegabile: non gli piacciono le ragazze, bensì i ragazzi.
La cosa non lo sconvolge per il fatto in sé, quanto per ciò che questo possa voler dire agli occhi degli altri: in famiglia ne sarebbero delusi e a scuola, poi... Cosa accadrebbe se i compagni capissero che è gay? Già a qualcuno sicuramente il dubbio è venuto, visto che Lorenzo è forse l'unico in classe a non parlare di ragazze e a non guardarle neppure, però finora egli è riuscito a camuffarsi...
Quanto durerà?

A gettarlo nella paura e nello sconforto - oltre che a fargli maturare il pensiero di dover tenere, per ora, nascosto il proprio modo di essere - è un'aggressione che subisce una sera, mentre è in un parco a cercare la compagnia di altri ragazzi: un gruppetto di ragazzi fascisti lo picchia brutalmente e se la sarebbe vista ancora più brutta se uno di loro, mosso a pietà, non fosse intervenuto a soccorrerlo; questo qualcuno è proprio Ruggero, deciso a non farsi risucchiare dalla spirale violenza che caratterizza gli altri dell'"organizzazione".

Quattro ragazzi di differente età, ciascuno con i propri problemi e tutti impegnati in una personale ricerca della propria identità - etnica, culturale, sociale, politica, sessuale... - e dell'appartenenza a un gruppo col quale identificarsi, di cui essere parte integrante.
Di questi protagonisti il lettore segue le vicende personali, la loro maturazione psicologica ed emotiva, la presa di coscienza di cosa vogliono essere e perché, il saper tornare indietro e provare a cambiare direzione quando quella intrapresa  si rivela piena di errori.

A fare da punto d'incontro fra queste esistenze così giovani e fragili c'è lui, il Poeta: Pier Paolo Pasolini, che quell'anno arriva nel capoluogo giuliano per una conferenza alla Casa dello studente.
Ognuno attende quell'incontro con la propria anima gravata da fardelli personali, ciascuno con proprio carico privato di timori, speranze, attese.
A dare, però, un particolare peso alla figura dello scrittore e a ciò che simboleggia per sé stesso e per la propria vita, è Lorenzo, che qualche tempo prima s'era preso addirittura la libertà di scrivere un'ardita lettera a Pasolini, quasi chiedendogli, con timore reverenziale, consigli su come fare per non soccombere in una società che lo vuole diverso da quello che egli è.
C'è un modo, un segreto, per essere un po' meno infelici? Per restare se stessi senza essere oggetto di biasimo e scherno da parte di una società che ci vuole tutti uguali?

Quale risposta avrebbe dato il poeta e regista al giovane Lorenzo? L'Autore l'ha immaginata per noi.

"...tu non vuoi essere libero e vedi con orrore la libertà anche nell’altro da te. Hai paura ed è questa la tua colpa. Non quella di essere (come me) un “borghese”: la tua colpa, piuttosto, è il terrore di vivere ai margini di questo mondo, l’orrore della tua solitudine. Tu aspiri alla “normalità” e vuoi passare dai margini al ghetto che il mondo – i tuoi padri e i tuoi fratelli maggiori – hanno preparato per te. Vuoi essere un “tollerato”, desideri che gli uomini e i ragazzi per bene passino ogni tanto a salutarti davanti alla gabbia in cui ti hanno rinchiuso e dove tu credi di esercitare i tuoi diritti nell’illusoria libertà che ti hanno concesso".


Maja,  Saša, Ruggero, Lorenzo: la vita nella loro Trieste in quel 1974 è tutto fuorché tranquilla, i venti della "strategia della tensione" soffiano più forti della bora, pronti a spazzare via ogni certezza, a creare caos, a gettare dubbi; tutti e quattro hanno delle sfide da affrontare, che li faranno crescere; ci saranno bocconi amari da mandar giù, delusioni da sopportare, rapporti da chiudere, altri da aprire o da "sistemare".
In ogni caso si renderà necessario anche qualche "dietrofront", perché ammettere di aver sbagliato implica anche "tornare indietro e "aggiustare il tiro", ma crescere è anche questo.
È forse possibile cercare se stessi senza perdere qualcosa o qualcuno nel percorso della crescita? O senza mettersi in discussione?

Maja, dopo la parentesi Ruggero, sente di aver trovato una strada nel collettivo dei giovani comunisti, accanto al suo Mauro. È davvero quello il suo posto?
Il piccolo Saša deve scegliere se far parte della massa sciocca e prepotente, che calpesta i deboli, o se stare con questi ultimi, anche a costo di diventare impopolare.
Ruggero non sente alcuna fiamma fascista ardere dentro di sé: quale sentiero imboccherà per sentirsi in pace con sé stesso?
Lorenzo vive due realtà parallele: una privata, nascosta, in cui è sé stesso, e l'altra - quella socialmente accettabile - in cui indossa una maschera con cui compiacere gli altri, con i loro già predefiniti e stereotipati ruoli sociali con cui etichettare e incasellare.
E in quelle gabbie sociali Lorenzo è ogni giorno un po' meno vivo e un po' più "traditore" della parte più genuina che è in lui, nel suo cuore, nella sua mente, nel suo stesso corpo.

Il romanzo di Massimiliano Stefani ha diversi pregi, che ne fanno una lettura assolutamente meritevole d'attenzione: la scrittura fluida e ricca, adeguata alla materia narrativa trattata; una trama accattivante in grado di coinvolgere il lettore grazie alle vicende personali dei personaggi principali, le cui personalità emergono attraverso le loro azioni, le loro parole, i pensieri più profondi, nei quali l'Autore ci lascia entrare.
Altro punto di forza è il contesto storico di riferimento, minuziosamente ricostruito: quello più generale degli "anni di piombo" (con i suoi terribili attentati) fa da sfondo a quello specifico di Trieste, in cui - oltre ad esserci la contrapposizione tra fascisti e comunisti - c'è anche la conflittualità tra le due comunità, italiana e slovena, con tutto ciò che questo implica a livello di pregiudizi e disprezzo verso chi è ritenuto "un intruso" e un diverso; ho apprezzato molto il riferimento a Basaglia e a quella legge che, pochi anni dopo, avrebbe chiuso i manicomi.
Molto belli, delicati e profondi i passaggi racchiusi nello scambio fittizio di lettere tra Lorenzo e Pasolini e le note amare del finale.

Un romanzo che consiglio, scritto bene e con un'ambientazione e uno sfondo storico ben definiti. 


mercoledì 15 giugno 2022

[ ANTEPRIMA E NOVITA' PARANORMAL ROMANCE - NARRATIVA ]



Buongiorno, cari lettori!
Torno con le segnalazioni; la prima è un'anteprima e si tratta del nuovo paranormal romance di Anonima Strega, "Trasparenze", in uscita il 21 giugno, solstizio d'estate.



TRASPARENZE
di Anonima Strega

175 pp
(cartaceo 187)
0,89 euro 
9,90 euro (paperback)
12,90 (hardcover)


Chi ha sotterrato Virginia nel bosco? 
Miriam è una giornalista. E una strega. 
Scoprire la verità sulla fuga di una ragazza sarebbe una passeggiata, soprattutto se in vacanza nell’agriturismo della scomparsa. 
Ma Virginia non è fuggita, perché il suo fantasma smemorato si aggira per i corridoi e la famiglia nasconde un segreto; in particolare l’affascinante e tormentato fratello Alessandro, che non crede affatto alla finzione della vacanza. 
Forse c’è bisogno di aiuto...
Quando Mattia esce dal carcere per un permesso premio, trova ad attenderlo una bizzarra signora convinta che lui la seguirà per delle indagini soprannaturali sui fantasmi. 
Armida afferma di essere una medium e ha bisogno del potere di chiaroveggenza di Mattia, che però non è ben disposto verso il paranormale.
Già salire su quella vecchia auto su cui sembra sia piovuto il deserto lo innervosisce, figurarsi collaborare con la giustizia e trascorrere la ‘vacanza’ in una casa infestata da streghe detective...


L'autrice.
ANONIMA STREGA si occupa da sempre dell’universo neopagano, di conseguenza l’oggetto dei suoi desideri esce spesso dalle righe, così come i protagonisti delle sue avventure d’amore paranormali: la trilogia “Le spose della notte”, la raccolta “Killer di cuori e altri semi” e i romanzi “Spettabile Demone”, “Il Diavolo e la Strega”, “L’Alchimista Innominato”, “Pandemonium Road”, “Le streghe della porta accanto” e “Legione magica” (dove ritroviamo alcuni personaggi sia di “Spettabile Demone” sia della trilogia). In una vita precedente si è già guadagnata il pane con l’editoria, motivo per cui adesso preferisce godersela da self. Il suo antro è situato in un luogo nascosto, custodito da orde di gatti e una coppia di anziani troll norvegesi.


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La seconda è una storia di calcio, amore e guerra, ambientata in Inghilterra e in Spagna tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta.


One Day Footballer – Una finestra sul prato
di Alberto Patelli



Ed. Il Ciliegio
Il protagonista del romanzo è Rick, un personaggio di fantasia collocato in un contesto veritiero per vita ed eventi di quegli anni. Rick è un calciatore inglese della metà degli anni Venti e la fine dei Trenta dello scorso secolo.
Il ragazzo dal carattere piuttosto riservato, si dimostra in campo un leader per talento, personalità ed inventiva. Ancora molto giovane incontra la donna della sua vita, Ellen, ragazza colta, volitiva ed impegnata nel sociale. 
L’amore tra i due è forte, profondo, in grado di colmare la distanza dovuta alla frequentazione di ambienti molto differenti tra loro. 

La Prima Guerra Mondiale ha lasciato una pesante situazione economica anche in Inghilterra, una situazione che si ripercuote sul lavoro e dunque sulle famiglie. La coppia attraverserà diverse vicissitudini che influenzeranno in maniera determinante la carriera calcistica di Rick.
La guerra di Spagna irromperà prepotentemente nella storia. Ellen aderirà alle Brigate Internazionali, agendo in prossimità del fronte e rimanendo gravemente ferita ma Rick sarà determinante nel completo recupero dalla sua infermità in cambio, però, dell'ennesima forzata interruzione nella sua ascesa nel mondo del calcio.

I due adotteranno un bambino spagnolo evacuato dalla guerra e Rick riuscirà avventurosamente a farlo ricongiungere con la madre sul suolo messicano. Lì, oltreoceano, a distanza di anni, Rick verrà ricordato come “One FDay Footballer”, il giocatore di un giorno.


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Termino con un altro fantasy-paranormal romance, primo volume di una dilogia uscito pochi giorni fa.


LA PRIMA ANIMA
di Ilaria Marsili



432 pp
ebook: € 2,99
cartaceo: € 16,64
Gratis con Kindle Unlimited

“Anche se la mente non poteva rammentare, il cuore non aveva dimenticato”.

Dopo un anno di lontananza, Jessica torna a Venezia alla ricerca di risposte che possano sbrogliare i sentimenti confusi che la opprimono. Ma nella città lagunare si nasconde molto più di quanto pensa di rinvenire.

Sfuggita grazie all’intervento di uno sconosciuto a una minaccia mortale, si trova improvvisamente precipitata in una realtà sconosciuta e spaventosa, dove la sua vita è perennemente appesa a un filo.

Mentre un puzzle di ricordi si ricompone e un amore sopito palpita per rinascere dalle sue ceneri, creature dannate si aggirano per le calli, di notte, in cerca di preda. Jessica dovrà imparare a capire velocemente di chi si può fidare, perché nella Venezia degli alchimisti, quando i tuoi occhi possono vedere ciò che è nascosto, la morte ti alita sul collo per proteggere segreti che non devono essere svelati.

Il primo volume di una dilogia fantasy che vi porterà al di là del velo sottile che offusca la vista degli umani. 
Un amore che lotta contro un destino avverso. L’inizio di un’avventura con in gioco il futuro del nostro pianeta.

L'autrice.
Ilaria Marsilli grafica, pittrice, illustratrice. Laureata in Lingue e civiltà orientali. Da sempre appassionata lettrice di libri e fumetti. Ha scritto il romanzo autoconclusivo I Dissonanti, il primo volume della dilogia La Prima Anima e la trilogia Aili che comprende: Aili Destini Intrecciati, Aili Destini di Tenebra e Aili Destini Spezzati
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lunedì 13 giugno 2022

RECENSIONE: ** I GUARDIANI DEL FARO di Emma Stonex **

 

Ispirandosi a fatti realmente accaduti, Emma Stonex ha immaginato la vita di tre guardiani di un faro, la loro improvvisa sparizione, che nel tempo resterà un mistero, e come le loro compagne hanno cercato di andare avanti; vent'anni dopo uno scrittore proverà a far emergere la verità interrogando le donne dei tre scomparsi: sarà possibile scoprire cosa realmente è accaduto in quel maledetto faro? Dove sono finiti i tre uomini? Qualcuno ha fatto loro del male?


I GUARDIANI DEL FARO
di Emma Stonex


Ed. Mondadori
trad. M. Rossari
334 pp
Il primo guardiano Arthur Black, il primo assistente William “Bill” Walker e il secondo assistente Vincent Bourne, sono di guardia al faro dello Scoglio della Fanciulla, un isolotto remoto a miglia di distanza dalla costa, in Cornovaglia; verso la fine dell'anno 1972 una barca approda al faro per dare il cambio ai custodi. 

Ma di loro non c'è traccia.
Sono andati via? E come, con che mezzo?
Qualcuno è arrivato prima e ha fatto loro del male?

Le domande sorgono numerose ma di risposte non se ne trovano.
È tutto molto strano e misterioso sin da subito: la porta d’ingresso del faro è chiusa dall’interno; gli orologi in soggiorno e in cucina sono fermi alle 8,45; la tavola è preparata per un pasto che non è mai stato consumato. 

Ma soprattutto la torre è vuota. 
Dove sono i tre uomini?

A gettare ulteriori ombre su queste già non poche stranezze, ci pensa il registro meteorologico tenuto da Arthur, che descrive una tempesta che infuria intorno all’isola, il che è davvero bizzarro se si tiene conto del fatto che il cielo è stato sereno per tutta la settimana. 

Vent’anni dopo, le donne dei tre guardiani vivono sì le loro vite ma in realtà sono ancorate a quel passato che le ha segnate irrimediabilmente e dal quale non si sono mai riprese del tutto. È come se anche un pezzo di loro sia stato imprigionato tra le fredde mura di quel faro.
Andare avanti senza aver mai avuto risposta su ciò che è accaduto ai loro uomini non è stato facile; la Trident House (che aveva assunto e mandato i tre guardiani al faro) ha sempre garantito di aver fatto ricerche e indagini, ma senza risultato: quello che è successo a Bill, Arthur e Vince è destinato ad essere classificato come un vero e proprio mistero.
Le tre donne hanno ricevuto (e continuano a ricevere) un indennizzo a motivo della sparizione (e, si presume, della morte) dei loro cari, e se vogliono continuare a percepirlo sono caldamente raccomandate di non provare a riaprire il caso.

Helen, Jenny e Michelle non sono state unite da questa comune tragedia, anzi, si sono allontanate e ciascuna ha vissuto il proprio lutto a modo suo, provando comunque a rifarsi una vita, anche accanto ad altri uomini.

Helen, però, ha sempre scritto a Jenny, chiedendole di poterle parlare ma questa si è sempre rifiutata; ce l'ha con lei, le serba rancore e ne ha le ragioni. 

Ma ora che son passati venti anni, le tre si ritrovano a dover guardare di nuovo in quel buco nero che le aveva risucchiate nel '72 e a provare a mettere insieme i ricordi: un giorno, lo scrittore Dan Sharp le contatta in quanto è intenzionato a scrivere un libro su quel mistero irrisolto del faro e  per farlo vuole intervistare proprio le tre donne, dando loro la possibilità di raccontare la propria versione della storia, di tirar fuori memorie, sentimenti, segreti. 

Quando la Trident scopre che c'è un giovanotto che se ne va in giro a far domande, ricorda alle tre signore di non parlare con quello scrittore ficcanaso che vuol solo raccogliere materiale per il suo nuovo libro, perché l'azienda non è assolutamente d'accordo e non collaborerà in alcun modo.

La narrazione si svolge su due piani temporali: il 1972 e il 1992.

Nel primo, il lettore può "ascoltare" le voci dei tre guardiani, conoscendone il carattere, il temperamento, e apprendendo anche il tipo di vita e di quotidianità che caratterizza il periodo al faro.

Mi sono immaginata come dovesse essere e, diversamente da ciò che potrebbe sembrare a uno sguardo esterno e lontano, è chiaro che ci fosse ben poco di romantico nel trascorrere lunghi periodi chiusi in una torre, con poco spazio a disposizione, con sempre lo stesso cibo razionato (senza tv, senza Internet, senza smartphone: ce la immaginiamo una vita così isolata e fuori dal mondo?), con molte ore vuote e silenziose da riempire, con la consapevolezza di essere circondati da distese d'acqua salata e di dover restare lì fino al prossimo cambio.
Il lavoro di guardiano del faro è solitario, ti pone davanti alla tua capacità di saper stare sia da solo che a stretto contatto con quei pochi colleghi, che - si spera - siano persone con cui è facile andare d'accordo, altrimenti diventa un inferno.

Chi sceglie la vita al faro? Che tipo di uomo? Perché l'hanno scelta Arthur, Bill e Vince?

Arthur è un guardiano nato, sta bene solo quando è in un faro, tant'è che nei giorni in cui può tornare a casa, sembra quasi un'ombra che girovaga per le stanze e sua moglie Helen lo vede, lo percepisce chiaramente e sente il taciturno marito sempre più distante da lei.
Nel prosieguo della lettura apprenderemo due motivazioni che hanno contribuito ad allontanare i due coniugi, e una di queste avrà anche un peso nel rapporto tra  Helen e un'altra moglie, Jenny.
Arthur è una roccia, un punto di riferimento per gli assistenti perché ha tanti anni d'esperienza come primo guardiano, sa cosa fare in ogni situazione e di lui ci si può fidare.
Ma Arthur è comunque solo un uomo ed è pure un uomo solo, che si sente alienato dagli altri, il cui cuore e la cui mente sono occupati da fantasmi, da ricordi e perdite dolorose mai superate. E i fantasmi, si sa, esistono per seguire passo passo chi li ha, per tormentarlo attraverso voci e sussurri che non sempre è facile capire se siano reali o immaginari, se siano magari frutto della propria mente fragile che fa scherzi.
E quando poi, per caso, l'uomo fa una sgradevole scoperta su Bill (qualcosa che lo tocca da vicino...), la ragionevolezza e la calma che hanno sempre contraddistinto Arthur rischiano di naufragare in un mare di dubbi e risentimenti.

Bill non ha mai amato il mestiere di guardiano, ma è finito per imbarcarsi in questa professione perché è sempre stata una tradizione di famiglia; è sposato con Jenny, hanno dei figli ma qualcosa ha cominciato a spezzarsi tra loro; in particolare, Bill si sente attratto da una donna sposata..., che è la moglie non di una persona qualsiasi.
Questo sentimento potrebbe costare caro e avere delle conseguenze, ma a Bill sembra non importare.

Vince è il più giovane fra i tre e non ha alcuna esperienza di fari; ha scelto questo lavoro perché è isolato e lui aveva urgenza e bisogno di allontanarsi dal mondo per un po'.
È fidanzato con Michelle, si amano e con lei Vince sogna di poter dare un nuovo indirizzo alla propria esistenza; sì, perché fino a quel momento ha commesso non pochi errori e si è fatto la nomea di essere un ragazzaccio, un delinquente. Ma Vince vorrebbe solo rifarsi una vita e spera che nessuno che ce l'ha con lui sbuchi all'improvviso dal suo turbolento passato per fargli del male...!

Tre guardiani, tre uomini diversi per temperamento, esperienze di vita, obiettivi; tre esistenze ciascuna con i suoi segreti, le sue paure nascoste e i suoi lati più oscuri.

Il racconto del 1972 si alterna, dunque, con il 1992, in cui conosciamo Helen, Jenny e Michelle, le vediamo impegnate ognuna con la propria vita: Helen è quella che ci appare più sola (non ha figli) ma anche la più determinata a parlare con Sharp e a raccontargli tutto, e vorrebbe che anche le altre due cogliessero al volo questa occasione: non vogliono sapere cosa è successo ai loro cari? Se anche scavare significasse fare emergere scheletri e segreti, potrebbe comunque volerne la pena, no? Significherebbe metterci definitivamente una pietra sopra!

A distanza di tanto tempo, il cuore di Michelle è rimasto legato all'amore per Vince, a quel suo ragazzo su cui si è cercato di addossare la colpa della sparizione dei tre solo in virtù del suo passato in prigione.
Ma bastano i pregiudizi per infangare la memoria di un uomo che cercava di ricostruirsi una vita?

Jenny ha figli ormai adulti ma non s'è mai del tutto ripresa dalla scomparsa di Bill, e ha i suoi buoni motivi per non voler assecondare Helen né tanto meno per parlare con quello scrittore.

Ma solo avendo il coraggio di affrontare la verità sarà possibile arrivare, se non a chiarire esattamente cosa è successo, almeno a zittire la voce di quel mare e di quel faro che si son portati via tre amori, tre speranze di futuro, e non li ha più restituiti.

È un romanzo che ha un che di ipnotico e che, nel complesso, è riuscito a tener viva una certa suspense in quanto per tutto il libro mi son chiesta: "Ma quindi che è successo?", e già solo questa domanda bastava a farmi andare avanti nella lettura.
Per la maggior parte, la narrazione procede, più che attraverso molti dialoghi, come un racconto personale e privato da parte dei vari personaggi, i cui punti di vista si alternano dandoci ciascuno il proprio contributo per capire cosa sia successo nel 1972 e dopo.

A noi lettori verrà raccontato cosa è accaduto realmente; lo scopriranno anche lo scrittore e le mogli?
Una cosa è certa: chi è rimasto, e ha a lungo pianto chi non c'è più, non necessariamente deve ottenere la risposta certa ad ogni domanda per raggiungere la propria pace interiore. Spesso ciò che conta, e che è in nostro potere, è accettare anche quello che non sappiamo spiegare.

Il ritmo non è veloce o incalzante, tutt'altro, proprio per la presenza di molte sequenze riflessive e descrittive (ad es. in riferimento alla vita dei tre custodi nel faro), ma è interessante il profilo psicologico che emerge dei sei personaggi, le loro solitudini, le ossessioni, la sottile linea che separa (e confonde) realtà e illusione, l'amore e il dolore, e l'Autrice ha avuto sensibilità e cura nell'esplorare il modo in cui le paure più profonde e inconfessate offuschino il confine tra il reale e l’immaginario.


Concludendo, quindi, a parte il ritmo narrativo un po' lento  in certi passaggi, il romanzo merita per diversi aspetti: l'argomento della vita nel faro (sempre affascinante) e, di conseguenza, l'ambientazione molto ben descritta (ci sembra di essere lì, in quelle stanzette piccole, di sentire l'odore del mare, di percepire il rumore delle onde, di avvistare una lucina o un'ombra in lontananza...: o forse è soltanto suggestione?), l'abilità della Stonex di solleticare, quindi, il lettore fornendogli dettagli che vanno oltre il razionale (quasi da horror, ma prendete l'accostamento con le pinze, eh) e sfociano nelle allucinazioni, l'aspetto psicologico, la scrittura corposa e solida, che sa trascinare il lettore in un piccolo mondo claustrofobico e inquietante.

Consigliato. 


domenica 12 giugno 2022

Eilean Mòr e i guardiani del faro svaniti nel nulla



Domani troverete online la recensione de I GUARDIANI DEL FARO di Emma Stonex; l'Autrice, per scrivere il romanzo, si è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1900: la misteriosa scomparsa di tre guardiani del Faro di Eilean Mòr.


È il giorno 26 dicembre del 1900 quando una piccola nave si dirige verso le Isole Flannan nelle remote 
eilean mòr

Ebridi Esterne; la sua destinazione è il faro di Eilean Mòr, un'isola disabitata, o meglio, abitata solo dai guardiani.
Eilean Mòr, la più grande delle isole, è circondata da un alone di mistero e superstizione; coloro che si avventuravano per visitarla si impegnavano in strani rituali per proteggersi, convinti che fosse un luogo  maledetto.

Quando la nave raggiunge la piattaforma di atterraggio, il capitano è sorpreso nel non vedere nessuno in attesa del loro arrivo, nonostante fossero in ritardo di sei giorni.
Il guardiano che deve dare il cambio, Joseph Moore, sbarca, sale la ripida rampa di scale che porta al faro e una volta dentro avverte che c'è qualcosa di stonato, di strano, una sorta di calma sinistra: la porta del faro è aperta, nell'androne mancano due dei tre cappotti cerati (perché non tre? possibile che uno dei guardiani fosse uscito fuori senza cappotto in pieno inverno?); in cucina sul tavolo c'è del cibo che qualcuno ha cominciato a consumare ma non ha terminato, una sedia capovolta, il camino inutilizzato, i letti sistemati e l'orologio è fermo.

Moore cerca segnali di vita nel resto del faro ma niente: dei guardiani, che dovevano essere lì e che aspettavano il cambio, neanche l'ombra.

Harvey invia subito un telegramma sulla terraferma in cui si rende noto che a Flannan è successo un terribile incidente. I tre custodi, James Ducat (43 anni), Thomas Marshall (40 anni) e il terzo assistente, Donald McArthur (28), sono scomparsi dall'isola. Al loro arrivo nel pomeriggio non si vedeva alcun segno di vita.

Pochi giorni dopo, cominciano le indagini per capire cosa possa essere successo e dove siano finiti i tre.
L'unico dettaglio in più, rispetto al resoconto di Moore, è dato dal registro del faro...
In esso erano riportate le trascrizioni del meteo ed altri particolari; nella giornata del 12 dicembre, Thomas Marshall, il secondo assistente, scrisse di "venti severi come non avevo mai visto prima in vent'anni". 
Erano riportate due note sui colleghi: James Ducat, il custode principale, era stato "molto silenzioso" e  Donald McArthur "stava piangendo".

Cosa potevano voler dire queste due precisazioni sugli stati emotivi dei due custodi?

Le voci di registro del 13 dicembre affermavano che la tempesta stava ancora infuriando e che tutti e tre gli uomini stavano pregando. 
Il che è strano per almeno due ragioni: anzitutto si parlava di tre uomini esperti del mestiere e poi essi erano comunque al sicuro su un faro nuovo di zecca a 150 piedi sul livello del mare. Di cosa avrebbero dovuto avere una tale paura da mettersi a pregare?
Ma a rendere bizzarra ed inquietante la trascrizione del registro è che in quella zona, nei giorni 12, 13 e 14 dicembre, non erano stati segnalati temporali. 
La tempesta avrebbe colpito l'isola solo verso il 17 dicembre.

L'ultima voce sul registro è del 15 dicembre: "Tempesta finita, mare calmo. Dio è sopra tutto". 
Anche qui: cosa si intende con 'Dio è sopra tutto'?

Ancora: giù dalla piattaforma di atterraggio sono state trovate delle corde sparse su tutte le rocce, corde che di solito erano tenute in una cassa marrone a 70 piedi sopra la piattaforma su una gru di rifornimento. 
Forse la cassa era stata spostata e abbattuta e i guardiani del faro stavano tentando di recuperarla quando un'onda inaspettata è arrivata e li ha trascinati in mare? 
Questa è stata la prima e la più probabile delle teorie, inclusa nel rapporto ufficiale fatto al Northern Lighthouse Board.

Ma come mai nessuno dei corpi è giunto a riva? Ed è possibile comunque che tre esperti guardiani del faro siano stati colti alla sprovvista da un'onda?

Di risposte certe non ce ne sono mai state; nel tempo tante ipotesi - anche molto fantasiose - sono state 
avanzate ma la più accreditata, come dicevo, resta quella dell'onda anomala che ha preso i tre alla sprovvista, portandoli giù, negli abissi di un mare che s'è preso le loro vite e non ha più neanche restituito i loro corpi.



Fonti consultate:

https://www.amazon.it/Lighthouse-Mystery-Eilean-Keepers-English-ebook/dp/B00JTJECFW

https://explorersweb.com/exploration-mysteries-eilean-mor-disappearances/

https://www.keithmccloskey.com/the-lighthouse-the-mystery-of-the-eilean-mor-lighthouse-keepers/

mercoledì 8 giugno 2022

RECENSIONE ★ ★ LE VERITÀ DI MIRACLE CREEK di Angie Kim ★ ★


Questo thriller giudiziario di Angie Kim ruota attorno ad un tragico incidente e al processo che deve condurre ad accertare come si siano svolti i fatti e chi siano i colpevoli; ma arrivare alla verità non sarà semplice perché i personaggi coinvolti racconteranno ciascuno la propria versione, costellata da molte menzogne mescolate a  briciole di verità.
Alla fine si giungerà all'unica spiegazione che risolve ogni interrogativo, che dipana ogni nodo e che, se non rende completamente giustizia alle vittime innocenti, almeno restituisce un po' di serenità a chi non vuol farsi soffocare da bugie solo apparentemente comode e confortanti.


LE VERITÀ DI MIRACLE CREEK
di Angie Kim


Ed. Mondadori
trad. M. Gardella
384 pp
20 euro
Gennaio 2022
Pak e Young Yoo sono marito e moglie, hanno una figlia diciassettenne (Mary) e provengono dalla Corea del Sud; sono arrivati negli States per dare alla figlia e maggiori opportunità di costruirsi un futuro migliore.
Per guadagnarsi da vivere, gestiscono una camera iperbarica per l'ossigenoterapia (OTI), un metodo sperimentale nuovo e impiegato per la cura di alcune patologie, tra cui l'autismo e l'infertilità.
Ma a Miracle Creek - una piccola cittadina in Virginia - non tutti accettano e condividono l'uso di questa metodologia e sono pronti a manifestare con foga per palesare il proprio dissenso; in particolare, in quel fatidico pomeriggio del  26 agosto 2008 un gruppo di madri di bambini autistici sono nei pressi del Miracle Submarine (il fienile degli Yoo, che accoglie i pazienti nella camera iperbarica) per alzare la propria voce contro l'OTI, sostenendone la pericolosità (il rischio di incendi è comunque concreto) e anche l'inutilità a livello terapeutico.

Per tenere a bada la folla inferocita affinché non interrompa la corrente di proposito (e con conseguenze negative), Pak decide di occuparsene direttamente, lasciando la moglie Young a gestire i pazienti durante la seduta; un compito che la povera Young non ha mai affrontato da sola...
I timori della donna, sull'infausta eventualità che accada qualcosa di brutto, si concretizzano ed infatti quella sera la camera iperbarica esplode e nel tragico incidente perdono la vita due persone e altre restarono gravemente ferite.

A morire sono una madre (Kitt) e un paziente, il piccolo Henry, figlio di Elizabeth Ward; l'intervento tempestivo di Pak riesce a salvare le vite di altri due pazienti, vale a dire TJ (figlio della povera Kitt), Rosa (la figlia adolescente, gravemente disabile, di Teresa) e il dottor Matt Thompson, che partecipava alle sedute per tentare di risolvere i problemi di infertilità.
La mamma di Henry, Elizabeth, non era presente nel momento in cui esplodeva il macchinario, avendo affidato il bambino alla sorveglianza degli altri genitori mentre lei andava a prendere una boccata d'aria presso il ruscello.
Restano feriti Matt (che perde alcune dita), Pak (che finisce sulla sedia a rotelle) e Mary, che resterà in coma per alcuni mesi.
 
Un anno dopo si sta svolgendo il processo per stabilire le cause e, soprattutto, per trovare il colpevole.
Sì, perché nonostante il rischio di incendi non fosse un'eventualità trascurabile, lo scoppio al Miracle Submarine non è stata una casualità, un fatale incidente: qualcuno l'ha scatenato di proposito.
Chi e perché?

Sotto processo c'è Elizabeth Ward, la madre di Henry.
È accusata di incendio doloso, violenza su minori e tentato omicidio; sin dai primi sopralluoghi è emerso come a causare l’incendio sia stata una sigaretta accesa vicino a dei fiammiferi, collocata all’interno di una pila di rametti sotto un tubo d’ossigeno che, crepandosi, ha fatto uscir fuori l’ossigeno; questi, a contatto con il fuoco e con altre sostanze, ha provocato un’esplosione molto potente, che però non ha impedito di scoprire particolari importantissimi: la marca delle sigarette (Camel) e la presenza di fiammiferi venduti regolarmente nei 7-Eleven della zona.

Sigarette e fiammiferi erano presenti non solo sul luogo della tragedia ma anche presso il ruscello, proprio là dove si era fermata Elizabeth...

È stata lei ad appiccare l'incendio? Quali ragioni avrebbe mai avuto per compiere un'azione deplorevole come questa, che è costata la vita al suo stesso bambino?

E se fossero stati gli stessi coniugi Yoo, decisi a incassare una grossa somma dall'assicurazione? 
Certo è che qualcuno, nei giorni precedenti il fatto, ha chiamato all'assicurazione per chiedere informazioni circa il risarcimento in caso di un incidente alla camera iperbarica: ma chi è stato a fare quella telefonata? Ha davvero a che fare con l'esplosione?

E poi ricordiamoci delle arrabbiatissime manifestanti, pronte a urlare il proprio dissenso contro l'utilizzo della camera iperbarica! E se fossero state loro?

Seguiamo le fasi del processo grazie ad una narrazione corale che ci permette di leggere i fatti da diverse prospettive, vale a dire attraverso i punti di vista di Matt, Mary, Young, Pak, Elizabeth, Teresa e Janine (la moglie di Matt).

Di ciascuno leggiamo la "versione" di ciò che è accaduto, le bugie eventualmente dette, le cose nascoste, i timori, i segreti, e durante le udienze l'Autrice sa come darci pensare di aver capito cosa sia successo davvero e chi sia il responsabile, per poi gettare nuovi interrogativi, nuovi particolari rilevanti che conducono verso un'altra interpretazioni.
Come sempre accade nei romanzi in cui c'è da risalire alla verità attraverso diverse ricostruzioni, sono i dettagli a fare la differenza: sigarette fumate - da chi? - e comperate in un determinato posto; foglietti con su scritti messaggi segreti, tabulati telefonici che testimoniano che sono state fatte specifiche telefonate (ma risalire all'autore non è così automatico).

I dibattiti durante le udienze sono molto coinvolgenti, interrogatori e controinterrogatori fanno sì che determinate ipotesi - che a primo impatto potevano sembrare  plausibili - poi vengano smontate pezzo per pezzo, creando altre domande e gettando ombre su personaggi che sembravano avere un coinvolgimento diverso.

Tra l'adolescente figlia degli Yoo, Mary, e Matt, il medico che seguiva l'OTI per curare l'infertilità, pare ci fosse una relazione, e che Janine l'avesse scoperto: potrebbe essere un fatto collegabile all'incendio?

Young scopre che Pak si stesse attivando per tornare in Corea: e se avesse provocato egli stesso l'incendio per prendere i soldi dell'assicurazione (oltre un milione di dollari) e i ricominciare una nuova vita nella loro nazione?

Ed Elizabeth: può davvero una madre architettare un piano tanto diabolico per liberarsi del proprio figlio autistico e poter finalmente riappropriarsi della propria vita senza più un simile fardello?
Dopotutto, pare che qualcuno ricordi di averla vista trattare molto male il povero Henry e di essere ossessionata dall'idea di fargli provare qualsiasi tipo di terapia per i problemi legati all'autismo.

Procedendo di capitolo in  capitolo (che corrispondono alle singole e personali prospettive dei personaggi principali) veniamo messi davanti alle fragilità, alle paure, alle bugie degli imputati, dell'accusa e dei testimoni; c'è una progressiva rivelazione di segreti e dettagli fondamentali, che ci danno una lettura via via più chiara di chi abbia responsabilità per la morte di due innocenti nella camera iperbarica, e che  ci restituiscono la complessità dei rapporti umani, tra il desiderio di protezione dei propri cari (anche arrivando a mentire e a lasciare che la colpa cada su chi non ha fatto niente) e la voglia di giustizia. 

Angie Kim affronta temi importanti e delicati - prendersi cura di un famigliare con disabilità, conflitti generazionali, difficoltà di integrarsi nel nuovo paese in cui si è emigrati... - e lo fa attraverso una narrazione a più voci, mostrandoci come non sia sempre facile separare la verità dalla menzogna, ma come, anzi:  

"...era proprio quello il nocciolo delle menzogne: inserire qui e là briciole di scomode verità come esche per nascondere il vero tesoro. Com’era facile ancorare le sue bugie a questi frammenti di vulnerabile onestà, poi manipolare i dettagli per rendere la storia credibile."

Mi è piaciuto davvero tanto questo romanzo, è scritto in modo avvincente, accurato, ci presenta in modo efficace i personaggi dal punto di vista emotivo e psicologico (personalmente, su tutti, ho apprezzato molto il personaggio di Young, colei che più di tutti rivela una grande forza morale e un'ammirevole capacità di affrontare la verità e le sue conseguenze anche quando sono dolorose e amare); la narrazione corale, il racconto delle fasi del processo, lo sviscerare ogni dichiarazione dei testimoni, l'introduzione, andando avanti, di elementi nuovi che vanno a fornire ulteriori chiavi di lettura nella ricerca della verità, sono tutti elementi che rendono la lettura trascinante e spingono il lettore a procedere con sempre maggiore interesse per mettere ogni tassello al suo posto.
Lo consiglio assolutamente.


ALCUNE CITAZIONI

"Ogni essere umano era il risultato dell’unione di un’infinità di fattori diversi (...) Gli episodi belli e brutti – ogni nuova amicizia e storia d’amore, ogni incidente, ogni malattia – erano il risultato della combinazione di centinaia di dettagli di per sé insignificanti."

"Han. Non esisteva un termine inglese per tradurre quella parola con precisione. Esprimeva una pena e un rimorso soverchianti, una sofferenza e un desiderio tanto intensi da pervadere l’anima... ma con un accenno di resilienza, di speranza."

"...solo perché era già abbastanza, le cose non potevano peggiorare? La vita non funziona così. Le tragedie non ti rendono immune alle tragedie successive, e la sventura non è distribuita equamente; le disgrazie colpiscono a ondate violente quando meno te l’aspetti."


lunedì 6 giugno 2022

❤ Storie dietro storie ❤ "Le verità di Miracle Creek" di Angie Kim

 

Domani sera cercherò di pubblicare la recensione dell'ultimo romanzo terminato: Le verità di Miracle Creek di Angie Kim, che ha uno sfondo a mio avviso originale e particolare: le sedute di ossigenoterapia iperbarica, che permettono la somministrazione dell’ossigeno a puro al cento per cento a una pressione atmosferica tre volte superiore a quella normale e si svolgono in una camera iperbarica concepita appositamente.


Il romanzo è un thriller giudiziario che affronta tematiche importanti, come l'immigrazione e le sue

source
foto di Tim Coburn

tante difficoltà d'integrazione, il rapporto genitori-figli, la disabilità (in particolare l'autismo) e come ci si rapporta ad essa, che siano i genitori (in primis, il caregiver) o la gente attorno.


Quello dei tribunali è un mondo noto ad Angie Kim, che ha lavorato come avvocato in un grande studio; non solo, ma anche gli altri temi le sono familiari, a partire da quello dell'immigrazione.

La famiglia di Angie, infatti, è arrivata negli Stati Uniti dalla Corea del Sud quando lei era una bambina, cosa che accade anche ai personaggi centrali del libro. 
Per quanto riguarda la presenza di condizioni patologiche serie e gravi, la Kim ha tre figli, ciascuno dei quali ha affrontato problemi medici con conseguenti test e trattamenti ad essi associati.

L'input - che è poi il cuore del romanzo - viene proprio da questa singolare ambientazione (la camera iperbarica) e dalla domanda: potrebbe accadere qualcosa di tragico e terribile in un contesto del genere, che dovrebbe essere comunque protetto?

L'Autrice ha dichiarato di aver fatto esperienza (ai tempi non era ancora una scrittrice) dell'HBOT (Hyperbaric oxygen therapy) a motivo di  uno dei suoi figli e di ritrovarsi quindi a condividere con altre persone questo ambiente in cui sei "rinchiuso" con altre famiglie mentre si svolgono le sedute.

Inevitabili scattavano le confidenze personali, e la condivisione di quel tipo di esperienza  avrebbe potuto essere interessante da esplorare in un eventuale romanzo. 

Dopo avere iniziato a pubblicare racconti personali e brevi, ha pensato di buttarsi nell'avventura di scrivere, appunto, un romanzo e il pensiero è subito andato all'HBOT come a una delle idee principali, in special modo al fatto di stare in un ambiente di gruppo in cui potesse accadere un fatto tragico, in grado di provocare feriti (e ferite) e morti.

Ma questa era solo una delle due idee che le frullavano in testa; l'altra era decisamente differente e partiva dalla condizione personale della Kim, cioè della sua famiglia immigrata negli States: i suoi genitori lavoravano al centro di Baltimora in un negozio di alimentari ed Angie aveva in mente di partire proprio dall'idea del negozio di un droghiere coreano e da un mistero ad esso legato (una pistola nascosta, un cadavere o forse un corpo ferito...); i limiti dovuti alla lingua avrebbero avuto il loro peso, impedendo all'uomo di parlare di questo mistero, che faceva parte della sua vita. 

Nel sottoporre entrambe le idee ad un amico scrittore (che fa parte del suo gruppo di sceneggiatori), questi le consigliò di  unire le due storie e fare in modo che la famiglia di immigrati coreani fossero proprietari e operatori di questa attività legata all'HBOT. 

Più pensava a questa storia, più ne era intrigata... fino ad arrivare a dar forma al romanzo.


Vi ho presentato in questo post i temi affrontati e l'idea di partenza del libro d'esordio di Angie Kim, sperando abbiano stuzzicato il vostro interesse.
A domani per la recensione!!



Fonti consultate:

https://www.writeordietribe.com/author-interviews/interview-with-angie-kim
https://www.elle.com/culture/books/a27253585/angie-kim-interview-miracle-creek/

domenica 5 giugno 2022

[[ RECENSIONE ]] PRIMAVERA, INDOMABILE DANZA di Guglielmo Aprile

 


PRIMAVERA, INDOMABILE DANZA 
di Guglielmo Aprile




Oedipus Ed.
88 pp
L'Autore guarda e descrive con ammirato stupore le meraviglie della natura attorno a sé, che in primavera esplode in tutta la sua bellezza, in una varietà di colori e profumi.

Di fronte a tale naturale magnificenza non si resta indifferenti e ci si chiede chi sia il sublime artefice che con la sua mano e il suo estro ha dato e continua a dar vita a tutto ciò che ci circonda, che sia la luna splendida nel cielo o i fiori, che siano i colori meravigliosi delle farfalle o le misteriose rotte dei gabbiani nel cielo.

La natura stessa, nella sua semplicità e perfezione, ci parla di Dio meglio di qualunque savio:

"La mia è la fede nell’erba che spunta
nei campi e in ogni crepa dell’asfalto...".

L'uomo, davanti a tale meraviglioso creato, è come un esegeta che tenta di leggere una storia lunga secoli e racchiusa tra le "rughe" della "pelle" degli alberi, che il poeta paragona a "salmi incisi dal sole e dalla pioggia".

Belle e suggestive le similitudini, le metafore, le personificazioni impiegate per descrivere la primavera nel suo splendore: il mandorlo in fiore sembra una ragazza agghindata per il primo appuntamento; i fiumi sono ora placidi ora impetuosi nel loro scorrere, e la loro corsa verso la propria "oscura foce" è un continuo ricominciare.
Con la primavera tutto rinasce e torna alla vita, proprio come una specie di resurrezione, a fronte di un inverno che con i suoi rami spogli simili a "monconi nudi di corpi contusi, oltraggiati"nei mesi precedenti ha avviluppato la terra nel letargo come un ragno.

È primavera e ognuno fa la sua parte, è una festa alla quale tutti partecipano: il tiglio sta per fiorire, i prati sono pronti a scalare le rocce mandando via gli ultimi resti di ghiaccio, gli uccelli esultano allietando l'aria profumata con i loro canti.

La natura va amata e custodita, come fosse una sorella o una madre, fragile ed incerta come lo è l'Uomo stesso, e proprio come gli elementi della natura bramano di ritornare alla vita, così è per l'essere umano:

"...come l’albero e, connubio unico
di terra e di cielo, protendiamo
verso l’alto, verso l’azzurro
gli occhi in una elemosina
di più spazi, più luce, l’attesa
mai doma, dolcemente divorante
di anche noi rifiorire."


Le poesie sono davvero tutte molto belle, trasmettono un senso di lieta serenità, una sintonia speciale con il mondo della natura; non per nulla, spesso è preferibile la silente compagnia degli alberi a quella della gente!

"Non ci so stare con la gente,
preferisco la compagnia degli alberi
a quella degli uomini:
posso parlargli, perché mi capiscono,
li sento vicini..."

Un linguaggio molto ben strutturato - l’autore sceglie con accuratezza le parole e come collocarle  all’interno del componimento -, ricco di figure retoriche, di parole ed espressioni che evocano nel lettore immagini chiare, dandogli la sensazione di essere al cospetto di un bellissimo quadro, in cui il poeta-pittore ha attinto dalla propria tavolozza i colori più brillanti, usandoli con sapienza, grazia e in modo efficace.


"Ho bisogno di spazi
aperti,
non limitati dal cemento,
per respirare,
ho bisogno di scrivere
un poema di passi
sulla pagina dell’erba –
perché Dio è ovunque siano
liberi cieli, e vasti."

Leggere questa raccolta è stato molto piacevole e, se amate le poesie, ve la consiglio; sono certa che l'apprezzerete anche voi, come me.


Concludo aggiungendo un'osservazione assolutamente personale: immergendomi in questi versi non ho potuto fare a meno di pensare ad un particolare salmo della Bibbia (Sal 19:1-6), che è lo stesso che mi viene in mente quando contemplo l'incanto della natura:

"I cieli raccontano la gloria di Dio
e il firmamento annuncia l'opera delle sue mani.
Un giorno rivolge parole all'altro,
una notte comunica conoscenza all'altra.
Non hanno favella, né parole;
la loro voce non s'ode,
ma il loro suono si diffonde per tutta la terra,
i loro accenti giungono fino all'estremità del mondo.
Là, Dio ha posto una tenda per il sole,
ed esso è simile a uno sposo che esce dalla sua camera nuziale;
gioisce come un prode lieto di percorrere la sua via.
Egli esce da una estremità dei cieli,
e il suo giro arriva fino all'altra estremità;
nulla sfugge al suo calore."




giovedì 2 giugno 2022

SEGNALAZIONI EDITORIALI SUL BLOG [ saggio, narrativa, noir ]

 

Buon pomeriggio e buon 2 giugno, cari lettori!

Oggi vi presento alcune pubblicazioni che mi sono state segnalate e che, spero, possano incuriosirvi.

Partiamo da un noir appassionante che vede Delia, l’anziana e bizzarra magliaia, detective per passione, impegnata in un nuovo caso.


C'E UN CADAVERE SUI BASTIONI DI PORTA VENEZIA
di Mauro Biagini


Fratelli Frilli Editori
14.90 euro
21 marzo del 1985. Una telefonata anonima nella notte avverte la polizia di zona della presenza di un cadavere sui Bastioni di Porta Venezia. 
Si tratta del corpo del giovanissimo Tommaso Marangon, originario della provincia di Vicenza, trasferitosi solo pochi mesi prima a Milano per studiare economia all’Università Bocconi.
Trentasette anni più tardi, l’anziana magliaia Delia incontra un giovanotto, Costantino, incaricato di svuotare la cantina impolverata di una nota affittacamere del quartiere, Magda; dopo la morte della donna, il grande appartamento è passato a un nuovo proprietario ed è necessario liberare la cantina. 
Costantino individua tra i tanti cimeli anche un vecchio libro universitario di Diritto Privato e lo regala a Delia. 
E dalle pagine ingiallite del libro cade una busta e, al suo interno, cinque Polaroid dai colori sbiaditi che fanno barcollare l’anziana magliaia.
Comincia così un’indagine impossibile su un caso che, ai tempi, fu archiviato come la classica rapina ‘finita male’. 
Ma se Delia aveva già dubitato a suo tempo di quella tesi, ora più che mai è convinta che i fatti andarono diversamente. Intravede, infatti, nelle vecchie Polaroid nuovi elementi che decide valga la pena approfondire, anche senza l’aiuto del suo amico commissario, troppo preso a vivere la sua nuova storia d’amore con Ada, dopo tanto tempo trascorso in solitudine.

Tutto questo tra ricordi, incontri con persone quasi dimenticate, colpi di scena e poi un nuovo efferato omicidio, che darà ancora più consistenza alle intuizioni della magliaia Delia e la indirizzerà verso la pista giusta facendole scoprire la tragica verità.

L'autore.
Mauro Biagini è nato a Genova e dopo la laurea in Lettere Moderne si trasferisce a Milano, nel quartiere di Porta Venezia, dove ama ambientare le sue storie noir. Creativo pubblicitario fin dalla fine degli anni ’80, ha lavorato nelle più importanti agenzie internazionali, firmando popolari spot televisivi per clienti quali Averna, Fastweb, Mercedes-Benz. Attualmente è consulente di comunicazione per diverse aziende e tiene corsi di “Copywriting”. Nei suoi “romanzi con delitto” (come gli piace definirli) ha dato vita a una figura di detective particolare, l’anziana magliaia Delia, che fa il suo esordio con “Il rumeno di Porta Venezia” (Fratelli Frilli Editori, 2019), finalista al Concorso Letterario “Crimini d’Amare”. Il personaggio è poi protagonista dei romanzi “La ragazza del Club 27” (Fratelli Frilli Editori, 2020) e “Morte a Porta Venezia” (Fratelli Frilli Editori, 2021), così come dei racconti presenti nelle antologie “44 gatti in noir”, “Tutti i sapori del noir”, “I luoghi del noir” e “Odio e Amore in Noir” sempre per la Fratelli Frilli Editori. Ha pubblicato anche i romanzi “Soprattutto viole” (goWare) e “Marcantonio detto Toni” (Robin Edizioni, scritto con Silvia Colombini), oltre a racconti inseriti in antologie edite da Edizioni della Sera, Covo della Ladra e Neos Edizioni.

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Il secondo libro è un saggio edito da Dialoghi Edizioni >>  LINK

TIm Burton e il catalogo delle Meraviglie.
 Un saggio pop tra letteratura e cinema
di Maria Cristina Folino


Questo saggio "pop", che spazia tra diversi media e modalità di comunicazione, intende evidenziare le
valenze metaforiche assunte, di volta in volta, dal Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll all’interno della trasposizione cinematografica di Tim Burton. 
In questo modo, conduce il lettore per mano alla scoperta di un gioco di rimandi e innovazione tra l'opera letteraria originale e i film Disney. 
Esaminando la natura della nuova Alice adolescente, se ne vedranno i molteplici aspetti e implicazioni: quale significato è insito nei dubbi, nei ricordi e nella paura della rivalsa da parte della nuova Alice? 

Dopo aver viaggiato dalla carta stampata al cinema, e ritorno, la risposta definitiva – in ogni caso – spetta al lettore.

L'autrice.
Nata a Salerno nel 1989, Maria Cristina Folino è giornalista, copywriter e social media manager. Laureata in Lettere e Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Salerno, è specializzata in Programmazione e Gestione d'interventi per gli Archivi e le Biblioteche digitali. Dal 2008 ha collaborato con stampa locale e testate online. È social media manager presso MTN Company, scrive per Alpi Fashion Magazine e collabora con Gruppo Eventi per Casa Sanremo. Il suo sito web è www.mcfolino.it


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L'ultima pubblicazione è il terzo volume di una trilogia; i precedenti volumi si intitolano "La domenica della cattiva gente" e "Dancing Days" e si possono leggere separatamente, ma i personaggi che l'autore ci propone e l'ambiente sociale nel quale si svolgono le trame di ciascun volume sono gli stessi.

BLUE SUNDAY
di Marco Lepori


CATARTICA EDIZIONI
Data di uscita: 9 maggio 2022
Genere: Narrativa contemporanea
Collana: In Quiete
Prezzo: 14.00 €
Nº pagine: 168
1916. Matteu è un giovane costretto a partire dall'isola per andare a combattere nell'inferno della Prima Guerra Mondiale.
2016. Matteo e i suoi amici attraversano tutta l'isola per andare a manifestare contro la guerra e la presenza di basi militari nella loro terra.

«A questo punto ditemelo voi come posso fare, visto che sapete tutto, provate a spiegarmi come si può sbrogliare questo intreccio esistenziale, senza commettere altri errori dolorosi. Se ogni volta che muovo un dito la situazione volge al peggio, se mi basta anche solo pensare a una possibile mossa che possa acquietare questi cuori in burrasca, per complicare irrimediabilmente le cose. D’altronde se piove di traverso, neanche il migliore ombrello del mondo può salvarti da una bella inzuppata, o almeno così si dice dalle mie parti! Ma davvero credete che io sia onnipotente? Che conosca ogni angolo di questa vostra terra insignificante e puzzolente?»

L’autore
Marco Lepori è nato nel 1983 e vive a Castelsardo. Laureato in Teoria e Tecniche dell’Informazione. Con Catartica ha già pubblicato “La domenica della cattiva gente” (Collana In Quiete, ottobre 2018), “Dancing Days” (Collana In Quiete, settembre 2019) e “Castelsardo nel cinema” (Fuori Collana, luglio 2021).

mercoledì 1 giugno 2022

** RubRicordiamo ** Giuseppe Ungaretti



Il 1° giugno del 1970 moriva il poeta Giuseppe Ungaretti.
Nato ad Alessandria d’Egitto nel 1888, studia alla scuola svizzera École Suisse Jacot, una prestigiosa scuola della città egiziana. 
Si avvicina alla letteratura francese e inizia a leggere le opere dei simbolisti francesi Rimbaud, Mallarmè, Baudelaire;  si trasferisce a Parigi nel 1912, dove conosce il poeta Apollinaire; incontra anche Aldo Palazzeschi, Picasso, De Chirico e Modigliani.

Interventista, si arruola volontario, scopre ben presto il dramma della guerra combattendo sul Carso, un paesaggio che Ungaretti ritrarrà nella sua prima raccolta Il porto sepolto, pubblicato in 60 copie nel 1916.
Nel 1918 combatte sul fronte francese. 

Nel 1919 pubblica Allegria di naufragi, le cui poesie ripubblica nel 1923 con il primo titolo, Il porto sepolto, con la prefazione di Benito Mussolini. 
Alla fine della guerra si stabilisce a Parigi, dove, nel 1920, sposa Jeanne Dupoix. 
Nel 1921 si trasferisce a Roma dove lavora all'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri
Nel 1925 aderì al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti.
Nel 1928 Ungaretti si converte al cattolicesimo, conversione che emerge nell'opera "Sentimento del Tempo" del 1933.

Nel 1936 si trasferisce a San Paolo del Brasile a insegnare letteratura italiana e nel 1942 torna in Italia, nominato Accademico d'Italia e professore per “chiara fama” di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università “la Sapienza” di Roma. 
Nel 1939 muore il figlio Antonietto. Questo tragico evento è evidente in molte poesie delle raccolte Il Dolore (1947) e Un Grido e Paesaggi (1952).

Nel 1969 l'intera opera poetica è raccolta col titolo Vita d'un uomo come primo volume della collana I Meridiani

Muore a Milano nel '70 a causa di una broncopolmonite.

Tutta l’opera di Ungaretti dimostra che per lui il poeta ha una funziona morale: deve testimoniare di un’epoca, far riflettere, educare, essere uno strumento per analizzare la condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo, raccontandone le inquietudini.

Giuseppe Ungaretti è considerato un precursore dell'Ermetismo, movimento letterario che il nome dal suo aspetto “chiuso”: una poesia che si chiudeva interamente entro i significati della parola, e negli schemi dell’analogia – figura retorica per eccellenza di questo movimento.
I poeti ermetici, in modi concentrati ed essenziali, esprimono il senso di vuoto, la solitudine morale dell'uomo contemporaneo, il suo “male di vivere” in un'epoca travagliata da tragiche esperienze sociali e politiche come quelle della prima guerra mondiale e del ventennio fascista.


La Madre (1930)

E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.


Sentimento del tempo (1931)

E per la luce giusta,
Cadendo solo un'ombra viola
Sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Ma ora l'ascolto,
T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
Le tue labbra ultime.

"È il mio cuore il paese più straziato"

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato,


"Per i morti della Resistenza"

Qui Vivono per sempre
Gli occhi che furono chiusi alla luce
Perché tutti Li avessero aperti
Per sempre 
Alla luce.


Tramonto (1916)

Il carnato del cielo
sveglia oasi
al nomade d’amore.



Fonti:

http://www.club.it/
https://www.raicultura.it/
https://library.weschool.com/
https://www.sentascusiprof.it/
http://www.novecentoletterario.it/
scialetteraria.altervista.org
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