lunedì 13 giugno 2022

RECENSIONE: ** I GUARDIANI DEL FARO di Emma Stonex **

 

Ispirandosi a fatti realmente accaduti, Emma Stonex ha immaginato la vita di tre guardiani di un faro, la loro improvvisa sparizione, che nel tempo resterà un mistero, e come le loro compagne hanno cercato di andare avanti; vent'anni dopo uno scrittore proverà a far emergere la verità interrogando le donne dei tre scomparsi: sarà possibile scoprire cosa realmente è accaduto in quel maledetto faro? Dove sono finiti i tre uomini? Qualcuno ha fatto loro del male?


I GUARDIANI DEL FARO
di Emma Stonex


Ed. Mondadori
trad. M. Rossari
334 pp
Il primo guardiano Arthur Black, il primo assistente William “Bill” Walker e il secondo assistente Vincent Bourne, sono di guardia al faro dello Scoglio della Fanciulla, un isolotto remoto a miglia di distanza dalla costa, in Cornovaglia; verso la fine dell'anno 1972 una barca approda al faro per dare il cambio ai custodi. 

Ma di loro non c'è traccia.
Sono andati via? E come, con che mezzo?
Qualcuno è arrivato prima e ha fatto loro del male?

Le domande sorgono numerose ma di risposte non se ne trovano.
È tutto molto strano e misterioso sin da subito: la porta d’ingresso del faro è chiusa dall’interno; gli orologi in soggiorno e in cucina sono fermi alle 8,45; la tavola è preparata per un pasto che non è mai stato consumato. 

Ma soprattutto la torre è vuota. 
Dove sono i tre uomini?

A gettare ulteriori ombre su queste già non poche stranezze, ci pensa il registro meteorologico tenuto da Arthur, che descrive una tempesta che infuria intorno all’isola, il che è davvero bizzarro se si tiene conto del fatto che il cielo è stato sereno per tutta la settimana. 

Vent’anni dopo, le donne dei tre guardiani vivono sì le loro vite ma in realtà sono ancorate a quel passato che le ha segnate irrimediabilmente e dal quale non si sono mai riprese del tutto. È come se anche un pezzo di loro sia stato imprigionato tra le fredde mura di quel faro.
Andare avanti senza aver mai avuto risposta su ciò che è accaduto ai loro uomini non è stato facile; la Trident House (che aveva assunto e mandato i tre guardiani al faro) ha sempre garantito di aver fatto ricerche e indagini, ma senza risultato: quello che è successo a Bill, Arthur e Vince è destinato ad essere classificato come un vero e proprio mistero.
Le tre donne hanno ricevuto (e continuano a ricevere) un indennizzo a motivo della sparizione (e, si presume, della morte) dei loro cari, e se vogliono continuare a percepirlo sono caldamente raccomandate di non provare a riaprire il caso.

Helen, Jenny e Michelle non sono state unite da questa comune tragedia, anzi, si sono allontanate e ciascuna ha vissuto il proprio lutto a modo suo, provando comunque a rifarsi una vita, anche accanto ad altri uomini.

Helen, però, ha sempre scritto a Jenny, chiedendole di poterle parlare ma questa si è sempre rifiutata; ce l'ha con lei, le serba rancore e ne ha le ragioni. 

Ma ora che son passati venti anni, le tre si ritrovano a dover guardare di nuovo in quel buco nero che le aveva risucchiate nel '72 e a provare a mettere insieme i ricordi: un giorno, lo scrittore Dan Sharp le contatta in quanto è intenzionato a scrivere un libro su quel mistero irrisolto del faro e  per farlo vuole intervistare proprio le tre donne, dando loro la possibilità di raccontare la propria versione della storia, di tirar fuori memorie, sentimenti, segreti. 

Quando la Trident scopre che c'è un giovanotto che se ne va in giro a far domande, ricorda alle tre signore di non parlare con quello scrittore ficcanaso che vuol solo raccogliere materiale per il suo nuovo libro, perché l'azienda non è assolutamente d'accordo e non collaborerà in alcun modo.

La narrazione si svolge su due piani temporali: il 1972 e il 1992.

Nel primo, il lettore può "ascoltare" le voci dei tre guardiani, conoscendone il carattere, il temperamento, e apprendendo anche il tipo di vita e di quotidianità che caratterizza il periodo al faro.

Mi sono immaginata come dovesse essere e, diversamente da ciò che potrebbe sembrare a uno sguardo esterno e lontano, è chiaro che ci fosse ben poco di romantico nel trascorrere lunghi periodi chiusi in una torre, con poco spazio a disposizione, con sempre lo stesso cibo razionato (senza tv, senza Internet, senza smartphone: ce la immaginiamo una vita così isolata e fuori dal mondo?), con molte ore vuote e silenziose da riempire, con la consapevolezza di essere circondati da distese d'acqua salata e di dover restare lì fino al prossimo cambio.
Il lavoro di guardiano del faro è solitario, ti pone davanti alla tua capacità di saper stare sia da solo che a stretto contatto con quei pochi colleghi, che - si spera - siano persone con cui è facile andare d'accordo, altrimenti diventa un inferno.

Chi sceglie la vita al faro? Che tipo di uomo? Perché l'hanno scelta Arthur, Bill e Vince?

Arthur è un guardiano nato, sta bene solo quando è in un faro, tant'è che nei giorni in cui può tornare a casa, sembra quasi un'ombra che girovaga per le stanze e sua moglie Helen lo vede, lo percepisce chiaramente e sente il taciturno marito sempre più distante da lei.
Nel prosieguo della lettura apprenderemo due motivazioni che hanno contribuito ad allontanare i due coniugi, e una di queste avrà anche un peso nel rapporto tra  Helen e un'altra moglie, Jenny.
Arthur è una roccia, un punto di riferimento per gli assistenti perché ha tanti anni d'esperienza come primo guardiano, sa cosa fare in ogni situazione e di lui ci si può fidare.
Ma Arthur è comunque solo un uomo ed è pure un uomo solo, che si sente alienato dagli altri, il cui cuore e la cui mente sono occupati da fantasmi, da ricordi e perdite dolorose mai superate. E i fantasmi, si sa, esistono per seguire passo passo chi li ha, per tormentarlo attraverso voci e sussurri che non sempre è facile capire se siano reali o immaginari, se siano magari frutto della propria mente fragile che fa scherzi.
E quando poi, per caso, l'uomo fa una sgradevole scoperta su Bill (qualcosa che lo tocca da vicino...), la ragionevolezza e la calma che hanno sempre contraddistinto Arthur rischiano di naufragare in un mare di dubbi e risentimenti.

Bill non ha mai amato il mestiere di guardiano, ma è finito per imbarcarsi in questa professione perché è sempre stata una tradizione di famiglia; è sposato con Jenny, hanno dei figli ma qualcosa ha cominciato a spezzarsi tra loro; in particolare, Bill si sente attratto da una donna sposata..., che è la moglie non di una persona qualsiasi.
Questo sentimento potrebbe costare caro e avere delle conseguenze, ma a Bill sembra non importare.

Vince è il più giovane fra i tre e non ha alcuna esperienza di fari; ha scelto questo lavoro perché è isolato e lui aveva urgenza e bisogno di allontanarsi dal mondo per un po'.
È fidanzato con Michelle, si amano e con lei Vince sogna di poter dare un nuovo indirizzo alla propria esistenza; sì, perché fino a quel momento ha commesso non pochi errori e si è fatto la nomea di essere un ragazzaccio, un delinquente. Ma Vince vorrebbe solo rifarsi una vita e spera che nessuno che ce l'ha con lui sbuchi all'improvviso dal suo turbolento passato per fargli del male...!

Tre guardiani, tre uomini diversi per temperamento, esperienze di vita, obiettivi; tre esistenze ciascuna con i suoi segreti, le sue paure nascoste e i suoi lati più oscuri.

Il racconto del 1972 si alterna, dunque, con il 1992, in cui conosciamo Helen, Jenny e Michelle, le vediamo impegnate ognuna con la propria vita: Helen è quella che ci appare più sola (non ha figli) ma anche la più determinata a parlare con Sharp e a raccontargli tutto, e vorrebbe che anche le altre due cogliessero al volo questa occasione: non vogliono sapere cosa è successo ai loro cari? Se anche scavare significasse fare emergere scheletri e segreti, potrebbe comunque volerne la pena, no? Significherebbe metterci definitivamente una pietra sopra!

A distanza di tanto tempo, il cuore di Michelle è rimasto legato all'amore per Vince, a quel suo ragazzo su cui si è cercato di addossare la colpa della sparizione dei tre solo in virtù del suo passato in prigione.
Ma bastano i pregiudizi per infangare la memoria di un uomo che cercava di ricostruirsi una vita?

Jenny ha figli ormai adulti ma non s'è mai del tutto ripresa dalla scomparsa di Bill, e ha i suoi buoni motivi per non voler assecondare Helen né tanto meno per parlare con quello scrittore.

Ma solo avendo il coraggio di affrontare la verità sarà possibile arrivare, se non a chiarire esattamente cosa è successo, almeno a zittire la voce di quel mare e di quel faro che si son portati via tre amori, tre speranze di futuro, e non li ha più restituiti.

È un romanzo che ha un che di ipnotico e che, nel complesso, è riuscito a tener viva una certa suspense in quanto per tutto il libro mi son chiesta: "Ma quindi che è successo?", e già solo questa domanda bastava a farmi andare avanti nella lettura.
Per la maggior parte, la narrazione procede, più che attraverso molti dialoghi, come un racconto personale e privato da parte dei vari personaggi, i cui punti di vista si alternano dandoci ciascuno il proprio contributo per capire cosa sia successo nel 1972 e dopo.

A noi lettori verrà raccontato cosa è accaduto realmente; lo scopriranno anche lo scrittore e le mogli?
Una cosa è certa: chi è rimasto, e ha a lungo pianto chi non c'è più, non necessariamente deve ottenere la risposta certa ad ogni domanda per raggiungere la propria pace interiore. Spesso ciò che conta, e che è in nostro potere, è accettare anche quello che non sappiamo spiegare.

Il ritmo non è veloce o incalzante, tutt'altro, proprio per la presenza di molte sequenze riflessive e descrittive (ad es. in riferimento alla vita dei tre custodi nel faro), ma è interessante il profilo psicologico che emerge dei sei personaggi, le loro solitudini, le ossessioni, la sottile linea che separa (e confonde) realtà e illusione, l'amore e il dolore, e l'Autrice ha avuto sensibilità e cura nell'esplorare il modo in cui le paure più profonde e inconfessate offuschino il confine tra il reale e l’immaginario.


Concludendo, quindi, a parte il ritmo narrativo un po' lento  in certi passaggi, il romanzo merita per diversi aspetti: l'argomento della vita nel faro (sempre affascinante) e, di conseguenza, l'ambientazione molto ben descritta (ci sembra di essere lì, in quelle stanzette piccole, di sentire l'odore del mare, di percepire il rumore delle onde, di avvistare una lucina o un'ombra in lontananza...: o forse è soltanto suggestione?), l'abilità della Stonex di solleticare, quindi, il lettore fornendogli dettagli che vanno oltre il razionale (quasi da horror, ma prendete l'accostamento con le pinze, eh) e sfociano nelle allucinazioni, l'aspetto psicologico, la scrittura corposa e solida, che sa trascinare il lettore in un piccolo mondo claustrofobico e inquietante.

Consigliato. 


6 commenti:

  1. Ciao Angela, ricordo il tuo post di ieri, e per questo ho letto con molto interesse la recensione di questo romanzo che non conoscevo... mi sembra una lettura davvero affascinante nel suo mistero, e anche l'ambientazione è davvero particolare! :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto, sì, affascinante, e il fatto che si ispiri ad avvenimenti reali rende la lettura ancora più interessante

      Elimina
  2. Condivido la tua opinione, questo romanzo è intenso e non si può rimanere indifferenti al fascino inquietante dell'ultraumano :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' così..., siamo attratti da ciò che non è spiegabile al 100% e che sfugge al controllo razionale

      Elimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...