mercoledì 10 gennaio 2024

# RECENSIONE # METELLO di Vasco Pratolini



Al centro di questo romanzo storico e di formazione vi è il racconto del periodo che va dall'infanzia ai trent'anni della vita del protagonista e, in parallelo, vengono ripercorse le tappe principali della storia di un'Italia che, all'indomani dell'Unità, è attraversata da duri conflitti di classe e che vedono i lavoratori combattere per la costruzione e rivendicazione della propria coscienza di classe e dei propri diritti.



METELLO
di Vasco Pratolini



Rizzoli
329 pp
IBS
Metello Salani nasce a Firenze nel 1875 ma resta orfano di entrambi i genitori molto presto; viene quindi cresciuto dalla famiglia Tinaj, che vive in campagna; quando la famiglia decide di cercar fortuna in Belgio, il ragazzo parte da solo verso Firenze.

Ha solo quindici anni e, coraggioso e intraprendente, va in cerca di lavoro e di fortuna, guadagnandosi la protezione di Betto, un vecchio amico del padre che gli vorrà bene come ad un figlio.
Sveglio e curioso, il ragazzino impara a muoversi dentro Firenze, a conoscerne i movimenti politici, economici e sociali, attraverso gli occhi di Betto, che è un anarchico.

Crescendo, trova lavoro come muratore nei cantieri edili, impara cosa significhi far parte della classe dei lavoratori, che piegano la schiena dalla mattina alla sera per qualche spicciolo con cui campare sé stessi e la famiglia, e chi siano invece i "Padroni", coloro per i quali si lavora e che dettano orari, salari, riposo.

Metello sviluppa ben presto una coscienza sociale che lo spinge a muovere i primi passi nel movimento sindacale; ha le sue esperienze amorose, alcune più importanti (come quella con Viola, una vedova più grande di lui), altre decisamente meno, finché non incontra Ersilia.

La conosce quando è solo una ragazzina che ha appena perso il padre (collega di Metello, morto sul lavoro); più tardi i due si innamorano e si sposano.

Metello, nel corso della nostra storia, va in carcere tre volte, conosce la lotta politica, fa esperienze e scelte (personali/famigliari) anche discutibili e diventa un punto di riferimento per i suoi colleghi quando si tratta di fare lo sciopero per chiedere un aumento dei salari all'ingegnere Badolati.
Lo sciopero durerà più di un mese e non sarà affatto un periodo semplice: resistere senza andare a lavorare e senza poter portare i soldi a casa è durissima ma se non combattono i diretti interessati per i propri interessi, nessun altro lo farà per loro.

Metello è un personaggio carismatico, è caparbio, assennato, razionale, anche furbo e sagace, di una "intelligenza modesta ma quadrata"; è generoso ed ha una grande consapevolezza delle proprie idee, per le quali si batte ed è disposto a sacrificarsi e, se succede, a farsi portare dietro le sbarre.

"Queste idee, che gli uomini sono tutti uguali, che tutti si ha diritto di lavorare e di non essere sfruttati, quando sono entrate nel sangue, tirano come il sangue, proprio."

L'evoluzione umana e sociale di Metello riflette quella della classe sociale di appartenenza, dei muratori che si trovano davanti alla necessità di unirsi, di fare squadra per far arrivare la propria voce alle orecchie del "Padrone", che ovviamente pensa ai propri affari e, fosse per lui, farebbe chiudere la Camera del Lavoro e ogni associazione sindacale.

Tra queste pagine emerge come, per quanto sia necessaria un'unità di intenti a fare da collante tra i lavoratori che si ribellano a condizioni ingiuste di lavoro, ciò che alla fine deve smuovere ciascuno è la presa di coscienza individuale, senza la quale non c'è coscienza sociale.

"Il numero fa o non fa la forza?".
 "Il numero fa gregge. Collettive sono le pecore che hanno sempre bisogno di tre cose: del pastore, del cane e del bastone. L'individuo è libero e arbitro di tutte le sue azioni".

Coloro che decidono di non stare zitti e di non sopportare più a capo chino sono animati da un sentimento di dignità, di ribellione, e prima ancora  dalla fame e dalla propria personale e precaria situazione.

"Il pane del povero è duro, e non è giusto dire che dove c'è poca roba c'è poco pensiero. Al contrario. Stare a questo mondo è una fatica, soprattutto saperci stare."


Se Metello è sicuramente il protagonista di questo romanzo, ad avere un impatto molto positivo sulla sua maturazione e crescita umana è di certo sua moglie, la giovane Ersilia, dal carattere determinato, innamorata del proprio uomo e della famiglia che hanno cominciato a costruire, disposta a tutto pur di proteggerla da tentazioni e insidie; Ersilia è una compagna di vita sempre pronta a consolare e incoraggiare il marito e anche a perdonarlo quando le manca di rispetto, pur di custodire e portare avanti la speranza di un futuro insieme.

Non posso dire di aver divorato questo libro, forse perché le parti relative alla lotta di classe mi hanno coinvolta un po' meno, però sono contenta di aver letto un'opera di Pratolini, ne ho apprezzato la narrazione realistica, asciutta, resa molto spontanea e naturale dall' uso di un linguaggio parlato e informale (vi sono modi di parlare tipici fiorentini).

lunedì 8 gennaio 2024

* RECENSIONE * L'AMORE MOLESTO di Elena Ferrante



Con la sua penna affilata e schietta, Elena Ferrante scava nel rapporto tra una donna e la sua sfuggente madre, morta suicida (almeno così sembra).


L'AMORE MOLESTO 
di Elena Ferrante



Ed. E/O
176 pp
"Ero così decisa a diventare diversa da lei, che perdevo a una a una le ragioni per assomigliarle."


A quarantacinque anni Delia diventa orfana di madre; proprio nel giorno del suo compleanno, infatti, Amalia viene ritrovata morta, annegata nel tratto di mare di fronte alla località che chiamano Spaccavento.

Che cosa l'è accaduto? Perché si è tolta la vita, ammesso che sia suicidio?
C'era qualcuno con lei la notte in cui è morta? 

Delia fa ritorno da Roma nella città natale, Napoli, in cui viveva la mamma, per organizzare le esequie e, soprattutto, per indagare su questa morte tanto improvvisa quanto tragica.
Sua madre, una donna di sessantatré anni, aveva indosso solo un reggiseno di pizzo, lezioso e lontano dal genere di biancheria - decisamente più semplice - solitamente da lei indossata. 
Delia ripensa al fatto che prima di morire la madre l'avesse chiamata diverse volte al telefono per raccontarle di un uomo che la importunava; si era lasciata andare ad una serie di frasi sconnesse, illogiche, che aveva impensierito la figlia lontana.

E adesso Amalia è morta, non c'è più e Delia non può rivolgerle alcuna domanda.

Eppure il desiderio e l'impellente bisogno di sapere, di indagare, di far cadere ogni velo di mistero sulla propria genitrice, la costringono a restare a Napoli.

Chi era davvero Amalia?

Se lo chiede, Delia, perché si accorge di conoscerla poco, in fondo.
Era la madre di tre figlie femmine, con le quali a un certo punto è andata via di casa, lasciando da solo il marito violento, che per anni l'aveva riempita di botte e tormentata con la sua folle gelosia.

Ne aveva ben donde il padre, di essere roso dalla gelosia più cieca e violenta? Amalia era realmente una donna ambigua, una moglie bugiarda, con una doppia vita, che amava farsi ammirare dagli uomini e sedurli?

"L'infanzia è una fabbrica di menzogne che durano all'imperfetto: la mia almeno era stata così."

Delia riporta alla memoria molti frammenti di ricordi legati all'infanzia a Napoli, in casa con quel padre duro, aggressivo, rozzo, e quella madre inafferrabile, che sembrava non disdegnare le attenzioni di altri uomini e che subiva, remissiva, gli insulti e le botte del marito; alcuni ricordi sono confusi, altri più chiari e Delia capisce che solo buttandosi a capofitto nella caotica e rumorosa città da cui è fuggita, può cercare di capire tante cose su Amalia e, di riflesso, su sé stessa.

Ed è ciò che fa.

Resta a Napoli e comincia a far domande: alla vicina di casa, al burbero e apprensivo zio Filippo (fratello della madre), va in giro per le strade, immergendosi nei chiacchiericci e nelle grida dei vicoli, nel trafficare delle motorette, camminando di fretta sul selciato, respirando gli odori forti di quella vivace città di mare, nella quale si sente ora estranea (non riesce più a parlare il dialetto napoletano in modo spontaneo, fluente, ma anzi il suo ne è una brutta copia, stentata e quasi ridicola) ora parte integrante di qualcosa che le appartiene nelle viscere, nell'anima, di cui è figlia.

Sale e scende dagli autobus, immaginandosi assieme ad Amalia, mentre uomini sconosciuti allungano le mani e lanciano sguardi insistenti e lascivi; va nel negozio di biancheria in cui è stato acquistato il capo di intimo che la madre aveva su quando è annegata.
Incontra persone che potrebbero, in qualche modo, aiutarla a capire, ricordare, mettere a fuoco; tra questi c'è un individuo la cui presenza - tanto nel presente quanto nel passato - è molto ingombrante: Caserta, un uomo anziano che sua madre ha frequentato, che suo padre ha picchiato e con cui pare che Amalia avesse (avuto?) un relazione, che fosse solo di amicizia o qualcosa di più Delia non lo sa con certezza, ma di certo questo Caserta la inquieta, un po' la spaventa e sicuramente la ripugna.

Quella di Delia si trasforma in una sorta di indagine che si snoda in una Napoli libera e soffocante insieme, personaggio in prima linea e vivo tanto quanto le persone che ruotano attorno alla protagonista.

Il quadro che ne viene fuori è quello di vicende famigliari come tante se ne vedono, fatte di quotidiani strazi e litigi, di tradimenti veri o presunti, di donne (mogli, madri, sorelle) che ci si aspetta siano e restino sempre sottomesse, docili, che "le prendano" senza ribellarsi e che restino accanto al coniuge anche quando questi sarebbe capace di ammazzarle.

Delia cerca di ricostruire "il personaggio" di Amalia, di individuarne la vera identità, i difetti e le qualità, e il lettore si ritrova a fare lo stesso "lavoro": Amalia è una donna che ha cercato di essere libera nonostante le percosse, le ingiurie continue, le umiliazioni, le limitazioni; faceva il contrario di ciò che il violento marito si aspettava da lei, pur essendo brava a rabbonirlo con qualche parola mansueta.

Più "conosce" Amalia, più Delia crede di vederne le enormi differenze rispetto a sé stessa.
Fa di tutto per convincersene: Io non sono come te.
Ma la domanda iniziale resta: chi era Amalia?  Perché per prendere le distanze da lei, per dichiarare la diversità e la lontananza dal modello femminile materno, Delia deve prima capire chi era realmente la donna.

In questo travagliato processo di costruzione, decostruzione e ricostruzione dell'immagine materna,  del suo passato, della sua complessa personalità, del loro rapporto madre-figlia, Delia viene messa davanti a diverse e scomode verità, che la turberanno non poco e la spingeranno ad avere diversi confronti e faccia a faccia (con l'odiato padre, ad es.), difficili ma necessari, e soprattutto a capire meglio sé stessa, a mettere ordine tra i ricordi infantili che per decenni sono rimasti come sospesi nella sua memoria. 
La morte della madre, inspiegabile e inaspettata e, per questo, in un certo senso avvolta nel mistero, diventa l'opportunità per la riservata e sola Delia per guardarsi dentro con onestà, senza filtri e distorsioni.

"Ero, all'imperfetto. Mi sentivo lei coi suoi pensieri, libera e felice, sfuggita alla macchina per cucire, ai guanti, all'ago e al filo, a mio padre, alle sue tele, alla carta giallastra su cui era finita in sgorbi sanguigni. Ero identica a lei e tuttavia soffrivo per l'incompiutezza di quell'identità. Riuscivamo a essere «io» solo nel gioco, ormai, e lo sapevo."

"L'amore molesto" è un romanzo breve, si legge (per me: si ascolta) in un soffio, scorre senza intoppi grazie a una scrittura tagliente, energica e quasi aggressiva, al racconto verace della città di Napoli e dei suoi abitanti, all'alone di mistero concernente Amalia (la sua personalità, le sue azioni passate, i suoi legami), all'intensità emotiva (a volte delicata, più spesso brutale) che sprigionano le vicende personali e famigliari narrate.

Leggere l'esordio letterario di Elena Ferrante mi ha messo su una gran voglia di restare a Napoli, riprendendo magari le tetralogia dell'Amica geniale, come mi sono ripromessa di fare.

sabato 6 gennaio 2024

⌛ RECENSIONE ⌛ IL SENSO DI UNA FINE di Julian Barnes



Un romanzo breve ma che, attraverso numerosi flashback e ricordi da parte del protagonista, con intensità e con una scrittura raffinata, colta e coinvolgente, induce a riflettere sul senso dell'esistenza, dello scorrere del tempo e sugli inganni della memoria.


IL SENSO DI UNA FINE 
di Julian Barnes 



Einaudi Ed.
trad. S. Basso
161 pp
"Con quale frequenza raccontiamo la storia della nostra vita? Aggiustandola, migliorandola, applicandovi tagli strategici? 
E più avanti si va negli anni, meno corriamo il rischio che qualcuno intorno a noi ci possa contestare quella versione dei fatti, ricordandoci che la nostra vita non è la nostra vita, 
ma solo la storia che ne abbiamo raccontato. 
Agli altri, ma soprattutto a noi stessi."


Ricevere un'eredità a sorpresa, senza che il beneficiario se lo aspetti, è sicuramente un evento che fa piacere, a prescindere poi dall'entità materiale del lascito.

È ciò che succede a Tony Webster, un uomo in là con gli anni al quale giunge una lettera da parte di un avvocato che gli annuncia un’inattesa quanto enigmatica eredità.
Ad avergliela lasciata è una certa Mrs Sarah Ford, deceduta da qualche mese. 

Chi è Sarah Ford?

No, non è una quasi sconosciuta zia zitella che lo ha nominato unico erede dei propri beni, bensì una persona che sbuca dal lontano passato di Tony e che egli ha visto una sola volta nella propria vita (e ben 40 anni fa!), vale a dire quando era uno studente universitario ed aveva una relazione con la figlia di Sarah, Veronica.

Con Veronica non è durata molto eppure quel fidanzamento ha avuto la sua importanza per Tony (per diverse ragioni, di cui una in particolare e che coinvolge un'altra persona vicina a lui), che trascorse anche una notte a casa dei genitori di lei, unica occasione in cui conobbe Sarah Ford.

L'eredità lasciatagli dalla mancata suocera è accompagnata da un'informazione che stupisce Tony e lo riporta con virulenza indietro nel tempo, facendo riaffiorare tanti ricordi di gioventù e non pochi turbamenti, sensi di colpa, indefiniti rimpianti: oltre a ricevere dei soldi, a Tony spetta anche la copia originale del diario di Adrian Finn.

Chi è Adrian Finn?

Adrian è stato un carissimo amico di Tony negli anni della scuola; assieme ad altri due compagni, formavano un quartetto di inseparabili, tra i quali Adrian spiccava e si distingueva per essere il più colto tra loro, il più intelligente, quello che si lasciava andare a disquisizioni filosofiche con la stessa facilità e dimestichezza con cui gli altri parlavano di ragazze, a ragionamenti su argomenti importanti ed esistenzialistici, insomma non era un giovanotto vanesio ma, anzi, un tipo intellettuale che prometteva una bella e onorata carriera in qualsiasi ambito avesse scelto di lavorare.

Adrian era suo amico anche nel breve periodo in cui Tony aveva frequentato Veronica ed ha smesso di esserlo quando, lasciato da Veronica, il giovane Webster era stato informato dallo stesso Finn del proprio fidanzamento... con Veronica.

Veronica e Adrian insieme?

Per Tony è stato un colpo, una sorta di doppio tradimento: Veronica ha mollato lui per mettersi con quel noioso di Adrian? Inconcepibile!! E lui che era praticamente il suo migliore amico che fa? Si mette con la sua ex?

Il legame d'amicizia tra i due ragazzi si spezza e dopo non molto Tony apprende, con grande turbamento e dispiacere, una spiacevole notizia riguardante Adrian..

La narrazione è un continuo andare dal passato al presente, un flusso di ricordi tramite i quali il protagonista ci porta con sé negli anni in cui era uno studente, raccontandoci il suo rapporto con i coetanei, le esperienze che hanno caratterizzato la propria educazione morale, sentimentale e sessuale, le delusioni, il senso di inadeguatezza e quella fastidiosa consapevolezza che sin da giovane l'ha accompagnato, per non abbandonarlo neppure nella senilità: l'essere un individuo dalla natura così... piatta, il suo essere "grigio", mai brillante, privo di qualsiasi guizzo o dinamicità che lo inducessero mai a primeggiare, a porsi obiettivi ambiziosi.

Tony Webster è sempre stato un uomo privo di grosse qualità, mediocre in tutto: nel lavoro, negli studi, nei rapporti interpersonali, in amore, come marito e padre.
Lui si definisce tranquillo e pacifico ma Veronica era convinta - già da quando erano giovani - che egli fosse un codardo, uno che teneva lontano il rischio, che non si faceva domande "pericolose" che potessero scuoterlo e minare le sue scarse certezze; uno che "ristagnava", privo di nerbo, di verve.

Nel presente, Tony ci racconta del proprio matrimonio e di come esso sia finito in un divorzio; con l'ex - Margareth - ha mantenuto ottimi rapporti ed infatti a lei l'uomo confida insicurezze, pensieri, dubbi, perplessità in merito a tutto ciò che lo tormenta: la singolare decisione di questa emerita (quasi) sconosciuta, il ricordo di Veronica, della loro fugace storia d'amore, i problemi riscontrati in quella breve relazione, l'amicizia (interrotta) con Adrian.

A Margareth Tony non nasconde nulla perché lei è sempre stata un punto di riferimento solido, un porto sicuro: lei così serena, imperturbabile, comprensiva, ascoltatrice empatica, paziente e soprattutto limpida, trasparente, onesta, priva di zone d'ombra.
Margareth non è mai stata una donna misteriosa, al contrario di Veronica, furba, enigmatica, circondata da un alone di mistero che inevitabilmente le conferiva un certo fascino.

E Veronica ricompare anch'ella nel presente, portandosi dietro il suo essere complicata, difficile da capire e con cui Tony ha sempre avuto problemi a rapportarsi, essendo lui fin troppo banale e semplice nei confronti di tutti e di ogni cosa.

Ricordate il diario di Adrian che Mrs Ford ha lasciato scritto debba andare a Tony Webster? Ebbene, è nelle mani di Veronica, che non ha alcuna intenzione di darlo a quell'ex che, da 40 anni a questa parte, non è cambiato per niente.
Per lei, Tony Webster non capiva niente prima e non capisce niente neppure adesso; gli sfugge ogni dettaglio importante, lo si deve imboccare come fosse un ragazzino a cui spiegare tutto.

Perché Veronica si rifiuta di separarsi da quel diario? E perché Tony ci tiene tanto ad averlo, cosa crede (o spera) di trovarvi scritto e che sia, in qualche modo, "dedicato a lui"?

"Il senso di una fine" esplora con grande finezza psicologica e una notevole fluidità la vita con i suoi dolori inesplorati, i segreti, i rimorsi che fanno male ("significa morsicato due volte: ed è questa la sensazione che si prova"), la fallacia che emerge quando si raccontano episodi del passato illudendosi di farlo in maniera oggettiva quando invece la memoria è fragile, è costellata di "buchi" e inganni, intaccata da cose non dette, dalla mancanza della giusta ed esatta "documentazione storica" e quindi delle informazioni sufficienti.

Quanti errori di valutazione si commettono perché crediamo che l'evento x sia conseguenza dell'evento y, ma non sapevamo in realtà che c'erano di mezzo altri fattori a complicare il tutto?

Leggiamo di suicidi e delle possibili e razionali ragioni di chi sceglie di porre fine alla propria vita, di rapporti umani (amicizia, amore), dell'influenza della filosofia su alcune menti più brillanti di altre, di reminiscenze inaffidabili, di spiegazioni sbagliate che ci si è dati di fatti che invece si conoscevano poco o per niente, di parole atroci dette e che ormai è impossibile rimangiarsi, della tristezza provata nel rendersi conto di quanto inetti si è stati in certi momenti e in certe azioni, di come si sarebbe potuto affrontare determinate fasi della vita con più coraggio e non con quella mollezza che dà un senso di illusoria tranquillità.

Come spesso accade alle storie in cui il filo della memoria lega il racconto del presente con il passato, ho avvertito durante la lettura delle note malinconiche e nostalgiche, a volte struggenti, figlie della consapevolezza di come non ci resti unicamente che la possibilità di pensare a ciò che è stato senza potervi intervenire per modificarlo, per correggere il tiro, per chiedere scusa a chi si è ferito, per rimediare agli errori commessi.

Un libro che mi è piaciuto per lo stile e le tematiche presenti.

Cercherò altro di questo autore.


ALCUNE CITAZIONI


"Che ne sapevo io della vita, io che ero sempre vissuto con tanta cautela? Che non avevo mai vinto né perso, ma avevo lasciato che la vita mi succedesse? Io che avevo avuto le ambizioni di tanti, ma che mi ero ben presto rassegnato a non vederle realizzate? Che avevo evitato il dolore e l’avevo chiamato attitudine alla sopravvivenza?"

"...sono comunque gli occhi che continuiamo a guardare, no? È negli occhi che abbiamo incontrato l’altro ed è lì che ancora lo troviamo. Gli stessi occhi nella stessa faccia di quando ci siamo conosciuti, abbiamo fatto l’amore, ci siamo sposati..."

"All’improvviso mi sembra che una delle differenze tra la gioventù e la vecchiaia potrebbe essere questa: da giovani, ci inventiamo un futuro diverso per noi stessi; da vecchi, un passato diverso per gli altri."

"Il tempo però… ah, come può trascinarci alla deriva e confonderci le idee. Credevamo di aver raggiunto la maturità quando ci eravamo soltanto messi in salvo, al sicuro. Fantasticavamo sul nostro senso di responsabilità, non riconoscendolo per quello che era, e cioè vigliaccheria. Ciò che abbiamo chiamato realismo si è rivelato un modo per evitare le cose, ben più che affrontarle. Già, il tempo ci riserva… il tempo necessario a farci percepire le nostre più salde risoluzioni come traballanti, le nostre certezze come capricci momentanei."

"La vita non è solo fatta di somme e sottrazioni. C’è anche l’accumulo, la moltiplicazione delle perdite, dei fallimenti."

"Certe volte penso che lo scopo dell’esistenza sia quello di riconciliarci, per sfinimento, con la sua perdita finale, dimostrandoci che, indipendentemente dal tempo che ci vorrà, la vita non è affatto all’altezza della propria fama."

giovedì 4 gennaio 2024

Tu chiamali se vuoi... buoni propositi librosi

 

Da qualche anno avevo accantonato l'idea di stilare una lista di buoni propositi per il nuovo anno perché puntualmente, trascorsi i 12 mesi, mi rendevo conto di averne osservati davvero pochi, quindi mi sembrava inutile darmi obiettivi poco realistici.

Però quest'anno ci riprovo, tenendo conto della Reading Challenge e del libro del mese del Club di lettura su Fb, che per gennaio è "La regina degli inferi" di Hannah Lynn (LINK).



READING CHALLENGE 2024
 – GENNAIO  –


        CATEGORIE BASE (valgono tutto l'anno)
  • CLASSICO  
  • RACCOLTA DI RACCONTI
  • RACCOLTA DI POESIE
  • GRAPHIC NOVEL
  • SAGA FAMILIARE
  • BIOGRAFIA/AUTOBIOGRAFIA/AUTOFICTION

  • IL CONSIGLIO DEL CLUB

        OBIETTIVI ESTRATTI A GENNAIO
  • Un libro di un'autrice italiana del Novecento
  • Un libro in cui fede e religione hanno un ruolo determinante (nel bene o nel male)
  • Un libro che parli di montagna o di mare
Per questo mese ho già scelto il libro, anche perché è un obiettivo proposto proprio da "me medesima", per raggiungere il quale leggerò CHI HA PECCATO di Anna Bailey, che dovrebbe fare al caso mio.


SAGHE DA CONTINUARE 


1. Outlander è sempre in cima alla wishlist e pian piano sto comperando tutti i libri della serie.
2. Voglio proseguire con I Cazalet, di cui ho letto i primi due volumi. 
3. Leggere il secondo volume della tetralogia di Elena Ferrante L'amica geniale.


- Altro obiettivo: leggere i libri che mi hanno inviato alcuni autori nelle settimane passate.

Ok, per adesso mi fermo perché se mi lascio prendere la mano continuo con le promesse. 
Per adesso mi prefiggo questi proponimenti, poi man mano si vedrà ^_^

E comunque, ciò che conta è "incappare" in letture coinvolgenti e gratificanti :-D

martedì 2 gennaio 2024

PROSSIMAMENTE IN LIBRERIA [ GENNAIO 2024 ]

 

Buon pomeriggio e buon secondo giorno del 2024 :)


Ho notato alcune prossime uscite che mi interessano particolarmente, per cui me le segno qui sul post e le condivido con voi, augurandovi rientrino nei vostri gusti.


PER CHI VUOL  LEGGERE UN THRILLER AMBIENTATO A MADRID



LA SPOSA GITANA
di Carmen Mola (Salani Ed., 416 pp., USCITA 30 GENNAIO)
.

Elena Blanco è un'ispettrice di polizia dalla carriera costellata di successi, se non fosse per un unico caso irrisolto che ha sconvolto la sua vita e che continua a perseguitarla.
Quando una ragazza gitana, scomparsa la sera del suo addio al nubilato, viene ritrovata morta due giorni dopo con ancora addosso il vestito della festa. Sette anni prima, sua sorella è morta nello stesso modo e anch'ella alla vigilia del proprio matrimonio.
Ma se il colpevole di quell’assassinio è dietro le sbarre... chi ha commesso questo secondo omicidio?



PER CHI CERCA ATMOSFERE SOSPESE E ONIRICHE

BUONANOTTE TOKYO di Atsuhiro Yoshida (E/o Ed., trad. C. Pes, 208 pp, 

 USCITA 10 GENNAIO)
.

Un romanzo moderno e ottimista, con vede diversi protagonisti, tutti in cerca del tassello mancante che completi la loro vita. I loro percorsi s’incrociano nella Tōkyō notturna e malinconica; ogni notte è raccontata dalla prospettiva di uno o più personaggi le cui storie si intrecciano.
Non sono eroi né criminali, ma esseri umani che cercano pazientemente di affrontare la routine dell’esistenza in attesa dell’opportunità che offra il modo di effettuare il passo successivo e magari incontrare la persona perduta. Perché quasi tutti loro hanno perduto qualcuno e sperano di ritrovarlo prima o poi. 



PER CHI CERCA STORIE DI RINASCITA


.
A CASA
di Judith Hermann (Fazi Ed., trad. T. Ciuffoletti, 156 pp., USCITA 16 GENNAIO)
.
 
La protagonista ha appena chiuso un capitolo della sua vita per cominciarne uno nuovo: dopo che la figlia è andata via di casa, ha deciso di lasciare il marito (con il quale continua a intrattenere una regolare corrispondenza). 
Priva di rapporti significativi al di fuori del nucleo familiare ormai sfaldato, la donna si trasferisce al mare, con cautela la donna cerca di ambientarsi, stringe amicizia con una sua coetanea originaria del posto, tenta una goffa relazione amorosa e, immersa in una solitudine scelta ma non priva di inquietudini, si domanda che ne sarà del suo futuro.



PER I FAN DELLA PRINCIPESSA SISSI


L'IMPERATRICE RIBELLE di Karen Duve (Ed. Piemme, 384 pp., USCITA 9
GENNAIO
)
.

Elisabetta di Baviera, imperatrice d'Austria-Ungheria, detta Sissi: la sua vita dorata non è che un'unica, grande sfida: imporsi alla corte di Vienna, dove è tuttora straniera e di cui detesta i soffocanti rituali; non soccombere ai doveri che il suo ruolo le impone; riuscire a fuggire, appena possibile, nel castello in Ungheria, dove può dedicarsi in libertà alla caccia e ai cavalli, la sua vera passione; coltivare un nuovo, inaspettato amore. In una parola, governare il proprio destino. 

lunedì 1 gennaio 2024

LE MIE LETTURE PIU BELLE DEL 2023




Cari lettori, il 2023 è scivolato via per lasciare il posto a un nuovo anno: lo accogliamo speranzosi che ci porti ciò che desideriamo e che ci dia serenità, successi, nuovi traguardi da raggiungere.
Con questo primissimo post dell'anno, desidero anzitutto augurare di cuore a chiunque si trovi a passare (che sia un habitué o meno) e a leggermi "Buon Anno"; in secondo luogo, come sempre, tiro le somme delle mie letture dei 12 mesi passati.


NARRATIVA CONTEMPORANEA



Nella prima metà dell'anno, avevo posto sul podio delle letture più belle Ogni mattina a Jenin di Susan Abulhawa e Tutto il blu del cielo di Melissa Da Costa; ad esse aggiungo sicuramente ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT di L. Riley e H. Whittaker, degnissima conclusione di una saga famigliare sorprendente e ad alto coinvolgimento.
Altro romanzo che mi resterà a lungo (per sempre?) nel cuore è sicuramente  UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara: Jude St Francis è un uomo complesso e complicato, con tante cicatrici nel corpo, nella mente e nell'anima. Mentre leggevo la sua storia non potevo fare a meno di affezionarmi a lui. In oltre mille pagine diventa praticamene uno di famiglia.
Non posso non menzionare COSE CHE NON SI RACCONTANO di Antonella Lattanzi: il racconto autobiografico di un'esperienza personale piena di dolore che mi è arrivato dritto come un pugno nello stomaco.

Tra gli autori cui mi sono accostata per la prima volta e che voglio rileggere ci sono di sicuro Valentina D'Urbano (IL RUMORE DEI TUOI PASSI) e Melissa da Costa 

Totale: 36.

THRILLER/GIALLO


In questa categoria, a piacermi maggiormente sono stati: 

SOLO DIO E' INNOCENTE di M. Navarra, autore che mi sono ripromessa di riprendere; 
RESIDENZA PER SIGNORE SOLE di T. Masako, per l'intreccio articolato e ricco di sorprese; 
FIORI SOPRA L'INFERNO di Ilaria Tuti;
LA LIBRERIA DEI GATTI NERI di Piergiorgio Pulixi.

Totale: 21.

FANTASY


Inserisco in questa sezione anche i sottogeneri e quelli affini/vicini (distopia, ucronia, paranormal...) e su tutti trionfa Laini Taylor, con la dilogia formata da IL SOGNATORE  LA MUSA DEGLI INCUBI: abile  narratrice, mi riconcilia con un genere che non rientra tra i miei preferiti.

Totale: 9.


TESTIMONIANZA/DOCULIBRO/MEMOIR


Mi resterà impressa a lungo VERITÀ NASCOSTE, la storia di Anna Maria Fusco, vittima di un rapimento a scopo d'estorsione: i suoi rapitori la trascinarono da un tugurio all'altro per sei mesi, sottoponendola a violenze di ogni tipo.
Rilevanti anche I RAGAZZI DI VILLA GIARDINI di P. Tortella (argomento: malattia mentale, maltrattamenti in strutture ospedaliere) e DALL'INFERNO SI RITORNA di Christiana Ruggeri (sopravvivere a un genocidio).

Totale: 4.

ROMANZO STORICO


Ho amato in particolare LA BESTIA di Carmen Mola, un mix di storia, giallo e thriller, ambientato a Madrid nel 1800; LE STREGHE DI MANNINGTREE di A. K. Blakemore, ispirato a eventi e persone reali e incentrato sui processi alle streghe nell'Inghilterra del 1600.
Ma devo dire che anche gli altri romanzi storici si sono rivelati delle letture meritevoli di attenzione.

Totale: 6.


ROMANCE: totale 9.   

NARRATIVA PER INFANZIA/RAGAZZI: 4.

STORIA/DOCUMENTARI: 4.

CLASSICO: 3.

POESIA: 2.

MYSTERY/HORROR: 1.


CARTACEI: 17.
E-BOOK: 67.
AUDIOLIBRI: 15.

TOTALE LIBRI LETTI: 99.


READING CHALLENGE

GENNAIO: J.C. Oates (CONTEMPORANEO STRANIERO)
FEBBRAIO: M. Mazzantini (LIBRO SPECIAL)
MARZO: V. Woolf (CLASSICO)
APRILE: A. Dumas padre (CLASSICO)
MAGGIO: G. Deledda (CLASSICO)
GIUGNO: F. Flagg (CONTEMPORANEO STRANIERO)
LUGLIO:  A.C. Doyle (CLASSICO)
AGOSTO: Bonus >> V. D'Urbano (CONTEMPORANEO ITALIANO)
SETTEMBRE: E. De Luca (CONTEMPORANEO ITALIANO)
OTTOBRE: I. Allende (CONTEMPORANEO STRANIERO)
NOVEMBRE: A. Christie (CLASSICO)
DICEMBRE: P. Roth  (CONTEMPORANEO STRANIERO)



TOP FIVE SIX

1. OGNI MATTINA A JENIN
1. UNA VITA COME TANTE (ex-aequo)
2. TUTTO IL BLU DEL CIELO
3. ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT
4. IL SOGNATORE
5. LA BESTIA



Grazie a chi è passato di qua e non mi resta che augurarvi ancora un bellissimo e scoppiettante 2024!!






sabato 30 dicembre 2023

🌾 RECENSIONE 🌾 PREZIOSO VELENO di Mary Webb



Nella placida campagna inglese, la vita della giovane Prudence Sarn è un continuo lavorare nei campi, da mattina a sera, per aiutare il fratello ad accumulare beni e danaro, con l'obiettivo di diventare un ricco possidente.
Ma quando il lavoro diventa ossessione per la ricchezza a discapito dei sentimenti e dei legami umani, esso si trasforma da fonte di benedizione a una vera e propria maledizione.



PREZIOSO VELENO 
di Mary Webb


Ed. Elliot
283 pp
Prue Sarn è solo una ragazzina quando suo padre muore, di botto e senza che se ne sia mai compresa la reale causa.
Una cosa è certa: la sera in cui è morto, l'uomo aveva appena finito di rimproverare aspramente lei e il fratello maggiore Gideon per aver mentito e non essere andati in chiesa ad ascoltare il sermone del pastore.
Furioso per la sfuriata paterna, il giovane Gideon gli aveva dato una testata nello stomaco e il genitore era morto all'istante.

Questo singolare episodio (raccontato da Prue all'inizio della storia) ci dà una prima idea di chi e cosa sia Gideon Sarn: un ragazzo (e poi un uomo) orgoglioso, quasi sempre serio, dal temperamento iracondo, facile alle sfuriate, alle urla, agli improperi più duri e feroci, restio a perdonare e fin troppo fedele nel serbare rancore.

Ma Prue ci tiene a precisare, nel corso del racconto che Gideon era sì un uomo testardo, dalla volontà granitica, ma sapeva essere anche generoso, a volte sorrideva e, in alcuni momenti, è stato capace di gesti dolci e gentili.

Prue racconta al lettore la storia della sua famiglia a ritroso, andando indietro nel tempo con la memoria e presentandoci via via i vari personaggi che hanno contribuito a rendere la sua vita a Sarn meno noiosa.

Ci parla della sua mamma, una donnina timida, riservata, dall'animo semplice e puro come quello di un bambino, incapace di essere una figura genitoriale con un minimo di autorevolezza e, anzi, dal carattere arrendevole, pronta a farsi piccola piccola a un accenno di rimprovero, sempre impaurita e col timore di fare e dire la cosa sbagliata.
Una persona come Gideon, forte e con la tendenza a comandare, non può che guardare con disprezzo persone come la mamma, che per lui sono più un peso che un aiuto.

E sì, perché Gideon ha sempre visto gli altri in funzione del lavoro da assegnare loro nei propri campi: se mi servi, ok, se batti la fiacca, potresti anche togliere il disturbo perché sei solo una bocca da sfamare.

E Gideon Sarn non ha soldi e cibo da buttare: lui deve lavorare, lavorare, lavorare... per accumulare, fare soldi, comprare terre, case e diventare ricco, ricchissimo! L'uomo più ricco di Sarn.

Prue gli è utile per raggiungere i propri scopi: lei è ubbidiente, instancabile lavoratrice, non si tira indietro dallo sgobbare fuori e dentro casa, per cui è la sorella-aiutante ideale.
Se non ci fosse Prue, Gideon non riuscirebbe a fare progressi verso il proprio obiettivo.

E Prue lo vede come il fratellone, con le sue spalle larghe, il suo sguardo immobile e concentrato, le sue gambe solide, la braccia vigorose, dedica forze, tempo e risorse nel duro lavoro nei campi: pretende che chi lavora per lui si dia da fare ma egli è primo che non si risparmia. Esiste solo il lavoro per Sarn.

Non ha amici, non coltiva grandi relazioni sociali, non gode del tempo in pace con la famiglia... Una sola persona riesce a farsi strada nel suo cuore (e comunque senza mai distoglierlo dal lavoro) ed è Jancis, una dolce e bionda fanciulla, tanto bella quanto amabile, che lo ama e che vuol essere la moglie di Sarn.
Gideon sembra far sul serio con lei, anche se Prue vede come non la tratti sempre bene e lei stessa si ritrova di sovente a consolare una Jancis in lacrime a causa della durezza e del cinismo del fidanzato.

Prue è una ragazza buona, generosa, servizievole, una figlia premurosa e una sorella obbediente; non è sempliciotta come la mamma, bensì è intelligente, ha uno spirito libero, si impegna per imparare a leggere e scrivere, ha l'abitudine di riportare impressioni, pensieri, sentimenti e fatti salienti in un quadernetto, che tiene in soffitta, al riparo da occhi indiscreti.
Ha un corpo bello e formoso al punto giusto e sarebbe anche bella se non fosse per un difetto congenito visibile a tutti: ha il labbro leporino.

E questa è, al suo tempo e nel suo villaggio incastonato tra i campi e le foreste delle Midlands Occidentali, una malformazione malvista dalla gente, che vede in essa un che di luciferino, di malvagio, legato al mondo della stregoneria.

Le superstizioni sono qualcosa di duro a sparire e Prue, nella sua sita, ne farà le spese varie volte.

Quando è in mezzo a persone che non conosce, Prue si accorge degli sguardi che la trafiggono: sguardi di disapprovazione, disprezzo, diffidenza, paura, malignità. Niente di buono, insomma, né di gentile o amichevole.

C'è solo uno sconosciuto che riesce a guardarla con simpatia, per nulla impressionato dal labbro leporino: il tessitore Kester Woodseaves (che non è del posto), il quale sembra apprezzarla nonostante la sua "deformità". I suoi sguardi aperti e franchi fanno arrossire Prue, che non vi è abituata e non crede davvero che qualcuno (un giovane uomo tanto meno!) possa posare gli occhi su di lei e sorriderle, parlarle in amicizia, con affabilità, senza chiamarla strega.

Il cuore di Prue Sarn si apre al dolce sentimento dell'amore, pur consapevole che un uomo istruito e ambito come Kester non potrebbe mai scegliere una donnina infelice come lei.

Le settimane e i mesi passano, tra faticosi lavori nei campi, giorni di mercato, chiacchiere di paese e una larga parte della narrazione di Prue scorre placida come un ruscelletto il cui corso nulla devia o inquina; del resto, la vita di campagna è notoriamente sinonimo di lavoro, certo, ma anche di pace, tranquillità, silenzi interrotti soltanto dai lieti suoni e rumori della natura o dell'operare umano.

La natura ha il suo posto importante nella storia e ad essa si dà spazio e risalto attraverso descrizioni poetiche, molto minuziose e gradevoli da leggere, che instillano il desiderio di essere lì, di camminare tra il grano giallo e alto, di fermarsi a guardare gli animali al pascolo o ad ammirare le specie più diverse di piante, alberi e fiori, di chiudere gli occhi per ascoltare meglio il canto degli uccellini, di restare a guardare il sole rosso fuoco mentre incontra la distesa di terra arata e si tuffa in essa, di fantasticare sulla forma delle nuvole in cielo...

La serenità e la quiete proprie di questo magnifico paesaggio fanno da cornice alle vicende narrate che, da un certo momento in poi, perdono il carattere della tranquillità per far posto ad avvenimenti più vivaci e non in senso buono...: cominceranno ad accadere, a Prue e ai suoi cari, una serie di fatti che ruberanno la pace e l'armonia dalla sua casa e a portare sconforto, smarrimento, perdite materiali e conseguente disperazione e rabbia, addirittura morte.

Un susseguirsi di tragedie dolorose, troppe per un'anima sensibile come Prue, che dovrà affrontare l'ultima prova, quella più difficile e che la riguarda personalmente perché ha a che fare con ciò che lei è e come, purtroppo, viene giudicato da persone cattive, maligne e molto ignoranti.

Cosa ne sarà della sete di beni materiali che rischia di divorare ogni possibilità di felicità per Gideon?
Cosa ne farà il buon Kester dei sentimenti sinceri e silenziosi dell'innamorata Prue, convinta di non meritare l'amore di alcun uomo?

"Prezioso veleno" è un romanzo pubblicato per la prima volta nel 1924 ed è considerato un classico della letteratura inglese, in cui l'autrice ha ben disegnato, con la forza evocativa delle parole, la fatica e l'impareggiabile bellezza della vita rurale dell'Inghilterra ai tempi di Napoleone; una bellezza e un paesaggio bucolico sporcati da superstizioni e leggende popolari mischiate a tanti passi delle Sacre Scritture che, in base al cuore -puro o meno- di chi le cita, vengono citate per sostenere e giustificare la propria condotta.

Confesso di aver risentito, per almeno metà libro, della lentezza di una narrazione fin troppo rilassata, in cui non accadeva granché di eccitante, ma questo "problema" l'autrice l'ha risolto andando verso la fine, quando una sequela di disgrazie ha mosso le acque calme delle esistenze di questi uomini e donne di campagna.

Se Prue mi è piaciuta per il suo essere determinata e saggia, onesta ed altruista, gentile ma non debole e, al contrario, molto ardita e coraggiosa quando le circostanze lo richiedevano, ad avermi impressionato per la durezza di cuore, il sangue freddo e il cinismo è stato Gideon, la cui smania di ricchezza non può che portargli più male che bene. A cosa si è disposti a rinunciare pur di perseguire il fine di arricchirsi? *

Consigliato a chi cerca una lettura molto rilassante, dal "sapore" antico, rustico, che racconta di gente semplice e che ha i contorni e il finale di una favola; giunti all'ultima pagina si sorride al pensiero che anche per l'eroina del romanzo possa giungere il momento della meritata felicità.

"Io già ti amo, e se è così mentre gli alberi sono spogli, che cosa succederà quando saranno verdi?"


*  Mi ha fatto pensare a quel passo della Bibbia in sui racconta di un uomo che aveva la stessa "malattia" del giovane: «La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?" E disse: "Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all'anima mia: 'Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti'". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?" Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio». (Luca 12,16-21)

venerdì 29 dicembre 2023

< RECENSIONE > L'UMILIAZIONE di Philip Roth



Breve e triste storia di un ultra sessantenne che, nonostante la lunga e dignitosa carriera d'attore alle spalle, non riesce più a trovare il senso né del proprio mestiere né di sé stesso. Smarrito, depresso e frustrato, pensa di poterlo trovato in una relazione amorosa.


L'UMILIAZIONE
di Philip Roth

Einaudi
trad. V.Mantovani
113 pp
Simon Axler è un attore di teatro, tra i più famosi e apprezzati della sua generazione, che però - superati i sessant'anni - sente di aver perso la magia dell'amata professione, il proprio talento e quella sicurezza che lo ha sempre accompagnato sul palcoscenico. 

Una sorta di depressione l'ha colto: non si sente più capace di recitare, teme di essere ridicolo, di non piacere più al suo pubblico.
Vede sé stesso come un idiota senza capacità, ormai incamminatosi nel viale del tramonto professionale ed esistenziale.

A nulla servono le esortazioni del suo agente, che cerca di convincerlo che nessuno è esente da momenti di crisi, che però sono passeggeri, non è grave: sono fasi della vita, le si affronta e le si supera, riacquistando fiducia in sé stessi e rialzandosi più forti di prima.

Ma Simon non si lascia persuadere da discorsi retorici e per lui vuoti: al di là delle chiacchiere c'è la realtà dei fatti: lui non riesce più a salire su un palco e si sente sconfitto e inutile.

A livello affettivo, poi, non va meglio, a causa di un matrimonio naufragato alle spalle.

Per non impazzire del tutto decide di farsi ricoverare in un istituto psichiatrico per "curarsi" e rimettersi in sesto; lì conosce una donna, Sybil, che gli racconta la propria drammatica storia e che gli chiede addirittura aiuto per darle una mano a "risolverla". Mano che, saggiamente, l'attore rifiuta di darle in quanto lo metterebbe nei guai...

Uscito dall'ospedale, una nuova opportunità di vita gli si apre ed è rappresentata da una donna più giovane di lui di venticinque anni: Pegeen.
La donna non è una nuova conoscente, tutt'altro: è la figlia di una coppia di colleghi e amici di vecchia data dello stesso Simon.

Con Pegeen scoppia la passione, l'intesa a letto è perfetta e con lei accanto Axler si sente rinascere, si sente vivo e nuovamente in grado di immaginare un futuro non più deprimente.

Ma la disillusione è dietro l'angolo, pronta a sferrare il suo attacco impietoso e fatale alle spalle già stanche del "vecchio" Simon.

"L'umiliazione" è un romanzo breve che ruota attorno alle frustrazioni e alle paranoie del protagonista, la cui mente viaggia a mille all'ora, perdendosi in ricordi, domande, timori, desideri repressi; l'età avanza e non porta con sé saggezza e serenità, né l'equilibrata soddisfazione di aver raggiunto comunque dei traguardi fino a quel momento, bensì è foriera di nuovi terrori e angosce, della cupa consapevolezza di essere sulle soglie di un dirupo, davanti al quale non ci si può che chiedere: "Che faccio, mi butto? Tanto a che serve continuare a vivere?".
L'illusione di poter riassaporare le gioie della vita attraverso la relazione con una donna più giovane, con cui i desideri erotici si risvegliano (le scene riguardanti il sesso sono decisamente esplicite, io le ho trovate più fastidiose che altro), diventa una forma di consolazione a fronte di una prospettiva esistenziale grigia e piatta.
In poche pagine Roth, con il suo inconfondibile stile essenziale e diretto, ci mostra la discesa verso l'autodistruzione di un uomo non più in grado di ritrovarsi e di ritrovare ciò che dà (ancora) senso al proprio esistere, e al quale non restano altro che briciole di disincanto e disinganno.
Roth è un pilastro della letteratura contemporanea, però questo suo romanzo non è proprio un capolavoro imperdibile..., per cui non mi sento di consigliarlo in maniera spassionata, a meno che non siate delle sue fans sfegatate. 


mercoledì 27 dicembre 2023

# RECENSIONE # LA BESTIA di Carmen Mola



Madrid, 1834. Una terribile epidemia di colera sta mettendo in ginocchio la città ma questa non è l'unica piaga ad infestare le strade: c'è un essere spietato, oscuro e inafferrabile che rapisce le bambine dei quartieri più poveri e ne smembra i corpi. 
Lo chiamano la Bestia.
Chi è? Cosa lo spinge a commettere certe atrocità e a profanare i corpi delle povere innocenti, tutte aventi più o meno la medesima età (puberale)?
Un romanzo storico avvincente, con il ritmo di un thriller e le atmosfere cupe di un noir, che ci porta per le vie di una Madrid pericolosa, in cui si annidano spaventosi segreti e intrighi fatali.


LA BESTIA 
di Carmen Mola


Ed. Salani
trad. M. Sottini
496 pp
Lucía è una ragazzina di 14 anni che vive con la mamma Candida e la sorella minore Clara; la loro vita è contrassegnata da stenti, povertà e, adesso, malattia: la mamma si è ammalata di colera, a causa della quale vengono scacciate di casa per questioni di igiene e prevenzione dell'epidemia e da quel momento le cose peggiorano.
Candida muore, lasciando a Lucía tutta la responsabilità di badare alla sorellina.
Racimolare un tozzo di pane secco da mettere sotto i denti è tutt'altro che facile ma Lucía è determinata a non morire di fame e di freddo, e pur di sfamare Clara è disposta a rubare... e non solo.

È proprio un furtarello a dare inizio a quello che sarà per lei e Clara un vero e proprio incubo.
Un giorno ruba, nell'abitazione di un religioso, un anello con uno strano simbolo e non sa, non immagina minimamente che quell'oggetto la metterà in seri guai.

Non solo, ma per garantire cibo e vestiti per sé e per Clara si decide a fare una cosa che, se fosse ancora in vita Candida, non avrebbe mai neanche lontanamente pensato di fare: prostituirsi...

Lucía sa di attirare le attenzioni e gli sguardi lascivi degli uomini, con la sua chioma rossa ribelle, la sua pelle bianca come il latte, il corpo con le forme al posto giusto e un viso già bello che promette di diventarlo ancora di più.

Benché il sol pensiero di concedersi per danaro a degli uomini di ogni genere la ripugni moltissimo, Lucía sente che, in quel momento, è l'unica strada per fare soldi velocemente; il suo obiettivo è prendere Clara e andare via da quella città infestata dalla piaga del colera, verso una nuova vita e un futuro più roseo.

Si reca quindi presso il più noto bordello di Madrid (frequentato anche da uomini importanti e ricchi) e diventa ben presto la preferita di colei che lo gestisce e che vede in quella ragazza dai capelli rossi e dallo sguardo deciso una sicura fonte di guadagni.

Intanto, nei popolosi, sporchi e infettati quartieri poveri di Madrid, la gente non muore solo di colera e altre malattie, o di povertà: la morte sta scegliendo le sue prede: tutte ragazzine di circa 11-12 anni, che all'improvviso scompaiono; alcune di esse, dopo diverso tempo, sono state ritrovate morte, con il loro debole corpo mutilato e con in bocca un oggetto (un distintivo), che parrebbe essere una sorta di "firma" da parte dell'assassino.

La povera gente mormora che si tratti di una creatura mostruosa, feroce e inafferrabile (un grosso animale forse...?), ma non tutti si accontentano di darsi spiegazioni di questo genere, che non portano a nulla e non spingono a indagare ma solo a rassegnarsi di fronte a queste morti.

Del resto, sono solo delle ragazzine provenienti da famiglie di straccioni e la polizia non è motivata a indagare seriamente.
A nessuno interessa individuare la mano assassina? E che dire del destino di quelle ragazze svanite nel nulla e ancora non ritrovate (né vive né morte)?

A qualcuno però interessa e costui si chiama Diego, un giornalista testardo e temerario che non accetta la storiella dell'animale feroce acquattato nel buio che si avventa sulle fanciulle e mette pure nella loro bocca un distintivo (sarebbe assurdo), così decide di avviare una personale e meticolosa indagine, coinvolgendo l'amico Donoso, un poliziotto guercio, cinico ma leale.

Diego si appassiona al caso della cosiddetta Bestia, fa domande in giro, cerca di collegare informazioni e possibili indizi, vuol mettere in guardia i madrileni circa la presenza di un assassino di bambine che si aggira tra loro, ma trovare appoggi è difficile, a cominciare dal capo del giornale per cui scrive e che è scettico nel voler affrontare un caso su cui c'è poco materiale e nessuna certezza.

Determinato e mosso da giusti principi, Diego non si arrende e quando conosce la duchessa Ana Castelar (di cui si infatua, ricambiato) crede di aver trovato in lei un'alleata nella ricerca della verità; non solo, ma il destino gli presenta anche Lucía, che è disperata perché Clara è scomparsa, non si trova da nessuna parte e non c'è alcuno che possa aiutarla a capire dove sia finita.

E se fosse anche lei vittima della Bestia?

A complicare le cose si aggiunge un fatto inaspettato che, se da una parte potrebbe sembrare la soluzione al caso delle ragazzine assassinate, dall'altra non lo risolve affatto, perché altre bambine continuano a sparire (come Clara, appunto) nonostante colui che sembrava essere la Bestia sia stato ucciso.

Anche Diego e la stessa Lucía sono persuasi che l'omone dall'aspetto spaventoso trovato assassinato potesse essere la Bestia, ma se così fosse e se avesse rapito lui Clara, come farà Lucía a scoprire cosa è successo alla sorella e a ritrovarla?


La narrazione è in terza persona e ci presenta diverse prospettive, non solo quella di Lucia o Diego, ma anche della stessa Bestia, di Donoso, delle ragazzine rapite, così da avere la possibilità di vedere i fatti drammatici e oscuri che stanno accadendo da più punti di vista.

Il ritratto che ne viene fuori è quello di una Madrid in cui avvengono, di nascosto e col favore delle tenebre, cose atroci, abominevoli.

Chi c'è davvero dietro i rapimenti delle ragazzine? 
A chi appartiene la mano assassina, che non solo uccide ma prima tortura crudelmente, dilaniando i poveri corpi della sfortunate vittime?
Con che criterio queste ultime vengono scelte?

Ciò che Diego, Lucía ed altri personaggi interessati (ciascuno per ragioni proprie) alle funeste vicende, scopriranno è qualcosa di abietto, l'essenza del Male che si annida dietro esistenze ammantate di religiosità, di benessere e ricchezze, di buona reputazione agli occhi della società ma che covano il marcio, la crudeltà, portando avanti superstizioni medievali bagnate di sangue vergine, che nascondono fini politici (i riferimento storici al carlismo hanno un posto non irrilevante nella storia) e che mescolano una fede malata e deviata con credenze pagane e innominabili.

Allora chi o cosa è la Bestia? Sì, è vero, è una creatura mostruosa, ma essa non ha le corna in testa, il forcone in mano e la pelle butterata o viscida: è una Bestia "a più teste", furba, subdola, che si aggira per le strade della capitale spagnola in maniera sottile, una piovra avvelenata che allunga i propri minacciosi tentacoli ovunque, infilandosi tra uomini di chiesa, donne ricche e annoiate e personaggi di spicco insospettabili, legati tra loro da patti segreti, siglati con sangue e giuramenti.

"La Bestia" è un thriller storico davvero appassionante, dallo stile accattivante, che immerge il lettore nel periodo in oggetto, facendolo sentire parte integrante di quella cupa realtà madrilena, in cui la morte, il dolore, la malattia e la disperazione si respirano a ogni passo, in cui si percepisce la presenza del Male (incarnato da individui senza coscienza, che davvero hanno venduto la propria anima al malvagio), un Male che colpisce i poveri, i disgraziati, gli indifesi, quelli per cui nessuno si batte e che nessuno si degna di aiutare e salvare.

Lucía, Clara e le bambine vittime della Bestia fanno parte di coloro che hanno bisogno di aiuto perché da sole non possono salvarsi; persone come Diego e pochi altri sono delle eccezioni preziose perché ancora conservano la propria umanità e non si voltano dall'altra parte per non farsi sporcare dal marciume attorno a sé.

Personalmente questo libro non l'ho letto bensì ascoltato su Audible e l'ascolto è stato oltremodo piacevole in quanto il narratore è bravissimo, espressivo, il che ha reso l'esperienza molto gradevole e  fluida.
Le pagine relative alle attività della Bestia sono "forti", tanti sono i momenti "neri", dark, e tanti anche quelli drammatici e più avventurosi; è stata davvero una bellissima scoperta e infatti l'ho inserito nella Top Five dei libri più belli del 2023.

Ve lo consiglio, la storia è trascinante e, se amate il genere, vi esorto a dargli un'opportunità.

Curiosità: Carmen Mola è lo pseudonimo di tre scrittori e sceneggiatori spagnoli Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez; per Mondadori era già uscito nel 2019 La sposa di sangue.

domenica 24 dicembre 2023

> RECENSIONE < RUBATA - La promessa di Dante - di Natasha Knight

 


Dante ha finalmente ritrovato Mara, rapita quando era solo una bambina e finita per quindici anni in un vero e proprio inferno, nelle mani di uomini perversi e spietati che hanno abusato di lei.
Adesso che l'ha liberata da suoi carcerieri, Dante è intenzionato a proteggere Mara da chiunque voglia farle ancora del male.



RUBATA
- La promessa di Dante -
di Natasha Knight



trad. F. Giraudo
Serie: "Con questo anello..."
#3
pp. 245
"Mi piace uccidere. Ma non le farò del male. Mai. E che le piaccia o no, ora sono suo.
Il suo protettore.
Il suo mostro.
Quello che ucciderà a tutti gli altri mostri del suo mondo."

Dante Grigori è riuscito a liberare Mara dalle mani del malvagio Petrov, che ha fatto della ragazza la sua schiava del sesso, un corpo senza volontà e senza diritti di cui lui disponeva come e quando voleva (e non solo lui...) per trastullarsi e sfogare i propri istinti più bassi.

Quindici anni: questo è il tempo che Mara - la bella e bionda ragazza dagli occhi tanto incantevoli quanto impauriti, dietro cui si cela, però, un guizzo di coraggio e fierezza - ha trascorso prigioniera di Petrov, sopportando abusi fisici, sessuali, psicologici inimmaginabili, che spezzerebbero chiunque.

Ed infatti, quando Dante riesce e liberarla, a portarla via con sé, ciò che vede è un angelo bellissimo ma dalle ali ferite, dal corpo segnato, dal cuore sanguinante.

Mara è diffidente, restia a dare la minima fiducia a chicchessia, finanche a coloro che l'hanno rubata al terribile Petrov.
Come potrebbe essere diversamente, visto che da quando aveva cinque anni è stata circondata da gente priva di morale, di pietà, di umanità, che l'ha trattata come una bambola senza volontà e sentimenti?

Mara conosce un solo tipo di uomini: quelli senza cuore, violenti, pronti a colpirti, punirti, drogarti per fare ciò che vogliono di te.

E adesso questo ragazzo, che dice di essere Dante e di conoscerla, pretende di essere il suo "salvatore", il suo eroe, colui che l'ha salvata dai mostri.

Chi è Dante per Mara? E chi è Mara per Dante?

NOTA: non avendo io letto i precedenti volumi, mi sono ritrovata con una galleria di personaggi già comparsi altrove, di cui invece io non sapevo nulla, per cui tutto ciò che ho appreso su di essi - del loro passato, vissuto, ruolo, legami ecc... - è avvenuto durante la lettura.

Mara e Dante si sono conosciuti tanti anni prima, quando la prima, da piccola, viveva in casa con la famiglia di Dante ed era la migliore amica della sorellina di lui (Lizzie); ma purtroppo, quindici anni prima è accaduto qualcosa di tragico e doloroso che ha stravolto la vita di tutti loro, portando via Mara (che è stata rapita e poi venduta a Petrov) e togliendo tanto anche a Dante, il quale ha avuto dalla vita la sua parte di prove e sfide da affrontare.

Dante adesso è un giovane uomo dall'anima nera, dal corpo muscoloso e pronto a combattere, dal viso segnato da cicatrici e da una benda su un occhio che gli ricorda ogni minuto cosa ha attraversato, quanto sporche sono le mani e quanta rabbia gli scorra nelle vene.

Dopo dieci anni da quel maledetto giorno in cui la sua famiglia è stata segnata per sempre e Mara rapita, Dante è riuscito a scoprire che ne è stato di lei: Mara era viva e riprenderla e portarla a casa è stata la sola missione degli ultimi cinque anni della vita di Dante.

Ora Mara è al sicuro, con lui e protetta dagli amici e dai suoi addestrati "soldati": nessuno la rapirà più, nessuno le farà ancora del male.

Ma purtroppo il passato di Mara non ha smesso di reclamarla: lei è ancora in pericolo e sono in diversi a cercarla, ognuno per ragioni personali, e la maggior parte di queste ragioni non sono buone...

Mara, dopo la diffidenza iniziale, comincia a sciogliersi e prova a fidarsi di quel bellissimo ragazzo che dice di essere Dante, il fratello della sua amichetta Lizzie, il ragazzino di cui Mara, da bimba, era infatuata.

Eppure questo Dante non sembra più quello di prima: è più duro, cinico, ombroso, prepotente, troppo sicuro di sé.
Ma è anche pericolosamente bello, grosso, pretende di essere ubbidito e questo ha un doppio effetto su Mara, che finora è stata sempre comandata come un giocattolo: la indispone ma, al contempo, stuzzica il suo interesse e le smuove qualcosa nello stomaco.

E se lui fosse il suo angelo, colui che il destino le ha mandato perché nulla di male le accada più?
Mara lo sa che Dante non è un santo, anzi; lui stesso le dice di essere anch'egli, a modo suo, "un mostro", di avere ucciso e di essere stato feroce.
Ed è pronto ad esserlo ancora se Petrov o chi per lui tornassero a cercare la sua Mara.

Benché Dante sia accorto, acuto, furbo, razionale e ben equipaggiato a fronteggiare nemici pericolosi e armati fino ai denti, il rischio di perdere nuovamente Mara si farà concreto e mantenere la promessa - quella di proteggerla - non si rivelerà affatto scontato e semplice.

"Rubata" è un romance bello movimentato, avventuroso, intrigante, che alterna momenti di azione e dinamicità ad altri passionali e romantici; le personalità dei due protagonisti sono molto ben tratteggiate ed emergono  attraverso le loro parole e i loro comportamenti; la narrazione è affidata ad entrambi e i due punti di vista si alternano in modo da farci entrare nella realtà emotiva di ambedue.

Se vi piacciono i romance contemporanei (romantic suspense/mafia romance) in cui accanto alla love story (arricchita da scene bollenti) c'è anche molta azione, con personaggi dal vissuto intenso e carico di emozione, questo libro (e gli altri della serie) fa per voi.
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