mercoledì 28 agosto 2013

Recensione I PASCOLI DEL CIELO John Steinbeck



Venti famiglie. Un piccolo villaggio, all’inizio del ’900, in una fertile vallata della California centrale. È lo scenario del primo libro importante di John Steinbeck, I pascoli del cielo, che fu pubblicato nel 1932 e tradotto da Elio Vittorini nel 1940.


I PASCOLI DEL CIELO
di John Steinbeck

Ed. Bompiani
Tascabili narrativa
208 pp
8.90 euro
2011

Trama

Nessuna Silvia era mai venuta, ma egli continuava ad aspettarla. Poco si occupò del figlio, assai poco. Soltanto gli alberi del frutteto, i fiori e gli ortaggi erano cose vive per lui.

 Si compone di dodici capitoli ma non è propriamente un romanzo perché a tenere insieme le diverse vicende, ciascuna conchiusa in sé, di questo piccolo capolavoro non sono i personaggi ma l’ambientazione – il rapporto dei contadini con la natura circostante – e, soprattutto, il tema del misterioso insinuarsi del male in un luogo che all’occhio umano appare come l’ingannevole replica del Giardino dell’Eden.

L'autore.
John Ernst Steinbeck, Jr. (1902 – 1968) è stato uno scrittore statunitense tra i più noti del XX secoloautore di numerosi romanzi,racconti brevi e novelle. Fu per un breve periodo giornalista e cronista di guerra nella seconda guerra mondiale. Nel 1962 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura. 


il mio pensiero
"I Pascoli del Cielo": una verde splendida vallata californiana, dove la comunità agricola che vi abita divide, oltre ai frutti della terra, anche le gioie e i dolori quotidiani. Le passioni e i sentimenti che si agitano in questo microcosmo riflettono quelli di una intera e varia umanità.
Il lettore viene messo in contatto con una serie di pittoreschi personaggi, le cui vicende si susseguono e si intrecciano, avvolte da un'atmosfera bucolica, quasi magica e talvolta commovente.

Il primo punto di riferimento in questa valle è la fattoria Battle, da tutti ritenuta maledetta, infestata dagli spiriti; chiunque ci va, dopo un po' scappa a gambe levate perché la maledizione gli cade addosso.
Tutti tranne che la famiglia Munroe, che fino a prima di approdare nei pascoli del cielo, aveva vissuto già le proprie sfortune, ma che in questa vallata sembra trovare finalmente la propria felicità.
Che dire del bizzarro Wicks lo Scroccone, che fa investimenti immaginari, di cui si vanta per avere la stima dei valligiani? Ma un episodio particolare, legato alla bella ma stupidina figlia Alice, lo farà rinsavire e vedere le cose e le persone accanto a sè diversamente...
Incontreremo Tularecito, un ragazzino che sin dalla nascita porta con sè qualcosa di inquietante, primitivo, selvaggio, un po' come accade nel racconto che vede protagonista la signora Helen e sua figlia Hilda: la prima così pacifica, rassegnata, che pensa di poter portare sulle proprie spalle qualsiasi fardello, e la seconda affetta da pericolose turbe mentali...

E spesso Steinbeck ci offre ritratti familiari "incompleti", nel senso che c'è un solo genitore che si prende cura del proprio figlio, e questi di solito ha una personalità particolare, magari cresciuta in solitudine, a contatto diretto con la natura.
Sono davvero tanti i personaggi di cui l'Autore ci dà un breve ma decisivo ritratto, e di ognuno siamo in grado di cogliere gli elementi essenziali: alcuni ci faranno tenerezza per i loro modi di fare buffi, altri ci faranno sorridere per l'ingenuità, altri ancora ci trasmetteranno un po' di malinconia...
A far da sfondo ad ogni singola storia, gli abitanti dei pascoli del cielo, con il loro modo di vivere ordinato, pacifico, sobrio, che li porta a storcere il naso di fronte alla bizzarria di taluni  venuti da chissà dove, guardati con curiosità e stupore, in un misto di candore e disillusione.
Ma ciò che lega tutti gli abitanti è la valle, Las Pasturas del Cielo, questa valle verdeggiante e pacifica della California, in cui ognuno vorrebbe poter avere la propria casetta, i propri animali da allevare, il proprio  orto da coltivare e vivere serenamente, lontano da caos e vanità, per rifugiarsi in una sorta di angolo di paradiso in cui fermarsi a pensare, forse a ritrovare finalmente se stessi....

"penserei a tutte le cose che mi sono accadute e forse riuscirei a trarne fuori un significato. 
Nessuno, qui, mi seccherebbe. Nessuno mi romperebbe l'anima. 
Potrei pensare."

Una lettura poetica, quasi musicale, lirica, soprattutto alla fine; un linguaggio (e una traduzione) scorrevole, fluido, concreto, vivo, che immerge direttamente nella narrazione, tra i personaggi e nell'ambientazione; devo dire che questi racconti mi hanno affascinato per le singole storie (ognuna aventi particolari originali) e soprattutto per il contesto, per questa valle dell'Eden da tutti guardata come una sorta di rifugio, come un luogo di pace.



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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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