martedì 7 gennaio 2014

Recensione L'ALBERO DEI FIORI VIOLA di Sahar Delijani



Recensione di un libro molto bello e per il quale ringrazio Elle.


L'ALBERO DEI FIORI VIOLA
di Sahar Delijani


Ed. Rizzoli
360 pp
18 euro
MAGGIO 2013 
Una vecchia casa con il portone azzurro, stretta tra i palazzi della moderna Teheran.
E al centro del cortile, un magnifico albero di jacaranda.
È qui, sotto un tripudio di fiori dalle mille sfumature di rosa e di viola, che si intrecciano le storie di Maman Zinat, Leila, Forugh, Dante, Sara e tanti altri.
Membri della stessa famiglia perseguitata da un regime brutale. Voci di un paese esaltato dalla Rivoluzione e subito inghiottito dall’abisso della tirannia.
La giovane Azar, arrestata per motivi politici, partorisce al cospetto della sua carceriera una bimba bellissima: Neda. Capace, con la sua sola presenza, di ridare speranza anche a chi credeva di averla persa per sempre. Maman Zinat aspetta che le sue figlie vengano rilasciate dal carcere e intanto cresce i tre nipotini, tessendo con silenziosa tenacia i sogni e le paure di tre generazioni.
E per due amanti – Leila e Ahmad – separati dalla Storia, altri due trovano il modo di tendersi finalmente la mano. 

L'autrice.
SAHAR DELIJANI è nata a Teheran. Dopo la laurea in Letteratura comparata a Berkeley si è trasferita a Torino, dove vive. L’albero dei fiori viola è il suo primo romanzo.




il mio pensiero

Forte ed intenso, fragile e delicato: questo libro accoglie in sè, in ogni parola, in ogni pensiero espresso, in ogni emozione condivisa, tanto la bellezza e la forza, quanto la fragilità dell'essere umano; non solo, ma apre il velo anche sulla cattiveria, sul cinismo e sulla mancanza di rispetto verso il prossimo, sul tentativo di negare ogni forma di diritto di pensiero e azione; tentativo che però vede anche il suo opposto nella lotta di tanti uomini e donne che dicono NO alla violenza, alla tirannia, alla sopraffazione.

L'albero dei fiori viola ci parla non di una ma di diverse storie di donne e uomini, piccoli e grandi, che hanno dovuto affrontare e subire proprio questa negazione di diritti da parte di coloro che hanno risposto a proteste e slogan di libertà con i maltrattamenti e la prigionia.
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E così Sarah Delijani, autrice di questo scritto - che porta in sè molto elementi autobiografici (lei stessa è nata proprio nella prigione iraniana di Evin, ha vissuto negli Stati Uniti ed oggi vive in Italia, a Torino) -, ci invita a sederci con lei sotto il bellissimo albero di jacaranda, a chiudere gli occhi, lasciandoci avvolgere dall'intenso eppure delicato profumo dei fiori viola e rosa, e ad ascoltare le storie che ha da raccontarci.

Storie che sono caratterizzate da dolore, angoscia, turbamento, confusione, paura, ma anche da speranza, dal desiderio di non lasciarsi sopraffare dal terrore di un regime totalitario che vuole soffocare chi la pensa diversamente; storie di principesse persiane e dei loro bellissimi ma poveri amanti.

Conosciamo così alcune principesse, cioè le donne che Sarah ci presenta nel suo romanzo: c'è Azar che, ancora tanto giovane, è costretta a partorire in una prigione, pregando e sperando di poter un giorno riunirsi al caro marito (anch'egli imprigionato), alla sua piccola e alla famiglia; c'è Leila, che dovrà con dolore scegliere tra prendersi cura dei figli delle sorelle (in prigione) o lasciare l'Iran per seguire l'amore della sua vita.
E ci sono i figli di queste principesse del coraggio: Omid, Forugh, Dante, Sara, Neda..., tutti con il loro carico di dolore, un dolore derivante dal passato dei propri genitori e che inevitabilmente ha segnato anche la loro esistenza, nonostante i familiari che se ne sono presi cura, ed in seguito le stesse madri scarcerate, abbiano cercato in tutti i modi di crescerli nella serenità, allontanando dalle loro anime innocenti ed ignare la bruttura di esperienze che, sperano, non debbano ripetersi per i loro figli.
Ma il passato non può essere cancellato e dimenticato, neanche quando lo si vorrebbe per evitare altra sofferenza, altro dolore; la memoria di vissuti dolorosi può far male anche dopo anni e la mente, spietata, torna sempre a venti-trent'anni prima, a quando qualcuno ha preso a manganellate una ragazza incinta, a quando un uomo si è sentito preso con la forza, bendato ed impiccato; a quando le proprie braccia di madre hanno dovuto vivere lo strazio di chi le strappa con foga il frutto del proprio ventre.

Tante vite, tante emozioni, tutte accompagnate dalla consapevolezza che la crudeltà subita e il dolore provato non possono e non devono passare nell'oblio, perchè le generazioni future devono sapere, devono poter capire cosa è accaduto ai propri padri e quanto essi hanno fatto per difendere la libertà in un Paese in cui tutto deve essere sotto stretto controllo dei "Fratelli" musulmani, pena "una brutta fine".

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Si sente, tra le pagine di questo romanzo accorato e denso di emozioni, l'ineluttabilità di un passato che pesa e che condiziona anche la vita delle generazioni successive, che hanno vissuto con padri e madri silenziosi, con nonne che hanno pianto nel buio i propri figli uccisi, con cugine o amici che i propri genitori non li hanno più visti.
Ma non c'è solo la tristezza e il dolore ad accompagnare questi giovani, che cercano - chi a Teheran, chi a Torino - di costruirsi la propria vita senza mai dimenticare o rinnegare le proprie origini o le lotte dei propri coraggiosi genitori, ma andando oltre l'odio, la vendetta, la paura.

E' un romanzo, quello della Delijani, che parla di donne, di papà, di zie e nonne, di sorelle, fratelli, cugini, di famiglie che hanno resistito e hanno alzato la testa e il pugno contro chi voleva riempire le loro mani di sangue, le loro narici del puzzo del fumo degli spari, le loro orecchie delle minacce e delle urla dei Guardiani della Rivoluzione, il loro cuore di terrore e angoscia....

Uomini e donne che non hanno perso - nonostante la Storia abbia sfregiato il loro presente e il loro futuro, segnandolo comunque per sempre - la voglia e la forza di credere che sia possibile andare avanti, di sperare, di continuare a combattere, ritornando sempre, col pensiero e non solo, sempre lì, sotto i profumati fiori di jacaranda, ad ascoltare meravigliose storie di bellissime principesse e dei loro bellissime amanti.

Un libro davvero toccante, scritto con sensibilità, dolcezza, in cui traspare tutta la fragilità e la forza del cuore delle donne, di donne che hanno vissuto esperienze non certo "comuni"; dei loro sentimenti, della paura e dell'angoscia ma anche dell'amore e della tenerezza, del coraggio e della speranza.

Bello, lo consiglio assolutamente, ci lascia entrare in un mondo di cui sentiamo parlare tanto ma che forse conosciamo ben poco.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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