martedì 7 ottobre 2014

Recensione film: 'THE GIVER - IL MONDO DI JONAS' di Philip Noyce


Questa sera ho potuto guardare un bel film, da poco uscito nelle sale italiane:

THE GIVER - IL MONDO DI JONAS


Settembre 2014

DATA USCITA: 11 settembre 2014
GENERE: Drammatico, Fantascienza
ANNO: 2014
REGIA: Phillip Noyce
SCENEGGIATURA: Michael Mitnick
ATTORI: Brenton Thwaites, Odeya Rush, Meryl Streep,Jeff Bridges, Alexander Skarsgård, Taylor Swift, Katie Holmes, Cameron Monaghan, Emma Tremblay


Sinossi

Ambientato in una societa futuristica in cui l'Umanità ha scelto di annullare tutte le differenze tra le persone al fine di evitare conflitti dilanianti, la vita scorre tranquilla e asettica. L'ordine regna sovrano e l’unico legame con un passato "contaminato" dallle passioni è la "Cerimonia dei 12" durante la quale un individuo viene scelto come Custode delle Memorie dell'Umanità. Quando il compito toccherà all'adolescente Jonas, la conoscenza di ciò che è stato lo porterà a voler scardinare per sempre l'ordine precostituito.

Il film è tratto dal primo romanzo della quadrilogia di Lois Lowry, "The Giver" (qui recensione del primo libro).

Ritroviamo anche nel film un Jonas (che però ha più di 12 anni) sensibile, riflessivo, intelligente, che vive in una Comunità in cui tutto è soggetto a ordine e disciplina,che non lascia spazio alle iniziative personali, alla diversità, alle emozioni... 
I suoi membri non sono davvero liberi di essere ed esprimere se stessi, ma tutto è sotto lo stretto controllo del Sommo Anziano, interpretato da una brava e austera Meryl Streep.

 Il nostro giovane protagonista viene messo davanti alla difficile responsabilità di essere un "Accoglitore di Memorie"; per diventarlo dovrà cioè prendere su di sè, nella propria mente, il dolore e il "peso" dei ricordi dell'umanità (riguardanti tanto le cose belle quanto quelle drammatiche) per poterle poi donare, a sua volta, un giorno, al suo successore affinché non vadano perdute, ma allo stesso tempo restino "proprietà" di un singolo uomo e non di tutta la comunità.
Per diventare Accoglitore di Memorie, Jonas verrà mandato - perchè lo "addestri" - dall'anziano Donatore, che avrà il compito di trasmettergli queste memorie del mondo: una pesante eredità di avvenimenti ed emozioni che appartengono da sempre all'uomo e ne hanno caratterizzato la storia e il percorso sulla terra, prima che venisse preferita l'Uniformità...
Proprio per dare il senso dell'Uniformità, dell'assenza di individualità e di emozioni, il film è in parte in bianco e nero: del resto, già nel romanzo viene sottolineato come in questo mondo tutto sia asettico, incolore, inodore, e solo quando Jonas, grazie alla propria sensibilità, curiosità e alla guida del saggio Donatore (un intenso Jeff Bridges), comincerà ad aprire gli occhi su ciò che lo circonda, avrà la capacità di accorgersi dell'esistenza dei colori e delle diversità che nella sua comunità sono celati a tutti...
Non solo, ma Jonas e la sua amica Fiona si ritroveranno anche di fronte alla scoperta di sentimenti di cui mai hanno sentito parlare nella loro breve vita..

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La scoperta e la consapevolezza che c'è molto altro al di fuori della vita in Comunità sconvolge Jonas ma questo non gli impedirà di tirar fuori tutto il suo coraggio e di provare a ribellarsi a quell'Uniformità che invece di essere rassicurante sta risultando soffocante....

Il film mi è piaciuto molto, come del resto mi piacque anche il libro, al quale è molto fedele; entrambi mi hanno emozionata e, certo, dalla sua il film ha la virtù di arrivare in modo immediato, vivido e dinamico, rispetto alla carta stampata.

Diversamente dal libro, il film ci offre un epilogo, ma del resto è comprensibile, visto che il libro non è autoconclusivo mentre il film lo è.

E' un genere che forse può piacere in particolare a un target molto giovane, ma credo anche ai più grandi!



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2 commenti:

  1. Risposte
    1. ciao silvia, sì, ho letto il tuo parere e che nella sfida libro film ha vinto il film :=D

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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