domenica 8 settembre 2024

BLACK BLUES di Attica Locke [ RECENSIONE ]



In questo romanzo (preceduto da "Texas blues") di Attica Locke, il lettore continua a seguire la storia del Texas Ranger Darren Mathews, impegnato ad affrontare problemi relazionali, sfide personali e professionali, il tutto mentre indaga sulla sparizione di un ragazzino e su dinamiche razziali.


BLACK BLUES
di Attica Locke


Bompiani
trad. A. Padoan
336 pp
Levi King è un bambino di nove anni che conosce le regole di casa: sa di dover obbedire a sua madre, che gli ha ordinato di tornare a casa presto e invece lui ha preso una barca ed è andato a fare un giro nel lago Caddo. 
E sa anche che trovarsi solo, al buio, nella vastità di quelle acque che sembrano, di minuto in minuto, sempre più minacciose, non può portare a nulla di buono.
E infatti..., immerso nel silenzio, ode un rumore improvviso e... tutto diventa buio.

Di Levi si perdono le tracce e per provare a cercarlo - vivo o, Dio non voglia, morto - lo sceriffo chiama il ranger Darren Mathews.

Darren è un uomo complicato, con una vita piena di difficoltà: è in crisi con la moglie (Lisa), sta cercando di non toccare più l'alcool e ha un rapporto con la propria madre alquanto in bilico.
La donna (Bell) non è proprio la genitrice amorevole e rassicurante che ogni figlio vorrebbe, tutt'altro: è un'opportunista, egoista, inaffidabile, ha sbalzi d'umore repentini e, soprattutto, pare si diverta a creare problemi al figlio.
E Darren è bravo a cercarsene di grossi già da solo!

L'ultimo caso cui ha lavorato gli ha lasciato non poche preoccupazioni, in quanto ha dovuto mentire alla polizia per proteggere un amico (Mack) e ha fatto l'errore di consegnare un oggetto importante per quel vecchio caso (che se venisse fuori, sarebbero guai per la sua carriera e la sua reputazione di ranger) a quella squinternata di Bell, che osa pure ricattare il figlio, minacciandolo di spiattellare all'FBI il ruolo ambiguo di Darren.

Insomma, non c'è pace per quest'uomo che vorrebbe solo fare il suo lavoro con tranquillità e provare a ricucire il legame con la moglie, da cui si è non poco allontanato.

Quando arriva a Jefferson (Marion County), una piccola città sul lago Caddo, nel Texas orientale, si ritrova a indagare sulla scomparsa misteriosa di un ragazzino proveniente da una realtà famigliare che definire "disfunzionale" è un eufemismo.

Lui, Darren, un ranger dalla pelle nera, deve cercare di capire che fine ha fatto questo bambino, Levi, che è il figlio di un pregiudicato, Bill King, in carcere per omicidio e noto per la sua appartenenza all'ABT - l'Aryan Broterhood of Texas - che, si intuisce dal nome, altro non è che un'associazione di razzisti (detta anche Fratellanza ariana) convinti della superiorità della "razza bianca" sulle persone "colorate".

L'odio razziale - e la violenza che ne consegue - è profondamente radicato in questa cittadina, in cui la comunità nera affonda le sue antiche radici e in cui ha convissuto pacificamente accanto ad alcune tribù di nativi americani per tanto tempo, prima che i bianchi venissero a dar loro fastidio.

Darren comincia a far domande, ad entrare nelle case delle persone coinvolte e a far loro domande: conosce Marnie, la giovane mamma di Levi, che purtroppo ha un nuovo compagno - Gil - che è peggio dell'ex-marito e padre dei suoi due figli (Levi, appunto, e la figlia maggiore Dana), vale a dire un ubriacone e un violento.
Conosce la cinica e astuta Rosemary King, madre di Bill King, nonna di Levi: una donna ricca, sicura di sé e molto pericolosa, più preoccupata di far uscire di prigione il figlio delinquente che di ritrovare il nipotino.
E poi c'è Leroy Page, un anziano di colore che dichiara di aver visto il piccolo Levi tornare con la barca e rimetterla a posto; l'uomo è in pratica l'ultima persona ad aver visto lo scomparso e, stando alla sua testimonianza, era vivo e vegeto e non se l'è inghiottito il lago Caddo, per quanto sia insidioso da navigare.

Ma Leroy, ben presto, viene prima sospettato della sparizione di Levi e poi  incriminato del suo possibile omicidio; in effetti, Darren - che pure vuol credere a tutti i costi all'innocenza di Leroy - scopre che questi gli ha mentito.

E se dietro la scomparsa di Levi King ci fosse un sequestro e, forse, addirittura un omicidio per scopi razziali?
Potrebbe essere la pista giusta: Levi è il figlio di uno dei capi della Fratellanza ariana, che sta letteralmente perseguitando la comunità nera, rendendo a questa gente la vita impossibile, Leroy compreso.

Potrebbe essere che il vecchio non ce l'ha fatta più a sopportare le angherie dei bianchi e abbia riversato la propria rabbia facendo del male al bambino?
Dopotutto, niente esclude che possa trattarsi di un caso di discriminazione e crimine d'odio "al contrario", cioè dei neri verso i bianchi.

E un'indagine di questo tipo - con questo genere di incriminazione - potrebbe giocare un ruolo notevole nel corso della campagna elettorale che vede impegnato Trump nelle elezioni presidenziali.

In un paese lacerato, dove si consumano crimini e ingiustizie e dove lo stato di diritto non sempre arriva puntuale a far giustizia, Darren deve combattere contro pregiudizi secolari e provare a salvare non solo Levi King, ma anche sé stesso.


"Black blues" è un poliziesco ambientato nel Texas orientale, con al centro i temi della razza, della giustizia, dei rapporti tra le comunità bianche, nere e dei nativi, del rispetto dell'altro, del perdono.

Ho apprezzato non solo le tematiche ma anche il modo in cui sono sviluppati i personaggi, la trama ricca e complessa, la capacità dell'autrice di immergere il lettore nel contesto e di porlo davanti sia a questioni sociali che più personali, riguardanti la sfera privata e famigliare del protagonista.

Darren mi è piaciuto molto perché è un ranger convinto della bontà e necessità del proprio ruolo, ama quella stella sul petto ma al contempo è cosciente che ci sono posti in cui essa non basta affinché la gente lo accetti e lo rispetti.
È un outsider, un uomo pieno di insicurezze, contraddizioni, ha un suo codice etico ma non è irreprensibile e, benché sia fondamentalmente una persona buona e onesta, se deve venir meno ai propri doveri di ranger per proteggere un amico, è disposto a farlo, anche rischiando di mettersi nei guai.

Una lettura densa, ricca di dettagli, dialoghi, introduzione di nuovi elementi atti a creare dinamiche e sorprese, per cui il ritmo narrativo si fa via via sempre più serrato, e quindi più coinvolgente, man mano che il protagonista scioglie ogni dubbio e risponde a ogni interrogativo, fino ad arrivare alla verità.

Mi è piaciuto, anche perché amo i libri che affrontano tematiche sociali; lo consiglio ma voi, a differenza di me, non fate l'errore di leggerlo senza aver prima letto "Texas blues": per quanto Black blues sia di per sé staccato dal precedente, ci sono comunque degli elementi narrativi che rimandano alle vicende raccontate nel primo romanzo.



Citazione 

"Non si possono fare tutti quei discorsi d'odio 
senza che in un modo o nell'altro finiscano in violenza. 
È la natura umana. 
A forza di parlarne l'odio ti entra nel cuore, 
e una volta che è lì ti autorizza a fare le cose peggiori 
senza che tu ci veda niente di sbagliato".



martedì 3 settembre 2024

IL MIO AGOSTO 2024, TRA LIBRI E MONTI

  


Settembre è giunto ma, quanto ad afa, è come se stessimo ancora ad agosto (almeno qui in Puglia).


Ecco le mie letture del mese scorso:

1.IL CAPANNO DEL PASTORE di T. Winton: narrativa australiana - un' amicizia improbabile tra un ragazzo e un vecchio, diversi in tutto ma uniti da una profonda solitudine (3,5/5). SE CERCHI UN ROMANZO CON PERSONAGGI PARTICOLARI SU UNO SFONDO SELVAGGIO.

2. ANIME di M.C. Buoso: romanzo breve su identità e disforia di genere (4/5). SE CERCHI UNA LETTURA BREVE MA DI SPESSORE.

3. OMBRE DI LUCE. LE FIGLIE DI NAPOLI di G. De Gennaro: romanzo in cui l'amore per l' arte fa da sfondo all' incontro tra il terreno e l' ultraterreno (4/5). PER CHI DESIDERA UNA LETTURA ORIGINALE E MAGNETICA.

4. CONFUSIONE di E. J. Howard: terzo capitolo della saga familiare incentrata sui membri della famiglia Cazalet (4/5). ADATTO A CHI SI SENTE UN CAZALET D'ADOZIONE.

5. LA DIGA di M. McDowell: secondo capitolo della saga familiare a tinte gotiche (4.5/5). SE TI SEI INNAMORATO DI PERDIDO E NON RESISTI AL FASCINO DELL' ENIGMATICA ELINOR.


Per la Reading Challenge ho scelto l' obiettivo LIBRO DI UN AUTORE DEL CUORE:

6. MARE AL MATTINO di M. Mazzantini. narrativa italiana - il dramma di due ragazzi e delle loro madri, costretti a divenire esuli, profughi (4.5/5). BREVE MA INTENSO.


Le mie vacanze, chi mi legge da un po' lo sa, si svolgono in Svizzera, per ragioni familiari.

Nel viaggio di andata, ci siamo fermati a dormire in un hotel in Emilia Romagna, in cui già avevamo soggiornato in passato.


Vi lascio alcune foto delle mie vacanze.


Montecchio Emilia 





Svizzera 













Di rilevante, in merito alle serie TV, ho visto IL GIOCO DELLA PIRAMIDE e NI UNA MÀS.
Conto di parlarvene in un post a parte!!

Spero che abbiate trascorso una bella estate!💓(⁠◍⁠•⁠ᴗ⁠•⁠◍⁠)⁠❤



domenica 1 settembre 2024

IL CAPANNO DEL PASTORE di Tim Winton [ RECENSIONE ]



Un adolescente fuggito di casa e da un padre violento si imbatte in un anziano prete, "in esilio" in una zona dell'Australia selvaggia e desolata.
Nonostante le differenze d'età e caratteriali, tra i due si instaura un legame, una sorta di amicizia che permette a entrambi, per mesi, di sopravvivere sentendosi un po' meno soli e in balia dei cattivi pensieri.


IL CAPANNO DEL PASTORE
di Tim Winton

 
Fazi Ed.
trad. S.Tummolini
276 pp
18.50 euro
Jaxie Clackton è soltanto un adolescente quando trova suo padre privo di vita nella rimessa della loro abitazione.
Spaventato, il ragazzo scappa via senza avvicinarsi al corpo né preoccupandosi di chiamare qualcuno: vuole solo allontanarsi di là e magari evitare che la gente - polizia in primis - possa sospettare che a far fuori il padre sia stato lui.
Forse Jaxie poteva avere delle (valide) ragioni per uccidere il padre?
Evidentemente sì e chiunque conoscesse i Clackton lo sapeva bene.

Dopo la morte della madre, Jaxie è rimasto solo con un padre - chiamato "affettuosamente" Capitan Segaiolo - estremamente violento e rozzo; l'uomo ha da sempre avuto la terribile abitudine di picchiare moglie e figlio, e quando beveva (ed era un alcolizzato, per cui accadeva spesso) la sua violenza sadica raggiungeva picchi alti, tanto da lasciare, ad es., brutti segni sul corpo del ragazzo.
Insomma, non proprio un genitore amorevole, tutt'altro: aggressivo fisicamente e verbalmente, sempre pronto a riempire Jaxie di calci, ingiurie e rimproveri, ci sta che il figlio non abbia versato lacrime per un tipo che non ha fatto granché per farsi amare e rispettare.

La stessa mamma - per quanto le abbia voluto bene - non ha saputo essere una donna pronta a difendere il figlio dalle botte del marito ubriacone, anzi, gli è stata sottomessa fino all'ultimo momento, lasciando il povero Jaxie solo e senza qualcuno che gli dimostrasse cura, protezione e affetto.

Quindi, nel vedere il padre (finalmente...) morto stecchito in garage, Jaxie non può che prendere questa morte accidentale come un'occasione per andarsene, ormai libero da una famiglia che, in realtà, era già smembrata, e soprattutto libero di andare alla ricerca del suo unico amore: la fidanzatina Lee, che gli è stata strappata dagli adulti proprio per porre fine al loro legame, da essi giudicato sbagliato.

Confuso e smarrito, Jaxie prende uno zainetto blu e poche altre cose (una tanica con dell'acqua, un binocolo...), utili per resistere in un territorio aspro e solitario, con la speranza di non morire prima di aver raggiunto Lee; quello che non immagina è che ad attenderlo c'è un vagabondaggio irto di difficoltà e solitudine, lungo distese semidesertiche e alla costante ricerca di qualche albero sotto cui ripararsi. 

Nel giro di pochi giorni, la sua avventura assume l'aspetto di una vera e propria quotidiana lotta per la sopravvivenza in uno dei luoghi più ostili del pianeta, in cui c'è tanto da camminare e poco di utile per trovare le forze e proseguire il cammino.
Resistere e non morire di fame e sete in quelle terre ostili è un'impresa non facile, ma per fortuna, proprio quando non gli è rimasta neanche più una goccia d'acqua, i suoi abiti sono ridotti a stracci puzzolenti e il suo fisico è praticamente debilitato, gli capita di notare un capanno che, per quanto non sia in ottime condizioni, è comunque abitato.

Grazie al suo binocolo, Jaxie capisce che nella catapecchia vive un vecchio tutto solo. 

L'uomo, quando si accorge del giovanotto - che da ore è acquattato tra i rovi per non farsi vedere ma che lo sta tenendo d'occhio con l'inseparabile binocolo -, lo invita ad entrare per mangiare, bere e lavarsi; diffidente e scontroso, Jaxie non è certo di potersi fidare, ma è consapevole di non avere molte alternative: o accetta le sue focacce, i suoi tè e la sua carne arrostita... o morirà di fame e sete.

Consapevole di come si stia riducendo a uno scheletro maleodorante e privo di energia, e di come non potrebbe mai presentarsi dalla sua Lee in quelle condizioni, Jaxie accetta di farsi ospitare dal vecchio, così può finalmente darsi una sciacquata e mettere qualcosa nello stomaco.

Quella che doveva essere un'ospitata breve, una sosta per poi riprendere il viaggio, diventa una convivenza, governata da una regola ben precisa: nessuno dei due è obbligato a raccontare nulla del proprio passato né deve fare domande impiccione e inopportune all'altro.

Il padrone del capanno si chiama Fintan MacGillis ed è un individuo molto strano; oltre a essere sordo, non fa che parlare e parlare di cose sciocche e inutili, e anche con Jaxie è eccessivamente loquace, riempiendolo di chiacchiere che snervano il ragazzo, che  - se potesse - gli tapperebbe la bocca a suon di pugni.

Stando ogni giorno per settimane l'uno accanto all'altro, inevitabilmente i due hanno modo di parlare e conoscersi un po', seppur con le dovute reticenze: Jaxie scopre, ad es., che Fintan è un prete che si trova in quel capanno abbandonato, in cui non va a trovarlo nessuno (se non delle misteriose persone che gli portano cibo, e altre cose pratiche, al massimo due volte all'anno), in esilio per aver compiuto azioni non degne delle tonaca che portava.

Jaxie ne resta sconvolto e indignato: cosa avrà mai fatto quel vecchio prete per meritarsi una vita di completo isolamento, come un appestato da scansare e tener lontano dalla società?
Forse è un bavoso pedofilo??

Il ragazzo è per sua natura già molto diffidente e poco incline a dare confidenza, ma quando il dubbio di star condividendo il tetto con un essere abietto si infila tra di loro, diventa ancora più scorbutico.
Ma non se ne va.
Perché avere un tetto sulla testa, un tè caldo e della carne di capra nella pancia, dei vestiti lavati e asciugati sulla pelle, è sempre meglio che starsene da soli in una zona priva di segni di civiltà e umanità.

E poi, Fintan si sgola nell'assicurargli che no, non si tratta di pedofilia e schifezze simili: ci sono tanti altri peccati che un uomo - prete compreso, purtroppo - può commettere, danneggiando il prossimo, e che lo rendono meritevole di tutta quella solitudine.

Passano i giorni e ad ogni alba Jaxie è intenzionato ad andarsene per raggiungere Lee, ma chissà perché rimanda; un giorno, poi, facendo un giro di perlustrazione della zona attorno al capanno, fa una scoperta che cambierà ogni cosa, per lui e per il vecchio prete chiacchierone.

Come in "Il nido", anche nel presente libro abbiamo un protagonista dal carattere spigoloso, burbero, tendente all'asocialità, anche se qui parliamo di un adolescente dal passato segnato da violenze domestiche, accanto al quale v'è un co-protagonista, anch'egli solitario, che proprio nell'isolamento spera di trovare una specie di espiazione per i propri inenarrabili peccati.

Questa è la storia di un incontro bizzarro tra due individui che, per quanto lontani anagraficamente e per esperienze di vita, uniscono le proprie personali solitudini per tentare di... non dico salvarsi, ma sopravvivere a vicenda, tra una risata sguaiata e un insulto.

Il linguaggio scelto da Winton è assolutamente in sintonia con la voce narrante, affidata a Jaxie: maleducata, scortese, senza filtri, infarcita di parolacce, rozza e molto schietta, caratteristiche che sicuramente rendono il personaggio (che, ricordo, ha comunque quindici anni) e il suo racconto più naturali e genuini.

Anche la scelta di non usare le virgolette nei dialoghi, a mio parere, contribuisce a conferire ulteriore spontaneità al contesto umano, alle parole, agli atteggiamenti e, pur non prediligendola, riconosco che può velocizzare il ritmo della lettura e avvicinare, in modo più "intimo", il lettore al punto di vista del narratore.

Mi è piaciuta l'ambientazione australiana selvaggia, brulla, impervia, che ben riflette sia le personalità dei protagonisti che il loro personale stato di alienazione.

Si affrontano
 i temi della famiglia, della complessità delle relazioni umane, dell'amore e dell'amicizia, del rapporto con la fede e con Dio.

Confessione: le mie aspettative sul romanzo erano differenti da ciò in cui poi mi sono imbattuta; non più alte o più basse, ma proprio diverse, forse perché mi ero immaginata (a torto, evidentemente) che questo prete avesse un altro tipo di carattere, di vissuto e di "profondità", e invece mi sono ritrovata con un individuo strambo, ciarlone, che del proprio passato da espiare non ha detto granché.
Il finale ha note quasi commoventi, tenere, e lasciano un misto di amarezza e timida speranza.

Non posso dire che mi abbia entusiasmata al 100%, anche se non mi ha tolto la voglia di provare a leggere altro di questo scrittore; non lo consiglierei a chi ha voglia di una lettura leggera e spensierata ma, semmai, a chi ha voglia di incontrare personaggi complicati e ai margini della società.


CITAZIONE

"La prima volta che riesci a capire il cielo, quando realizzi che quelle lune e quei pianeti sono dei posti che esistono davvero, è come toglierti il coperchio dalla testa. I corpi celesti. È bello vedere le stelle, sapete, ma la cosa più pazzesca è pensare che sono lì davvero, e che vivono e muoiono. E quando hai avuto una giornataccia, chiudere gli occhi e pensarci è una gran bella cosa, secondo me."

giovedì 29 agosto 2024

ANIME di Maria Cristina Buoso [ RECENSIONE ]



Essere sé stessi, vivere la propria vita ogni giorno rispettando davvero e appieno ciò che siamo e vogliamo, senza farci ingabbiare in stereotipi sociali e nelle fitte e insidiose maglie dei ruoli predefiniti all'interno della società in cui viviamo.
Dare spazio semplicemente alla nostra anima, perché emerga pura e senza paura di essere giudicata e, peggio ancora, condannata da chi dice di amarci.
L'amore, sì.
Perché alla fine è ciò che tutti desideriamo e che ci rende felici e appagati: poter amare ed essere amati
per ciò che siamo.


ANIME
di Maria Cristina Buoso


PlaceBook Publishing
96 pp
10.40 euro (cart.)
4,90 euro (ebook)


Angelo è un uomo ormai maturo che ha deciso di prendere in mano la propria vita ed essere finalmente sé stesso, di lasciare che la propria anima - la propria natura! - venga fuori, senza più il timore di doversi nascondere agli occhi di chi lo circonda e che, se solo sapesse chi è lui veramente, chissà in che modo lo giudicherebbe.

Il giudizio di due persone in particolare egli teme: quello di sua moglie Laura e di sua figlia Andrea.

Ora che ha finalmente deciso di rivelarsi per ciò che è, cosa gli diranno le due donne più importanti della sua vita?
Cosa deve aspettarsi da loro? Disapprovazione? Rifiuto e negazione? 
O saranno disposte a continuare ad amarlo nonostante le nuove rivelazioni su di sé che egli sta per confessare?


Maria Cristina Buoso ci fa comprendere, sin dalle prime righe, che stiamo per entrare in una storia in cui l'interiorità e l'aspetto psicologico costituiscono la dimensione principale in cui "viaggeremo" e in cui, con gradualità e delicatezza, ci sposteremo tra ieri e oggi per conoscere i pensieri, i desideri, i timori, la personalità dei tre protagonisti, le cui voci si susseguono e si alternano lasciandoci ogni volta degli importanti frammenti di anima di ciascuno di essi.

Angelo è davanti alla scelta più difficile della propria vita: dire a moglie e figlia che ha deciso di non soffocare più la propria anima, i propri desideri, la propria vera essenza a vantaggio di un'esistenza forse più"tradizionale" e ben vista ma senza dubbio ipocrita; è giunto il momento di non nascondersi più e di afferrare e affermare concretamente il proprio diritto di essere sé stesso.

Finora l'uomo ha vissuto con indosso una maschera che, a furia di tenerla su, gli si è incollata sulla faccia, divenendo la sua unica pelle.
Ma lui ha un'altra pelle - quella vera, che lo rappresenta intimamente - e adesso sente l'urgenza di mostrarla: quel corpo con cui finora si è identificato, non lo sente più come suo, non c'è alcuna corrispondenza (e non v'è mai stata davvero) tra ciò che egli è esternamente e ciò che sente di essere.


Alla scrittrice sono sufficienti meno di cento pagine per affrontare tematiche oltremodo complesse e delicate, che hanno a che fare con l'identità, la disforia di genere, la sessualità, i cambiamenti cui si va incontro quando si decide di intraprendere un percorso di transizione, l'aspetto psicologico ed emotivo legato a questa scelta, i legami famigliari e come essi possano cambiare in situazioni di questo tipo. 

L'autrice ha trattato l'argomento con molta profondità, empatia, maturità, ma anche schiettezza e onestà, dando ampio spazio alla sfera emotiva e psicologica, al turbinio di pensieri e sentimenti contrastanti, alle fragilità, alle paure e alle speranze, alle difficoltà, alle mille domande che prendono d'assalto le tre anime in gioco, che al di là di tutti i legittimi interrogativi, dubbi e timori, sentono che ciò che resta e che li lega è sempre e solo l'amore, quello che continuerà ad unirli a prescindere da qualsiasi cambiamento voluto o da accettare.


I tre protagonisti sono di fronte a scelte e dinamiche difficili, grazie alle quali arriveranno a capire cosa è veramente importante per tutti loro e come l'amore debba necessariamente essere accompagnato dalla sincerità, dal rispetto dell'altro e dal desiderio che esso sia felice proprio perché libero di esprimere la propria natura e di manifestare a tutti la propria anima.

Un romanzo che si legge con piacere e che porta con sé spazi di riflessione su tematiche attuali e delicate.

mercoledì 28 agosto 2024

[ Anteprima libri] LA DONNA NEL POZZO di Piergiorgio Pulixi - dal 24 settembre in libreria



A settembre torna in libreria lo scrittore sardo Piergiorgio Pulixi, con un nuovo romanzo in cui mescola diversi generi - thriller, noir, commedia.



LA DONNA NEL POZZO
di Piergiorgio Pulixi


Feltrinelli
304 pp
17.10 euro
USCITA
24 SETTEMBRE 2024
Un dettaglio. È sempre un dettaglio a fare la differenza.

Capita a Cristina Mandas di dimenticare il compleanno del marito. 
Che vuoi che sia. Invece, la svista è il primo scricchiolio di una vita che sta per andare in frantumi. 
Perché a quarant’anni Cristina non è la maestra, la moglie, la madre, stimata e ben voluta dalla comunità di quel paesino sardo in cui si è trasferita tempo prima. 
Dietro la cortina di un’esistenza comune, custodisce un segreto che deve rimanere sepolto nelle profondità di un pozzo
E così è stato, almeno fino a un particolare colto di sfuggita, fino a quella dimenticanza. 
Qualcuno, però, si è accorto che Cristina non è più la stessa, che è sul punto di cedere. Qualcuno rimasto nell’ombra a spiarla per anni.

Lorenzo Roccaforte è stato uno degli scrittori più amati d’Italia e ha anche vinto il Premio Strega. Ora che il successo è volato via a causa della sindrome da pagina bianca, si ritrova ad aver mancato lo status di “solito stronzo”, lui che puntava a rimanere un “venerato maestro”.

Ermes Calvino ha un cognome di peso, nessuna parentela con il grande Italo e un abbonamento premium coi guai. Generoso, legatissimo alla madre e alla sorella, è anche uno sconosciuto scrittore di talento. 
Diversi come il giorno e la notte, Roccaforte e Calvino diventano gli involontari contraenti di un patto diabolico: Ermes scrive i romanzi che Lorenzo firma. Lo chiamano ghostwriting. 
L’ideatore del piano è Arturo Panzirolli, un ex galeotto che in carcere ha avuto l’idea del secolo: diventare editore! 
Sotto la regia di Panzirolli, un Roccaforte senza più speranze è ritornato sulla scena come autore di thriller e podcaster true crime. 
Scrittore e ghostwriter si ritroveranno in Sardegna a indagare sulla morte di Cristina Mandas e su un misterioso delitto di trent’anni prima, che sconvolse l’isola.




domenica 25 agosto 2024

MARE AL MATTINO di Margaret Mazzantini [ RECENSIONE ]

 

La drammatica storia di due madri e due figli: una (quella di Angelina e Vito) si inserisce nel quadro dei rapporti che legano l’Italia alla Libia, partendo da quando gli italiani si recarono in Africa spinti dal fascismo, per poi essere cacciati nel 1970 da Gheddafi; l'altra (la storia di Jamila e Farid) ci mostra il dramma della disperazione intrapreso da chi deve lasciare il proprio paese e affrontare i rischi di un viaggio in mare su barche di fortuna, con la speranza di un futuro più roseo.



MARE AL MATTINO 
di Margaret Mazzantini


Einaudi
126 pp
Farid è un bambino che vive in Libia e che, da un giorno all'altro, la guerra costringe a scappare via dalla propria casa, da quell'immenso deserto cui è abituato sin da quando è nato, per andare incontro a un'altra distesa, altrettanto infinita e che non ha mai visto prima della fuga: il mare.

"Chilometri di silenzio, solo il rauco motore.È una scena di guerra, di ogni guerra. Umanità deportata come bestiame".

E così, una notte, lasciandosi alle spalle la gazzella che mangiava dalle sue mani e un padre che non rivedrà mai più, il bambino e la sua giovane madre Jamila salgono su un'imbarcazione di fortuna assieme ad altri disperati come loro. 
Direzione: Sicilia.


"Farid guarda il mare, limpido e compatto come ceramica azzurr. Cerca i pesci, i loro dorsi, i primi pezzi della vita nuova. Jamila lo bacia, gioca con i suoi capelli. Quanto durerà il viaggio?
Poco, il tempo di una ninna nanna."

In mezzo a quelle onde scure si compie il destino di questa povera gente, che ha dato tutto ciò che aveva per potersi riservare un posto sulla barca.
Ma a che prezzo?
Jamila tiene tra le proprie braccia il suo bambino, e prega e spera che insieme possano giungere a riva, vivi.
Occhi negli occhi, bocca sulla bocca, la gola riarsa dalla sete, non è consentito neppure piangere perché le lacrime della disperazione e del dolore non escono neanche più dagli occhi inariditi; lì, in mezzo al nulla, con solo un gruppo di disgraziati attorno e la distesa del mare sotto, dietro e avanti, una madre tiene stretta la propria creatura, aspettando di toccare terra.


In Sicilia, vicino a Catania, vivono Angelina e suo figlio Vito, un giovanotto inquieto, ribelle, che intrattiene con la madre un rapporto turbolento, fatto spesso di litigi e silenzi arrabbiati.

Angelina vive in Sicilia da quando era una bambina ma si è sempre sentita un po' un'estranea: lei era e resta "l'africana", o meglio "la taliana" che dalla Libia è venuta Italia a rubare  case e lavoro agli italiani.
A dire il vero, la stessa Angelina è italiana, solo che alla gente poco importa: è nata e cresciuta in Africa e tanto basta.
Lei e la sua famiglia sono degli ex-tripolini che avrebbero continuato a vivere in Libia se Gheddafi non li avesse cacciati nell'ottobre del 1970.

Un branco di diseredati senza più né casa né patria né appartenenza alcuna, degli sfollati che, costretti a venire a vivere in Italia (il loro Paese, in teoria) divenivano il simbolo di una storia coloniale che si aveva solo voglia di cancellare e non certo di ricordare.
Uomini, vecchi, donne, ragazzi, bambini... colpevoli senza aver fatto niente, fatti sentire degli intrusi da emarginare e da trattare con sprezzante distacco.

"C'è qualcosa nel luogo dove si nasce. Non tutti lo sanno. Solo chi è strappato a forza lo sa. 
Un cordone sepolto nella sabbia.
Un dolore che tira sotto e ti fa odiare i  tuoi passi successivi".

Angelina cerca di integrarsi a modo suo in questa nuova vita ma le resta dentro un sentimento di struggente nostalgia per la sua vecchia vita in Africa, in cui si sentiva libera e sé stessa.

Vito sa della storia di sua madre e della loro famiglia e dalla genitrice ha preso la stessa irrequietezza di chi sta al mondo ma senza saperci stare, come dei perenni esuli.

Vito ama il mare, nuotare per ore sino a far preoccupare sua madre, che viaggiando per mare ha lasciato la sua Tripoli per venire in Sicilia, e sempre dal mare arrivano barconi di disperati, "letame umano, fuoriusciti per fame, per guerra".

In attesa di capire cosa vuol farne della propria vita, il ragazzo si ferma a guardare quel mare così vasto, e gli sembra, ogni giorno di più, una discarica di avanzi e di barche mai arrivate. 
Un giorno Vito fruga e recupera qualche oggetto: sono pezzi di memoria, che testimoniano che tanti poveri esseri umani di cui non si sa neanche il nome, sono passato di lì, hanno vissuto una loro vita prima di perderla nel mare, hanno amato, odiato, sperato, riso, pianto.
Erano nonni, fidanzate, mogli, mariti, fratelli, sorelle, madri con i loro figli.

Mare al mattino sa emozionare e far riflettere, dando voce - seppure in un numero di pagine relativamente modesto - a pochi ma ben definiti personaggi, i cui vissuti emotivi ci arrivano con chiarezza e forza.
Il saper esplorare le sfumature dell'animo umano è una delle caratteristiche che più amo di questa autrice, che sa tratteggiare gli uomini e le donne delle sue storie nelle loro complessità, vulnerabilità e punti di forza, così da creare un legame empatico tra essi e i lettori.

Mi è piaciuto molto questo libro ma mi spiace dover realizzare che da questo momento in poi divento ufficialmente "orfana" delle opere di Margaret Mazzantini, avendone letto tutti i libri pubblicati. 

Ancora una volta, a colpirmi dritta in faccia è la sua penna schietta e decisa, quel suo modo di scrivere che sa essere crudo e senza filtri nel descrivere realtà umane complesse, dolorose, ferite, e che al contempo riesce, in tanti passaggi, a raggiungere vette di intensità e di lirismo che commuovono.
Mi piace il suo toccare temi profondi e sfaccettati, come in questo caso: l'immigrazione, gli angosciosi "viaggi della speranza" che sono sempre viaggi all'inferno e che, quando non si concludono con un approdo in cui questi nostri simili sono sani e salvi, vanno a riempire di morti innocenti gli abissi del mare; e ancora il rapporto madre-figlio, l'amore, il dolore, l'identità, il legame con la propria terra e le proprie radici.


Lo consiglio a chi desidera leggere un romanzo breve ma emotivamente impattante, dalle cui pagine emergono in modo vivido gli stati d'animo, i pensieri turbolenti, le paure e i sogni di chi è stato costretto, dalla vita, a lasciare, perdere, rinunciare, dare una svolta alla propria esistenza, a volte in cambio di niente.

"...vane diventano le parole ripetute troppe volte. I pensieri sono un gas cattivo".

giovedì 22 agosto 2024

RECENSIONE - OMBRE DI LUCE. LE FIGLIE DI NAPOLI di Grazia De Gennaro


Luce e ombra, chiarezza e oscurità, verità e paura; il romanzo di Grazia De Gennaro è intriso di concetti antitetici e complementari che trovano in una Napoli magica, realistica e visionaria insieme, il terreno ideale: per le piazze e per i vicoli e attraverso l'arte, di cui è pregna la città campana, emergono storie e personaggi che si muovono come sospesi tra la vita e la morte, e la stessa protagonista - una giovane artista molto talentuosa - si ritroverà ad affrontare un inaspettato viaggio mistico, contrassegnato da  fede, credenze, religione e fatalismo, al termine del quale ciò che le era oscuro diverrà chiaro e l'aiuterà a crescere e a divenire una donna consapevole di sé stessa, dei propri doni, delle proprie contraddizioni e speciali imperfezioni che la rendono unica.



OMBRE DI LUCE. LE FIGLIE DI NAPOLI
di Grazia De Gennaro



Pensiero Creativo
176 pp
LINK
Luce Balzani è una bravissima e apprezzata fotografa con la passione per la pittura e l'arte in generale; orfana di entrambi gli amati genitori, è una ragazza madre, avendo avuto la piccola Amaris quando era appena ventenne, nel corso della relazione con l'allora fidanzato, Tiberio.

Il legame con quest'ultimo è naufragato già da un po', più precisamente da quando Luce ha scoperto che egli la tradiva con la sua migliore amica: il più classico dei cliché che però ha generato una profonda ferita nel cuore della fotografa, contribuendo a renderla chiusa e diffidente verso tutti.

Un giorno, mentre è in visita alle Gallerie dell’Accademia di Venezia ed è in piedi davanti al dipinto Tempesta di Giorgione, si accorge di non essere sola ad ammirare l'opera d'arte: al suo fianco è apparsa una giovane dai capelli corti rosso mogano e dai grandi occhi espressivi.
Le due iniziano a parlare e, immediata, nasce un'alchimia frutto della comune passione per l'arte.

Edith Esposito - questo è il nome dell'interlocutrice - è anch'ella un'artista, ha un modo di fare e di parlare affascinante ed empatico, ma c'è in lei un che di enigmatico, misterioso e tali sono anche alcune frasi che rivolge a Luce, la quale è turbata e rapita da questa sconosciuta che sembra scrutarle dentro l'anima come nessuno ha mai fatto.

«Continui a respingere le ombre, ti fanno troppa paura. Ma la tua arte non mente»

...le dice Edith a un certo punto, incoraggiandola a non cercare le ragioni per vivere fuori da sé stessa: Luce è la ragione e solo guardando con onestà e senza timori dentro di sé, attraversando il buio e le ombre, potrà afferrare la luce.

Le parole sibilline ma forti che una perfetta estranea le rivolge, con la sicurezza di chi la conosce meglio di chiunque altro, colpiscono una perplessa Luce nel profondo.
L'incontro con quella sensibile artista le resta scolpito nel cuore e non può che augurarsi di incontrarla nuovamente.

Il suo lavoro di fotografa le permette di incontrare e stringere amicizia con una modella non solo esteticamente molto bella ma anche intelligente, acuta e schietta: Ginevra.
Anche se non si erano mai incontrate prima, Ginevra in realtà non è una "perfetta estranea", essendo la nipote di Betta, un'anziana vicina di casa non vedente che tiene con sé la piccola Amaris quando Luce è impegnata con il lavoro.

Frequentandola, Luce si rende conto di come Ginevra sia una donna dalle mille risorse, che le parla con estrema franchezza, confidandosi in modo sincero, raccontandole di sé e del proprio percorso personale, che le ha permesso di essere la donna che è oggi, consapevole della propria bellezza fisica, dietro alla quale c'è un'anima sensibile, amante dell'arte.

E proprio grazie a Ginevra, Luce avrà modo di fare esperienze particolari che l'aiuteranno a maturare, a scoprirsi e a tirar fuori la sua vera essenza.

In questo percorso fuori dall'ordinario e mistico, altri personaggi avranno il loro ruolo, come Betta - che ha un dono straordinario, grazie al quale "vede" ciò che gli occhi fisici non possono cogliere -, don Carmine (un prete centenario, che accoglie Luce per ascoltare ciò che le pesa sul cuore) e la stessa Amaris, una creaturina sveglia e speciale.

Luce, quindi, comincia un viaggio interiore che la porta gradualmente a realizzare cosa voglia dire essere "una figlia di Napoli".


«sei figlia di Napoli, non si può mai sapere».
«Che significa?» le tremò la voce.
«Acca’, ’e viv e ’e muort camminano ’ngopp ’a stessa via».


I vivi camminano fianco a fianco a coloro che non non ci sono più, in un continuo andirivieni tra vita e morte, in un eterno filo che lega l'oscurità alla luce.

"Non c'è luce senza le ombre": è il fil rouge che accompagna la protagonista nella sua scoperta di sé, che non può avvenire senza l'attraversamento di ciò che la fa star male.

Luce deve imparare a riconoscere le proprie paure, debolezze, mancanze, a non rinnegarle, a non rifuggirle come se se ne dovesse vergognare; le difficoltà affrontate fino a quel momento l'hanno indotta a crearsi una corazza per mostrare a sé stessa e agli altri che lei è forte, che può prendersi cura della propria persona e soprattutto di una figlia nonostante siano morti i propri genitori e nonostante il padre di Amaris sia un uomo poco affidabile.

Ma essere forti non significa non piangere, non ammettere di avere delle fragilità e dei timori: al contrario, solo tirandoli fuori è possibile imparare a vivere appieno, e l'arte - con la sua bellezza e la sua perfezione - è per Luce sicuramente uno strumento importante per lasciare la propria "firma", la propria impronta nel mondo.

Attraverso l'arte, Luce può far emergere la propria anima.

"L’anima è una cosa che abbiamo dentro, e si può vedere solo quando facciamo le cose che amiamo."


Nel proprio percorso di consapevolezza e, in un certo senso, di rinascita, Luce vivrà qualcosa di misterioso e sovrannaturale, un'esperienza che unisce terreno e ultraterreno, il mondo dei vivi e il regno dei morti, tradizioni popolari, credenze religiose e folklore, in un mix ammaliante che rende la protagonista simile al poeta Dante, il quale seguiva affascinato la propria guida, Virgilio, in un viaggio meraviglioso e sorprendente.


Ma il viaggio di Luce non la porta nei gironi dell'inferno né in paradiso, bensì è un percorso inevitabile per imparare ad apprezzarsi, a perdonarsi, ad avere fiducia in se stessa e nelle sue capacità.
Il passato, in questo cammino interiore, ha la sua importanza perché ci sono ferite che hanno un'origine e una causa ben precise ed è lì, dove hanno avuto inizio e luogo, che dobbiamo ritornare per "mettere a posto" ciò che, nel presente, ci crea malessere e angosce, limitandoci.


Il romanzo di Grazia De Gennaro è un'opera particolare per contenuti e stile, che si legge con vero piacere grazie ad una penna raffinata, colta, a un racconto intenso, ricco, in cui si respira l'arte (e l'amore per l'arte) ad ogni pagina.

Oltremodo affascinanti sono i dettagliati e precisi i riferimenti a luoghi della città, dal Cimitero delle Fontanelle alla Piazza del Gesù, dall’Accademia di Belle Arti al il Maschio Angioino e i Quartieri Spagnoli. 
Napoli non è semplicemente uno sfondo ma è accompagnatore silenzioso della metamorfosi cui va incontro Luce Balzani, una donna ferita ma forte, determinata, con dentro una luce che ella per prima deve riconoscere e lasciar emergere proprio da quelle crepe che la vita ha creato in lei e che, lungi dal renderla debole, l'hanno fortificata e resa la persona che è e che ancora può diventare.

"...dietro ogni luce c’è sempre un’ombra. Dietro ogni bel sorriso ci sono state lacrime amare, dietro ogni sogno realizzato ci sono sempre rinunce e delusioni. Dietro una morte, c’è stata una vita...".

Leggendo, mi sono sentita trasportare per le vie di questa Napoli piena di storia, bellezza artistica, ricchezza umana e anche a me, come alla protagonista, è sembrato che la realtà e ciò che è materiale non fossero poi così lontani dall'aldilà, dal sogno, e che il visibile e l'invisibile spesso si intreccino in modi inspiegabili.
In "Ombre di luce"  il lettore diventa per un po' anch'egli "figlio di Napoli" e si sente pronto a mettere da parte la razionalità per far spazio a ciò che è trascendente, immateriale, oltre da noi ma non per questo meno vero.

È una lettura coinvolgente e piena di fascino, che consiglio in special modo a chi desidera immergersi in una storia originale, profonda, a tratti impalpabile ed eterea, in cui si dà risalto, attraverso la passione per l'arte, alla bellezza che c'è nell'anima di ognuno di noi.

mercoledì 21 agosto 2024

[ Cover Reveal ] TULIPANI di Khrystyna Gryshko, disponibile dal 27 agosto

 

Lettori, oggi qui sul blog vi presento un romanzo avvincente e ricco di colpi di scena, dove amore, coraggio e redenzione si intrecciano in una storia che vi terrà incollati alle pagine fino all'ultima parola: Tulipani, dell'autrice Khrystyna Gryshko, in uscita il 27 agosto.



TULIPANI
di Khrystyna Gryshko


Collana Editoriale Nirvana – PubMe
300 pp
 Autoconclusivo
0,99 euro (ebook)
16 euro (cart.)
Uscita prevista:
27 agosto 2024

SINOSSI

Londra, XIX secolo. 

Edgar Scott, giovane nobiluomo, vede il suo mondo crollare con la morte della madre, abbandonando il sogno di studiare Medicina e diventare chirurgo.

Pur avendo sempre amato un'altra donna, l'italiana Angelica, sua amica d'infanzia e unico amore, l'incontro con Sofia, una brillante giovane di umili origini, cambia ogni cosa per lui. Tra scontri e attrazioni nascoste, insieme i due scoprorno che l'amore potrebbe persino superare le barriere sociali.

Ma quando la verità sulle origini di Edgar emerge e la società si ribella, Sofia si trova a combattere non solo per il suo futuro, ma anche per l'onore di colui che ha accanto. 

Riusciranno Edgar e Sofia a superare scandali e segreti per trovare insieme la felicità?


Genere: Historical Romance, Slow Burn. Social Gap, Hidden Identity, Enemies to lovers, Forced Proximity.

Disponibile: Formato E-book su Amazon e Kindle Unlimited e Formato Cartaceo in tutti gli store online e nelle librerie.


martedì 20 agosto 2024

CONFUSIONE di Elizabeth J. Howard [ RECENSIONE ]



Con il terzo volume dei Cazalet siamo nei primi anni '40 del secolo scorso e, in particolare, ci tuffiamo nel cuore della Seconda Guerra Mondiale, periodo ricco di profondi cambiamenti in cui la benestante famiglia protagonista è passata da un modo di vivere spensierato a uno decisamente più cupo e dominato da incertezze e timori.


CONFUSIONE
di Elizabeth Jane Howard

Fazi Ed.
trad. M.Francescon
526 pp
13 euro
È il 1943 e siamo in pieno conflitto mondiale; i raid aerei e il razionamento del cibo sono sempre all’ordine del giorno ma le giovani fanciulle della famiglia Cazalet stanno uscendo dal guscio e possono cominciare a vivere con maggiore indipendenza la propria vita.
È ciò che sta accadendo alle maggiori tra le cugine: Louise, Polly e Clary, che fanno il loro ingresso ufficiale nel mondo "dei grandi". 

Affamate di libertà, autonomia e futuro, le tre giovani donne sono eccitate e curiose nei confronti di ciò che le aspetta al di fuori delle confortevoli e conosciute mura domestiche; si avviano, quindi, lungo percorsi differenti, ciascuna con i propri sogni e speranze e con la propria personalità.

Superati i venti anni, Louise finisce per restare imbrigliata in un matrimonio sì di classe, vantaggioso e fonte di sicurezza, ma che si rivelerà da subito claustrofobico, opprimente..., la famigerata gabbia dorata ma infelice.

Sul legame tra lei e il marito - Michael, che ha passato i trenta e tratta la sua giovane mogliettina come un'adolescente immatura, deliziosamente capricciosa e bisognosa di essere guidata in ogni cosa... - incombono diversi problemi: non solo la guerra (che separa marito e moglie molto spesso, essendo Michael impegnato nel conflitto) ma ancor di più la suocera, che ha col figlio un rapporto eccessivamente forte e controllante, che sfocia nel morboso.

Le vicende riguardanti Louise sono pregne di sentimenti di infelicità, insoddisfazione, senso di colpa, in quanto la ragazza, da una parte, è cosciente di non amare alla follia il marito, di sentirsi intrappolata in una vita che non le permette di essere davvero sé stessa (sognava di fare l'attrice, tanto per iniziare), né tanto meno la fa sentire libera e appagata, dall'altra si sente un'ingrata perché sa che tantissime coetanee farebbero carte false per essere al suo posto, vale a dire sposate a un uomo affascinante e ricco come Michael, che si prende cura di lei come il più affettuoso dei consorti.
Quando poi scopre di essere incinta, la giovane figlia di Villy e Edward avvertirà un sempre maggiore senso di oppressione e di impotenza...

Polly e Clary sono due belle signorine che hanno lasciato finalmente le mura di Home Place per trasferirsi a Londra e fare i loro primi passi nell’agognata età adulta, che però si rivela essere complicata, ingarbugliata ma anche eccitante. 
Le due cugine si vogliono un gran bene e, pur avendo caratteri molto diversi, condividono sogni e speranze; i segreti, un po' meno: la bellissima Polly a un certo punto si innamora ma è molto reticente a confidare alla cugina (che lei vede come ancora poco matura) l'identità del fortunato.

Per quanto riguarda gli adulti, beh, essi hanno il loro gran daffare con lutti, tradimenti, relazioni clandestine e rinunce: Rachel è sempre la devota figlia nubile che non riesce a non dedicarsi anima e corpo alla famiglia, consapevole di come tutti in casa abbiano praticamente bisogno di lei, dalla mamma (la Contessa) che ha un'età avanzata, al Generale (il padre), ormai cieco.
Ma anche la sua "amica speciale" Sid ha bisogno di lei e desidera insistentemente che Rachel le dedichi tempo e attenzioni, ben sapendo che è giunto il momento, per entrambe, di viversi alla luce del sole.
Riuscirà Rachel a decidersi a pensare un po' di più alla propria felicità?

Zoë, la seconda moglie di Rupert (padre di Clary, partito per la guerra) ha dato alla luce la loro figlia Juliet ma di cosa sia successo al caro Rupert resta ancora un mistero, che lascia tutti i famigliari in apprensione; è passato del tempo da quando hanno saputo che non era morto bensì disperso, ma col trascorrere dei mesi, la speranza che torni vivo dalla guerra si fa sempre più flebile.
A sperarci è soprattutto Clary, che continua con costanza a scrivere un diario-lettera indirizzato al padre, in cui aggiorna tutto ciò che le accade, con la speranza che un giorno il padre possa leggerlo.

Dal canto suo, Zoë è ancora così giovane e desiderosa di vita ed emozioni! Vivere in quel limbo, in cui non è né vedova né sposata, la sta lacerando e rendendo insoddisfatta..., ma il destino le mette davanti un uomo con cui immediatamente nasce un'affinità sincera e intima...

Edward prosegue con le sue menzogne e la sua relazione adulterina con Diana, alla quale promette di prendere decisioni serie (cioè lasciare Villy) ma la coerenza non è il suo forte...

Insomma, seguiamo le vicende dei nostri amati Cazalet mentre la guerra è in corso, influenzando le vite dei singoli e di tutti, con conseguenze sulla vita quotidiana, sui legami interpersonali e sul modo stesso di pensare dei personaggi, su come affrontano le diverse situazioni di cui sono man mano protagonisti.

Se gli adulti - fatta eccezione per Zoë, le cui vicende personali sono molto coinvolgenti - sono "sempre gli stessi" e non attraversano particolari evoluzioni, a maturare molto sono le ragazze, che diventano delle giovani consapevoli che la vita le sta chiamando a confrontarsi con le proprie responsabilità di adulte e con la legittima voglia di ritagliarsi il proprio posto nel mondo.


La Howard ha una scrittura elegante e raffinata, un modo di narrare estremamente fluido e piacevole; come credo di aver scritto nelle recensioni dei due libri precedenti, la ricchezza di dettagli con la quale l'autrice si sofferma su ambienti, personaggi e situazioni, è assolutamente apprezzabile e, pur diluendo il ritmo narrativo, non annoia il lettore ma anzi ha il pregio di trasportarlo nel cuore della storia, anzi, delle singole storie, avvicinandolo a ogni personaggio, così che di ciascuno egli "senta" gli stati d'animo, i pensieri, i turbamenti.

Confusione ci dà un ritratto autentico dell'Inghilterra durante gli anni della guerra, evento che fa da sfondo alle vicissitudini dei personaggi, i quali sono sempre assolutamente ben delineati e realistici; si potrebbe essere indotti a pensare che il fatto che essi appartengano all'agiata borghesia inglese (e siano quindi dei "ricconi privilegiati") li renda idealizzati e lontani da noi, ma non è così: uomini e donne, adulti e giovani, i Cazalet sono persone che continuano a crescere, a sbagliare e a rialzarsi, a trovare nuovi modi e nuove risorse personali per adattarsi ai grandi e piccoli cambiamenti storico-sociali

Consigliato a chi, ovviamente, ha già letto e apprezzato i primi due libri; per chi ancora non l'ha fatto ed ama le saghe famigliari storicamente ben contestualizzate, il mio invito è di dare una chance a questa serie: non sarà difficile affezionarsi ai Cazalet e, personalmente, ho infatti molta voglia di proseguire con il terzo libro, Allontanarsi, anche perché Confusione termina con un bel colpo di scena.




I LIBRI DELLA SAGA "I CAZALET"

GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA
IL TEMPO DELL'ATTESA
CONFUSIONE
ALLONTANARSI
TUTTO CAMBIA






domenica 18 agosto 2024

LA DIGA di Michael McDowell (Blackwater II) [ RECENSIONE ]


Nel primo libro della saga famigliare gothic/paranormal Blackwater - La piena - ci siamo lasciati con la mia curiosità di proseguire a sbirciare nelle vite dei membri della ricca famiglia Caskey, del resto degli abitanti di Perdido e, soprattutto, di aggiungere nuovi elementi per meglio conoscere la enigmatica e scaltra Elinor Dammert, entrata con passo felino nell'esistenza del buon Oscar Caskey e osteggiata ferocemente dalla testarda e prepotente suocera, Mary-Love.
A complicare i legami famigliari. già di per sé molto tesi, si aggiunge il progetto di costruire una diga che protegga la cittadina da future eventuali inondazioni.
Elinor è forse l'unica voce contraria al progetto ed è convinta che nulla di buono ne verrebbe se la diga venisse costruita...



LA DIGA
 (Blackwater II)
di Michael McDowell



Neri Pozza
Trad. E. Cantoni
256 pp
Sono trascorsi tre anni dalla terribile piena che ha inondato Perdido, in Alabama; pian piano la vita è ripresa normalmente e la gente ha cercato di riavviare le proprie attività, compresi i Caskey, impegnati con le loro segherie.

Tra Mary-Love Caskey e l'adorato figlio Oscar le frizioni non mancano a motivo dell'ostilità tra la matriarca e la nuora, Elinor;  nonostante quest'ultima abbia praticamente "barattato" Oscar con la loro primogenita Miriam (su cui la nonna e la zia Sister hanno decretato l'assoluto possesso manco fosse figlia loro) senza che tale "operazione" l'abbia turbata più di tanto, i rapporti con la suocera non sono affatto migliorati.
E adesso Elinor è nuovamente in attesa di un altro bambino e, mentre le due donne ostentano indifferenza, in realtà sotto le ceneri covano odio e rancori profondi l'una verso l'altra.

In particolare, è Mary-Love a non darsi pace: umiliare la nuora è diventata una missione che occupa la sua mente in maniera quasi ossessiva e il destino sembra darle una grossa mano...


Nel 1922 la città di Perdido vota quasi all'unanimità perché si avviino i lavori per la costruzione di un'imponente diga, unico baluardo possibile contro la furia dell'acqua. 

Ad occuparsi del progetto è l'ingegnere Early Haskew, un giovanottone dall'aspetto decisamente rustico al limite dello zotico ma, a dispetto delle poco raffinate apparenze, nasconde un buon cuore e una grande gentilezza d'animo.

Prepotente e controllante come sempre, Mary-Love insiste per offrire ospitalità all'uomo, ma non certo per uno slancio di pura magnanimità: desidera solo "far schiattare" Elinor, che abita accanto e che vedrà con i propri occhi come la suocera stia ospitando nientemeno che "il creatore" della diga che lei tanto detesta.

E in effetti la suocera riesce nell'intento di far innervosire grandemente Elinor, che non fa che lanciare improperi e anatemi verso il nefasto progetto: il Blackwater non vuole la diga costruita dagli uomini, le sue acque non potrebbero comunque essere fermate e le conseguenze saranno terribili.

Quando ne parla con un perplesso Oscar, questi non sa che rispondere all'amata consorte: perché per lei è una tale tragedia la costruzione di un qualcosa che, al contrario, potrebbe proteggerli da una prossima piena e concedere loro serenità?
Elinor è convinta che non ce ne saranno ma che è importante non "sfidare" il fiume con un tale progetto, e più lei si lascia andare a queste strambe dichiarazioni, meno Oscar ci vede chiaro.

A noi lettori, però, viene data una prospettiva differente che ci lascia capire con sempre maggiore chiarezza come Elinor sia visceralmente legata alle acque furiose del Blackwater, come se la sua stessa natura ed esistenza dipendessero da esse.
La domanda si fa spontaneamente insistente: chi è davvero Elinor?

Ad aggiungere un inquietante e crudele elemento per rispondere al quesito ci pensa un innocente: John Robert, un ragazzino di Perdido, figlio di una coppia umile e onesta che ama con tutto il cuore questo figlio speciale.
John Robert, infatti, è un ragazzino particolare, un po' "lento" di comprendonio, spesso assente e perso nel proprio mondo, caratteristica che fa sì che gli adulti lo guardino con compassione (quando non con sprezzante sufficienza) e i coetanei lo prendano in giro ferocemente, come solo i ragazzini sanno fare quando sono in gruppo e prendono di mira il più debole della classe o della combriccola.

Attorno al personaggio di John Robert prendono forma dinamiche che finiscono per turbare il lettore e lasciargli addosso una sensazione di amarezza e di ingiustizia, ed Elinor avrà la sua parte centrale in queste dinamiche e, anzi, le sue azioni confermeranno la sua natura, legata a qualcosa di sovrannaturale e spaventoso.

Intanto, in casa Caskey, dopo Oscar (sempre più vicino alla moglie e, di conseguenza, distante dalla invadente genitrice) è il turno di Sister di cercare di tagliare il cordone ombelicale con questa madre controllante e troppo abituata a comandare e disporre egoisticamente delle esistenze di chi le è vicino.

Sarà proprio la presenza quotidiana e rassicurante dell'ingegnere Early ad offrirle l'occasione per spiccare il volo e, finalmente!!, prendere decisioni in autonomia, lavorando per la propria felicità, il proprio futuro, cercando di perseguire i propri obiettivi senza l'ingerenza materna.

Ma a Perdido non arrivano solo Haskew e tutti gli uomini impegnati a lavorare nel cantiere allestito per la costruzione della diga: arriva anche Queenie Strickland con i suoi due figli.
La donna è la cognata di James Caskey, cognato di Mary-Love, padre della piccola Grace e divenuto (nel precedente libro) vedovo dopo la morte della moglie, Genevieve (morta in circostanze piuttosto "turbolente"... e strane), che aveva appunto una sorella, Queenie.

Queenie ha lasciato casa propria e il violento marito ed è venuta a rifugiarsi a Perdido, sotto le ali di James; essendo una persona chiacchierona fino all'esasperazione, nonché incline ad approfittare e chiedere favori, in pochi a Perdido hanno una grande e positiva considerazione di lei; e se Mary-Love la tollera a malapena, a farci amicizia è ovviamente soltanto Elinor, le cui "profezie" circa le nefaste conseguenze che porterà con sè la diga coinvolgeranno la stessa Queenie in modo abbastanza drammatico.

Il romanzo non può che terminare con una nota di mistero e ad avvertirla è, ancora una volta, un'anima pura e innocente - una bambina - la quale sente - anche se non saprebbe denominarla con esattezza - che qualcosa di sinistro vive attorno a lei.
Qualcosa che la terrorizza e che sembra guardarla con occhi cattivi e pronta ad aprire le fauci per divorarla...


Anche il secondo libro della saga l'ho letto celermente e con crescente interesse, grazie alle atmosfere ricche di suspense, a una narrazione dettagliata che fa proprio della ricchezza di particolari e di immagini vivide la sua forza, contribuendo a innescare nel lettore continue sensazioni di inquietudine e di attesa.

Ritroviamo il tema dei legami famigliari (con tutte le tensioni e le problematiche ad essi legati, quando  i rapporti sono "sbilanciati" e c'è un membro più forte che domina sugli altri, i quali si sono sempre lasciati condurre e comandare, per poi decidere improvvisamente di ribellarsi), della natura con la sua intrinseca potenza e vitalità, che non sempre può essere domata dalla forza dell'uomo, convinto di poter disporre di essa a proprio piacimento.

E ovviamente c'è il Male, che si manifesta tanto in forme sovrannaturali quanto attraverso i comportamenti umani; i personaggi di Blackwater sono complessi e ben sviluppati, di essi conosciamo punti deboli, insicurezze, timori, difetti, li vediamo in balia dei propri demoni interiori e desideri nascosti, e le loro singole azioni, unite alle interazioni tra essi, creano (o mantengono o aumentano) tensioni e conflitti che danno ulteriori movimenti e spinte alla trama.

Concludendo, la storia si fa sempre più interessante e la lettura del terzo libro penso proprio che non tarderà ad arrivare.


LIBRI DELLA SAGA

1. LA PIENA
2. LA DIGA

3. LA CASA
4. LA GUERRA
5. LA FORTUNA
6. PIOGGIA
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