Quella di Angelica è la storia di un percorso di consapevolezze e di crescita, acquisite grazie al ritorno alle proprie origini, alla propria terra - aspra e generosa insieme -, ed è costellato dall'intensa dolcezza del miele e dalla costante tenacia delle infaticabili api.
LA CUSTODE DEL MIELE E DELLE API
di Cristina Caboni
Ed. Garzanti 330 pp 16.40 euro |
Angelica è una giovane donna che da anni ormai conduce un'esistenza nomade, priva di radici; lasciata la terra natìa - la Sardegna - quand'era adolescente, insieme alla mamma e al marito di lei, e trasferitasi a Roma, una volta cresciuta, è diventata un'esperta apicoltrice: il miele è la sola voce con cui riesce a far parlare le sue emozioni, solo tra le api si sente felice, a proprio agio, compresa e protetta, e a sua volta le ama e sa come prendersi cura di loro, perché....:
"...in fatto di api Angelica ne sapeva più di chiunque altro"
"...in fatto di api Angelica ne sapeva più di chiunque altro"
"Era quello il suo mestiere: apicoltrice itinerante.
Conosceva le api, il loro ronzio era la sua amica preferita, un linguaggio che comprendeva intimamente, fatto di profumi, di suoni, di consapevolezza. Risolveva i problemi che facevano soffrire gli apiari e poi ripartiva.
Era una custode. L'ultima custode delle api. Depositaria di un'arte antica che si tramandava solo da donna a donna.".
Se dipendesse solo dal suo lavoro, Angelica potrebbe dirsi la persona più felice del mondo perchè ama ciò che fa e di certo non c'è cosa più bella che guadagnarsi da vivere facendo ciò che appassiona; eppure...la felicità è un miraggio ben lontano: la vita di Angelica è povera di grande emozioni, di rapporti sociali, e fatta eccezione per Maria, sua madre (con cui ha da sempre un rapporto conflittuale, di odio-amore), e l'amica del cuore Sofia (anche lei ha a che fare con il miele per motivi di lavoro), non ha grandi relazioni umane ad arricchirle l'esistenza.
Angelica è una ragazza solitaria, che si è sempre sentita incompresa, inadeguata, un pesce fuor d'acqua tra le strade del mondo; il suo sguardo è per lo più rivolto al passato. a quei giorni orma volati via in cui si è sentita felice, "a casa", e questo nonostante i problemi non mancassero.
Angelica ha trascorso l'infanzia ad Abbadulche, un paesino (immaginario) ubicato su un'isola al largo della Sardegna, circondato da boschi e da una natura incontaminata e lussureggiante, a stretto contatto con l'ambiente circostante ed in particolare con l'affascinante mondo delle api, che ha imparato a conoscere ed amare grazie agli insegnamenti e all'esempio di Jaja, un'anziana donna che vendeva un miele favoloso, frutto dell'incessante lavoro delle "sue" api.
Jaja, il cui vero nome è Margherita, è una figura dell'infanzia che ha contato moltissimo per Angelica, e non solo perchè le ha lasciato in eredità l'amore per le api e il miele, ma anche perchè ha costituito, per diverso tempo, il solo e vero punto di riferimento per la bambina, che altrimenti avrebbe trascorso giornate intere sola in casa perchè mamma Maria la lasciava per andare a lavorare...
Jaja è stata una nonna, amorevole, saggia, dolce, protettiva... e quando Angelica è stata costretta a lasciarla a motivo delle scelte materne, ne ha sofferto molto, tanto da non riuscire ad integrarsi nella sua nuova vita nella capitale.
E poi non aveva lasciato soltanto Jaja e le api, in Sardegna, ma pure il suo primo" piccolo grande amore": Nicola, il coetaneo sensibile e pieno di sogni con cui ha condiviso pensieri e desideri, le carezze, i primi baci, le corse al mare e le passeggiate in mezzo alla natura.
E proprio quando, conscia di essere infelice lontano da Jaja, da Abbadulche, da Nicola, una giovanissima Angelica aveva deciso di lasciare la madre a Roma e tornare lì dove si era sentita parte integrante di qualcosa di bello, la mamma le svela che lì, in quello sperduto paesino scevro di futuro ed opportunità, nessuno più l'aspettava, anche perchè... Jaja era morta.
E così, Angelica è vissuta per più di dieci anni in giro per il mondo, mettendo a frutto i segreti confidatigli dalla sua Jaja; la sua casa è il suo camper; niente legami, niente amicizie durature, schiva, riservata, sempre pronta a fuggire da tutto per paura di vedersi nuovamente strappata ad affetti importanti:
Angelica è una ragazza solitaria, che si è sempre sentita incompresa, inadeguata, un pesce fuor d'acqua tra le strade del mondo; il suo sguardo è per lo più rivolto al passato. a quei giorni orma volati via in cui si è sentita felice, "a casa", e questo nonostante i problemi non mancassero.
Angelica ha trascorso l'infanzia ad Abbadulche, un paesino (immaginario) ubicato su un'isola al largo della Sardegna, circondato da boschi e da una natura incontaminata e lussureggiante, a stretto contatto con l'ambiente circostante ed in particolare con l'affascinante mondo delle api, che ha imparato a conoscere ed amare grazie agli insegnamenti e all'esempio di Jaja, un'anziana donna che vendeva un miele favoloso, frutto dell'incessante lavoro delle "sue" api.
Jaja, il cui vero nome è Margherita, è una figura dell'infanzia che ha contato moltissimo per Angelica, e non solo perchè le ha lasciato in eredità l'amore per le api e il miele, ma anche perchè ha costituito, per diverso tempo, il solo e vero punto di riferimento per la bambina, che altrimenti avrebbe trascorso giornate intere sola in casa perchè mamma Maria la lasciava per andare a lavorare...
Jaja è stata una nonna, amorevole, saggia, dolce, protettiva... e quando Angelica è stata costretta a lasciarla a motivo delle scelte materne, ne ha sofferto molto, tanto da non riuscire ad integrarsi nella sua nuova vita nella capitale.
E poi non aveva lasciato soltanto Jaja e le api, in Sardegna, ma pure il suo primo" piccolo grande amore": Nicola, il coetaneo sensibile e pieno di sogni con cui ha condiviso pensieri e desideri, le carezze, i primi baci, le corse al mare e le passeggiate in mezzo alla natura.
E proprio quando, conscia di essere infelice lontano da Jaja, da Abbadulche, da Nicola, una giovanissima Angelica aveva deciso di lasciare la madre a Roma e tornare lì dove si era sentita parte integrante di qualcosa di bello, la mamma le svela che lì, in quello sperduto paesino scevro di futuro ed opportunità, nessuno più l'aspettava, anche perchè... Jaja era morta.
E così, Angelica è vissuta per più di dieci anni in giro per il mondo, mettendo a frutto i segreti confidatigli dalla sua Jaja; la sua casa è il suo camper; niente legami, niente amicizie durature, schiva, riservata, sempre pronta a fuggire da tutto per paura di vedersi nuovamente strappata ad affetti importanti:
"In realtà il suo camper era ben altro: la sua soluzione a tutto. Era ciò che le permetteva di evitare quello che non le piaceva e di lasciarsi alle spalle ogni cosa. Di non dare spiegazioni. E poi a lei stava bene così, giusto? Poche persone di cui tenere conto davvero, e forse non proprio amici. La solitudine aveva i suoi vantaggi."
Ma adesso il destino ha deciso di darle un'altra possibilità e di metterla davanti a nuove sfide.
Sua madre ha una confessione da farle, qualcosa che lascia Angelica a bocca aperta per lo stupore e con in bocca e nel cuore un sapore di amarezza, di delusione, di rabbia, di impotenza...: in quella località sperduta in cui lei è cresciuta c'è un'eredità inaspettata che la attende, proprio là dove tutto è cominciato, su quell'isola dove è stata felice, dove ha imparato a conoscere il linguaggio misterioso delle api e a cantare per loro.
Proprio in quei luoghi dell'infanzia, amati, agognati, rimpianti, c'è una casa che sorge fra le rose più profumate, un albero che nasconde un segreto prezioso, un compito da portare a termine e che forse può salvare i meravigliosi doni che quella terra selvaggia sa donare a chi la rispetta e l'ama.
E' il tempo delle scelte, per la sfuggente Angelica; è il momento di crescere, di smettere di fuggire dalle proprie paure e timori, che invece vanno affrontati con determinazione e fiducia.
Quella fiducia che è un bene prezioso per ogni essere umano perchè non c'è persona che non abbia dei doni da mettere a frutto per il bene proprio e degli altri; questa fondamentale verità Jaja l'aveva compresa, fatta propria e, tornando a casa, Angelica scopre che tante donne hanno avuto la grande opportunità di alimentare la fiducia in se stesse e di scoprire le proprie uniche capacità, costruendosi così, con le proprie mani, un futuro luminoso.
Jaja lo vorrebbe: Angelica ha questo dono speciale di trovare il miele giusto per tutti e per ogni necessità....; sì, perchè quel delizioso dono della natura che è il miele "trova l'anima delle persone e le riempie di gioia. (...) Il miele è un concentrato di desiderio e di emozione", e allora non c'è tempo da perdere: Angelica deve tornare in quel luogo magico e antico in cui è cresciuta, lasciarsi avvolgere dagli odori intensi dei fiori e dell'erba fresca, dai colori vividi e dai suoni inconfondibili e rassicuranti di una natura rigogliosa e materna, dalle parole piene di saggezza e vigore racchiuse in un quadernetto appartenuto alla sua Jaja..., e continuare ciò che lei ha iniziato.
Costruirsi e attuare un progetto di vita cui fino a quel momento non aveva pensato non è semplice, ma c'è una persona in particolare che può aiutarla: Nicola, l'amore adolescenziale di cui lei ha un ricordo dolce e triste insieme, perchè ha dovuto rinunciarvi proprio quando esso era diventato unico e profondo.
Anche Nicola ha il suo vissuto alle spalle, e tornando ad Abbadulche non sa cosa aspettarsi; ora che vi ritrova la sua Angelica, combattiva, pura, vera... così come la ricordava, si rende conto che quel sentimento acerbo che li aveva legati anni prima, il tempo non l'ha assopito.
Nicola è il solo che conosce tutte le paure che si rifugiano nei grandi occhi di Angelica ed egli è in grado di curare le sue ferite, darle coraggio e, finalmente, farle ritrovare la sua vera casa.
Ma per ogni sogno coltivato, ci sono ostacoli da superare, battaglie da vincere, problemi da trasformare in nuove possibilità; e chissà che a questo sogno, antico e nuovo insieme, di far sì che il miele continui a portare la sua dose di felicità e benessere a chi lo ricerca - come accadeva quando c'era Jaja - nel pieno rispetto della natura, non si uniscano altre persone, desiderose anch'esse di dare una direzione e uno scopo alla propria vita.
"La custode del miele e delle api" è un romanzo che profuma di cose buone: il sapore delle tradizioni, quelle che caratterizzano un certo luogo, in termini di odori, sapori, parole..., e che ciascuno dovrebbe avere a cuore di conservare e tramandare; l'odore forte dei prati, quello fragrante dei prodotti tipici - che sia il pane, dei deliziosi biscotti al miele... -, quello delicato del glicine, quello particolare dei vari tipi di miele, che - se chiudiamo gli occhi -quasi ci sembra di sentire in bocca per come è descritto con cura e passione; se c'è una cosa, infatti, che mi ha affascinata non poco è stata la presenza, ad ogni inizio, di una breve descrizione dei vari mieli, ognuno con le proprie insospettabili e straordinarie capacità.
Ho apprezzato molto il personaggio di Jaja, che compare nei flashback di Angelica ma anche nel presente in quanto la sua capacità di amare, incoraggiare, il ricordo dei suoi insegnamenti ricchi di saggezza sono ciò che spingeranno la protagonista a ritrovare l'energia per realizzare dei progetti importanti; Angelica, in certi momenti, l'ho trovata fin troppo insicura e demotivata, tanto da avere reazioni da ragazzina soprattutto rispetto a Nicola; Angelica emotivamente ha bisogno di crescere, di maturare consapevolezze necessarie, da adulta, decidendo di porre fine a un'esistenza di solitudine, allargando i propri orizzonti e circondandosi di persone con cui intrecciare relazioni vere, durature,
Ho letto questo libro lentamente, assaporando ogni parola; c'è molto sentimento tra queste pagine, le descrizioni naturalistiche sono suggestive, le vicende narrate sanno coinvolgere il lettore perchè toccano tematiche sensibili, quali il potere dei ricordi e della memoria, l'attaccamento alla propria terra natìa, il rispetto dell'ambiente naturale, che da solo è capace di donarci tanti frutti preziosi e di offrire agli uomini delle opportunità di vita e di impiego, la bellezza di sentirsi parte di qualcosa e qualcuno, di rendere il proverbio "l'unione fa la forza" non solo teoria, ma un motto per agire e darsi degli scopi nella vita; la necessità di condividere i propri talenti, ma anche le proprie emozioni, le paure, le aspettative... per scoprire che non siamo gli unici a provarle ma che la nostra anima può sentirsi intimamente legata ad altre anime e arricchirsi di questo scambio.
E non ultimo..., la meraviglia che è l'Amore, di cui abbiamo un disperato bisogno sempre, soprattutto quando da esso cerchiamo di fuggire e che, quando arriva, sa come farsi riconoscere.
Un lettura deliziosa, in tutti i sensi!
Obiettivo n. 10. Un libro in cui il protagonista (o uno dei personaggi) abbia il tuo nome o una variante dello stesso |
Ciao Angela, non ho letto questo romanzo, ma l'ho visto molte volte in libreria e non nego che m'incuriosisce...
RispondiEliminaSi, infatti anche io lo presi per curiosità e mi è piaciuto :)
EliminaCiao Angela, questo di Cristina è il suo romanzo che ho amato di più :-)
RispondiEliminaPer me è il primo che leggo e devo dire che leggerò volentieri altro di questa scrittrice :)
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