sabato 3 novembre 2018

Recensione: IL BAMBINO IN FAMIGLIA di Maria Montessori



Un breve saggio di pedagogia scritto da una delle più autorevoli  esperte di educazione e del mondo dell'infanzia che ha tanto insegnare a genitori, educatori, insegnanti..., e i cui principi e consigli sono di un'attualità disarmante.


IL BAMBINO IN FAMIGLIA
di Maria Montessori


Ed. Garzanti
137 pp
12 euro

«Il bambino in famiglia» raccoglie i testi di una serie di conferenze tenute nel 1923 a Bruxelles, nelle quali Maria Montessori traccia le proprie proposte per una Scuola dei genitori. 
Questa breve raccolta, quindi, si propone quale guida di igiene mentale per genitori ed educatori, affinchè possano essere pienamente coscienti di quanto importante sia il compito che essi hanno di educare il bambino, il quale va conosciuto per le sue caratteristiche di sviluppo ed esigenze specifiche in modo da aiutarlo ad essere l'adulto di domani.
Il tutto nel pieno rispetto dell'anima infantile e cercando di individuare quelli che sono gli errori che da sempre la pedagogia e gli adulti hanno commesso nei riguardi dell'infanzia. 

La Montessori è diretta e non ci gira attorno: abbiamo sbagliato tutto.
Abbiamo creduto e preteso di conoscere il bambino, di poterne prevedere bisogni ed esigenze e di sapervi rispondere..., ma l'unica cosa che abbiamo saputo fare è stata questa: immaginarci un bambino a nostra somiglianza, una sorta di adulto in miniatura da allevare, educare, correggere, indirizzare... secondo i buoni e perfetti principi psicopedagogici di moderna generazione,  che però... lungi dalla perfezione di cui ci illudevamo fossero rivestiti, avevano un grosso limite: erano adultocentrici.

L'adulto non può e non deve pensare di poter comprendere il mondo dell'infanzia e andargli incontro nel rispetto che merita, se antepone le proprie esigenze, i propri ragionamenti, se si crede il maestro perfetto e infallibile, il faro che può illuminare il buio dell'ignoranza e dell'inesperienza in cui sguazza l'infante.
E' l'adulto a doversi adattare al bimbo, non viceversa.
E' l'adulto a dover predisporre l'ambiente giusto (quello che la Montessori chiama "Casa dei Bambini") che lasci il bambino libero di esprimersi, di tirar fuori (del resto, dal latino, educare viene da educĕre, che significa proprio questo, tirar fuori) la propria essenza, il buono e il bello che per natura è in lui, in modo da raggiungere l'autonomia nel pieno rispetto del suo carattere, dei suoi tempi, delle sue propensioni e attitudini.

La  rivoluzione montessoriana sta in questo: al centro vi è il bambino, ma non a chiacchiere bensì coi fatti; non bastano le teorie dell'educazione e i migliori principi pedagogici se poi in casa e a scuola tutto - dagli armadi, ai tavoli, agli oggetti... - è a misura di adulto e non di bambino.

L'adulto deve abbandonare la presunzione di potersi sostituire al bambino, deve farsi da parte per non divenire un ostacolo al suo sviluppo ma guidarlo a muoversi con spontaneità e liberamente in un contesto a lui adeguato così da permettergli di fare esperienze atte a svilupparne la concentrazione, l'intelligenza, l'ordine ecc...

"La maestra deve consacrarsi alla formazione di un'umanità migliore. (...) alla maestra è affidata la fiamma della vita interiore in tutta la sua purezza. Se questa fiamma sarà trascurata, si spegnerà per non accendersi mai più".

E questo è un pericolo da non sottovalutare in quanto

"l'educazione infantile è il problema più importante dell'umanità".

Ma per rispettare le leggi della natura e della crescita di ogni bambino non bisogna far riferimento
ingenuamente e semplicemente ai tanti insegnamenti e teorie appresi nei testi di pedagogia; no, per conoscere e amare il bambino, bisogna osservarlo, con attenzione, con calma, con amore, individuando ciò di cui necessita per vivere, per perfezionarsi, soddisfacendo non soltanto i bisogni fisici e prendendoci cura del suo corpo in formazione, ma ancor di più della sua psiche, della sua anima.

"...bisogna credere a tutto il bene che sta nascosto nel bambino e prepararsi a riconoscerlo con cura e amore; solo così saremo in grado di saperlo giustamente apprezzare"..

Non sarebbe corretto credere che una pedagogista attenta come Maria Montessori sostenga che il bambino va lasciato libero senza essere indirizzato dall'adulto per paura di sopraffarlo (come s'è sempre fatto, purtroppo)!
Tutt'altro, il compito dell'educatore è quello di presentare a ogni bambino i materiali con cui egli può "lavorare" per imparare e crescere verso l'indipendenza, e vigilare sulle sue azioni in modo che esse non siano mai disordinate e fine a se stesse.

Io credo che i consigli e gli insegnamenti propri della pedagogia montessoriana abbiano una forza e un'efficacia  straordinarie, siano assolutamente attuali e utili non solo a chi lavora nell'ambito dell'educazione, ma anche per quei genitori che desiderino conoscere meglio le caratteristiche di sviluppo del proprio bambino per poter relazionarsi con lui nel pieno rispetto della sua personalità, ricordando che il solo fatto di essere adulti non ci rende perfetti, ma al contrario, con tutte le nostre imperfezioni possiamo sforzarci di essere umili e "servi" di questa piccola vita che che ci viene affidata.

Davvero di grande interesse, è uno volumetto che si legge con incredibile scorrevolezza e dà una visione panoramica del pensiero di questa grandissima pedagogista italiana.

6 commenti:

  1. Ciao Angela, non ho letto nulla della Montessori, anche se in passato avevo visto una serie tv sulla sua vita davvero molto bella!

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    1. si, quella con la cortellesi sulla Rai! La vidi anche io, era molto bella!

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  2. Confermo, serie con la Cortellesi bellissima.
    Della Montessori, in compenso, qualcosa so, e proprio su questa lettura. Il titolo, infatti, è saltato fuori nel mio esame di Pedagogia. :)

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    Risposte
    1. La Montessori merita di essere apprezzata più di quanto non lo sia già :)
      La cortellesi sempre brava ;-)

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  3. Grande donna. Grande medico. Grande pedagogista. Grande Montessori.
    sinforosa

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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