martedì 18 marzo 2025

Recensione || I TITOLI DI CODA DI UNA VITA INSIEME di Diego De Silva



Quali sono - se ci sono - le parole giuste per descrivere una grande storia d'amore quando ormai è giunta al termine?
Fosco ed Alice si sono amati tanto e sono ad un passo dal dirsi addio.
Ciascuno si racconta con parole proprie, toccando fili che nessun atto giudiziario potrà mai anche solo sfiorare.


I TITOLI DI CODA DI UNA VITA INSIEME 
di Diego De Silva 



Einaudi
284 pp

"Se c’è una colpa che mi addosso, per gli ultimi tre anni soprattutto, è di aver finto di non capire che fra noi stava finendo. Colpa, non errore. L’errore è ignorante, inesperto o distratto. La colpa sa. Sapere e permettere: quello è colpa. Ho colpa di essere scappato mentre l’amore si sfaldava."

Fosco Donnarumma lo sa che con sua moglie Alice è ormai al capolinea.
Eppure i due vivono ancora insieme e condividono ogni spazio della casa in cui hanno vissuto insieme anni felici con il figlio Cristiano. 
Letto compreso.
Si può dormire insieme e non amarsi più?

Si può. 
Anche se in realtà non sarebbe corretto dire che Fosco non ami più Alice e viceversa.
L'amore non è evaporato come ghiaccio al sole, però evidentemente si è trasformato in un sentimento che non è più il motore sufficiente a far camminare e tenere in vita il loro matrimonio.

Marito e moglie si rivolgono entrambi agli avvocati; se Alice sceglie un'avvocata di grido, famosa anche per la sua presenza nei salotti televisivi, oltre che per essere battagliera e determinata, Fosco si affida all'amico di sempre, il buon Marco Barbirotti, il quale non solo gli prepara atti giuridici ma si offre per ascoltarlo e consigliarlo come fa un amico.

Il lettore ha modo, proseguendo di capitolo in capitolo, di entrare nelle vite dei protagonisti, di ascoltare dalle loro voci il racconto di questo amore che sta capitolando, anzi, è già capitolato.
Ma lasciarsi definitivamente, veder andar via l'altro con una misera valigia in mano in cui sono state infilate, in fretta e furia, le cose fondamentali, è meno semplice e meno liberatorio, di quanto sembri, a parole o col pensiero.

La verità è che la frattura che si è creata tra marito e moglie fa soffrire entrambi ed è lontana dall' essere risanata. 

Alice prova a parlare con Fosco della loro situazione, a farsi dare risposte, a fargli notare errori, distrazioni tutt'altro che irrilevanti, mancanze, parole non dette, ma lui sminuisce, glissa, ironizza, sembra non essere mai pronto a quel confronto con la moglie che li porterebbe dritti verso la soluzione.
Lasciarsi, punto.

E invece tutti e due si lasciano travolgere - e, con essi, il lettore - da un vortice di parole più o meno giuste o più o meno sbagliate, da abbracci notturni che rivelano un gran bisogno di tenerezza e vicinanza fisica e che ricordano come, anche se l'affetto non è svanito, esso comunque non basta a riaccendere la fiamma dell'amore, perché i silenzi, le spalle voltate e le porte sbattute sono altrettanto forti.

Allora, se non siamo in grado di dircele come dovremmo, chiediamo aiuto agli avvocati, con le loro lettere e i loro ricorsi, con il loro linguaggio formale e burocratico. Forse sapranno trovare i termini giusti per descrivere la fine di questo amore per 
per mettere nero su bianco i "titoli di cosa di una vita insieme"?

– E i titoli di coda? – chiede.
– Li stiamo scrivendo, non vedi? Sono già questi, i titoli di coda.


E così assistiamo alle due opposte posizioni dei coniugi in fase di separazione: Alice aspira a una conclusione più drammatica, come se renderla ufficiale e sostenuta da parole forti e nette, desse dignità e sostanza al loro grande amore, di cui sono rimaste le macerie, le ferite. 
Sia lei che il suo avvocato cercano il conflitto, la separazione davanti al giudice con contorni evidenti, raccontati con passione, sull'onda di recriminazioni e accuse sulle mancanze e le colpe dell'altro.

Al contrario, Fosco è quasi indifferente,  ha un atteggiamento passivo, arrendevole, non accusa di nulla la moglie e subisce ogni attacco, adeguandosi ad ogni sua richiesta e condizione. 

Ma essi stessi si rendono conto che i documenti in cui i legali tentano di ridurre il loro matrimonio sono mortificanti e, in realtà, non rendono neanche lontanamente l'idea di ciò che è stata la loro vita insieme. 

Ma allora come fare per trovare le parole giuste e per riscrivere con una dignità diversa i titoli di coda della loro storia?

Fosco ed Alice decidono di ritirarsi in una casa amata, tra i fantasmi dal passato e di quella felicità tradita, rivedendo persone che hanno accompagnato gli anni felici dell’infanzia di Fosco e, più tardi, quelli con Alice.

Trovarsi lì, in quella casa, diventa un modo per attraversare insieme il viale dei rimpianti fino a esaurire ogni sofferenza, per estrarre dalle macerie del tempo ciò che rimane vivo e trovare la forza di affrontare l'inevitabile anche quando ci si vorrebbe arrestare perché si ha paura.

In questo romanzo Diego De Silva si sofferma sulla coppia, in particolare su quei meccanismi, pensieri, timori, speranze, illusioni, su tutta la gamma di emozioni e sentimenti che possono accompagnare due persone che si vogliono ancora bene ma che, allo stesso tempo, non riescono e non sanno più come fare per continuare ad essere una coppia.
Una coppia che, in realtà, "s'è già lasciata" ma non sa dirselo, perché dirselo fa soffrire troppo e così procrastinano, "allungano il brodo" per tener lontano il dolore - quello tagliente, lacerante ed inevitabile - che accompagna la separazione definitiva.

È senza dubbio un testo per lo più scorrevole, forse un po' lento in alcuni passaggi, in cui la parte narrativa è arricchita da molte considerazioni e riflessioni, diverse delle quali sicuramente profonde.

Nonostante si racconti di un amore naufragato, i toni sono leggeri (senza essere superficiali) ed ironici, il punto di vista dei due si alterna e così di ciascuno dei due protagonisti possiamo conoscere le speranze, le delusioni, le felicità sepolte, il complicato groviglio di sentimenti che nutrono l'uno verso l'altra e verso la fine de loro amore.

Attraverso Alice e Fosco, il lettore ha modo di riflettere e farsi domande sull'amore, sui rapporti di coppia e su ciò che può "rovinarli" (abitudinarietà, assenza di dialogo, timore di affrontare i problemi, ignorare/trascurare le esigenze dell'altro, minimizzare le difficoltà, le richieste di aiuto ecc...) in un'ottica mai pesante (da seduta psicoterapeutica di coppia, per intenderci) ma con la giusta dose di sensibilità mista a una sfumatura agrodolce e malinconica.

Complessivamente, mi è piaciuto.



CITAZIONI

"...l’abitudine è un segreto di Pulcinella, è il tappeto sotto cui nascondiamo la polvere dei rapporti finiti, basta semplicemente sollevarlo, con intenzione o per inciampo (il piú delle volte è inciampando che si smuovono le cose)."

"L’amore è intelligente, e sa aspettare. Con gli anni ho imparato ad ascoltarlo, e ho capito che la sa piú lunga di me. Soprattutto, l’amore non è orgoglioso. Accetta il dolore, se lo considera un giusto prezzo. Certo, è tanto bello il tempo in cui si scrive a quattro mani la stessa storia, uniformando la prosa, dandole ritmo, profondità e leggerezza".

"Ma chi soffre e non lo dice, chi convive con un dolore che non passa (un dolore che ti segue con la fedeltà di un cane, che prende le tue abitudini e t’impone le sue, che ti cambia nell’intimo e anche nell’aspetto: non sorridi come una volta, anzi non sorridi piú, tendi le labbra, volti sempre un po’ la testa perché non ti guardino negli occhi), prova un sentimento che non aspira all’uguaglianza, che rifugge dalla classificazione".

"Con gli anni mi sembra di aver capito che il carattere di una persona è fatto soprattutto di insistenze. Medie e piccole maniacalità da cui siamo abitati o sopraffatti, che ci rendono molto piú comuni di quanto pensiamo di essere."

"È quella la solitudine, non vuoto ma mancanza, non trovare piú la mano nel buio che ti tiene quando la cerchi. "

"...quel rimorso somigliava allo smarrimento degli amori perduti, lasciati andare alle prime avvisaglie di stanchezza, quando al senso di liberazione iniziale segue la vera solitudine, che è mancanza di uno e non di tutti (perché le persone sono infungibili, e non esistono vuoti colmabili)."

"...sono le minuzie che modellano la vita insieme. I piccoli gesti ricorrenti con cui disegniamo le parole nell’aria, i tic (che l’altro ben conosce e tollera oppure ama, se ti ama proprio tanto), le pause che ci prendiamo per ribattere, sono la punteggiatura della convivenza."

"...i libri danno una sensazione termica simile al calore, ma meno definita. Qualcosa che intuisci piú che sentire. Le case con i libri sono piú abitate di quelle senza libri. 
E piú vive".

«Dai dolori guariamo superandoli. Letteralmente: lasciandoceli alle spalle, voltandoci e scoprendo di aver messo abbastanza strada fra noi e loro, abbastanza da sentirci sicuri di non poter piú essere raggiunti».

«Aspetto la fine del mio sogno come il momento in cui mi volterò indietro e non vedrò piú, nemmeno sollevandomi sulle punte, quella casa che avevo e che ho perso».



2 commenti:

  1. Un libro impegnativo per il tema trattato. Grazie Angela. Buon pomeriggio.
    sinforosa

    RispondiElimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Utilizzando questo sito si accettano e si autorizzano i cookies necessari+InfoOK