Libro terminato oggi (recensione inviata anche ad Elle, salvo piccoli cambiamenti).
CENTRO GIORNI DI FELICITA'
di Fausto Brizzi
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Ed. Einaudi
400 pp
18.50 euro
2013 |
Trama
Cosa faresti se mancassero cento giorni alla tua morte?
Non a tutti è concesso di sapere in anticipo il giorno della propria morte. Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, invece lo conosce esattamente.
Anzi, la data l'ha fissata proprio lui, quando ha ricevuto la visita di un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato, per sdrammatizzare, «l'amico Fritz».
Cento giorni di vita prima del traguardo finale.
Cento giorni per lasciare un bel ricordo ai propri figli, giocare con gli amici e, soprattutto, riconquistare il cuore della moglie, ferito da un tradimento inaspettato. Cento giorni per scoprire che la vita è buffa e ti sorprende sempre. Cento giorni nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa piú difficile di tutte: essere felice.
Perché, come scriveva Nicolas de Chamfort, «la piú perduta delle giornate è quella in cui non si è riso».
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il mio pensiero |
"Fate in modo che la morte vi trovi vivi", ha detto qualcuno....
E questo è un po' la filosofia che muove ogni decisione ed azione del protagonista di questo bel romanzo di Fausto Brizzi, "Cento giorni di felicità".
Lucio Battistini è un uomo di 40 anni, fa il personal trainer in una palestra e allena una squadra di pallanuoto, che non scala le classifiche per la bravura ma "galleggia" in campionato, senza troppa infamia e senza particolari lodi.
Lucio è un uomo simpatico, ironico, un amicone, un sentimentale; sposato con la bella Paola da 12 anni, padre di due intelligentissimi bambini (Lorenzo ed Eva), ha avuto uno scivolone imperdonabile nell'ambito del matrimonio: ha tradito la propria amata moglie con una cliente della palestra e questo ha messo seriamente a rischio il rapporto con Paola, tanto da dover lasciare casa e cercarsi un altro alloggio.
Ma niente paura, c'è l'allegro e goliardico suocero pasticciere, Oscar, che offre al genero il proprio sostegno morale e materiale.
Ma il nocciolo della storia non sono le beghe matrimoniali, bensì
l'intrusione nella vita di Lucio, di un ospite indesiderato: l'amico Fritz.
"L'amico Fritz" è il nomignolo che il nostro eroe ha deciso di affibbiare alla malattia che ha scoperto, da un giorno all'altro, di avere: un
tumore al fegato, in fase avanzata, inoperabile e inguaribile.
La scoperta del cancro è un fulmine a ciel sereno e fa crollare, inizialmente, ogni voglia di vivere, ogni speranza, desiderio.
Quando ti dicono che hai tre mesi, soltanto tre mesi, per mettere a posto i tuoi conti con la vita..., quali sono i primi pensieri che possono balzarti in testa?
Tre mesi = 100 giorni.
Lucio si ritrova immerso in una nuova realtà, fatta di visite, consulti ed ecografie, ore trascorse, notte e giorno, su Google alla ricerca di tutte le informazioni possibili sulla malattia, alla ricerca disperata di un qualche spiraglio di luce, di speranza...:
forse ci sono casi come il mio in cui è stato possibile guarire....; forse nuovi farmaci, nuove scoperte.....? Forse forse....
Forse è semplicemente arrivata "l'ora X" e c'è poco da sperare che essa non arrivi o che passi oltre...
Tra
momenti di sconforto e disperazione e
momenti in cui la voglia di vivere e non lasciarsi andare sembra avere la meglio, Lucio decide di prendere in mano il tempo che gli resta e di non lasciarsi scappare neanche la minima occasione per essere felice, per
vivere appieno ogni momento che ancora ha a disposizione.
E così ricorda e racconta qualcosa di sè, della propria infanzia, caratterizzata dalla presenza degli affettuosi nonni e dall'assenza dei disinteressati ed egoisti genitori; le amicizie di sempre, quella con il veterinario Umberto (serio e posato), il pilota Corrado (bello e dongiovanni) e con i quali forma l'affiatato trio "i tre moschettieri", inseparabili e uniti in ogni avventura e bravata, anche adesso che sono "cresciuti".
Conosciamo com'è nato l'amore con Paola, il suo rapporto particolare con Oscar, il padre di lei, allegro, chiacchierone e "creatore" della
buonissima ciambella con lo zucchero, che Lucio ama mangiare e gustare, morso dopo morso, ogni mattina, come se fosse un rituale, uno di quei momenti che trascorri in intimità con te stesso, mentre il mondo corre frenetico attorno a te, ansioso di infilarsi nuovamente in un'altra giornata piena di impegni.
Lucio è deciso a
non lasciarsi sconfiggere dalla malattia e così, conscio del fatto che non gli resta molto da vivere e che arriverà un momento in cui, volente o nolente, il suo corpo comincerà a soccombere inesorabilmente davanti al progressivo svilupparsi del tumore..., prende un'importante decisione:
fare il conto alla rovescia della propria vita, contando cento giorni dal momento in cui scopre di essere malato, fino ad arrivare "all'ultimo giorno" in cui la vita gli porterà il conto da pagare.
E come spendere questi ultimi cento giorni di vita se non cercando di fare tutte quelle cose importanti, che danno senso e colore all'esistenza, che lasciano un segno importante in coloro che amiamo e che ci amano, in modo da essere sicuro (o quasi) di non aver vissuto invano ma di aver lasciato un'impronta, seppur piccola, di noi in questo mondo?
E così, Lucio incomincia a farsi una piccola lista di cose da fare per vivere appieno: ci sono propositi importanti e "difficili", che riguardano la famiglia, ed altri più semplici, immediati, ma che danno quei momenti di rara felicità e frenesia che provi poche volte nella vita.
Conosceremo quindi un Lucio
socievole e di compagnia, sereno e pago nell'intrattenersi a fare quattro chiacchiere con due nuovi amici; un
Lucio scapestrato e ancora capace di divertirsi come un adolescente insieme agli amici inseparabili; un Lucio
romantico, sportivo, allenatore convinto e convinto motivatore della propria squadra non sempre al top; un Lucio papà premuroso, che si stupisce e commuove davanti alla prodigiosa intelligenza dei figli; un Lucio marito, che sa di essere in debito con la moglie tradita.
Seguiremo le sue piccole quotidiane avventure in questi cento giorni, alcune tranquille altre più esilaranti e divertenti, ma tutte ugualmente belle, perchè ruotano attorno ad un personaggio che non può non entrare nel cuore del lettore, con la sua ironia, la tenerezza, la sua natura a volte fanciullesca e solare ed altre volte malinconica, come non potrebbe evitare di essere quella di qualunque uomo che si trovi davanti alla certezza più tremenda: lasceremo tutto e tutti e i nostri piedi non calpesteranno più le strade di questo mondo, non potremo più parlare, abbracciare, ridere, piangere...
E' vero, la malattia e la morte sono due "presenze" inevitabili nella vita di ogni uomo (seppur, chiaramente, in misura diversa e/o tempi per ognuno di noi); sappiamo razionalmente che potremmo ammalarci, che potremmo morire da un momento all'altro e che, presto o tardi, la morte giungerà, sia che ci pensiamo, sia che evitiamo di fare questi sinistri pensieri.
Ma quanto può cambiare la prospettiva di vita quando ci viene detto che abbiamo un tot di tempo da vivere e che, finito questo, non avremo più modo e possibilità di fare o dire alcunchè?
Lucio accetta, suo malgrado, la presenza dell'amico Fritz e da esso coglie un'opportunità che fino a quel momento non aveva colto:
dare un senso e un valore ad ogni singola giornata, ad ogni singola persona, esperienza, luogo, gesto, parola, non lasciandosi sfuggire nulla di tutto ciò che potrebbe donargli anche un piccolo momento di gioia e serenità.
Ironico, divertente, commovente, "Cento giorni di felicità" fa sorridere e fa versare lacrime, ci regala momenti spassosi ma anche altri malinconici e teneri, fa riflettere sulla vita e su come sia importante viverla giorno per giorno e appieno, senza moralismi e frasi fatte, ma attraverso personaggi e situazioni vicini ai sentimenti di ciascuno di noi, fino ad arrivare ad un epilogo tutt'altro che patetico ma in sintonia con il personaggio e il tono di tutto il libro.
Molto bello, una lettura che consiglio!!