martedì 16 giugno 2020

Un libro in più: FIORI SOPRA L'INFERNO di Ilaria Tuti


Il mio ultimissimo libro acquistato proprio stamattina. 



FIORI SOPRA L'INFERNO di Ilaria Tuti (Longanesi Ed., 366 pp)



«Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell’orrido che conduce al torrente, tra le pozze d’acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l’esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l’inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa.
Sono un commissario di polizia specializzato in profiling e ogni giorno cammino sopra l’inferno.Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall’età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l’indagine.
Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura.»


Questo non è soltanto l’esordio di una scrittrice di grandissimo talento.
Non è soltanto un thriller dal ritmo implacabile e dall’ambientazione suggestiva.
Questo è il debutto di una protagonista indimenticabile per la sua straordinaria umanità, il suo spirito indomito, la sua rabbia e la sua tenerezza.



domenica 14 giugno 2020

Anteprima: “Zugzwang – Il dilemma del pistolero” di Alessandra Pierandrei (romanzo storico/western)




È il 1888: un pistolero leggendario ritiratosi dalla scena, un ricco imprenditore che non sa accettare un "no", una giovane donna desiderosa di scoprire il mondo e uno scagnozzo disposto a tutto pur di qualche dollaro si ritrovano coinvolti in un pericoloso viaggio dall'Oregon fino all'Oklahoma, che metterà a rischio le loro vite e, soprattutto, li costringerà a fare i conti con il proprio passato.




“Zugzwang – Il dilemma del pistolero” 
di Alessandra Pierandrei


Nativi Digitali Edizioni
186 pp
Ebook 3.99€
(offerta di lancio 2.99€)
 12€ cart.
USCITA
30 GIUGNO 2020


È il 1888, e Jasper Stevenson, considerato tra i migliori pistoleri del West, ha da tempo appeso le Colt al chiodo per trasferirsi nel pacifico Oregon. 
In una delle tante giornate trascorse tra le bottiglie e i fantasmi di antichi drammi, l’ex-pistolero viene disturbato da un’offerta di lavoro del ricco imprenditore Barnett, uno di quelli che non sanno accettare un “no” come risposta. 
Quando le carte vengono scoperte, un dilemma scuote l’indolenza di Jasper: tenere chiuse le porte del proprio scottante passato, con il rischio che venga fatto del male a persone a lui care, o aprirle, al costo di dover finalmente fare i conti con se stesso? 
Come spesso accade, vince il “male minore”, o almeno quello che è ritenuto tale…

Senza altra scelta che intraprendere un viaggio che lo condurrà fino in Oklahoma, a lui si unirà Katharine, una giovane donna smaniosa di vedere il mondo al di fuori del circo di Buffalo Bill, e che forse conosce la vita e le sue avversità più di quanto Jasper, all'inizio, sia disposto ad ammettere.

In “Zugzwang – Il dilemma del pistolero” Alessandra Pierandrei non ci racconta solo la storia di un viaggio avventuroso, ma anche uno scorcio sul passato e presente di un variegato e affascinante gruppo di personaggi, restituendoci un’accurata e appassionante rappresentazione di drammi e amenità ai tempi del Selvaggio West, dove non è tutto oro nero quel che luccica...


L'autrice.
Alessandra Pierandrei, anni trentuno all’anagrafe, ma niente di serio.
Con evidente sconsideratezza si è laureata in giurisprudenza e poi, con altrettanta, è diventata avvocato.
Scrive, oltre che per lavoro, anche per hobby: gestisce infatti un blog in cui blatera delle cose più disparate e per anni ha fatto parte dello staff di Parole Pelate, un sito che recensisce serie tv, libri e film.
Nel 2017 ha frequentato il corso di scrittura e sceneggiatura della Scuola Internazionale di Comics di Jesi (ora Acca Academy) tenuto da Marco Greganti e Giulio Antonio Gualtieri.
Passa il tempo a sognare a occhi aperti come Snoopy, ma in realtà è Charlie Brown
.

sabato 13 giugno 2020

Recensione: L'ULTIMO RINTOCCO di Diego Pitea




Molto accurato nello stile, con un ritmo serrato, "L'ultimo rintocco" è un thriller con una trama e uno sviluppo delle vicende davvero avvincente; la ricerca dell'intelligente e spietato serial killer da parte dello psicologo Richard Dale tiene col fiato sospeso il lettore a ogni capitolo, che vive con coinvolgimento, insieme al protagonista, il trascorrere delle ore che li separano dal prossimo omicidio.


L'ULTIMO RINTOCCO
di Diego Pitea



goWare Ed.
424 pp
Quanto sadismo può albergare nella mente e nell'animo di un essere umano? Dietro crimini efferati e sanguinosi si nasconde una mente "semplicemente pazza", disturbata, o una personalità malvagia e diabolica, espressione di un'intelligenza superiore alla media e in grado di partorire abilmente omicidi di difficile soluzione?

Tra le strade della città eterna si aggira un genio del male che ha cominciato a mietere vittime, e queste hanno - come sovente accade - caratteristiche comuni: sono donne in stato di gravidanza (solitamente attorno al quarto/quinto mese), con un altro figlio piccolo, attualmente single e che vivono da sole.

E' il caso cui si sta dedicando Richard Dale, psicologo esperto in criminologia che collabora come consulente nell'Unità Analisi Crimini Violenti.
Al suo fianco c'è l'ispettrice e profiler Doriana Guerrera e i due, supervisionati dal commissario Marani, si ritrovano al cospetto di una prima scena del crimine cruenta e terrificante: a terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube; del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: "Rosso".

Inizia da questo momento un vero e proprio incubo che diventerà, coi giorni, una corsa contro il tempo frenetica e drammatica, costellata da altre morti; ogni volta sul luogo del delitto c'è un elemento presente che "stona", un particolare che non tutti riescono a cogliere ma Richard - che tra altre cose è da sempre appassionato di indovinelli - sì; non solo, ma il serial killer lascia questi indizi proprio per lui, per sfidarlo a interpretarli, a sciogliere l'enigma che si nasconde e che, se risolto in tempo, può portare a intuire il posto in cui avverrà il prossimo omicidio e tentare così di salvare la prossima vittima.

Perché la successiva vittima di certo ci sarà; del resto, le azioni di un serial killer sono contrassegnate dalla metodicità e dalla precisione, per cui se costui - denominato l'Escissore per le sue notevoli abilità nel praticare questi tagli alle povere donne incinte, sottraendone il feto - lascia intendere che colpirà in un determinato luogo e a una data ora, è sicuro che ciò accadrà, nei modi e nei tempi da lui stabiliti.

Quando Richard realizza di essere il bersaglio del maledetto gioco-sfida iniziato dall'Escissore ne resta sconvolto, preoccupato ma anche personalmente coinvolto e stimolato: trovare l'assassino diviene una vera e propria missione, che chiama all'appello tutte le sue abilità nel tracciare la personalità del ricercato, provando a prevederne le mosse.

A Dale non resta che analizzare, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall'Escissore, personalità edonista, molto intelligente, scaltra e anche colta, per identificare le vittime prima che sia troppo tardi per loro.

Richard è un uomo molto particolare; affetto dalla Sindrome di Asperger, è sfuggente, enigmatico, scontroso, solitario, brusco, si perde spesso nei propri labirintici pensieri e cercare di comprenderlo, di avvicinarglisi, di dimostrargli empatia.. è davvero un'ardua impresa per chiunque, anche per coloro che gli vogliono bene e gli sono vicini, che sia la moglie Monica o la collega Doriana, che tra l'altro è segretamente innamorata di lui, consapevole però di avere ben scarse chance...

Ma al di là dei mille difetti che fanno innervosire Doriana e infuriare il burbero - ma in fondo buono e  generoso, e avrà modo di dimostrarlo nel corso dello sviluppo degli eventi - commissario Marani, Dale è bravo e sa il fatto suo: non sarà facile ma saprà arrivare a fermare l'uomo che sta infestando le periferie romane ma nel momento in cui tutto sembrerà aver fine, in realtà avrà inizio il vero inferno, il countdown più brutto della sua vita, e se prima la corsa contro il tempo era vòlta ad evitare che povere donne innocenti morissero, adesso la tragedia incombe sulla sua vita, sulla sua casa, sui suoi affetti più cari.

Le vicende narrate sono, per questa ragione, divise in due parti: nella prima vediamo Richard e i due poliziotti impegnati nella caccia del sadico Escissore e nella soluzione dei suoi indovinelli; nella seconda apprendiamo che un anno dopo la soluzione del caso, è accaduto qualcosa di drammatico nella vita di Richard, che lo ha reso molto abbattuto, scoraggiato, apatico verso tutto e tutti, compreso il proprio lavoro di psicologo.

Ma Doriana abbatte il muro della sua solitudine e torna all'attacco coinvolgendolo in un altro caso di omicidio (slegato a quelli del serial killer) su cui cominciano ad indagare e al quale a un certo punto  si affianca un'altra indagine che porterà Richard a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all'apparenza insolubile... fino allo scoccare dell'ultimo rintocco.

Ogni capitolo (di questa seconda parte) è introdotto da un'indicazione temporale, una sorta di timer che segna lo scorrere di minuti ed ore, di un lasso di tempo che ha una scadenza stabilita da qualcuno che sta cercando di far del male a Richard (chi è e perché ce l'ha tanto con lui?), di metterlo alla prova, di frustrarlo e fargli capire che questa che sta giocando la partita più importante della sua esistenza e che se non sarà in grado di risolvere tutti gli enigmi e gli indovinelli disseminati lungo il cammino, ad attenderli ci sarà un grande dolore, una grandissima perdita... e la colpa sarà solo sua.

Ho letto con molto interesse questo thriller, l'ho trovato molto accurato nello stile, con un ritmo serrato e una trama e uno sviluppo delle vicende davvero avvincenti, ricche di elementi sorpresa e di risvolti via via sempre più appassionanti, e la ricerca dell'intelligente e spietato serial killer mi ha tenuta col fiato sospeso a ogni capitolo.


Ringrazio la goWare edizioni per la copia omaggio e non posso che consigliare questo romanzo, in special modo a chi apprezza il genere!

venerdì 12 giugno 2020

Anteprima Distopico/Sci-fi) COLLISIONE di Monica Brizzi



Buongiorno, lettori! 😉
Torno sul blog per segnalarvi in anteprima la prossima uscita dell'ultimo volume della trilogia di Monica Brizzi  "La Principessa dei Mondi", Collisione, un romance distopico con elementi fantasy e sci/fi edito Genesis Publishing.


Genere: romance distopico

Editore: Genesis Publishing 
Uscita: 26 giugno

Formato: ebook e cartaceo 
Prezzo: € 3,99 (ebook)


Sinossi

Il dolore si era trasformato in collera e rivalsa. La mia mente urlava una sola cosa: vendetta. Vendetta. Vendetta. E lo sputai, come un drago con il fuoco. Sputai ciò che desideravo e che bramavo con una nuova forza.
«Se siete stati voi... beh, sto venendo a prendervi.»

Maxilimilian Davis Hall e Niristilia Nerol della famiglia Neraides sono due leggende, tuttavia i popoli preferiscono acclamarli come Max, colonnello e capo dei ribelli terrestri, e Niris, principessa e futura regina di Mirika. E nessuno sa cosa il futuro ha in serbo per loro.

Il pianeta rosa ha bisogno di una guida, quello blu di risposte. Perché le domande si affollano intorno a H e Mirikantes e le spiegazioni sembrano sempre più confuse e oscure.

Nuove città, scoperte sconcertanti, perdite e addii. Tra una rivelazione e l’altra, Max e Niris dovranno cercare di tenere insieme i pezzi dell’universo e di loro stessi. Perché tutto sta per cambiare. E questa volta, sarà per sempre.

Collisione, volume conclusivo della trilogia romance-distopica "La Principessa dei Mondi", si prepara a fare giustizia laddove è sempre stata negata e a collegare due mondi apparentemente troppo distanti. Max e Niris vi aspettano per raccontarvi il loro strabiliante e rocambolesco epilogo.


La serie è composta da:
La Terra - La Principessa dei Mondi #1
Mirika - La Principessa dei Mondi #2
Collisione - La Principessa dei Mondi #3


L'autrice.
Autrice. Moglie. Mamma. Lettrice. Docente. Adora inventare storie e scriverle. Ha sempre sonno e lo dice con frequenza. Per sopperire alla mancanza di argomenti riguardo a se stessa finisce spesso per parlare di cibo. O del tempo. Oltre che della trilogia La Principessa dei Mondi, è autrice di Ogni singola cosa, Amore, libri e piccole follie, È qui che volevo stare e Innamorarsi ai tempi della crisi.


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martedì 9 giugno 2020

Recensione: TUTTO CHIEDE SALVEZZA di Daniele Mencarelli



Può nascere un legame di amicizia, solidarietà e reciproco sostegno in un posto contrassegnato da malattia mentale e sofferenza?
Tra queste pagine, l'Autore ci mostra quale e quanta umana bellezza si nasconda tra gli angoli oscuri della follia, quanta sofferenza, disperazione, rabbia, impotenza, solitudine, consapevolezza di non essere compresi né tanto meno accettati.




TUTTO CHIEDE SALVEZZA 
di Daniele Mencarelli 




Ed. Mondadori
204 pp
E' un giorno di giugno del 1994 quando al ventenne Daniele viene praticato un TSO, in seguito ad una violenta esplosione di rabbia che lo ha spinto ad avere comportamenti violenti e molto aggressivi.

Il giovane apprende, nel suo primo colloquio con un dottore del reparto psichiatria, che dovrà restare in trattamento sanitario obbligatorio per una settimana, sottoponendosi alle cure che i medici decideranno per lui.

Smarrito, confuso, amareggiato: Daniele è tristemente consapevole di aver messo in subbuglio la propria famiglia, di aver quasi ammazzato il povero padre, di aver dato noie ai fratelli e, soprattutto, di aver dato un gran dispiacere all'amata madre:

"Da quando sono nato non ho fatto altro che portare disordine, un’esagerazione dietro l’altra, tutto un impulso da seguire, nel bene come nel male. Non so vivere in un altro modo, non riesco a sfuggire a questa ferocia: se c’è una vetta la devo raggiungere, se c’è un abisso lo devo toccare."


Cosa c'è che non va in lui?
Sono due anni che i suoi genitori lo portano in giro da un dottore all'altro, che prende ora un farmaco ora un altro, che fa colloqui con psichiatri..., ma niente.
Forse stavolta, in questa settimana dove il caldo è afoso e insopportabile, mentre gli italiani sono concentrati sui Mondiali e a lui tocca starsene in una stanzetta d'ospedale dove si schiatta e che puzza di orina e sudore e altri effluvi corporali, verrà fuori qualcosa di utile? Magari il nome della sua malattia...?

Ma ce l'ha un nome questa malattia che rende Daniele inquieto, infelice, spesso disperato e a volte arrabbiato?

Lui per primo c'ha provato a etichettarla, a identificarla, a chiamarla per nome.

"Mi piacerebbe dire a mia madre ciò che mi serve veramente, sempre la stessa cosa, da quando ho urlato il primo vagito al mondo. Quello che voglio per tanto tempo non è stato semplice da dire, tentavo di spiegarlo con concetti complicati, ho trascorso questi primi vent’anni di vita a studiare le parole migliori per descriverlo. E di parole ne ho usate tante, troppe, poi ho capito che dovevo procedere in senso contrario, così, di giorno in giorno, ho iniziato a sfilarne una, la meno necessaria, superflua. Un poco alla volta ho accorciato, potato, sino ad arrivare a una parola sola. Salvezza. Questa parola non la dico a nessuno oltre me. Ma la parola eccola, e con lei il suo significato più grande della morte. Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza, ma come? A chi dirlo? O forse questa cosa che chiamo salvezza non è altro che uno dei tanti nomi della malattia".

Un'anima che si perde tra mille interrogativi - sulla vita, sulla morte, sulla sofferenza - e che non può fare a meno di caricarsi delle afflizioni altrui, sentendoli su di sè, come una condanna, che la spinge a disperarsi per la disperazione altrui, a provare ogni dolore come se appartenesse a se stessa, senza riuscire a nominarlo o a placarlo.

Sarebbe bello poter avere una corazza, un’armatura salda e forte che  tenga Daniele al riparo, lontano dalle cose che accadono attorno a lui, ma mai come in quei sette giorni in psichiatria Daniele si renderà conto di come lì sia fin troppo naturale condividere esperienze, angustie, pensieri, sentimenti, paure, forse pure qualche speranza.

Nella spoglia e puzzolente stanzetta in cui l'hanno ricoverato, lontano dai suoi amici, dalle sostanze di cui fa uso per estraniarsi dalla realtà, lontano anche dalla famiglia, dalla madre premurosa e preoccupata, Daniele si scopre parte di un microcosmo popolato da persone simili a lui; a fargli compagnia ci sono altri cinque pazienti, ognuno con i propri problemi, disturbi, ossessioni: sei matti, sei uomini ai margini del mondo. 

C'è Madonnina, così chiamato perché l'unica cosa che fa è rivolgere preghiere alla Madonna; sarà lui a dare un "focoso" (letteralmente!) benvenuto a Daniele, il giorno del ricovero; c'è Alessandro, un ragazzo che non parla e non si muove e ha lo sguardo eternamente fisso su un punto indefinito di fronte a sè.
E poi i tre compagni che invece parlano ed interagiscono tranquillamente: Gianluca, con i suoi atteggiamenti effeminati, capace di slanci di gioiosa e sincera affettuosità che all'inizio un po' spiazzano Daniele; Giorgio, un ragazzone grosso e alto, che nasconde una fragilità da bambino impaurito; e infine il più maturo, pacato e saggio della brigata, Mario, colui che parla con tutti con gentilezza, educazione e saggezza, quasi accarezzando con lo sguardo il suo interlocutore, con "una dolcezza che dovrebbe risiedere in ben altro luogo, non dentro questa gabbia di pazzi."

Si tratta di compagni di stanza speciali, teneri e bizzarri insieme, che la vita ha travolto e strattonato con poca grazia, e adesso che si ritrovano tutti e sei a condividere pochi metri quadrati, devono fare i conti anche con dottori che - chi più, chi meno - li visitano con aria annoiata, indifferente o con frettolosità, e con un personale infermieristico che, se non è in egual misura distaccato, è impaurito (i matti son pericolosi, è risaputo,  no?) o brusco e minaccioso.


In questo "contenitore di malattie e disperazione, di follia lucidissima", e in pochi giorni, può nascere un rapporto di fratellanza e solidarietà?

Daniele lo scoprirà, e con l'empatia che gli è propria, con l'atteggiamento di chi non s'accontenta di contatti superficiali ma fa domande e cerca risposte, sentirà nascere giorno dopo giorno un sentimento molto vicino all'amicizia, fatto di umana compassione, di desiderio di sostenersi reciprocamente, di condividere momenti ricchi di umanità.

"Quei cinque pazzi sono la cosa più simile all’amicizia che abbia mai incontrato, di più, sono fratelli offerti dalla vita, trovati sulla stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta, tra pazzia e qualche altra cosa che un giorno saprò nominare."

Non potrebbe esserci un sentimento diverso in uno come lui, la cui "ossessione" si sintetizza nella parola salvezza: dalla morte, dal dolore; per lui e per tutti.

Tra queste pagine, l'Autore ci racconta quanta umanità riposi tra le pieghe oscure della follia, in quei mali della mente e dell'anima di cui tante creature più deboli sono affette.
E tanto più la "pazzia" rassomiglia ad una prigione, che tiene incatenati i "poveri matti", quanto più è difficile tenere rinchiusi nelle artificiose maglie dei manuali di psichiatria questi malesseri, che cambiano nome e psicofarmaci in base al dottore che visita il paziente.

C'è tanta sofferenza in questo libro, tanta disperazione, rabbia, impotenza, solitudine, consapevolezza di non essere capiti e di certo difficilmente e raramente accolti, accettati.
Perchè se hai una malattia mentale, se le rotelle non sono tutte al loro posto, e beh vuol dire che sei difettoso.
E' sempre stato così: il matto va allontanato, segregato, stigmatizzato, perché fa paura - chissà che può combinarti in un raptus di follia? -; è più facile e "comodo" rinchiuderlo in un posto in cui ci stanno tutti quelli che hanno questo tipo di problemi.

E' stato inevitabile provare tristezza per le storie narrate, ma accanto ad essa c'è altro: la tenerezza di fronte alle fragilità umane, davanti a un pianto liberatorio, a lacrime che sanno di bambino ma che ti fanno anche uomo; la speranza di tornare a respirare l'aria di fuori, mista al timore di continuare ad annaspare nel proprio mare nero d'infelicità.
Ma c'è anche la rabbia di chi si rende conto del paradosso che vige nei confronti della malattia mentale: coloro che dovrebbero curarla con la scienza sono realmente in grado di andare incontro al singolo, rispettandolo per il suo personale vissuto, nella sua unicità di persona? 
Sanno ascoltarlo davvero, guardarlo negli occhi con sincero interesse, concedergli tempo, spazio..., o si limitano a creare recinzioni attraverso paroloni e definizioni, catalogando senza pietà, ritenendo il paziente un "mero ingranaggio di carne" cui somministrare farmaci?

Mentre leggevo, mi sembrava di vederlo questo ragazzo di vent'anni, che passeggia nel corridoio del reparto, passa davanti alla medicheria, guarda la porta che - così gli hanno detto - divide lui e i suoi compagni dai matti cattivissimi e pericolosi, e che cerca in fondo qualcosa di semplice, niente di impossibile: un contatto umano, una risposta meno brusca, un'occhiata meno apatica, un dottore più coinvolto da ciò che lui ha da dirgli.
Perché anche un "cosiddetto matto" ha un mondo dentro di sé da condividere, una bellezza che potrebbe illuminare se non fosse soffocata da pregiudizi e menefreghismo; e questo suo mondo interiore, fatto di emozioni, ricordi, immagini, Daniele ha trovato una via per esprimerlo: la poesia.

"Tutto chiede salvezza" è un libro potente e intenso per l'argomento trattato, e delicato e struggente per come esso è affrontato, con una narrazione così personale, intima, empatica, spontanea e autentica (come lo sono i dialoghi, per la maggior parte in dialetto romano) che in modo del tutto naturale tocca la sensibilità del lettore, il quale trascorre insieme al protagonista/narratore una settimana in un luogo per tanti versi sgradevole eppure capace di accogliere attimi preziosi di gratitudine, amicizia, rispetto. Di umanità.
Quell'umanità che tutta, indistintamente, nasconde una forza insospettabile custodita dentro anime di vetro, che con poco rischiano di ridursi in tanti piccoli frammenti.

"possibile che nessuno s’accorge che semo come ’na piuma? Basta ’no sputo de vento pe' portacce via"


Non so se riuscirò a leggere altri libri candidati allo Strega, quindi ad oggi ogni mio giudizio è parziale; ad ogni modo, se dovesse vincere questo libro, per me la vittoria sarebbe meritata .


lunedì 8 giugno 2020

Prossimamente in libreria (giugno - luglio - agosto 2020)




Alcuni arrivi previsti nel corso dell'estate: si tratta di libri scritti da autori di cui ho già letto qualcosa e ai quali mi piacerebbe riavvicinarmi.



Scritto prima della Trilogia della Pianura (io ho letto soltanto, per ora, Canto della pianura) e già con la stessa grazia letteraria, La strada di casa è l’ultima opera non ancora tradotta di Haruf in Italia. 
Il canto di una comunità ferita, un romanzo epico che ha tutti i segni distintivi del classico americano moderno.


LA STRADA DI CASA
di Kint Haruf



NN Editore
trad. F. Cremonesi
194 pp
USCITA
18 GIUGNO 2020
Jack Burdette è troppo grande per la città di Holt e per i suoi abitanti. Ex giocatore di football, cacciato dal college con un’accusa di furto, poi militare in missione all’estero, quando sembra aver messo la testa a posto lascia improvvisamente la sua fidanzata per sposare un’altra donna conosciuta dodici ore prima. 
A ogni ritorno, Holt gli sembra sempre più stretta e scomoda... finché Jack non scompare con la cassa dell’azienda per cui lavora, lasciando la moglie e due figli. 
Dieci anni dopo, la città non ha perdonato né dimenticato. 
Eppure Jack torna un’ultima volta, con una macchina vistosa e un passato ingombrante, per far saltare di nuovo ogni convenzione e ogni certezza, senza alcun rimpianto. 

Ancora una volta Kent Haruf, con la sua scrittura tenera e implacabile e il suo sguardo asciutto ed empatico sulla vita e il destino, ci racconta la storia di un’umanità fragile, ostinata e tenace.


sabato 6 giugno 2020

Recensione: BACI DA POLIGNANO di Luca Bianchini



Ritornare nella bella Polignano e ritrovare don Mimì, Ninella, Damiano, Orlando e tutti gli altri, è come fare un salto in un luogo che hai imparato a conoscere ed amare, e tra personaggi che ormai sembrano diventati "di famiglia".



BACI DA POLIGNANO
di Luca Bianchini

240 pp

Li avevamo lasciati così: separati sebbene sempre uniti da quel sentimento che ha resistito negli anni.
Eppure, la magia pare essersi spezzata tra don Mimì e Ninella: lui se n'è andato di casa dopo che la moglie, Matilde, l'ha lasciato per mettersi con un loro dipendente, il tuttofare Paqualino, belloccio e gentile: un uomo che finalmente le dà importanza, visto che per anni ha vissuto una realtà matrimoniale fatta di indifferenza e scarsa considerazione da parte di un marito perennemente innamorato di un'altra donna, di quell'amore di gioventù che da qualche anno è pure di famiglia, in quanto consuocera.

E lui, il "re delle patate", che pensa, che fa?
Finalmente il sogno s'è avverato: è nuovamente single!! Quale migliore occasione per riavvicinarsi al suo amore di sempre, la bella Ninella?

Ma non è così semplice; beh, è proprio la vita a non esserlo quasi mai, del resto!

Ninella sembra aver spazzato via dal proprio cuore ogni traccia di amore per il signor Scagliusi e averlo sostituito con un altro uomo: Carlo, un 38enne di Milano, professione architetto.

Con lui la donna - che si porta splendidamente i suoi ultra cinquant'anni e si sente una fanciulla nello spirito - ha ritrovato la spensieratezza e quel pizzico di euforica felicità che si prova quando si è consapevoli di vivere un'esperienza che in tanti guardano con occhio scettico e critico ma che tu sei consapevole che... ti fa star bene e tanto!
E allora chi se ne importa dei pettegolezzi e dei chiacchiericci dei polignanesi, e pazienza se quell'impicciona della signora Labbate non smette di farsi i fatti suoi (e di chiunque): la vita è sua e Ninella sarà pur libera di far ciò che le pare, se non fa nulla di male.

E' vero, tra lei e Carlo ci sono diversi anni di differenza, questo è un dato di fatto, e Ninella non è una sciocca: sa benissimo che quella con Carlo è una relazione che probabilmente non ha futuro, ma fino a quando i due trascorrono momenti sereni, perché non lasciarsi andare almeno un po'?

In casa di Damiano e Chiara, la vita va avanti tra il lavoro (lui è a capo dell'azienda di famiglia, lei si è buttata con Mariangela nell'organizzazione di eventi) e le esigenze della loro figlioletta, "la bambina", la cinquenne Gaia, un tipino capricciosetto che comanda tutti a bacchetta, e che nonna Matilde vizia senza misura.
Tra i due la vita matrimoniale scorre all'insegna dell'abitudinarietà e dell'apatia; Chiara ha addirittura smesso di essere gelosa e di controllare gli spostamenti di Damiano.
Forse perché questi ha messo la testa a posto ed è maturato? 
Damiano stesso si rende conto di come la sua mogliettina sia distante: che abbia un altro? 

Orlando è sempre il più complicato di tutti; non trova pace a livello sentimentale e le sue inquietudini sembrano essersi amplificate dopo la rottura con Mario, il figlio della signora Labbate.
La sua frenesia di piacere e di avere fugaci storie (possibilmente con uomini sposati) lo porta a vivere situazioni ambigue, in cui l'equivoco fa da padrone ma che si tramutano in scenette comiche grazie alla verve e all'imprevedibilità della sua cara amica Daniela, all'occorrenza "finta fidanzata".

E poi non mancano Nancy e il sogno di diventare la prima influencer polignanese, e la petulante zia Dora, che lascia l'amato e "progredito" Veneto per catapultarsi in Puglia e riscattare l’eredità contesa di un trullo.

Insomma, la vita dei nostri amici di Polignano è sempre bella movimentata e tutti avranno il loro bel daffare per sistemare i sentimenti, le relazioni e i casini in cui si trovano: qualcuno dovrà fare i conti con la paura di essere tradito, qualcun altro con la paura e la voglia di concedersi il brivido della trasgressione; c'è chi deve decidere se struggersi per amori nascosti che fanno soffrire e regalano pochi sprazzi di felicità, e chi deve decidere se mettere da parte l'orgoglio e fare un passo importante per recuperare i rapporti che contano.

E al centro di questa storia infinita iniziata con Io che amo solo te, ci sono sempre loro due, proprio come il giorno del matrimonio di Damiano e Chiara, quando sotto gli occhi stupiti degli invitati i due consuoceri ed ex-fidanzati hanno ballato insieme e si sono persi l'uno negli occhi dell'altra: don Mimì e Ninella sono ancora intimamente legati, anche se lei cerca di convincersi che un ritorno di fiamma sarebbe inopportuno e susciterebbe scompiglio in paese e in famiglia; e poi, non è forse vero che "i grandi amori di gioventù vivono bene quasi solo nel ricordo"?

Ma si sa, "certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano", e chissà che, nonostante fraintendimenti e ostacoli imprevisti, tra una spesa al supermercato e una frittata di zucchine, tra fughe d'amore a Milano e un viaggetto a Budapest, tra tuffi all'alba come ai vecchi tempi, Ninella e don Mimì non trovino finalmente il coraggio per scegliere l'amore e la vita, lasciandosi alle spalle dubbi e timori!


Come dicevo, leggere questo romanzo è stato come fare un salto con l'immaginazione in una località indimenticabile e ormai familiare come Polignano, che mi ha permesso di ritrovare vecchi amici, le cui vicende passate mi avevano catturata e che - devo ammettere - giunta all'ultima pagina de La cena di Natale, sapevo che mi sarebbero mancati e non nego di aver sperato ci fosse un seguito, e infatti sono contenta sia arrivato.
La scrittura di Luca Bianchini mi piace perchè non soltanto è scorrevole e fluida, ma su di me ha un effetto rassicurante, è semplice e schietta, ha un sapore di "casa"; mescola con piacevole leggerezza romanticismo e ironia; i personaggi li ho sempre trovati, dal primo momento, spontanei, con mille difetti e fragilità e proprio per questa loro innata attitudine a continuare a sbagliare nonostante le testate al muro già prese, mi fanno molta simpatia e tenerezza.
L'ambientazione, a me geograficamente vicina - il che me la rende a maggior ragione famigliare -, i modi di fare e parlare tipici della zona, quest'atmosfera amichevole e allegramente incasinata che riflette in pieno il motto "la puglia è uno stato d'animo", mi affascinano e mi attirano, per cui ancora una volta Luca Bianchini si riconferma un autore capace di farmi affezionare - alle sue storie, ai suoi protagonisti, alle sue location, alla sua scrittura - senza se e senza ma.

Mi mancherà soltanto non averlo incontrato di persona in libreria per la presentazione del libro, ma vorrà dire che per ora riempirò la lacuna con la diretta su Facebook, in attesa di tempi decisamente migliori.


venerdì 5 giugno 2020

Segnalazioni editoriali (giugno 2020)




Cari lettori, oggi voglio presentarvi un paio di libri che mi sono stati segnalati.


Il primo è un distopico dai tratti oscuri e un po' spaventosi, che racconta di un protagonista destinato a essere l'anomalia che rischia di mandare in frantumi il sistema.


WALTER T.

di Davide Di Lodovico


Editore: Lisciani Libri
Collana: I romanzi della Black List
Data di uscita: ottobre 2020
Pagine: 240
€ 14,90 
Se tutta l’esistenza fosse un inganno. Se tutto, attorno a te, apparisse falso, artefatto. 
Se fossi l’ultimo, autentico, essere umano libero della Terra, saresti disposto a sacrificare la tua libertà per farne nuovamente dono al resto del genere umano?


Walter T. è un novello Prometeo, costretto a rivivere i ricordi più dolci e più atroci della propria esistenza. 
Ed è vecchio. Vecchio abbastanza per ricordare com’erano le cose prima. Per ricordare Umberto F., Nevia D., Pablo R. e il progetto RE-BOOT. 
Tra meta-umani e big data, si dipana un intrigo vecchio di decenni. Una narrazione a mezza via tra 20Century Boys e V for Vendetta, in un futuro distopico non troppo distante dal nostro presente.

L’AUTORE
Davide Di Lodovico si occupa da anni di editoria, sia come autore sia come editor; ha pubblicato per Lisciani Libri i romanzi Pinocchio Jamaal (2018), La fuga (2019) e Il cavallo di Troia (2019). Con lo pseudonimo Dave Lodi ha anche pubblicato e curato l’adattamento in italiano moderno delle fiabe non censurate, tradotte da Collodi: Cenerentola (2019) e Barbablu & Le fate (2019). Parallelamente al lavoro editoriale, conduce anche un’importante attività come produttore musicale nell’ambito della musica elettronica. Va ricordato il brano Under Control, colonna sonora del film Effacer L’historique (Orso d’Argento al festival di Berlino 2020)
.



GIALLO SOLIDAGO
di Simone Censi

Genere: Giallo 
Pagine: 182 
Prezzo libro: 15,30 euro 
Data di uscita: 29 MAGGIO 2020

FINALISTA AL PREMIO “1 GIALLO X 1.000” II EDIZIONE 



Ambientato nell'entroterra marchigiano, nel piccolo paesino di Borgo Alba dove la gente non ha altro da fare che annoiarsi e di noia morire, avviene un duplice omicidio alla stazione ferroviaria. 
Per un caso del genere serve un Commissario che sovverta l’ordine costituito: proviamo a rovesciare la partita, prendiamo il Commissario Morelli, un incapace, un vero inetto tanto che senza il suo aiutante Segapeli sarebbe perduto. 
Rispetto a tutti gli altri suoi colleghi che si fermano a mangiare nei retrobottega dei ristoranti bevendo ottimi vini, lui mangia cibo cinese d’asporto che gli viene recapitato da un corriere con gli occhi a mandorla che non perde occasione di insultarlo, beve birra in lattina ed è fedele e innamorato della moglie che lo ricambia con profondo odio a causa del trasferimento in un commissariato sperduto e comunica con lei attraverso post it gialli appesi al frigo sempre vuoto. 
Senza metodo, maldestro, guascone, scorretto, sarà lui a risolvere il caso o forse sarà il caso a risolvere lui?

L'AUTORE
Marito e padre, laureato in Scienze Politiche e Giurisprudenza, impiegato, Simone Censi ha pubblicato il romanzo “Amico, Nemico” (Montag) nel 2015 e il romanzo “Il Garzone del Boia” (Elison Publishing) nel 2018.

giovedì 4 giugno 2020

Recensione: LO SCRITTORE SOLITARIO di Nicola Ianuale



Il giovanissimo protagonista di questo romanzo, ammiratore sincero di Francis S. Fitzgerald e del mondo da lui rappresentato ne Il grande Gatsby, a disagio in un tempo e in una società dominata da ipocrisie ed incoerenze, superficialità e voglia di apparire, incontra un ragazzo che condivide la sua stessa visione del mondo e della vita e l'amore per la scrittura.




LO SCRITTORE SOLITARIO 
di Nicola Ianuale


240 pp
"La realtà, Dan, è tanto labile quanto fuorviante; tutti indossano delle maschere e al di sopra di esse ve n’è una sola che le raccoglie e le sovrasta: la maschera della società. In un mondo come questo non c'è spazio per il libero arbitrio e le persone preferiscono rinunciare al loro vero io in favore di una perpetua illusione che li mimetizzi con gli altri."

Daniele Serpico - detto Dan - è un ragazzo di diciassette anni, consapevole di essere irrimediabilmente malato d'apatia.
A renderlo così insofferente verso la società che lo circonda, ed in particolare verso i propri coetanei, è la certezza di essere nato nel periodo storico sbagliato: adora, infatti, i Ruggenti Anni Venti, quel mondo descritto nelle pagine del capolavoro di Fitzgerald, e quando si guarda attorno e vede persone interessate unicamente all'apparenza, alle gratificazioni egoistiche derivanti dall'essere considerati vincenti, a far bella figura sui Social..., capisce di essere un pesce fuor d'acqua in un mondo artefatto, abitato da individui sciocchi, vanesi, che indossano maschere e vivono esistenze finte e vuote.

Questa sua apatia l'ha indotto a mettere da parte l'unica passione in grado di accendere la sua mente: la scrittura.

E proprio quando tutto sembra arido e inutile, ecco che sulla sua strada compare un giovanotto che sembra uscito da un'altra epoca; anzi, che sembra uscito dagli anni descritti nei libri di Fitzgerald!

Questo giovane è William Esposito, talentuoso scrittore emergente; mentre gironzola tra gli scaffali di una libreria di Mersano, Dan si imbatte nel romanzo "Il Poeta d'altri tempi", scritto appunto da William; apprende che questo libro in poco tempo è diventato un bestseller, vincendo anche premi e riconoscimenti importanti, pur non avendo ricevuto la dovuta risonanza a livello mediatico.

Dan si ritrova a divorare questo libro, ritrovandosi nei pensieri e nelle riflessioni dell'autore, che la critica ha elogiato con convinzione, maturando anch'egli un'alta considerazione verso William che, benchè molto giovane, rivela un animo profondo e una grande maturità.

Un giorno, mentre passeggia, scopre che qualcuno ha appena rilevato antica e maestosa villa nella via del Passo Vecchio: questo qualcuno è proprio lo scrittore del momento, William Esposito! 
I due si conoscono e immediatamente nasce un'affinità spirituale, mentale, che li porta ad instaurare un'amicizia intima e sincera.

"Improvvisamente, tutto mi fu più chiaro; almeno per quel che riguardava me e William. Entrambi eravamo legati da un parallelismo non poco indifferente: due scrittori immersi in una realtà frivola e alla ricerca dell'impossibile."

Nonostante i suoi 23 anni, William è incredibilmente colto, saggio, maturo, ha un'idea precisa del mondo e dei tempi in cui sta vivendo, e come Dan,  è cosciente di non sentirsi parte di quest'epoca.
Dan e William si sentono dei perdenti, ma mentre il primo è convinto di esserlo in virtù del fatto che la sua vita è priva di stimoli, di relazioni vere, di aspirazioni..., il secondo, al contrario, è uno scrittore stimato, acclamato, con un tenore di vita elevato, che inevitabilmente lo rende, agli occhi della gente, interessante, una persona da ammirare e della cui amicizia ci si può sentire privilegiati.

In realtà, anche William è un perdente, ma lo è nell'intimo della propria natura, e questo lo rivela in particolare nei suoi scritti.

I due, quindi, si intrattengono in brillanti conversazioni, imparano a conoscersi, anche se Dan si accorge di come il suo nuovo amico non sia del tutto limpido con lui: è come se nascondesse qualcosa, dei pensieri non confessati, un passato che cerca di soffocare.

E quest'aura di mistero lo avvolge anche in quanto scrittore: il fatto che di lui non si abbiano molte notizie biografiche, lo rende oggetto di morboso interesse da  parte di lettori, fans, editori e giornalisti.

Frequentando William, Dan conosce persone a lui vicine, come la sua ragazza Marta: bella, dolce..., sembra davvero innamorata di William. O forse brama solo i vantaggi derivanti dal successo del ragazzo in campo letterario? 
Magari Marta è semplicemente una di quelle ragazze sciocchine, superficiali, alla ricerca di relazioni con uomini vincenti...!
E se su Marta Dan e William nutrono questo genere di dubbi, a catturare l'attenzione di William è una sua vecchia conoscenza, la bella Elena.
Chi è la ragazza per lo scrittore: soltanto un'amica dei tempi della scuola o qualcosa di più?

Il rapporto tra i due ricorda a Dan quello suo con Giulia, una ragazza per la quale lui ha sempre avuto una cotta, purtroppo non ricambiato, avendo lei sempre preferito ragazzi decisamente più "vincenti" e sicuri di sè.

William e Dan sono più simili, nelle proprie esperienze di vita e nella visione del mondo, di quanto si rendano conto, e attraverso l'amicizia con l'altro, Dan imparerà a conoscere meglio se stesso e, in seguito ad un evento tragico, a comprendere la propria "missione" all'interno della società in cui vive.

"Lo scrittore solitario" è un romanzo di formazione particolare, che ha come protagonisti due giovani che vivono ai nostri giorni ma che sembrano isolati dalla vita frenetica del mondo contemporaneo e circondati piuttosto da un'atmosfera "retrò", che si riflette nella scelta del registro linguistico - ricercato e anche un po'  inusuale se consideriamo l'età dei due amici -, oltre che nella caratterizzazione degli stessi, i quali, pur avendo solo 17 e 23 anni, hanno un modo di esprimersi e atteggiarsi "d'altri tempi", come se per loro il tempo fosse fermo agli anni Venti ed essi non accettassero di vivere nell'epoca sbagliata.

Questo modo di essere poco in linea con i loro coetanei può sembrare una nota stonata, e forse lo è volutamente, infatti trovo abbia una sua coerenza e una sua logica, in quanto riflette proprio il senso di  inadeguatezza rispetto al presente e al contesto in cui essi si trovano  - che divide le persone in vincenti e perdenti -, cosa che li spinge a rifiutare di adottare i modi di pensare, di agire e di relazionarsi propri della gioventù di oggi, da cui si sentono lontanissimi.

La consapevolezza di essere dalla parte dei perdenti li porta a guardare gli altri con disprezzo, convinti che attorno a loro ci siano per lo più persone false, interessate solo alle vanità e all'apparire e lontani da quella dimensione nobile ed elevata propria di chi ama la cultura e rigetta tutto ciò che ritiene essere gretto, meschino e finto.
Questa visione porta i due amanti della letteratura a cercare una sorta di conforto proprio nella scrittura, attraverso la quale essi possono essere loro stessi.

Devo ammettere di non essere riuscita ad entrare molto in empatia con Dan e con William, forse proprio in virtù di questo loro insistere sulla contrapposizione perdenti-vincenti, come se fosse un dato di fatto incontrovertibile e immutabile; nondimeno, mi è piaciuto il loro essere così pieni di passione e di fervore nel sostenere la propria posizione e le proprie idee, coerentemente con la loro giovanissima età. 

La presenza della villa imponente e antica, che suscita curiosità in quanto avvolta nel mistero, mi è piaciuta, è un aspetto che trovo sempre intrigante; mi stava piacendo anche il fatto che attorno al passato di William ci fosse qualcosa da svelare, se non fosse che poi questo mistero l'ho trovato poco convincente.
Un altro elemento che ho gradito è stato l'amore per la letteratura, per la scrittura e il riferimento al celebre romanzo di Fitzgerald.

In conclusione, fatta eccezione per pochi aspetti che non mi hanno convinta al 100%, il mio parere su questo romanzo - e ringrazio l'Autore per avermi dato l'opportunità di leggerlo - nel complesso è positivo.
Se siete appassionati del grande Gatsby e cercate una lettura che ruoti attorno al potere che la letteratura e la scrittura hanno di formare la coscienza di una persona, questo libro potrebbe fare al caso vostro. 






mercoledì 3 giugno 2020

Bilancio di letture - Maggio 2020



Il mio maggio, tra letture, musica e tv.






  1. L'APPUNTAMENTO di P. Pulixi. Ogni uomo è libero di operare le scelte che ritiene più giuste in un dato momento, in un posto specifico, in presenza di determinate persone e per le più svariate ragioni. Si chiama libero arbitrio, no? Ma se è vero che siamo liberi di scegliere, è altrettanto vero che non possiamo sfuggire alle conseguenze delle nostre scelte, che ci seguono come segugi fedeli e prima o poi ci chiedono il conto. Nel bene e nel male.
  2. IL GIOCO DEL SUGGERITORE  di D. Carrisi. L'ex-poliziotta Mila Vasquez è costretta a tornare nel buio dell'inferno messo in moto dal diabolico suggeritore. Questa volta dovrà dare la caccia a colui che le ha sottratto l'unico affetto presente nella sua vita, e per farlo si ritroverà ad entrare in una dimensione virtuale dove i confini tra fantasia e realtà sono labili e dove la capacità umana di fare il male si manifesta in tutta la sua violenza.
  3. ALMARINA di V. Parrella. Elisabetta e Almarina: due donne in divenire, che una volta uscite da quell'istituto in cui la prima lavora e l'altra è detenuta, non saranno più le stesse: una donna che il destino non ha reso madre, e una ragazza cui la madre (e, in generale, la famiglia) è stata tolta troppo presto, si incontrano, si comprendono, e a dispetto dei cavilli burocratici, dei tanti interrogativi e della paura di sbagliare, si regalano reciprocamente la possibilità di essere un punto di partenza l'una per l'altra. Perché non è mai tardi per ricominciare.
  4. PALESTINA E ISRAELE: CHE FARE?  (a cura di Frank Barat). E' uno di quei "conflitti" che dura da molti, troppi decenni, che vede contrapposti due popoli e ad oggi non v'è stata alcuna soluzione in grado di soddisfare equamente le richieste dell'uno e dell'altro; a dirla tutta, tra i due, uno se la passa meglio, l'altro decisamente peggio. Sto parlando della "questione israelo-palestinese", e in questo libro il giornalista e attivista Frank Barat ha raccolto, attraverso interviste, le opinioni di Noam Chomsky (filosofo, linguista e attivista politico) e Ilan Pappè (storico israeliano antisionista) in merito all'argomento, perché esaminare il "caso palestinese è (…) essenziale per comprendere dove ci collochiamo come esseri umani".
  5. PEPPINO IMPASTATO. UNA VITA CONTRO LA MAFIA  di S. Vitale. Questo libro ci parla di Giuseppe Impastato ad ampio raggio, a partire dal contesto in cui è nato e cresciuto, in cui si è formato come uomo, come politico, giornalista, passando inevitabilmente per la tragica fine che gli ha fatto fare la mafia, arrivando agli anni successivi alla sua morte e alla "eredità" culturale e umana lasciataci da un giovane che, pur di denunciare le storture presenti nella società in cui viveva, non ha esitato ad andare contro la propria famiglia.
  6. LIVIA LONE di B. Eisler. Il primo capitolo della serie sulla detective Livia Lone ci racconta la orribile esperienza che l'ha profondamente toccata e che l'ha indotta a diventare poliziotta per dedicarsi anima e corpo alla ricerca di gente depravata che si macchia di crimini sessuali.
  7. LA PROFEZIA DELL'ARMADILLO di Zerocalcare. Un fumetto molto bello - dai disegni ai testi -, che con ironia e sense of humor scava nella testolina del protagonista, facendo ora sorridere ora riflettere.
  8. IL SETTIMO SPLENDORE di Favia & Bufi: racconto carino, piacevole, sia graficamente che nei contenuti; forse la storia ha qualche elemento prevedibile e non originalissimo, ma mi è piaciuta l'atmosfera malinconica sullo sfondo parigino.
  9. IL CASALE  di F. Formaggi. Spesso si dice che certe sciagure piovano all'improvviso senza che fosse possibile prevederle. Ma è davvero sempre così? O piuttosto siamo noi a non aver fatto caso ai piccoli segnali che le anticipavano, a non aver dato il giusto peso a certi dettagli? Il protagonista di questo interessante e originale romanzo, attento osservatore, verrà coinvolto in una catena di avvenimenti bizzarri e minacciosi, e riuscire a non farsi inghiottire potrebbe rivelarsi davvero un'impresa difficile...
  10. PAROLE RUBATE di P. Favorito: un reboot, quindi una sorta di remake cinematografico (sono presenti, infatti, tre attori italiani molto noti, che hanno prestato il loro volto per questo fumetto) che narra vicende avventurose ed inquietanti, in un'atmosfera paranormale, in cui l'horror si incrocia con il giallo e fatti e personaggi storici.
  11. IL PERSUASORE  di M. Billingham. Nella medesima sera, in due punti diversi di Londra, due donne vengono uccise allo stesso modo. Il geniale e scomodo detective Tom Thorne conclude che gli assassini cui dare la caccia sono due, uno metodico, freddo e controllato, l'altro succube e remissivo. Due killer che vanno assolutamente fermati.
  12. REAZIONE MORTALE  di D. Boyd. Un avvincente giallo ambientato nel mondo delle corse dei cavalli e delle scommesse; ad indagare sull'assassinio di un giovane stalliere c'è un ispettore caparbio e dall'intuito formidabile, coadiuvato dall'agente Jane, collega e compagna di vita.


Tra queste letture di maggio, sono stata contenta di aver dedicato spazio e tempo a due saggi, quale quello sulla questione Palestina/Israele, e la biografia di Peppino Impastato; tra i romanzi, ho trovato bellissimo e spiazzante il  noir psicologico di Pulixi.


ATTUALMENTE HO IN LETTURA:

- UNA VALIGIA PIENA DI SOGNI di Paullina Simons (young adult);
- L'ULTIMO RINTOCCO di Diego Pitea;
- IL VANGELO EBRAICO di Daniel Boyarin.


PROSSIME RECENSIONI:

- BACI DA POLIGNANO di L. Bianchini
- LO SCRITTORE SOLITARIO di Nicola Ianuale.


FILM

Di bello, ho visto MAGARI diretto da Ginevra Elkann: è la storia di Alma, Jean e Sebastiano, tre
fratelli molto legati tra loro, che da Parigi, città in cui vivono con la madre di fede russo-ortodossa, si ritrovano scaraventati nelle braccia di Carlo, padre italiano, assente, anticonformista e completamente al verde, che non ha alcuna idea di come badare a sé stesso, figuriamoci ai figli.
Siamo a dicembre e la madre dei tre fratelli aspetta un figlio dall'attuale compagno, per evitare stress inutili, pensa bene di mandare i ragazzi dal padre a Roma, ma non ha fatto i conti con l'immaturità (che pure conosce!) di Carlo, il quale, quando si vede arrivare i figli muniti di tutto punto e pronti per una vacanza in montagna, svela che c'è un cambio di programma: lui ha bisogno di lavorare, sta scrivendo una storia per un film, quindi niente montagna: è così bello il mare d'inverno a Sabaudia?

Ovviamente, Carlo - che presenta ai ragazzi la sua attuale fidanzata, Benedetta (la Rohrwacher) - non ha nè tempo nè voglia e nè la pazienza per star dietro ai figli, compito che si prenderà spontaneamente Benedetta, riuscendo ad entrare in sintonia con tutti e tre.

Il film mi è piaciuto perchè narra di una famiglia "disfunzionale" dal punto di vista di una dolce ragazzina, che deve barcamenarsi tra le esigenze e i capricci sia degli adulti che dei fratelli maggiori (che sono tenerissimi quando si abbracciano in silenzio, consolandosi a vicenda per le delusioni dovute agli atteggiamenti immaturi del padre); quello di Alma è uno sguardo ingenuo ma attento, sembra accettare il fatto che i suoi genitori si siano rifatti una vita ma in realtà spera (e prega, con tanto di voti!) segretamente di vedere riconciliati i propri genitori.

A fine vacanza, quando i suoi saranno costretti a vedersi per un piccolo incidente accaduto a uno dei fratellini, ad Alma non resterà che sperare quantomeno che la sua smetta di essere una gabbia di matti per diventare una famiglia allargata più o meno normale. 
Magari un giorno potrebbe succedere...!

Eccezionali i ragazzini che interpretano i tre figli di Riccardo Scamarcio, perfettamente a suo agio nel ruolo di padre distratto, di eterno adolescente che spera di vedere decollare la propria carriera di aspirante scrittore di sceneggiature e che non ha la minima idea di come relazionarsi a tre figli di differente età e che vede molto saltuariamente; Alba Rohrwacher è sempre così eterea, molto easy, svampita ma solo in apparenza, una presenza amica nei confronti dei figli del compagno.
L'atmosfera nostalgica, anni '80, è un tuffo nel passato piacevole, mai pesante o patetica.
Promosso.

Altra cosetta vista in tv è la serie LA CATTEDRALE DEL MARE, che  trovo sia fatta bene e mi sta piacendo per ambientazione (1300, Spagna) e vicende.


FOTO DEL MESE

Non posto mai foto perchè non amo farne, ma questo mese faccio un'eccezione e condivido con voi questa piantina, dono di un bimbo della scuola dell'infanzia che ho in classe. ❤
Mi mancano i miei piccoli alunni.... :-(





LIBRI ACQUISTATI


- BACI DA POLIGNANO di Luca Bianchini;




- IN UN MILIONE DI PICCOLI PEZZI di James Frey.



CANZONE DEL MESE

Su YouTube ho "scovato" questo canale - Acapeldridge - e durante lo scorso mese spesso ho sentito brani come questo che vi posto:





LA CITAZIONE DEL MESE


"Gli uomini guardano il cielo e si stupiscono, 
guardano la terra e si muovono a pietà, 
ma, stranamente, non si accorgono di loro stessi."
(Peppino Impastato)
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