giovedì 31 gennaio 2019

Dal 14 febbraio - NUCLEUS di Rory Clements



E se al segreto della bomba atomica fossero arrivati per primi i nazisti?
È il 1939 e l’Inghilterra si troverà molto presto a fronteggiare Hitler per mantenere la propria libertà e quella del mondo intero. La corsa alla bomba nucleare è già iniziata e la Germania sembra poter arrivare per prima.

Tra spionaggio e omicidi, il nuovo thriller di Rory Clements, uno scrittore bestseller apprezzato a livello internazionale, che nel 2018 con Nucleus ha conquistato l’Ellis Peters Historical Award, il più importante premio assegnato ai gialli di ambientazione storica.


NUCLEUS
di Rory Clements



La Corte Editore
trad. M. Vradini Scusa
416 pp
18.90 euro
9,99 euro (ebook)
USCITA
14 FEBBRAIO 2019
1939. La seconda guerra mondiale sta per esplodere e Tom Wilde sta rientrando dall’America dove ha incontrato il presidente Roosevelt, che gli ha affidato un compito del tutto inaspettato. 
Il professore deve infatti sfruttare la sua amicizia con il fisico Geoff Lancing, per tenere d’occhio gli scienziati del Cavendish, il laboratorio dove menti geniali stanno lavorando alla scoperta che potrebbe cambiare le sorti del mondo intero e da cui sembrano dipendere gli esiti dell’imminente guerra: la fissione nucleare.
Appena tornato a Cambridge, si ritroverà anche a dover ospitare un famoso fisico fuggito dal campo di concentramento di Dachau e scoprirà che Lydia, la sua fidanzata, si è recata a Berlino per una pericolosa missione: la ricerca di un ragazzino scomparso durante uno dei Kindertransport organizzati per permettere a bambini ebrei di fuggire dalla Germania in Gran Bretagna e riuscire così a salvarsi.
Quando uno dei migliori cervelli del Cavendish viene assassinato, il professor Tom Wilde viene coinvolto in un intrigo da cui non sembra esserci scampo.
Mentre anche l’IRA mette sotto assedio l’Inghilterra, Tom Wilde dovrà scoprire di chi potersi fidare in una cospirazione che va da Cambridge a Berlino e dagli Stati Uniti all’Irlanda.
Riuscirà a scoprire la verità prima che sia troppo tardi?

L'autore.
RORY CLEMENTS, autore inglese, dopo una carriera da giornalista che lo ha visto collaborare con testate nazionali come il Daily Mail e l’Evening Standard, si è dedicato a tempo pieno alla scrittura. Fin da subito, i suoi romanzi sono diventati dei bestseller in Gran Bretagna, dove sono stati selezionati tra i migliori thriller dalle principali catene di librerie. Un successo di pubblico e critica che si è ripetuto anche all’estero: i suoi libri infatti sono pubblicati in dieci Paesi.
Accostato a grandi autori come Robert Harris e John Le Carré, in Italia ha già pubblicato con Piemme il thriller Il persecutore e con La Corte Editore Corpus, il primo romanzo della serie che vede protagonista Tom Wilde
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mercoledì 30 gennaio 2019

Nuove entrate nella mia libreria (fine gennaio 2019)



Piccolo bottino libresco di domenica (libri usati).

Ho preso la Chevalier perchè di lei ho letto solo "La ragazza con l'orecchino di perla" ma so che merita di essere maggiormente conosciuta; la Higgins Clark scrive thriller interessanti, molti dei quali son divenuti film per la tv; l'ultimo l'ho preso un po' ad occhi chiusi, mi sono più che altro affidata al nome dell'autrice, Nora Roberts, molto letta dagli amanti del romance.


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LA VERGINE AZZURRA di Tracy Chevalier: XVI secolo, Francia: Isabelle du Moulin è una splendida ragazza dai capelli color rame, chiamata da tutti nel villaggio con lo stesso nome della statuetta della Vergine che il duca de l'Aigle ha portato un giorno in paese: la Rossa. Dall'arrivo di Monsieur Marcel, coi suoi sermoni contro la Vergine, quel nome è diventato un tormento. Non è più un affettuoso nomignolo ma il nome di una strega, il sinonimo stesso di una malvagia creatura in un villaggio accecato dal fanatismo della Riforma. Quando resta incinta del giovane Tournier, a Isabelle non resta altro che abbracciare, dopo le persecuzioni seguite al Massacro di San Bartolomeo, fino in fondo la sorte dei Tournier: l'emigrazione nel villaggio svizzero di Moutier e un destino sconvolgente e inaspettato...

LA FIGLIA PREDILETTA di Mary Higgins Clark: Ellie Cavanaugh ha sette anni quando sua sorella Andrea viene brutalmente uccisa. La polizia ferma tre sospettati: Rob Westerfield, rampollo di ottima famiglia, di cui la vittima era segretamente innamorata; Paul Stroebel, un suo compagno di scuola, e Will Nebels, un quarantenne le cui attenzioni non sono gradite alle ragazze. La testimonianza di Ellie fa condannare la persona da lei ritenuta responsabile. Ventidue anni dopo il detenuto viene rilasciato sulla parola, ed è deciso a provare la propria estraneità al delitto. Ellie, ora affermata giornalista investigativa, torna a ripensare alla tragedia che ha distrutto i genitori, annientati dalla morte della figlia prediletta, e inaridito la sua stessa vita, schiacciata dalla colpa di non aver rivelato tutto ciò che sapeva sugli strani appuntamenti di Andrea. Vorrebbe provare in modo definitivo la colpevolezza del condannato, ma nel corso delle ricerche nuovi fatti vengono alla luce, facendola dubitare di aver puntato il dito sull'uomo giusto, e soprattutto avvicinandola pericolosamente a un assassino ormai disperato.

I DONOVAN di Nora Roberts. Volume antologico che contiene i quattro romanzi della scrittrice, "Morgana", "Sebastian", "Anastasia" e "Liam", che formano l'omonima quadrilogia.
Una maga, un veggente, una guaritrice, uno stregone.
Esistono luoghi in cui si pratica ancora la magia bianca, tra le verdi valli d'Irlanda, sulle ventose brughiere della Cornovaglia, lungo le coste scoscese della Bretagna, ed in California, lungo il tratto di costa tra Carmel e Monterey in cui le montagne si buttano nel mare. Un tempo le fate danzavano nei boschi e si mescolavano con i mortali, a volte per amore, altre per capriccio.
Adesso chi ha ricevuto in dono questo potere antico e prezioso non ha vita facile in un mondo arido, che non conosce più la fantasia e l'incanto di una notte stellata.
Morgana, Sebastian, Anastasia e Liam Donovan sfruttano le loro straordinarie doti per aiutare gli altri, ognuno seguendo le proprie personali inclinazioni...


LI CONOSCETE?
LI AVETE LETTI?


martedì 29 gennaio 2019

Recensione film: THE PLACE (P. Genovese) || MOSCHETTIERI DEL RE. La penultima missione (G. Veronesi)



Cosa sei disposto a fare pur di ottenere ciò che più desideri?
I quattro moschettieri sono in fase di decadenza: ce la faranno a portare a compimento l'ultima missione affidata loro dall'amata regina?


THE PLACE


Il film ha ottenuto 4 candidature ai Nastri d'Argento, 8 candidature a David di Donatello.

REGIA: Paolo Genovese
ATTORI: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D'amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Giulia Lazzarini
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The Place - ispirato alla serie tv americana "The Booth at the End" - è un film particolare che, credo, può non piacere a tutti, anci forse non piace alla maggioranza.
Le persone cui l'ho consigliato, e che ho quasi costretto a vederlo con me, l'hanno cortesemente detestato e trovato noioso...; a me è piaciuto, ovviamente (non l'avrei consigliato, altrimenti) ^_^

La storia è presto detta: un uomo in giacca e cravatta (V. Mastandrea) è perennemente seduto al tavolo di un locale, giorno e notte, con un'enorme agenda accanto, impegnato a mangiare e ad accogliere le persone che spontaneamente si rivolgono a lui.

Di chi si tratta? Chi è questo misterioso personaggio, di cui non sappiamo il nome, la professione, l'età..., nulla? Queste informazioni, sappiatelo, non vi verranno mai date perchè, semplicemente, non è importante saperle.

L'uomo, dall'aria triste che più triste non si può, solo e di pochissime parole, riceve ogni giorno e per tutto il giorno visite da svariate persone: uomini, donne, persone anziane e ragazzi.

Chi sono queste persone?
Di loro, qualcosa veniamo a saperla.
C'è la giovane suora (A. Rohrwacher) che non riesce più a sentire Dio e questo la manda in crisi; c'è il padre disperato (V. Marchioni) con un figlio ammalato di cancro che vorrebbe poter salvare; c'è la ragazza caruccia che però vorrebbe essere bellissima (S. D'Amico); c'è la signora in là con gli anni col marito malato d'Alzheimer che vorrebbe le fosse restituito (G. Lazzarini); il meccanico innamorato della pornoattrice che ogni giorno lo guarda dal calendario (R. Papaleo) e con cui lui vorrebbe passare una notre; c'è il ragazzo cieco che sogna di recuperare la vista (A. Borghi); il poliziotto non proprio incorruttibile che desidera il perdono del figlio (M. Giallini); c'è il giovanotto sballato che odia suo padre e vorrebbe non doverlo più vedere (S. Muccino); c'è la moglie bella ma insoddisfatta del marito indifferente (V. Puccini), di cui vorrebbe risentire l'amore.

Insomma, un gruppetto di persone che si alternano in questo locale, il The Place appunto, e che si dirigono spedite al tavolo in fondo al locale, dove è seduto l'uomo del mistero, e a lui raccontano delle cose.
Cosa?
Ciascuna delle persone che vi ho menzionato sopra, come leggete, ha un desiderio profondo, difficile da realizzare, se non impossibile. 
L'uomo misterioso è lì per loro, pronto a esaudire ogni drammatica o superficiale richiesta, senza dare giudizi di sorta: egli ascolta con attenzione, prende appunti, fa poche ma incisive domande, insomma sembra mostrare disponibilità ed empatia ma non lasciatevi ingannare: quest'uomo non mostra mai vera pietà o comprensione.
Il suo ruolo è quello di affidare dei compiti a chi si rivolge a lui affinchè possa ottenere ciò che vuole.
Non c'è desiderio che possa essere realizzato senza soddisfare prima le terribili condizioni poste dall'uomo.
Vuoi diventare più bella? Ok, ma perchè questo avvenga devi fare una rapina.
Vuoi sentire nuovamente la voce di Dio? Ok, non devi fare altro che restare incinta.
Vuoi salvare tuo figlio dal cancro? Ammazza una bambina qualsiasi.
Vuoi riavere tuo marito guarito dall'Alzheimer? Benissimo, però prima metti una bomba da qualche parte e la fai scoppiare.

E via di questo passo.

A questi disperati, che sfilano ora arrabbiati ora angosciati ora eccitati davanti agli occhi attenti ma mesti dell'uomo con l'agenda, quest'ultimo dice che il loro sogno si può realizzare, solo che c'è un prezzo da pagare, uno specifico compito da portare a termine. E quanto più il loro desiderio è importante, tanto più il compito affidato è di un certo "tenore".

Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri? Chi di loro accetterà la sfida lanciata dall'enigmatico individuo, per il quale tutto sembra possibile?

Tutti gli chiedono chi egli sia veramente: il diavolo? un truffatore? 

Una cosa è certa: l'uomo è un pezzo di ghiaccio privo di sentimenti, che chiede cose mostruose ai suoi clienti.

"Perchè chiedi cose così orrende  tu?""Perchè c'è chi è disposto a farle".

E' vero, è portato a riflettere lo spettatore: Mastandrea pone condizioni tremende ai clienti, non ne considera la disperazione (ad es. quella del padre col figlio morente o del ragazzo cieco che vorrebbe vedere), ma pure essi...: una volta aver sentito la richiesta assurda, in molti casi crudele e disumana, perchè non se ne vanno via indignati? Perchè tornano da lui e sottostanno alle sue condizioni? Possibile che il loro desiderio è così grande e irrinunciabile che essi sarebbero disposti a commettere azioni immonde per ottenerlo?

Chi è il mostro?
L'uomo seduto al tavolo o chi va da lui?

"Sei un mostro.""Diciamo che dò da mangiare ai mostri".

Tutto questo via vai di gente si svolge sotto gli occhi della bella cameriera del The Place, Angela (S. Ferilli), che prova ad aprirsi un varco verso Mastandrea, cercando di farci amicizia, di farlo parlare di sè (visto che trascorre la giornata ad ascoltare i fatti altrui)..., pur rendendosi conto di come negli occhi di quell'uomo solo - che sembra non avere mai bisogno di dormire - sembri annidarsi tutta la sofferenza possibile, quella che proviene dai mali del mondo, dell'umanità.

Mastandrea dà al suo personaggio quell'aria seria, sofferente, di chi ogni giorno viene a contatto col Male che è negli uomini e questo è oltremodo stancante per lui.
Il personaggio della Ferilli è il suo esatto contrario: ingenua, solare, affabile, empatica, cerca di vedere il buono negli altri, compreso il suo abitudinario cliente che staziona nel locale, e la sua purezza alla fine sfiderà l'inquietante imperturbabilità di lui...

E' un film che inevitabilmente fa sorgere un sacco di domande nello spettatore.
Ad es. sul protagonista: chi è quest'uomo? Un essere sovrumano? Non ha un'identità, una casa, o mangia o sfoglia l'agenda e parla con i clienti, non dorme mai, non si alza dalla sedia neppure pur un attimo. Di lui non sappiamo nulla, se non che fa questo "mestiere" bislacco.
Chiaramente questo alone di mistero ha un che di paranormale, "fantascientifico", e può far storcere il naso perchè le perplessità su di lui non vengono mai risolte.
Del resto, tutto il film segue un filone "assurdo", nel senso di "non realistico", come lo è il legame - che ha un che di magico in quanto inspiegabile - tra sogno realizzato e condizioni da ottemperare.

Mi rendo conto che un film ambientato in una location statica, fissa, con la telecamera per lo più puntata sull'uomo e, alternativamente, sui clienti che si susseguono, possa non risultare particolarmente avvincente, ma il punto è che per me è uno degli aspetti più geniali di Genovese, il cui film si gioca tutto sui dialoghi, sulle espressioni facciali.

Il cast è eccezionale e ciascuno fa la sua parte in modo credibile, Mastandrea compreso, con la sua faccia stravolta per 90 minuti.
A me questo film piace perchè punta i riflettori sull'animo umano, su cosa si è disposti a fare quando si vuole a tutti i costi ottenere qualcosa di importanza vitale, anche se ciò significa andare contro dei principi che solitamente si giudicano imprescindibili.

"C'è qualcosa di terribile in ognuno di noi, e chi non è costretto a scoprirlo è molto fortunato".


MOSCHETTIERI DEL RE. La penultima missione



Regia: Giovanni Veronesi.
Cast: Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, Margherita Buy, Alessandro Haber, Matilde Gioli, Giulia Bevilacqua, Lele Vannoli, Valeria Solarino.


I Moschettieri sono cambiati.
Non sono più i quattro eroi che sbaragliavano decine e decine di nemici con l'abilità nell'uso della spada e del moschetto, impavidi e agili: sono quattro uomini di mezza età, invecchiati, ingrigiti, tristi, patetici, ognuno chiuso nel proprio orticello e nella propria piccola esistenza priva di grossi stimoli.

D'Artagnan (P. Favino) fa il "maialaro" e il suo fetore si sente da lontano; l'unica ragione per la quale attualmente prende in mano la spada è per battersi con i mariti gelosi delle proprie moglie, che guarda caso sono le sue amanti.

Athos (R. Papaleo) ha un alluce valgo che lo tormenta e trova momenti di piacere solo nel sesso con chiunque respiri.

Aramis (S. Rubini) è un frate indebitato che non ricorda neanche come si prende un'arma in mano e Porthos (V. Mastandrea) è forse il peggio conciato: un locandiere ubriacone, dipendente dall'oppio, che ha perso la gioia di vivere e con le emorroidi ad affliggerlo.

La regina Anna (M. Buy) - ignara di che brutta fine abbiano fatto i suoi moschettieri - si rivolge al fido e coraggioso amico D'Artagnan affinchè raduni gli altri tre e portino a compimento la più importante delle missioni: salvare la Francia dalle trame ordite a corte dal perfido Cardinale Mazzarino (A. Haber) con la sua cospiratrice, l'affascinante e astuta Milady (G. Bevilacqua).

Sono passati più di venti anni dall'ultima volta che i quattro amici si sono dati da fare per il trionfo della giustizia e del bene, e guardarli ora - demotivati, indolenziti, apatici, cinici e disillusi - non t'aspetteresti chissà che impresa, ma i Moschettieri non possono deludere, sono gli eroi un po' di tutti noi, della nostra infanzia, e anche  in questa versione dissacrante e comica i quattro eroici compagni di ventura, nati dalla penna di Dumas, sapranno come trovare la spinta e la motivazione per dare il loro contributo alla Francia, al grido di "Tutti per uno, uno per tutti!".

Ad accompagnarli nelle incredibili gesta ci sono Servo (Lele Vannoli), un gigante buono, muto e con un'alta sopportazione del dolore, e l'esuberante Ancella della regina (M. Gioli), tanto carina e maliziosa quanto furbetta e coraggiosa.

I quattro - in sella a destrieri più matti di loro - combatteranno per la libertà dei perseguitati Ugonotti e per la salvezza del giovanissimo, parruccato e dissoluto Luigi XIV. 

La commedia di Veronesi è davvero molto molto godibile, adatta per tutta la famiglia; mi ha divertita tanto, i quattro protagonisti sono esilaranti, perfettamente a loro agio nei panni di eroi pasticcioni e sgangherati ma in fondo sempre eroi nell'animo; i dialoghi sono pieni di umorismo, Favino fa ridere con il suo modo di parlare sgrammaticato, che mescola italiano, francese e mezzo spagnolo; gli altri tre conservano il loro accento e ugualmente risultano simpaticissimi; ironica e divertente anche Margherita Buy.

Promossa a pieni voti questa commedia avventurosa, una rivisitazione originale e piacevolissima di un classico senza tempo.
Unica pecca: il finale, che non c'entra granchè con tutto il resto della storia ed è quindi un po' forzato, a mio avviso.
Ma gli ultimi 5 minuti non inficiano assolutamente il mio giudizio complessivo del film, che è positivo e per questo ve lo consiglio!!!

lunedì 28 gennaio 2019

Recensione: UN GIORNO DI FESTA di Graham Swift (RC2019)



Una vecchia e famosa scrittrice si guarda indietro, tornando con la memoria ad un giorno specifico - il 30 maggio 1924, giorno della Festa della Mamma - per raccontare "una storia d'amore" sensuale, breve, proibita, che le resterà impressa negli anni in ogni particolare, come un dolce segreto da custodire gelosamente.



UN GIORNO DI FESTA
di Graham Swift



Ed. Neri Pozza
139 pp
Questo lungo racconto di Graham Swift si concentra sostanzialmente su ciò che accade nell'arco di un'unica giornata alla protagonista, Jane Fairchild, che all'epoca dei fatti aveva 22 anni ed era una giovane cameriera inglese a servizio presso una famiglia benestante dell'alta borghesia inglese, i Niven.

Siamo in Inghilterra nel 1924, è il Mothering Sunday, la Festa della Mamma, e se l'incubo della prima guerra mondiale è alle spalle, lo spettro della prossima tra pochissimi anni comincerà ad affacciarsi.
Ma non pensiamoci oggi: è una così bella domenica di fine marzo, il sole splende, l'aria piacevole è arricchita dal profumo dei fiori e dal cinguettio degli uccelli; il giorno perfetto per ricordarsi che siamo vivi nonostante il cuore abbia gravi lutti da piangere.
Sì perchè sono tante le famiglie che hanno perso qualcuno - un figlio, un fratello... - nel conflitto, ma oggi non bisogna fare pensieri tristi!!
E' una ricorrenza speciale da festeggiare in allegria; consuetudine vuole che si facciano visite di cortesia, picnic all’aperto e inviti a pranzo in compagnia di amici e familiari. Un rituale in realtà che si sta un po' perdendo ma che i Niven e gli Sheringham, due delle famiglie più in vista del Berkshire, si tengono ben stretto, come se appartenessero ormai a un’unica famiglia, accomunati dal dolore di aver perso dei giovani figli in guerra.
Su invito degli Hobday, un altro illustre casato delle verdi contee che circondano Londra, decidono di vedersi a pranzo per brindare e parlare dell’evento ormai imminente e fonte di gioia: le nozze tra Paul, il giovane rampollo degli Sheringham (scampato alla guerra), ed Emma Hobday.

Ed in questa giornata di festa, i ricchi signori si mostrano oltremodo generosi con la servitù, lasciandola libera di godersi anch'essa questo giorno libero come meglio desidera;  così, i domestici delle tre famiglie approfittano per trascorrere del tempo con i propri cari.

L'unica che non ha una famiglia alla quale tornare è lei, Jane Fairchild; perchè Jane è un'orfana, una trovatella, non sa neppure chi sia sua madre, quindi per lei il Mothering Sunday è un giorno come un altro.
Il buon Mr Niven le regala mezza corona e le dice che può fare ciò che le pare in quella giornata tutta per sè e la bella ragazza già immagina cosa farà: trascorrere la domenica di festa su una panchina in giardino, tra il ronzio dei fuchi e il profumo della magnolia già carica di boccioli, e con un libro di Joseph Conrad a farle compagnia.

Ma quella mattina in casa Niven squilla il telefono.
Come ogni volta, la domestica si affretta all’apparecchio e il suo cuore fa un volo acrobatico  nel riconosce la voce all’altro capo del telefono: è Paul Sheringham, il giovanotto che tra due settimane convolerà a giuste nozze (Jane ben immagina che sia un matrimonio combinato, che accrescerà il prestigio degli Sheringham, oltre alle finanze) che la invita per la prima volta a casa sua.

I due, infatti, sono amanti da ben sette anni, quindi da poco tempo dopo che la cameriera è andata a lavorare dai Niven (aveva solo 14 anni quando fu assunta).
Vivono la loro relazione clandestina con gioia e senza alcun pudore, ovviamente stando molto attenti a non farsi scoprire e a non dare scandalo.

Jane parla di questa particolare storia d'amore come qualcosa che l'ha fatta star bene, che l'ha resa felice, facendola sentire importante per qualcuno e togliendola, almeno in parte, dal bozzolo dell'invisibilità.

"Amante segreta. Amica segreta. Era stato lui a dirglielo, una volta: «Siamo amici, Jay». Lo aveva fatto a mo’ di annuncio, e lei si era sentita girare la testa. Nessuno l’aveva mai chiamata così, e con tanta decisione, come se lui non avesse altri amici, e avesse appena scoperto quanto fosse bello averne uno. E come se lei dovesse tenere per sé quella rivelazione così inusitata. Si era sentita leggera come una piuma. Aveva diciassette anni. (...) Dunque, erano veramente amanti? C’era stata una tale, solenne intensità nelle loro sperimentazioni, una tale consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato (con il mondo in lutto intorno a loro), da richiedere una forma di leggerezza che agisse da compensazione: il riso. A volte era quasi sembrato che far ridere l’altro fosse il vero scopo dei loro incontri: un obiettivo molto pericoloso, quando ad accompagnarlo c’era la necessità assoluta di non farsi scoprire."


Quella telefonata apre alla bella domestica la possibilità di passare un Mothering Sunday in compagnia di quest'uomo che è stato il suo primo amante e le (poche) ore poi trascorse con lui faranno di quel giorno di festa del 1924 una data incancellabile nel ricordo di Jane, che negli anni a venire andrà sempre lì con la memoria, a quel dì speciale cominciato nella luce più pura e terminato nel buio di un’oscura notte della vita e dell’anima.

Una giornata tranquilla e illuminata da un sole che scalda ossa e cuore si trasforma, in pochi attimi, in una tragedia privata, intima, personale e famigliare, e nella mente dell'intelligente piccola Fairchild, col tempo, diventerà il momento in cui il suo destino ha preso una determinata piega.

La Jane adulta, ormai quasi centenaria, è una scrittrice affermata, con all'attivo molti romanzi di successo; è una donna colta, arguta, dotata di grande acume e spirito critico, oltre che di umorismo e capacità di sorridere anche di ciò che potrebbe, a buon diritto, rattristarla.

Jane ci racconta, attraverso vivaci flashback che si alternano al racconto ironico e disincantato del presente, la sua vita, anzitutto cosa accadde quel giorno del 30 maggio, ma anche il dopo.

Jane era una giovane donna disinibita, libera, una sorta di femminista convinta senza saperlo, una ragazza cresciuta in orfanotrofio che anelava a non restare anonima e ignorante, e che ha fatto della propria passione per i libri e la lettura il perno della propria esistenza.
E' sola al mondo, Jane, ha soltanto il suo modesto lavoro alle dipendenze di gente ricca che si ritiene alquanto generosa e paziente con questa servitù capricciosa; e lei "approfitta" di questa generosità per crescere, per acquisire consapevolezza di se stessa, delle proprie attitudini, e così un po' alla volta riesce ad avere accesso ai libri della biblioteca dei suoi padroni e a tuffarsi tra le pagine di quei volumi che costantemente spolvera, leggendo appassionanti storie di avventura, fino ad incrociare il suo unico vero amore letterario, il già menzionato Joseph Conrad.

Jane ama Paul, anche se non ci svela i suoi sentimenti in modo esplicito, però lo comprendiamo dalla gioia che le dà semplicemente essere con lui, farlo sorridere, sentirsi chiamare amica e trattata da tale, restare in silenzio a guardarlo mentre, con studiata grazia e lentezza, l'uomo si riveste per recarsi all'appuntamento con Emma; certo, l'idea che lui sia fidanzato, che a breve sposi un'altra donna e che questo possa costituire un impedimento per continuare a vedersi, non la rende felice, ma Jane non si lamenta, non fa recriminazioni, non piagnucola come una sciocca femminuccia sedotta e abbandonata; quanto ad abbandoni è esperta dalla nascita, ahilei, e per il resto, non è una debole, una sciocchina senza sale in zucca e con la lacrima facile; per quanto giovanissima, nel suo piccolo Jane sembra aver capito "come va il mondo", chi è lei, da che parte sta rispetto agli "altri" (i Niven, Sheringham...) e questa presa di coscienza la rende libera.
Anche libera di gironzolare nella grande casa di Paul (che, dopo i momenti di intimità, la lascia sola nella propria dimora per andare dalla fidanzata che lo aspetta), di fermarsi a guardare le orchidee candide sul tavolo, le cornici sui mobili, i quadri appesi al muro e i libri in biblioteca.
Una "scena", questa di Jane che gira nuda per casa, che forse è la più emblematica del libro e che non possiamo non immaginarci e sorriderne, restando stupiti davanti all'innocente sfacciataggine di questa giovane, che si gode questi sprazzi nascosti di libertà totale prima della tragedia finale, che scoprirà pochissimo tempo dopo, tornando a casa.

“Siamo solo materia combustibile. Nasciamo per bruciare, alcuni più rapidamente di altri. Ed esistono diversi tipi di combustione. Ma non bruciare affatto, non prendere mai fuoco, sarebbe il massimo della tristezza, non trova?”

E l'esistenza di Jane Fairchild è così: un piccolo grande fuoco che  non smette di ardere, perchè la passione per la vita e ciò che le riserva alimenta la sua anima, la divora e la porterà ad ottenere tanti successi, a maturare ambizioni che mai avrebbe creduto fossero alla portata di una Cenerentola come lei.

"Un giorno di festa" è un romanzo breve incentrato, come il titolo stesso suggerisce, sul racconto di quella giornata collocata nel passato, che assume ora caratteri voluttuosi ed intimi ora di ineluttabile e privata tragicità, per poi spostarsi nel presente della ormai anziana protagonista; questa lettura veloce ma intensa mi ha colpita non tanto per la storia in sè quanto per il suo personaggio principale, questa giovane dallo spirito indipendente, e per lo stile dell'Autore, che sa sapientemente usare ogni parola, ogni frase concisa ma significativa, ogni dettaglio - anche quello più descrittivo che potrebbe sembrare irrilevante - per inserirli in un'unica cornice dai contorni sensuali, languidi; ci sembra di sentire il calore dello stesso sole che illumina a giorno la camera in cui i due amanti godono della reciproca compagnia; ci sembra di essere nudi come Jane mentre scorrazziamo indisturbati in una casa che non è la nostra, percorsi dal brivido del proibito; e proviamo anche noi quell'indefinita nostalgia ripensando a quel che è stato in quel Mothering Sunday e che resterà celato nella mente e nel cuore di Jane per sempre.

Un gioiellino da non sottovalutare.

domenica 27 gennaio 2019

Giornata della memoria - per non dimenticare



Ricordare perché non accada più.



HOLOCAUST

Abbiamo giocato, abbiamo riso
siamo stati amati
Siamo stati strappati dalle braccia dei nostri genitori e gettati nel fuoco.


Non eravamo nient'altro che bambini.
Avevamo un futuro.

 Saremmo diventati avvocati, rabbini, mogli, insegnanti, madri. 
Abbiamo fatto sogni,  non avevamo speranza. 
Siamo stati portati via nel cuore della notte in macchine come bestiame, senza aria per respirare
 soffocando, 
piangendo,
 morendo di fame, 
morendo. 
Separati dal mondo per non essere più. 
Dalle ceneri, ascolta la nostra supplica.
 Questa atrocità verso l'umanità non può accadere di nuovo. 
Ricordati di noi, perché eravamo i bambini i cui sogni e le cui vite sono state rubate.

Barbara Sonek




Libri sull'argomento recensiti sul blog:


BAMBINO N. 30529 di F. Weinberg
SI CHIAMAVA ANNA FRANK di M. Gies
IL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI di G. Bassani
IO NON MI CHIAMO MIRIAM di M. Axelsson
LA TREGUA di P. Levi
SE QUESTO E' UN UOMO di Primo Levi
ANNA FRANK. DIARIO
IL BAMBINO DI SCHINDLER di L. Leyson
LA LISTA DI SCHINDLER di T. Keanellay
LA MIA AMICA EBREA di R. Domino
TRACCE DI MEMORIA di P. Lantos
QUANDO DAL CIELO CADEVANO LE STELLE di S. Domino
SOPRAVVISSUTA AD AUSCHWITZ di E. Schloss
SE NON ORA, QUANDO? di P. Levi
DIARIO di Etty Hillsum
LA FIGLIA DEI RICORDI, di S. McCoy
LA CHIAVE DI SARAH di Tatiana de Rosnay
MI RICORDO di P. Capriolo


venerdì 25 gennaio 2019

ANTEPRIMA: ELEVATION di Stephen King




L'ultimo libro del leggendario Stephen King è una storia avvincente, straordinariamente inquietante, commovente e ottimista sulla ricerca di ciò che accomuna nonostante le profonde differenze.


ELEVATION 
di Stephen King


Ed. Sperling&Kupfer
208 pp
15.90
USCITA
19 FEBBRAIO 2019
Scott Carey sta percorrendo senza fretta il tratto di strada che lo separa dal suo appuntamento. 
Si è lasciato alle spalle la casa di Castle Rock, troppo grande e solitaria da quando la moglie se n'è andata, se non fosse per Bill, il gattone pigro che gli tiene compagnia.
Non ha fretta, Scott, perché quello che deve raccontare al dottor Bob, amico di una vita, è davvero molto strano e ha paura che il vecchio medico lo prenda per matto. Infatti Scott sta perdendo peso, lo dice la bilancia, ma il suo aspetto non è cambiato di una virgola. Come se la forza di gravità stesse progressivamente dissolvendosi nel suo corpo.
Eppure, nonostante la preoccupazione, Scott si sente felice, come non era da molto tempo, tanto euforico da provare a rimettere le cose a posto, a Castle Rock. Tanto, da provare a riaffermare il potere della parola sull'ottusità del pregiudizio. Tanto, da voler dimostrare che l'amicizia è sempre a portata di mano.
In un racconto di rara intensità, che è anche un omaggio ai suoi maestri, King si prende la libertà, più che legittima, di dare una possibile risposta alle tristi derive del nostro tempo.

giovedì 24 gennaio 2019

Recensione: LA BANDA DEGLI SFIGATI di Antonio Tufano (RC2019)



Tra queste pagine, scritte con semplicità ma anche con molto cuore, ritroviamo un principale grande filone: il bisogno di giustizia. L'essere umano deve recuperare il concetto di giustizia e applicarlo nei rapporti con i propri simili, abbattendo pregiudizi e non reputando le diversità come qualcosa che allontanano, quanto piuttosto delle ricchezze da conoscere a apprezzare.



LA BANDA DEGLI SFIGATI
di Antonio Tufano


KIMERIK Ed.
288 pp
18 euro
In questo libro lo scrittore Antonio Tufano analizza le vicende di cinque ragazzi dei nostri tempi.

Marco, Luca, Gianni, Antonello (detto Nello) e Alberto sono cinque ragazzi che, ciascuno per ragioni diverse, vivono una condizione di emarginazione e spesso sono presi di mira dai bulli della scuola, che li prendono in giro e li maltrattano.
Marco è un ragazzino educato deriso perchè risponde sempre agli adulti con "Sì, signore", "No, signore!", proprio per la rigida educazione ricevuta.
Luca è un ragazzo di colore, adottato, che viene discriminato per il colore della sua pelle e chiamato con disprezzo "il negro".
Nello ha una problema di natura fisica che lo rende zoppo, e potete immaginare perchè i ragazzacci lo scherniscano.
Gianni è intelligente e studioso ed è per tutti "il secchione".

Ma questi quattro amichetti provengono da brave famiglie, che  vivono dignitosamente e hanno tirato su dei figlioli speciali, buoni, generosi, che però non riescono a farsi accettare dalla maggioranza per via di sciocchi pregiudizi.
Sentendosi esclusi, i quattro tredicenni si uniscono per formare una sorta di banda, per farsi forza e coraggio contro le angherie dei bulli.

E poi c'è Alberto: lui non ha una famiglia presente ed affettuosa alle spalle, in quanto suo padre è in carcere e sua madre è una sbandata; il ragazzo va sempre vestito in modo trasandata, con l'eterno mozzicone di sigaretta (spento) tra le labbra che gli dà un'aria "vissuta"; Alberto si unisce ai quattro perchè capisce che, come lui, essi sono degli emarginati, degli incompresi, dei buoni che non riescono a trovare un punto di incontro con la maggior parte dei coetanei, che assumono atteggiamenti prepotenti e arroganti.
Per aiutare loro ad acquisire sicurezza e per avere anch'egli un punto di riferimento per non perdersi ma, anzi, per essere una persona migliore, Alberto presto diventa il leader di questa banda, e la battezzerà con il singolare nome di "La banda degli Sfigati".

Del resto, è così che "il mondo" li vede, no? Come degli sfigati tristi e incapaci di difendersi.
Ma Alberto ha tutta l'intenzione di dimostrare che non è affatto così!

Allora, anzitutto i cinque fanno un patto di sangue, per il quale decidono di essere come fratelli presenti l'uno nella vita dell'altro, sempre, nel bene e nel male, in ogni circostanza della vita si offriranno aiuto e conforto.

E subito Alberto si mette all'opera e incoraggia gli amici a cominciare a far sentire la propria presenza in modo concreto.
Come? 
L'obiettivo è portare le persone del paese - adulti e ragazzi - a maturare il concetto di giustizia, a rendersi conto che in una società giusta non possono esserci discriminazioni ed emarginazione, nè tantomeno bullismo verso i più deboli, e per dare questa "lezioncina", i cinque decidono di mandare messaggi anonimi ai cosiddetti figli di papà cui tanto piace fare i prepotenti con chi non sa difendersi, e anche a quegli adulti lavativi e boriosi, che si vantavano di vivere negli agi ignorando i bisogni di chi è meno fortunato: queste categorie di persone sono i veri bersagli della Banda degli Sfigati, che "minaccia" di osservarli e, se non avessero cambiato comportamento, prima o poi avrebbe agito contro di loro!!
I messaggi si susseguono uno dietro l'altro, incutendo timore tra la popolazione, mettendo in allerta addirittura polizia e carabinieri, ma ben presto diventa chiaro che la brava gente non ha nulla da temere, ma solo chi "è in difetto" deve sentirsi interpellato e, soprattutto, mutare atteggiamento e smetterla di fare il bullo o l'indifferente o il superficiale!

I ragazzi sono mossi dal desiderio di giustizia, di solidarietà e sono felici di constatare che, dopo un po', ciò che era "storto" comincia a raddrizzarsi!
Un gruppo di ragazzetti, oltretutto bersaglio dei più forti e bulli, riescono nel loro intento di "moralizzare" la società e migliorarla, renderla un posto più vivibile per tutti!

E questo obiettivo, nel loro piccolo, non li abbandonerà mai, anzi sarà un'eredità che lasceranno alle future generazioni.

L'Autore, infatti, ci fa conoscere cosa succede ai componenti della Banda negli anni: il loro impegno nello studio viene ripagato ed essi sapranno farsi strada nel mondo, dando soddisfazioni ai loro amati genitori; Alberto, poi, diventerà fratello adottivo di Luca perchè entrerà a far parte della sua famiglia e avrà modo anch'egli di poter studiare e trovare la propria strada.
Apprendiamo come, benchè le strade degli amici, si dividano, la loro amicizia non si interromperà mai e non smetteranno di incontrarsi nonostante i tanti impegni personali e poi famigliari; quel "patto di sangue" sarà un punto fermo nella loro vita e addirittura i loro figli finiranno per legarsi molto tra tanto loro da ripetere lo stesso tipo di legame sincero e indissolubile che aveva unito anche i genitori. 

Certo, la vita non sempre va come vorremmo e le brutte sorprese, le prove, i dolori... arrivano anche per i cinque: uno di loro si metterà contro la malavita per mettersi dalla parte degli ultimi e andrà incontro a un brutto destino, e in seguito i lutti e le sofferenze non smetteranno di far capolino nelle esistenze dei cinque ex-sfigati e delle loro famiglie.

Ma l'affetto che li unisce, il loro condurre la propria esistenza, sempre avendo in mente di lasciare un'impronta positiva nella società in cui vivono, non li abbandonerà mai, ma guiderà le loro azioni, - anche quando gli ostacoli non mancheranno - tanto da riuscire a cambiare la piccola comunità in cui si muovono, le istituzioni, le persone. 

Se ogni uomo decidesse di essere e comportarsi da giusto, che è colui che ama e sogna di vivere in un mondo onesto, il mondo sarebbe governato dalla giustizia, dal desiderio di pace, dalla fratellanza.

"Se manca la giustizia, il mondo è destinato a scomparire".

Nel presente volume, c'è anche un'appendice che comprende dei racconti, e anch'essi ruotano attorno al tema della giustizia, delle disuguaglianze, di come di sovente pregiudizi, superstizioni, ignoranza... possano portare ad agire in modo incosciente verso il prossimo, delle discriminazioni, della povertà, dell'indifferenza che troppo spesso caratterizza il vivere quotidiano rispetto ai piccoli o grandi problemi che affliggono il nostro prossimo.

"La banda degli Sfigati" è un lungo racconto di formazione, intriso di buoni sentimenti; lo stile è semplice e immediato, i protagonisti sono persone buone che vogliono cambiare, se non il mondo, almeno la comunità in cui si trovano a vivere e lavorare.
E' quindi un libro pregno di insegnamenti positivi, didascalico, che vuol lasciare dell'esortazioni, incoraggiare a incidere in modo costruttivo e positivo sul prossimo, un libro che si sofferma sui valori fondamentali dell'Uomo, che dovremmo imporci ogni giorno di recuperare a vivere concretamente
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