Eccomi con una recensione: un romanzo delicato e forte, dove personaggi e fatti viaggiano sul filo dei ricordi e giungono fino a noi...
MI RICORDO
di Paola Capriolo
Ed. Giunti |
Sinossi
Adela e Sonja: due figure di donna e due destini che non si potrebbero immaginare più diversi.
La prima, negli anni trenta, conduce un’agiata esistenza accanto ai genitori nella loro villa in riva al fiume, intrecciando con un insigne poeta un ingenuo e appassionato carteggio sull’arte, la musica, la bellezza; la seconda, ai giorni nostri, lavora nella stessa casa come badante al servizio di un vecchio signore dispotico.
Ma non è stato un caso a condurla lì, perché, come scopriremo a poco a poco, un vincolo profondo lega queste due vicende che scorrono parallele nelle pagine del libro.
Mentre si prende cura del padrone accompagnandone la regressione verso l’infanzia, Sonja compie un lungo, tormentoso “scavo archeologico” alla ricerca del proprio passato familiare; intanto, le lettere di Adela al poeta ci svelano il lento precipitare della sua vita dalla normalità all’incubo. a motivo delle persecuzioni razziali.
Se esiste una speranza di riscatto, è affidata alla memoria e alla compassione di chi viene dopo; o forse a quella misteriosa frase di Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”, di cui Sonja intuirà solo alla fine un significato possibile.
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Una madre e una figlia cui la vita non ha dato modo di costruire un rapporto perché ci sono ricordi troppo dolorosi, vicende personali troppo pesanti e drammatiche che spesso si frappongono tra il presente e il passato, tra ciò che vorremmo (e avremmo voluto) e ciò che invece è..., e che impediscono di essere e far felici chi ci ama.
Capitolo dopo capitolo, il lettore segue le alterne vicende che coinvolgono il presente della 50enne Sonja (che fa la badante ai vecchietti) e il passato della madre, Adela; un passato vecchio quarant'anni, sepolto dagli anni passati su di esso, ma che non ha smesso di tormentare i vivi.
Sonja è una donna sola, che decide di rispondere ad un annuncio di lavoro strano, ma che fa apposta per lei: un vecchio (che si rivelerà scontroso e poco simpatico) cerca assistenza; la badante vivrà con lui e percepirà uno stipendio davvero modico, ma a Sonja non importano questi dettagli.
Lei desidera con tutta se stessa semplicemente ritornare in quella casa dai muri azzurri, in cui vive attualmente il vecchio solo, ma che è stata la casa d'infanzia di Sonja.
Entrare in quella nota villetta, ritrovarla praticamente come lei e il padre l'hanno lasciata, è per la donna un tuffo doloroso nel passato; un passato che fa male ricordare ma che è altrettanto impossibile dimenticare.
Un ritorno a ciò che è stato, a quei fantasmi che hanno abitato tra quelle mura, protagonisti ormai silenziosi di un'infelicità quasi palpabile, che ancora, dopo tanti anni, sembra aleggiare tra le stanze, nelle pagine impolverate dei vecchi libri di famiglia, nel giardino abbandonato, in cui ancora dondola al vento l'altalena della Sonja bambina.
Una casa cullata dall'incessante e fedele scroscio del fiume che scorre lì vicino, che da sempre fa compagnia a chi ha vissuto prima e a chi adesso vive lì.
Un fiume testimone della tristezza e del dolore che ha attraversato la vita di Adela.
La narrazione, come dicevo, procede alternando la voce delle due donne. Capiamo subito che Sonja ha vissuto nella casa in cui va a lavorare e che Adela è sua madre.
Adela la conosciamo attraverso delle lettere che, da giovanissima, ha inviato costantemente al Grande Poeta (il suo nome non è mai pronunciato), un letterato a lei contemporaneo, che la giovane ammirava profondamente e con il quale amava conversare (seppur in modo epistolare) di poesia, arte..., di tutto ciò che rientra nella bellezza, quella bellezza - per dirla alla Dostoevskij - capace di salvare il mondo.
Parole piene di devozione ed entusiasmo, quelle della 18enne Adela, che con ansia attende le risposte e la considerazione del Grande Poeta, i cui versi le infondono gioia e meraviglia.
Siamo negli anni '30; Adela appartiene ad una famiglia benestante; suo padre è medico, sempre accompagnato da un fedele giovane amico (anch'egli dottore) e la loro vita scorre - proprio come il placido fiume - serena e all'insegna di abiti all'ultima moda e spettacoli teatrali.
Finché il terribile spauracchio delle leggi razziali non piomba sulla nostra Adela e sulla sua famiglia; sì, perchè essi sono ebrei, e se prima di allora questo non era mai stato un problema, dopo Hitler lo diventa.
La vita cambia da un giorno all'altro: paura, coprifuochi da rispettare, divieto di recarsi in luoghi pubblici, pazienti che non si fanno più visitare dal papà medico...; e poi la malvagità più inutile eppure feroce e simbolica: quella contro il povero Tristan, il cagnolino di Adela.
Ma Tristan è solo un emblema delle milioni di vittime mietute dalla follia feroce del razzismo di stampo nazista, e la stessa Adela non potrà evitare di provarla sulla propria pelle, a caro prezzo.
Di fronte all'inevitabile (?) abbandono da parte degli estranei, solo una persona resta fedele, come un cane docile, che t'aspetta e ti segue ovunque vai: il dottorino, il giovane Kurt, innamorato della bella figlia del suo "maestro".
Ma lui, il Maestro, il Grande Poeta cui la ragazza continua a scrivere con costanza: che ruolo ha in tutto questo?
In un certo senso, anche lui è sempre lì, sullo sfondo dell'esistenza di Adela, grazie alle lettere che da lei riceve e alle poche cui si degna di risponderle; Adela è una ragazza non solo bella, ma ancor più intelligente, sensibile.., che a un certo punto comincerà a vedere il suo "idolo" (così forse lo chiamerebbe un'adolescente dei giorni nostri) con gli occhi di una giovane donna che la Storia sta mettendo alla prova duramente, privandola della libertà, della spensieratezza, della serenità, della "bellezza che salverà il mondo".
Del futuro.
Cosa dirà il poeta alla sua ninfa lontana, innocente vittima della barbarie dell'uomo?
Forse la saprà consolare con i suoi versi dolci, ricchi di significato e di allusioni?
La proteggerà da chi le vuol fare del male?
Prenderà posizione per condannare certe ideologie assurde e becere?
"Mi ricordo"..., scrive Adela al suo letterato, e queste due parole - che non sono solo il titolo del libro, ma in un certo senso, il fil rouge che l'attraversa - assumeranno significati diversi, nel corso della nostra storia, non solo per Adela ma anche per Sonja.
Cosa ricorda Adela?
Quali ricordi non raccontati e condivisi sono racchiusi nelle lettere inviate al poeta e tenute insieme da un nastro rosso, dimenticate in un cassetto su in soffitta?
Sonja torna nella casa che l'ha vista nascere, diventare bambina - una bimba sveglia, sensibile, sola, a sua volta ammiratrice silenziosa e timorosa della sua inafferrabile e irraggiungibile madre - e dovrà trovare in se stessa il coraggio di mettere piede in quell'enorme "cimitero di ricordi", in cui il passato sembra essere stato volutamente sepolto da un spesso strato di polvere.
Polvere che va eliminata affinchè finalmente il presente sia rischiarato, reso palese, e smetta di essere un pesante fardello da portarsi dietro come una valigia vecchia da cui non riusciamo a separarci.
Scavare nel passato è rischioso: se certi segreti vengono disseppelliti possono recare dolore, tristezza, senso di impotenza, sensi di colpa.
Ma per Sonja sarà un viaggio necessario, un modo per riscattare il presente da un passato che coinvolge tanto lei quanto la sua fredda e triste mamma, troppo persa e prigioniera di ciò che ha vissuto per riscoprirsi libera di amare e tornare a vivere; un riscatto che sicuramente non cambierà ciò che è stato ma che potrebbe essere la chiave per liberare il cuore di Sonja dalla tristezza di un "mi ricordo" che finora è stato per lei una opprimente gabbia d'infelicità.
Un romanzo, come ho detto all'inizio, forte e delicato al contempo, che ci presenta due figure femminili davvero opposte eppure così legate e vicine tra loro: due donne sospese tra passato e presente e unite dal filo dei ricordi, della memoria che permette di far rivivere quello che è stato, di dargli voce.
Un libro scritto con un linguaggio accurato, capace di mettere il lettore tanto davanti alla potenza delle parole e della loro forza poetica, espressiva, quanto di trasportarlo nell'incubo di giorni vissuti nella umiliazione e degradazione estreme; una narrazione emotivamente intensa, poetica nonostante non sempre il contesto lo sia.
Mi è piaciuto molto e non posso che consigliarlo.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz