Il romanzo del quale oggi vedremo il "dietro le pagine" è....
INTENSO COME UN RICORDO
di Jodi Picoult
Ed. Corbaccio 480 pp giugno 2014 |
Sage Singer è una ragazza solitaria, lontana da ogni ogni contatto con il mondo, al quale nasconde il proprio volto sfregiato in seguito ad un incidente; l'unica presenza è un fidanzato con cui vive una relazione clandestina.
Ma un giorno conosce un vecchio signore, Josef Weber, insegnante in pensione, di origine tedesca, uomo rispettato nella comunità in cui vive.
E a Sage, Weber chiede un favore molto particolare...
Weber è stato nelle SS ed era fra le guardie di Auschwitz.
La nonna di Sage è una sopravvissuta ai campi di sterminio…
Più voci narranti si alternano nella scrittura di Jodi Picoult, come sempre magistrale nel riannodare il filo dei ricordi sepolti nel passato e delle emozioni che agitano il presente.
E la chiave, ancora una volta, sta nella potenza della narrazione: «Un racconto può essere molto potente. Può cambiare il corso della storia. Può salvare una vita. Ma può anche essere un buco nero, o le sabbie mobili, in cui si rimane impantanati, incapaci di scrivere per liberarsi».
Sta a noi, alla nostra coscienza, scegliere la strada da prendere.
storie dietro storie |
La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?".
Come spiega la stessa Autrice, questo libro prende avvio da un altro, di Simon Wiesenthal - "The sunflower" -, in cui Wiesenthal racconta un episodio di quando era prigioniero in un campo di concentramento e fu portato al capezzale di un nazista moribondo, che voleva confessare i propri errori ed essere perdonato da un Ebreo.
L'enigma morale in cui Wiesenthal si trovava è stato il punto di partenza per molte analisi filosofiche e morali circa le dinamiche tra vittime di genocidio e gli autori... e le ha fatto pensare a cosa sarebbe successo se la stessa richiesta fosse stata fatta, decenni più tardi, al nipote di un prigioniero ebreo.
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Naturalmente, questa ricerca è stata tra le più estenuanti, dal punto di vista emotivo.
Jodi ha incontrato alcuni sopravvissuti all'Olocausto, che le hanno raccontato le loro storie. Alcuni di questi particolari sono andati nella storia del personaggio Minka.
E 'stato sconvolgente rendersi conto che le storie che raccontavano non erano fiction.
Ha anche intervistato il direttore del Dipartimento della giustizia che si occupa delle Strategie e della Politica nella sezione Diritti Umani e della caccia ai nazisti.
Dopo quasi 70 anni il suo reparto era pronto a mettere in discussione un uomo anziano che era stato una guardia nazista e che ora vive nel Midwest. Quando le forze dell'ordine circondarono la sua casa, l'uomo è venuto fuori e guardando le armi puntate contro di lui, ha detto: "Perché mi sparate? Io non sono Ebreo".
Settanta anni dopo i suoi pregiudizi razziali erano ancora vivi e vegeti.
L'Autrice dichiara di essere agnostica ma è stata cresciuta da genitori ebrei e così, come Sage, si è trovata nella strana situazione di essere portavoce di un gruppo religioso le cui storie hanno il diritto di essere raccontate.
Molti sono scettici e insistono nel dire che è ridicolo dare la caccia a vecchi 90enni, ormai....
Ma ... è vero?
Se abbiamo una responsabilità morale verso il passato, è quello di fare in modo che una storia del genere non si ripeta. E questo significa fare in modo che i sopravvissuti a una tale tragedia non debbano rischiare di incorrere nei loro aguzzini al supermercato.
Forse in questo modo, stiamo anche inviando un messaggio a quella persona che, in un altro luogo in cui si sta consumando un genocidio, sta pensando di tirare il grilletto perché un dittatore gli ha detto di farlo.
Forse quella persona si ricorderà che non importa quanto tempo ci vorrà, ma per il resto della sua vita il governo lo cercherà.
E forse sarà sufficiente a fargli mettere giù la pistola.
Ecco il perché di questo libro. Perché sono importanti le storie, e ci sono sei milioni di persone che non hanno avuto l'opportunità di raccontare la loro.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz