Ho terminato di recente LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRIA di Dacia Maraini, la cui protagonista è sordomuta, costretta a comunicare tramite foglietti di carta; impossibilitata com'è a interagire normalmente con il mondo esterno, Marianna ha finito per dare molta importanza alla parola scritta e, di conseguenza, ai libri e all'apprendere cose nuove attraverso la lettura.

Trepidare con i personaggi che corrono fra le pagine, bere il succo del pensiero altrui, provare l'ebbrezza rimandata di un piacere che apparteneva ad altri. Esaltare i propri sensi attraverso lo spettacolo sempre ripetuto dell'amore in rappresentazione, non è amore anche questo? Che importanza ha che questo amore non sia mai stato vissuto faccia a faccia direttamente? assistere agli abbracci di corpi estranei, ma quanto vicini e noti per via di lettura, non è come viverlo quell'abbraccio, con un privilegio in più, di rimanere padroni di sè?
(...) Queste letture che si protraggono fino a notte fonda sono prostranti ma anche dense di piaceri. Marianna non riesce a decidersi ad andare a letto. (...) Uscire da un libro è come uscire dal meglio di sè".
Ciao Angela! Ho sentito parlare tanto di questo classico...chissà se prima o poi riuscirò a leggerlo!
RispondiEliminate lo consiglio!! la protagonista merita di essere "conosciuta" :=)
Elimina