lunedì 24 novembre 2025

LIBRI NEI LIBRI (#18) ** LA CASA SULLA SCOGLIERA **

 

Nel corso delle mie letture, mi piace annotare i titoli di libri che vengono citati; non lo faccio sempre, ma quando mi imbatto in numerose citazioni, non posso fare a meno di segnarmele, traendo ulteriori spunti per eventuali future letture in cui immergermi.

I seguenti titoli di romanzi compaiono nel thriller La casa sulla scogliera di Riley Sager.



Uccelli di rovo di Colleen McCullough (1977).


La storia dei Cleary inizia ai primi del Novecento e abbraccia più di un cinquantennio, nel grandioso scenario naturale dell'Australia. Gli anni consumano le vite in una vicenda di sentimenti e passioni, di fede e amore, sulla quale si stende grave e inesorabile il senso della giustizia divina. I personaggi, soprattutto le memorabili figure femminili, tenere e orgogliose, vanno incontro al destino come gli uccelli di rovo della leggenda australiana, che cercano le spine con cui si danno la morte.

Ho una vecchia edizione di questo romanzo di oltre 500 pp in casa: lo leggerò mai? Magari nel 2026 potrebbe diventare un mio obiettivo letterario.


Ayla, figlia della terra di Jean M. Auel (1980).


Un devastante terremoto ha lasciato la piccola Ayla sola, ferita e sperduta : una terra selvaggia e popolata da animali ostili. Raccolta, curata e cresciuta dal Clan dell'Orso delle Caverne, ben presto appare evidente come Ayla appartenga a quelli che i Testapiatta del Clan chiamano gli "Altri": è alta, bionda, :on gli occhi azzurri e, soprattutto, è intelligente. 
Lo scontro con i paurosi Testapiatta, legati alla tradizione delle Memorie, è inevitabile. Ma Ayla deve capire, deve conoscere, non può fermarsi... perché nel suo sangue scorre il futuro dell'umanità.


Nord e sud di Elizabeth Gaskell (1855).

Classico della migliore letteratura inglese, “Nord e Sud” racconta la travagliata storia d’amore tra John Thornton e Margaret Hale, complicata da orgoglio e pregiudizi di sapore austeniano e dalle nuove istanze sociali di un’Inghilterra in piena industrializzazione. 

Lui è un facoltoso proprietario di fabbriche tessili, simbolo della nuova borghesia capitalista di una cupa cittadina nel Nord industriale. Lei è la figlia di un curato trasferitosi dal Sud rurale e tradizionalista, intriso di morale cristiana e ancora governato dall’aristocrazia dei proprietari terrieri. Due caratteri lontani per indole, estrazione e cultura, che da subito si attraggono e respingono tra continui scontri e fraintendimenti in un rapporto complesso, la cui evoluzione appassiona i suoi lettori da oltre un secolo e mezzo.


Hotel New Hampshire di John Irving (1981).

Questa è la storia di una famiglia un po' eccentrica e sgangherata. A raccontarla in prima persona è uno dei cinque figli, quello di mezzo, che dà l'avvio alla narrazione dal giorno in cui suo padre si comprò un orso e sposò sua madre. Poi venne il sidecar e infine i cinque figli. 
Così equipaggiata la famiglia Berry vaga per il mondo alla ricerca del luogo perfetto per l'Hotel New Hampshire, un luogo dove "ognuno di noi può essere se stesso". Mentre il lettore si addentra nelle mirabolanti e scanzonate avventure della famiglia Berry alla conquista della propria terra promessa, altri personaggi, meno centrali ma delineati con strepitosa abilità descrittiva si avvicendano a ricoprire i ruoli di questa storia: terroristi e domatori, sognatori e prostitute, stupratori e frustrati, animali impagliati e illusionisti. 
Personaggi bizzarri eppure tenerissimi e ricchi di quell'umanità che le convenzioni del vivere sociale a volte tendono a soffocare. A tratti sconclusionato e irreale, questo romanzo, oscillando dal melodramma alla commedia, ci appassiona e diverte dalla prima all'ultima pagina.


La cruna dell'ago di Ken Follett (1978).


1941. Mancano pochi mesi, e poi soltanto settimane, al D-Day. Gli Alleati hanno radunato una finta armata aerea e navale nell'East Anglia, in modo da dirottare l'attenzione dei tedeschi verso le spiagge di Calais e allontanarla dalla Normandia, dove è effettivamente previsto lo sbarco. 
L'inganno sembra funzionare. Ma basta che un agente nemico, uno soltanto, scopra la verità... 
Il suo nome in codice è "Die Nagel", l'Ago, perché è inafferrabile e perché la sua arma preferita per uccidere è uno stiletto. È un agente scelto da Hitler e risponde direttamente al Führer. Un uomo di straordinaria intelligenza, che vive in incognito a Londra da parecchi anni senza che il servizio segreto inglese si sia mai accorto della sua esistenza. 
Una spia che adesso ha scoperto il vero luogo dello sbarco: se l'Ago riuscirà a raggiungere la Germania gli Alleati andranno incontro alla disfatta. 
Ma un ufficiale del servizio inglese di sicurezza e una giovane donna fuori dal comune faranno di tutto per impedirgli di portare con sé il suo segreto...


Gente senza storia di Judith Guest (1976).

Due fratelli fanno una gita in barca, ma vengono sorpresi dalla tempesta. Soltanto Conrad sopravvive ed in seguito tenta il suicidio e viene ricoverato in un ospedale psichiatrico. 
Il ritorno alla normalità sarà duro, perché egli si sente in colpa per la morte del fratello, nonostante non sia stata colpa sua. Sua madre è una donna fredda e superficiale, amareggiata per la morte del figlio prediletto. La "guarigione" del protagonista comporterà l'abbandono della madre del tetto coniugale.


Scrupoli di Judist Krantz (1978).


Fascino, prestigio, successo, denaro, sesso, talento e ambizione sono i veri protagonisti di questa storia di amore e di potere incentrata su una donna bellissima, assolutamente senza scrupoli, che dalla vita vuole tutto e riesce sempre a ottenerlo. La vicenda, prodiga di intense emozioni, si svolge nel mondo dorato dei super ricchi e negli ambienti effervescenti e spregiudicati della moda e del cinema.


Li conoscete? Li avete letti?

Come vedete, sono libri non di recente pubblicazioni, alcuni più celebri di altri; 
nella mia libreria posseggo una vecchia copia di Uccelli di rovo 
 (che mi sono ripromessa di leggere) e, 
se non ricordo male, un romanzo di Judist Krantz 
(non quello citato nel post).

venerdì 21 novembre 2025

Recensione: L'IMMENSA DISTRAZIONE di Marcello Fois



Una saga famigliare che attraversa il Novecento e che ci viene narrata dalla voce asciutta di un uomo che «nonostante fosse appena morto, la mattina del 21 febbraio 2017 ebbe la netta sensazione di svegliarsi».
Il protagonista si lascia andare a un racconto della sua lunga esistenza soffermandosi sulla sorte di ciascuno dei suoi famigliari.



L'IMMENSA DISTRAZIONE
di Marcello Fois




Einaudi
288 pp

"Vivere è un’immensa distrazione dal morire. E perciò un sacco di tempo lo si spende a fare, pensare, agire, cose indifferenti. 
Così può accadere che non si ami abbastanza, né si odi abbastanza. Può capitare persino di investire un’immensità di energie a trovare soluzioni inutili per problemi inutili."


Ettore Manfredini è il protagonista e narratore onnisciente di questo romanzo familiare ambientato in una Emilia semplice, fatta di pianure, campi, allevamenti e industrie. 

Lo conosciamo che è già morto ma a quanto pare, se vivere per lui è stata una distrazione, ora che è deceduto può finalmente dichiararsi desto e lucido.

Ed è con grandissima lucidità e senza perdersi in inutili sentimentalismi che il Manfredini ripercorre i momenti decisivi della propria lunga vita, nonché quelli, con annessi gioie e dolori, nascite e lutti, dei componenti della propria stirpe. 

Ettore è stato un imprenditore, il proprietario di un grande mattatoio che è stato il cardine attorno cui hanno ruotato la sua esistenza e le sue energie; il mattatoio Manfredini rappresenta il successo e il riscatto di Ettore che ha trascorso un'infanzia di miseria e privazioni, è la prova visibile e concreta dei suoi sacrifici ma anche della sua scaltrezza, della sua infida astuzia con la quale ha sottratto pian piano l'attività a quelli che erano i suoi legittimi proprietari: i Teglio. 

Da bambino intelligente e predisposto per lo studio, ma privo dei mezzi economici per proseguire con il percorso scolastico, Ettore diventa un ragazzo che lavora sodo nel mattatoio kosher di una famiglia ebrea, i Teglio; a motivo dell'introduzione delle leggi razziali, i Teglio sono costretti a fuggire per cercare di evitare l'oscuro e triste destino cui andavano incontro gli ebrei in quegli anni terribili.

Attraverso inganni e menzogne, Ettore riesce a divenire unico proprietario dell'attività dei Teglio (che avrebbero dovuto riprendersela quando "le cose si fossero sistemate") e a imporsi come uno dei più grandi imprenditori dell’Emilia in bilico tra grande industria e tradizioni contadine. 

Adesso che è morto, è anche in grado di guardare i giorni vissuti con quel distacco necessario per raccontarli, e dalla sua voce impariamo a conoscere non soltanto lui ma anche il resto della famiglia, dai genitori Vittorio e Elda alla moglie Marida Teglio (la figlia di quel Teglio cui apparteneva il mattatoio...), per continuare con i loro figli Carlo (e sua moglie Lucia), Enrica, Edvige ed Ester, fino ad arrivare ai nipoti.

Di ciascuno di essi ci vengono raccontati i momenti salienti, ci avviciniamo alle loro personalità, alle aspirazioni, agli errori, alle mancanze, al rapporto che ognuno ha avuto con i genitori e con gli altri famigliari.

"... il destino dei Manfredini era legato all’abitare estremi. La straordinaria indolenza di Carlo, la vigilanza perenne di Enrica, la febbrile noncuranza di Edvige e, infine, la cieca determinazione di Ester."

Leggiamo di come Carlo, il primogenito, sia stato il più vivo rammarico di Ettore perché tra i due non si è mai stabilita alcuna sintonia, nessun vero e genuino affetto: un legame padre-figlio fatto solo di obblighi reciproci, di silenzi più che di parole, di un'immensa incomprensione che li ha accompagnati e allontanati negli anni.
Carlo l'apatico, l'intellettuale alla ricerca di una storia da scrivere, il figlio maschio che avrebbe dovuto prendere le redini del mattatoio Manfredini, ma in lui la voglia di lavorare (e di fare quel lavoro in particolare) era praticamente assente.
Carlo che si infila in un matrimonio quando è ancora molto giovane.
Carlo che diventa padre e finisce per ricalcare, rispetto al figlio Elio, le orme di quel padre presente col corpo ma assente dal punto di vista affettivo.

E non mancano le parti dedicate alla pragmatica ed efficiente Enrica (lei sì che ha sempre avuto occhio e fiuto per gli affari, e a lei, in pratica, si dovrà, negli anni, il perdurare dell'attività di famiglia), alla spirituale Edvige (che prende il velo) e alla testarda, ribelle, intelligentissima Ester, che rimane invischiata nella lotta armata.

L'autore, tramite Ettore, non dimentica altri personaggi, tra cui l'infelice moglie dell'egoista Carlo e il loro figlio Elio, il prediletto di nonno Ettore.

Insomma, il romanzo di questa famiglia particolare scorre di pagina in pagina con molta scorrevolezza, la lettura procede davvero senza intoppi, leggera e profonda insieme, tenendo avvinto a sé il lettore e svelando, di questi Manfredini, i piccoli segreti, le bugie tutt'altro che innocenti, l'inesausto gioco di sentimenti, alleanze, silenzi e potere, l'inganno principale da cui la fortuna e l'impero di questa stirpe sono derivate...

E i Manfredini ci appaiono per ciò che sono: spietati, umanissimi; le stagioni della vita si susseguono mentre essi si sforzano di custodire privilegi e mantenere la loro integrità con la modalità preferita, in cui sono maestri: "finta di niente", allontanare il fantasma del rimorso, del pentimento, delle troppe domande che mettono in discussione tutto.


"Di una cosa Ettore si rammaricava veramente: di non essere riuscito a ragionare prima sulla propria morte. Perché, pensava in quell’istante infinito che aveva a disposizione, riflettere su se stessi è come riflettere sull’umanità. Pensò che era sbagliato non ritenersi all’altezza del compito di rappresentare, attraverso la propria esperienza, ogni possibile esperienza. Lo diceva anche Tolstoj, avere tempo di morire significava dare un senso alla propria vita. Lui questo tempo non l’aveva avuto. Lui non era riuscito a pentirsi di nulla"


Il lettore si inoltra nel corridoio dei ricordi di Ettore Manfredini e si sente presto parte di questa famiglia, delle sue vorticose vicende, costellate da più ombre che luci, segue le singole storie che si inseriscono nella grande cornice della Storia italiana e legge di come determinati avvenimenti del nostro passato abbiano influenzato i Manfredini: penso ad es. ai riferimenti alle Brigate Rosse e ad alcune azioni da esse rivendicate, o all'Olocausto e alle deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento.


L'immensa distrazione è un romanzo che sa come prendere il lettore per diverse ragioni: lo stile elegante, la narrazione fluida che scivola lieve pur essendo densa dal punto di vista dei contenuti; le storie di famiglia sono interessanti e vivaci, i personaggi spiccano ciascuno per la propria personalità e l'affresco di questa stirpe di gente semplice che s'è arricchita con la carne e con la menzogna, piace perché i suoi problemi, i conflitti relazionali, le frustrazioni, i tradimenti, l'amore provato e la grande difficoltà di esprimerlo e manifestarlo apertamente, coinvolgono il lettore, che si ritrova spettatore di vicende umane che riguardano uomini e donne ricchi non solo di denaro e immobili, ma anche di contraddizioni, cadute e fragilità

Consigliato in particolare a chi ama la narrativa italiana e le saghe famigliari che si sviluppano lungo decenni e attraversano più generazioni.



Alcune citazioni


"Leggere aveva significato dare una forma al panetto di creta che era stata la sua vita."

"Le vicende umane acquistano un senso non tanto nella capacità di fare le giuste scelte, quanto in quella di reagire adeguatamente alle scelte sbagliate."

" Guai ai propri ricordi, pensava. Guai, guai a sottovalutare i momenti ininfluenti: i discorsi a tavola, gli sguardi fugaci, gli appuntamenti mancati, i sorrisi risparmiati, gli abbracci negati, perché è chiaro che hanno conseguenze, anche distanti nel tempo.".


«Ho sempre pensato che una biblioteca rappresenti l’esatto opposto di un cimitero. La biblioteca è il luogo dei viventi, dei pensanti, dove l’umanità perde il diritto di trasecolare, o sorprendersi o fingere di non sapere. Dove il debole diventa invincibile. Dove l’aggressivo è messo di fronte alla sua pochezza. Dove il diseredato e il disterrato trovano patrimonio e podere».





martedì 18 novembre 2025

“La risposta è in cucina – Un viaggio tra ricette e stati d’animo” di Don Pierluigi Plata: in libreria arriva la Cook Therapy!




Arriva la Cook Therapy di Don Pierluigi Plata: “Uso la cucina per curare le anime.
“Sei arrabbiato o deluso? C’è una ricetta per ogni stato d’animo. Perché la vera trasformazione non è nel piatto, ma in chi cucina”.

“La risposta è in cucina – Un viaggio tra ricette e stati d’animo” è un
La Forgia Press
219 pp
22.70 euro
Ottobre 2025

libro che raccoglie 50 ricette terapeutiche, suddivise in cinque sezioni emotive. Ogni piatto corrisponde a uno stato d’animo, trasformando la cucina in una vera e propria “mappa dell’anima”.

È possibile guarire le ferite interiori con un mestolo in mano? 
Secondo Don Pierluigi Plata, sacerdote della Diocesi di Brescia, la risposta è sì. 
Con la sua innovativa Cook Therapy, il sacerdote unisce il potere trasformativo della cucina alla profondità del messaggio evangelico. 

Un approccio sorprendente, che ha già suscitato grande curiosità in ambienti spirituali, psicologici e gastronomici.

• Quando sei arrabbiato con il mondo: piatti che incanalano la rabbia in creatività.

• Quando sei in conflitto con gli altri: ricette che sciolgono la tensione e ammorbidiscono il giudizio.

• Quando sei ferito nei sentimenti: preparazioni balsamiche che curano le ferite invisibili.

• Quando sei arrabbiato con te stesso: piatti che aiutano a ricostruire il dialogo interiore.

• Quando cerchi equilibrio: pietanze-luce che celebrano la gratitudine e la pace.  


La cucina come luogo di guarigione

Don Plata è un prete “fuori dagli schemi”, ma con radici salde nella fede e nella concretezza della vita quotidiana. Dopo anni di studio e riflessione, ha elaborato un metodo originale per aiutare le persone a riconciliarsi con sé stesse e con gli altri: cucinare per ritrovare equilibrio interiore.


“Oggi siamo sommersi da programmi di cucina, ma nessuno parla della trasformazione di chi cucina,” spiega Don Plata. “Quando impasti, friggi o mescoli, non cambia solo il cibo: cambia anche il tuo stato d’animo. È la cucina che diventa terapia dell’anima.”


Nasce così la Cook Therapy, un cammino che parte dai fornelli per arrivare al cuore. Un’esperienza che mescola spiritualità, psicologia e gusto, dove ogni ricetta diventa un atto di consapevolezza.



Dal Vangelo alla cucina: la spiritualità del cibo


“Fin dall’inizio la Bibbia parla di cibo” afferma il sacerdote. “Dio si rivela attraverso un banchetto, e Gesù ha lasciato come testamento pane e vino. Il cibo non è solo nutrimento per il corpo, ma anche simbolo di comunione e salvezza.”

In questo libro, edito da La Forgia Press, Don Pierluigi racconta il suo metodo e la filosofia che lo ispira. Alla base c’è una convinzione profonda: la fede non è fatta solo di parole, ma di gesti. E la cucina è uno dei gesti più universali e concreti che esistano.

“Non è magia. È il potere trasformativo della manualità, che riconnette corpo e anima. Cucinare è un atto di amore verso se stessi e verso gli altri.”



La risposta alla fragilità contemporanea

In un’epoca segnata da stress, isolamento e fragilità emotiva, la Cook Therapy si propone come un balsamo per la mente e lo spirito. Il gesto semplice di cucinare — impastare, tagliare, mescolare, assaggiare — diventa un linguaggio universale di guarigione e di fede. Ogni ingrediente racconta una storia, ogni ricetta diventa una meditazione concreta.

Le risposte che troviamo su Internet soddisfano la mente, ma non toccano il cuore. In cucina, invece, la risposta diventa viva: profuma, sfrigola, cambia forma, e alla fine ti cambia dentro.


Un messaggio che va oltre la cucina

La Cook Therapy non è solo un libro, ma un invito alla trasformazione personale. È un modo per riscoprire la lentezza, la presenza e la gratitudine. Ogni piatto preparato diventa un’occasione per perdonarsi, ascoltarsi, ringraziare. È una forma di preghiera fatta di farine e aromi, di mani che lavorano e cuori che si aprono.


“L’augurio è che ognuno impari a trasformare gli ingredienti della propria vita in un piatto succulento, da gustare e condividere. Perché il vero sapore sta nel donarsi.”








Chi è Don Pierluigi Plata

Nato a Iseo (Brescia), Don Pierluigi Plata è presbitero della Diocesi di Brescia e autore di numerosi testi di meditazione e spiritualità. Appassionato di cucina fin da bambino, ha unito la sua vocazione sacerdotale all’amore per i fornelli, creando un linguaggio nuovo per parlare al cuore delle persone. Con la Cook Therapy, propone una forma di evangelizzazione quotidiana, capace di toccare anche chi si sente lontano dalla fede, ma vicino alla vita.



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domenica 16 novembre 2025

Recensione: LA CASA SULLA SCOGLIERA di Riley Sager




Quando Kit McDeere riceve l'incarico di caregiver presso la famiglia Hope, immagina che ad attenderla sia un lavoro tutt'altro che facile, soprattutto dal punto di vista emotivo: l'anziana da assistere, infatti, molti anni prima è stata sospettata di aver ucciso i suoi famigliari e attorno a lei aleggia un alone di mistero e morbosa curiosità.
Quello che però non può neanche lontanamente immaginare è che quella decadente e grande casa sulla scogliera nasconda al suo interno molti, troppi segreti ed enigmi inquietanti.
Riuscirà a svelarli tutti prima che quella vetusta e solenne dimora vada sempre più verso la rovina?



LA CASA SULLA SCOGLIERA
di Riley Sager


TimeCrime
trad. R.Cesarini
384 pp
Era il 1929 quando nella grande casa - denominata Hope's End - sulla scogliera, nel Maine, la famiglia Hope veniva quasi interamente sterminata.
Quasi perché ci fu una sopravvissuta.

A perdere la vita in modo violento furono Winston Hope, sua moglie Evangeline (ambedue accoltellati) e una delle figlie, Virginia.

Immediatamente dopo le tre tragiche morti, la polizia trovò viva l'altra figlia, la diciassettenne Lenora Hope, sporca di sangue e con un coltello decisamente sospetto in mano.
Nonostante gli indizi fossero tutti contro di lei, mancarono le prove per inchiodarla e per formulare un'accusa formale di triplice omicidio, così la giovane Lenora Hope non andò mai in carcere.

Seppur libera, da quella drammatica notte ella diventò una prigioniera.

Prigioniera delle chiacchiere di paese, che l'additavano come assassina crudele e sanguinaria.
Prigioniera della solitudine e di una vita trascorsa all'interno delle mura di quell'austera dimora in cui era nata e da cui non era mai fuggita.
Prigioniera di più ictus che la resero paralizzata e immobile nel letto, togliendole anche l'uso della parola; l'unica cosa che le rimase funzionante fu il braccio sinistro.

A far compagnia a Lenora, nel corso dei cinquantaquattro anni trascorsi dal triplice assassinio (nel presente siamo nel 1983), ci sono sempre stati la signora Baker (la governante, che lavora a Hope's End dal 1929), il cuoco Archie (anch'egli presente dagli anni Venti), la giovanissima cameriera Jessie e Carter, il giovane custode.

Quando l’assistente domiciliare Kit McDeere arriva alla villa per occuparsi di Lenora, ha davanti a sé una signora minuta, sulla settantina e costretta su una sedia a rotelle. 
Non riuscendo più a parlare, Lenora può (e vuole) comunicare solo attraverso una vecchia macchina da scrivere. 

Una notte, le fa una proposta: raccontarle ciò che è successo veramente nel 1929. 
È stata realmente lei la colpevole, colei che ha ucciso barbaramente genitori e sorella?

Mentre Kit l’aiuta a scrivere gli eventi che hanno portato al massacro della sua famiglia, comprende che quella "vecchia", ma mai risolta storia, nasconde moltissimi segreti, inganni, e apprende una spaventosa verità: l'assistente che lei attualmente sta sostituendo, Mary Milton, stava indagando sui fatti del '29 e aveva incominciato a raccogliere la testimonianza di Lenora.
Nel sistemarsi in quella che è stata la camera di Mary (e che è accanto alla stanza da letto di Lenora), Kit nota come ci siano ancora tutti gli effetti personali della collega.
Possibile che se ne sia andata di punto in bianco senza portare via nulla con sé?
Cosa l'ha fatta scappare da Hope's End, di notte, in tutta fretta e senza salutare nessuno?

Queste domande gettano il seme del dubbio in Kit, che intuisce che sotto c'è qualcosa di oscuro.
Gli abitanti della casa, poi (fatta eccezione per Carter, che è affabile e simpatico), sembrano un po' restii a dare troppe spiegazioni alla nuova arrivata, che quindi comincia a lavorare tenendo però i sensi in all'erta.
Anche perché in quell'immensa casa sulla scogliera - dove il silenzio è spezzato dal rumore del vento, dal fruscio dei rami e delle foglie, dal frangersi delle onde sugli scogli - altri sinistri suoni disturbano la quiete di Kit, che è già tesa per il solo fatto di stare accanto ad una possibile pluriomicida: dei passi furtivi in corridoio ogni notte, ombre di una presenza indefinita nella camera buia di Lenora...

Possibile che ci sia qualcuno che va in camera dell'anziana quando tutti dormono? Chi potrebbe essere e perché ci va?

Kit vive male sin da subito quest'incarico che non avrebbe voluto accettare... ma non ha avuto scelta.
Se non avesse preso questo impiego affidatole dal proprio datore di lavoro, sarebbe stata licenziata e lei ha urgente bisogno di lavorare ed essere indipendente, perché questo le dà modo di lasciare la casa paterna, in cui si sente non accolta né amata ma soltanto ignorata se non giudicata.

Sì, perché alle sue spalle, Kit ha una storia che, per certi versi, collima con quella di Lenora.
Anche lei, pochi mesi prima, era stata accusata di aver causato la morte, per negligenza professionale, di una paziente. E non una paziente qualsiasi..., ma una che lei stessa amava.

Kit sa di essere innocente e la legge stessa non è riuscita a dichiararla colpevole oltre ogni ragionevole dubbio, ma l'ombra del sospetto continua ad aleggiare su di lei e la ferisce il pensiero che il suo stesso padre la consideri responsabile.

Adesso che il destino l'ha condotta a Hope's End, Kit è intenzionata a svelare la verità di Lenora e di ciò che accadde più di cinquant'anni prima, e dopotutto è la stessa protagonista di quei fatti a voler raccontare, a colpi di tasti sulla macchina da scrivere, la sua personale versione.

La situazione si complica quando viene ritrovato un cadavere nella sabbia..., alle spalle della villa.

C'è forse un assassino che, ancora una volta, si aggira per le camere della tetra dimora?

Quando vengono alla luce nuovi dettagli sulla precedente infermiera, Kit inizia a sospettare che Lenora non stia dicendo tutta la verità e che la donna, apparentemente innocua, possa essere molto più pericolosa di quanto pensasse.

"...è quello che sto facendo da quando sono arrivata a Hope’s End. Avvicinarmi al proibito. Guardare cose che non dovrei vedere, ficcare il naso dove non dovrei. Tutto nella vana speranza che dimostrare l’innocenza di Lenora possa, in qualche modo, riabilitare anche me."

E se in realtà quell'anziana piccola e fragile fosse una bugiarda manipolatrice?
Davvero è impossibilitata a camminare, a parlare, a scrivere?
E perché ogni volta che accadono piccoli e strani eventi in camera sua (rumori, ombre, fogli che spariscono, oggetti spostati...), la donna continua a scrivere che è colpa di Virginia, la sorella morta?

Kit non crede nei fantasmi eppure sente più di un brivido freddo quando, di notte e da sola, percepisce scricchiolii indefinibili, che non sa attribuire a qualcosa o qualcuno di specifico.

Impaurita ma determinata, supportata da Carter e motivata dal desiderio di vederci chiaro, Kit cerca di ricostruire gli eventi che hanno causato lo sterminio degli Hope e la scomparsa di Mary, ma l'impresa si rivelerà complessa e piena di ostacoli.
In troppi, a Hope's End, non vogliono che emerga la verità.
Cosa sono disposti a fare per evitare che venga fuori?


"La casa sulla scogliera" è un thriller avvincente, con un'ambientazione molto d'effetto: villa imponente con numerose camere, antica, scricchiolante, a rischio a motivo della propria posizione (sugli scogli, con i perenni movimenti dell'acqua che vanno a deteriorare le fondamenta), abitata da pochi individui solo in apparenza gentili ma in realtà diffidenti e, probabilmente, anche bugiardi od omertosi.
L'atmosfera tesa, sinistra, ricca di suspense, è accattivante e fa da cornice ad una trama molto articolata e sostanziosa che fa avanti e indietro dal 1983 al 1929, seguendo Kit (le sue ricerche, il rapporto con la sua assistita, i suoi pensieri, i sospetti e i mille interrogativi) e il racconto del passato da parte di Lenora.

Il lettore non fa in tempo a farsi un'idea di come e cosa sia accaduto nel passato e cosa stia accadendo oggi, che l'autore è pronto a fornirgli un colpo di scena dopo l'altro, aggiungendo così nuovi elementi che vanno a sparigliare le carte e a dare nuove risposte.

Ecco, quella dei colpi di scena è forse l'unica pecca del romanzo, se dovessi trovarne una, nel senso che sì, riconosco che solitamente i colpi di scena siano elementi positivi, ma in questo caso li ho trovati eccessivi, come se Sager abbia fatto i salti mortali più volte pur di creare l'effetto sorpresa nel lettore e pur di far incastrare pezzi e coincidenze in modo un attimino rocambolesco.
Soprattutto dirigendomi verso la fine, ho avuto la sensazione che la narrazione fosse davvero molto piena e che le rivelazioni si susseguissero troppo in fretta, ravvicinate e un po' forzate.

Ma nel complesso, è un thriller che trascina il lettore e tiene alta la sua attenzione, lo stile è molto scorrevole, il ritmo incalzante, i personaggi sono sibillini e misteriosi al punto giusto e il finale mi è piaciuto, nonostante la ricerca del colpo di scena a tutti i costi sia presente sino alla fine.

Lo consiglio, è un romanzo accattivante e mi è venuta voglia di leggere altro di Riley Sager.

giovedì 13 novembre 2025

[ Recensione ] IL VELO STRAPPATO. Tormenti di una monaca napoletana di Brunella Schisa

 

La lotta personale, tormentata, lunga e sfiancante, di una donna costretta a monacarsi per volere materno e non per vocazione, si intreccia con i moti risorgimentali degli anni che precedettero l'Unità d'Italia e la liberazione del Meridione dal dominio borbonico.



IL VELO STRAPPATO
Tormenti di una monaca napoletana
di Brunella Schisa




HarperCollinsIt
352 pp
Enrichetta Caracciolo, quinta di sette figlie, ha diciannove anni nel 1840 e vive a Reggio Calabria con la madre Teresa e le sorelle minori; il padre, don Fabio Caracciolo, maresciallo del Regno delle Due Sicilie, è da poco deceduto e la vedova, che ha già maritato le figlie maggiori e ha altre due più piccole da accudire, prende una  dura decisione: non potendo offrire ad Enrichetta una dote dignitosa da presentare per un eventuale matrimonio, è costretta a chiuderla in monastero.

La notizia ovviamente sconvolge Enrichetta: giovane, nobile, colta, vivace e, soprattutto, innamorata di Domenico. 
Come potrebbe una persona indipendente di spirito e bramosa di vivere appieno, qual è lei, lasciarsi ingabbiare e ingrigire in un convento?

Teresa cerca di far ragionare la figlia testarda: ok, vanta ascendenze illustri ma è priva di solidità economica e il matrimonio (che sia con Domenico o con chiunque altro) non è un'opzione.
E così la genitrice, stanca del carattere ribelle della figlia e della sua propensione a scegliere uomini sbagliati, decide per lei, e sa di poterlo fare in quanto sua tutrice legale: Enrichetta entrerà nel convento di San Gregorio Armeno, a Napoli, e vi resterà per lo meno fino a quando la situazione finanziaria della famiglia non sarà risolta. 

Magari nel frattempo, la ragazza stessa potrebbe maturare una vocazione per la vita di clausura, apprezzarne le virtù e i vantaggi, e accettare con pacata rassegnazione quel tipo di esistenza...

Ma Teresa evidentemente o conosce poco la figlia o si ostina a fingere di non conoscerla; Enrichetta comincia da subito a protestare, a supplicare, a inveire, a lacrimare...
Proteste su proteste ma niente: chiusa a San Gregorio Armeno, i mesi lì dentro diventano anni e, dopo essere stata illusa e poi ingannata, la stessa Enrichetta si arrende al proprio infausto destino e, apparentemente piegata e rassegnata, pronuncia i voti che la rendono Sposa di Cristo e monaca di clausura.
Una condanna a vita, per lei che, se potesse, scapperebbe di notte da quel posto lugubre e privo di felicità. 

Benché la sua mente cerchi di lottare contro la repulsione che genera in lei quel tipo di esistenza, benché ella provi a farsi piacere quella strada intrapresa su costrizione, il suo corpo si rifiuta di collaborare e la giovane si ammala di un malessere che oggi definiremmo psicosomatico.

I medici ammessi in convento capiscono che il suo male - che si riversa fisicamente attraverso diversi sintomi, tra cui convulsioni violente, febbre... - parte dalla testa, nel senso che esso è l'esternazione di una condizione di forte sofferenza interiore e psicologica.

La clausura forzata è la vera causa di ogni malessere di Enrichetta, che da un certo momento in poi comincia a scrivere addirittura al papa pur di ottenere delle dispense che le permettano di uscire da San San Gregorio Armeno e di vivere la propria condizione di monaca in casa della madre o delle sorelle sposate.
Enrichetta, infatti, oltre a detestare la condizione monacale (le pesa indossare quel velo pesante che mortifica la sua bellezza femminile, quegli stivaletti terribili...), perché vorrebbe avere una famiglia, detesta proprio vivere in quello specifico convento napoletano, in quanto avverte di non essere amata tra quelle mura, a cominciare dalla badessa per arrivare all'ultima delle monachelle.
E poi in quel contesto religioso, in cui dovrebbero regnare amicizia, solidarietà, misericordia, perdono, empatia..., abbondano invece invidie, gelosie, cattivi pensieri, peccatucci segreti, insomma non è proprio l'ambiente spirituale ed edificante che ci si potrebbe immaginare.

Per non parlare del suo acerrimo persecutore: il cardinale Sisto Riario Sforza.
Quest'uomo - che ha la responsabilità delle monache del San Gregorio - per anni sarà la spina nel fianco di Enrichetta, come ella lo sarà per lui.
Il loro sarà un rapporto sfibrante e irritante che porterà l'uno a detestare l'altra e viceversa: ogni volta che Enrichetta scrive una supplica a qualcuno "in alto", il cardinale si intromette per danneggiarla, imponendo e abusando della propria autorità, causandole problemi, facendole dispettucci volti a privare la monaca testarda e ribelle di ogni minimo privilegio, pur di piegarla e farla desistere dal lasciare il convento di Napoli.

In un continuo giocare al gatto e al topo, i due si incontreranno spesso, discuteranno aspramente, e tante saranno le lacrime versate da Enrichetta che, nonostante provi una fede sincera verso il Signore, non la prova verso la Chiesa Cattolica, che per lei si sta rivelando una tiranna che si ostina a non accettare l'idea che la Caracciolo è soltanto una delle tantissime donne costrette a prendere il velo senza vocazione.
Che gusto c'è nel vedere gli altri soffrire? Perché non dare, a chi rifiuta il velo, un'alternativa per angustiarsi di meno?

Tra concessioni e divieti, tra abbandoni e ritorni, passando da una struttura all'altra, passano gli anni e intanto nella nostra penisola soffiano i venti delle insurrezioni contro i Borbone e si fa sempre più concreto il sogno di costruire una nuova patria: l’Italia.
E chissà se la fine del Regno Borbonico non possa portare con sé nuove e più moderne norme anche per i conventi e, in special modo, per la clausura?

Riuscirà la nostra monaca napoletana a uscire definitivamente dal convento, a strapparsi quel velo che non è mai riuscita ad amare e accettare, e a vivere un'esistenza libera, in cui è lei la sola a decidere per sé stessa, senza obblighi e costrizioni esterne?
Chi l'ha detto che per essere gradite a Dio bisogna condurre una vita da reclusa?


"Il velo strappato" è un romanzo storico-biografico incentrato sulla figura, realmente esistita, della monaca Enrichetta Caracciolo, scrittrice e patriota italiana, la cui vita fu spesa nella lotta: la lotta individuale per essere finalmente libera da una monacazione non scelta e mai accettata, e quella sociale e politica di chi aderisce alla causa liberale, agognando il crollo della monarchia borbonica per lasciare il posto a una nuova Italia.

Il personaggio di Enrichetta emerge in tutta la sua forza: è stata una donna decisa, di carattere, ferma nelle proprie posizioni; anche quando ha avuto momenti di fragilità, non ha mai abbandonato davvero la speranza di uscire dalla clausura; colta, amante della lettura, affamata di conoscenza, dotata di grande spirito critico, pronta a spiegare le proprie ragioni e a chiedere conto all'interlocutore di turno (che fosse uomo o donna, cardinale o badessa, poliziotto o confessore) delle sue, schietta e mai ipocrita, era pronta a denunciare le turpitudini che avvenivano all'interno di quei luoghi sacri, in cui non tutte le religiose spiccavano per umiltà e devozione, anzi.

Una donna coraggiosa, battagliera, un'eroina dell'Ottocento autrice di diversi scritti, tra cui  Misteri del chiostro napoletano, in cui appunto racconta la propria tormentata esperienza di monaca e a cui Schisa si è ispirata per il proprio romanzo.

È una lettura che consiglio a chi vuol conoscere una donna eccezionale, di cui, tra queste appassionanti pagine, conosciamo i turbolenti moti del cuore e la sua lotta per la libertà. 

lunedì 10 novembre 2025

Recensione: KALA di Colin Walsh



Che fine ha fatto Kala? 
È l'estate del 2003 e in una piccola cittadina irlandese la 15enne Kala Lanann scompare.
Tre lustri dopo, le vite dei suoi più cari amici vengono sconvolte in seguito al ritrovamento di alcuni resti umani.
Appartengono forse a Kala? Quale mistero avvolge la sua improvvisa e mai risolta sparizione?


KALA
di Colin Walsh


Einaudi
trad. S. Tumolini
456 pp

"Quell’estate ha condizionato tutta la mia vita. Ogni mia amicizia, ogni mia passione, ha dovuto sempre misurarsi con Kala. Più invecchio, più Kala diventa incandescente. Un sole nascosto, che continua a proiettare ombre quando meno me lo aspetto."

Kinlough è una cittadina irlandese che si affaccia sul mare, fin troppo tranquilla per gli adolescenti che ci vivono ma che sanno sicuramente trovare mille modi per divertirsi, sballarsi e stare insieme senza pensieri.

Kala, Aoife, Mush, Aidan, Joe ed Helen sono un gruppo di amici tanto affiatato quanto eterogeneo; nonostante le diversità caratteriali e famigliari (provengono da contesti decisamente diversi, c'è chi se la passa molto bene, come Joe, e chi un po' peggio, come Kala), stanno sempre insieme e sono in quella fase dell'esistenza - l'adolescenza - che costituisce senza dubbio uno dei momenti più straordinari della vita.

La loro estate del 2003 è quella dei primi amori, delle prime sbronze, della nascita o del consolidamento dei legami di amicizia; sono anni tanto meravigliosi quanto complessi, fatti di cambiamenti sotto tutti i punti di vista e vissuti con quella fame di vivere che li rende unici, come se dovessero durare in eterno.

Ma è anche l’estate che cambierà per sempre le loro vite. 

Kala Lanann - il membro più carismatico del gruppo, colei che riesce ad attirare l'attenzione di tutti (adulti e coetanei, maschi e femmine), a travolgere con la sua personalità esuberante, la sua (apparente) sicurezza che le dà quel tocco di trasgressività e spericolatezza che intimidiscono e attraggono al contempo - un giorno scompare senza lasciare traccia. 


«Era delicata. Feroce. Adorabile. Spaventata. Era una persona. Era la mia amica. E io non l’ho neanche abbracciata».


Cosa l'è successo?
Nonostante le ricerche, le indagini condotte dalla polizia, gli interrogatori, nessuna pista emerge e di Kala "semplicemente" non si sa più nulla.

La vita di tutti a Kinlough va avanti, tra alti e bassi, tra morti e sopravvissuti, tra matrimoni finiti e altri sbocciati, tra ritorni vecchi e nuovi.

Mush è sempre stato il bonaccione della comitiva, quello più sensibile che rifuggiva ogni atteggiamento da macho, da maschio alfa, tanto buono e gentile da non riuscire neppure a difendersi davanti alle spavalderie dei bulli. Mush era quello che si sentiva più a suo agio con Kala ed Helen che con Aidan e Joe (per quanto questi fosse il suo miglior amico).
Ad oggi, Mush è l'unico che da Kinlough non se n'è mai andato ma anzi è rimasto con sua madre, bisognosa di compagnia e aiuto nel bar di famiglia, dove appunto il giovane lavora.
Timido e solitario, Mush continua a starsene per i fatti propri, ad evitare compagnie anche solo lontanamente scomode o invadenti, preferendo la silenziosa compagnia di un paio di birre nel buio serale del locale ormai chiuso o quella allegra ma tenera delle gemelle Donna e Marie (sue cugine).

Mush era molto legato a Kala e porta sul proprio corpo delle cicatrici legate a un episodio del passato che ci viene chiaramente raccontato nel corso della narrazione; sono cicatrici fisiche cui ne corrispondono altrettante nell'anima e che hanno reso, nel tempo, il giovane ancora più chiuso ed insicuro di quanto già non fosse da adolescente.

Helen Laughlin, al contrario, se n'è andata da Kinlough, trasferendosi in Canada, dove lavora come giornalista investigativa freelance; torna a casa in occasione del matrimonio di suo padre (Rossie) con Pauline, zia di Mush e mamma di Aidan e delle gemelle. In questi quindici anni, dopo la scomparsa misteriosa dell'amica, Helen s'è ben guardata dal rimettere piede nella pacifica e noiosa Kinlough, restando soprattutto lontana da casa e sentendosi sempre più distante dalla sorella minore (Theresa) e dal padre; con entrambi non ha mai costruito legami solidi e stretti ed infatti, quando torna nella casa paterna, si sente quasi un'ospite, un pesce fuor d'acqua.


"È questa la grande differenza tra Helen e tutti gli altri, credo. A nessuno piace guardare in fondo al pozzo, ma lei non può farne a meno. Deve sapere. Vuole sempre capire."

Helen è sempre stata la più lucida e razionale all'interno della comitiva di un tempo, quella senza peli sulla lingua, capace di freddarti con battute taglienti, quella che difficilmente si lascia andare a manifestazioni emotive in pubblico.

Joe è il "vip" di Kinlough,  colui che può "vantarsi" (ma non lo fa) di essersi costruito una carriera da musicista e di averne anche tratto una discreta popolarità.
Popolarità che però sembra un po' sbiadita nel presente, ed egli stesso la vive con un certo disagio, quasi fosse un fardello, una macchia più che un successo di cui andar fiero.
Forse perché in realtà non si sente un vincente e non è per nulla orgoglioso di ciò che è.
Suo padre non fa che ripeterglielo: Tu sei Joe Brennan e sei un campione.
Ma Joe non crede a questa bugia e affonda insicurezze e tormenti nell'alcool, anche se ultimamente sta cercando di uscire da questa dipendenza.
Quindici anni prima, in quell'indimenticabile estate del 2003, lui e Kala stavano insieme ma qualcosa si insinuò per deteriorare il loro acerbo sentimento...

Mi sono soffermata brevemente sulle personalità di questi tre amici perché sono elementi fondamentali per la comprensione degli eventi, e del resto la trama si sviluppa attraverso i loro racconti e le loro personali prospettive, con la particolarità che Helen e Mush raccontano in prima persona mentre il punto di vista di Joe è espresso nella seconda persona singolare.

Di Aidan e soprattutto di Aoife si parla un po' meno nel libro perché ambedue - con modalità e per ragioni diverse - escono fuori dalla scena.

Oltre ad avere una triplice visuale narrativa, abbiamo anche una sovrapposizione dei piani temporali: la narrazione, infatti, salta dal 2003 al presente così da offrirci di volta in volta una doppia conoscenza dei fatti, e ovviamente quelli del presente vengono spiegati e resi chiari al lettore (ma anche agli stessi protagonisti) attraverso il racconto di ciò che è accaduto in passato.


Il nucleo centrale resta Kala e ciò che l'è accaduto nel 2003.

A riunire i "superstiti" della vecchia comitiva - Helen, Joe e Mush - è una novità inquietante: vengono ritrovati dei resti umani nel bosco di Caille, lo stesso bosco dove Kala viveva con sua nonna. 

È l’inizio di un nuovo incubo o, se vogliamo, il ritorno di un incubo che li ha tormentati e spezzati quindici anni prima. 

Costretti a confrontarsi nuovamente con la tragedia che li lega, essi cercano di mettere fine a quella storia una volta per tutte ma questo li porterà a interfacciarsi con persone e dinamiche pericolose, con affari criminali più grandi di loro, che vedono coinvolti loschi individui, alcuni apparentemente insospettabili. 

Perché in fondo si sa, la cronaca nera non fa che ripetercelo: le vicende più oscure e peggiori possono sporcare pure quei paesi sonnacchiosi in cui tutti conoscono tutti e in cui solitamente non succede mai nulla di esaltante.
La Kinlough di Walsh, località turistica sulla costa occidentale dell’Irlanda, non si discosta da questo stereotipo e si rivelerà un posto soffocato da troppi angosciosi e terribili segreti, che verranno fuori a disturbare la falsa quiete dei cittadini, proprio come sbucheranno improvvisamente (?!!?) i resti di un cadavere.

E se fossero proprio di Kala?
Per quanto tragica, questa scoperta potrebbe finalmente sciogliere ogni dubbio e domanda relativa al suo misterioso destino?
Quante e quali bocche sono state cucite per anni, non rivelando amare verità per proteggere interessi personali?

L’esordio di Colin Walsh è un romanzo di formazione con incursioni thriller che, prendendo le mosse da un episodio di scomparsa, disegna un quadro complesso e sfaccettato di una realtà cittadina e di diverse famiglie, lasciandoci entrare dentro le loro case, mostrandocene i segreti, le bugie, le malefatte, le paure, le fragilità, le violenze.

Leggere questo romanzo è stato (prendendo a prestito un'affermazione presente nel testo) come avere davanti tanti pezzi di un puzzle sparsi per terra, intravederne l’immagine, ma prima che si abbia il tempo di fissarla, il puzzle va in frantumi, per poi comporsi alla fine.

Non posso dire che mi abbia catturato dalla prima pagina, ma mi spiego meglio: benché io sia da sempre attratta dai romanzi (e prima ancora dai fatti di cronaca) che vertono su sparizioni misteriose, devo dire che - complice il tipo di struttura narrativa (più narratori, l'alternanza presente/passato) - ho risentito all'inizio di una certa lentezza nel ritmo e vaghezza nella trama ma, procedendo con la lettura, la narrazione si è arricchita sempre di più, divenendo man man mano più comprensibile e più appassionante, caricandosi di una grande tensione emotiva grazie alla profonda caratterizzazione dei protagonisti (e narratori).

Lo scrittore ci lascia entrare nell'intimo della loro anima, ci fa toccare quasi con mano le loro emozioni, i loro malesseri interiori, le aree della vita in cui sono rimasti quegli adolescenti di un tempo, bloccati in quell'estate piena di sole ma altresì drammatica, che ha rubato loro la meraviglia dell'amicizia, l'incanto dell'amore e l'innocenza di un'infanzia perduta bruscamente e per sempre. 

Kala è la storia di un gruppo di amici che seguiamo da adolescenti e da adulti, i quali vengono risucchiati da un buco nero fatto di violenza e brutture e che minaccia di inghiottirli.

Un romanzo, quindi, che mi ha colpito principalmente per l'attenta e accurata dimensione psicologica ed emotiva, cui si aggiungono tematiche quali i legami famigliari (sani e tossici), gli atteggiamenti ottusi e trogloditi di certi uomini verso le donne, l'abuso di sostanze e di alcool, l'amicizia, le problematiche adolescenziali, la corruzione.

Insomma, un romanzo denso, profondo e articolato (per struttura narrativa, stile, personaggi, trama) che ho sicuramente apprezzato.



CITAZIONI

"Il dolore è come l’innamoramento: è sempre narcisistico. Quando una catastrofe attraversa la nostra vita, ridisegniamo subito il mondo per trasformare quel disastro nel battito segreto di ogni cosa, nella verità sepolta dell’universo."


"Chissà cosa si prova (...) a planare così in alto sopra la vita, a sfrecciare sulla giungla in elicottero mentre gli idioti come me restano intrappolati a terra, ad arrancare nella boscaglia senza arrivare mai da nessuna parte."


"in ognuno di noi, sotto le maschere con cui ci nascondiamo al mondo, c’è una bestiola che piange, tremante e sola."


"non si può ridurre nessuno a una semplice carta da gioco, che le versioni delle persone che ci mescoliamo in testa da un momento all’altro sono solo questo, carte da gioco, piatte e monodimensionali, mentre in ognuno di noi c’è un essere animale e in questo essere animale c’è un punto dove puoi incontrarti con chiunque altro al mondo...".


"Le cose che ci rendono la vita comoda sono sempre ingiuste, a pensarci bene. Da qualche parte c’è sempre qualcuno che soffre, per rendere felice te. Ecco perché la maggior parte della gente gira sempre la testa dall’altra parte."


"A volte penso che la vita sia questo, sai? Infiniti fiumi, l’uno dentro l’altro".


"Perché tutti ci influenziamo a vicenda, continuamente. Quindi forse la vita è solo un insieme di flussi che si influenzano tra loro, in tutte le direzioni."



venerdì 7 novembre 2025

Recensione: LA LETTERA NASCOSTA di Ruth Saberton

 

Una giovane vedova si rifugia in una località sperduta della Cornovaglia per affrontare il proprio dolore in solitudine.
L'inaspettato ritrovamento di un diario scritto quasi un secolo prima, e la conoscenza di una travagliata e travolgente storia d'amore, l'aiuterà a cambiare prospettiva sul proprio presente e sul futuro che ancora l'attende.



LA LETTERA NASCOSTA
di Ruth Saberton



Ed. Newton Compton
trad. E.Farsetti, G. Lupieri
384 pp
Chloe Pencarrow ha da poco perso il proprio amato marito Neil, a causa di una leucemia.
Incapace di concepire un vero e proprio ritorno alla vita senza di lui, decide di rifugiarsi a Rosecraddick, una remota località della Cornovaglia (zona da cui proveniva Neil), prendendo casa in una ex-canonica che si affaccia sul mare.

È pieno inverno, il Natale è alle porte ma attorno a lei c'è una natura selvaggia, affascinante sì ma anche solitaria e un po' lugubre, soprattutto se si tiene conto del fatto che la canonica è accanto al cimitero.
Ma la pace e il silenzio sono ciò di cui Chloe è alla ricerca: non vuol vedere gente, non vorrebbe neppure rispondere alle insistenti telefonate dei famigliari; desidera solo trascorrere le giornate pensando al suo grande amore perduto, da sola.

Perché lei ormai è sola.
Senza il suo Neil non si sente in grado di essere felice, e anzi non crede di averne il diritto: lui è chiuso in una bara, come potrebbe allora lei trovare ancora delle ragioni per ridere, coltivare hobby, vedere gente...?

Ad oggi, non riesce neppure a lavorare, né come insegnante né come pittrice, professioni che ha sempre amato ed esercitato con passione e talento.

E se questo suo isolamento a Rosecraddick si trasformasse in un nuovo inizio? Un posto nuovo per una nuova versione di sé. Un posto da cui ricominciare a riaffacciarsi alla vita.


Nonostante si convinca di cercare la più completa solitudine, anche in una località desolata come quella è possibile conoscere gente interessante...

Ed infatti, ben presto, Chloe fa amicizia con la reverenda Sue (simpatica, solare e molto affabile) e conosce Matt Enys, un giovane e piacente docente universitario che lavora per una Fondazione impegnata nella restaurazione dell'antico castello di Rosecraddick, in cui ha vissuto un poeta di guerra, molto noto in quella zona della Cornovaglia: Kit Rivers.

Attraverso le sue poesie e la sua storia, Chloe ha modo di avvicinarsi alla tragedia della Grande Guerra, a tutta quella generazione perduta di uomini (e anche donne), molti dei quali giovanissimi, le cui esistenze sono state distrutte dal sanguinoso conflitto: chi non ha perso la vita sul campo di battaglia, ha comunque perso tanto altro, pur tornando vivo a casa ma con il corpo, la mente e l'anima ormai martoriati e segnati per sempre da un'esperienza logorante e oltremodo traumatica.

Un giorno Chloe, nel sistemare la mansarda per farne uno studio per lavorare (ha accettato un lavoro come pittrice e, pur sentendosi insicura, freme all'idea di prendere in mano fogli, matite e pennelli), fa una scoperta che cambierà il suo soggiorno in Cornovaglia: sotto la moquette del pavimento di legno, sollevando un'asse, scopre una scatola di latta contenente degli oggetti appartenuti a qualcuno che, in quella mansarda, vi è passato prima di lei.

La scatola contiene, tra le varie cose, un diario scritto da una certa Margaret Hills e risale al 1914; questo incredibile ritrovamento diviene il portale che conduce verso il passato e che permette a Chloe di conoscere la storia d'amore tra Kit Rivers e Margaret Hills.

Dal momento in cui Chloe sfoglia la prima pagina del diario, sia lei che il lettore vengono trasportati ad un secolo prima, restando in quegli stessi luoghi, in quella canonica, in quella magica caletta che conduce al mare.

Margaret è un'adolescente quando, nel 1914, si trasferisce per un periodo indefinito a Rosecraddick, nella canonica (la casa in cui vive Chloe nel presente) del reverendo Cutwell, che è il suo padrino.
Margaret è un'incantevole fanciulla dai folti capelli ricci e rossi, vivace, curiosa; le sue origini sono umili (suo padre è "soltanto" un medico) ma lei mostra un'intelligenza acuta, uno spirito colto e indipendente; ama leggere e crede fermamente nel suffragio universale.
Insomma, ha le idee chiare e una bella personalità, e a rattristarla c'è solo la sua gamba "imperfetta", zoppa, amaro ricordo della poliomielite avuta nell'infanzia. 
Ma la ragazza non si perde in inutili piagnistei e cerca di rafforzare i muscoli nuotando nel bel mare a sua disposizione, ed è proprio durante una di queste sue nuotate mattutine che incontra un giovanotto poco più grande di lei: Kit Rivers.

Kit ha i capelli color dell'oro, una voce profonda e calda, un viso bello, un sorriso sincero, aperto e gentile; aspirante poeta, ha davanti a sé un brillante futuro e, in quanto rampollo di un'ottima famiglia, è destinato a occuparsi del maniero che erediterà; pur non essendo egli uno snob, deve, seppur a malincuore, adempiere le aspettative dei genitori che si aspettano che egli rispetti i propri doveri nobiliari.

Ma Margaret entra nella sua vita stravolgendo ogni piano: giorno per giorno, il sentimento e la passione travolgono i due, che si scoprono perdutamente innamorati.

Kit è consapevole che la sua famiglia non accetterebbe mai un suo matrimonio con una ragazza "povera"
ma il ragazzo decide che non permetterà a nessuno di rovinare l'estate più magica della sua vita. 
La giovane coppia trascorre dei mesi meravigliosi, fatti di passeggiate, poesie declamate, chiacchierate, risate e un amore che sboccia e cresce di giorno in giorno, diventando sempre più forte.

Ma lo spettro terribile della prima guerra mondiale è pronto a sconvolgere qualsiasi progetto, minacciando ciò che il ragazzo ha di più caro. 
Kit sarà costretto a partire per il fronte e, come lui, tanti, troppi giovani, molti dei quali lasceranno sui campi di battaglia e nelle trincee i loro sogni, le speranze, gli amori, gli affetti, il futuro.

Tornerà Kit sano e salvo dalla sua amata Margaret, che è pronta ad aspettarlo anche per anni?

Margaret è convinta, dentro di sé, che se a Kit dovesse accadere qualcosa di brutto, il suo cuore innamorato lo sentirebbe, lo saprebbe.
E quando le notizie dal fronte si fanno drammatiche, il suo cuore pieno di amore continua, imperterrito, a sperare, a cercare, ad attendere.


Leggendo le vicende di Margaret durante il primo conflitto mondiale, il suo amore con e per Kit, le persone che vivevano nella canonica e nel villaggio, tanto Chloe quanto il lettore hanno modo di sbirciare oltre la cortina del tempo e di sentirsi totalmente immersi in quest'altra dimensione temporale, alla quale ci si affeziona immediatamente, tanto da sentirsi quasi "mutilati" quando Chloe giunge all'ultima pagina del diario, che ovviamente non racconta cosa sia successo dopo: cosa ne è stato di Kit e Margaret? 

Chloe e Matt si appassionano sempre più alle vicende del passato, desiderosi di sapere cosa è successo, come ha vissuto Margaret, se ha continuato ad aspettare il suo amore, se lui fu dichiarato morto o meno in azione.
Non solo, ma nel diario vengono menzionate le numerose e preziose poesie che Kit aveva scritto alla sua amata, molte delle quali sono una testimonianza delle brutalità vissute sul campo.
Sarebbe straordinario poter arrivare a quegli scritti, arricchendo così quel po' che si sa sul poeta di Rosecraddick.

Forse Margaret ha portato con sé le poesie del fidanzato? E lei che fine ha fatto? Quanto, come e dove ha vissuto?

Tante domande si affacciano e spingono i due a mettersi sulle tracce di Kit e Margaret, per riempire ogni lacuna, rispondere ai numerosi interrogativi e sciogliere ogni dubbio.

Appassionarsi alla storia d'amore, potente, romantica ma anche tragica, di Margaret e Kit offre a Chloe la chiave per riflettere su sé stessa, su come si sente dopo aver perso Neil, sulla perdita, su come l'amore continui a vivere sfidando il tempo, le distanze, la morte stessa.

È possibile riprendere a vivere - e provare ad essere felici - dopo un lutto doloroso, importante?
Chloe sa che Neil l'amava tanto quanto lei amava lui, e sa che egli la vorrebbe serena, desiderosa di guardare avanti e di ritagliarsi i propri spazi di felicità.

E Matt, così buono, caro e comprensivo, sembra essere stato inviato per lei proprio dal suo Neil, il cui pensiero, la cui voce, l'amore e i ricordi belli condivisi non l'abbandoneranno mai, perché il loro è stato un amore grande e sincero.

La lettera nascosta è un romanzo che mescola sentimenti e storia, è ricco di sequenze riflessive che ci lasciano entrare nei complessi stati d'animo della protagonista e spinge a considerare quanto atroce sia la guerra, ogni guerra, su come distrugga le vite di singoli, di famiglie, di intere comunità e Paesi.
Interessante la nota finale in cui l'Autrice spiega in che modo è stata ispirata nello scrivere la storia d'amore di Kit e Margaret.
Un libro che emoziona, coinvolge, fa riflettere senza essere pesante, pur avendo, in alcuni passaggi, un ritmo più lento, ma nel complesso l'ho molto apprezzato per lo stile, l'ambientazione, la doppia prospettiva temporale (che mi ha ricordato un po' i romanzi della Riley o della Morton, autrici che amo), il tratteggio dei personaggi e quella atmosfera decadente, malinconica e nostalgica che l'attraversa.



"Sotto questi cieli cangianti, e con le onde che si frangono incessantemente là sotto, è come se il tempo si fosse fermato e mi rendo conto della mia insignificanza nel grande disegno del cosmo. Quello che ci sembra più importante qui e ora non è nulla in confronto al mare, agli scogli e al flusso delle maree: siamo soltanto granelli della sabbia del tempo. E anziché colmarmi di disperazione, questo pensiero mi consola ".


mercoledì 5 novembre 2025

Prossimamente al cinema [ dalle pagine al grande schermo ]



Alcuni film in uscita prossimamente, tutti tratti da o ispirati a libri (romanzi, biografie...).

Info prese da ComingSoon.





Tratto dal romanzo di Max Porter "Il dolore è una cosa con le piume" (Guanda), L'Ombra del Corvo, diretto da Dylan Southern, segue la storia di un giovane padre che dopo la morte improvvisa della moglie, in preda al dolore e alla disperazione, perde lentamente il contatto con la realtà. Mentre cerca di mantenere una vita normale per i suoi due figli piccoli, una presenza misteriosa e apparentemente maligna inizia a perseguitarlo dai recessi più oscuri del suo appartamento. 
Questa creatura, che prende vita dalle illustrazioni che l'uomo realizza per lavoro, diventa sempre più concreta e invadente, trasformando la loro vita in un incubo.
Man mano che la sua mente vacilla, la figura di nome Crow, costringe lui e i suoi figli ad affrontare il trauma della perdita e a reinventarsi come famiglia.
Nel cast Benedict Cumberbatch, David Thewlis e Jessie Cave.
In uscita nei cinema italiani il 27 novembre 2025.


                                                                📖💓📖💓📖💓📖💓


Ammazzare Stanca, film diretto da Daniele Vicari, si svolge negli anni Settanta e vede Antonio Zagari, figlio del temuto boss Giacomo Zagari, trapiantato in Lombardia, immerso in un mondo di violenza e crimine. 
Nonostante fosse destinato a seguire le orme del padre, Antonio si trova a fare i conti con la propria coscienza. Tanta violenza lo porta alla dolorosa consapevolezza che quella vita di sangue e potere non è quella che desidera.
Mentre i suoi coetanei lottano per il cambiamento nelle fabbriche, nelle università e nelle piazze, Antonio porta avanti una lotta personale e trova la forza di opporsi al destino che gli era stato imposto. Con coraggio, decide di sfidare la sua famiglia, rifiutando il cammino tracciato dal padre e scegliendo una strada lontana dalla malavita organizzata.

Liberamente ispirato all’omonima autobiografia di Antonio Zagari, nel cast ci sono Vinicio Marchioni, Gabriel Montesi e Thomas Trabacchi.
In uscita nei cinema italiani il 4 dicembre 2025.


📖💓📖💓📖💓📖💓



Tratto dal bestseller Regretting You - Tutto quello che non ti ho detto  di Colleen Hoover, l'omonimo film, diretto da Josh Boone, racconta la storia di Morgan Grant e di sua figlia Clara, donne dal carattere profondamente contrastante che si trovano a dover affrontare la perdita del marito e padre, Chris, morto in un tragico incidente d'auto.
L'uomo manteneva l'equilibrio tra loro e con la sua morte, l’armonia tra una madre iperprotettiva e una figlia ribelle sembra destinata a spezzarsi definitivamente. Non sembra esserci nessuna possibilità di riavvicinamento, tra segreti, bugie e rimpianti, ma anche una verità sconvolgente che emerge lentamente, scuotendo ogni certezza. 
Ciò che rimane dopo una tragedia sono il disordine, il dolore, ma anche la bellezza della vita e dell’amore, tra ciò che si perde e ciò che, forse, può ancora essere salvato.

Con Mckenna Grace, Mason Thames e Allison Williams, è in uscita nei cinema italiani il 4 dicembre 2025.


                                                             📖💓📖💓📖💓📖💓



Liberamente tratto dal romanzo Stabat Mater di Tiziano Scarpa (Premio Strega 2009, Einaudi), Primavera è un film diretto da Damiano Michieletto che si svolge nei primi anni del Settecento a Venezia. L'Ospedale della Pietà è uno dei più grandi orfanotrofi della città, ma anche un punto di riferimento per la musica.
Le sue orfane più talentuose vengono formate in una delle orchestre più rinomate al mondo. Cecilia ha vent’anni e trascorre le sue giornate suonando il violino, ha un talento eccezionale ma la sua arte è confinata all'interno dell'orfanotrofio, dove suona solo dietro una grata davanti a ricchi benefattori. La notte, invece, si rifugia in solitudine, scrivendo lettere alla madre mai conosciuta. La sua vita, da sempre imprigionata tra le mura del luogo che la ospita, sembra destinata a rimanere immutata, fino a quando un cambiamento non la scuote.
Un nuovo insegnante, Antonio Vivaldi, arriva a sconvolgere l'equilibrio dell'orfanotrofio. L'arrivo di Vivaldi le cambia la vita, aprendo nuove porte e nuove possibilità, portando con sé il profumo di una primavera che potrebbe finalmente liberarla.
Con Tecla Insolia, Andrea Pennacchi e Michele Riondino, è in uscita in Italia a Natale.


📖💓📖💓📖💓📖💓


Una di Famiglia - The Housemaid è un film in uscita il 1° gennaio 2026 diretto da Paul Feig, con Sydney Sweeney, Brandon Sklenar e Amanda Seyfried; è tratto dall'omonimo thriller di Freida McFadden (Newton Compton).

 Nel tentativo di lasciarsi alle spalle il passato, accetta un lavoro come domestica nella lussuosa villa di Nina e Andrew Winchester. 
Ma quello che inizialmente appare come il lavoro dei sogni si trasforma rapidamente in qualcosa di molto più pericoloso: un gioco sensuale e seducente, fatto di segreti, scandali e potere.Dietro le porte chiuse della famiglia Winchester, nessuno sarà più al sicuro e la verità sarà più sconvolgente di quanto Millie avrebbe mai potuto immaginare.

sabato 1 novembre 2025

LE MIE LETTURE DI OTTOBRE 2025

 

E anche ottobre se n'è andato, avvicinandoci sempre più al...  Natale!! 😀🎄🎅

Come ogni mese, mi accingo a riepilogare le mie letture del mese appena trascorso.




  1. IL SILENZIO DEL LAGO di A. Weiler: saga famigliare a tinte poliziesche. Drammi, tradimenti, amori e bugie nell'Italia del nord, dagli anni Cinquanta agli Ottanta (4/5). INTRIGANTE, PROFONDO.
  2. "Da Carosello a Tik Tok: Il viaggio della comunicazione spiegato ai bambini" di M. Iandolo: testo divulgativo  illustrato a scopo educativo-informativo, ripercorre il percorso che ha portato dalla tv in bianco e nero alla diffusione dei social (4/5). OFFRE SPUNTI DI RIFLESSIONE SUL MONDO DELLA COMUNICAZIONE.
  3. IL FRATELLO BUONO di C. Offutt: country noir - il protagonista prova a cambiar vita dopo aver preso decisioni difficili le cui conseguenze e il cui ricordo non lo abbandonano, a prescindere da quanto lontano scappi (3.5/5). TANTO ASCIUTTO ED ESSENZIALE NELLO STILE QUANTO INCISIVO E PROFONDO NEL TRATTEGGIO UMANO DEI PERSONAGGI.
  4. AUTUNNO A SYCAMORE PARK di CP Ward: romance contemporaneo ad ambientazione autunnale. Una ragazza delusa dall'amore decide di cambiare città e ricominciare. Incontra amici, l'Amore e una missione da portare avanti (3/5). TRAMA DEBOLE, AMBIENTAZIONE SUGGESTIVA.
  5. AVVENTO NELLA RADURA INCANTATA di A. Arietano: narrativa per l'infanzia a tema natalizio - quattro racconti con ambientazione fiabesca e intrisi di valori e buoni sentimenti (4/5). DELIZIOSO, REGALA MOMENTI DI DOLCE SVAGO.
  6. LILÌ E LA RIVOLUZIONE A TUTTODRITTO di V. Hutter: narrativa per l'infanzia - nel mondo c'è bisogno di fantasia, imprevedibilità e colori, ma soprattutto c'è spazio per il modo di essere di ciascuno (4/5). COLORATO, ALLEGRO E EDUCATIVO.



READING CHALLENGE 

Per la sfida letteraria, nel mese di ottobre gli obiettivi erano i seguenti:

- un horror;
- un libro di un autore del cuore;
- un libro ricevuto in regalo;
- "Le menzogne della notte" di Gesualdo Bufalino.

Io ho scelto un obiettivo del mese di AGOSTO: LIBRO PUBBLICATO NEL 2025  ⇉ 

7. LA CATASTROFICA VISITA ALLO ZOO di J: Dicker: giallo con protagonisti dei ragazzini speciali e curiosi che si improvvisano investigatori (4/5). IRONICO, GODIBILE. UN DICKER DIVERSO DAL SOLITO.




giovedì 30 ottobre 2025

Recensione: IL SILENZIO DEL LAGO di Angelarosa Weiler



Ambientato sul Lago Maggiore a partire dalla seconda metà del Novecento, Il silenzio del lago è una saga famigliare con sfumature poliziesche che, attraverso le vicende di una famiglia, esplora solitudini, segreti, tradimenti, rimorsi, scelte sbagliate e bisogno di redenzione, il tutto sotto lo sguardo placido e indagatore di una figura evanescente e impalpabile che, dalle silenziose acque lacustri, osserva le azioni degli umani.



IL SILENZIO DEL LAGO 
di Angelarosa Weiler

 

Aurea Nox
256 pp
16.50 euro
Settembre 2025
Ogni famiglia ha i suoi segreti; alcuni sono più terribili e inenarrabili di altri ma una cosa è certa: i segreti non spariscono come per incanto ma restano lì, accantonati in angoli bui  della memoria, pronti a saltar fuori quando la vita chiede il conto.


Lo sanno bene Marisa, Lisetta e il resto dei componenti della loro famiglia, le cui vicende personali si svolgono a partire dagli anni ’50 sino agli ’80, tra Laveno, Milano e le Isole Borromee.

È il 1957 quando la giovane Marisa decide di lasciare il paese natìo, Laveno, per andare a Milano e tentar fortuna nel mondo della sartoria. Consapevole di non essere bella e desiderabile, si rassegna ben presto ad una vita di solitudine. 
Parte accompagnata dal disincanto ma anche dalla voglia di incominciare una vita nuova, lontana dai pettegolezzi e dal contesto chiuso da cui proviene e che la limiterebbe se restasse lì.

Paure ed incertezze fanno parte di ogni viaggio e di ogni esperienza che mira al cambiamento, ma Marisa si dimostra determinata a prendere la propria strada e ad accogliere dentro di sé l'esortazione che proviene dal lago, dalla intangibile signora che lo abita e che le ordina di andar via.


"Da bambina mia nonna mi raccontava una storia. Non so se era una favola, oppure una leggenda. Diceva che nelle acque del nostro lago vive una creatura misteriosa. È una signora, una nobildonna, una figura aristocratica. Nonna la chiamava Mistica del Lago. La Mistica del Lago osserva e ascolta tutte le storie che si consumano tra le onde del Verbano e lungo le sponde che lo delimitano. Memorizza ogni cosa, ogni dettaglio, ma non racconta nulla. Non può farlo, non ha voce. Solo chi sa perdersi nel silenzio del lago può entrare in contatto con la Mistica."

 

Marisa è soltanto il primo dei numerosi narratori di una storia complessa, corale, in cui intervengono molti uomini e donne, ciascuno portatore di un punto di vista importante, a volte apparentemente esterno e distante ma ognuno indispensabile al lettore perché il quadro dipinto dall'Autrice diventi via via sempre più chiaro e completo.


Conosciamo, ad es., la sorella di Marisa, Lisetta, che resta vedova presto di Egidio (che, passato l'idillio iniziale, si rivela un fannullone e un ubriacone), con due figli (Luis e Lucia) da crescere; anch'ella lascia Laveno, seppur diversi anni dopo Marisa, e va dalla sorella a Milano, venendo ospitata da lei.

Lisetta è una donna delusa, amareggiata dalle difficoltà della vita, che infatti la indurranno a fare scelte sbagliate le cui conseguenze si paleseranno nel tempo.


La coesistenza tra Marisa, Lisetta e i figli di quest'ultima non è sempre serena e lo percepiamo dalle parole di Luis, il quale, crescendo, vede le tre donne della sua famiglia in tutti i loro difetti e non lesina critiche per questo, pur restando tristemente consapevole di essere: "in quanto ad affetti continuo a essere un diseredato. Sono un randagio. Un senzatetto del cuore".


Sin dai primi momenti della narrazione, avvertiamo nei personaggi una sorta di "pesantezza" che li opprime e che impedisce loro di vivere serenamente; esistere è quasi una fatica, è "ingombrante" ma, allo stesso tempo, essi aspettano che il domani porti con sé qualcosa di nuovo e di positivo.


I capitoli di questo romanzo si susseguono presentandoci, come anticipavo più su, di volta in volta un personaggio che, in un modo o nell'altro, è parte integrante di un ingranaggio più grande e che gira intorno a questa famiglia.

Quando la secondogenita di Lisetta, Lucia, è ormai una signorina, viene ospitata da una cara amica di sua madre, Annamaria, che la porta con sé al loro paese di origine, Laveno.


Da questo momento, cominceranno ad accadere e ad incrociarsi una serie di eventi e individui che conferiranno alle vicende una sfumatura giallo-poliziesca.


Lucia inizia una relazione (che sfocerà in un matrimonio) con un uomo di diversi anni più grande di lei, il cuoco Santino, che è una brava persona ma purtroppo, tra le proprie conoscenze, ne ha alcune decisamente sbagliate: gente poco raccomandabile, che non esita a commettere azioni spietate, a manipolare, a portare avanti affari sporchi per avidità.

Santino, suo malgrado, diventa protagonista di una vicenda drammatica e molto misteriosa su cui il maresciallo Domenico Russo detto Mimì (suo amico di vecchia data) si troverà ad indagare con ostinazione, deciso a far luce sulla disgrazia che coinvolgerà il povero Santino...

Nel corso di questa personale e caparbia investigazione da parte di Mimì, emergeranno situazioni torbide e criminali, delitti vecchi e nuovi e il passato tornerà a bussare alla porta di Lisetta e Lucia, portando dolori e tormenti, risvegliando e riaprendo antiche ferite, segreti mai confessati, errori dalle tristi conseguenze.

 

Le esistenze dei tanti personaggi si intrecciano, disegnando una trama fitta di amore, tradimento, ambizione e redenzione, bugie e inganni; tra queste pagine prendono forma dinamiche relazionali complesse, conflittuali - caratterizzate da rabbia, silenzi ostinati, lacrime, rimpianti, accuse -, tentativi di ricercare e affermare sé stessi nonostante i limiti e le difficoltà dettate dal mondo esterno e da quello famigliare, la decisione di riempire gli anni di silenzio con il racconto della verità, perché l'unico modo per illuminare il presente è tornare al passato, riconoscendolo finalmente per quello che è, abbattendo quei muri di bugie dietro i quali si sono ammucchiati drammi, turpitudini e amarezze


Siamo quindi in presenza di un romanzo corale che ruota attorno ad una storia famigliare ricca di avvenimenti che si avvicendano e che vengono delucidati nel corso della narrazione, la quale si connota per l'uso di un linguaggio molto introspettivo, che scava negli stati d'animo dei personaggi e voci narranti, donando al lettore molteplici prospettive narrative, profonde e ricche, che svelano sentimenti, paure, speranze, pensieri intimi.

Mi è piaciuta la presenza inafferrabile e misteriosa della Mistica del Lago, testimone attenta e silente delle vicende umane, capace di osservare le storie degli uomini e di fare da specchio a coloro che hanno il coraggio e la sensibilità di guardarsi dentro con onestà, di ascoltare la propria coscienza senza timore.

Ringrazio l'Autrice per avermi dato la possibilità di leggere questo suo romanzo e lo consiglio perché Angelarosa Weiler ha imbastito una storia originale, intensa, scritta con cura e realismo, in cui spicca la dimensione interiore, e anche gli elementi investigativi/polizieschi si legano a quelli umani e relazionali per sostenere una struttura narrativa articolata, ricca, che risulta variegata e piena soprattutto grazie agli svariati punti di vista che guidano il lettore nella lettura, permettendogli di avvicinarsi a ogni singolo personaggio.


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