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sabato 8 marzo 2014

Giovanna, una donna leggendaria di cui parla la Storia



Ecco invece un personaggio femminile che si colloca a metà strada tra leggenda e realtà...., anche se a dire il vero sono più le argomentazioni che ne negano l'esistenza che il contrario ^_- :

la PAPESSA GIOVANNA

Di questa leggendaria figura ho letto il romanzo di Donna Wlolfok Cross e mi è piaciuto moltissimo, perchè al centro ci è questa donna coraggiosa, gentile d'animo ma anche tanto determinata a raggiungere i suoi obiettivi e a non farsi ingabbiare nei pregiudizi e nei modi di pensare della gente del suo tempo.
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Giovanna nasce e vive in un “brutto periodo” – il IX sec. -, avvolto nelle tenebre dell’ignoranza e della superstizione, in cui la vita è sì difficile per tutti, ma lo è ancor di più per la donna, considerata un essere inferiore, con capacità intellettivamente limitate rispetto all’uomo, incapace di capire ed imparare tutto ciò che ha a che fare con le scienze, il sapere, la cultura...: la fonte di ogni tentazione e concupiscenza per il maschio...
Ma Giovanna vuole un destino diverso per sè: sin da piccola mostra una natura indipendente ed una personalità intelligente, arguta, curiosa, affamata di conoscenza.
La ragazzina, sotto la stimolante guida del maestro greco Esculapio, imparerà a studiare non solo i testi sacri e classici, ma svilupperà capacità critiche e pensiero logico, qualità considerate estranee e proibite all’universo femminile.
A prescindere dalla storicità o meno di Johanna, questo romanzo è scritto con accuratezza e precisione storica (fatta eccezione per qualche data volutamente spostata per necessità narrative) e ci porta dentro la vita di questa donna straordinaria, nei posti in cui è stata, nella mentalità crudele e gretta che ha incontrato, ma anche alla gente semplice e buona che l’ha aiutata o a quella assetata di potere e malvagia che le ha fatto del male...; ci conduce nei segreti del suo cuore di donna, di una donna che ha amato con devozione un solo uomo, ma ha sacrificato questo sentimento puro per seguire un ideale: essere una donna libera, libera di scegliere, di studiare, di ragionare, di indagare, forse anche di mettere in dubbio la propria fede; una donna che si è data da sola l’opportunità di coltivare i propri sogni e di lasciare una traccia di sè nella storia, nonostante qualcuno abbia cercato di cancellarne la memoria.


Di Giovanna la tradizione racconta che fosse una donna inglese, educata a Magonza e che abbia messo in atto una serie di travestimenti con abiti da uomo pur di riuscire a diventare monaco, col nome di Johannes Anglicus.
La sua elezione a papa è da collocare in un periodo(17 luglio 855) in cui c'era molta corruzione e alla soglia pontificia non salivane necessariamente gli uomini più pii e devoti.
Giovanna era una donna con i propri desideri, le proprie esigenze e aveva i suoi amanti; restò incinta e durante una processione di Pasqua, mentre era di ritorno al Laterano, vicino alla basilica di S. Clemente, la folla si strinse attorno a lei, tanto da far agitare il cavallo, che la disarcionò, provocando il parto prematuro...

Scopertone il segreto, la papessa Giovanna fu fatta trascinare per i piedi da un cavallo, attraverso le strade di Roma, e lapidata a morte dalla folla inferocita nei pressi di Ripa Grande. Fu sepolta nella strada dove la sua vera identità era stata svelata, tra San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano. Questa strada (a quanto sembra) fu evitata dalle successive processioni papali, anche se quest'ultimo dettaglio divenne parte della leggenda popolare, nel XIV secolo, durante la cattività del papato ad Avignone, quando non c'erano processioni papali a Roma.

In altre versioni della leggenda (ad esempio in quella riportata nella cronaca di Martino di Troppau) la papessa Giovanna sarebbe morta subito al momento del parto oppure, una volta scoperta, rinchiusa in un convento.

Sempre secondo la leggenda, a Giovanna succedette papa Benedetto III, che regnò per breve tempo, ma si assicurò che il suo predecessore venisse omesso dalle registrazioni storiche. Benedetto III si considera abbia regnato dall'855 al 7 aprile 858.
Il nome papale che Giovanna assunse venne in seguito utilizzato da un altro papa Giovanni VIII (pontefice dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882).

A conferma della possibile veridicità della leggenda, sorge come testimone la famosa "sedia dei testicoli": il papa, appena eletto, veniva fatto sedere su questa sedia con il foro e i diaconi dovevano "tastargli" le parte intime per controllare che fosse tutto apposto e che non ci fossero "sorprese"...
Una sedia simile esisteva davvero; quando un papa prendeva possesso della sua Cattedra romana, in San Giovanni in Laterano, si sedeva tradizionalmente su due sedie di porfido (la pietra degli imperatori, assimilata alla porpora), con la seduta dispiegata a ciambella. 
Il motivo di questi fori è oggetto di discussione, ma poiché entrambe le sedie, di età costantiniana, sono più vecchie di secoli della storia della papessa Giovanna, esse non possono avere niente a che fare con una verifica del sesso del papa. 
Si è ipotizzato che in origine fossero dei water romani o degli sgabelli imperiali per il parto che, a causa della loro età e origine imperiale, furono usate dai papi per evidenziare le loro pretese imperiali (come fecero anche con il loro titolo latino di Pontifex Maximus).

lunedì 13 gennaio 2014

Scopro e condivido LA MASSERIA DELLE ALLODOLE



Oggi vi presento un libro che tratta il genocidio della popolazione armena, di cui non si parla moltissimo ma che è una pagina altrettanto triste e vergognosa della storia dell'umanità...


LA MASSERIA DELLE ALLODOLE
di Antonia Arslan


Ed. Rizzoli
233 pp
15 euro
2003


La tragedia degli armeni. 
Un gruppo di donne indomabili e il loro amore per la vita. 
La scoperta di una nuova scrittrice italiana.

In questo suo primo romanzo, Antonio Arslan attinge alle memorie familiari per raccontare la tragedia di un popolo “mite e fantasticante”, gli armeni, e la struggente nostalgia per una patria e una felicità perdute. 
Yerwant ha lasciato, appena tredicenne, la casa paterna per studiare nel collegio armeno di Venezia. 
Ora, dopo quasi quarant’anni, sta ultimando i preparativi per il viaggio che lo ricondurrà alla Masseria delle Allodole, tra le colline dell’Anatolia, dove potrà finalmente riabbracciare i suoi cari. 
La notizia si diffonde nella cittadina natale, inebriata dai gelsomini in fiore e dai dolci preparati per la Pasqua, un’euforica frenesia che pervade lo scorrere quieto dei giorni. 
Giorni intessuti delle pigre partite a tric-trac nella farmacia del fratello Sempad, giorni colorati dai sogni d’amore delle sorelle, Azniv e Veron, e dalla festosa confusione dei bambini, su cui vigila la mamma Shushanig.
 Si sta organizzando la festa di benvenuto e tutti, parenti e amici, sono invitati a prendervi parte. 
La Masseria è rimessa a nuovo, per completare l’opera è stato perfino ordinato da Vienna un pianoforte a mezza coda. Ma siamo nel maggio del 1915. 
L’Italia è entrata in guerra e ha chiuso le frontiere mentre il partito dei Giovani Turchi insegue il mito di una Grande Turchia, in cui non c’è posto per le minoranze. 
Yerwant non verrà, e non ci sarà nessuna festa. Al suo posto, solo orrore e morte. 
È qui che comincia, per le donne armene della città, un’odissea segnata da marce forzate e campi di prigionia, fame e sete, umiliazioni e crudeltà. 
Nel loro cammino verso il nulla, madri figlie e sorelle si aggrappano disperatamente all’esistenza e tengono accesa la fiamma della speranza. 
Sarà grazie alla loro tenacia, al loro sacrificio e all’aiuto disinteressato di chi rifiuta di farsi complice della violenza che tre bambine e un “maschietto-vestito-da-donna”, dopo una serie di rocambolesche avventure, riusciranno a salvarsi e a raggiungere Yerwant in Italia. 
E sarà lui a garantire per loro un futuro e a custodire le “memorie oscure” che oggi la nipote Antonia ha trasfuso in un romanzo dolce e straziante come una fiaba.

L'autrice.
Antonia Arslan, laureata in archeologia, è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’università di Padova. È autrice di saggi pionieristici sulla narrativa popolare e d’appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento, nuova edizione Unicopli 1986) e sulla “galassia sommersa” delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra ‘800 e ‘900, Guerini 1998).

giovedì 26 dicembre 2013

"Maria Antonietta. L'ultima Regina" di Evelyne Lever (recensione)



Finalmente ho portato a termine la biografia della regina di Francia più chic di sempre:

MARIA ANTONIETTA. L'ultima regina
di Evelyne Lever


Maria Antonietta. L'ultima regina
Ed. Rizzoli
Trad. M. Mendolicchio
447 pp
10.20 euro
2006
Sinossi

Andata in sposa al Delfino di Francia, il futuro Luigi XVI, Maria Antonietta viene incoronata nel 1775, ad appena vent'anni, regina dei francesi.
Non amata dai sudditi, criticata dalla nobiltà per l'insofferenza all'etichetta e delusa da una vita coniugale poco appagante, Maria Antonietta ritaglia per sé un mondo su misura, consacrato allo svago e al lusso e scandisce le sue giornate tra balli e serate a teatro, pettegolezzi e intrighi di corte, scandali e amanti. 
Al di fuori di questa realtà sospesa, però, il corso degli eventi non rallenta: allo scoppio della Rivoluzione i membri della famiglia reale sono imprigionati e processati. 
La regina sarà ghigliottinata nell'ottobre del 1793, nove mesi dopo l'esecuzione del marito.







il mio pensiero

Leggere una biografia su Maria Antonietta di Francia  è stato come fare un viaggio nel passato, che mi ha permesso di entrare nell'affascinante mondo di Versailles e, in generale, nel mondo nel quale la vita di questa donna è collocata.
Pensare a Maria Antonietta è pensare alla Rivoluzione Francese e alle sue conseguenze, tanto a quelle "drammatiche"", quanto alle conquiste e agli ideali di libertà, che hanno attraversato quel periodo e il popolo francese.
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E' davvero giovanissima, Antonia, quando sua madre, la solenne e razionale imperatrice d'Austria, Maria Teresa, decide di negoziare con la Francia e di dare in sposa, al Delfino Luigi Augusto, la propria figliola, ai fini di garantirsi una solida e duratura pace con una delle potenze più forti d'Europa.
Ma, si sa, l'ingenua e spaesata austriaca era troppo giovane per essere capace di sobbarcarsi di un peso tanto grande quale quello di regnare sul sempre difficile popolo francese; se a questo si accostano altre "problematiche", è facile capire come diversi possano essere stati i fattori che hanno reso quanto meno difficoltoso regnare, insieme al Re, sulla Francia...: un marito altrettanto giovane ma soprattutto inadeguato al proprio compito, per insicurezza caratteriale fondamentalmente; una cerchia di "amici" di cui la bella Regina si è circondata nel corso del tempo e che hanno contribuito a creare di lei un'immagine di donna frivola, presa esclusivamente da giochi, balli, feste, divertimenti, intromissione nella vita politica come fosse un gioco....; senza considerare tutta una serie di pregiudizi verso l'austrachienne, che in fondo non verrà mai ben vista dai francesi (a prescindere dal ceto sociale) ma anzi sarà sempre additata come un'austriaca su suolo francese, una straniera, chissà forse una "spia", vòlta a favorire la propria patria d'origine, a costo di tradire la Francia (del resto, l'accusa di alto tradimento - fondata o meno che sia - è stata quella che ha decretato la sua morte, nell'ambito dello pseudo-processo cui fu sottoposta).

E Maria Antonietta, con determinate sue scelte, non farà in modo da volgere le sorti a proprio favore, anzi spesso e volentieri farà scelte discutibili (non sempre e non tutte coscientemente), che la metteranno in cattiva luce e faranno emergere il lato più superficiale di lei, che si farà completamente trascinare dagli intrighi di corte, a volte quale "protagonista attiva", altre volte quale vittima; infatti, c'è da dire che molte saranno le calunnie che i giornali satirici nazionali non esiteranno a mettere in giro sulla sua persona inventando di sana pianta dicerie e malignità (ad es., molti amanti le verranno attribuiti, tanto donne quanto uomini...) o mettendo alla berlina comportamenti veri e reali (tipo, il suo far feste di continuo, dedicarsi all'arricchimento del proprio guardaroba spendendo troppo e impoverendo le casse dello stato...., la relazione con Fersen...).

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Insomma, il regno di Luigi XVI e Maria Antonietta - inizialmente scherniti in quanto per alcuni anni senza eredi, avendo lui serie difficoltà ad unirsi fisicamente alla pur deliziosa sposina - sarà attraversato da non poche difficoltà sin da subito, e negli anni le cose non faranno che peggiorare; ciò non significa che il popolo francese non proverà ad amare i due giovani e smarriti regnanti, ma quest'amore durerà poco, in effetti, soprattutto a causa di un modo di vivere della corte reale, dal sovrano ai nobili ad essi vicini: troppo sfarzo, troppo "scialacquo" di soldi da una parte e troppa fame dall'altra!
Una tale sostanziale differenza non poteva non sfociare in qualcosa di ... "grosso", che ponesse fine alla tirannia dei Borboni, che pensavano solo a rimpinguare le proprie pance e le proprie tasche infischiandosene dei bisogni urgenti di un popolo che moriva di fame.

Leggendo le pagine della Lever, piacevoli e scorrevoli come un romanzo, emerge una Maria Antonietta tutt'altro che cattiva e spietata, quanto piuttosto ingenua e spaesata al'inizio, frivola, avventata e sciocchina nel pieno del regno di Luigi XVI, per arrivare ad una Regina adulta, più serena e meno euforica (grazie alla maternità, ma forse anche al grande amore, Axel di Fersen) ma sempre troppo lontana dal pensare al proprio ruolo "dal punto di vista della Francia" e molto presa, al contrario, dal vivere questo ruolo semplicemente come privilegiata, come una donna al di sopra di tutti che aveva il diritto di vivere nell'agiatezza e nelle comodità anche in un momento storico in cui avrebbe dovuto stare accanto al proprio marito per soccorrere il proprio popolo, piuttosto che inasprirlo.

Nonostante sulla bella e fashion Regina francese se ne siano dette tante - dalle critiche più aspre a quelle volte a vederla come martire da riabilitare -, apprendere o rivedere tante informazioni su di lei è sempre interessante, per quell'alone di curiosità e fascino che la sua figura e la sua vita emanano; non solo, ma a renderla interessante sono, ai miei occhi, soprattutto gli ultimi tempi della sua vita, in cui siamo di fronte ad una Maria Antonietta fragile, dai nervi tesi (a motivo dei tumulti e delle rivolte popolari), una mamma cui stanno a cuore i propri figli, che piange per la morte di due di essi, che lesina affettuosità materne alla maggiore (Maria Teresa, nota col nomignolo di "Madame Royale") per riversarne abbondanti sul figlio maschio, l'erede al trono.
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Intenerisce e commuove l'immagine della Regina ormai sola con i suoi carcerieri, lontana dall'austera bellezza e dallo splendore di Versailles, e che soffre la solitudine e le privazioni (e non solo materiali) nella prigione della Concergerie, in attesa di salire sul patibolo; una donna e una mamma che ha dovuto tirar fuori tutta la dignità e la fierezza di cui è sempre stata portatrice per difendersi da alcune accuse davvero infamanti che, se anche non sono servite di certo a salvarla da una sentenza già decisa a priori dal tribunale rivoluzionario,  pure ne hanno riabilitato, in un certo senso, l'immagine di donna dissipatrice e senza freno, per restituirci quella di una moglie e di una madre come lo erano tantissime altre del suo tempo, affezionata alla propria famiglia.

Amo le biografie sulle famiglie reali e questa di Maria Antonietta mi è piaciuta molto perchè dettagliata ma mai pesante...!

Axel e Marie Antoniette: un tragico amore



Struggenti pagine di diario di un uomo che ha perso irrimediabilmente la donna della sua vita, l'unica mai amata (per quanto non le sia stato proprio fedele...): il conte Fersen non si dà pace dopo la tragica fine della sua Regina.

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"Colei per la quale vivevo,
poichè non ho mai smesso di amarla,
colei che amavo così tanto,
per la quale avei dato mille vite,
non c'è più,
Oh, mio Dio!
Perchè distruggermi così,
cosa ho fatto per meritare la Tua ira?
Lei non c'è più.
Sono in un'agonia di dolore
e non so com'io faccia a continuare a vivere,
non so come fare a sopportare la mia sofferenza.
E' tanto profonda e nulla la cancellerà mai.
Lei sarà sempre presente nella mia memoria
e non smetterò mai di piangerla"
(21/10/1793) 



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"Ci penso ogni giorno
e ogni giorno cresce il mio dolore.
Ogni giorno sono addirittura sempre
più consapevole di ciò che ho perso"
(26/10/1793)

martedì 24 dicembre 2013

Il mondo di Maria Antonietta di Francia: tra realtà e fantasia




Qualche curiosità riguardante la vita e il mondo di Maria Antonietta di Francia, sulla quale ho terminato da pochi giorni una biografia molto interessante.

Anzitutto, volevo portare a conoscenza, per coloro che non lo sapessero, che nella storia è davvero esistito un certo Francois de Jarjayes, che è stato un generale francese e, guadagnatosi la fiducia di Luigi XVI, gli furono affidate varie missioni segrete in Francia e all'estero; inoltre tentò di aiutare la famiglia reale ad organizzare la fuga, quando le cose si stavano mettendo maluccio per la monarchia.

Perchè vi dico questo?
Ma perchè è proprio da questo cavaliere nobile e coraggioso, e molto vicino ai regnanti, che si ispira - seppur moooolto liberamente - la figura di Lady Oscar, la bellissima comandante delle Guardie Reali, fedelissima alla sua Regina, e della quale molti di noi hanno seguito le traversie attraverso il noto cartone animato.




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Altra curiosità che avvicina il manga/anime con la Storia francese riguarda un personaggio vicino a Lady Oscar - nella finzione - e alla stessa Regina, nella realtà: Marie-Rosalie de Lamorlière (1768-1848), dotata di grande ed insolita bellezza. Era una dei sette figli del calzolaio François de Lamorlière, gentiluomo rovinato, e di Charlotte Vaconsin, che è morta quando lei aveva solo dodici anni.
Benché non si fosse mai sposata, ha avuto un figlio da un uomo sconosciuto, diventando così una ragazza-madre. Rosalie ha vissuto una certa parte della sua vita in rue de Sèvres. Era una semplice e gentile ragazza di campagna, estremamente dolce, tanto sensibile e misercordiosa, a cui toccò di assistere compassionevolmente Maria Antonietta, la prigioniera numero 280, nei suoi ultimi settantasei giorni trascorsi alla Conciergerie, la cupa prigione in cui la Regina attese il verdetto sul suo futuro.

Rosalie è stata un "angelo" di bontà, la devota ancella dell'ex regina e la curava con grande premura, cucinava per lei e le portava con diligenza e gentilezza i poveri pasti nella sua orribile cella, teneva in ordine i vestiti e l'aiutava a indossarli, tentando in ogni modo di portare conforto a una donna ormai distrutta.
Rosalie fu una delle ultime persone a rivolgere la parola alla sfortunata regina di Francia.
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Nel 1822, ventinove anni dopo l'esecuzione della prigioniera che serviva, la duchessa d'Angouleme, la figlia di Maria Antonietta, le espresse gratitudine per le informazioni di prima mano sugli ultimi giorni di sua madre. Rosalie godeva le buone grazie della duchessa ed era la portatrice di molte delle ultime reliquie di Maria Antonietta. Proprio la duchessa d'Angouleme le concesse una rendita di 200 franchi fino alla morte, avvenuta in un ospizio.
Ha dettato la sua testimonianza circa la prigionia della regina intorno al 1837, in età avanzata, all'abate Lafront d'Aussonne, il primo biografo di Maria Antonietta, "Le memorie segrete e universali delle disgrazie e della morte della regina di Francia". Lafront l'aveva raccomandata alle dame della vecchia corte che hanno pianto la regina.

fonte: wikipedia

venerdì 20 dicembre 2013

Niente brioches per Maria Antonietta



E ancora qualche curiosità sul mondo di Marie-Antoinette!!

Ricordate la celeberrima frase spietata "Se non hanno pane, mangino le brioches", attribuita alla Regina decapitata in riferimento alla folla dei parigini in rivolta e affamati?
Ebbene, non è sua.... quindi almeno su questo la si può giustamente dichiarare innocente!!

Aggiungi didascalia
In realtà la frase è stata pronunciata diverso tempo prima che Maria Antonietta ascendesse al trono francese; a farne menzione è il filosofo Jean Jacques Rousseau, nel Libro VI de Le confessioni.
Egli afferma che nel 1741 si trovava da Madame de Mably e, non volendo entrare in panetteria vestito in maniera elegante poiché sarebbe stato considerato poco consono, racconta questo aneddoto:

« Allora mi ricordai il suggerimento di una grande principessa a cui avevano detto che i contadini non avevano più pane e che rispose: che mangino delle brioches. Perciò mi comprai una brioche. »(Jean Jacques Rousseau, Le confessioni)

La principessa a cui fa riferimento non può però essere Maria Antonietta, poiché quest'ultima nacque nel 1755 e sarebbe giunta in Francia soltanto nel 1770. 
Su di lei diverse e tante furono le calunnie fatte diffondere dai suoi detrattori (alcune davvero ignobili, uscite fuori durante il processo prima della condanna e che hanno visto i falsi testimoni "servirsi" del figlio della Regina per far emergere un quadro della donna tra i più indegni possibili, anche come mamma...) allo scopo di delegittimarla agli occhi dell'opinione pubblica.

Secondo la storica Antonia Fraser, la «grande principessa» di cui parla Rousseau andrebbe identificata in Maria Teresa d'Austria,infanta di Spagna e moglie di Luigi XIV.

sabato 13 luglio 2013

Leggere per conoscere: Lapis Niger e Umbilicus Romae



In occasione della lettura di "Fratture" di Massimiliano Nuzzolo, di cui tra poco potrete leggere il mio parere, eccomi qui a condividere con voi due leggende citate in questo libro: LAPIS NIGER e UMBILICUS ROMAE.

LAPIS NIGER


Il nome Lapis Niger deriva dal marmo nero presente in questo recinto delimitato da lastre di marmo posizionate verticalmente.

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La scoperta, avvenuta nel 1899, venne subito associata con un passo dello scrittore Festo, nel quale si accennava ad una "pietra nera nel Comizio" indicante un luogo funesto luogo dove si presume sia stato ucciso Romolo dai senatori a causa del suo dispotico esercizio dei poteri.
Durante gli scavi svolti in quell'anno, erano stati trovati i resti di un complesso monumentale composto da una piattaforma su cui si trovano un altare di tufo a tre ante e un basamento circolare destinato  a sostenere una statua e un cippo dalla forma trapezoidale sui cui lati era inciso un testo in latino arcaico. 
Sembra che sul testo ci fossero riferimenti a una qualche forma di legge sacra per regolamentare i riti da svolgere presso l'altare dedicato a Vulcano, il tutto sotto il controllo del re.
L'iscrizione, seppur lacunosa e difficile nella traduzione, riveste un'importanza fondamentale, in quanto documenta che questo era un luogo sacro, ai violatori del quale si minacciano pene terribili.
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In ogni caso il tipo di caratteri di questo testo ha portato a datarlo all'età regia, quindi intorno al VI secolo a.C. Dalle ultime ricerche effettuate è stato escluso che questo fosse il luogo di sepoltura di Romolo.




UMBILICUS ROMAE


L'Umbilicus Urbis Romae è una costruzione conica in mattoni risalente all'epoca severiana, un tempo rivestita di marmi bianchi e colorati, situata tra i Rostra e l'Arco di Settimio Severo: come dice la parola stessa trattasi dell'ombelico di Roma, ovvero il centro della città, ad imitazione dell'omphalòs greco. 
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Il fatto di essere il centro della città e di avere una cavità sottostante riporta al racconto della fondazione di Roma fatto da Plutarco: questi infatti narrava che Romolo scavò una fossa circolare “nel luogo che ora è chiamato Comizio” e vi gettò dentro le primizie di ogni cosa. I seguaci di Romolo, a loro volta, vi gettarono un pugno della loro terra di origine. Questa fossa era chiamata dai Romani mundus, con lo stesso vocabolo usato per indicare l’Olimpo. 
Plutarco prosegue dicendo che la fossa chiamata mundus era considerata il centro del solco circolare tracciato intorno ad essa con un aratro, trainato da un bue e da una vacca che vi erano stati aggiogati: questo solco era il pomerium di Roma. 

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Da qui la tradizione romana di scavare una fossa, il mundus appunto, prima di ogni altra opera nel luogo che sarebbe stato il centro della città, perché quella era il collegamento con il mundus Cereris, ovvero il confine fra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti. 
La fossa, di forma circolare a ricordare la volta celeste e l'universo tutto, era chiusa da una pietra e rimaneva chiusa per tutto l'anno ad eccezione di tre giorni, il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre, durante i quali mundus patet, ovvero il mondo è aperto, mettendo così in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti. 

L’apertura del mundus stabiliva una comunicazione effettiva, visibile, tra i tre mondi (celeste, terreno ed infero), nel luogo stesso dove questi si congiungevano. 

La pietra che chiudeva l’accesso al mondo sotterraneo dei morti, regno di Plutone e Proserpina, era detta lapis manalis perché da lì passano i Mani, ovvero le anime dei morti buoni, dei parentes, delle persone di famiglia dalle quali ci si aspetta protezione e benevolenza anche dopo la morte. 

In quei 3 giorni in cui mundus patet, giorni ritenuti solennemente religiosi ma durante i quali era più facile varcare la soglia perché la pietra era aperta, era proibito svolgere qualsiasi attività pubblica: pertanto era considerata cosa empia non solo dare battaglia o cominciare una guerra, ma anche arruolare soldati, salpare con le navi o unirsi alla moglie per avere figli.

lunedì 20 maggio 2013

Anteprima Garzanti 23 maggio. "Assoluzione" di Patrick Flanery



Una stanza piena di sogni
Ed. Garzanti
Narratori Moderni
Trad. R. Scarabelli
380 pp
17.60 euro
USCITA 23 MAGGIO
2013
Tre uscite che mi piacciono molto (quando mai...!?!? >_<), tutte Garzanti e tutte in uscita il 23 maggio!!

Di una abbiamo già parlato: "La stanza piena di sogni" di Ruta Petys.
Ecco gli altri due titoli, di cui il secondo non è un romanzo ma una biografia di una grande donna della storia.


ASSOLUZIONE
di Patrick Flanery


Ed. Garzanti
Narratori Moderni
Trad. A. Bariffi
408 pp
18.60 euro
USCITA 23 MAGGIO
2013
Ho chiuso le porte al mondo.
Ma tu conosci la verità.
Adesso il perdono può essere riscritto.


Trama

Nel più esclusivo quartiere di Città del Capo, idillici giardini con piscina luccicano ai riflessi del sole mattutino. Seduta nel freddo soggiorno che affaccia su un prato perfettamente curato, una donna anziana guarda con aria di sfida il giovane giornalista seduto di fronte a lei. 
Clare Wald è una scrittrice di fama, nota per i suoi capolavori letterari e per il suo pessimo carattere. Da anni vive nel più completo isolamento rinchiusa nella sua lussuosa villa, lontana da occhi indiscreti. Nessuno ha mai saputo niente di lei e della sua vita privata. 
Fino a ora. Sam Leroux sa di trovarsi di fronte alla più grande occasione della sua vita: essere il biografo ufficiale della più grande scrittrice sudafricana. 
Sa che non sarà semplice: Clare Wald è ambigua ed egocentrica, per niente disposta a svelare tutti i suoi segreti. 
Ma anche Sam ha i suoi. Perché non è la prima volta che incontra la scrittrice ed è l'ultimo ad aver visto la figlia di Clare in vita. 
Sam è l'uomo che conosce, meglio di tutti al mondo, la sua vera storia. 
Una storia di colpa, sangue e silenzio che Clare gli dovrà raccontare, prima che lui getti la maschera. 
Chi è la vittima e chi il carnefice? Uno dei due sta cercando l'assoluzione, ma solo insieme possono riscrivere il perdono.
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L'accoglienza internazionale per Assoluzione è stata unica. Finalista ai più prestigiosi premi letterari, è stato pubblicato in tutto il mondo dalle più importanti case editrici letterarie. Il «New York Times» ha definito Patrick Flanery lo scrittore più talentuoso degli ultimi anni. Assoluzione è un romanzo sugli inganni della memoria, sulle ramificazioni della censura che come un'epidemia invade la vita pubblica, ma anche la sfera privata. Un romanzo che non offre conforto o sicurezze. Un romanzo che scuote le coscienze.

«La meraviglia di questo debutto letterario è che Flanery intreccia le storie con sicurezza e maestria. La ricchezza interiore dei personaggi è tale da ricordare Henry James.»   «The Times»

«Un esordio incredibile... una prosa di prima classe che evoca Graham Greene.»  «The Guardian»


L'autore.
Patrick Flanery, nato in California, ha lavorato nell'industria cinematografica prima di trasferirsi in Inghilterra e conseguire un dottorato in letteratura a Oxford. Attualmente vive a Londra. Assoluzione è il suo primo romanzo.

L'ONORE PERDUTO DI ISABELLA DE' MEDICI
di Elisabetta Mori


Ed. Garzanti
Elefanti Storia
432 pp
14.90 euro
USCITA 23 MAGGIO
2013
Sinossi

Per secoli gli storici hanno dipinto Isabella, la bellissima figlia di Cosimo de' Medici, come una donna priva di freni morali e dedita a «illecite passioni», giustificate solo dalla scarsa considerazione che il marito Paolo Giordano Orsini avrebbe avuto per lei. 
Tanto che alla fine lui, dopo essersi macchiato di molti altri delitti, l'avrebbe uccisa, esasperato dai suoi tradimenti. 
Partendo dai documenti originali, a cominciare dalle lettere d'amore tra i due sposi, Elisabetta Mori ricostruisce una delle più sanguinose «leggende nere» del nostro rinascimento. 
Dipinge un'epoca, i suoi costumi, la sua cultura, oltre che naturalmente le trame politiche dell'Italia cinquecentesca. 
E ci regala il ritratto vero e commovente di una giovane donna intrappolata tra accordi diplomatici, calcoli politici e sentimenti profondi, restituendole l'onore cancellato da mille calunnie.

L'autrice.
Elisabetta Mori, archivista storica, lavora all'Archivio Storico Capitolino di Roma. È autrice di numerosi saggi sull'Italia del rinascimento e studia da anni la figura di Isabella de' Medici.

sabato 11 maggio 2013

Anteprima, "Lui è tornato" di Timur Vermes: il ritorno di Hitler



Ecco una di quelle uscite particolari che mi incuriosiscono molto: Hitler, uno tra i personaggi storici più negativi mai esistiti, è tornato; un romanzo che presenta questa figura in modo irriverente e comico.

COSA NE PENSATE?
Riuscirà l'odioso Adolf a farci ridere?
Tra qualche esitazione, ammetto che sarei curiosa di leggerlo!!!

LUI E' TORNATO
di Timur Vermes


Lui è tornato
Ed. Bompiani
Letteraria italiana
400 pp
18.50 euro
USCITA 15 MAGGIO 2013
Trama

È la primavera del 2011. Adolf Hitler si sveglia in una di quelle campagne vuote che ancora si possono vedere nel centro di Berlino. 
È una Berlino, ai suoi occhi, alquanto bizzarra, almeno rispetto a quando l'aveva lasciata.
Senza guerra, senza insegne nazionalfasciste e accanto a lui non c'è Eva. 
E le stranezze non finiscono qui. 
Berlino sembra in un periodo di pace, eppure è invasa da migliaia di stranieri (addirittura cinesi!), e la Germania è governata da una donna (!) tozza e bassina che in Europa fa quello che vuole. 
Così, 66 anni dopo la sua caduta, il redivivo si getta di nuovo nell'agone politico, per iniziare una nuova carriera. Naturalmente, tutti lo credono uno straordinario imitatore con una perfetta somiglianza fisica al Fuhrer, dunque perfetto per fare il comico in televisione, spopolare su youtube e i social network. 
Timur Vermes con il suo romanzo "E 'tornato".
.
Ma lui, invece, non scherza affatto, anzi è semplicemente se stesso.

L'autore.
Timur Vermes è nato nel 1967, studioso di politica e storia, è stato giornalista e dal 2007 ha scritto diversi romanzo come gosthwriter e questo è il suo primo romanzo ufficiale.

venerdì 10 maggio 2013

80 anni fa: il rogo dei libri da parte dei barbari nazisti



>_<
80 anni fa, il 10 maggio 1933, i nazisti davano alle fiamme un cumulo di libri; quell'episodio terribile - ulteriore conferma dell'imbarbarimento a cui andò incontro la società tedesca di allora - è passato alla storia con il nome di Bücherverbrennungen, "rogo dei libri".
La campagna contro i "libro non tedeschi" e contro la cosiddetta "arte degenerata" aveva lo squallido obiettivo di cancellare qualunque testimonianza delle «basi intellettuali della Repubblica di Novembre», eliminando fisicamente le tracce più rilevanti che gli intellettuali tedeschi del XIX e del XX secolo avevano dato allo sviluppo della moderna cultura europea.

Nei roghi finirono migliaia di opere letterarie e artistiche di autori che, secondo la rozza e incolta ideologia del nuovo regime, avevano "corrotto" e "giudaizzato" una presunta "cultura tedesca" pura.

Tra questi autori, le cui opere furono bruciate a Opernplatz (la Piazza dell'Opera) in questo giorno di tanti anni fa, c'erano: Heinrich Heine, Karl Marx, Thomas Mann, Heinrich Mann, Bertolt Brecht, Alfred Döblin, Joseph Roth, i filosofi Georg Simmel, Theodor W. Adorno, Max Horkheimer, Ernst Bloch, Ludwig Wittgenstein, Max Scheler, Hannah Arendt, Edith Stein, Edmund Husserl, Max Weber, Erich Fromm, Martin Buber, Karl Löwith, l'architetto Walter Gropius, i pittori Paul Klee, Wassili Kandinsky e Piet Mondrian, gli scienziati Albert Einstein e Sigmund Freud, i musicisti Arnold Schönberg e Alban Berg, i registi cinematografici Georg Pabst, Fritz Lang e Franz Murnau e centinaia di altri artisti e pensatori che avevano gettato le basi intellettuali dell'intera cultura del Novecento.

Il rogo dei libri, organizzato il 10 Maggio 1933 nella Piazza del Teatro dell’Opera di Berlino, fornì l’occasione per avviare la persecuzione di numerosi esponenti della cultura.( Olaf Glekner)
Il rogo di Berlino fu oggetto di un'organizzazione accurata, a cominciare dalle musiche, dai canti, dalle luminarie; a queste "cerimonie" dovevano assistere studenti ed insegnanti, oltre che soldati delle SS.
In altre città, non si opt per le fiamme ma per altre forme di "dileggio", quale porre i libri su carri per letame trainati da buoi infiocchettati e guidati da garzoni e macellai.

Dopo la rimozione del regime hitleriano la Piazza dell’Opera di Berlino cambiò il suo nome in “Bebelplatz”.

VIDEO dell'epoca (in tedesco)

Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini.
(H. Heine)

Un cretino è un cretino. Due cretini sono due cretini. 
Diecimila cretini sono un partito politico.
Franz Kafka

Fatti non foste a viver come bruti , ma per seguir virtute e canoscenza .
 Dante , Inferno XXVI

mercoledì 24 aprile 2013

Maria Stuarda tra romance e biografie



Come anticipato, vediamo insieme qualche romanzo e/o biografia di cui la regina cattolica decapitata è protagonista ^_^

Iniziamo con una regina del romance storico: Philippa Gregory.


L'ALTRA REGINA
di Philippa Gregory


Ed. Sperling&Kupfer
Pandora
Trad. M. Deppisch
490 pp
20.90 euro
2010
Trama

Per la prima volta Philippa Gregory scava nella biografia più intima di Maria Stuarda, icona tragica, donna bellissima, manipolatrice e indomabile.
È il 1568. Maria, regina cattolica di Scozia ed erede legittima al trono d'Inghilterra, in fuga dai tumulti della sua patria cerca aiuto in Elisabetta I. Ma la cugina si affretta a confinarla nelle proprietà del conte di Shrewsbury, George Talbot, e della moglie Bess. Nobile di nascita integerrimo e fedelissimo alla Corona, lui; abile affarista che si è fatta da sola, lei. 
La coppia accoglie la sfortunata sovrana, certa che questa permanenza porterà solo vantaggi nella ristretta cerchia dei Tudor. Ben presto, però, i Talbot scoprono con orrore che la loro dimora è diventata l'epicentro di intrighi e tresche d'ogni tipo. 
Maria - tenuta in esilio lontana da corte - ripudia mariti e si procaccia fidanzati potenti semplicemente per riconquistare la libertà oppure mira ad appropriarsi del trono? 
E l'inflessibile Regina Vergine agisce per difesa o ha ordito freddamente un piano per liberarsi di una pericolosa rivale?
cover

Mentre il Paese è scosso da rivolte e insurrezioni, e vive sotto la minaccia di attacchi nemici, i due "custodi", incatenati alla scomoda ospite, vedono sgretolarsi il loro patrimonio insieme con la reputazione e la felicità matrimoniale. Bess diventa la spia segreta del potentissimo consigliere di Elisabetta, mentre il marito è un burattino nelle mani dell'incantevole scozzese. 
Quando la disperata ammirazione di George per l'avvenente Maria non può più essere negata, viene messa in dubbio anche la lealtà dei Talbot alla regina. E tutto precipita. 

Un romanzo eccezionale, teso, drammatico, che va dal cuore dei protagonisti al cuore della Storia, senza soluzione di continuità. Uno dei momenti più oscuri e torbidi dell'epoca moderna raccontato con tanto pathos e intensità che sembra di viverlo, pagina dopo pagina.

separateurs,lignes,barres
.
Il secondo romanzo non ha come protagonista proprio Maria, ma di lei si parla anche...

LA LETTRICE DI FIORI
di Elizabeth Loupas


978-88-541-4090-5
Ed. Newton compton
Anagramma
480 pp
9.90 euro
2012
Trama

Corte di Scozia, 1560. Rinette Leslie di Granmuir, figlia di cortigiani, possiede un’abilità unica e preziosa: pratica la floromanzia, l’antica arte di predire il futuro leggendo i fiori. Eppure questo dono non la metterà al riparo da ciò che sta per accadere: la regina, in punto di morte, le consegna uno scrigno che contiene alcune lettere cifrate con i più oscuri segreti della casa reale e la prova degli intrighi dei nobili di corte. 
Nel cofanetto si trova anche una pergamena con una profezia firmata da Nostradamus che minaccia il destino della monarchia. La giovane Rinette ha il compito di consegnarlo a Maria Stuarda, la futura regina, ma commetterà un errore fatale: poco prima di recarsi dalla nuova sovrana, si confiderà con il proprio amato, mettendolo inconsapevolmente in pericolo. 
Alcuni cortigiani senza scrupoli, che hanno spiato la conversazione, pur di entrare in possesso del prezioso oggetto, fanno sparire misteriosamente l’uomo. 
cover
Ma quali importanti segreti potrà mai contenere lo scrigno? E quale sarà il destino del Regno di Scozia? 
Distrutta dal dolore e circondata da gente di cui non può fidarsi che complotta dietro di lei, Rinette avrà un solo modo per sottrarsi alle loro sordide trame: affidarsi ai fiori, al loro magico potere e alla loro forza profetica. 
Riuscirà a rimanere immune ai pericoli che incombono su di lei e a ritrovare un amore perduto?




Parenti serpenti: tra cugine è facile perdere la testa....



Uno dei personaggi femminili più affascinanti della storia è senz'altro la regina di Scozia Maria Stuarda.

In questo post faremo una ripassata della sua vita, per poi vedere insieme qualche romanzo in cui la Mary fa da protagonista... ^_^

L'infanzia
Maria Stuarda nacque nel palazzo di Linlithgow nel Lothian dell'Ovest, l'8 dicembre 1542 dal re Giacomo V di Scozia e dalla sua seconda moglie, la duchessa francese Maria di Guisa. 
Sei giorni dopo la sua nascita divenne regina di Scozia, poiché suo padre morì all'età di trent'anni.
Nel luglio del 1543, quando Maria aveva sei mesi di età, i trattati di Greenwich dichiararono che ella dovesse sposare Edoardo, figlio del re Enrico VIII d'Inghilterra nel 1552 e che i loro eredi avrebbero ereditato i Regni di Scozia e d'Inghilterra. 
I trattati di Greenwich vennero meno poco dopo l'incoronazione di Maria. 
8 anni

La bella Maria

Maria, che tutte le fonti storiche dell'epoca concordano nel descrivere come una bambina vivace, bella, dotata di un carattere estremamente amabile e intelligente, aveva davanti a sé un'infanzia promettente. Ricevette la migliore istruzione possibile e alla fine dei suoi studi aveva padronanza del francese, del latino, del greco, dello spagnolo, dell'italiano in aggiunta alla sua nativa lingua scozzese. Imparò anche a suonare due strumenti e fu istruita nella prosa, nella poesia, nell'equitazione, nella caccia con il falcone e nel ricamo.
,

La bellezza di Maria fu decantata da molti suoi contemporanei: dotata di un'altezza straordinaria, ben un metro e ottanta, aveva per conformazione fisica il portamento solenne che era apprezzato in una sovrana. I suoi capelli, biondo-cinerini durante l'infanzia, si scurirono sempre più nella maturità sino a raggiungere un colore fulvo; i suoi occhi a mandorla erano invece color ambra. La qualità maggiormente apprezzata nel suo aspetto era la pelle bianchissima che, quando Maria si ammalò di vaiolo, fu preservata da un unguento speciale. Il suo naso era diritto e con una lieve tendenza ad essere aquilino, la sua bocca piccola e graziosa.

Fiori d'arancio
Francesco e Maria

Il 24 aprile 1558 si sposò con il delfino Francesco a Notre Dame de Paris e il 10 luglio divenne la regina consorte di Francia affianco al marito divenuto re come Francesco II.
Il 17 novembre 1558 morì Maria Tudor, l'ultima regina d'Inghilterra di fede cattolica. Secondo la discendenza genealogica Maria Stuarda era seconda nella linea di successione al trono inglese dopo la cugina Elisabetta, sorellastra di Maria Tudor. 
Elisabetta

Dal momento che, però, Elisabetta era considerata una bastarda illegittima da molti cattolici in Europa, Enrico II reclamò il trono d'Inghilterra per la nuora (che restò vedona nel 1560), da allora considerata anche regina d'Inghilterra.

Il 29 luglio 1565 a Holyrood Palace, Maria Stuarda convolò a nozze con Henry Stuart, Lord Darnley, suo cugino di primo grado. L'unione fece infuriare Elisabetta, ritenendo che avrebbe dovuto essere chiesto il suo permesso, poiché l'uomo era un suddito inglese.
Henry Stuart

Darnley non era il migliore dei mariti e, violento com'era, tentò anche di provocare un aborto a Maria, che trovò nel musico Davide Riccio il solo confidente; i rapporti tra i due erano così stretti da destare sospetti, soprattutto nel marito che fece assassinare il "rivale".

L'omicidio del musico fu la causa della rottura del suo matrimonio con la regina.



Iniziano i guai 

Nel febbraio del 1567, si verificò un'esplosione nella casa di Kirk o' Field e Darnley fu trovato morto in giardino. Questo evento, che avrebbe dovuto essere la salvezza di Maria, danneggiò invece la sua reputazione.
Contro di lei fu aperta un'inchiesta anche se Elisabetta non l'accusò mai apertamente di omicidio.

In nome di Maria furono rivendicati numerosi complotti per assassinare Elisabetta, il più importante fu il complotto Babington.
Una volta scoperti, i congiurati vennero torturati, processati sommariamente e squartati.

Maria fu processata il 15 ottobre 1586, con l'accusa di alto tradimento; si difese da ogni accusa con dignità, sottolineando il fatto di essere una regina consacrata da Dio e quindi immune alle leggi d'Inghilterra.
Elisabetta I, terrorizzata dall'idea di mandare a morire una regina consacrata da Dio, rimandò di mese in mese la firma del mandato di esecuzione.

La fine giunge con un colpo di sciabola....  

L'8 febbraio 1587, il giorno fissato per l'esecuzione, presso il castello di Fotheringhay, Maria, sorridendo pacatamente, si presentò nel salone con un lungo abito di satin completamente nero adornato di bottoni a forma di ghianda in madreperla, sulla testa indossava un lungo velo bianco bordato di pizzo, simile a quello di una sposa. Quando il boia le presentò le sue scuse, ella gli disse: «Vi perdono con tutto il mio cuore, perché ora io spero che porrete fine a tutte le mie sofferenze». 
Sul patibolo le sue dame, Elizabeth Curle e Jane Kennedy, l'aiutarono a spogliarsi rivelando il sottabito rosso cremisi, colore della passione dei martiri cattolici. Una volta bendata e distesasi sul ceppo, allargò le braccia come per una crocifissione e gridò: «In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum».
File:Mary-stuart-death-warrant.JPG
condanna firmata
da Eli

La decapitazione fu tremenda: il primo colpo del boia fracassò parzialmente la nuca, gli astanti dissero che in quel momento Maria aveva sussurrato le parole «Dolce Gesù». Il secondo colpo recise completamente il collo, fatta eccezione per un tendine, che fu infine tagliato usando la scure come una sega. Il boia sollevò la testa per mostrarla ai presenti e in quel momento la folla fu sconvolta da una terribile visione: i riccioli castani di Maria si staccarono e la testa rotolò a terra; nessuno avrebbe immaginato che la regina di Scozia indossasse una parrucca. Infatti, a causa delle sofferenze della prigionia, Maria aveva avuto una menopausa anticipata e i suoi capelli si erano incanutiti e, per ovviare a ciò, aveva preso l'abitudine di indossare una parrucca del suo colore naturale. Le labbra della regina continuarono a muoversi per un quarto d'ora. Il macabro spettacolo non era finito giacché, quando gli esecutori si avvicinarono al corpo senza vita per prendere gli ultimi ornamenti rimasti, prima che venisse imbalsamato, la gonna di Maria iniziò a muoversi suscitando l'orrore generale: dal di sotto uscì il piccolo cane della regina, uno Skye Terrier, che ella era riuscita a nascondere sotto le lunghe vesti. Per quanto cercassero di allontanarlo dal corpo delle defunta padrona, il cagnolino insisteva ad attaccarsi a tutto ciò che ormai gli ricordava Maria. Le dame della regina, alla fine, riuscirono a farlo desistere e lo lavarono più volte per far andare via il sangue ma, una settimana più tardi, essendosi rifiutato di mangiare, morì d'inedia.

Così moriva, a quarantaquattro anni la romantica e ribelle regina di Scozia: sterile in vita, Elisabetta I non ebbe figli e Giacomo Stuart divenne re d'Inghilterra; in tal modo si avverava il motto di Maria En ma Fin gît mon Commencement (Nella mia fine è il mio principio).

Materiale tratto da:

mercoledì 27 marzo 2013

IL VENTO CHE SA DI MIELE E CANNELLA di Nerea Riesco



Un libro dal titolo dolcissimo.........
E anche la storia sembra interessante!!!
Che ne pensate?

IL VENTO CHE SA DI MIELE E CANNELLA
di Nerea Riesco


Ed. Garzanti
Narratori moderni
Trad. Marseguerra
340 pp
17.60 euro
USCITA 4 APRILE
2013
Sogno di essere libera.
I libri sono le mie ali.
L'amore è la mia conquista.

Trama

Spagna, 1544. Mariana ha un animo ribelle.
Figlia di un nobile castigliano, fin da bambina passa le sue giornate tra gli scaffali della vecchia biblioteca. Solo circondata dai libri si sente veramente se stessa. Immersa nella lettura trova rifugio dalla rigidità e dall'oppressione della sua famiglia, attraverso le parole immagina un futuro diverso. 
E adesso che è entrata al servizio del re, sembra aver conquistato la sua libertà. Ma l'indipendenza a lungo sognata non dura che un istante.
 Il suo destino è già scritto, suo fratello ha deciso per lei: andrà in sposa al viceré nel lontano Nuovo Mondo. Eppure, inaspettatamente, in questa terra dal fascino antico scopre una nuova strada per la felicità che passa per le pagine di un prezioso taccuino. 
Sotto cieli di straordinari colori, in valli sconfinate dai mille profumi, sopraffatta da una passione sconosciuta, scopre una nuova forma di libertà: l'amore. 
Miguel conquisterà il suo cuore, proprio lui che lei non può amare...


Dopo il successo di La ragazza e l'inquisitore con cui ha conquistato lettori e librai, con Il vento che sa di miele e cannella Nerea Riesco si è aggiudicata i più prestigiosi premi letterari in Spagna ottenendo anche il favore della critica. Una storia di desideri profondi e svolte inaspettate sullo sfondo del regno spagnolo nel Nuovo Mondo. Un romanzo intenso sul significato di essere donna in un secolo di grandi cambiamenti, sull'incontro con culture e tradizioni lontane, sulla forza irrefrenabile dell'amore.

«I romanzi di Nerea Riesco avvolgono il lettore e lo trasportano lontano.»  «El Mundo»

«La Riesco è al suo meglio. Una storia memorabile sullo sfondo di un'epoca ricca di suggestioni.»  «La Vanguardia»

«Pieno di amore e di forza.»   «Que Leér»

L'autrice.
Nerea Riesco è nata a Bilbao, è cresciuta a Valladolid e abita a Siviglia, dove si è laureata in giornalismo e oggi insegna scrittura creativa all’università, oltre a collaborare con «El País» e altri giornali spagnoli. Nel 2004 ha vinto la nona edizione del prestigioso Premio Ateneo Joven de Novela con il romanzo El país de las mariposas
.

giovedì 21 marzo 2013

Anteprima. LA STAGIONE DEI RICORDI PERDUTI



Quando l'amore sboccia nonostante l'orrore della guerra e la barbarie dell'uomo...

LA STAGIONE DEI RICORDI PERDUTI
di  Ellen Marie Wiseman


Ed. Newton Compton
Collana 3.0
Trad. M.G. Perugini
480 pp
12.90 euro
USCITA 4 APRILE 2013
Unica, sincera, commovente
La storia vera di un amore che è sopravvissuto all'Olocausto

Un romanzo ispirato a una storia vera

La storia che una donna doveva raccontare
Un esordio indimenticabile che vi rimarrà nel cuore


Trama

A diciassette anni Christine vive spensierata in un piccolo paese della Germania del Sud
Trascorre le sue giornate tra il duro lavoro come domestica nella casa dei Bauerman, una ricca famiglia ebrea, e lunghe escursioni nei boschi. 
Ed è proprio durante una di queste passeggiate che lei e Isaac, il figlio dei Bauerman, scoprono di essere legati da un sentimento intenso e profondo. Ma la Germania sta per conoscere gli orrori del nazismo, l’ascesa di Hitler spazza via e sconvolge ogni progetto e speranza. 
Le leggi razziali impediscono a Christine di continuare a lavorare e frequentare Isaac, il quale però non può fare a meno di sfidare le autorità e le convenzioni per incontrarla di nascosto. 
Finché Isaac e la sua famiglia non vengono deportati in quello che ben presto si rivelerà un campo di sterminio. Nei mesi e negli anni che seguono la ragazza affronterà privazioni di ogni tipo, l’angoscia dei bombardamenti e della lotta per la sopravvivenza, le persecuzioni della Gestapo e gli orrori di Dachau, in un viaggio coraggioso e disperato alla ricerca dell’uomo che ama.



«Ellen Marie Wiseman rifugge le descrizioni dei conflitti militari tipici dei romanzi sull’Olocausto, per donare un’intima e convincente intensità emotiva a questo avvincente debutto letterario.»   Publishers Weekly

«Un romanzo che non potrà mancare sugli scaffali di chi ha amato La chiave di Sara di Tatiana de Rosnay e La notte di Elie Wiesel.»  New York Journal of Books
cover coming soon
cover


«La stagione dei ricordi perduti è un romanzo d’esordio splendidamente scritto. Negli anni Trenta non tutti i cittadini tedeschi non ebrei furono nazisti, tutt’altro. Ellen Marie Wiseman intesse una storia emozionante di paura e amore da una prospettiva insolita per un romanzo sull’Olocausto, quella di una giovane donna che si trova a fronteggiare le privazioni della guerra e il crescente clima di terrore instaurato dal nazismo.»   Jewish Book World


Wiseman
L'autrice.
Ellen Marie Wiseman  è nata e cresciuta in un piccolo paesino nello Stato di New York. La stagione dei ricordi perduti, il suo romanzo d’esordio, si ispira alle storie dei suoi nonni e dei suoi genitori, emigrati negli Stati Uniti dopo aver conosciuto gli orrori della seconda guerra mondiale e dello sterminio. Attualmente vive sulle rive del lago Ontario con il marito.

martedì 5 marzo 2013

Viaggiare leggendo: Eyam Plague Village



viaggiare leggendo

Il viaggio di oggi non sarà tanto un giro turistico come le altre volte, in cui visitavamo più di un luogo, in base a come l'Autore del momento cambiava lo scenario alle vicende narrate.
In merito ad ANNUS MIRABILIS il luogo sarà uno soltanto, che è poi quello in cui è ambientata la storia che, come dicevo nella recensione (che trovate sul blog), si basa su episodi storicamente fondati.
Il viaggio di oggi inizia e termina a Eyam.

Eyam (pron. /i:m/; "luogo tra corsi d'acqua";  900 ab. ca.) è un villaggio con status di parrocchia civile dell'Inghilterra centro-settentrionale, facente parte della contea del Derbyshire (Midlands orientali) e del distretto di Derbyshire Dales e situato nel tratto sud-orientale del parco nazionale del Peak District.

La località era un tempo un centro minerario per l'estrazione del piombo ed è storicamente ricordata per il sacrificio dei suoi abitanti durante l'epidemia di peste del 1665-1666.

Il 7 settembre 1665, il villaggio fu colpito da un'epidemia di peste bubbonica.

L'epidemia fu causata da una partita di abiti infestata da alcune mosche infette, portata da Londra (colpita dalla pestilenza) ad Eyam da un sarto locale, George Viccars, che fu anche la prima vittima della pestilenza.
i

Per evitare il propagarsi dell'epidemia anche nelle località limitrofe, gli abitanti di Eyam - su consiglio del parroco del luogo, William Mompesson e del suo predecessore, Thomas Stanley - si misero spontaneamante in quarantena.
Durante la quarantena, gli abitanti pagavano il cibo, lasciato ai margini del villaggio, attraverso delle ciotole disinfettate con l'aceto, dove depositavano le monete.

L'emergenza cessò nel novembre del 1666: dei 350 abitanti di Eyam, ne morirono 250-260 (tra questi, anche la moglie del parroco, Catherine Mompesson), mentre le località limitrofe furono appena sfiorate dalla pestilenza.

ECCO un sito in inglese dedicato proprio al villaggio di Eyam.

Foto di Eyam Plague Village Museum, Hope Valley
church
Foto di Eyam Plague Village Museum, Hope Valley
tomba Catherine Mompesson
(Elinor Mompellion nel romanzo!!)

Foto di Eyam Plague Village Museum, Hope Valley
una delle case dove molte
famiglie morirono


Foto di Eyam Plague Village Museum, Hope Valley
church

Foto di Eyam Plague Village Museum, Hope Valley
si leggono alcuni nomi
presenti anche nella finzione narrativa!!
come
Georgie Viccars,
Mary Hatfield...

Questa foto di Eyam Plague Village Museum è offerta da TripAdvisor.

Plague Cottage
la casa in cui soggiornò Viccars e da
cui partì l'epidemia nel villaggio

Eyam Hall, built in 1671.
Eyam Hall

giovedì 14 febbraio 2013

ANTEPRIMA. LA TOMBA - LA COSPIRAZIONE DA VINCI



Da oggi in libreria...

LA TOMBA
di Tim Powers


Ed. Newton Compton
Vertigo
Trad. di
576 pp
14.90 euro
USCITA 14 FEBBRAIO 2013
Nella Londra vittoriana un vampiro assetato di sangue minaccia la vita di persone innocenti. Per distruggerlo, due artisti dovranno essere disposti a rischiare tutto: il loro talento, la loro vita, la loro anima…

Inverno 1862. Uno spirito malvagio si aggira per le fredde e cupe strade di Londra. È il fantasma vampiro di John Polidori, che un tempo fu lo zio della poetessa Christina Rossetti e del pittore Dante Gabriel. 
Proprio Christina, all’età di quattordici anni, ha attirato sulla famiglia la maledizione di Polidori. Una terribile tragedia che, però, ha avuto anche effetti positivi: da allora lo zio ha ispirato con i suoi poteri soprannaturali le opere dei due fratelli. Ma nel tempo il vampiro è diventato sempre più pericoloso: quando Polidori resuscita la moglie defunta di Dante – trasformandola in un raccapricciante vampiro – e minaccia degli innocenti e altri membri della famiglia, i Rossetti capiscono che è giunto il momento di eliminare il mostruoso parente e spezzare la maledizione, anche a costo di perdere per sempre il loro talento creativo. 
cover
Christina e Dante si ritrovano così catapultati in una Londra sotterranea e soprannaturale di cui non sospettavano l’esistenza. 
Tuttavia, per entrambi, scegliere tra una vita mortale priva di ispirazione e l’empia immortalità offerta da Polidori potrebbe rivelarsi più difficile del previsto… 


«Una fantasia sconfinata.»   New York Times Book Review

«Un thriller soprannaturale d’eccezione. Powers opera un’originale variazione sul tema dei vampiri, con una meticolosa attenzione ai dettagli storici e letterari che contribuisce a radicare la storia nella Londra vittoriana.»   Publishers Weekly

«Uno stile sofisticato e avvincente.»   Kirkus

«Un thriller ricco d’azione che non mancherà di affascinare i lettori.»   Library Journal

«Dopo aver letto questo libro, conterete i giorni che vi separano dalla prossima opera di Tim Powers.»  Washington Post Book World

L'autore.
Tim Powers è autore di molti romanzi, tra cui Il Re Pescatore, Le porte di Anubis (vincitore del premio Philip K. Dick) e Mari stregati, che ha ispirato uno dei film della serie Pirati dei Caraibi. Vive a San Bernardino, in California.



LA COSPIRAZIONE DA VINCI
di Fiona McLaren


978-88-541-4744-7
Ed. Newton Compton
I volti della storia
Trad. di M. Ceragioli
384 pp
9.90 euro
USCITA 14 FEBBRAIO 2013
Trama

La storia vera più sensazionale del '900
Dopo secoli e secoli di censura, finalmente la verità sul segreto più scottante della storia
Cosa faresti se scoprissi che un quadro di famiglia che hai in casa da diversi anni è opera del genio Leonardo da Vinci? 
E che contiene alcuni misteriosi simboli? E che è l’ultima opera che il maestro dipinse prima di morire? 
Forse cominceresti a indagare per saperne qualcosa di più…
 È ciò che fa Fiona McLaren, quando scopre che una Madonna con Bambino appesa alla parete della casa di famiglia in Scozia è probabilmente opera di Leonardo da Vinci e riporta sul retro un’antica bolla papale. Da quel momento la donna prende in considerazione alcuni misteriosi elementi presenti nel dipinto e inizia una lunga, coraggiosa ricerca consultando i più grandi esperti mondiali di storia dell’arte.
Il Femminino Sacro, il simbolo della rosa e del giglio, il Santo Graal e la Rosslyn Chapel, la misteriosa storia dei Catari, dei Caldei, dei Cavalieri Templari, la Massoneria: Fiona McLaren ripercorre duemila anni di storia – quella ufficiale e quella che molti vorrebbero cancellare – fino ad arrivare a dissipare il mistero che avvolge come una coltre di nebbia la figura di Maria Maddalena.
 E scopre una verità messa a tacere per secoli e di cui ora il dipinto di Leonardo fornisce prove schiaccianti.
Aggiungi didascalia

Simboli occulti, pericolosi misteri e una bolla papale. Quale terribile verità voleva celare il più ardito artista di tutti i tempi?

Dallo straordinario ritrovamento in una casa in Scozia di un quadro attribuito a Leonardo da Vinci, un’indagine a tutto campo nei segreti più reconditi del cristianesimo.


«Colpo di scena: è probabile che il dipinto sia opera del maestro Da Vinci. E che il suo valore superi i 200 milioni di sterline.»   Daily Mail



L'autrice.
Fiona McLaren, scozzese, dopo aver svolto diverse attività, ha cominciato a occuparsi di ricerche per la televisione. All’inizio degli anni Novanta si è trasferita in Francia. In seguito allo straordinario ritrovamento nella sua casa di famiglia di un quadro probabilmente attribuibile a Leonardo da Vinci o alla sua scuola, che ha suscitato interesse in tutto il mondo, ha intrapreso una lunga ricerca, traendone le conclusioni sensazionali raccontate nel libro La cospirazione Da Vinci.
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