Ecco il primo classico che finalmente riesco a recensire in occasione della sfida, aperta dal 1° gennaio fino alla fine dell'anno organizzata da Matteo del blog "Storie dentro storie":
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Avviso: sarò davvero insolitamente breve perchè questo classico non posso dire che mi sia piaciuto.... quindi ahimè... soffrirò di "recensione stitica"... ^_^
PAMELA O LA VIRTU' RICOMPENSATA
di Samuel Richardson
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Ed. Mondadori
Oscar Classici
604 pp
10,50 euro
2009 |
Sinossi
"Pamela" uscì tra 1740 e 1741 e ottenne subito uno straordinario successo di pubblico in Inghilterra e nei paesi europei nei quali nel giro di un paio d'anni fu rapidamente tradotto: persino Goldoni ne trasse l'argomento per una fortunata commedia.
Cuore del romanzo sono le vicende di una cameriera sedicenne, di grande bellezza e ancora più grande virtù, che resiste ai tentativi di seduzione del proprio padrone, del quale pure è sinceramente innamorata, fino a riuscire a condurlo al matrimonio.
Una trama di sconvolgente novità per l'epoca, con una protagonista donna, di umile condizione sociale, e per di più impegnata in una battaglia per affermare la parità dei sessi in materia di etica sessuale. Un romanzo che appare ancora oggi di interesse per la narrazione avvincente e ricca di suspense, per la minuziosa descrizione della vita quotidiana settecentesca, ma soprattutto per la finezza dell'analisi psicologica. Richardson rappresenta infatti con vivacità e sottigliezza rare le emozioni della protagonista e trova nella nuova forma del romanzo epistolare il veicolo più adatto per l'espressione di quel "sentimento" che il Settecento, il Secolo dei Lumi, andava proprio allora scoprendo.
Leggere Pamela è stato semplice e difficile allo stesso tempo; semplice perchè, mole a parte, non è un classico complesso, dalla trama articolata chissà come o chissà quanto, con personaggi e situazioni che stimolano profonde riflessioni o emozioni ...
Difficile perché ... noioso e quindi terminarlo è stato come prendere l'odiato sciroppo da bambina.
Sì, certo, nessuno mi obbligava ad arrivare alla fine (Pennac insegna) ma per "coerenza di lettrice" mi sono imposta di giungervi..
La trama di per sè non è brutta, anche se al lettore moderno potrebbe apparire sciocca o banale, ma vanno considerati i tempi di pubblicazione (parliamo della metà del Settecento), quindi ripeto che il "problema" non è che la protagonista sia una sedicenne di buona famiglia, tanto bella quanto cattolicissima e assolutamente devota, d'animo pio, buono, desiderosa di mantenere la propria virtù a tutti i costi...; non è neanche che il protagonista maschile sia un giovanotto nobile e scanzonato, arrogante e poco rispettoso dei valori morali e religiosi della ragazza desiderata e che cerchi in tutti i modi di farla cedere...
Gli aspetti che non mi hanno entusiasmato di questo romanzo, sono stati:
- il carattere stesso della giovanissima Pamela; ok la purezza e la ferma intenzione di mantenerla (scelta, in fondo, ancora adesso presente nella mentalità e nella concezione di tanti giovani, di restare puri fino al matrimonio; sì, ok, non sarà una cosa frequente, ma ce ne sono), ma lei ha esagerato anche nelle reazioni ogni qualvolta si trovava in presenza del seduttore, il conte di Belfort.... Sembrava che avesse davanti uno stupratore seriale...!
- l'esagerazione dell'Autore nel presentarci il protagonista di sesso maschile quale antagonista di Pamela, portando quasi all'eccesso e all'estremo la sua ossessione per la fanciulla, il desiderio prepotente di possederla e il più completo disinteresse per la volontà della ragazza. Richardson me l'ha dipinto come un mostro, un rapitore di bassa lega.
- dialoghi un po' noiosetti, patetici, situazioni che si sarebbero potute sbrigare con poco ed invece allungate fino a rendere il tutto prolisso, oltre che inutile nell'economia della narrazione.
- per quanto apprezzi le sequenze riflessive in un romanzo, in modo da avere un quadro dei profili psicologici dei personaggi principali, anche il questo caso ne ho ravvisato un eccesso, che mi ha dato a noia (non s'era capito, eh...? ^_^)
Detto questo (lo so che non sono stata gentile verso Richardson e la sua virtuosissima Pamela Andrews, ma pure lui.... ), mi rendo conto che si tratta pur sempre di un classico e che evidentemente l'intento dell'Autore era proprio quello di mostrarci come la coerenza e la dirittura morale di una giovinetta sola ma con le idee chiare, riesca non solo a farla resistere alle tentazioni di un baldo giovane, di cui è tra l'altro innamorata, pur di non disonorare se stessa e la famiglia, ma questa stessa coerenza conduca al ravvedimento lo stesso "cattivone"!