Buongiorno cari lettori!
Il weekend si avvicina e con esso, per me una prossima settimana in cui sarò indaffarata e lontana da casa e dal pc.
Ma di questo parleremo in un altro momento.
Per adesso, mi concentro su una recensione: si tratta di
un romanzo con al centro una protagonista femminile tanto giovane e bella quanto desiderosa di libertà e di... sensualità, cui non importava nulla delle etichette e delle convenzioni sociali del suo tempo.
Questo romanzo (titolo originario "A carne"), che vide la luce nel 1888 in Brasile, fu a quel tempo molto criticato per i temi affrontati, quali il divorzio, il ruolo della donna e l’amore libero.
LENITA
di Julio Ribeiro
Conosciamo la protagonista,
Lenita, quando è ancora una ragazzina e vive col padre, Lopes Matoso; orfana di madre, Lenita cresce con un genitore amorevole e colto, che si occuperà personalmente dell'educazione della figlia, la quale verrà sollecitata ad
amare la cultura e lo studio sin dalla più tenera età.
A quattordici anni Helena, o Lenita come la chiamavano, era una ragazza con un carattere disinvolto, forte e con un’istruzione al di sopra dell’ordinario.
Non c'è nulla che Lenita non riesca ad imparare:
ha fame di conoscenza e questo interesse per tutto lo scibile con cui viene in contatto, giorno dopo giorno, non soltanto le dona una cultura al di fuori del comune (quanto meno rispetto alle sue coetanee e alle donne in generale, del suo tempo), ma soprattutto forma il suo carattere.
Così,
a ventidue anni ella è estremamente colta e assolutamente convinta che la propria libertà e dignità di donna istruita e per nulla sempliciotta,
la renda anche libera di dire "no al matrimonio":
che bisogno ha, infatti, una donna intelligente e acculturata di andarsi a rinchiudere dietro le sbarre di un matrimonio soffocante e gretto, probabilmente con un uomo inferiore che mal sopporterà di accettare che la propria consorte gli sia intellettualmente superiore? Nessuno! Ed è per questo che da subito comincerà a rifiutare, con un atteggiamento di disprezzo e divertimento insieme, le varie proposte di matrimonio che per lei arriveranno al padre.
La situazione per la bella fanciulla precipita quando il caro padre muore all'improvviso, lasciandola sola; a prendersi cura di lei, fortunatamente, c'è un vecchio amico di famiglia, il colonnello Barbosa.
Passano settimane piene di dolore e solitudine per la bella Lenita, e riprendersi dalla perdita dell'unico uomo mai amato finora non è affatto semplice.
Ma lei ha una tempra di ferro, è determinata, non si lascia abbattere facilmente e ben presto si riprende e ricomincia a provare la voglia di vivere, intervallata da momenti di malinconia.
Vivendo in casa con l'anziano militare la sua altrettanto anziana moglie, la ragazza passa i giorni praticamente sola, unicamente in compagnia dei libri, degli schiavi e della natura.
Ma intanto
il suo corpo inizia a far sentire le proprie esigenze fisiche...; Lenita, quasi di punto in bianco e con suo grande stupore, si rende conto di avere
pulsioni e desideri, pensieri impuri e bramosie che attraversano il suo corpo e occupano la sua mente di giorno e di notte; certo, a furia di leggere testi di varia natura (compresi quelli scientifici) ha acquisito le conoscenze basilari circa la propria femminilità, dal punto di vista teorico è fin troppo ben informata, ma realizzarlo di persona è un'altra questione!
Il bisogno di avere un uomo accanto, non tanto da amare dal punto di vista sentimentale, quanto da quello carnale, fisico, la sconvolge e la eccita al tempo stesso: è come se una nuova Lenita pian piano si stesse facendo spazio tra le pieghe di quella ragazza educata e solitaria che finora ha avuto il sopravvento.
La
voglia di contatto fisico a tutti i costi - non soddisfatta a causa della mancanza di materia prima, anche perchè lei si ostina comunque a rifiutare le proposte di matrimonio - sembra diventare una vera e propria ossessione, tanto da renderla
insensibile e crudele verso i corpi altrui, in particolari verso quelli giudicati meschini ed inutili degli schiavi, per i cui destini sfortunati proprio non sente pietà.
Emblematico e, in un certo senso, sconvolgente è il momento in cui uno schiavo bugiardo viene crudelmente punito dal colonnello per aver cercato di scappare e Lenita prova eccitazione ed euforia alla vista del sangue e delle sofferenze indicibili di lui.
La
libidine insoddisfatta inevitabilmente guida le sue fantasie più nascoste, e così la ragazza comincia a fantasticare sul figlio del colonnello:
Manuel Barbosa, un ultra 40enne sposato ma in odor di divorzio, che Lenita non ha ancora conosciuto.
Quando avviene il primo incontro, esso ha davvero poco di fatale: Manuel le appare come un uomo fin troppo maturo, bruttino, dal colorito giallo e malaticcio, il cui corpo non emana forza, virilità e sensualità, bensì cattivo odore... Una tragedia, insomma!
Lenita è talmente delusa da non riuscire neanche a rivolgergli la parola: ogni sua fantasia erotica su quest'uomo sconosciuto, che lei s'era immaginata come un gladiatore forte e "macho", crolla miseramente davanti ad un uomo secco e oppresso da un'emicrania che lo sta rendendo quasi repellente agli occhi della giovane donna.
Ma il disprezzo durerà poco: ripresosi da quei suoi mal di testa che lo riducono ad uno straccio, Manuel diventa
un uomo affascinante, gentile che, con la sua galanteria, la sua cultura apprezzabile, la sua conoscenza del mondo (frutto degli innumerevoli viaggi) e la sua voce calda e rassicurante,
conquista la vogliosa Lenita, che pian piano inizia a vederlo come l'uomo dei suoi desideri.
Tra i due nasce inizialmente una grande amicizia che però si trasforma poco a poco in
ardente passione, creando un forte conflitto tra i desideri carnali e i comportamenti morali.
I due sanno che a dividerli è la società dei benpensanti, le convenzioni etiche e morali che la governano: lui potrebbe esserle padre, per la differenza d'età, e ancor di più è stato sposato ed ora è un separato; lei è una inesperta fanciulla che vive in casa del padre di lui, col colonnello che le fa da tutore e la sorveglia come fosse sua figlia o sua nipote.
Tutto è contro di loro, contro questo amore...
Ma è davvero amore? O è solo passione carnale, voglia di fondere i sensi, i corpi bramosi e avidi di sensazioni forte e lascive?
Lenita non è una di quelle protagoniste romantiche che leggono romanzetti d'amore e sognano ad occhi aperti il principe azzurro; lei è indipendente, decisa, ostinata, sensuale e ha tutto il desiderio di abbandonarsi ai sensi e ai propri appetiti.
Cos'è davvero Manuel per lei? L'uomo amato e desiderato o colui che, rendendola donna, le farà scoprire ancor di più la propria forte e procace femminilità, capace di sedurre gli uomini e di rendere questi ultimi soggetti a lei, e non viceversa?
La storia, ambientata in Brasile (poco prima dell’abolizione della schiavitù) in un’immensa fattoria circondata da piantagioni di caffè e di canne da zucchero, sul cui sfondo vivono e lavorano gli schiavi - personaggi secondari delle cui tristi esistenze ci vien dato un assaggio - mostra un personaggio femminile contrario a tutte le convenzioni sociali dell’epoca, vale a dire una donna fin troppo istruita per i canoni del tempo, consapevole della propria bellezza e della propria capacità seduttiva, che non si vergogna degli intensi desideri sessuali provati, i quali fanno che si dichiari a un uomo non per amore ma per puro desiderio carnale.
Al lettore di oggi un romanzo come questo, di per sè non particolarmente complesso, che ruota attorno a questa ragazza quasi ossessionata dall'idea di soddisfare le proprie voglie, potrà non sembrare particolarmente originale o avvincente, per trama, stile e anche per la caratterizzazione dei personaggi.
E' vero che di Lenita non ci viene nascosto nulla, anzi, ci vengono palesati i suoi istinti più inconfessabili, ma nel complesso è una personaggio lineare e anzi questo carattere quasi "osceno" che la caratterizza la rende più vicina ad una femmina in calore che ad una donna con dei sentimenti e dei sogni.
Ma dobbiamo valutare e considerare il libro per l'epoca in cui è stato scritto e pubblicato: alla fine dell'Ottocento, una storia, e soprattutto una protagonista donna di questo tipo, non erano una cosa comune nei romanzi brasiliane, e accettarle non fu semplice e automatico per il pubblico di quel tempo.
Lenita a modo suo riscatta quel prototipo di donna che, nei romanzi di allora, appare sempre come la femminuccia debole, sognatrice, che aspetta il matrimonio quale unica ed ultima soluzione di felicità, che desidera essere guidata e protetta dal proprio uomo, il quale le è, per certi versi, superiore, ed è lui a sedurla, a farle tremare il cuore, a farla piangere al pensiero di essere lasciata...
Lenita non è tutto questo, anzi è esattamente il contrario!
Di questo libro ho apprezzato lo stile e il ritmo molto scorrevoli, le descrizioni naturali e paesaggistiche piacevolmente realistiche e vivide, il linguaggio semplice e legato ai sensi, che accompagna tutto il libro e che ci rende con efficacia il modo frenetico e molto fisico (quasi primitivo, sicuramente molto istintuale) di percepire il mondo attorno a sè da parte della singolare protagonista.
Un romanzo che ci apre uno squarcio sulla vita di piantagione in un Paese e in un'epoca lontani da noi.