lunedì 10 agosto 2020

My favourite cover



Oggi non vi propongo anteprime, novità o recensioni letterarie, bensì tre copertine, che a me piacciono perché "sanno d'estate".
Come le trovate: orribili? carine? così così? 

Forse non sono delle cover particolari, anzi, sono piuttosto semplici, ma mi son piaciute perché: la prima mi fa pensare alla mia annuale vacanza tra i monti della Svizzera (dove vivono mio fratello e famiglia), che purtroppo quest'anno è saltata... :((
 
La seconda la trovo romantica e mi evoca un'idea di sereno relax.

La terza mi mette allegria e spensieratezza!!


Cliccando sui link sarete rimandati alle sinossi.

NON ESISTONO POSTI LONTANI (F. Faggiani): paesaggi insoliti, valli fiorite e boschi, risvegliati dall’arrivo di una strana primavera, fanno da sfondo a questa vicenda delicata e toccante, una storia appassionante sul valore dell’amicizia con cui l’autore, ancora una volta, riesce a commuovere ed emozionare.

LINK



LA TENUTA DELLE ROSE di H. Richell: un romanzo delicato e intenso sulle relazioni familiari. Sui doveri di una donna e sui sogni. Sul passato e su tutto quello che ci può insegnare.


Cosa può accadere quando apri la porta del cuore e ti lasci  avvolgere dalla magia di un piccolo negozio di fiori in riva al mare?





domenica 9 agosto 2020

SERIE LETTERARIE INIZIATE CHE VORREI PROSEGUIRE (parte 2)



Ci sono delle serie letterarie che avete iniziato ma mai completato?

Io sì, e se qualcuna non l'ho proseguita perchè magari il primo volume non mi aveva rapita ed estasiata, per tante altre la causa è da attribuire a due fattori principali:
  • ho troppi libri in wishlist e scegliere la prossima lettura è sempre un (meraviglioso) dilemma;
  • sono un po' allergica alle saghe (soprattutto se lunghe) e restia ad iniziarle; certo, una volta iniziate, sarebbe coerente terminarle... ma la perfezione non è di questo mondo!

Ad ogni buon conto, ci sono alcune serie che vorrei assolutamente proseguire/completare perchè quel che ho letto finora mi è piaciuto e non poco; devo solo organizzarmi ^_^



Partiamo dalla saga dei Poldark, creata da Winstom Graham, di cui c'è anche la serie tv, che finora ha ricevuto molti apprezzamenti dai fans.

Ecco, con mio sommo rammarico, devo confessare di essere ferma al primo volume. 
Io amo molto i romanzi storici e quando c'è una bella saga famigliare al centro delle vicende, ancora meglio; però per qualche oscuro motivo - semplice pigrizia? - non mi sono procurata i restanti volumi.
Credo anche che sia la consapevolezza della lunghezza della saga a scoraggiarmi un po'...

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Parliamo infatti di un ben 12 volumi. La Sonzogno ha pubblicato i primi 8. 


1. Ross Poldark (recensione)
2. Demelza (sinossi)
3. Jeremy Poldark (sinossi)
4. Warleggan (sinossi)
5. La luna nera (sinossi)
6. I quattro cigni (sinossi)
7. La furia della marea (sinossi)
8. Lo straniero venuto dal mare (sinossi)
9. The Miller's Dance 
10. The Loving Cup 
11. The Twisted Sword 
12. Bella Poldark 



Image of Nella terra della nuvola bianca
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Un'altra serie di cui mi ero ripromessa di leggere il seguito appartiene a Sarah Lark ed è iniziata con NELLA TERRA DELLA NUVOLA BIANCA, primo libro che trovai piacevole, con dei personaggi femminili interessanti e ambientata nell'affascinante e selvaggia terra dei Maori.
Non è una saga lunga, comprende solo 3 volumi, quindi è fattibile. Ce la farò?????

2. Il canto dei Maori (sinossi)
3. Ritorno a Kiward Station (sinossi)




Per oggi termino con la serie dei Cavendon, anch'essa iniziata e ferma al primo libro. 
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La serie Cavendon copre 36 anni nelle vite degli Ingham e degli Swann, le due famiglie che vivono a Cavendon, una dimora signorile nel nord dell'Inghilterra. Il primo libro inizia nel 1913 e il terzo si conclude nel 1945. In questo arco di tempo assistiamo agli alti e bassi nella vita di tutti i personaggi e come essi vengono influenzati da due guerre mondiali. Siamo testimoni di come le donne di Cavendon, affrontino, guidino e superino molte prove e tribolazioni per trionfare alla fine.

1. I segreti di Cavendon Hall (recensione)
2. L'eredità dei Cavendon (sinossi)
3. La villa dei due destini (sinossi)
4. Le ragazze di Cavendon hall (sinossi)


ANCHE VOI AVETE DELLE SERIE INIZIATE E INTERROTTE?
PENSATE DI RIPRENDERLE O LE AVETE ABBANDONATE DEFINITIVAMENTE?



Post su Serie Interrotte parte 1 > >  QUI

sabato 8 agosto 2020

Anteprima Fazi Edizioni: UN UOMO A PEZZI di Francesco Muzzopappa - dal 27 agosto in libreria



Ho scoperto da pochi giorni che a fine agosto in libreria arriva il nuovo romanzo di Francesco Muzzopappa, di cui ho letto (e gradito 😀) DENTE PER DENTE e HEIDI.


UN UOMO A PEZZI


Fazi Edizioni
15 €
Uscita
27 AGOSTO 2020
Un uomo a pezzi, appunto.
 In questo libro, fatto di tasselli e frammenti di varia umanità, lo scrittore umoristico più amato diventa finalmente protagonista e si racconta per la prima volta attraverso storie spassose e irresistibili.
Se si è nati al Sud, quanto coraggio occorre per tornare a casa durante le vacanze? Come ci si procura del caffè decente quando si è all’estero?
 È possibile uscire vittoriosi dopo l’immancabile chiamata di un call-center? 
Cresciuto in Puglia, dove ogni anno la famiglia metteva in piedi un’efficiente catena di montaggio per preparare pentoloni di salsa fatta in casa, il narratore si è fatto strada in mezzo a idraulici maschilisti e coinquilini di ogni tipo per approdare infine a Milano: una moderna metropoli in cui la vita è scandita da hair stylist e frigoriferi vuoti, dove per sopravvivere occorre tener testa alla sarta cinese del quartiere ed evitare di finire schiacciati dalla libreria storta ma chic raccattata al mercatino dell’usato.

Muzzopappa ha la grande capacità di narrare in modo arguto e vivace episodi che tutti noi abbiamo attraversato almeno una volta nella vita: il fascino bislacco dei luna park, i tentativi ricorrenti di mettersi a dieta, la curiosità per la moda del centro massaggi. 
In questi racconti singolari, popolati dai personaggi più diversi, ogni scheggia di realtà si trasforma in una riflessione sincera e divertente sul nostro folle, frenetico mondo. 

Dall’autore di romanzi come "Una posizione scomoda" e "Heidi," un libro unico e imperdibile sulle vicissitudini di un giovane uomo alle prese con le contraddizioni della vita, fortunato e reso meno cinico, forse, grazie a Carmen – donna di ferro ma all’apparenza fragile Biancaneve –, personaggio ricorrente e imprescindibile di questa carrellata di pura comicità e buonumore.

venerdì 7 agosto 2020

Dietro le pagine di "Il colore dei fiori d'estate" (The dry grass of August) di A.J. Mayhew



Recentemente ho avuto modo di leggere ed apprezzare "Il colore dei fiori d'estate" (The dry grass of August) e, come spesso accade, mi son chiesta: cosa o chi ha ispirato l'autrice nella stesura del suo libro?

Anna Jean Mayhew ha dichiarato che la sua famiglia ha avuto in casa una domestica di colore quando lei era una ragazzina; inoltre, insieme alla sorella e alla domestica, partecipò alla Daddy Grace Parade  e, proprio come nel romanzo, sull'autobus lei e la sorella sedettero davanti e la donna che lavorava per la sua famiglia si mise dietro. 
La scrittrice racconta inoltre che c'è stato un episodio che l'ha segnata profondamente e che, per quanto non traumatico o straordinario in sé, le ha donato una prospettiva diversa con cui vedere le cose; solo dopo trent'anni ha avuto la forza di scrivere quali sentimenti quell'avvenimento avesse suscitato in lei.

Era il 1957 e Anna aveva diciassette anni; nell'estate di quell'anno lavorava come bagnina, il che le permetteva di sfoggiare un'abbronzatura profonda. 
RECENSIONE

Quando a Charlotte fu concesso ai neri di salire sugli autobus in cui viaggiavano anche i bianchi, i suoi genitori le dissero che se "uno di loro" (una persona di colore) fosse salito sull'autobus e le si fosse seduto accanto, lei avrebbe dovuto scendere o almeno cambiare posto. Un giorno una donna di colore si sedette accanto a lei sull'autobus e le parole dei genitori le balenarono nella mente. Eppure, Anna si sentiva inchiodata al proprio posto e, ritenendo scortese alzarsi, decise di restare seduta lì; a un certo punto, guardando le braccia sue e della signora, che quasi si toccavano, si è accorta che la propria pelle era molto più scura di quella della donna. Questo fatto la fece riflettere molto.

Anna è nata ed è cresciuta a Charlotte (stessa ambientazione del romanzo) e, sebbene la maggior parte dei fatti principali del libro siano pura finzione, altri invece si rifacevano ad esperienze accadute davvero, che a suo gusto erano troppo belle per non essere usate, come la scena in cui Paula Watts, dopo aver attraversato il fiume Chattahoochee, si ritrova la propria auto con due ruote su un traghetto e due ruote a terra. È successo davvero.

La protagonista e voce narrante, June Bentley Watts, alias Jubie, era nella sua testa molto prima che iniziasse il libro. È un anno più giovane di lei nel 1954, ma ciò non deve indurre i lettori a credere che l'Autrice e Jubie si confondano, anzi: il suo personaggio man mano ha assunto una propria personalità e la strada giusta per scrivere il libro era  quella di lasciare libera Jubie di guidarla, prestandole la giusta attenzione.

L'idea di ambientare la storia proprio nel 1954 risiede nel fatto che alcuni avvenimenti  importanti per l'affermazione dei diritti dei neri si collocano proprio nel periodo da lei scelto.

Anzitutto il caso Brown v. Board of Education of Topeka (​​17 maggio 1954): una sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti dichiarò incostituzionale la segregazione razziale nelle scuole pubbliche, ponendo fine alla dottrina del "separato ma uguale". 

Un anno dopo, un ragazzo di nome Emmett Till fu brutalmente assassinato (agosto 1955) per motivi razziali e - fatto scandaloso, che contribuì ad inasprire gli animi della comunità nera, e non solo - nessuno fu condannato per l'omicidio.

Da ricordare anche il boicottaggio degli autobus a Montgomery (dicembre 1955), in seguito al coraggioso rifiuto di Rosa Park di alzarsi dal proprio posto in autobus per far sedere una persona bianca.

Per scrivere questo romanzo ci sono voluti 18 anni.
Complice gli impegni lavorativi, la Mayhew ammette che comunque un periodo così lungo le ha consentito di affinare, negli anni, il proprio stile, e  di assecondare la propria "ossessione" di essere il più precisa possibile.
Inoltre, quando iniziò a scrivere non c'era ancora Internet, per cui le prime ricerche procedettero piuttosto lentamente, consultando libri, riviste degli anni '50, annuari dell'enciclopedia relativi al 1954, ecc.

Suo marito le regalò un atlante stradale del 1954 (trovato su eBay), grazie al quale ha potuto mappare il viaggio che la famiglia Watts ha fatto andando verso sud. Nel maggio 2004 è andata a Washington, DC, per celebrare il cinquantesimo anniversario di Brown v. Board presso lo Smithsonian e la Library of Congress. 
La Biblioteca pubblica di Charlotte e della Contea del Mecklenburg  le fornì le mappe online di Charlotte nel 1954.


Risultati immagini per dietro le pagine




Fonti consultate:    https://bookpage.com/     https://www.bookbrowse.com/

giovedì 6 agosto 2020

Novità CentoAutori || "LA PAURA FA TOTÓ. Le parodie thriller e horror del principe della risata" di Giuseppe Cozzolino, Domenico Livigni


Cari lettori, oggi vi presento un libro dedicato al grande Totò e che analizza per la prima volta il percorso cinematografico del grande attore napoletano da un punto di visto originale e inusuale: LE PARODIE THRILLER & HORROR.

Il saggio “LA PAURA FA TOTÒ” vuole dimostrare come il Principe della Risata sia stato capace di raccontare la paura e il terrore attraverso film e parodie diventate leggendarie, che hanno influenzato persino il cinema hollywoodiano (L’anno dopo l’uscita di “Totò Diabolicus”, Totò verrà imitato nientemeno che da Kirk Douglas nel thriller I 5 volti dell’assassino).


LA PAURA FA TOTÓ.
Le parodie thriller e horror del principe della risata
di Giuseppe Cozzolino, Domenico Livigni



CentoAutori
160 pp
14 euro
Dal 28 luglio 2020
Dalla prefazione di Ennio Bispuri

Alcuni sostengono che su Totò sia stato detto tutto. Questo libro dimostra il contrario […]. Si tratta di uno studio originale a carattere antologico diretto anche a un pubblico più giovane e a coloro che hanno visto solo qualche film di Totò[…]. Il saggio è centrato sugli aspetti per così dire macabri di alcuni film interpretati da Totò, che in questo libro vengono presentati e analizzati in dettaglio per cogliere un profondo e antico legame che unisce il grande Attore con i sostrati culturali della tradizione classica dell’humour nero e di alcuni aspetti del Futurismo[…].

Da “Totò Diabolicus” a “47 morto che parla” da “Le sei mogli di Barbablù” a “Che fine a fatto Totò Baby” sono solo alcune delle pellicole dell’orrore che hanno visto protagonista Totò. 

La filmografia di Antonio De Curtis dimostra come il confine tra tragedia e commedia sia talvolta labile e ricerchi un connubio tra queste due dimensioni dell’essere. 
Tutto questo senza mai rinunciare alla sua inesauribile vene comica: “Come si dice… chi va nella cripta, impara a criptare!”

La comicità esorcizza quindi la paura in un percorso alternativo, fra brividi e sghignazzi, nella produzione cinematografica del più grande attore comico del dopoguerra.

In numerose pellicole Totò ha raccontato il sentimento del Terrore a modo suo, in singoli sketch all’interno di film di tutt’altro tipo o in vere e proprie parodie del genere. I risultati sono stati quasi sempre brillanti e spassosi, con punte di assoluta comicità. 
“La Paura fa Totò” rievoca ed analizza le scene più memorabili evidenziando rimandi e citazioni ai capolavori thriller/horror con le schede tecniche dei film ed apposite sezioni dedicate a singole curiosità sul set e sulla lavorazione di queste produzioni.


Gli Autori.
Giuseppe Cozzolino (Napoli, 1967) è Scrittore, Saggista, Produttore Web, Docente di Storia del Cinema e Storia delle Comunicazioni di Massa presso l’Università di Napoli (“L’Orientale”, 2001-11, “Suor Orsola Benincasa”, dal 2013). Come scrittore e giornalista si è specializzato in cinema, fumetti e narrativa pulp. Ha scritto di questi argomenti su numerose riviste specializzate (L’Eternauta; L’Altro Regno; Play Magazine; Amarcord, La Rivista del Cinematografo, M-La Rivista del Mistero) e quotidiani locali e nazionali (“Il Tempo”, “Roma”, “Il Mattino”). È co-autore dei volumi Cult Tv – L’universo dei telefilm (Falsopiano, 2000) e Planet Serial – i telefilm che hanno fatto la storia della TV (Aracne, 2004) e di una serie di saggi per antologie e riviste specializzate. È fondatore dell’Associazione/Network “Mondo Cult” dedita alla promozione del giallo, del thriller e dell’horror fra letteratura, cinema e fumetti (2009) ed ha curato – con Valerio Caprara – “Noir Factory – Laboratorio di Cinema & Scrittura” (2016) in sinergia con Scuola di Cinema di Napoli e “Serial Lab – Talk Lab sulle Serie Tv” (2019) (www.scuoladicinema.tv). Dal 2018 cura i Blog “Un Totò al Giorno” dedicato ai film del Principe della Risata, con cui realizza eventi ed iniziative sul territorio. Dal 2019 è opinionista per “Cinematografo” (Raiuno) e curatore di “Sherlock Lab – Laboratorio di Cinema e Scrittura Mystery”.

Domenico Livigni (Napoli, 1997) è appassionato di storia del cinema e del teatro italiano del secolo scorso; ha accumulato, come collezionista, una vasta raccolta di fotografie originali (oltre 200 ritraenti attori/attrici/registi), sceneggiature, riviste, libri e documentazioni inedite. Vive a Napoli, dove studia Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel 2017, 15 pezzi della sua collezione sono stati esposti presso le tre mostre antologiche Totò Genio. Nel 2018 ha pubblicato con Apeiron Edizioni, SERIE ORO, Totò con i 4, scritto con Ciro Borrelli. Nello stesso anno scopre una sceneggiatura inedita di un film per Totò irrealizzato, scritta da Age e Scarpelli nel 1950: Totò Pellegrino. Attualmente collabora con il quotidiano “Roma – Il Giornale di Napoli”.

mercoledì 5 agosto 2020

Recensione: NOI CHE CI STIAMO PERDENDO di Manola Aramini



La tragica e violenta morte di una donna - madre di due gemelle preadolescenti e moglie di un famoso pianista - solleva il coperchio di un vaso di Pandora pieno di segreti torbidi, nascosti in anime tormentate che si portano sul cuore pesi e peccati inconfessabili.



NOI CHE CI STIAMO PERDENDO
di Manola Aramini



Milena Edizioni
190 pp
13 euro
Marzo 2019
Alma vive ad Asti, è una giovane donna con un grande talento nella musica: è, infatti, una brava cantante e proprio grazie alla sua voce seducente ha incontrato, e inconsapevolmente sedotto, un uomo, più grande di lei anagraficamente ma ancora molto affascinante.
Lui è Arthur Cortes, noto pianista di origine portoghese, latin lover incallito che ama sedurre tutte le donne belle che gli capitano a tiro e con le quali condivide attimi fugaci di passione.
E' sposato ma questo non gli impedisce di passare di fiore in fiore ed Alma lo sa, eppure questa consapevolezza (di essere "una delle tante" amanti) non la spinge a odiare l'uomo di cui comunque è stata innamorata; anche adesso che la sua storia con Arthur è finita da tempo, non riesce infatti a sentirlo indifferente e quando lui la contatta, non se la sente di ignorarlo.

Cosa vorrà mai da lei Arthur?

Lo scoprirà presto.
Tatiana, l'algida e snob moglie dell'uomo, è morta.
O meglio, è stata rapita e poi ritrovata morta. Assassinata.

Arthur Cortes sembra distrutto: è vero, non amava più Tatiana, ma non avrebbe mai divorziato da lei, anche perché hanno due splendide figlie (le gemelle undicenni Camilla e Gaia) e le sue erano solo avventure senza impegno, alle quali dedicare qualche ora senza avere strascichi.

Adesso che è rimasto senza Tatiana, ne sente improvvisamente la mancanza e vorrebbe aver fatto meno errori con lei.

Rimorsi a parte, resta la domanda fondamentale cui bisogna dare risposta: chi ha ucciso Tatiana?

Il commissario Fermi si occupa del caso e inizia subito a far domande a quanti conoscevano e frequentavano la vittima.
Ovviamente, il primo ad essere interrogato è il marito: chi più di lui poteva avere interesse a far fuori una moglie scomoda alla quale, se si fossero separati, avrebbe dovuto dare i soldi e gli alimenti?

E se la colpevole fosse la sua ex-amante, quella cantante giovane e bella di origine indiana, Alma? Magari quest'ultima è stata mossa dalla gelosia verso la rivale, nutrendo il desiderio di poter vivere serenamente la sua storia con Cortes una volta tolta di mezzo la moglie!

La vicenda scuote Fregene, nel litorale romano, dove Tatiana conduce una vita agiata e all'apparenza imperturbabile; esistenza attorno alla quale emergono man mano parecchi particolari poco limpidi, grazie ad un libro autobiografico cui la donna stava lavorando e tra le cui pagine ci sono dettagli, nomi ed episodi che potrebbero rivelarsi utili alle indagini.

Nel suo romanzo Tatiana esprime sentimenti, pensieri, dubbi, tormenti, non tralasciando giudizi sulle persone che la circondavano: la cognata Odette (sorella di Arthur) viene descritta come morbosa e appiccicosa; sposata ma senza figli, forse la donna covava gelosia per la cognata, così fine e delicata? Potrebbero essere state le mani dell'insicura e apprensiva Odette ad essersi sporcate del sangue di Tatiana?

O forse le indagini dovrebbero concentrarsi sull'inquietante giardiniere, un vedovo spione e ossessionato dalla bella signora?

A complicare le cose, e a mettere urgenza a Fermi per la risoluzione del caso, si aggiunge un altro omicidio: una ragazza, di nome Samanta, viene ritrovata morta e sulla scena del delitto ci sono particolari che collegano il suo assassinio a quello di Tatiana, in modo indiscutibile.
Samanta ha avuto una storiella con Arthur e la notte in cui è sparita si è vista con lui... 
Forse Cortes sta prendendo in giro tutti con la sua aria esageratamente affranta di vedovo inconsolabile quando in realtà è l'unico assassino?

Oliviero Fermi non sa che pesci pigliare: in questa storia di duplice omicidio ci sono troppe persone ambigue, dai comportamenti poco chiari: tutti ovviamente si dichiarano innocenti, ma dovrà pur esserci l'assassino tra loro!

Una cosa è certa: non tutti sono completamente onesti e c'è chi nasconde qualche segreto che si guarda bene dal far saltare fuori.
La stessa Tatiana, dall'apparente normale vita borghese, aveva i suoi scheletri nell'armadio....

Nessuno è esente da ombre, da colpe, da tormenti, da peccatucci più o meno gravi: ma essere fedifrago, essere stata l'amante di un uomo sposato, avere avuto una storia con una delle vittime.... non rende automaticamente colpevoli di omicidio.

Molte persone potevano avere un movente per uccidere Tatiana e di volta in volta, in base agli elementi che emergono e ai segreti svelati, il commissario Fermi nutre forti dubbi ora sull'uno ora sull'altro dei sospettati.

Ma non c'è tempo perdere: l'indagine sta prendendo una piega ancora più drammatica perché altre vittime innocenti rischiano di morire a causa della stessa mano assassina, che va quindi subito individuata e fermata.

"Noi che ci stiamo perdendo" è un giallo psicologico davvero intrigante; la narrazione procede dando spazio, di capitolo in capitolo, alla prospettiva personale dei diversi personaggi che intervengono a creare dinamiche e ad aggiungere di volta in volta nuovi elementi al caso; trovo che la penna dell'Autrice sia molto acuta e attenta nel soffermarsi sull'aspetto psicologico di quanti satellitano attorno a Tatiana, lasciando emergere di ciascuno luci ed ombre, fragilità e debolezze, creando aloni di sospetto su ciascuno per poi, a fine libro, diradare le nuvole e puntare i riflettori sul vero colpevole, la cui identità costituisce un colpo di scena.

E' un libro che si lascia leggere tutto d'un fiato, grazie ad una scrittura trascinante, a personalità ambigue e complesse, e ad un ritmo reso scattante dai capitoli brevi e dalla equilibrata alternanza dei dialoghi e della narrazione sia del passato che dei momenti in cui vengono resi manifesti i pensieri intimi e tormentati dei personaggi principali.

Ve lo consiglio, è un romanzo che sa catturare l'interesse del lettore e potrebbe costituire una buona lettura per le vostre vacanze!

Ringrazio la C.E. Milena Edizioni per il gentile invio della copia omaggio.

martedì 4 agosto 2020

Recensione: L'ATTENTATO di Yasmina Khadra


L'esistenza serena e agiata di un uomo che s'è lasciato alle spalle le proprie origini e il proprio popolo, con le sue infinite difficoltà e le sue miserie quotidiane, viene improvvisamente sconvolta da una tragedia famigliare che mette in crisi tutte le certezze su cui reggeva la sua felicità, di cui non resta che un cumulo di polvere, detriti... e lacrime.



L'ATTENTATO
di Yasmina Khadra


Ed. Sellerio
trad. M.Bellini
264 pp
«perché così tanto odio fra consanguinei?» «Perché non abbiamo capito granché delle profezie né delle più elementari regole di vita.»


Amin Jaafari è un affermato chirurgo di origine araba naturalizzato israeliano e ben integrato nella società di Tel Aviv, in cui vive; tutti lo rispettano per la sua carriera di medico e perché forma, insieme alla moglie, una coppia equilibrata e affiatata, stimata da amici e conoscenti.

Ma un giorno, l'ospedale in cui lavora si riempie di feriti, frutto di un terribile attentato kamikaze: un terrorista si è riempito di esplosivo facendosi saltare in aria all'interno di un ristorante in cui c'erano molti bambini. Per tutto il giorno Amin e colleghi lavorano a pieno ritmo per cercare di salvare più feriti possibili, tanti dei quali giungono in condizioni davvero gravi.
Ore ed ore in corsia e in sala operatoria lo distruggono nel corpo e nella mente, ma la stanchezza che prova a fine turno è nulla in confronto allo smarrimento e all'acuto dolore che di lì a qualche ora lo travolgeranno.
Nel cuore della notte, infatti, l'amico poliziotto Naveed lo sveglia per dargli una terribile notizia: la moglie è morta. Era lì, in quel locale affollato di Tel Aviv.

Strano, pensa Amin, Sihem è da tre giorni a casa della nonna a Kafr Kanna! Perché avrebbe dovuto essere al ristorante?
L'ultima volta che gli occhi dell'uomo hanno incrociato quelli della moglie è stato, quindi, pochi giorni prima, e adesso quegli occhi resteranno chiusi per sempre; il buio della morte l'ha avvolta e adesso anche Amin sta attraversando le proprie tenebre: quelle della disperazione lo avvolgono dopo aver appreso con sconcerto e profondo dolore di essere diventato vedovo, privato da un momento all'altro della luce dei suoi occhi, della sua ragione di vita.
L'incubo per lui è appena incominciato:

«Dalle prime risultanze dell'inchiesta, lo smembramento che il corpo di sua moglie ha subito presenta le tipiche ferite dei kamikaze integralisti.» Ho la sensazione che queste rivelazioni mi tormenteranno fino all'ultimo dei miei giorni. Si susseguono nel mio animo, prima al rallentatore poi, come nutrendosi della propria enormità, s'imbaldanziscono e mi assediano da ogni parte.

Hai capito bene, Amin? Tua moglie, la tua adorata Sihem, è morta non perché si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato; il suo corpo non s'è smembrato per una sfortunata coincidenza.
No, lei era quella donna che nascondeva una bomba sotto un pancione finto; lei è l'ammazzabambini che ha provocato morti e feriti e seminato panico e distruzione in un giorno qualunque a Tel Aviv.

Per tre giorni il dottore viene preso in custodia da agenti segreti che lo sottopongono a interrogatori serrati: dubitano di lui, di un suo possibile coinvolgimento nell'attentato; del resto, la terrorista era sua moglie...: possibile che lui non sapesse nulla delle intenzioni della donna, delle sue idee da fanatica islamica?

Quando gli agenti si convincono dell'estraneità di Amin, lo lasciano andare.
Egli è distrutto, allucinato, sfibrato; prova un dolore infinito e lui stesso non sa dire se è consapevole al 100% della tragedia che lo ha colpito o se ne è già stato annientato.

Nel fango di confusione e lacerazione interiore in cui versa, c'è una cosa che gli riesce come la più inaccettabile: davvero la sua bellissima moglie era legata a cellule terroristiche? Non è possibile, se così fosse stato, lui se ne sarebbe accorto, no?!?


"...mi sono chiesto perché Sihem fosse arrivata a quel punto. Da quando aveva iniziato a sfuggirmi? Come mai non ho notato nulla? Di certo ha cercato di mandarmi un segnale, dirmi qualcosa che non ho saputo afferrare al volo. Dove avevo la testa?"

Come ha potuto vivere accanto a una donna per anni e non riconoscere i segnali (perché ci saranno stati!!) che gli avrebbero permesso di aiutarla a venir fuori da quel meccanismo infernale che l'ha spinta a preferire la morte alla vita?
Può una moglie custodire un segreto di tale portata e non tradirsi mai, in nessuna occasione? E lui, marito devoto ed amorevole...., come ha fatto ad essere così accecato da non accorgersi che stava perdendo la sua Sihem? Chi l'ha plagiata e indottrinata al punto da convincerla ad arrivare al gesto estremo?

Inizia così l'indagine personale di un uomo costretto a scavare nel passato e nei segreti della donna che credeva di conoscere come se stesso, e con la quale sognava di invecchiare insieme.
Trovare le risposte alle mille domande che gli rimbombano in testa non è semplice e richiede da parte sua un grande atto di coraggio.
Il coraggio di voler schiudere il velo su sua moglie, accettando la realtà: non la conosceva davvero, non era stato capace di leggere le ferite nel suo cuore, i suoi tormenti, i suoi veri pensieri.
Lui - che è andato via dalla propria famiglia, gettandosi alle spalle tutto ciò che era legato al suo essere arabo, per costruirsi un'esistenza nuova, più stimabile, irreprensibile agli occhi della società israeliana -  dopo la tragedia si ritrova a pagare comunque il prezzo della propria non appartenenza a quella società e, soprattutto, quello di essere il marito di una kamikaze: lui, che ha voltato la faccia al proprio popolo, si ritrova a ricevere disprezzo e odio da parte di quella stessa gente con cui voleva confondersi e amalgamarsi... e che adesso lo chiama traditore!

Il viaggio verso la verità sarà sconvolgente anche perché finalmente dovrà ammettere come egli  fino a quel momento abbia evitato di prendere posizione circa il conflitto che oppone il popolo palestinese a quello israeliano.
Sarà  per Amin un percorso iniziatico che, ricordo dopo ricordo, lo condurrà nei luoghi e tra le persone frequentati da Sihem negli ultimi tempi; incontrerà membri della propria famiglia che sapevano dell'adesione della donna alla causa palestinese e che adesso hanno paura a parlarne con lui perché rischiano la vita.
Ed infatti il viaggio del dottore verso la verità sarà irto di ostacoli e minacce in quanto lo porterà proprio  là dove nascono e crescono l'odio, la decisione di preferire il martirio a una vita di umiliazioni, là dove matura la convinzione che solo attraverso certi atti estremi, colpendo con violenza il  nemico che ti assedia ogni giorno, rubandoti terre, diritti, sogni e libertà, si dà un senso alla vita e si muore degnamente, conquistandosi il diritto di essere annoverati tra gli Eroi, benedetti da Allah.

Amin trova il coraggio di rimettere piede in quei territori dove si consuma un conflitto lungo e sfibrante, dove Golia calpesta Davide ad ogni angolo di strada, dove Sihem aveva preso coscienza di appartenere a un popolo che ha dovuto imparare l'arte di resistere e dove lei ha fatto sua la rabbia di chi è saturo di disprezzo e umiliazione.

"La vita mi ha insegnato che si può vivere d'amore e acqua fresca, di briciole e di promesse, ma che non si sopravvive al disprezzo.  (...) Non si sopravvive al disprezzo, quando solo questo si è visto per tutta la vita".

"Questa dolorosa ricerca della verità è il mio percorso iniziatico. Ridefinirò l'ordine delle cose, lo rimetterò in discussione, cambierò prospettiva?" si chiede Amin, e il lettore intraprende questo viaggio non facile in una terra martoriata, dove, dice un comandante delle milizie islamiche, ai giovani è impedito di "sognare (...). Cercano di rinchiuderli in ghetti finché vi si annullano. Per questo preferiscono morire. Quando i sogni sono conculcati, la morte  diventa l'ultima salvezza… (...) Non c'è cataclisma peggiore dell'umiliazione. È una disgrazia incommensurabile, dottore. Ti toglie la voglia di vivere."


"L'attentato" è un romanzo che "parla" di terrorismo, ma ridurlo solo a questo credo non gli renda giustizia. 
Piuttosto, direi che l'attentato kamikaze - pur con tutto il carico reale di angoscia e terrore che si porta inevitabilmente dietro -  sia una sorta di "pretesto" per condurre il lettore in un mondo di cui sentiamo parlare ma che ci sembra sempre così lontano da noi e di cui forse non sappiamo poi tanto.
Mi riferisco alle condizioni in cui versa quotidianamente chi vive in queste terre, a Jenin ad es.; mi hanno colpito molto le pagine dedicate a Jenin, vista con gli occhi del protagonista - pieni di angosciato stupore - e che diventano anche i nostri: 

"Il regno dell'assurdo ha devastato persino la gioia dei bambini. Tutto è sprofondato in un grigiore malsano. Sembra di essere in un'ala dimenticata del limbo, frequentata da anime logorate, da esseri spezzati, metà spettri metà dannati, immersi nelle vicissitudini come moscerini in una colata di vernice, il viso disfatto, lo sguardo stralunato, rivolto verso la notte, così disperato che neanche il gran sole della Samaria riesce a illuminarlo. 

Jenin è ormai solo una città sinistrata, un'immensa rovina; non ha nulla da dire e ha l'aria insondabile come il sorriso dei martiri, i cui ritratti sono affissi a ogni angolo di strada. Sfigurata dalle innumerevoli incursioni dell'esercito israeliano, di volta in volta messa alla berlina e resuscitata per far durare il piacere, giace nelle sue maledizioni, senza fiato e a corto d'incantesimi…"

Leggiamo questo libro passando da una tragedia collettiva (l'attentato) ad una famigliare e quindi personale, e le situazioni drammatiche - che sono al centro della storia - si colorano di una sfumatura avventurosa e quasi poliziesca (nella ricerca della verità, che porta il protagonista in un contesto pericoloso); le vicende narrate sono attraversate da toni inevitabilmente tristi, perché a dominare sono sentimenti ed emozioni di angoscia, doloroso stupore, disperazione, rabbia, impotenza, paura.

Tra queste pagine conosciamo un uomo che, come lavoro e missione di vita, ha scelto di salvare vite, di mettere in campo le proprie competenze per strappare delle esistenze alla morte; una persona che fa una scelta di questo tipo non può di certo accettare l'idea che si vada incontro alla morte (e la si procuri agli altri) in nome di un'ideologia religiosa. Non solo, ma è anche un uomo che aveva scelto di vivere in una gabbia dorata, lontano dalla tragedia del proprio popolo, fingendo che non lo riguardasse.

E sentiamo parlare di una donna bella e intelligente che, pur avendo un'esistenza invidiabile e desiderabile, decide di ripudiarla, perché l'amore per il proprio popolo continuamente vessato è più forte di tutto: del proprio matrimonio d'amore, della propria posizione sociale rispettabile, della bella casa a Tel Aviv, del marito devoto e innamorato. 
Più di se stessa.

E' un romanzo che ci induce a soffermarci su quanto sia devastante e logorante questo odio che deteriora e corrode questa striscia di terra, teatro "degli orrori che stanno trasformando la terra prediletta da Dio in un inestricabile immondezzaio dove i valori fondanti dell'Umanità marciscono a cielo aperto, l'incenso puzza come le promesse che ci rimangiamo e il fantasma dei profeti si copre il volto a ogni preghiera che si frange nel ticchettio delle culatte e nelle grida d'intimazione.".


Ho trovato questo libro commovente, lacerante, capace di narrare e trasmettere il dolore: quello privato - vissuto da un marito che non ha saputo cogliere i segni della sofferenza di una moglie che ha preferito farsi esplodere piuttosto che accettare le angherie subite dal suo popolo - e quello, appunto, del popolo palestinese rispetto alle politiche e all'assedio da parte del governo israeliano.

Con una scrittura fluente ed emotivamente potente, l'Autore esplora con intensità la dimensione psicologica dei personaggi, ci lascia ascoltare le parole di chi fa della Causa la propria ragione di vita, risultando, a mio avviso, amaramente autentico.


Note biografiche

Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1956, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità e ha scelto di vivere in Francia. In Italia sono pubblicati molti dei suoi romanzi, tra cui i due noir Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro del 2008 per la rivista letteraria «Lire» (adattato a film nel 2012). Con Sellerio: Gli angeli muoiono delle nostre ferite (2014), Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini (2015), L'ultima notte del Rais (2015), L'attentato (2016), dal quale è stato tratto il film di Ziad Doueirie, e Khalil (2018) .

lunedì 3 agosto 2020

Quotes about books&reading




"Un libro deve frugare nelle ferite, anzi deve provocarle. Un libro deve essere un pericolo
(Emil Cioran).


"Ma è bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che stiamo leggendo non ci sveglia come un pugno che ci martella sul cranio, perché dunque lo leggiamo? Buon Dio, saremmo felici anche se non avessimo dei libri, e quei libri che ci rendono felici potremmo, a rigore, scriverli da noi. Ma ciò di cui abbiamo bisogno sono quei libri che ci piombano addosso come la sfortuna, che ci perturbano profondamente come la morte di qualcuno che amiamo più di noi stessi, come un suicidio. Un libro deve essere un'ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi.
(Franz Kafka)






"Un libro è un regalo che puoi aprire ancora e ancora."
(Garrison Keillor)


"I libri sono una buona compagnia in momenti tristi e felici perché i libri sono persone speciali che sono riuscite a vivere restando nascoste dietro alle copertine, tra le pagine."
(Elwyn Brooks White)


Alcuni libri ci lasciano liberi e alcuni libri ci rendono liberi." 
(Ralph Waldo Emerson)

domenica 2 agosto 2020

Libri che diventano film


Dopo la sosta obbligatoria per il Covid-19, che ha fermato, tra le altre cose, il mondo del cinema, ritorniamo a dare un'occhiata a quei film in preparazione/in uscita e che sono tratti o ispirati a libri.





Il primo è LEI MI PARLA ANCORA, film che vede alla regia Pupi Avati e che è tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Sgarbi.

"Ho voluto raccontare la storia di un grande amore, quello tra Nino e Caterina, un amore lungo 65 anni, un amore che dura oltre la morte", ha dichiarato Pupi Avati.

Nel cast Renato Pozzetto (Nino), Stefania Sandrelli (Caterina), Isabella Ragonese (Caterina giovane), Lino Musella (Nino giovane), Fabrizio Gifuni, Chiara Caselli, Alessandro Haber, Serena Grandi, Gioele Dix, Nicola Nocella.

Inizio riprese il 3 agosto.

Nino e Caterina sono sposati da sessantacinque anni e si amano profondamente dal primo momento che si sono visti. 
Alla morte di Caterina, la figlia Elisabetta, nella speranza di aiutare il padre a superare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita, gli affianca Amicangelo, un editor con velleità da romanziere, per scrivere attraverso i ricordi del padre un libro sulla loro storia d’amore. Amicangelo accetta il lavoro solo per ragioni economiche e si scontra subito con la personalità di un uomo che sembra opposta a lui. 
Ma il rapporto tra i due diventerà ogni giorno più profondo fino a trasformarsi in un’amicizia sincera.

"Hai sempre amato le attenzioni di Elisabetta. La tua voce cambiava quando
parlavi al telefono con lei. Capivo chi era all'altro capo del filo dal tono che usavi. Quella dolcezza era riservata a lei. A Vittorio hai sempre parlato come parla un padre. A lei come una madre. A me come una donna. Possedevi il dono delle lingue. A ciascuno la sua. Nessuna mi aveva mai parlato così. Né nessun'altra l'ha mai fatto. Credo sia questa la cosa che mi ha fatto innamorare. La tua bellezza era l'esca, certo, ma è stata la tua testa a pescare nel mio cuore. Mai conosciuto una testa così. Lucida, vivida, fulminante. E io non sono mai stato tanto felice di aver abboccato a un amo. Un amore che vive anche adesso che tu non vivi più. Per questo il dolore è così grande. 'Finché morte non vi separi' è una bugia. Il minimo sindacale. Un amore come il nostro arriva molto più in là. E il tuo lo sento anche da qui." 

L'amore di Giuseppe Sgarbi per la moglie Rina, scomparsa un anno fa, è di quelli che non si trovano più. È stato un amore che ha dato pienezza, significato, profondità, valore e bellezza a una strada percorsa fianco a fianco negli anni. 




Greyhound - Il nemico invisibile è un film diretto da Aaron Schneider ed è l'adattamento cinematografico del romanzo del 1955 The Good Shepherd scritto da Cecil Scott Forester.
Nel cast Tom Hanks, Elizabeth Shue e Stephen Graham

Il film è ambientato nei primi giorni dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale e segue la vera storia del comandante della Marina statunitense, Ernest Krause.
Dopo anni, finalmente Ernest viene messo a capo di un cacciatorpediniere, la Greyhound, e alla guida di una flotta di 37 navi alleate.
Oltre a fronteggiare i temibili U-boat nazisti, i sommergibili della Germania, nelle acque imprevedibili dell'Atlantico del Nord, l'uomo dovrà affrontare anche i suoi demoni e gli scontri interni con il suo equipaggio.



Il film è disponibile direttamente in streaming online su Apple Plus TV dal 10 luglio 2020.
Fonti:


sabato 1 agosto 2020

BILANCIO DI LETTURE - LUGLIO 2020


Le mie letture del mese di luglio!!




  • GLI SCOMPARSI di A. Tripaldi. Un cadavere orribilmente mutilato, rinvenuto nel bosco; un ragazzo smarrito e magro, l'unico che potrebbe dare informazioni utili per l'inspiegabile omicidio; una giovane donna, commissario di polizia, alla ricerca di risposte racchiuse tra i fitti percorsi di boschi impenetrabili tanto quanto la mente del ragazzo; un giovane uomo appassionato di Criminologia con un cognome attorno al quale pesano pregiudizi e diffidenza.
  •  IL COLORE DEI FIORI D'ESTATE di A. J. Mayhew. Ci sono romanzi che - grazie ad una scrittura penetrante e potente, a una trama importante inserita in un contesto ben preciso e difficile, a personaggi intensi e realistici - riescono a coinvolgere il lettore e a a smuovere in lui molte emozioni.
  • UNA VALIGIA PIENA DI SOGNI di P. Simons. Un viaggio in Europa prima di andare al college si trasforma, per quattro amici (nonché due coppie di fidanzati), in un'inaspettata e dolorosa occasione per svelare ipocrisie, mettere in discussione relazioni sentimentali ed amicizie e fare i conti con ciò che davvero vogliono essere nella vita.
  • "IL VANGELO EBRAICO. Le vere origini del cristianesimo" di D. Boyarin: un saggio interessante col quale l'Autore di propone di raccontare una verità storica diversa da quella comunemente narrata: c'è stato un tempo in cui ebrei e cristiani erano molto più vicini di quanto non lo siano adesso, e se comprendiamo questo forse riusciremo ad oltre le convenzionali semplificazioni della Storia.
  • IL PUPARO di S. Lecce e C. Cazzato. Puoi essere un bravo ragazzo quanto ti pare, ma se la vita, imprevedibile com'è, ti infila in situazioni estreme e pericolose, dove, per salvarti la pelle, devi fare scelte discutibili..., puoi riscoprire lati di te che non credevi di possedere. E quel che succede a Giacomo Reale, il protagonista di questo avventuroso noir.
  • IL KILLER DELLE TOMBE di A. Hartung. C'è un assassino cui dar la caccia, tanto pericoloso quanto molto intelligente, che individua le proprie vittime secondo precise ragioni e la cui morte è anticipata da lapidi in cui vi è scritta la data del decesso di ciascuna, che avviene puntualmente e con caratteristiche molto simili tra loro. L'ispettore Jan Tommen è di nuovo al lavoro e deve arrestare la serie di morti che sta spaventando Berlino.
  • RITORNO A BLUE RIVER di G. Caputo. Quanto può essere difficile ritornare nel luogo in cui hai trascorso parte della tua vita e al quale sono legati ricordi di esperienze umilianti e dolorose? Per Grace Jones, giovane scrittrice di successo, è un vero e proprio atto di coraggio tornare a Blue River, sapendo che c'è il rischio di ritrovare quelle persone che in passato le hanno fatto versare molte lacrime.
  • UN MOMENTO FA, FORSE di G. Ardemagni: l'Autore ci narra una storia sì di perdita, dolore e amarezze, ma altresì di amicizia e voglia di fermarsi: fermarsi a riflettere, ad assaporare i momenti, a dimenticare il ticchettio costante dell'orologio che ci ricorda quanto siamo soggetti al tempo che ci scorre tra le dita come sabbia, a ritrovare noi stessi, sempre noi eppure diversi da come eravamo un momento fa. Forse.
  • "IL FANTASMA DELL'ABATE. La tentazione di Maurice Treherne" di L. M. Alcott. Amore, passioni, segreti, intrighi e tradimenti popolano le stanze di un'antica dimora, sorta lì dove anni prima c'era stata un'abbazia; ma a rendere l'atmosfera misteriosa ci pensa un'oscura e indefinibile presenza, che non sembra avere fattezze umane.
  • WALTER T. di D. Di Lodovico: un distopico dai tratti oscuri ed inquietanti, che racconta di un protagonista destinato a essere l'anomalia che rischia di mandare in frantumi il sistema in cui vive. 

Questo mese è stato ricco di letture meritevoli di menzione, quindi decidere i tre più belli non è proprio semplicissimo, ma lo farò comunque  ^_^


1. GLI SCOMPARSI per la suspense che ha accompagnato la lettura.
2. UNA VALIGIA PIENA DI SOGNI per il groppo in gola e la commozione che mi ha donato, soprattutto verso la fine.
3. IL COLORE DEI FIORI D'ESTATE per il tema della discriminazione razziale, che mi ha suscitato tanta rabbia.


Non amo particolarmente fare foto (a me stessa poi... ), ma vi lascio questa a testimonianza del fatto che... sono andata al mare!! 😀😀





CITAZIONE DEL MESE

Cominciate col fare ciò che è necessario,
poi ciò che è possibile. E all’improvviso
vi sorprenderete a fare l’impossibile.

Francesco d’Assisi


CANZONE DEL MESE


That I Would Be Good - Alanis Morissette


That I would be loved even when I numb myself.
That I would be good even when I am overwhelmed.
That I would be loved even when I was fuming.
That I would be good even if I was clingy.

That I would be good even if I lost sanity.
That I would be good whether with or without you.


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