domenica 26 giugno 2022

UNA CITAZIONE, UN'IMMAGINE

 


"Quando cerco di immaginarmi come potrebbe essere una vita felice, mi accorgo che da quando ero bambina l’immagine non è molto cambiata: una casa circondata da alberi e fiori, un fiume nei paraggi e una stanza piena di libri, e qualcuno che mi ami, nient’altro. Solamente potermi sentire a casa, e occuparmi dei miei genitori quando invecchieranno. Non dovermi muovere, non dovere mai più salire su un aereo, vivere serenamente e poi essere sepolta nella terra. Per cos’altro si vive?"

(Sally Rooney. Dove sei, mondo bello)


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sabato 25 giugno 2022

[[ Serie tv ]] RATCHED



Dopo aver terminato la sesta stagione della super citata Outlander, per non sentirmi troppo orfana ho cercato qualche altra serie che non fosse, però, troppo lunga, e mi sono imbattuta per caso in RATCHED.

Appartiene al genere horror e chi mi legge da un po' potrebbe ricordarlo: io non amo l'horror, però, navigando alla ricerca di informazioni e leggendo la trama e qualche breve giudizio sulla serie, ho capito che non era un horror contenente elementi parlanormal. Ecco, diciamo che secondo me è più un thriller psicologico con atmosfere, certe scene "forti" (con moooolto sangue) e musiche "da horror".

Un altro motivo che mi ha spinta ad iniziarla è il fatto che si basi sul celebre romanzo del 1962 "Qualcuno volò sul nido del cuculo" scritto da Ken Kesey e di cui è fondamentalmente il prequel.

La serie è del 2020, ideata da Evan Romansky, con Sarah Paulson (Mildred Ratched), Finn Wittrock
(Edmund Tolleson), Cynthia Nixon (Gwendolyn Briggs), Jon Jon Briones (Richard Hanover), Charlie Carver (Huck Finnigan), Judy Davis (Betsy Bucket), Sharon Stone (Lenore Osgood).

La protagonista indiscussa della serie è l'infermiera Mildred Ratched, personaggio presente nel romanzo di Kesey.

In questo thriller/horror psicologico si raccontano le origini di Mildred, che ha lavorato come infermiera di guerra e che nel 1947 arriva nella California del Nord con la speranza di poter donare la propria professionalità in un prestigioso ospedale psichiatrico diretto dal dottor Hanover.

In questa struttura si svolgono esperimenti nuovi (e un tantino inquietanti, oltre che molto discutibili, ma consideriamo anche in che epoca siamo) sulla mente umana
Per dirne una, il buon Hanover si appassiona a ogni pratica innovativa, tipo la lobotomia, praticata con fervore ed entusiasmo al cospetto di giornalisti e personale ospedaliero, o la idroterapia (sottoporre il povero paziente a sedute di acqua bollente e poi ghiacciata per soffocare certi... impulsi).
Benché Hanover sembri sinceramente intenzionato a portare benefici ai propri pazienti, ciascuno con le proprie turbe psichiche, i risultati raggiunti non sembrano dei migliori, e soprattutto i metodi per raggiungerli sono decisamente controversi, se non proprio disumani.

Ad es., all'interno dell'ospedale, si possono trovare non solo pazienti schizofrenici o psicotici, ma anche donne "affette" da lesbismo, la cui perversione va ovviamente curata in quanto ritenuta una bieca e vergognosa malattia...

Ad ogni modo, partiamo dalla scena iniziale, che è tutto un programma in quanto a violenza e spargimento di sangue: un giovane uomo, dallo sguardo non proprio rassicurante, compie una strage ammazzando con estrema efferatezza quattro preti; uno di questi pare sia il suo padre biologico perché in passato ha abusato della madre del killer (che quindi è frutto di uno stupro). 
Sopravvive solo un giovane prete, che riesce a nascondersi sotto al letto e a vedere comunque in viso l'assassino, il cui nome è Edmund Tolleson.

Torniamo a lei, a Mildred.
Ovviamente capiamo da subito che la donna - col suo fare rigido, impettito, serioso, di poche parole - ha qualcosa che non va, nel senso che dietro quella facciata di donna perfettina si nasconde qualcosa di oscuro e pericoloso.
Perché vuole per forza lavorare nell'ospedale di Hanover? Farebbe di tutto per farsi assumere ed è infatti pronta ad ordire un tranello perché venga licenziata un'infermiera così che lei possa essere assunta al suo posto.
Hanover è in soggezione al cospetto di questa donna sicura di sé, raffinata, calma ma determinata e - sembra - preparata e professionale, oltre che entusiasta all'idea di poter lavorare accanto ad un luminare del calibro di Hanover.
Ad essere invece moooolto diffidente verso questa nuova collega è la caposala, Betsy Bucket che - essendo innamorata del direttore, che invece la snobba con fare scocciato e scorbutico - non vede di buon occhio la presenza ingombrante di questa donna, che gira attorno al "suo" dottore interpretando la parte dell'infermiera perfetta e della primadonna a tutti i costi.
Tra Betsy e Mildred ci saranno scintille ogni giorno e pure per un nonnulla, anche se il loro rapporto conflittuale è destinato ad evolvere.

Sotto quella apparente eleganza, Mildred nasconde un animo burrascoso e una personalità... strana; tiene gli altri esseri umani a debita distanza, non dà confidenza a nessuno, non ama essere sfiorata neppure per sbaglio, sembra dimostrare sensibilità verso i pazienti ma poi, al contempo, non esita a sottoporli alle assurde cure dell'esaltato direttore.
Anche se... un cuore ce l'ha pure lei e, grazie ad un inserviente con il volto deturpato ma dall'anima gentile e pura (Huck), cercherà in tutti i modi di aiutare due povere pazienti sottoposte a cure disumane.

A un certo punto nella clinica arriva il killer della scena iniziale, Edmund; l'uomo dovrà passare del tempo in ospedale sotto il controllo e i tentativi terapeutici di Hanover, il quale dovrà stendere una relazione finale e rispondere alla domanda: Tolleson è pazzo e quindi deve restare a vita in manicomio o è sano di mente? In questo caso, dovrà affrontare il processo e molto probabilmente la pena di morte.

Mildred è giunta in clinica per lui, per Edmund; lo sta cercando da anni, vuole riabbracciarlo in quanto egli è suo fratello.
Su questo ci sarebbe da fare qualche precisazione, ma per non guastarvi la visione vi dico solo che i due condividono un'infanzia difficilissima, costellata da abusi e maltrattamenti, e questo ha inevitabilmente condizionato le loro esistenze.

Mildred è intenzionata ad evitare al fratello la pena di morte, ma non sarà affatto semplice in quanto le cose si complicano quando Hanover si affida al governatore della California per ricevere aiuti economici per l'ospedale: il politico, dopo un'iniziale titubanza (dovuta al fatto che non gliene può fregar di meno dei malati di mente), accetta di aiutare il "dottore dei pazzi", sperando che questo possa fargli guadagnare dei voti in campagna elettorale; in particolare, punta sul caso Tolleson, nel senso che il governatore si convince che mandare sulla sedia elettrica il pericoloso killer che ha sgozzato quattro poveri preti sicuramente lo renderà popolare e gli farà vincere le prossime elezioni.

Un personaggio molto importante nella serie è la portavoce del politico, Gwendolyn Briggs, una donna garbata, fine e cortese, che ha il suo piccolo segreto: è lesbica ed è attratta dalla brava e distinta infermiera Ratched.
Questa all'inizio si sentirà oltremodo turbata, per non dire offesa. dalle avances di Gwendolyn, ma chi ci dice che il suo turbamento non sia indice del fatto che Mildred sia confusa dal turbinio di sensazioni ed emozioni che fino ad allora non aveva mai provato per esponenti del suo stesso sesso?

Nonostante la sua gelida riservatezza, la Ratched non è in odor di santità e castità, e durante il suo soggiorno presso il motel (di proprietà di una donna impicciona e sciocca), avrà modo di sollazzarsi in compagnia di un omone misterioso, che si scoprirà essere un sicario.

L'uomo sta cercando Hanover per farlo fuori e consegnare la sua amabile testolina alla donna che lo ha assoldato, la signora Osgood, che odia a morte il dottorino (che, scopriamo, non si chiama davvero Hanover) per aver rovinato la vita al suo unico figlio.

Altro personaggio che avrà il suo ruolo non irrilevante è un'altra infermiera: Dolly, una ragazza bellina e frivola, che si invaghisce di Edmund e mollerà tutto per provare a farlo evadere. 

Ok, mi fermo davvero, non vi aggiungo altri elementi sulla trama; piuttosto, vi dico cosa mi è piaciuto di questa prima stagione, che si vede in un niente perché accattivante, oltre che breve (otto episodi).

- Il contesto della clinica per malati mentali, che ha sempre il suo torbido fascino in virtù dei metodi di cura delle diverse malattie mentali; purtroppo, la psichiatria di quel tempo ha ancora tanta strada da fare, ad es. nello svestirsi dei pregiudizi in merito agli orientamenti sessuali delle persone (giudicate come malattie da curare, anzi estirpare, dalla mente degli immorali di turno), o nella convinzione di poter guarire i malati con pratiche terribili, come quelle citate più su.
C'è un caso, però, che Hanover prende a cuore e in cui manifesta, forse per la prima ed unica volta, un desiderio sincero di curare una paziente affetta da disturbo dissociativo d'identità attraverso un approccio terapeutico meno... "stravagante" (ipnosi), e a un certo punto pare quasi riuscire nell'intento di guarirla. Ma si sa, l'effetto sorpresa è sempre dietro l'angolo. 

- Il personaggio di Mildred Ratched è conturbante, molto sfaccettato e complesso; ora appare come una folle lucida e calcolatrice, ora come una donna piena di fragilità; a volte ci sembra cinica e indifferente, in altri momenti mostra un'inaspettata umanità (tanto da essere chiamata "angelo della misericordia"); il suo passato doloroso spiega sicuramente molte cose della sua complicata e contraddittoria personalità, nonché del rapporto morboso con il fratello.

- Edmund attrae perchè alla fine ci lascia nel dubbio: è pazzo, seriamente squilibrato - e per questo incontrollabile, imprevedibile - o è sano di mente e "semplicemente" cattivo, privo di moralità, di sensi di colpa, di rimorsi? 

- La parte narrativa relativa alla ricca signora Osgood (interpretata da una bravissima Sharon Stone) e al suo amato figliolo (che sta fuori come un balcone) ci regala alcune delle scene più assurde, disturbanti e violente; la scimmietta, fedele compagna della donna, è la più normale della famiglia.

- Ho trovato irresistibile il personaggio di Betsy, che è simpaticissima e darà vita a momenti che strapperanno addirittura dei sorrisi divertiti, il che "fa strano" se pensiamo che non è proprio una serie in cui ci scappa da ridere ogni mezzora. Ma lei è così particolare, eccentrica, solare - ama il suo lavoro, il suo ruolo di caposala, è fanciullescamente pazza di Hanover... - ed è in fondo una donna sensibile e generosa, che è impossibile non prenderla in simpatia.

- Le musiche alla Hitchcock mettono un'ansia che non vi dico e ben sottolineano le scene in cui sta per accadere qualcosa di pericoloso, terribile, violento..., insomma in cui qualche sfortunato sta per lasciarci e non proprio placidamente.

Ovviamente la serie termina in modo tale da lasciarci con il fiato sospeso, consapevoli che ci aspetta un'altra mattanza da parte di...
Ve lo lascio scoprire, se guarderete la serie.

Io la consiglio, è avvincente, ti prende e non vedi l'ora di vederla e finirla tutta subito.

venerdì 24 giugno 2022

[[ RECENSIONE ]] IL GIARDINO DELLE OMBRE CINESI di Viviana De Cecco



Quando un pacchetto contenente delle lettere scritte dalla defunta madre giunge nelle mani di Beatrice, la ragazza è confusa: quelle lettere sono state scritte nel 1921..., ma come è possibile se sua madre è morta dandola alla luce nel 1919?
Beatrice capisce che c'è un passato, fino a quel momento tenuto nascosto, che chiede di essere svelato, perché solo facendo entrare la luce nel buio le ombre possono sparire.


IL GIARDINO DELLE OMBRE CINESI 
di Viviana De Cecco 



Genesis Pub.
144 pp
2019
«L’ombra non esiste, Liliana. Anch’essa nasce dalla luce. Senza di essa, esistono soltanto buio. Un po’ come il destino. Se non lo alimenti con la luce della felicità, diventa un deserto di morte.»


Beatrice vive in Sardegna, a Cagliari, con suo padre Rodolfo (medico) e sua sorella minore, Clelia.
È il 1938 e quello sarebbe un giorno come gli altri, se non fosse per gli incubi che spesso turbano il sonno della ragazza e per l'arrivo del postino, che le consegna qualcosa di inaspettato.

Si tratta di un pacchetto con dentro un misterioso origami a forma di rosa bianca, con cui è possibile creare delle ombre cinesi sul muro, e alcune lettere ingiallite dal tempo.
Chi le ha mandato questo pacco? Il mittente non è riportato ma, aprendo le buste delle lettere, Beatrice resta scioccata: sono state scritte da una mano incerta, da una persona che viveva a villa Clara... nel 1921.
E questa persona altri non è che Liliana, sua madre.

Ma com'è possibile? Il padre le ha sempre detto che Liliana è deceduta nel 1919, dandola alla luce.
Eppure, quelle lettere, con un ritardo di non pochi anni, sono nelle sue mani e dicono un'altra verità: sua madre è sopravvissuta al parto e ha vissuto in un luogo dove si sono presi cura di lei.
Quelle lettere, vergate dalla mano di Liliana, sono lì aperte e pronte ad aprire una finestra sul passato, portando alla luce segreti di famiglia e vergognosi intrighi che finalmente Beatrice sta per conoscere.

Con la lettura delle lettere da parte di Beatrice, la narrazione passa dal 1938 al 1918, a quando la giovane Liliana viveva in casa della suocera Matilde, in attesa che la guerra finisse e riportasse indietro Rodolfo, il marito di Liliana, un uomo di dieci anni più grande, sposato senza amore ma solo per la posizione sociale ed economica.
Tra i due sposi non c'era complicità, confidenza, e dopo poco tempo dal matrimonio era intervenuta la guerra a dividerli, mandando l'uomo in trincea.
Liliana vive con la signora Matilde e la servitù in una grande casa nella quale, però, si sente in gabbia.
A farle compagnia ci sono solo le ombre di un'esistenza infelice, priva di affetto, di comprensione, di carezze, di una presenza che le doni protezione e amore.
Il ritorno del marito dal fronte è atteso come se fosse una speranza di liberazione da quella vita soffocante, controllata dallo sguardo arcigno e malevolo della suocera.

Ma quando Rodolfo, infine, ritorna a casa, per Liliana si aggiunge un altro problema, costituito da un'altra presenza ingombrante.

Rodolfo porta con sé un amico, conosciuto in guerra e che per lui è una figura importante: si chiama Lorenzo, è un giornalista e Rodolfo gli sarà per sempre debitore perché l'altro gli ha salvato la vita!
Starà nella loro grande casa per tutto il tempo che vorrà, come loro ospite.

Liliana sente un immediato turbamento al cospetto di quel giovanotto affascinante ed enigmatico, che la guarda con aria sfrontata, di sfida, provocatrice e come un lupo rapace in cerca della preda.
Perché Lorenzo questo rivela pian piano di essere: un predatore, un uomo calcolatore, cinico, che ha in mente un losco piano per approfittare della generosità e della riconoscenza di Rodolfo.

Certo, quella sua mogliettina diffidente e ostile potrebbe causare problemi, ma Lorenzo è dotato di acume e di un'intelligenza spietata, e capisce subito che quella bella fanciulla è un'infelice, chiusa in un matrimonio che non reca gioia a nessuno dei due (Rodolfo non fa nulla per nascondere il fastidio che gli provoca la vicinanza della moglie) e vittima passiva e inerme di una suocera che la disprezza.

Forse, tutta questa cappa opprimente di infelicità, che fa da padrona tra quelle mura, potrebbe tornare a suo vantaggio, ed è così che ordisce una trappola in cui far cadere la povera Liliana.

Liliana, che si sentiva "un’ombra incatenata alla sua esistenza isolata", il cui cuore vagava inquieto e insoddisfatto tra le stanze di una prigione priva d'amore, ha avuto la sfortuna di incontrare sul proprio cammino un'altra ombra, Lorenzo.
Lorenzo è un uomo ozioso, apatico, indolente, che non ha progetti per il futuro, che non ama sobbarcarsi di responsabilità e oneri e che è disposto a mettere a tacere la propria coscienza quando a indurlo ad agire sono motivazioni torbide, malevoli, insensibili, e se per raggiungere i propri scopi è "costretto" a mentire, a prendere in giro, a tradire... bene, così sia!

No, Lorenzo non è l'uomo giusto per portare fresche novità nella grigia esistenza di una ragazza che ha già il suo bel daffare per dissipare le proprie ombre.

Cos'ha in mente il giornalista? Come pensa di mantenersi a Cagliari? Vuol davvero abusare della pazienza e dell'ospitalità di Rodolfo per un tempo illimitato?
E cosa vuole dalla bella Liliana, la quale a un certo punto comincia a vedere quel giovanotto con occhi diversi, più indulgenti e curiosi? Cederà al fascino misterioso di lui?

Il lettore segue con interesse le vicende di Liliana negli anni 1918-1919, venendo a conoscenza di ciò che le è capitato, di quanto infauste siano state quelle due presenze maschili (nessuna delle due è stata capace di amarla e di darle un po' d felicità...) nella sua giovane vita, e come sul triste destino della ragazza abbia giocato un ruolo non indifferente anche la suocera.

Dalle lettere, Beatrice apprende che, quindi, sua madre non è affatto morta nel partorirla, ma negli anni successivi era ancora viva, anche se chiusa in una struttura particolare, che accoglieva donne fragili come sua madre.
Come è finita in quel posto?
Ma soprattutto, come sono arrivate queste lettere, sfidando il tempo e il peso di verità oculatamente nascoste per tutto quel tempo?
Chi ha deciso di far affiorare questi segreti di famiglia?

Suo padre è un uomo taciturno, riservato, ombroso, chiuso nei suoi impenetrabili silenzi e Beatrice ha sempre avvertito da parte sua una sorta di astio malcelato e non di rado, negli anni,  le sembrava di cogliere sguardi carichi di ostilità da padre del genitore.
Perché? Forse Beatrice gli ricordava troppo Liliana e il pensiero di quella prima moglie lo addolorava?

Quelle lettere finalmente aprono un pesante e scuro velo sul passato della sua famiglia e, grazie ad esse, Beatrice può tentare di ricostruire l'esistenza di quella madre mai conosciuta e da lei sempre rimpianta. 

"Desiderava riappropriarsi di un passato sepolto tra le macerie del tempo, ma aveva l’impressione che scavare tra quelle rovine non le avrebbe restituito la pace tanto agognata."

Ma quegli scritti, per quanto preziosi, non sono sufficienti a scoprire tutta la verità. Sarà necessario che qualcuno che sa prenda il coraggio di raccontare, confessare, ammettere le proprie colpe, chiedere perdono e restituire al cuore di questa figlia l'immagine appannata di una madre che per troppo tempo è rimasta imprigionata tra le ombre  che ne hanno sempre caratterizzato l'esistenza.

"Il giardino delle ombre cinesi" è un romanzo che ho letto con coinvolgimento e interesse grazie a una scrittura elegante, assolutamente consona al periodo (anni Venti e Trenta) in cui sono collocate le vicende, delicata, che sa tenere viva l'attenzione del lettore e, soprattutto, sa come presentare i personaggi in modo da farci entrare nel loro mondo personale, facendocene conoscere i pensieri, il buio che hanno dentro, i sentimenti, le fragilità, le loro azioni all'interno di una vicenda contrassegnata da passioni impossibili, amori segreti, tradimenti e malvagi raggiri, che ci mostrano come l'amore e il destino non possano sopravvivere ma appassiscano come fiori, se privati della luce, che dà vita e calore.

Affascinante e realistico lo sfondo della città di Cagliari, di cui l'autrice menziona specifici luoghi (ha inserito anche un glossario per identificare i termini sardi e i luoghi del romanzo).

Ringrazio di cuore Viviana per avermi dato l'opportunità di leggere questo suo libro e non mi resta che consigliarvelo perché ha una storia bella e intensa, raccontata con uno stile molto piacevole e scorrevole.


giovedì 23 giugno 2022

[ Serie tv ] OUTLANDER - sesta stagione ** recensione a modo mio **

 

Ho avuto modo di vedere la sesta stagione della serie tv Outlander, ispirata ai romanzi di Diana Gabaldon.



Le prime cinque le ho viste tutte di seguito, non mi sono fermata fino a quando non sono arrivata all'ultima puntata della quinta stagione.

Puntata per me difficile da mandare giù perché vedeva la povera Claire finire nelle luride mani di Lyonel Brown e dei suoi uomini, e subire le peggio cose da parte di quei barbari.

Certo, Jamie Fraser e i suoi l'hanno liberata e si son vendicati delle malefatte di quegli esseri, ma Claire continua ad essere ossessionata dal ricordo di quel mostro di Brown, il cui "fantasma" non cessa di farle visita, tormentandola, regalandole incubi e rischiando quasi di farla impazzire.

Nella sesta stagione, quindi, continuiamo a seguire i Fraser mentre cercano di proseguire la loro vita..., ma quando mai per Claire e Jamie sono previste la serenità e l'assenza di problemi?

Anzitutto, al Fraser's Ridge giunge un personaggio che sin da subito "ci puzza" e difficilmente punteremmo su di lui per farne il nostro consigliere più fidato: sto parlando di Thomas Christie, un reverendo protestante che sbuca direttamente dal passato dello stesso Jamie.

I due, infatti, sono stati prigionieri ad Ardsmuir (1753) e i loro rapporti non sono stati dei migliori, anche se Tom aveva comunque potuto constatare come Fraser fosse un uomo leale, coraggioso, disposto a sacrificarsi per i suoi uomini. 

Adesso che è anche lui in Carolina, assieme ad altri compatrioti protestanti, cerca ospitalità nella colonia dei Fraser e, nonostante Jamie non serbi tutta questa stima per Christie, non lo manda via e lo lascia stare da loro, assieme ai di lui figli, Alan e Malva.
 
Ecco, questi due signorini creeranno non pochi problemi al Ridge, in particolare lei, Malva, con il suo bel faccino e quella bocca sempre pronta a sputare giudizi citando versetti biblici a caso.
Malva, in fin dei conti, è pur sempre figlia di suo padre, un uomo oltremodo severo, bigotto, osservante dei principi della Scrittura in senso stretto e ottuso, e non esita a prendere a frustate la figlia se ritiene che si stia comportando come una peccatrice.
Non solo, ma non fa che ricordarle la fine che ha fatto quella poco di buono di sua madre, una strega che è morta come meritano di morire le donnacce come lei che si fanno sedurre dal diavolo.
Bene, la cara Malva, che sembra tutta innocente e ingenua, tirerà fuori le unghie, saprà come circuire addirittura Claire, che le si affezionerà e la lascerà fare da assistente durante i suoi trattamenti medici, e architetterà un diabolico piano per creare scompiglio in casa Fraser.
Ma una mano sconosciuta la fermerà e questo però non sarà un bene per Claire e Jamie...

Sul fronte Fergus e Marsali, assistiamo ai problemi coniugali della coppia, dovuti alla tendenza di Fergus ad alzare il gomito troppo spesso; la dipendenza dall'alcool lo rende indolente verso i propri doveri di marito e padre, e non di rado aggressivo, soprattutto perché Marsali - che ha sempre avuto un bel caratterino - fa sentire la propria voce, e ora cerca di stimolarlo ad essere un uomo migliore, ora lo rimprovera quando serve, il che fa innervosire Fergus.

Perché questi, che è sempre stato un ragazzo maturo, dotato di buon senso e responsabile, si comporta così?
Eh, il povero ragazzo si sente in colpa per non aver protetto Marsali e Claire dalle azioni malvagie di Brown & co.; questo pensiero lo tormenta e lo getta nella frustrante convinzione di non essere un uomo capace di proteggere chi ama.
Quando per Marsali  arriva il momento del parto, le cose tra i due sembrano migliorare, fino a quando il piccolo viene alla luce e, al solo guardarlo, Fergus resta scioccato.
Il neonato, infatti, ha un "piccolo" problema: è un nano...
E accettare un nano in quella comunità di uomini e donne ancora troppo influenzati dalla superstizione e da un pauroso mix di convinzioni pagane e religiose, non sarà semplice.

Ci sarà un po' di pace per Fergus e famiglia?

Capitolo Lizzie.
Ecco, anche lei ci è sempre sembrata ingenua, quasi terrorizzata dai maschi e dall'idea del sesso... e invece la fanciulla ci stupirà: zitta zitta e con un candore da far sorridere, ci darà dentro e instaurerà non una ma una doppia relazione amorosa, con due baldi giovani del Ridge. 

Brianna e Roger: si amano, sono così felici con il loro amatissimo Jemmie, a proposito del quale verrà 
finalmente fuori la paternità; così, casualmente, mentre i due gli danno un'occhiata in testa :-D
La loro serenità coniugale verrà giusto un po' offuscata dalla cattiveria di Malva ma niente di irreparabile.

Inoltre, Roger comincia a trovare il proprio ruolo all'interno del Fraser's Ridge.
Lui, un accademico proveniente dagli anni '60 del Novecento, che cosa potrebbe mai fare nella seconda metà del Settecento, tra guerrieri e coloni?
Ecco, forse forse un posto per lui esce: è pur sempre figlio (adottivo) di un reverendo, no? E se quella dei sermoni fosse anche la sua strada?

Ian
.
Il passato ha lasciato una ferita incurabile nel suo cuore: mentre era presso gli indiani il giovane s'era innamorato, ricambiato, di una bella nativa; ma qualcosa di drammatico è intervenuto e non solo li ha separati, ma ha fatto sì che, oltre ad un amore naufragato, Ian soffrisse anche per un'amicizia tradita.
Questa esperienza dolorosa lo aveva indotto a lasciare la comunità degli indiani e a far ritorno dallo zio Jamie, ma quando si fa un patto di sangue con gli indiani, esso resta valido e al momento opportuno essi sanno come darti una mano e difenderti perché sei uno di loro.

Lo stesso Jamie tasterà con mano la fedeltà, il coraggio e il tempismo degli indiani, che verranno in suo soccorso in un momento per lui molto difficile.

Tra lui e Claire le cose andrebbero alla grande se non fosse che la vita ha sempre qualche cattiva sorpresa.
La passione non li abbandona mai, come anche la voglia di sostenersi l'un l'altro, di proteggersi a vicenda; certo, Claire cerca sempre di risolvere i problemi da sola, di non confidare al marito ciò che la fa star male, per non dargli ulteriori preoccupazioni, ma Jamie è sempre lì, pronto ad aspettarla, ad ascoltarla, a confortarla.

Abbiamo già detto che Clare ha i suoi maledetti demoni a tormentarla, nella persona di Brown, il cui odiatissimo ricordo sembra materializzarsi sotto i suoi occhi per dirle un sacco di cattiverie. 
E come fa la nostra "guaritrice" per mandare via quelle "visioni", quella voce malefica? Respirando etere come se fosse una droga, con l'obiettivo di cadere in un sonno profondo per un po' e zittire la brutta faccia che la perseguita.
Ma questa dipendenza le si ritorcerà contro e finirà per metterla nei guai...

La sesta stagione consta solo di otto episodi e ovviamente l'ultimo finisce in modo da farci esclamare: "Eh no, dai, come faccio a resistere fino alla prossima stagione!!! Devo assolutamente sapere cosa accadrà!".
Non dimentichiamo che, oltre a tutti i problemi personali e di comunità (piccolo appunto: i coloni che vivono al Fraser's Ridge sono una massa di ingrati! Non ci si può fidare, sarebbero pronti a tradire Jamie per niente!), c'è la guerra d'indipendenza che incombe e, con essa, la brutta fine che attende le comunità dei nativi americani.




Vabbè io ho amato anche questa stagione, ma è tutta la serie che adoro alla follia; credo che cederò alla tentazione di rivedermi qualche puntata delle stagioni precedenti, perchè  Outlander crea dipendenza e quando non vedo Jamie e Claire vado in crisi d'astinenza.
Menomale che comunque ci sono anche i libri da leggere.

E voi, la state seguendo? O siete tra coloro che magari l'hanno iniziata e poi interrotta?

martedì 21 giugno 2022

Benvenuta, Estate! - Summer Booktag 2022



Oggi ha inizio l'estate!!!
E come celebrare il solstizio d'estate sul blog se non attraverso un booktag tutto estivo?

E' un mix di tag presi da due blog differenti; sotto troverete i link.


Bevanda ghiacciata: un libro rinfrescante


Sicuramente mi viene in mente un romanzo simpatico, di quelli leggeri e adatti a questo periodo, che ti "rigenerano" proprio come quando plachi la sete con un drink ghiacciato.

Ecco, pensavo quindi alla Kinsella e un suo libro, in particolare (il primo che ho letto, tra i suoi): SAI TENERE UN SEGRETO?, che - ricordo - mi ha divertito moltissimo; lo lessi praticamente sotto l'ombrellone e fu uno spasso.


Zucchero filato: un libro soffice e dolce



Oh di libri dolci ne ho letti diversi negli anni; scegliere è arduo, ma mi butto su IL PRIMO ULTIMO BACIO di Ali Harris, letto  diversi anni fa e di cui ho ancora un retrogusto dolce in bocca ^_-


Occhiali da sole: un libro oscuro


IL MARCHIO PERDUTO DEL TEMPLARE di G. Scavuzzo: è una lettura di quest'anno e ha un mix di horror e paranormal che per me è... troppo. Troppo oscuro, appunto.


CAPPELLO DA SOLE: UN LIBRO CON UN'AMBIENTAZIONE MOLTO VASTA.

Ehm..., non mi dite niente ma cado su La straniera, di Gabaldon, e le "sue" suggestive Highlands scozzesi. Adorooooh! 
A dire il vero, adoro anche l'ultima ambientazione, che è quella americana, la Carolina del Nord, dove i Fraser stanno cercando di farsi una vita mentre gli echi della guerra d'indipendenza americana si fanno sentire.






FIORI TROPICALI: 
SCEGLI UN LIBRO AMBIENTATO IN UN PAESE ESOTICO


L'ISOLA SOTTO IL MARE di Isabel Allende è ambientato a Santo Domingo. Spero sia abbastanza esotico :-D


Picnic in una giornata piovosa: un libro triste 


Non mi piace molto la definizione di libro triste, perchè potrebbe essere fraintesa; triste ok ma non perché sia stato brutto >>  L'AMORE E LE FORESTE di Eric Reinhardt, che racconta il matrimonio travagliato di una donna con un marito assolutamente incapace di amare.



Sabbia: un libro che ti ha irritato

Hum..., forse CON LE PEGGIORI INTENZIONI di Alessandro Piperno, per il suo linguaggio volutamente ricercato e verboso.


LIMONATA: 
UN LIBRO CHE È INIZIATO AMARO MA POI È MIGLIORATO



Ricordo che quando lessi GENERAZIONE PERDUTA di Vera Brittain pensai che lo stile fosse un po' pesantuccio, ma giunta alla fine fui comunque felice di aver letto un libro che è autobiografico e che narra come la guerra porti solo sfacelo nelle vite dei singoli come delle collettività.


Gelato caduto: 
un libro che hai capito da subito che non sarebbe stato come lo volevi


LA PICCOLA BOTTEGA DEI RICORDI di Anneliese Corbrion: dalle prime pagine avevo capito che sarebbe stata una lettura deludente :(


Palma: un grande libro che hai amato


Eh quanti ce ne sono di libri amati!!

Ne dico uno per stimolare a leggere libri sull'argomento che fa da sfondo alla storia: COME IL VENTO TRA I MANDORLI di Michelle Cohen Corasanti  che ci racconta, attraverso il punto di vista di un ragazzo palestinese nato e cresciuto in una terra devastata e sotto il controllo militare israeliano, una storia di amore ed amicizia, e soprattutto la storia di un ragazzo che imparerà a sue spese quanto alto sia il prezzo dell'odio ma altresì quanto sia forte il potere dell'amore e del perdono.


Falò: un libro che vuoi bruciare

No dai, nessuno. Non darei alle fiamme i libri, neanche quelli che ho mano amato. Per principio, proprio. Se volessi liberarmene, lo darei piuttosto o a qualcuno che, credo, lo apprezzerebbe o al massimo lo riporrei su una bancarella di libri usati :-D





Fonti: 

https://pastmidnight.home.blog/2021/07/02/summer-book-tag-2021/

https://tinyobsessions.wordpress.com/2015/08/26/the-summer-book-tag/

lunedì 20 giugno 2022

[[ RECENSIONE ]] LA BEFANA VIEN DAL NORD di Emanuela Molaschi



C'è sempre il tempo per cambiare vita; c'è sempre un modo per esercitare la speranza, il perdono, l'empatia, e per dare a se stessi e a chi ci circonda la possibilità di dare una svolta alla propria esistenza.
Anche quando si fanno degli errori o quando ci si sente soli, incompresi, o quando è una malattia invalidante a bloccarci.
"Nulla è impossibile se credi e credi in te."


LA BEFANA VIEN DAL NORD
di Emanuela Molaschi


86 pp
Quando sei affetto da una patologia invalidante, uno dei tuoi desideri più grandi è che ci sia una cura, e se non una cura definitiva, per lo meno qualcosa che ti permetta di vivere in modo dignitoso e di soffrire il meno possibile.
Una delle protagonisti di questo breve romanzo di Emanuela Molaschi è Laura, una giovane ragazza ipovedente e affetta da fibromialgia che attende la propria medicina e spera di poterne usufruire a breve. 

Il farmaco è stato creato da turchi e irlandesi ma un giorno accade qualcosa di inaspettato, che getta Laura nella preoccupazione: la medicina, che è conservata nel laboratorio turco Kaya, viene fatta sparire.

Chi l'ha rubata e perché?
Si scopre che è stato Hakan, che l’ha sottratta per indispettire uno degli scienziati del laboratorio e avere la meglio sul suo ex compagno di classe, ora erede dell'azienda.

Laura decide di non starsene con le mani in mano ma di mettersi alla ricerca della Fibronormal contattando Chris, un hacker, e lo stesso erede dei Kaya (il derubato Ferit), per provare a recuperare la necessaria medicina.
Alla loro avventura partecipano anche Bella, ragazza italo-turca, e le due conosceranno anche Osman, un ragazzo molto gentile.

Sin da subito gli ostacoli non mancheranno, a partire dalla famiglia di Laura, che non vuole che la ragazza si infili in una "missione" del genere, che potrebbe rivelarsi pericolosa; lo stesso Ferit è perplesso, ma poi si lascia convincere perché scopre l'utilità degli studi di Laura, la quale è appassionata di Enneagramma, uno strumento che individua  e descrive la personalità secondo nove modelli principali, e permette, a chi lo conosce, di sapere come rapportarsi con esse, in base ad affinità e a modi di interagire tra i diversi tipi di carattere.

Lo scienziato vuole che Laura utilizzi delle tecniche specifiche e l'enneagramma per capire Hakan e i suoi complici per poi farli confessare, anche se la ragazza è sulle prime un po' restia ad utilizzare l'Enneagramma per questo scopo, soprattutto perchè la sua applicazione non è qualcosa di matematico.

Dopo non poche traversie, Laura e Bella riusciranno a incontrarsi e attuare un piano per recuperare la medicina.

Il racconto punta molto su un sentimento importante, che poi è alla base di ciò che motiva e dà senso alle nostre azioni: la speranza, in grado di operare miracoli, se solo la sai usare.

"...dove c’è il coraggio c’è la forza, dove c’è la forza c’è la sicurezza, dove c’è la sicurezza si crede e dove si crede, l’impossibile passato, diventa il possibile presente e quindi il possibile futuro."

Il modo di raccontare dell'autrice è particolare, il libro va letto con calma e senza fretta, anche perché lo scopo non è semplicemente quello di intrattenere il lettore raccontandogli una storiella simpatica e avventurosa, ma quello di condurre sempre a riflessioni importanti; tra queste pagine si parla di malattie, delle difficoltà quotidiane da esse derivanti, di come ci si approccia agli altri, dello sforzo di capire le personalità altrui e come possiamo rapportarci ad esse al meglio, di come ogni legame umano debba fondarsi sull'ascolto empatico, sulla capacità di perdonare chi sbaglia affinché possa avere la possibilità di redimersi, sull'importanza dell'amicizia e della famiglia.

Ringrazio Emanuela Molaschi per avermi fatto conoscere Laura e i suoi amici, e ho apprezzato i link e i suggerimenti per l'approfondimento personale sulla fibromialgia e l'Enneagramma.


giovedì 16 giugno 2022

RECENSIONE ** TRIESTE, 1974 di Massimiliano Stefani **



Quattro giovani esistenze, quattro personalità ancora in formazione e alla ricerca della propria identità, si incrociano per le vie e le piazze di una città "aspra, stupenda e tormentata", crocevia di culture, di storia e di popoli, e in un periodo storico attraversato da profonde tensioni sociali e politiche.


TRIESTE, 1974
di Massimiliano Stefani


Infinito Ed.
256 pp
In una sera d'aprile, a primavera inoltrata, una bomba scoppia nella scuola slovena di via Caravaggio, rione di San Giovanni, a Trieste.
Non ci sono feriti né morti, ma l'attentato fa sanguinare nuovamente una ferita già aperta; solo cinque anni prima, un'altra bomba, collocata sempre nella scuola, solo per un errore di ingranaggi non esplose, evitando una vera e propria carneficina tra gli alunni e il personale scolastico.

Sono gli anni Settanta, "gli anni di piombo", e l'Italia è percorsa da sanguinosi attentati e azioni violente volti a spargere il terrore e a scuotere le istituzioni statali.
Trieste, tanto affascinante quanto variegata e multietnica, non fa eccezioni, anzi: la convivenza tra le due comunità - italiana e slovena - non è semplice e c'è qualche politico che ci tiene a ricordare che è arrivato il momento di eliminare dal tessuto sociale della città il "bacillo slavo".

E in un contesto così conosciamo l'adolescente Maja e il suo fratellino Saša, appartenenti alla comunità slovena e che frequentano la scuola in cui è stata messa la bomba; la ragazzina non ha ancora sedici anni e il suo giovane cuore comincia a fare le capriole per un bel giovanotto - un po' più grande di lei - che ha preso a corteggiarla.
Si chiama Ruggero e sarebbe perfetto se non fosse per un particolare che turba Maja: il ragazzo porta con sé dei simboli tipici del fascismo e la signorina sa che i fascisti non sono brave persone; suo padre, sindacalista, non fa che ripeterlo.
E se Ruggero fosse un fascista, la famiglia non le permetterebbe di vederlo né di uscirci insieme.
Ma una serie di circostanza interviene ad allontanare i due prima che la loro diventi una relazione e la stessa Maja, che di politica non s'è mai interessata, di lì a poco si ritrova coinvolta in riunioni tenute da giovani comunisti, dove conosce Mauro, leader del collettivo, che lei trova oltremodo affascinante perché colto, preparato e convinto delle proprie ideologie.

Dal canto suo, Saša - che ha poco più di undici anni - è alle prese con i piccoli problemi tipici dell'età, relativi in particolare al rapporto con i compagni, con i quali vive ora situazioni di conflitto, ora di complicità; a scuola non mancano episodi di bullismo e lo stesso Saša si farà coinvolgere dagli amici, mettendo in atto comportamenti aggressivi e irrispettosi verso un compagnetto più debole e fragile...

Intanto, Ruggero vive la propria affiliazione al gruppo neofascista cui appartiene con un tormento nell'anima che non lo lascia in pace: ben presto, le idee in cui pensava di credere cominciano a creargli non pochi problemi di coscienza, soprattutto quando si rende conto che i suoi "amici" trovano nella violenza gratuita la loro arma privilegiata, cosa che invece lui vive malissimo.
In seguito ad alcuni episodi importanti, Ruggero dovrà fare i conti con questa realtà e decidere cosa vuol essere e da che parte stare, anche se questa scelta sarà tutt'altro che semplice e non è detto che coincida con il mettere a tacere rimorsi e tormenti interiori.

La strada di Ruggero si incrocia con quella di Lorenzo, un ragazzo che sta vivendo anch'egli il proprio periodo di malesseri, dubbi, interrogativi su sé stesso e la propria identità... sessuale.
Sì, perché Lorenzo è arrivato ad un punto della propria giovanissima vita in cui deve imparare ad accettare la propria natura, a smettere di negare a sé stesso una realtà innegabile: non gli piacciono le ragazze, bensì i ragazzi.
La cosa non lo sconvolge per il fatto in sé, quanto per ciò che questo possa voler dire agli occhi degli altri: in famiglia ne sarebbero delusi e a scuola, poi... Cosa accadrebbe se i compagni capissero che è gay? Già a qualcuno sicuramente il dubbio è venuto, visto che Lorenzo è forse l'unico in classe a non parlare di ragazze e a non guardarle neppure, però finora egli è riuscito a camuffarsi...
Quanto durerà?

A gettarlo nella paura e nello sconforto - oltre che a fargli maturare il pensiero di dover tenere, per ora, nascosto il proprio modo di essere - è un'aggressione che subisce una sera, mentre è in un parco a cercare la compagnia di altri ragazzi: un gruppetto di ragazzi fascisti lo picchia brutalmente e se la sarebbe vista ancora più brutta se uno di loro, mosso a pietà, non fosse intervenuto a soccorrerlo; questo qualcuno è proprio Ruggero, deciso a non farsi risucchiare dalla spirale violenza che caratterizza gli altri dell'"organizzazione".

Quattro ragazzi di differente età, ciascuno con i propri problemi e tutti impegnati in una personale ricerca della propria identità - etnica, culturale, sociale, politica, sessuale... - e dell'appartenenza a un gruppo col quale identificarsi, di cui essere parte integrante.
Di questi protagonisti il lettore segue le vicende personali, la loro maturazione psicologica ed emotiva, la presa di coscienza di cosa vogliono essere e perché, il saper tornare indietro e provare a cambiare direzione quando quella intrapresa  si rivela piena di errori.

A fare da punto d'incontro fra queste esistenze così giovani e fragili c'è lui, il Poeta: Pier Paolo Pasolini, che quell'anno arriva nel capoluogo giuliano per una conferenza alla Casa dello studente.
Ognuno attende quell'incontro con la propria anima gravata da fardelli personali, ciascuno con proprio carico privato di timori, speranze, attese.
A dare, però, un particolare peso alla figura dello scrittore e a ciò che simboleggia per sé stesso e per la propria vita, è Lorenzo, che qualche tempo prima s'era preso addirittura la libertà di scrivere un'ardita lettera a Pasolini, quasi chiedendogli, con timore reverenziale, consigli su come fare per non soccombere in una società che lo vuole diverso da quello che egli è.
C'è un modo, un segreto, per essere un po' meno infelici? Per restare se stessi senza essere oggetto di biasimo e scherno da parte di una società che ci vuole tutti uguali?

Quale risposta avrebbe dato il poeta e regista al giovane Lorenzo? L'Autore l'ha immaginata per noi.

"...tu non vuoi essere libero e vedi con orrore la libertà anche nell’altro da te. Hai paura ed è questa la tua colpa. Non quella di essere (come me) un “borghese”: la tua colpa, piuttosto, è il terrore di vivere ai margini di questo mondo, l’orrore della tua solitudine. Tu aspiri alla “normalità” e vuoi passare dai margini al ghetto che il mondo – i tuoi padri e i tuoi fratelli maggiori – hanno preparato per te. Vuoi essere un “tollerato”, desideri che gli uomini e i ragazzi per bene passino ogni tanto a salutarti davanti alla gabbia in cui ti hanno rinchiuso e dove tu credi di esercitare i tuoi diritti nell’illusoria libertà che ti hanno concesso".


Maja,  Saša, Ruggero, Lorenzo: la vita nella loro Trieste in quel 1974 è tutto fuorché tranquilla, i venti della "strategia della tensione" soffiano più forti della bora, pronti a spazzare via ogni certezza, a creare caos, a gettare dubbi; tutti e quattro hanno delle sfide da affrontare, che li faranno crescere; ci saranno bocconi amari da mandar giù, delusioni da sopportare, rapporti da chiudere, altri da aprire o da "sistemare".
In ogni caso si renderà necessario anche qualche "dietrofront", perché ammettere di aver sbagliato implica anche "tornare indietro e "aggiustare il tiro", ma crescere è anche questo.
È forse possibile cercare se stessi senza perdere qualcosa o qualcuno nel percorso della crescita? O senza mettersi in discussione?

Maja, dopo la parentesi Ruggero, sente di aver trovato una strada nel collettivo dei giovani comunisti, accanto al suo Mauro. È davvero quello il suo posto?
Il piccolo Saša deve scegliere se far parte della massa sciocca e prepotente, che calpesta i deboli, o se stare con questi ultimi, anche a costo di diventare impopolare.
Ruggero non sente alcuna fiamma fascista ardere dentro di sé: quale sentiero imboccherà per sentirsi in pace con sé stesso?
Lorenzo vive due realtà parallele: una privata, nascosta, in cui è sé stesso, e l'altra - quella socialmente accettabile - in cui indossa una maschera con cui compiacere gli altri, con i loro già predefiniti e stereotipati ruoli sociali con cui etichettare e incasellare.
E in quelle gabbie sociali Lorenzo è ogni giorno un po' meno vivo e un po' più "traditore" della parte più genuina che è in lui, nel suo cuore, nella sua mente, nel suo stesso corpo.

Il romanzo di Massimiliano Stefani ha diversi pregi, che ne fanno una lettura assolutamente meritevole d'attenzione: la scrittura fluida e ricca, adeguata alla materia narrativa trattata; una trama accattivante in grado di coinvolgere il lettore grazie alle vicende personali dei personaggi principali, le cui personalità emergono attraverso le loro azioni, le loro parole, i pensieri più profondi, nei quali l'Autore ci lascia entrare.
Altro punto di forza è il contesto storico di riferimento, minuziosamente ricostruito: quello più generale degli "anni di piombo" (con i suoi terribili attentati) fa da sfondo a quello specifico di Trieste, in cui - oltre ad esserci la contrapposizione tra fascisti e comunisti - c'è anche la conflittualità tra le due comunità, italiana e slovena, con tutto ciò che questo implica a livello di pregiudizi e disprezzo verso chi è ritenuto "un intruso" e un diverso; ho apprezzato molto il riferimento a Basaglia e a quella legge che, pochi anni dopo, avrebbe chiuso i manicomi.
Molto belli, delicati e profondi i passaggi racchiusi nello scambio fittizio di lettere tra Lorenzo e Pasolini e le note amare del finale.

Un romanzo che consiglio, scritto bene e con un'ambientazione e uno sfondo storico ben definiti. 


mercoledì 15 giugno 2022

[ ANTEPRIMA E NOVITA' PARANORMAL ROMANCE - NARRATIVA ]



Buongiorno, cari lettori!
Torno con le segnalazioni; la prima è un'anteprima e si tratta del nuovo paranormal romance di Anonima Strega, "Trasparenze", in uscita il 21 giugno, solstizio d'estate.



TRASPARENZE
di Anonima Strega

175 pp
(cartaceo 187)
0,89 euro 
9,90 euro (paperback)
12,90 (hardcover)


Chi ha sotterrato Virginia nel bosco? 
Miriam è una giornalista. E una strega. 
Scoprire la verità sulla fuga di una ragazza sarebbe una passeggiata, soprattutto se in vacanza nell’agriturismo della scomparsa. 
Ma Virginia non è fuggita, perché il suo fantasma smemorato si aggira per i corridoi e la famiglia nasconde un segreto; in particolare l’affascinante e tormentato fratello Alessandro, che non crede affatto alla finzione della vacanza. 
Forse c’è bisogno di aiuto...
Quando Mattia esce dal carcere per un permesso premio, trova ad attenderlo una bizzarra signora convinta che lui la seguirà per delle indagini soprannaturali sui fantasmi. 
Armida afferma di essere una medium e ha bisogno del potere di chiaroveggenza di Mattia, che però non è ben disposto verso il paranormale.
Già salire su quella vecchia auto su cui sembra sia piovuto il deserto lo innervosisce, figurarsi collaborare con la giustizia e trascorrere la ‘vacanza’ in una casa infestata da streghe detective...


L'autrice.
ANONIMA STREGA si occupa da sempre dell’universo neopagano, di conseguenza l’oggetto dei suoi desideri esce spesso dalle righe, così come i protagonisti delle sue avventure d’amore paranormali: la trilogia “Le spose della notte”, la raccolta “Killer di cuori e altri semi” e i romanzi “Spettabile Demone”, “Il Diavolo e la Strega”, “L’Alchimista Innominato”, “Pandemonium Road”, “Le streghe della porta accanto” e “Legione magica” (dove ritroviamo alcuni personaggi sia di “Spettabile Demone” sia della trilogia). In una vita precedente si è già guadagnata il pane con l’editoria, motivo per cui adesso preferisce godersela da self. Il suo antro è situato in un luogo nascosto, custodito da orde di gatti e una coppia di anziani troll norvegesi.


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La seconda è una storia di calcio, amore e guerra, ambientata in Inghilterra e in Spagna tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta.


One Day Footballer – Una finestra sul prato
di Alberto Patelli



Ed. Il Ciliegio
Il protagonista del romanzo è Rick, un personaggio di fantasia collocato in un contesto veritiero per vita ed eventi di quegli anni. Rick è un calciatore inglese della metà degli anni Venti e la fine dei Trenta dello scorso secolo.
Il ragazzo dal carattere piuttosto riservato, si dimostra in campo un leader per talento, personalità ed inventiva. Ancora molto giovane incontra la donna della sua vita, Ellen, ragazza colta, volitiva ed impegnata nel sociale. 
L’amore tra i due è forte, profondo, in grado di colmare la distanza dovuta alla frequentazione di ambienti molto differenti tra loro. 

La Prima Guerra Mondiale ha lasciato una pesante situazione economica anche in Inghilterra, una situazione che si ripercuote sul lavoro e dunque sulle famiglie. La coppia attraverserà diverse vicissitudini che influenzeranno in maniera determinante la carriera calcistica di Rick.
La guerra di Spagna irromperà prepotentemente nella storia. Ellen aderirà alle Brigate Internazionali, agendo in prossimità del fronte e rimanendo gravemente ferita ma Rick sarà determinante nel completo recupero dalla sua infermità in cambio, però, dell'ennesima forzata interruzione nella sua ascesa nel mondo del calcio.

I due adotteranno un bambino spagnolo evacuato dalla guerra e Rick riuscirà avventurosamente a farlo ricongiungere con la madre sul suolo messicano. Lì, oltreoceano, a distanza di anni, Rick verrà ricordato come “One FDay Footballer”, il giocatore di un giorno.


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Termino con un altro fantasy-paranormal romance, primo volume di una dilogia uscito pochi giorni fa.


LA PRIMA ANIMA
di Ilaria Marsili



432 pp
ebook: € 2,99
cartaceo: € 16,64
Gratis con Kindle Unlimited

“Anche se la mente non poteva rammentare, il cuore non aveva dimenticato”.

Dopo un anno di lontananza, Jessica torna a Venezia alla ricerca di risposte che possano sbrogliare i sentimenti confusi che la opprimono. Ma nella città lagunare si nasconde molto più di quanto pensa di rinvenire.

Sfuggita grazie all’intervento di uno sconosciuto a una minaccia mortale, si trova improvvisamente precipitata in una realtà sconosciuta e spaventosa, dove la sua vita è perennemente appesa a un filo.

Mentre un puzzle di ricordi si ricompone e un amore sopito palpita per rinascere dalle sue ceneri, creature dannate si aggirano per le calli, di notte, in cerca di preda. Jessica dovrà imparare a capire velocemente di chi si può fidare, perché nella Venezia degli alchimisti, quando i tuoi occhi possono vedere ciò che è nascosto, la morte ti alita sul collo per proteggere segreti che non devono essere svelati.

Il primo volume di una dilogia fantasy che vi porterà al di là del velo sottile che offusca la vista degli umani. 
Un amore che lotta contro un destino avverso. L’inizio di un’avventura con in gioco il futuro del nostro pianeta.

L'autrice.
Ilaria Marsilli grafica, pittrice, illustratrice. Laureata in Lingue e civiltà orientali. Da sempre appassionata lettrice di libri e fumetti. Ha scritto il romanzo autoconclusivo I Dissonanti, il primo volume della dilogia La Prima Anima e la trilogia Aili che comprende: Aili Destini Intrecciati, Aili Destini di Tenebra e Aili Destini Spezzati
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lunedì 13 giugno 2022

RECENSIONE: ** I GUARDIANI DEL FARO di Emma Stonex **

 

Ispirandosi a fatti realmente accaduti, Emma Stonex ha immaginato la vita di tre guardiani di un faro, la loro improvvisa sparizione, che nel tempo resterà un mistero, e come le loro compagne hanno cercato di andare avanti; vent'anni dopo uno scrittore proverà a far emergere la verità interrogando le donne dei tre scomparsi: sarà possibile scoprire cosa realmente è accaduto in quel maledetto faro? Dove sono finiti i tre uomini? Qualcuno ha fatto loro del male?


I GUARDIANI DEL FARO
di Emma Stonex


Ed. Mondadori
trad. M. Rossari
334 pp
Il primo guardiano Arthur Black, il primo assistente William “Bill” Walker e il secondo assistente Vincent Bourne, sono di guardia al faro dello Scoglio della Fanciulla, un isolotto remoto a miglia di distanza dalla costa, in Cornovaglia; verso la fine dell'anno 1972 una barca approda al faro per dare il cambio ai custodi. 

Ma di loro non c'è traccia.
Sono andati via? E come, con che mezzo?
Qualcuno è arrivato prima e ha fatto loro del male?

Le domande sorgono numerose ma di risposte non se ne trovano.
È tutto molto strano e misterioso sin da subito: la porta d’ingresso del faro è chiusa dall’interno; gli orologi in soggiorno e in cucina sono fermi alle 8,45; la tavola è preparata per un pasto che non è mai stato consumato. 

Ma soprattutto la torre è vuota. 
Dove sono i tre uomini?

A gettare ulteriori ombre su queste già non poche stranezze, ci pensa il registro meteorologico tenuto da Arthur, che descrive una tempesta che infuria intorno all’isola, il che è davvero bizzarro se si tiene conto del fatto che il cielo è stato sereno per tutta la settimana. 

Vent’anni dopo, le donne dei tre guardiani vivono sì le loro vite ma in realtà sono ancorate a quel passato che le ha segnate irrimediabilmente e dal quale non si sono mai riprese del tutto. È come se anche un pezzo di loro sia stato imprigionato tra le fredde mura di quel faro.
Andare avanti senza aver mai avuto risposta su ciò che è accaduto ai loro uomini non è stato facile; la Trident House (che aveva assunto e mandato i tre guardiani al faro) ha sempre garantito di aver fatto ricerche e indagini, ma senza risultato: quello che è successo a Bill, Arthur e Vince è destinato ad essere classificato come un vero e proprio mistero.
Le tre donne hanno ricevuto (e continuano a ricevere) un indennizzo a motivo della sparizione (e, si presume, della morte) dei loro cari, e se vogliono continuare a percepirlo sono caldamente raccomandate di non provare a riaprire il caso.

Helen, Jenny e Michelle non sono state unite da questa comune tragedia, anzi, si sono allontanate e ciascuna ha vissuto il proprio lutto a modo suo, provando comunque a rifarsi una vita, anche accanto ad altri uomini.

Helen, però, ha sempre scritto a Jenny, chiedendole di poterle parlare ma questa si è sempre rifiutata; ce l'ha con lei, le serba rancore e ne ha le ragioni. 

Ma ora che son passati venti anni, le tre si ritrovano a dover guardare di nuovo in quel buco nero che le aveva risucchiate nel '72 e a provare a mettere insieme i ricordi: un giorno, lo scrittore Dan Sharp le contatta in quanto è intenzionato a scrivere un libro su quel mistero irrisolto del faro e  per farlo vuole intervistare proprio le tre donne, dando loro la possibilità di raccontare la propria versione della storia, di tirar fuori memorie, sentimenti, segreti. 

Quando la Trident scopre che c'è un giovanotto che se ne va in giro a far domande, ricorda alle tre signore di non parlare con quello scrittore ficcanaso che vuol solo raccogliere materiale per il suo nuovo libro, perché l'azienda non è assolutamente d'accordo e non collaborerà in alcun modo.

La narrazione si svolge su due piani temporali: il 1972 e il 1992.

Nel primo, il lettore può "ascoltare" le voci dei tre guardiani, conoscendone il carattere, il temperamento, e apprendendo anche il tipo di vita e di quotidianità che caratterizza il periodo al faro.

Mi sono immaginata come dovesse essere e, diversamente da ciò che potrebbe sembrare a uno sguardo esterno e lontano, è chiaro che ci fosse ben poco di romantico nel trascorrere lunghi periodi chiusi in una torre, con poco spazio a disposizione, con sempre lo stesso cibo razionato (senza tv, senza Internet, senza smartphone: ce la immaginiamo una vita così isolata e fuori dal mondo?), con molte ore vuote e silenziose da riempire, con la consapevolezza di essere circondati da distese d'acqua salata e di dover restare lì fino al prossimo cambio.
Il lavoro di guardiano del faro è solitario, ti pone davanti alla tua capacità di saper stare sia da solo che a stretto contatto con quei pochi colleghi, che - si spera - siano persone con cui è facile andare d'accordo, altrimenti diventa un inferno.

Chi sceglie la vita al faro? Che tipo di uomo? Perché l'hanno scelta Arthur, Bill e Vince?

Arthur è un guardiano nato, sta bene solo quando è in un faro, tant'è che nei giorni in cui può tornare a casa, sembra quasi un'ombra che girovaga per le stanze e sua moglie Helen lo vede, lo percepisce chiaramente e sente il taciturno marito sempre più distante da lei.
Nel prosieguo della lettura apprenderemo due motivazioni che hanno contribuito ad allontanare i due coniugi, e una di queste avrà anche un peso nel rapporto tra  Helen e un'altra moglie, Jenny.
Arthur è una roccia, un punto di riferimento per gli assistenti perché ha tanti anni d'esperienza come primo guardiano, sa cosa fare in ogni situazione e di lui ci si può fidare.
Ma Arthur è comunque solo un uomo ed è pure un uomo solo, che si sente alienato dagli altri, il cui cuore e la cui mente sono occupati da fantasmi, da ricordi e perdite dolorose mai superate. E i fantasmi, si sa, esistono per seguire passo passo chi li ha, per tormentarlo attraverso voci e sussurri che non sempre è facile capire se siano reali o immaginari, se siano magari frutto della propria mente fragile che fa scherzi.
E quando poi, per caso, l'uomo fa una sgradevole scoperta su Bill (qualcosa che lo tocca da vicino...), la ragionevolezza e la calma che hanno sempre contraddistinto Arthur rischiano di naufragare in un mare di dubbi e risentimenti.

Bill non ha mai amato il mestiere di guardiano, ma è finito per imbarcarsi in questa professione perché è sempre stata una tradizione di famiglia; è sposato con Jenny, hanno dei figli ma qualcosa ha cominciato a spezzarsi tra loro; in particolare, Bill si sente attratto da una donna sposata..., che è la moglie non di una persona qualsiasi.
Questo sentimento potrebbe costare caro e avere delle conseguenze, ma a Bill sembra non importare.

Vince è il più giovane fra i tre e non ha alcuna esperienza di fari; ha scelto questo lavoro perché è isolato e lui aveva urgenza e bisogno di allontanarsi dal mondo per un po'.
È fidanzato con Michelle, si amano e con lei Vince sogna di poter dare un nuovo indirizzo alla propria esistenza; sì, perché fino a quel momento ha commesso non pochi errori e si è fatto la nomea di essere un ragazzaccio, un delinquente. Ma Vince vorrebbe solo rifarsi una vita e spera che nessuno che ce l'ha con lui sbuchi all'improvviso dal suo turbolento passato per fargli del male...!

Tre guardiani, tre uomini diversi per temperamento, esperienze di vita, obiettivi; tre esistenze ciascuna con i suoi segreti, le sue paure nascoste e i suoi lati più oscuri.

Il racconto del 1972 si alterna, dunque, con il 1992, in cui conosciamo Helen, Jenny e Michelle, le vediamo impegnate ognuna con la propria vita: Helen è quella che ci appare più sola (non ha figli) ma anche la più determinata a parlare con Sharp e a raccontargli tutto, e vorrebbe che anche le altre due cogliessero al volo questa occasione: non vogliono sapere cosa è successo ai loro cari? Se anche scavare significasse fare emergere scheletri e segreti, potrebbe comunque volerne la pena, no? Significherebbe metterci definitivamente una pietra sopra!

A distanza di tanto tempo, il cuore di Michelle è rimasto legato all'amore per Vince, a quel suo ragazzo su cui si è cercato di addossare la colpa della sparizione dei tre solo in virtù del suo passato in prigione.
Ma bastano i pregiudizi per infangare la memoria di un uomo che cercava di ricostruirsi una vita?

Jenny ha figli ormai adulti ma non s'è mai del tutto ripresa dalla scomparsa di Bill, e ha i suoi buoni motivi per non voler assecondare Helen né tanto meno per parlare con quello scrittore.

Ma solo avendo il coraggio di affrontare la verità sarà possibile arrivare, se non a chiarire esattamente cosa è successo, almeno a zittire la voce di quel mare e di quel faro che si son portati via tre amori, tre speranze di futuro, e non li ha più restituiti.

È un romanzo che ha un che di ipnotico e che, nel complesso, è riuscito a tener viva una certa suspense in quanto per tutto il libro mi son chiesta: "Ma quindi che è successo?", e già solo questa domanda bastava a farmi andare avanti nella lettura.
Per la maggior parte, la narrazione procede, più che attraverso molti dialoghi, come un racconto personale e privato da parte dei vari personaggi, i cui punti di vista si alternano dandoci ciascuno il proprio contributo per capire cosa sia successo nel 1972 e dopo.

A noi lettori verrà raccontato cosa è accaduto realmente; lo scopriranno anche lo scrittore e le mogli?
Una cosa è certa: chi è rimasto, e ha a lungo pianto chi non c'è più, non necessariamente deve ottenere la risposta certa ad ogni domanda per raggiungere la propria pace interiore. Spesso ciò che conta, e che è in nostro potere, è accettare anche quello che non sappiamo spiegare.

Il ritmo non è veloce o incalzante, tutt'altro, proprio per la presenza di molte sequenze riflessive e descrittive (ad es. in riferimento alla vita dei tre custodi nel faro), ma è interessante il profilo psicologico che emerge dei sei personaggi, le loro solitudini, le ossessioni, la sottile linea che separa (e confonde) realtà e illusione, l'amore e il dolore, e l'Autrice ha avuto sensibilità e cura nell'esplorare il modo in cui le paure più profonde e inconfessate offuschino il confine tra il reale e l’immaginario.


Concludendo, quindi, a parte il ritmo narrativo un po' lento  in certi passaggi, il romanzo merita per diversi aspetti: l'argomento della vita nel faro (sempre affascinante) e, di conseguenza, l'ambientazione molto ben descritta (ci sembra di essere lì, in quelle stanzette piccole, di sentire l'odore del mare, di percepire il rumore delle onde, di avvistare una lucina o un'ombra in lontananza...: o forse è soltanto suggestione?), l'abilità della Stonex di solleticare, quindi, il lettore fornendogli dettagli che vanno oltre il razionale (quasi da horror, ma prendete l'accostamento con le pinze, eh) e sfociano nelle allucinazioni, l'aspetto psicologico, la scrittura corposa e solida, che sa trascinare il lettore in un piccolo mondo claustrofobico e inquietante.

Consigliato. 


domenica 12 giugno 2022

Eilean Mòr e i guardiani del faro svaniti nel nulla



Domani troverete online la recensione de I GUARDIANI DEL FARO di Emma Stonex; l'Autrice, per scrivere il romanzo, si è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1900: la misteriosa scomparsa di tre guardiani del Faro di Eilean Mòr.


È il giorno 26 dicembre del 1900 quando una piccola nave si dirige verso le Isole Flannan nelle remote 
eilean mòr

Ebridi Esterne; la sua destinazione è il faro di Eilean Mòr, un'isola disabitata, o meglio, abitata solo dai guardiani.
Eilean Mòr, la più grande delle isole, è circondata da un alone di mistero e superstizione; coloro che si avventuravano per visitarla si impegnavano in strani rituali per proteggersi, convinti che fosse un luogo  maledetto.

Quando la nave raggiunge la piattaforma di atterraggio, il capitano è sorpreso nel non vedere nessuno in attesa del loro arrivo, nonostante fossero in ritardo di sei giorni.
Il guardiano che deve dare il cambio, Joseph Moore, sbarca, sale la ripida rampa di scale che porta al faro e una volta dentro avverte che c'è qualcosa di stonato, di strano, una sorta di calma sinistra: la porta del faro è aperta, nell'androne mancano due dei tre cappotti cerati (perché non tre? possibile che uno dei guardiani fosse uscito fuori senza cappotto in pieno inverno?); in cucina sul tavolo c'è del cibo che qualcuno ha cominciato a consumare ma non ha terminato, una sedia capovolta, il camino inutilizzato, i letti sistemati e l'orologio è fermo.

Moore cerca segnali di vita nel resto del faro ma niente: dei guardiani, che dovevano essere lì e che aspettavano il cambio, neanche l'ombra.

Harvey invia subito un telegramma sulla terraferma in cui si rende noto che a Flannan è successo un terribile incidente. I tre custodi, James Ducat (43 anni), Thomas Marshall (40 anni) e il terzo assistente, Donald McArthur (28), sono scomparsi dall'isola. Al loro arrivo nel pomeriggio non si vedeva alcun segno di vita.

Pochi giorni dopo, cominciano le indagini per capire cosa possa essere successo e dove siano finiti i tre.
L'unico dettaglio in più, rispetto al resoconto di Moore, è dato dal registro del faro...
In esso erano riportate le trascrizioni del meteo ed altri particolari; nella giornata del 12 dicembre, Thomas Marshall, il secondo assistente, scrisse di "venti severi come non avevo mai visto prima in vent'anni". 
Erano riportate due note sui colleghi: James Ducat, il custode principale, era stato "molto silenzioso" e  Donald McArthur "stava piangendo".

Cosa potevano voler dire queste due precisazioni sugli stati emotivi dei due custodi?

Le voci di registro del 13 dicembre affermavano che la tempesta stava ancora infuriando e che tutti e tre gli uomini stavano pregando. 
Il che è strano per almeno due ragioni: anzitutto si parlava di tre uomini esperti del mestiere e poi essi erano comunque al sicuro su un faro nuovo di zecca a 150 piedi sul livello del mare. Di cosa avrebbero dovuto avere una tale paura da mettersi a pregare?
Ma a rendere bizzarra ed inquietante la trascrizione del registro è che in quella zona, nei giorni 12, 13 e 14 dicembre, non erano stati segnalati temporali. 
La tempesta avrebbe colpito l'isola solo verso il 17 dicembre.

L'ultima voce sul registro è del 15 dicembre: "Tempesta finita, mare calmo. Dio è sopra tutto". 
Anche qui: cosa si intende con 'Dio è sopra tutto'?

Ancora: giù dalla piattaforma di atterraggio sono state trovate delle corde sparse su tutte le rocce, corde che di solito erano tenute in una cassa marrone a 70 piedi sopra la piattaforma su una gru di rifornimento. 
Forse la cassa era stata spostata e abbattuta e i guardiani del faro stavano tentando di recuperarla quando un'onda inaspettata è arrivata e li ha trascinati in mare? 
Questa è stata la prima e la più probabile delle teorie, inclusa nel rapporto ufficiale fatto al Northern Lighthouse Board.

Ma come mai nessuno dei corpi è giunto a riva? Ed è possibile comunque che tre esperti guardiani del faro siano stati colti alla sprovvista da un'onda?

Di risposte certe non ce ne sono mai state; nel tempo tante ipotesi - anche molto fantasiose - sono state 
avanzate ma la più accreditata, come dicevo, resta quella dell'onda anomala che ha preso i tre alla sprovvista, portandoli giù, negli abissi di un mare che s'è preso le loro vite e non ha più neanche restituito i loro corpi.



Fonti consultate:

https://www.amazon.it/Lighthouse-Mystery-Eilean-Keepers-English-ebook/dp/B00JTJECFW

https://explorersweb.com/exploration-mysteries-eilean-mor-disappearances/

https://www.keithmccloskey.com/the-lighthouse-the-mystery-of-the-eilean-mor-lighthouse-keepers/

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