sabato 29 maggio 2021

Recensione: L'AMORE E LE FORESTE di Éric Reinhardt


La protagonista di questo romanzo, che fa arrabbiare e commuovere il lettore, è una donna sensibile, colta, libera nell'anima e nei pensieri, ma la cui esistenza a un certo punto si ritrova ingabbiata tra le sbarre di un matrimonio opprimente, soffocante, emotivamente vuoto, che rischia di strapparle l'amore per la vita e la voglia di stupirsi e di godere di ciò che essa riserva. 



L'AMORE E LE FORESTE
di Éric Reinhardt

Salani Ed.
trad. R. Fedriga
259 pp
"Io preferisco la profondità, ciò che si può penetrare, da cui si può essere inghiottiti, dove ci si può nascondere: l’amore e le foreste, la notte, l’autunno, proprio come lei."

Éric Reinhardt è uno scrittore abbastanza famoso, che di recente ha pubblicato un romanzo molto acclamato dalla critica e amato da tanti lettori.
Tra esse c'è una lettrice colta e sensibile, Bénédicte Ombredanne, la quale - affascinata dal suddetto romanzo - decide di scrivere all'autore per manifestargli tutto il suo sincero apprezzamento.
Tra i due inizia una corrispondenza epistolare che si concretizza in un paio di incontri, a distanza di qualche mese.

Se già leggendo le lettere della sua fan, lo scrittore aveva compreso quanto ella fosse acuta, intelligente, profonda, nell'incontrarla di persona e nello scambiare opinioni, pensieri, e ancor di più, nell'ascoltarla parlare di sé, Eric realizza come la sua interlocutrice sia davvero una donna particolare, affascinante, con cui è piacevole dialogare perché capace di analizzare con meticolosità tanto le vite dei personaggi letterari quanto la propria, narrata al suo scrittore come un romanzo.

Dal canto suo, anche la donna vede in Eric un uomo comprensivo, empatico, che sa ascoltarla senza giudicarla.

Inizialmente Bénédicte Ombredanne aveva voluto incontrare lo scrittore solo per dirgli quanto il suo libro le avesse cambiato la vita, ma tra una parola e l'altra, finisce per scavare nel profondo della propria anima e della propria esistenza, obbedendo alla propria voglia di confidarsi con una persona che sa scrivere di sentimenti. 

E così ella racconta di se stessa, del proprio matrimonio, dei figli, del lavoro, scendendo nei particolari, condividendo dettagli che, fino a quel momento, non aveva raccontato a nessun altro.

Bénédicte è un fiume in piena: non può fermarsi dal confidare le sofferenze di un matrimonio che è davvero, per lei, la tomba della felicità e dell'amore, a causa di un marito violento che tiene in scacco lei e i figli.
Un uomo che non fa che insultarla, dicendole parole orrende, volte a svilirla, umiliarla, farla sentire sempre sbagliata, inadeguata, una donnicciola priva di qualsiasi bellezza e che merita di vivere in modo insulso perchè vale poco.
Di lei è molto geloso, ma la sua gelosia non ha nulla a che fare con l'amore, bensì con quell'insicurezza che è parte integrante di lui e in cui questo marito (Jean-Francois) affoga da quando era solo un ragazzino ignorato e non amato in famiglia (dal padre in primis); il suo è un sentimento di possesso verso la propria moglie, che considera un oggetto di cui vuol disporre come vuole e che desidera tenere sottomesso, soggiogato e succube della propria volontà e del proprio becero egoismo.

È una donna infelice, la povera Bénédicte, la sua anima è in pena, la sua mente è confusa, il suo cuore è provato da una situazione famigliare da incubo, fatta di privazioni, mancanza di amore e rispetto, in cui tutto il suo entusiasmo e amore per la vita è stato seppellito barbaramente da cumuli di ingiurie, violenze psicologiche - emotive e non solo -, violente scenate di gelosia.

Eppure, in questo racconto intimo pieno di tristezza, c'è un episodio indimenticabile, un pomeriggio di estasi, libertà, di inaspettata felicità; ore trascorse con un uomo di cui sa poco e nulla ma col quale, dal primo momento, si instaura un'intesa speciale, sotto tutti i punti di vista (fisico, mentale, emotivo), che potrebbe essere la premessa per un legame bello, vero, passionale, che finalmente potrebbe restituire il sorriso sul volto di Bénédicte e regalarle attimi di felicità.

Ma la felicità sembra girarsi dall'altra parte e infischiarsene dei diritti di Bénédicte, e la disgraziata è costretta a cedere nuovamente ad una vita matrimoniale terribile: obbligata, a causa delle domande insistenti del marito, a confessare il tradimento (in ogni minimo particolare e per un sacco di volte), egli non farà - da quel momento - che vomitarle addosso tutta la cattiveria, il risentimento, la frustrazione e l'umiliazione che lo travolgono e che lo fanno stare male.

"Era peggio che sola: era in compagnia del vuoto. Suo marito non era altro che una presenza vuota, un’assenza. Quell’uomo porta con sé un vuoto incolmabile ed era questo suo vuoto che angosciava Bénédicte."

La vita dentro le mura di casa diventa un vero e proprio inferno e - fatta eccezione per dieci giorni di pace, lontana da lui -, Bénédicte realizza di essere sola, atrocemente sola e in balia di un uomo che cercherà in tutti i modi di farle pagare caro quel pomeriggio d'amore che lei si è concessa e che le ha regalato qualche ora di gioia, in cui, almeno per un po', ella aveva ritrovato se stessa.


"L'amore e le foreste" è un romanzo corale (la narrazione segue più di un punto di vista), che mi ha coinvolta moltissimo sotto il profilo emozionale in quanto leggere le confessioni dell'infelice Bénédicte e apprendere (da un'altra voce) quello che è stato il suo destino,  mi ha travolta perché nell'esistenza della donna si concentra una tale dose di pena e tristezza da indignare il lettore, che si ritrova a desiderare con tutto il cuore che la sua romantica eroina fugga da quella relazione tossica (che si rivela, a lungo andare, come una vera e propria dipendenza affettiva verso l'arido e perfido consorte) e cerchi di essere felice, con o senza un uomo accanto a sè.
Non le manca niente per esserlo: è una donna di cultura, sveglia, determinata, è ancora bella e seducente, e - anche se adesso non si direbbe - c'è stato un tempo in cui sprizzava gioia di vivere, aveva voglia di divertirsi, fare incontri, godere del presente, fare esperienze che la facessero sentire sempre più viva.

Eppure, al presente, Bénédicte è diventata ormai una persona abituata ad essere invisibile, sulla cui figura gli sguardi della vita quotidiana scivolano indifferenti, sorvolando ingiustamente sulla ricchezza interiore che invece ha sempre occupano la sua testa.

Mi è piaciuta questa donna, una potenziale poetessa un po' decadente, "un universo crepuscolare e scolorito in cui i fiori, le anime, l’umore e la speranza sono leggermente appassiti, delicatamente liquescenti, nel loro ultimo e sublime splendore di vita, come una sera d’autunno malinconica e languorosa, intima e carnale, tutta velluti e nastri di seta rosa, rosso vermiglio", e mi ha suscitato pietà, perché la vita non è stata  per niente generosa con lei e le angosce e le sofferenze non le sono state risparmiate.
 
Lo stile dell'Autore sa essere poetico, molto evocativo, capace di mettere in risalto il potere immaginifico delle parole, i benefici che la letteratura reca all'animo umano, dando spazio anche alla vita interiore della protagonista, alla sua complessa e contraddittoria personalità: Bénédicte è una donna dei nostri tempi tormentata e inquieta, divisa tra doveri e desideri, costretta a recitare il ruolo di moglie di un uomo che in realtà non ama e che, a sua volta, quando non la ignora, non manca di manifestarle profondo disprezzo e un atteggiamento glaciale, che crea attorno alla vittima (perché questo è sua moglie) un vuoto insostenibile.

Ho letto queste pagine avvertendo tutta la forza dei sentimenti della protagonista femminile, le sue traversie, i suoi dolori, l'amarezza, le delusioni, i rari momenti di serenità; l'emozione che ho provato maggiormente è stata la tristezza, e non può essere diversamente essendo un romanzo che, nella sua drammatica intensità, coinvolge molto a livello empatico perchè c'è molto dolore, ci sono soprusi, cattiverie e ho provato repulsione per Jean-Francois, un essere frustrato, arido, incapace di amare, dalla personalità disturbata.

Consigliato, soprattutto se non vi dispiacciono le storie disperate e malinconiche.



Citazioni

"Tutti siamo divisi interiormente, siamo più persone che si combattono, o i cui desideri sono contraddittori, siamo tutti portati a giocare ruoli che in realtà sono le diverse facce di una verità unica che passiamo il tempo a interiorizzare, a travestire, a proteggere dallo sguardo altrui e infine a tradire, perché abbiamo vergogna ad ammetterci tanto complessi, plurali, tormentati, contraddittori e perciò essenzialmente indefiniti, che è in fondo proprio la nostra forza".

"Durante quel tragitto comprese che il mondo si divideva in due categorie (...) tra chi vive l’urgenza e la bellezza soffocante di una folle passione e chi non vive l’urgenza e la bellezza soffocante, che stordisce e ossessiona, di una folle passione. Non pensava all’amore, all’amore vero e proprio, ma a quel sentimento bruciante che ti afferra trascinandoti con la sua forza fino a farti commettere qualsiasi cosa, correre qualsiasi rischio, infrangere ogni principio – soprattutto se si tratta di una passione clandestina e pericolosa."

"...nessuno scruta il suo quotidiano con la speranza di trovarvi una botola segreta, l’inizio di una scala, le tenebre di uno spazio sconosciuto. Basta forse prestare attenzione alla superficie della propria quotidianità, avere abbastanza sensibilità da rilevare l’esistenza di un passaggio, per scoprire la necessità di scomparirci?"



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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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