Recensione notturna...
Uff, non ho trovato un attimo per scrivere, ero più presente in vacanza!!
Eccomi con una recensione, è uno dei libri terminati in vacanza, appunto.
COME UNA ROSA D'INVERNO
di Jennifer Donnelly
Ed. Sonzogno 880 pp 11,90 euro 2013 |
La storia inizia sulle sponde del Tamigi, è l'anno 1900: le desolate strade dei sobborghi londinesi non sono il luogo adatto per una ragazza per bene come India Selwyn Jones, una bellezza aristocratica il cui animo generoso la spinge ad abbracciare grandi ideali. Ha scelto di essere medico e, grazie all'ambiente in cui è cresciuta e alla stima dei suoi insegnanti, potrebbe esercitare la professione nei più prestigiosi ospedali della città. Ma India ha la testa dura e vuole portare aiuto dove ce ne è più bisogno, tra i poveri e i disperati. Proprio in questi sordidi vicoli, tra ladri, prostitute e sognatori, India si trova a dover curare, salvandogli la vita, il più famoso gangster di Londra, Sid Malone, cinico, spietato, conturbante. Malone è l'esatto contrario dell'elegante fidanzato di India, una stella nascente del Parlamento inglese. Nonostante la repulsione per un uomo che rappresenta tutto ciò che lei detesta, poco alla volta India si lascerà attrarre dalla complessa personalità del malvivente, intrigata dal suo misterioso passato. Inevitabilmente, pur cercando di resistere ai loro sentimenti, i due si ritrovano l'uno nella braccia dell'altro. È un amore appassionato, sconveniente, in cui l'estasi si alterna alla sofferenza, e che provoca distruzioni quali non avrebbero mai potuto immaginare. Spaziando da Londra al Kenya, fino alle remote e selvagge coste della California, Come una rosa d'inverno è un'avventura mozzafiato, un'epopea romanzesca, ricca di personaggi e situazioni, da gustare pagina per pagina, dove il piacere di una narrazione "classica" si combina con la sensibilità di uno sguardo contemporaneo.
E India, razionale ed efficiente, vuole immergersi in tutto questo per aiutare, portare un minimo di “educazione sanitaria e alimentare” che dia ai poveri dell’East London la possibilità di vivere un po’ più dignitosamente, di prendersi realmente cura di sé e dei propri bambini, per allontanare quanto più possibile lo spauracchio delle malattie e della morte per consunzione.
Il sogno di aprire una clinica tutta loro a Whitechapel, in cui curare in particolare e gratuitamente donne e bambini, si profila davanti ai loro occhi, entusiasmando i loro animi.
il mio pensiero |
Come una rosa d’inverno è il prosieguo di I giorni del tè e delle rose e vi troveremo, in effetti, moltissimi personaggi già
incontrati nel primo romanzo.
Saranno,
di conseguenza, inevitabili alcuni spoiler del primo libro, per poter parlare
del secondo; li evidenzierò in scuro, in modo che potrete scegliere voi stessi
se leggerli o meno!
Anzitutto,
ritroviamo la protagonista del precedente romanzo, Fiona Finnegan, che è
diventata un’imprenditrice di tè di primo livello; vive a Londra con l’amato
marito Joe Bristow, la piccola figlioletta Katie, ed è in attesa del
secondo figlio.
Tutto va
bene, è felice e vive nel benessere ma c’è qualcosa che l’angustia: il fratello Charlie, che nel precedente libro abbiamo scoperto
essere vivo, ormai fa vita da criminale, domina nella parte orientale di
Londra, spadroneggia in Whitechapel, supportato da scagnozzi spietati e avidi
di potere.
Si fa
chiamare Sid Malone e non ha alcuna intenzione di cambiare vita e di
ripescare il proprio passato, tant’è che decide di allontanare anche l’unica
persona di famiglia che ancora gli vuol bene e che sa della sua nuova identità:
Fiona
Ma
quest’ultima è sempre la donna
determinata e testarda che il lettore ha imparato a conoscere: quando si
mette in testa una cosa, è difficile fargliela togliere e ciò che Fiona
desidera più di ogni altro, convinta che questo la renderà completamente
felice, è avere il suo Charlie con sé…
Emerge,
di Fiona, un tratto caratteriale che era solo accennato nel precedente romanzo:
essendo lei una donna che quando ama, ama completamente, con tutta se stessa,
in modo appassionato e totale, finisce purtroppo per mettere i propri desideri
e la propria volontà davanti a ciò che vogliono i propri cari, arrogandosi il
diritto di decidere per loro, di scegliere cosa è giusto e cosa non lo è,
ignorando il punto di vista altrui.
Questa
caratteristica, lungi dal rendere Fiona “antipatica”, me l’ha resa anzi più
“umana”, meno ideale, meno eroina a tutti
i costi; senza considerare, poi, che i suoi errori saranno alla base di
tante vicende in cui Sid e lo stesso Joe – che resta, anche qui, il punto di
riferimento principale per Fiona, la sua “roccaforte”, con il suo equilibrio,
la sua capacità di giudizio, la sua comprensione – saranno coinvolti molto da
vicino.
Parallelamente
al filone narrativo che coinvolge la testarda Fiona, c’è quello principale che
vede protagonista l’altrettanto forte e
coraggiosa dottoressa India Jones.
India è
figlia di una nobile e ricca famiglia inglese ma, a motivo delle proprie scelte
di studio e professionali, è stata ripudiata dalla propria famiglia; sua madre,
in particolare, non approva che la figlia abbia intrapreso Medicina e desidera
che smetta di avere in testa le bizzarre idee di aprire una clinica a
Whitechapel e faccia ciò che a una donna del suo rango e del suo tempo, è
richiesto: sposarsi con un buon partito, essere una buona moglie e una brava
madre, evitando ogni forma di scandalo.
Ma India è uno spirito libero, indipendente
e mai sopporterebbe una vita in gabbia, tanto più in una soffocante gabbia
d’oro: lei vuol fare il medico e
esercitare la propria professione nel modo più serio possibile.
La
gavetta di India avverrà nello studio dell’arrogante e chiuso dottor Gifford,
che però non esercita la propria professione di medico con vera
professionalità, tenendo conto delle reali e concrete esigenze dei pazienti, i
quali vengono tutti dalla povera e malfamata Whitechapel.
whitechapel, 1938 (fanpop) |
Sono
mamme disperate, magre e ammalate, con al seguito figli ancor più magri,
cresciuti con qualche patata; sono giovani donne che per sopravvivere fanno “la
bella vita”, finendo per contrarre malattie veneree che le portano alla morte o
comunque ad una vita al limite della sopportazione; sono uomini che devono
spaccarsi la schiena e lavorare a condizioni vergognose ogni giorno, costretti
poi a saltare “il pranzo” e “la cena”
per non sottrarre il poco cibo che è in casa ai propri figli.
È gente
che passa come un’ombra lungo le strade di Whitechapel, raccattando pezzi di
pane e di felicità, arrancando, strappando a morsi l’esistenza, ormai senza
neanche più sperare che qualcosa cambi.
E India, razionale ed efficiente, vuole immergersi in tutto questo per aiutare, portare un minimo di “educazione sanitaria e alimentare” che dia ai poveri dell’East London la possibilità di vivere un po’ più dignitosamente, di prendersi realmente cura di sé e dei propri bambini, per allontanare quanto più possibile lo spauracchio delle malattie e della morte per consunzione.
Ma i buoni
e giusti principi studiati sui libri universitari servono fino a un certo
punto; India è un buon dottore, ma per essere davvero utile
alla povera gente, deve imparare a sporcarsi le mani, calarsi nelle situazioni più
pietose, guardando le cose dal punto di vista dei malati, dando loro ciò di cui hanno
bisogno per star meglio senza ignorare il luogo in cui vivono, ciò di cui
concretamente dispongono.
E se il
retrogrado Gifford – col suo atteggiamento arrogante, presuntuoso, maschilista,
indifferente e con il suo moralismo crudele e per nulla caritatevole – non è in
grado di dare alla gente ciò di cui abbisogna, beh, ci penserà India, insieme
alla sveglia e pratica infermiera, Ella Moscowitz, di origini ebraiche.
Il sogno di aprire una clinica tutta loro a Whitechapel, in cui curare in particolare e gratuitamente donne e bambini, si profila davanti ai loro occhi, entusiasmando i loro animi.
Ma
mancano i fondi…
E qui
entra in gioco il protagonista maschile del nostro romanzo: Sid Malone.
Sid vive
in un mondo povero e disperato, che si muove attraverso i tentacoli della
droga, della prostituzione, delle rapine, degli omicidi.
Quando la
sua vita si incrocerà con quella di India, egli verrà messo in qualche modo di
fronte ad uno specchio – lo specchio dell’onestà a tutti i costi – che gli
rifletterà un’immagine di sé davvero brutta, che lui stesso detesta.
Sid non è
nato criminale, come nessun uomo nasce ladro, assassino, spacciatore.
Sid ha
frequentato la scuola sbagliata; la scuola delle strade di Whitechapel.
Sid ha
avuto fretta di fuggire da una tragedia familiare in cui è rimasto solo,
spaventato e abbandonato e che l’ha reso duro, per
esigenze di sopravvivenza.
Scopriremo
che Sid ha fatto esperienze, in carcere in particolare, davvero tristi, che
hanno influito moltissimo sul suo carattere e che l’hanno reso apparentemente
senza pietà.
E se India,
con la sua personalità forte, retta, i suoi principi, metterà in crisi il “cattivo” Sid, questi saprà darle “consigli” pratici su come avvicinarsi ai suoi poveri e disgraziati
pazienti, che lui – proveniente dallo stesso ambiente – conosce meglio di lei.
E come in
ogni rapporto sentimentale che si rispetti, i due daranno e riceveranno
reciprocamente, mentre la scintilla di un sentimento farà pian piano capolino
tra loro, per poi diventare una fiamma
di passione e amore, nonostante gli ostacoli.
Sid e India, diversi per origini, cultura,
professione, principi e valori morali, eppure così simili per la propria natura
forte, ribelle ai conformismi, capace di sacrificare se stessi per i propri
ideali.
Due anime
sole, smarrite, ferite che sapranno darsi “guarigione” attraverso un amore
unico, solido, inestinguibile.
Un amore
che andrà oltre le leggi che regolano il mondo della criminalità organizzata;
un amore che andrà oltre i meccanismi oscuri e perversi di uomini assetati di
potere; un amore che andrà oltre gli anni di silenzi, oltre le verità nascoste;
un
amore che sa aspettare, perdonare, ricominciare.
E così,
tra dibattiti politici che vedono Joe impegnato per portare scuole ed ospedali
a Whitechapel, cliniche improvvisate in cui tentare di salvare vite, matrimoni
infelici accettati per scongiurare conseguenze peggiori, omicidi architettati
da menti malvagie, famiglie che si ricongiungono dopo anni di lontananza, India
e Sid vivranno un amore contrastato, che spesso li vedrà lontani.
Riusciranno
ad essere felici insieme?
Questo
secondo appuntamento con la Donnelly mi è molto piaciuto, è stata una bella lettura,
mi piace il modo che l’Autrice ha di calare il lettore nei bassifondi del
malfamato quartiere londinese; mi piace il modo di presentarci il personaggio
femminile, sempre una personalità forte, determinata, che però non nasconde le
proprie fragilità di donna.
Ho
apprezzato India anche come medico, soprattutto per la sua evoluzione, per il
suo saper far marcia indietro quando certi principi teorici (a volte anche
morali, etici) non servivano a salvare vite umane perché troppo lontane dalla
realtà.
Anche Sid
è un bel personaggio, ma devo dire che ce n'è un altro che nella sua negatività mi ha colpito maggiormente (non vi dico chi è perchè.. vi direi davvero troppo!).
Dosate le
scene d’amore, non eccessivamente dettagliate, comunque mai volgari e sempre connotate da dolcezza e tenerezza, forse anche troppa per un
uomo pratico e “tosto” come Sid; ma si sa, quando si è innamorati…
Devo dire
che le peripezie vissute da India e Sid, soprattutto nell’ultima parte, in cui
lo scenario è momentaneamente diverso da Londra, mi son sembrate fin troppo
“avventurose”, in certi momenti forzati, quasi inverosimili, ma insomma, è un
romanzo e tutto ciò che accade deve poi incastrarsi con il finale.
È
presente anche un’altra storia, accennata e alle prime battute, che è quella
tra il fratellino minore di Fiona, Seamus, e la sua inossidabile amica Willa,
entrambi patiti per le arrampicate e le montagne da scalare…
E “La
rosa selvatica”, il terzo volume della trilogia della Donnelly, sarà del resto
proprio incentrata su di loro.
Ma questa
è un’altra storia e non l’ho ancora letta!
Consiglio
il libro ovviamente in special modo a coloro che amano il genere romance e che
non disdegnano di respirare storie lunghe, che si protraggono nel tempo, e
dalle vicende intricate al punto giusto.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz