Si può essere sopraffatti da troppo amore?
Questa è la particolarissima storia di un bambino che odia mangiare, rifiuta il cibo come fosse un veleno o una cosa disgustosa, e più la mamma - che lo ricopre di eccessive e morbose attenzioni - insiste perchè ingoi cibo a forza, più il figlio si rifiuta di nutrirsi...
ORFANZIA
di Athos Zontini
Ed. Bompiani |
Il protagonista di questa storia ha solo otto anni e vive con mamma e papà, circondato dal soffocante affetto materno e dall'atteggiamento pratico e spiccio del padre.
Il nostro bambino ha un problema comune a tanti bambini, che è fonte di apprensione e preoccupazioni per i genitori: non vuol mangiare, ed infatti è magrolino, con gli occhi scavati, il visino minuto e triste, e con quei capelli lunghi, a coprirgli il viso, sembra una femminuccia.
Ma lui non vuol saperne di nutrirsi; non c'è nulla che gli piaccia, non va matto per i dolciumi e tutti quegli snack che solitamente amano i bambini; quando è costretto, a causa delle insistenze della povera madre - disperata, la donna non sa cosa inventarsi per far venire al figlio la voglia di mangiare - a mandar giù il cibo, alla prima occasione cerca un posto qualsiasi per vomitarlo.
I genitori guardano il proprio bambino e scuotono il capo perplessi e turbati: ma cos'ha questo bambino che non va? Dove stanno sbagliando? Perchè si rifiuta di mangiare?
Il piccolo ha le sue infantili ed inquietanti convinzioni: tutti i genitori fanno ingrassare i loro figli, li nutrono fino a farli scoppiare di ciccia, per un'unica ragione:
"...tutti i genitori si mangiano i figli. Per questo li portano dal pediatra pure se non hanno niente. Quello è d'accordo con loro, controlla che stanno crescendo bene e li avverte quand'è il momento. I miei stanno solo aspettando che ingrasso per farmi a pezzi".
Non c'è niente e nessuno che possa fargli cambiare idea, e così lui viene su solitario e sempre un po' dimesso negli atteggiamenti, con le spalle curve, privo di forza per giocare e fare sport; la forza gli viene solo quando deve fuggire dalle grinfie della madre che gli vuole infilare con la forza il cibo in bocca o quando il pediatra lo rincorre per visitarlo.
A fargli compagnia ci sono i due cagnoloni di famiglia, Ringo e Otto, testimoni silenziosi di quest'infanzia tormentata, costellata dalle suppliche della madre e dai rimproveri di un padre doppiamente frustrato e deluso: da un figlio maschio che li fa penare e non darà alcuna soddisfazione e da una donna che ha messo in secondo piano il suo essere moglie per far solo la mamma di un bimbo difficile e, secondo lui, "scemo".
Con l'arrivo dell'estate, i genitori decidono di portare la creatura in una località di mare per trascorrere le vacanze con la speranza che l'aria buona possa far venir fame a questo bimbetto cocciuto che, a detta del pediatra, si rifiuta di crescere.
L'aria sarà pure buona ma non sembra sortire chissà quali effetti positivi sull'appetito del bambino, che continua con i soliti comportamenti capricciosi di rifiuto; finchè l'incontro e l'amicizia (inizialmente imposta dalla madre, che desidererebbe vedere il figlio legare e socializzare, come fanno generalmente tutti quelli della sua età) con Lucio, il figlio di una fruttivendola, non cambia tutto...
Lucio è un ragazzino poco più grande del protagonista ed è un piccolo "selvaggio", irrequieto, sicuro di sè, perfidamente sarcastico, burlone, pronto a fare scherzi anche di cattivo gusto a poveri ed ignari malcapitati, e soprattutto adora mangiare qualsiasi cosa, senza problemi.
Insomma, è l'opposto del nostro inappetente, che inizialmente detesta Lucio tanto da chiamarlo Lucifero: per lui il ragazzino è un mostro di cattiveria, che lo picchia se lui rifiuta il cibo che gli offre.
Ma la frequentazione di Lucio/Lucifero, in questa estate, servirà al bambino per fare qualche passo avanti nella crescita, e piano piano acquisirà nuove abitudini (alcune decisamente sbagliate), farà "nuove scoperte" di sè e del mondo circostante.
Lo stesso rapporto con l'odiato cibo inizia a mutare, anche se non è semplice cambiare radicalmente e subito perchè avvertire che il proprio stomaco comincia a voler trattenere il cibo buono e succulento che gli viene offerto, che vomitare diventa difficile... è un po' una sorta di "trauma" per il bambino protagonista, abituato com'è a rigettare tutto quello che va in bocca e poi nell'apparato digerente.
"... dentro di me c'è un altro bambino che cresce nascosto sotto pelle, è sua quella voce che mi tormenta. Siamo identici, è impossibile distinguere l'uno dall'altro, ma vogliamo cose diverse. Se io sono stanco, lui vuole giocare; se io non voglio mangiare, lui muore di fame; se io sono triste, a lui viene da ridere. Io sono debole lui diventa sempre più forte".
Uscirà diverso da quest'estate al amare? La mamma ci spera tanto, sospira drammatica mentre accarezza i capelli del suo strambo bambino; il padre sembra non nutrire più illusioni e guarda con severità e rassegnazione questo figlio "anormale".
Considerazioni
"Orfanzia" è un romanzo davvero molto particolare, una sorta di favola dalle sfumature "nere", ed infatti - proprio come i racconti fiabeschi - non è collocata in un qui ed ora ben precisi, e lo stesso protagonista è anonimo; di lui apprendiamo immediatamente quella che è la sua caratteristica principale: ha il terrore di mangiare e di ingrassare perchè così diventerebbe a sua volta un "bocconcino prelibato" per i suoi "affamati genitori".
E' un libro interessante e originale, che ci lascia entrare nelle giornate di questo bambino, offrendocene il punto di vista, che è quello di un bimbo impaurito e arrabbiato insieme, che non capisce i comportamenti dei genitori e la loro "fissa" per il cibo; per questa ragione i grandi gli appaiono come cattivi (e grotteschi a noi lettori), simili a spaventosi "orchi mangiabambini".
Confesso che in certi momenti il protagonista non ha destato molto la mia simpatia (in particolare quando è in compagnia di Lucio), anche in virtù del linguaggio schietto e "duro", ma ciò non toglie che lui, e la storia di cui è al centro, siano una metafora eccellente di come i genitori spesso condizionino la vita dei figli, e non sempre nel bene; la madre mi ha fatto tenerezza per tutto l'amore e le cure che elargisce verso il proprio figliolo, anche se di tale amore potremmo individuare i risvolti negativi: forse l'eccesso di cure ansiogene, il voler accontentare il figlio a tutti i costi... sortiscono effetti più deleteri che positivi?
Ce ne sarebbero di cose da dire su questo e ogni lettore si farà la propria idea leggendo il libro; ci sono altre tematiche che emergono, come il bullismo, le aspettative troppo alte che certi genitori hanno verso i figli, i quali possono sentirsi schiacciati da esse e spesso finiscono per fare l'esatto contrario di ciò che i genitori vorrebbero; le relazioni all'interno della coppia, l'abitudinarietà e l'indifferenza che possono ingabbiarla in un'esistenza grigia e priva di stimoli.
Interessante l'evoluzione del protagonista e la sua graduale consapevolezza acquisita circa la necessità di nutrirsi e crescere, quantomeno per non essere sopraffatto dai "più forti".
Finale un tantino... brusco, che mi ha lasciato addosso una sensazione di incompiutezza e quindi di perplessità, ma immagino che sia in sintonia con quel senso di ambiguità e di enigmaticità che attraversano tutta la narrazione. Io mi sento di consigliarlo, secondo me è un libro originale, per stile, contenuti, punto di vista narrativo; non nego che durante la lettura mi ha trasmesso sensazioni "irritanti", non sempre positive - saranno stati i riferimenti al vomito, la fine che il bimbo fa fare ad alcuni poveri animaletti, gli scherzi idioti con Lucio... - ma è così.
Se lo leggerete o lo avete letto, lasciatemi il vostro parere, sono curiosa di sapere altre opinioni su questo romanzo!
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz