mercoledì 18 luglio 2018

Recensione: LA PICCOLA PARIGI di Alessandro Tonoli



Non c'è persona, uomo o donna che sia, che non abbia bisogno di recuperare lo sguardo innocente dell'infanzia da cui guardare il mondo e la vita, per meravigliarsi ancora delle piccole e semplici cose che danno felicità.



LA PICCOLA PARIGI
di Alessandro Tonoli



GWMAX Ed.
Una città, un racconto misterioso e una bambina di cui nessuno ha mai saputo il nome.

Chiara è una bimba di dieci anni, vivace e birichina, che trascorre spesso i pomeriggi con il nonno, un vecchietto simpatico che però, la bimba se ne accorge anche se nessuno glielo dice esplicitamente, non di rado lei vede cedere alla malinconia...
Sicuramente gli manca la nonna, che non c'è più; manca anche alla piccola Chiara - chiamata, per gioco, dai nonni Chiaraccia - ma lei è forte e non piange, perchè i grandi le hanno spiegato che la nonna "è andata in un posto migliore".

E' un pomeriggio come tanti, quello che vede Chiara sedere accanto al nonno e ascoltarlo mentre le racconta una storia strana avvenuta quando lui era un adolescente timidissimo, imbranato e decisamente di pochissime parole.

I fatti incredibili di questa storia, che ha il vago sapore di una leggenda, sono accaduti proprio lì dove abitano, a Cabiate, un tempo da qualcuno denominata "La piccola Parigi”, per un motivo che però nessuno sembra più ricordare. 
Eppure il nonno ha una buona memoria e così racconta alla curiosa e attenta nipotina, oltre che a noi lettori, una storia che ruota attorno ad una bambina, anch'ella di dieci anni, vissuta tanto tempo fa.
Una bimba di cui lui non ha mai saputo il nome, la provenienza, l'età; nessuno, di questa ragazzina bionda e col vestito rosso, ha mai saputo chi fossero i genitori e dove sia finita, una volta lasciata Cabiate.

Questo tipetto vispo e allegro come un folletto, che andava di qua e di là senza fermarsi  un attimo, era la felicità e la serenità fatta persona.
Una bambina piena di vita, di positività, che esercitava un'attrazione quasi magica in chiunque si trovasse al suo cospetto; i suoi occhi erano pieni di meraviglia...

"E quando ce l'hai negli occhi, beh, è come un gigantesco scrigno da cui tutti possono prendere un qualcosa anche se tu non vuoi. La meraviglia è una delle cose più difficili da tenere solo per sè. E' per quanto tu possa provare a nasconderla, vedrai che un pizzico te ne salterà sempre fuori!".


L'incantevole bambina col vestito rosso riusciva a catturare l'attenzione degli abitanti del pacifico paesino che, pur sorridendo delle sue bizzarrie, delle simpatiche assurdità che spesso decantava come se fossero invece della solenni verità (tipo che gli uomini dovrebbero chiedere scusa alla terra ogni giorno per il fatto di calpestarla coi propri piedi), erano incantati da lei, dalla sua semplicità, spontaneità, e la piccola riusciva a trasmettere allegria ovunque andasse.

A renderla strana non era solo ciò che diceva, ma anche il fatto che fosse sempre sola e che ci fosse in lei qualcosa di enigmatico, di sfuggente, di etereo, che la rendeva speciale e più vicina alla natura, con la quale sembrava comunicare in modo unico, che agli esseri umani.

Ma la cosa più misteriosa e bella che questa bimba donò a Cabiate fu, appunto, "la piccola Parigi".

Un giorno, come era apparsa - dal nulla! - così sparì, per poi ricomparire di nuovo, ma diversa e con una novità: portare un po' di Parigi - città stupenda, da favola, che, raccontava, l'aveva ammaliata - anche a Cabiate.

Come? In un modo ovviamente singolare, strambo e surreale, ma commovente insieme, che permise alla bimba di lasciare un segno del proprio passaggio nel paese, e se anche apparentemente il ricordo di lei (che a un certo punto andò via per sempre e se ne perse ogni traccia) sembrò morire piano piano, negli anni, in realtà il suo "spirito", la gioia di vivere, il saper apprezzare ciò che vi è intorno, sapersi stupire dei piccoli miracoli quotidiani..., sono rimasti a lungo, coccolando e accarezzando i cuori di tanti che, grazie alla bimba senza nome - che fu chiamata "la Piccola Parigi" - hanno scoperto anche l'amore...

Questo racconto breve ma intenso ha i contorni di una fiaba moderna e antica insieme, collocata in un contesto realistico eppure con un pizzico di "magia", di elemento fantastico che porta il lettore a riflettere su come abbiamo bisogno, anche quando non ce ne rendiamo conto - anzi, forse soprattutto allora! - di osservare il mondo, la vita, la natura, le persone, i sentimenti... con occhi nuovi, puri, innocenti, con lo stupore di chi guarda qualcosa per la prima volta per coglierne l'originaria bellezza.

E' una storia nella storia, che intenerisce il lettore, per un attimo lo fa sognare, gli fa immaginare di essere lì, in un paesino qualunque, e di farsi incantare da questa sorta di "fatina" sbucata dal nulla - del resto, le cose belle, spesso, sono così; arrivano all'improvviso, senz'avvisare, e vanno còlte e vissute senza pensarci troppo, perchè son capaci di sparire con la stessa velocità con cui sono apparse - che portava con sè il dono della meraviglia, il bello di saper sognare e amare.
Ed è l'amore a rendere possibile questo racconto da parte del nonno; l'amore per la compagna di vita che non c'è più col corpo ma continua a vivere nel suo cuore, nei suoi ricordi vividi e indelebili; e l'amore per la vispa e curiosa nipotina, alla quale lascia qualcosa di sè che è prezioso e resterà con lei anche quando crescerà.

Ringrazio l'autore, Alessandro Tonoli, per avermi dato l'opportunità di leggere questo suo scritto, che ho davvero apprezzato molto perchè nella sua semplicità sa far vibrare le corde del cuore, commuovere, far riflettere e, in tempi come i nostri - così frenetici e caotici dominati dalla dimensione virtuale, irreale -, credo sia qualcosa di fondamentale, da recuperare e tramandare.

"Tutti vorremmo essere chiamati per i nostri sogni. Ci gireremmo per strada molto più velocemente, fidati. Sono i nostri sogni che ci identificano, non i nostri nomi".

6 commenti:

  1. Ciao Angela, non conosco il romanzo, ma mi piace molto il messaggio che trasmette :-)

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  2. Ciao neanche io conoscevo il libro ma questa recensione mi ha veramente incuriosita... sono diventata una tua nuova follower se ti va di passare da me io sono Il salotto del gatto libraio

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  3. Che bella questa tenera fiaba! Un tuffo nei veri sentimenti a conferma che l'amore, puro e sincero, deve essere vissuto pienamente.Il domani può sempre riservare spiacevoli sorprese :)

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    1. Si, un racconto intriso di significato e sentimenti :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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