Intrighi e complotti sono al centro di questo giallo/spy story ambientato nella Gerusalemme dei nostri giorni, da decenni dilaniata e sporca del sangue di tanti, troppi morti innocenti.
LA LINEA VERDE. GIALLO A GERUSALEMME di Francesco Diodati
Ed. Feltrinelli 300 pp 15 euro |
Arrivata in questa città affascinante, ricca di storia ma anche di contraddizioni, la donna si propone di preparare articoli che si basino sul rapporto diretto con le persone, così da capire - e riuscire a raccontare in modo fedele - che aria si respira in quei territori, martoriati da decenni di guerre e sangue.
In particolare, a colpire il suo interesse, di giornalista ma, prima ancora, di essere umano, è la drammatica situazione vissuta dai palestinesi, intervistando i quali Susan comprende, direttamente dalla loro bocca, tutti i disagi e le sofferenze create da quella che è, di fatto, uno stato di occupazione da parte di Israele, e che genera apartheid, discriminazioni, violazione di diritti.
Questo è il quadro che si delinea sotto gli occhi attenti e sconcertati della giornalista, la quale si ritrova anche a familiarizzare con alcune famiglie palestinesi, a godere della loro ospitalità e, di conseguenza, a provare un grande senso di ingiustizia verso ciò che questa gente vive in quella striscia di terra in cui sono nati, che appartiene loro e alla quale loro sentono di appartenere.
Conosce un collega di nome Tom, con il quale scatta prima una amichevole simpatia e poi la passione, tanto da decidere di andare a vivere insieme.
Ambiziosa e determinata a scrivere di ciò che vede con i propri occhi, senza lasciarsi intimorire da nulla e nessuno, Susan è disposta a rischiare anche la propria sicurezza e incolumità pur di intervistare un personaggio importante e a capo di un'organizzazione che combatte per la liberazione della Palestina dall'occupante; l'uomo è ovviamente ultra ricercato dai servizi segreti israeliani, i quali hanno tutto l'interesse a prendere quello che giudicano un pericoloso terrorista.
Ambiziosa e determinata a scrivere di ciò che vede con i propri occhi, senza lasciarsi intimorire da nulla e nessuno, Susan è disposta a rischiare anche la propria sicurezza e incolumità pur di intervistare un personaggio importante e a capo di un'organizzazione che combatte per la liberazione della Palestina dall'occupante; l'uomo è ovviamente ultra ricercato dai servizi segreti israeliani, i quali hanno tutto l'interesse a prendere quello che giudicano un pericoloso terrorista.
Com'è logico immaginare, non è proprio un gioco da ragazzi ottenere un incontro nientemeno che con un uomo super ricercato, eppure le possibilità che questo accada non saranno poi così lontane né assurde...
Certo, i pericoli sono tanti e dietro l'angolo, e Susan in effetti rischia davvero moltissimo buttandosi in quest'impresa, ma al suo fianco c'è il premuroso Tom...
In parallelo con le vicende di Susan e della sua esperienza nei Territori occupati - esperienza che la spinge a empatizzare con i palestinesi -, seguiamo di alcuni uomini israeliani che lavorano alacremente per scovare i covi dei terroristi, prevenire attentati e mantenere l'ordine.
Seppur in forma romanzata, l'autore ci presenta entrambi i punti di vista, quello degli israeliani e quello dei palestinesi, separati da quella linea verde che fa da confine tra "Israele" e i "territori palestinesi occupati" (Cisgiordania e Gerusalemme Est, occupati durante la Guerra dei Sei giorni del 1967): mentre i primi che desiderano vivere serenamente e senza problemi nel loro stato ebraico, i secondi si vedono oppressi e privati dei diritti e libertà fondamentali.
Il lettore viene anch'egli, come Susan, catapultato in una realtà feroce, contraddittoria, violenta, fatta di complotti, operazioni militari, aggressioni verso i civili, controlli infiniti ai check-point, attentati; tra i vicoli polverosi della Città Vecchia e lungo la linea verde, ci sono coloro che si battono per un processo di pace (dalla stessa Susan a un altro personaggio importante, un israeliano che decide di scendere in politica per portare avanti un discorso di tolleranza e della necessità di trovare dei punti di incontro tra i due popoli) e coloro che son disposti a tutto pur di proteggere ciò in cui credono, ricorrendo a mezzi leciti e illeciti.
Il libro si divide in due parti, separati da pochi anni di distanza e in cui rivediamo sempre Susan, che dopo la prima (difficile e dolorosa) esperienza, va via da Gerusalemme per poi tornarvi, schierandosi apertamente accanto alla causa palestinese; nella prima come nella seconda volta, il gioco si fa sempre più grande e pieno di pericoli, tra destra sionista, Hamas, Mossad e gli scandali della corruzione.
La storia si dipana tra oscure trame di potere, colpi di scena, tradimenti, in un mix di filoni narrativi, che comprendono spionaggio, giallo e un tocco di rosa, il tutto su uno sfondo difficile, doloroso, contrassegnato da oppressione, conflitti, inimicizie, giovani che preferiscono suicidarsi e contribuire così a liberare il proprio popolo, che continuare a vivere e soffrire sotto occupazione.
Ho apprezzato che l'autore abbia fatto sicuramente delle ricerche per scrivere il romanzo, cercando di guardare a quella che è nota come "questione palestinese" senza filtri e pregiudizi, ma provando a restare oggettivo e a limitarsi a denunciare - attraverso gli occhi di Susan - ciò che accade in questa parte del mondo in cui la pace, ad oggi, è lontana dall'essere raggiunta.
Piacevole nello stile, può costituire uno stimolo a interessarsi ed informarsi circa la tematica "Palestina/Israele".
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz