martedì 26 agosto 2025

Cold case australiani: quando la finzione viene ispirata dalla cronaca nera

    

Durante la lettura dell'ultimo libro recensito qui sul blog. Ritorno a casa di Kate Morton, ho notato che l'autrice cita al volo alcuni casi reali di scomparse misteriose, accostandoli al mistero attorno al quale verte la storia narrata nel romanzo, vale a dire la misteriosa morte di quattro membri di una stessa famiglia mentre erano a fare un picnic durante la vigilia di Natale.


Curiosa, mi sono messa alla ricerca di questi casi di cronaca nera, accaduti tutti in Australia diversi decenni fa; di essi, mi erano noti il caso dell'Uomo di Somerton e quello di Azaria Chamberlain.


Partiamo dalla scomparsa dei fratellini Beaumont, avvenuta il 26 gennaio del 1966, durante l'Australia Day, giorno di festività nazionale attraverso la quale si celebrano le origini di questo meraviglioso Paese.

Jane, Grant e Arnna Beaumont nel 1965. © MRU
 
Sin dal mattino quella giornata prometteva di essere molto calda e i tre fratelli Beaumont (Jane di 10 anni, Arnna di sette e Grant di quattro) chiesero il permesso alla madre (Nancy) di andare alla spiaggia a Glenelg Beach, distante cinque minuti di autobus dal sobborgo di Adelaide in cui abitavano.

Permesso concesso, per cui i tre presero l’autobus delle 8:45 promettendo di ritornare con quello di mezzogiorno; ma quando passò l'autobus senza i fratellini, e poi anche il successivo, Nancy cominciò a preoccuparsi. 

Non appena rientrato il marito (Jim Beaumont) dal lavoro (alle 15), i coniugi si recarono immediatamente alla spiaggia per cercarli ma niente: i bambini non c’erano. 

I genitori pensarono di tornare indietro, verso casa, rifacendo la strada che i figli potrebbero aver percorso tornando a piedi (nel caso avessero perso l’autobus), si recarono anche da amici e conoscenti ma senza ottenere risultato.

Così, passate le 17, decisero di denunciare la scomparsa alla polizia.

La polizia fece perlustrare la spiaggia e le aree adiacenti, vennero controllati anche l’aeroporto, le linee ferroviarie e le strade interstatali.
Tre giorni dopo, il 29 gennaio, sul Sunday Mail comparve un articolo che parlava dei tre fratellini scomparsi: forse erano stati rapiti e assassinati da un molestatore sessuale?

Come spesso accade in questi casi, numerose furono le testimonianze di avvistamenti che cominciarono ad arrivare: chi li aveva visti presso il porto turistico di Patawalonga Boat Haven, chi nel parco di Colley Reserve, vicino alla spiaggia, in compagnia di un uomo sulla trentina alto, biondo e magro, con cui i tre si erano messi a giocare, dando l'impressione di essere sereni e felici. I quattro si erano poi allontanati dalla spiaggia orientativamente verso le 12.15.

I Beaumont reputarono questa testimonianza poco attendibile, in quanto, a detta loro, i loro figli non erano soliti dar confidenza o addirittura giocare con gli sconosciuti, ma - su sollecitazione della polizia - Nancy ricordò che effettivamente la figlia minore Arnna le aveva detto che Jane aveva “trovato un fidanzato in spiaggia”, ma lei aveva pensato che parlasse di un compagno di giochi e non ci aveva più pensato.

Un panettiere di Glenelg Beach riferì che Jane aveva comprato pasticcini e una meat pie con una banconota da una sterlina (una somma superiore a quella data loro dalla mamma); tempo dopo, una donna riferì che la notte della scomparsa aveva visto entrare un uomo, accompagnato da due ragazze e un ragazzo, in una casa disabitata vicina alla propria; addirittura, aveva osservato una scena allarmante: più tardi il bimbo era uscito di casa ma l'uomo lo aveva brutalmente acchiappato e riportato dentro; la mattina dopo, l'edificio tornò ad essere vuoto.

Ben due anni dopo la scomparsa, Jim e Nancy ricevettero due lettere (spedite dallo Stato di Victoria) firmate “Jane”, e un’altra da un uomo che si firmava “The Man”, in cui questi diceva di avere con sé i bambini; dalle analisi forensi, inizialmente le missive furono ritenute autentiche, ma anno dopo si appurò che fossero false.

Diversi individui furono sospettati di aver rapito i bambini Beaumont, tra essi Harry Phipps, un ricco uomo d'affari di Adelaide accusato in precedenza di abusi sui minori, e Bevan Spencer von Einem, un assassino che negli anni '80 aveva rapito ed ucciso un ragazzo; secondo la soffiata di un informatore anonimo, von Einem si vantava di aver rapito tre bambini da una spiaggia diversi anni prima ma, dopo accurate indagini, per quanto ci fossero elementi che potessero sostenere questo possibile coinvolgimento del criminale, si arrivò alla conclusione che von Einem non c'entrasse nulla, anche perché non ci si trovava con l'età del rapitore: l’uomo avvistato in compagnia dei tre bambini, infatti, era stato descritto come “trentenne”, mentre von Einem all’epoca aveva solo vent’anni.

Jim e Nancy Beaumont rimasero per anni nella loro casa di Somerton Park, nella speranza che i loro figli un giorno tornassero a casa...

L'angosciante storia dei tre fratellini Beaumont, mai ritrovati, è uno dei cold case più tristemente famosi in Australia.

Di recente (febbraio c.a.), c'è stato un nuovo interesse per questo caso.
Avete presente uno dei principali sospettati, Phipps?
Ecco, nel 2008 lo scrittore Stuart Mullins contattò l'ex detective Bill Hayes per mostrargli il proprio personale fascicolo in cui aveva raccolto dati ed ipotesi circa la scomparsa dei fratellini Beaumont e in cui faceva il nome del presunto rapitore...

Mullins si avvicinò a Bill dopo aver individuato una prova interessante: la borsa beige con clip che Jane Beaumont portava con sé il giorno della fatidica gita, Stuart la vide mentre visitava la casa di un'anziana vedova, Elizabeth Phipps, nel giugno 2007.
Un particolare da brividi, soprattutto se si considera che sovente gli assassini collezionano 'souvenir' appartenenti alle loro vittime.

Per Stuart, tale avvistamento confermò ciò che sospettava da tempo: l'uomo che aveva rapito i Beaumont quel giorno era il defunto marito di Elizabeth, il milionario e pedofilo Harry Phipps. 
Quando però Stuart ottenne che la polizia indagasse su questo particolare, Elizabeth affermò di aver gettato via la borsa. 

E fu così che Mulins si decise a chiedere aiuto a Bill; questi prese a cuore il caso e, indagando, si rese conto che tutte le strade portavano a Phipps, uomo ricco e influente nella comunità, con legami con la Chiesa e lo Stato. 
Bill e Mullins sottolineano come egli possedesse delle proprietà a pochi passi o a breve distanza da Glenelg Beach, il luogo della scomparsa dei tre fratelli.
A dare conferma della perversione sessuale di Phipps è lo stesso figlio, Haydn, che ha confessato di essere stata abusato dal genitore, quand'era un bambino...; non solo, ma egli, che aveva 15 anni al momento della scomparsa dei bambini, ha affermato di aver visto i Beaumont nella sua casa di famiglia a Glenelg.

Ma la svolta per un'eventuale riapertura avvenne nel 2013, quando due uomini si fecero avanti dopo aver ricordato di aver scavato una buca di due metri per un metro nella fabbrica Castalloy (North Plympton, Adelaide) di Phipps l'ultimo fine settimana di gennaio del 1966. 
L'uomo che commissionò la buca corrispondeva alla descrizione di Phipps. 

Ci sono state, quindi, delle operazioni di scavo nel sito dell'ex fabbrica Castalloy ma mi sembra - leggendo diversi articoli nel web - che non sia stato trovato nulla di rilevante, almeno per ora...

Altro elemento ritenuto importante da Mullins e Hayes: una persona vicina alla famiglia Beaumont ha riferito che, dopo la scomparsa dei fratelli, la nipote di Phipps si è sposata con un cugino di Jim Beaumont, il che fa supporre che allora Harry Phipps potrebbe aver avuto modo di conoscere Jane, Arnna e Grant, e magari proprio in virtù di questa conoscenza i tre non si sarebbero allarmati quando l'uomo gli aveva avvicinati...

Non ci resta che aspettare che emergano altre novità, con la speranza di poter sapere cosa sia accaduto a quelle tre anime innocenti e per mani di chi.



L'altro caso nominato dalla Morton è quello della piccola Azaria Chamberlain.

Figlia di un pastore avventista, Azaria morì a poche settimane di vita uccisa da un dingo; nell'agosto 1980 la piccola era nella tenda all'interno di un campeggio a Uluru (Ayer's Rock, Australia) e fu portata via dall'animale.

Fu sua madre, Lindy Chamberlain, a riferire di aver visto un dingo uscire dalla loro tenda subito dopo la scomparsa della bimba, e immediatamente partirono le ricerche ma il corpicino non fu ritrovato.

Una settimana dopo la scomparsa di Azaria, un uomo, mentre stava scattando foto di fiori selvatici vicino ad Ayer's Rock, notò dei vestiti strappati vicino a un masso, che si rivelarono essere un pannolino strappato e la tutina di un neonato.

Lindy purtroppo fu accusata di aver ucciso la propria figlia, nonostante non vi fossero prove oggettive che facessero pensare a questo crimine abietto; la donna fu comunque condannata in primo grado di omicidio sulla base di prove circostanziali, tra cui il sangue trovato nell'auto di famiglia, inizialmente ritenuta appartenente ad Azaria. cosa che venne confermata da una biologa, mentre il medico legale sostenne che gli strappi trovati nella tuta di Azaria erano più compatibili con delle forbici che con il morso di un dingo. 

Nel 1982, Lindy fu condannata all'ergastolo, mentre suo marito, Michael, ricevette una pena minore.

I Chamberlain erano membri della Chiesa Avventista del Settimo Giorno e su quest'affiliazione religiosa ruotarono numerose speculazioni e teorie assurde, tra cui quella che i genitori avessero ucciso la figlia in una sorta di sacrificio rituale. 

Ma mentre Lindy era in prigione, nuove prove emersero a favore della donna: anzitutto, venne fuori che nell'auto della famiglia c'era dell'emulsione di vernice e non sangue. 
Ma l'evento determinato fu un fatto del tutto accidentale: un escursionista inglese (David Brett) cadde da Ayer's Rock, il suo cadavere fu ritrovato otto giorni dopo la caduta in una zona piena di tane di dingo e lì gli investigatori rinvennero la giacca mancante di Azaria, in una delle tane. 

I coniugi Chamberlain e i loro sostenitori dovettero lottare perché fatta giustizia ma si dovette attendere il ritrovamento di prove che confermavano il racconto di Lindy sulla scomparsa della figlia perché la donna fosse liberata e il verdetto ribaltato. 
Dovranno attendere il 2012 perché il coroner emitta la sentenza ufficiale: il responsabile della morte di Azaria fu un dingo.

Dopo la vicenda e il tragico errore giudiziario, la vita della famiglia Chamberlain cambiò radicalmente: Lindy si trasferì negli States e Michael dedicò il resto della sua vita alla lotta per la giustizia e contro i pregiudizi e le persecuzioni. 


Gli altri due casi - la ragazza del pigiama giallo e l'uomo di Somerton - li vedremo in un prossimo post.




Articoli consultati:


Nessun commento:

Posta un commento

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...