domenica 20 marzo 2016

Recensione: LA BAMBINA NUMERO 8 (Orphan #8) di Kim van Alkemade



Ed eccomi alla recensione di un libro molto bello e capace di suscitare una fiumana di emozioni contrastanti e travolgenti.
Spero di sapervi rendere in modo esauriente ciò che mi ha lasciato.

LA BAMBINA NUMERO 8
(Orphan #8)
di Kim van Alkemade


Ed. Bookme (DeA)
384 pp
16.90 euro
dal 4 gennaio 2016
L'orfanella e l'infermiera

Incontriamo Rachel Rabinowitz la prima volta quando è una bambina di 4 anni, curiosa, deliziosa, pasticciona ma anche molto dolce.
Vive a New York (siamo negli anni della Prima guerra Mondiale) con il fratellino Sam (6 anni) e i loro genitori, Harry e Visha.
Sono una famiglia di ebrei, e i quattro conducono un'esistenza modesta ma dignitosa.
Una famiglia felice, serena.
Fino al giorno in cui qualcosa rompe definitivamente la felicità di tutti: mamma Visha scopre che suo marito Harry l'ha tradita, i due litigano violentemente e, nel corso del litigio, l'uomo uccide la moglie, per poi scappare.

La storia della Rachel bambina si intervalla a quella della Rachel degli Anni Cinquanta, ormai adulta, 40enne, che attualmente lavora come infermiera in una casa di riposo e conduce una vita regolare e solitaria.

Del suo passato Rachel ha certamente molti ricordi, ma ci sono tante cose che costituiscono una sorta di buco nero, che non riesce a riportare alla coscienza.
Forse il suo inconscio vuol proteggerla da qualcosa di troppo doloroso?

Beh, di dolore ce n'è stato, e anche tanto, nella vita di Rachel... ed infatti, capitolo dopo capitolo, l'Autrice ci fa passare dal presente al passato per farci conoscere tutte le tristi vicissitudini passate da questa donna, sin dall'infanzia.

Ad aprire in lei un varco importante per ritornare indietro nel tempo e ricordare tutto ciò che ha vissuto nel brefotrofio in cui è stata per due anni fondamentali della propria esistenza, è la nuova, anziana paziente della casa di riposo: la dottoressa Mildred Solomon.

L'infermiera e la vecchina - che si sta pian piano spegnendo a causa di un tumore - si sono già incontrate, in un lontanissimo passato, quando Rachel era piccola.
Che collegamento c'è tra loro? E perchè Mildred la chiama "bambina numero 8"?

La scoperta della verità non può avvenire solo sulla base dei ricordi, che risalgono all'infanzia nel brefotrofio, ed è per questo motivo che Rachel comincia a cercare informazioni e articoli medico-scientifici scritti dalla dottoressa Salomon, per saperne di più e poter afferrare quel filo che le unisce.

Vita in istituto




Intanto, la lettura ci porta indietro di trent'anni prima e riprendiamo il filo della storia di Rachel e Sam bambini: i bimbi hanno vissuto un doppio trauma, la morte violenta ed improvvisa della mamma, sotto i loro occhi, e la fuga del padre, che ha abbandonato i figli al proprio destino.
Sam e Rachel vengono presi in carico da un'assistente sociale: Sam viene condotto all'orfanotrofio ebraico, e Rachel (che è troppo piccola) viene separata dal fratello per essere portata al brefotrofio (sarà ammessa all'orfanotrofio, ritrovando il fratello, due anni dopo).

La vita in istituto non è affatto semplice; certo, gli orfanelli non vengono trattati male e anzi sono nutriti, puliti e al caldo, ma si tratta pur sempre di istituti in cui ogni dipendente fa il proprio lavoro senza lasciarsi coinvolgere emotivamente dai piccoli ospiti, che hanno necessariamente bisogno non solo di cure ma anche e soprattutto di amore, affetto, vicinanza fisica.
L'unica figura comprensiva e dolce, più vicina alla figura materna, sarà la signora  Fannie Berger che, insieme al figlio Vic, saranno i primi (e i pochi) veri amici che Sam e Rachel avranno in orfanotrofio.

fonte
Dormitorio in un Asilo ebraico
All'interno del brefotrofio, inoltre, avvengono cose che non dovrebbero avvenire...

Un certo dottor Hess, insieme ad una sua collega donna, si sono messi in testa di contribuire allo sviluppo delle scoperte scientifiche e mediche servendosi degli orfanelli del brefotrofio: povere anime innocenti in balia di uomini di scienza che, nella furia onnipotente e megalomane di fare esperimenti che diano lustro al loro nome e alla loro carriera, si sono volutamente "dimenticati" che la scienza non può non avere dei limiti morali, deontologici, e che il rispetto per la persona viene prima di ogni altra cosa.

E' giustificabile arrecare danno a un piccolo gruppo di innocenti se il fine è quello di scoprirne di più su specifiche malattie - per le quali a quel tempo non c'erano molte cure in quanto esse erano ancora in corso di sperimentazione - per salvare e guarire migliaia o milioni di bambini?
Si può sacrificare un bambino per amore della scienza nonché per soddisfare i propri egoismi, le proprie manie di grandezza?

La vita della piccola Rachel ci scorre davanti agli occhi - negli anni trascorsi nel brefotrofio e poi nell'orfanotrofio ebraico - e non possiamo non appassionarci alla sua storia, provando pietà e tenerezza per una bimba troppo spesso vittima inerme di diverse persone: del padre sciagurato, di infermiere poco affettuose, di dottori senza scrupoli, di compagnetti feroci e bulli...

Una strada in salita, la sua; una strada fatta di continui abbandoni da parte del suo unico legame famigliare - Sam, a sua volta però solo, e tanto irrequieto, arrabbiato col mondo... -, di difficoltà, di umiliazioni, di prese in giro ed emarginazioni a causa del suo aspetto fisico "anomalo", da sempre motivo di vergogna e sofferenza per lei.

Ora che è grande, e che può rivedere la sua vita, e tutti i problemi che l'hanno costellata, alla luce della terribile verità che ha scoperto, può cercare di riprendersi la propria rivincita, di pretendere che chi ha sbagliato, chi le ha fatto del male, come minimo le chieda perdono.

Il perdono non le restituirà gli anni e tutto ciò che le è stato tolto, non cambierà il suo presente (che non smette di riservarle delle "sorprese"), ma forse le donerà uno spiraglio di pace, appagherà la sua legittima sete di vendetta...
Ma è davvero questo di cui il suo cuore ha bisogno per trovare la pace e la serenità?

Considerazioni personali 

E' un romanzo molto coinvolgente, non riuscivo a staccare gli occhi dalle pagine e non mi sono fermata tutto ieri pomeriggio fino a quando non l'ho terminato.
La storia di Rachel è la storia di un'orfanella che ne ha vissute di tutti i colori, riuscendo però sempre a cavarsela; e se è vero che sul suo cammino ha incontrato gente che l'ha derisa, umiliata, lasciata sola, usata..., ce n'è stata altrettanta che le ha fatto del bene, che l'ha compresa, aiutata, perdonata anche.

La Rachel adulta è una donna che ha le sue motivate ragioni per compiangersi, per detestare tante persone del suo passato, per covare dentro sè risentimento o odio..., ma è anche una donna troppo intelligente per lasciare che questi sentimenti negativi diventino dei tarli velenosi nel suo cuore, nella sua mente, nel suo corpo, finendo per rosicchiarla e toglierle quei grammi di felicità cui ha diritto, e che ancora l'aspettano.

Perchè nonostante la vita le abbia tolto tanto, nonostante troppe volte si sia sentita abbandonata e terribilmente sola, bisognosa di carezze e abbracci che raramente sono giunti per farla sentire amata..., Rachel sa che l'alba di un nuovo giorno l'aspetta; forse esso si caricherà ancora di nuvole nere, ma non la vedrà più sola, bensì accanto all'unica persona di cui ha bisogno.

Una storia di ingiustizie, di amore e tenerezze negati, di bambini senza la propria famiglia ma accolti in una molto più grande (la vita asettica e quasi militaresca in istituto, fatta di regole, disciplina, orari scanditi dalla campanella....) di vicende traumatiche portatrici di inevitabili tristi conseguenze, ma è anche una storia di riscatto, di forza, di voglia di non arrendersi.

Rachel  è un personaggio cui è difficile non affezionarci, perchè ci viene mostrato a tutto tondo il suo modo di essere, i suoi pensieri intimi, le paure e le insicurezze di lei bambina, di lei adolescente che cerca di decifrare i segnali che le manda il proprio corpo, di lei donna che si ritrova davanti a realtà tristi e difficili da accettare, ma che costituiscono per lei l'ennesima sfida.

E' una lettura che in diversi momenti può risultare "emotivamente forte", come lo sono sempre le storie che hanno per protagonisti vittime innocenti e indifese, e il lettore si lascia coinvolgere inevitabilmente, si indigna, si intenerisce, si ritrova a sperare insieme alla protagonista che finalmente anche per lei il cielo smetta di essere scuro e si colori di azzurro.

Un romanzo molto bello, che non lascia indifferenti, che in un certo senso fa "soffrire" perchè ci si immedesima nella protagonista, condividendo con lei ogni emozione, ogni pensiero, ogni dolore.

Lo consiglio, anche se, ripeto, è una storia che ha dei momenti "crudi", che toccano profondamente la sensibilità del lettore.



6. Un libro che ti faccia piangere

2 commenti:

  1. Ciao Angela, ero sicura che anche tu avresti apprezzato molto questo romanzo! Le tue recensioni sono sempre molto interessanti e ricche di dettagli e per questo mi ha fatto molto piacere leggere quello che hai scritto e rivivere le scene lette del libro letto poco tempo fa!

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    Risposte
    1. si, la tua recensione mi ha resa molto curiosa verso questo romanzo e ho fatto bene a leggerlo! :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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