Il romanzo storico di Gino Dondi ci porta in Palestina negli anni in cui Gesù ha vissuto e predicato tra quelle strade polverose, attorniato da discepoli desiderosi e fiduciosi di cambiare, grazie a quel Rabbi straordinario, le loro vite e, chissà, anche il mondo attorno a sé.
Ma il cuore dell'uomo è ingannevole ed è un pozzo profondo, scuro e inaccessibile, e ogni persona che Gli si accostava celava dentro di sé desideri segreti, ardenti speranze e torbide ossessioni.
OSSESSIONI di Gino Dondi
NullaDie Ed. 220 pp |
Come leggiamo dai Vangeli, Giuda Iscariota è il discepolo che ha tradito il Maestro, vendendolo ai capi dei sacerdoti - che a loro volta lo consegnarono ai Romani - per trenta denari.
La domanda che sta alla base di questa figura, così come ci viene raccontata tra queste pagine, è: le cose sono andate proprio così? E se in realtà Giuda non avesse mai tradito il suo amato Rabbi?
Nella ricerca, quindi, di una verità alternativa, l'Autore ci conduce in quei luoghi che mai come oggi sono terra di guerre e devastazioni e, come ai nostri giorni, anche allora vedeva contrapposti due popoli.
Nella ricerca, quindi, di una verità alternativa, l'Autore ci conduce in quei luoghi che mai come oggi sono terra di guerre e devastazioni e, come ai nostri giorni, anche allora vedeva contrapposti due popoli.
Sotto il giogo romano, la vita in Giudea non era semplice e gli ebrei non potevano che desiderare di liberarsi di quella odiata presenza.
In questo contesto di malcontento e tentativi di ribellione da parte di gruppi di giudei "facinorosi", spicca la figura del Maestro, che tra queste pagine non viene mai chiamato Gesù o il Cristo, ma sempre il Galileo e Rabbi.
Egli è un giovane uomo di circa trent'anni quando comincia a predicare alle genti il Verbo del Signore, il ravvedimento dai propri peccati, e chiamando a sé quelli che voleva fossero i suoi più stretti e intimi amici: i dodici discepoli.
Egli è un giovane uomo di circa trent'anni quando comincia a predicare alle genti il Verbo del Signore, il ravvedimento dai propri peccati, e chiamando a sé quelli che voleva fossero i suoi più stretti e intimi amici: i dodici discepoli.
Tra essi c'è appunto Yehouda, colui che il racconto evangelico e la tradizione indicheranno inconfutabilmente come il traditore, il falso amico che è stato fianco a fianco a Gesù per poi tradirlo con un bacio.
I personaggi di questo romanzo ci vengono descritti in tutta la loro complessità umana, con le loro tante contraddizioni, fragilità, le passioni inconfessate, i pensieri ossessivi, i timori, la lotta interiore per far predominare la fede e soffocare i dubbi, che insistentemente si affacciano alla mente e al cuore.
Yehouda è un giovane uomo tormentato da diversi malesseri e angosce: desidera anch'egli, come i suoi connazionali giudei, spezzare le catene che li legano ai Romani e spera che presto arrivi il liberatore (il Messia?), a ristabilire una nuova società senza occupanti, a ridonare la libertà, a far fiorire la giustizia e la prosperità.
E se è necessario passare per la via della ribellione anche violenta, ben venga.
Lo sapevano bene i Zeloti, acerrimi nemici dei romani e pronti a perseguire l’indipendenza politica "a mano armata".
Lo sapevano bene i Zeloti, acerrimi nemici dei romani e pronti a perseguire l’indipendenza politica "a mano armata".
Pur desiderando anch'egli la libertà e l'indipendenza del proprio popolo, Yehouda non è però incline alla violenza: mostra, piuttosto, un animo pacifico e un temperamento schivo, timido e quando comincia a seguire il Maestro, lo fa senza imporre la propria presenza e senza essere in prima linea, come altri discepoli (uno su tutti, Sim-on-Petrus).
Yehouda segue il Maestro "subendone" il carisma: il fascino che quell'uomo speciale reca con sé in modo del tutto naturale lo soggioga completamente.
Non riesce a non cercarne gli sguardi, ma al contempo distoglie il suo intimidito perché sente crescere, dentro di sé, man mano che gli è più vicino, pensieri ed emozioni che non deve assolutamente concedersi di provare né tanto meno alimentare.
Lo stesso Maestro è un personaggio denso di contraddizioni e sfaccettature: appare sicuro di sè, quasi compiaciuto di se stesso e del seguito che riscontra nel suo percorrere le strade della terra d'Israel, nel suo approcciarsi alle folle, agli uomini come alla donne; ma allo stesso tempo, anch'egli sembra spesso perdersi nei proprie inquietudini segrete, come turbato interiormente da qualcosa di troppo grande, che non può e non deve esprimere, condividere, manifestare.
Farlo significherebbe mostrare una fragilità umana che lui - che si dichiara Figlio di Dio - non può permettersi di far trasparire, in quanto la missione che il Padre celeste gli ha affidata è infinitamente troppo alta e importante e non deve incontrare ostacoli.
A seguire il Maestro ci sono anche delle donne fedeli e devote, come Miryam, tanto bella quanto sensuale e misteriosa.
Per lei Yehouda prova sentimenti negativi di invidia, gelosia, risentimento e quando la vede in intimità con il Maestro, il cuore gli sanguina e in petto sente salirgli un'ondata di emozioni forti e non sane.
L'Autore è molto attento alla psicologia dei suoi personaggi, di cui emerge l'umanità in tutta la sua nuda debolezza, ma lo è anche nel tratteggiare il contesto storico-sociale e religioso: il rapporto Giudei-Romani, le divisioni tra sadducei, farisei e zeloti, le discordie all'interno del Sinedrio - tra chi vuol condannare il Galileo, consegnandolo ai pagani, e chi non vuol farlo -, i rapporti tra i seguaci del Cristo.
Questo di Gino Dondi è un romanzo che prova a far collimare due aspetti per loro natura opposti: l’oggettività storica e l’interpretazione romanzata; ci dà una versione della storia di Gesù che attinge ai racconti evangelici - citandone passaggi, dialoghi, episodi specifici - e non solo, che accenna a un ritratto del Messia diverso da quello cui siamo stati abituati, sottolineandone il volto puramente umano e contrassegnato da luci e ombre.
Giuda non è "il cattivo della compagnia", ma anzi è colui che amava il suo Maestro e mai si sarebbe sognato di tradirlo, nonostante proprio Lui l'abbia messo davanti alla richiesta di fare ciò che andava fatto perché ogni cosa potesse compiersi.
Sebbene da cristiana io condivida assolutamente il racconto che di Gesù viene fatto nei Vangeli, ho trovato comunque il testo molto piacevole da leggere e ci si sente attratti dalla penna fluente e affascinante dell'autore, dall'interessante e mai superficiale caratterizzazione dei personaggi, nonché dalla prospettiva diversa con cui ha scelto di raccontare una storia che è nota ma che, tra queste righe, vuol andare oltre i fatti e le vicende in sé, oltre i recinti delle convinzioni personali, per dare spazio alla dimensione umana e alle tante "ossessioni: pensieri intrusivi, che si presentano alla mente contro la propria volontà, e guidano le azioni di chi ne è vittima", a "quei tormenti interiori, macinati a lungo e capaci di far sprofondare l'uomo negli abissi più biechi della natura umana, come di proiettarla verso le più alte vette dell'intelletto".
Consiglio questo libro a chi è appassionato dai romanzi storici e a chi è disposto ad accostarsi a un testo di questo tipo - che inevitabilmente può toccare argomenti relativi alla fede, a convinzioni personali - senza scandalizzarsi e senza preconcetti.
Ciao Angela, romanzo interessante che offre un punto di vista diverso sulla realtà. Ossessioni diverse per personaggi che portano a riflettere.
RispondiEliminaGrazie per le tue proposte sempre varie e particolari. Un abbraccio :)
Sicuramente è una lettura diversa dal solito :))
Eliminagrazie a te, Aquila <3