Cinque donne dalle personalità opposte l'una all'altra e legate da un affetto sincero, nato tra le mura di una struttura psichiatrica e cementato dalla consapevolezza che ad unirle è una triste sorte comune, contrassegnata dalla follia, dall'isolamento, dall'essere incomprese agli occhi del mondo e da esso stigmatizzate, etichettate come pazze.
Cinque amiche di diversa età che si ritrovano insieme per un'ultima volta per supportare una di loro che è finita nei guai senza aver fatto nulla di male.
La fuga di Mara coinvolgerà man mano le sue amiche, conosciute alla Rems: la determinata e combattiva Moira, l'imprevedibile ed eccentrica Fiamma, l'impulsiva Maria Grazia, la dolce Beatrice, più alcuni personaggi maschili che si ritroveranno a fare "da spalla".
LA TORRE D'AVORIO di Paola Barbato
Neri Pozza 416 pp Ottobre 2024 |
"per tanti anni mi sono detta che avevo bisogno della Torre
ma la Torre è dentro di me, nella mia testa
la Torre sono io".
Sono tredici anni che Mara Paladini vive isolata in uno stabile dimenticato da tutti a Milano, in un appartamentino essenziale in cui a farle compagnia sono solo cataste di pesanti scatoloni che rischiano di caderle addosso e seppellirla.
Ma a lei non importa, anzi, le sta benissimo così.
È la pena da scontare per i suoi peccati, per le sue colpe.
Per i suoi crimini.
Anni prima, infatti, la donna - il cui vero nome è Mariele Pirovano -
è stata arrestata, processata per il tentato omicidio del marito e dei due figli (Andrea e Clara) e condannata a scontare la pena in una struttura psichiatrico-giudiziaria (REMS), dov'è rimasta per otto anni.
Da cinque è una donna praticamente libera, che ha pagato il proprio debito con la giustizia e le è stato concesso il diritto di rifarsi una vita lontana da quella famiglia che lei stessa ha messo in pericolo.
Ora ha una nuova identità e un nuovo indirizzo, che in pochi conoscono.
Si è costruita la sua "torre d'avorio" in cui si sente al sicuro, a centinaia di chilometri dal proprio passato, impossibilitata a contattare l'ex-marito Luca e quei figli che non vede da tredici anni e che adesso sono diventati due giovani adulti.
La sua quotidianità la tiene lontana dal mondo esterno, Mara sta bene attenta a non uscire di casa (se non di notte o comunque senza attirare mai l'attenzione) e tutto ciò che le serve è rinchiuso con lei in quella casa procuratale dai servizi sociali, che è diventata la sua prigione personale in cui seppellire per sempre la "cattiva" Mariele.
Mariele: la moglie e la mamma sciagurata, affetta dalla sindrome di Münchhausen per procura – una patologia che porta a far ammalare le persone che si amano per poi curarle e prendersi il merito della loro guarigione – e che ha rischiato di ammazzare i propri famigliari...
Secondo la giustizia e gli psichiatri, gli anni trascorsi alla Rems sono serviti a guarirla.
È davvero così?
Mara non sa se davvero sia guarita o no, fatto sta che è meglio non correre rischi e restarsene per i fatti propri.
Ma un giorno la sua esistenza solitaria e quieta viene scombussolata da un evento drammatico e improvviso.
Tutto ha inizio da una piccola macchia di umidità sul soffitto, che la costringe ad andare al piano di sopra per avvertire il vicino, un elegante industriale di nome Eugenio Pirozzi.
Quello che dovrebbe essere uno sciocco inconveniente sarà invece l'inizio di un'avventura a dir poco "drammaticamente esilarante" che vedrà Mara fuggire per non soccombere davanti ad accuse che fin troppo velocemente si ritroverebbe a dover respingere, da innocente.
Infatti, la scena che le si presenta sotto gli occhi è quella di un uomo morto stecchito; ma non è mica morto per esser caduto dalle scale o per infarto, no! Sul suo corpo sono palesi e inequivocabili i segni di avvelenamento da una sostanza che Mara conosce molto, troppo bene, in quanto è lo stesso veleno con cui ella ha quasi ucciso le tre persone che amava di più.
Pur sapendo, oltre ogni ragionevole dubbio, di non aver ucciso lei questo Pirozzi, Mara sa anche che la presenza di quel maledetto veleno fa di lei la sospettata numero uno, anzi la sospettata perfetta.
Tredici anni prima è stata condannata per aver usato quella sostanza tossica sui suoi cari e, anche se ha scontato la propria condanna, chi crederebbe che quella morte nel palazzo - in cui è stata adoperata la stessa "arma" - non sia opera sua?
Nessuno sarebbe disposto a crederle; né Luca, né i loro figli, né l'assistente sociale che la segue, né la psichiatra che l'ha avuta in cura né tanto meno la polizia o l'opinione pubblica.
Mara/Mariele sarebbe additata come la sola ed unica colpevole.
Ma "...per quanto da anni non facesse che punirsi e impedirsi di dimenticare le cose orribili che aveva fatto, non poteva accettare una colpa non sua. Le sue colpe le andavano benissimo, le aveva coltivate e nutrite amorevolmente per tredici anni, ma quella no."
Mara non è intenzionata a rassegnarsi a un destino che qualcuno - colui o coloro che hanno ucciso Pirozzi - sembra voler scrivere su di lei, per farle cadere addosso colpe che non ha, così decide di fuggire e cercare di capire chi e perché vuole incolparla e incastrarla in un omicidio che non ha commesso.
La narrazione delle vivaci e movimentate vicende del presente (ottobre 2024) sono interrotte da numerosi flashback che ci riportano indietro in diversi momenti e situazioni, riguardanti sia Mara (il giorno in cui ha quasi ammazzato la famiglia, il periodo nella struttura, ecc...), sia le sue amiche, di cui ci viene raccontata brevemente ma con chiarezza la malattia e il perché erano finite anch'esse alla Rems.
Ognuna della cinque donne ha il proprio particolare disturbo, che ne determina il comportamento, accentuandone le bizzarrie e le insicurezze; la loro malattia è la loro più grande debolezza e, al contempo, il motore che, eliminando ogni freno inibitorio, le induce a infilarsi in questa rocambolesca fuga assieme all'amica Mara, a viverla a 360°, in nome di quell'affetto tra sorelle accomunate non dallo stesso sangue ma da problemi e sbagli molto simili.
"Noi siamo quattro donne instabili, un’assassina, un’avvelenatrice, una manipolatrice e la quarta parla con i morti."
Se Moira aiuta Mara a scappare di qua e di là per non farsi prendere dalla polizia e dai veri assassini, Fiamma trova un riparo temporaneo per tutte loro; Beatrice le raggiunge per dare il proprio contributo dolce e ingenuo, mentre Maria Grazia agisce in modo incisivo restando quasi nell'ombra.
E nell'ombra, intanto, a monitorare la fuga della disperata Mara - disposta a convivere con la propria reale colpa, con l'odio legittimo dei suoi cari, a passare la vita a pagare le proprie scelleratezze, tanto da essersi costruita di proposito una Torre per tormentarsi fino all'ultimo dei suoi giorni, ma assolutamente non disposta a vedersi accusata di qualcosa che non ha fatto - ci sono diverse persone, attente a seguirla passo passo, chi con nobili e chi con cattive intenzioni.
Man mano che le cinque folli ma fedeli amiche scappano, i problemi aumentano e così le probabilità che a Mara vengano addossate responsabilità criminali che non ha.
Per trovare il modo di discolparsi, Mara/Mariele deve individuare i veri colpevoli, che le sono alle calcagna e, una volta che le saranno di fronte, adottare la strategia più giusta per affrontarli.
"...diventa tutte loro!
imponiti come Moira
menti come Fiamma
agisci d’impulso come Maria Grazia
distaccati dalla realtà come Beatrice
impazzisci in quattro modi diversi
no, in cinque
richiama Mariele".
"La torre d'avorio" mi ha sorpresa positivamente, tanto da inserirlo tra i dieci libri più belli del 2024.
Appassionante, dinamico, con una trama originale e intrigante, che regala momenti leggeri, ironici, senza però mai dimenticare che quegli atteggiamenti dei personaggi femminili principali, che potrebbero farci sorridere in quanto sopra le righe, sono comunque frutto di disturbi psichiatrici, che hanno creato e creano sofferenze, disagi, stigma sociale, isolamento, sensi di colpa, solitudine, problemi con i famigliari.
Le storie delle cinque donne sono drammatiche, certo, ma il lettore non ne è sopraffatto emotivamente, non ne è appesantito, perché ciò che vede davanti a sé sono cinque amiche che, fronte contro fronte, si sostengono, bisticciano anche, ma alla fine si vogliono bene e sono pronte a mantener fede a quel legame che le tiene reciprocamente strette.
Più si procede nella lettura, più elementi si acquisiscono su Mara e le altre, più si vuol andare avanti, per scoprire chi ci sia dietro questa diabolica ragnatela volta a intrappolare Mara.
Un romanzo avvincente, esilarante, che per certi versi mi ha ricordato il film di Virzì La pazza gioia; non posso che consigliarvene la lettura: verrete travolti in un'avventura con personaggi che non dimenticherete facilmente.
Ciao Angela, non conosco il romanzo ma la trama è davvero particolare e mi ispira parecchio ;-)
RispondiEliminaCiao Angela, condivido la tua recensione su questo libro che ho finito di leggere proprio in questi giorni. Una storia tutta al femminile che riserva tante sorprese fino all'ultima pagina. Paola Barbato non delude mai. Un caro saluto :)
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